capitolo iii 3. modalita` di preparazione del materiale

Transcript

capitolo iii 3. modalita` di preparazione del materiale
Cap. 3 Modalita’ di preparazione del materiale
CAPITOLO III
3. MODALITA’ DI PREPARAZIONE DEL MATERIALE
3.1 INTRODUZIONE
Le tecniche adoperate per preparare il materiale oggetto di studio, costituiscono
l’argomento intorno al quale si sviluppa questa sezione della tesi. In un lavoro di
ricerca prevalentemente sperimentale, è infatti necessario prestare particolare
attenzione alla descrizione delle procedure di laboratorio adoperate, oltre che, alla
descrizione delle apparecchiature che sono state utilizzate.
E’ evidente che, su materiali preparati artificialmente, le modalità di preparazione
possono avere un ruolo determinante sul comportamento osservato, così come un peso
non trascurabile è rappresentato dalle sequenze di prova, di cui si darà conto nel
prossimo capitolo.
Essendo obiettivo di questa ricerca valutare il comportamento meccanico di un
materiale costipato ed addizionato con bentonite, portato successivamente in
condizioni di totale saturazione, in questo capitolo saranno descritte nel dettaglio sia le
procedure di costipamento che di addizionamento e di saturazione.
Al fine di studiare gli effetti meccanici della compattazione è stato utilizzato come
materiale di riferimento il materiale preparato per sedimentazione, secondo una tecnica
che è descritta sempre in questo capitolo.
3.2 CONSIDERAZIONI
PRELIMINARI
PREPARAZIONE DEI PROVINI COSTIPATI
SUI
SISTEMI
DI
A monte dell'
adozione di una particolare tecnica di preparazione del materiale, è stato
effettuato uno studio delle metodologie, riportate in letteratura, relative alla
preparazione di provini costipati e che è qui di seguito, sinteticamente riportato.
Si noti che tra queste, solo alcune tecniche sono appropriate per riprodurre in laboratorio,
quanto più fedelmente possibile, quelle che sono le caratteristiche strutturali dei terreni
naturali non facilmente campionabili, mentre altre, sono mirate all'
analisi sperimentale
dei terreni utilizzati come materiale da costruzione.
Dalla letteratura reperita emergono due criteri generali per preparare campioni costipati:
il primo prevede di preparare il materiale ad un'
assegnata densità secca o ad un assegnato
indice dei vuoti, indipendentemente dall’energia di compattazione necessaria, il secondo
3-1
Cap. 3 Modalita’ di preparazione del materiale
viceversa, si basa esclusivamente sul fornire al terreno un’energia di compattazione
prefissata.
Il primo criterio è facilmente perseguibile, una volta che si è fissata la densità del
materiale e note che siano le dimensioni della fustella entro cui si prepara il campione.
Per il secondo criterio è indispensabile invece seguire delle procedure standardizzate,
poiché esse condizioneranno direttamente la densità che sarà raggiunta del materiale.
La procedura utilizzata nella presente ricerca, tende ad adottare contemporaneamente
entrambi i metodi.
Quanto poi alle tecniche specifiche, esse variano secondo la capacità o meno del
materiale di autosostenersi e di essere maneggiato con facilità e quindi sono legate alle
sue caratteristiche di plasticità, al contenuto d’acqua e alla densità cui lo si vuole
preparare.
I sistemi più comunemente adottati prevedono di utilizzare un "formacampioni" avente le
dimensioni interne pari a quelle del provino. In altri casi i provini sono tagliati da blocchi
più grandi di materiale compattato.
E’ giocoforza sottolineare come, pur richiamandosi ad alcuni criteri generali comuni, in
ogni lavoro di ricerca analizzato vengono adottate delle procedure di preparazione del
materiale "personalizzate".
I metodi di compattazione che generalmente sono riportati in letteratura, possono essere
sostanzialmente raggruppati in quattro classi.
In primo luogo esistono sistemi di compattazione di tipo statico che prevedono di
addensare il materiale per mezzo della pressione fornita da un pistone, e sistemando il
materiale in strati successivi in un formacampioni aventi le dimensioni interne pari a
quelle del provino (ASTM D2850-87; Daniel e Olson, 1974; Wilson, 1970; Ciu, 1993).
Esistono poi metodi del tipo “a deposizione” che comprendono due sottoinsiemi. Il
primo è la deposizione pluviale in acqua (ASTM D3999-91) che consiste nel saturare il
terreno in un contenitore, versarlo in una membrana piena d'
acqua, sistemata in un
formacampioni ed addensare il terreno tramite la vibrazione, in modo da simulare il
processo di formazione dei terreni per sedimentazione. Il secondo è il metodo della
crivellatura (screening) a secco che consiste nel versare una sabbia asciutta uniforme in
un tubo, alla cui estremità è sistemato uno staccio. Sollevando il tubo, la sabbia viene a
depositarsi all'
interno di una membrana, tesa per mezzo di un formacampioni (ASTM
D3999-91; Miura e Toki ,1982; Lo Presti et al., 1993).
Il terzo tipo di procedura è il metodo della vibrazione, che consiste generalmente nel
sistemare diversi strati di materiale, secco o umido, in un formacampioni dotato di
membrana, e sistemato sul piatto inferiore della cella triassiale. Dopo aver sistemato
l'
ultimo strato si vibra tutto il provino per raggiungere la densità desiderata (ASTM
D3999-91; Mulilis et al., 1977).
Esistono infine una serie di procedure classificabili come “compattazione ad impatto”
(ASTM D2850-87; ASTM D4015-87; ASTM D4015-87; Daniel e Olson, 1974; Mulilis
3-2
Cap. 3 Modalita’ di preparazione del materiale
et al., 1977; Tatsuoka et al., 1979) in cui gli strati di materiale vengono addensati a
seguito dei colpi forniti da un pestello. I colpi possono essere forniti sulla superficie
superiore del terreno, all’interno del terreno ovvero sulla superficie laterale del
formacampioni (v. Fig. 3-1 da Tatsuoka et al., 1979).
E’ a quest’ultima classe che appartengono i metodi di preparazione adottati nella
presente ricerca.
Va anticipato fin da ora, che la metodologia di preparazione del materiale adottata, ne
sembra influenzare alcuni aspetti particolari del comportamento meccanico. Ciò è
confermato da quelle che sono alcune indicazioni che emergono da un'
analisi della
letteratura geotecnica, secondo la quale, per alcuni materiali, alcune proprietà
meccaniche non dipendono dalle modalità di preparazione mentre altre ne sono
fortemente influenzate.
Ad esempio, confrontando il metodo della deposizione pluviale a stacci multipli con altri
metodi di preparazione, quali deposizione pluviale da un contenitore e compattazione ad
impatto, è possibile dimostrare (Miura e Toki, 1982) la notevole influenza che i metodi
di preparazione hanno sulle caratteristiche meccaniche delle sabbie ed in particolare sulla
dilatanza e sulla anisotropia strutturale.
Nell'
analizzare le caratteristiche di liquefazione di alcune sabbie, è possibile osservare
(Ladd, 1977) l'
influenza non trascurabile dei metodi di preparazione adoperati sulla
stabilità ciclica del materiale, cosa che è rilevata anche in altri lavori di ricerca (Mulilis et
al., 1977) secondo cui, le caratteristiche di liquefazione di campioni di sabbie sature,
ricostituite attraverso diverse procedure di compattazione ma alla stessa densità, possono
essere significativamente diverse.
E’ interessante osservare che, in uno studio mirato a valutare l'
influenza sul
comportamento meccanico della struttura iniziale delle miscele compattate di sabbia e
bentonite RBM, cui si è fatto riferimento nel capitolo 2 (Wan et al., 1990), si rileva come
la compressibilità e la risposta tensione-deformazione del materiale sia fortemente
influenzata dalle tecniche di preparazione dei provini di laboratorio, pur rimanendo
immutato il valore dell'
angolo di attrito ultimo.
D'
altronde, sempre nell'
ambito delle miscele compattate di sabbia e bentonite si può
osservare (Kenney et al., 1992) che la modalità di mescolamento degli "ingredienti" e di
aggiunta dell'
acqua, e quindi i caratteri di omogeneità tessiturale, assumono un rilievo
primario sulle caratteristiche di compattazione e di permeabilità.
Di contro, il modulo di taglio ed il fattore di smorzamento della Toyoura sand, ricavati in
un ampio intervallo deformativo tramite prove di colonna risonante e di taglio torsionale,
risultano pressoché indipendenti dai numerosi metodi di preparazione adottati (Tatsuoka
et al., 1979).
Inoltre, le sovrappressioni neutre che si sviluppano nelle sabbie pulite a seguito di
deformazioni cicliche (Ladd et al., 1989), sono indipendenti dalla struttura iniziale del
materiale.
3-3
Cap. 3 Modalita’ di preparazione del materiale
3.3 TRATTAMENTO PRELIMINARE DEL MATERIALE
Il materiale oggetto di studio in questa tesi, è un materiale proveniente da una cava. Per
ottenere il materiale adoperato nella sperimentazione, è stato necessario eseguire su di
esso alcune operazioni preliminari.
In primo luogo, è stata eseguita una disgregazione grossolana delle parti raggrumate
tramite pestellatura.
Il materiale è stato poi accuratamente mescolato e, dal totale, è stato estratto un campione
di oltre 27 kg, rappresentativo del tutto, tramite quartazione.
Per ricostruire la granulometria del materiale inviato, tale campione è stato separato nelle
sue frazioni granulometriche, totalmente per le frazioni di diametro maggiore, e con
riferimento a circa 300 grammi rappresentativi del terreno per il passante allo staccio di 2
mm.
Fino allo staccio di 2 mm, il materiale trattenuto ad ogni diametro è stato disgregato
tramite un pestello di marmo, applicando sulle particelle esclusivamente un'
azione di tipo
torsionale, di modo che esse si separino tra di loro senza rompersi (v. es. ASTM D42185).
Il materiale di cava, è risultato omogeneo da punto di vista granulometrico e
classificabile come una sabbia ghiaiosa, limosa ed argillosa, come sarà meglio
specificato nel successivo § 5.2.2.
Tale materiale presenta quindi dimensioni massime delle particelle tanto elevate
(dmax=30 mm) da pregiudicare l'
esecuzione di prove meccaniche con apparecchiature di
dimensioni usuali.
In diverse norme e raccomandazioni è infatti richiesto che il diametro massimo delle
particelle di terreno da provare, sia minore di 1/6 del diametro del provino.
Tale restrizione è legata al fatto che un provino di laboratorio deve essere visto come un
mezzo continuo e tale da poter essere trattato come un singolo elemento, ovvero
analizzato come un semplice problema al contorno (Yudhbid e Muir Wood, 1989).
Per tale ragione, considerando che le apparecchiature prevalentemente adoperate per la
sperimentazione richiedono provini di diametro di circa 35 mm, è stata eliminata la
frazione ghiaiosa, limitando il diametro massimo delle particelle a 2 mm.
Per ottenere infine il materiale di prova, sono state modificate le proporzioni sul totale
della frazione granulometrica [0.4¸2 mm], e di conseguenza della frazione < 0.4 mm, in
modo da ottenere un materiale granulometricamente analogo a quello effettivamente
utilizzato nella realizzazione del nucleo della diga sul fiume Metramo1.
1 Va sottolineato che la significatività di tali scelte non condiziona gli obiettivi della tesi, in cui non si è voluto
vincolare lo studio del comportamento del materiale a quello del nucleo della diga del Metramo.
3-4
Cap. 3 Modalita’ di preparazione del materiale
3.4 PREPARAZIONE DEL MATERIALE COSTIPATO
Il criterio generale adottato per preparare i provini di materiale costipato è stato quello di
compattare il materiale in un contenitore standard (ad esempio quello dell'
apparato del
Proctor) e, di seguire le procedure relative al prelievo di provini indisturbati, così come si
fa a partire da un blocco di terreno naturale. In tale ambito (Head, 1992) possono seguirsi
due strade: la prima è quella di campionare il terreno con tre o quattro fustelle
contemporaneamente all'
estrusione del materiale dal contenitore, la seconda è quella di
estrudere il terreno dal contenitore e preparare il singolo provino tagliandolo a mano.
3.4.1 PROCEDURE SEGUITE PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI
Note che siano le caratteristiche di contenuto d’acqua e densità secca richieste, è data la
quantità di terreno umido da costipare in una fustella di volume noto.
Tale quantità di terreno, incrementata di almeno un 10% necessario per controllare il
contenuto d’acqua iniziale, è lasciata in un contenitore chiuso per almeno sedici ore in
modo da ottenere una distribuzione quanto più possibile uniforme del contenuto d'
acqua,
come consigliato in letteratura.
Il materiale così ottenuto, viene costipato in cinque strati, per mezzo dell’apparecchiatura
predisposta per eseguire le prove di tipo Proctor modificato utilizzando un martello
meccanico (ASTM D1557-91), fornendo al terreno un'
energia per unità di volume pari a
2700 kN-m/m3.
Tale energia viene prodotta colpendo in maniera uniforme ogni strato di terreno per
venticinque volte con un martello dal diametro di 5.1 cm e dal peso di 44.5 N (4.54 kg)
che cade da un'
altezza di 45.7 cm.
Per evitare che la compattazione degli strati successivi addensi ulteriormente gli strati
sottostanti, è stata adottata la tecnica della sottocompattazione (Ladd, 1978). Tale tecnica
è stata applicata in maniera semiempirica, facendo variare la quantità di materiale
relativa ad ogni stato delle seguenti percentuali: +5%; +3%; 0%; -3%; -5%, rispetto al
valor medio del peso di ogni strato.
Il materiale costipato viene fustellato con saturatori a volume costante, dalle dimensioni
pari a quelle dei provini utilizzati.
Tali saturatori sono costituiti da un cilindro in acciaio (di diametro d=35.5 mm ed altezza
h=72 mm), recante in corrispondenza delle basi due pietre porose in ottone forato,
bloccate da un'
intelaiatura d'
acciaio costituita da una coppia di basi anulari e aste filettate
di serraggio.
I provini sono saturati immergendo gli interi saturatori in una camera a tenuta piena di
acqua: tramite un sistema di pozzetti a mercurio è applicata una back-pressure di 220 kPa
3-5
Cap. 3 Modalita’ di preparazione del materiale
alla base inferiore del provino, mentre la camera è mantenuta ad una pressione di 200
kPa, così da permettere l’instaurarsi di un moto di filtrazione all’interno del materiale.
E’ noto che nei casi reali, l’eventuale saturazione del materiale avviene
approssimativamente a stato tensionale totale costante.
Nella presente ricerca, per studiare il comportamento di un terreno costipato si è adottato
invece un sistema di saturazione a volume costante, affinché la fase di saturazione stessa,
non induca delle modifiche apprezzabili nella struttura del materiale.
Oltre alla modalità di preparazione appena descritta (che sarà indicata come “procedura
standard”), nella tesi saranno presentati alcuni risultati sperimentali ottenuti da provini
costipati direttamente nella fustella del saturatore attraverso il tapping method. Tali
provini sono stati preparati senza controllare l’energia di compattazione utilizzata.
In particolare, in un caso (prova MR01), il materiale è stato compattato in cinque strati,
di spessore uguale, tramite un pestello di diametro leggermente inferiore a quello del
saturatore. L’energia di compattazione necessaria è stata fornita attraverso un martello.
Nell’altro caso (prove MR02 e MR03) il materiale è stato compattato, sempre in cinque
strati, tramite un pestello di dimensioni inferiori (d=1.6 cm) ed utilizzando la caduta da
un’altezza fissa (h= 9.8 cm) di un piccolo peso (p=0.16 kg).
3.4.2 PROCEDURE SEGUITE PRESSO L’UNIVERSITA’ DI TOKYO
Il principio di base adottato nella realizzazione dei provini costipati presso l’Istitute of
Industrial Science dell’Università di Tokyo è stato quello di seguire, quanto più
fedelmente possibile, il sistema di preparazione utilizzato a Napoli, compatibilmente
con la disponibilità delle attrezzature. In particolare, non esistendo un'
apparecchiatura
automatica per l’esecuzione di prove Proctor, il materiale è stato costipato per mezzo
di un sistema manuale, con il quale è comunque possibile fornire la stessa quantità di
energia per ogni colpo del martello e quindi la stessa quantità di energia per unità di
volume di terreno.
Per ricavare dei provini per le prove triassiali, di dimensioni pari a 12.5 cm di altezza e
5 cm di diametro, è stata utilizzata una fustella di diametro pari a 10 cm (diametro
analogo a quello della fustella del Proctor meccanico). Il materiale è stato costipato in
sette strati per un’altezza complessiva di circa 14 cm. Le percentuali di
sottocompattazione utilizzate sono le seguenti: +7%; +3%; +1%; 0%; -1%; -3%; -7%.
Per ricavare invece dei provini di altezza pari a 10 cm e diametro di 5 cm (è il caso dei
provini tagliati secondo una giacitura orizzontale) è stata utilizzata una fustella di
diametro pari a 15 cm. Sono state utilizzate altezze di materiale costipato e percentuali
di sottocompattazione analoghe al caso precedente. Per estrarre il materiale costipato è
stato adoperato un sistema di estrusione a pistone, non essendo la fustella apribile.
3-6
Cap. 3 Modalita’ di preparazione del materiale
Per ricavare i provini è stato utilizzato un dispositivo che permette di ridurre il blocco
di materiale costipato, tagliandolo ad un cilindro di diametro pari a quello richiesto.
Il cilindro di altezza pari a quella del blocco di materiale costipato di partenza, viene
trasferito in un'
apposita fustella semiapribile per tagliarne le due estremità, in modo
tale che il provino abbia le basi parallele e sia dell’altezza opportuna.
I provini così ricavati sono stati saturati direttamente nell’apparecchiatura triassiale
utilizzando il dry setting method che sarà descritto in seguito.
3.5PREPARAZIONE DEL MATERIALE SEDIMENTATO
Per la preparazione mediante sedimentazione si è partiti dal materiale costipato a wopt,
disgregandone quella parti non utilizzate per ricavare i provini costipati.
Assolvendo il materiale sedimentato alla funzione di materiale di riferimento rispetto
al terreno costipato, si è ritenuto opportuno, per la sua preparazione, impiegare un
materiale che avesse subito l’effetto del costipamento e quindi le eventuali stesse
modifiche granulometriche.
La tecnica di preparazione adottata prende spunto da quella che convenzionalmente è
adoperata per la preparazione di provini ricostituiti di argilla (Burland, 1990). Il
materiale di risulta del Proctor viene opportunamente disgregato e quindi impastato
con un appropriato quantitativo di acqua distillata. Questo è fissato a w=35.6%
(Santucci de Magistris, 1992) che è leggermente superiore al wL ma che è tale da non
indurre macroscopici fenomeni di segregazione delle particelle.
Il terreno è stato fatto consolidare in maniera unidimensionale in un consolidometro, per
incrementi di carico successivi, fino ad una tensione verticale di σ’v=25 kPa e
successivamente campionato con fustelle metalliche dalle dimensioni interne pari a
quelle del provino di laboratorio.
3.6 MODALITA’ DI ADDIZIONAMENTO DELLA BENTONITE
Il metodo di addizionamento della bentonite si basa sul presupposto che, in laboratorio,
vengano riprodotte quanto più fedelmente possibile le tecniche adoperate in cantiere,
onde minimizzare l'
influenza delle modalità di addizionamento sul comportamento
meccanico del materiale.
Nello specifico, l'
addizionamento viene effettuato gradualmente sul materiale secco,
steso su di un supporto e quindi miscelato a mano tramite una spatola. Tale sistema
sembra riprodurre al meglio le modalità di preparazione effettivamente utilizzate nella
costruzione del nucleo della diga sul fiume Metramo (Baldovin et al., 1991).
3-7
Cap. 3 Modalita’ di preparazione del materiale
Da indicazioni reperite in letteratura risulta che, il mescolamento manuale, protratto fino
a che la miscela assume caratteri di omogeneità tessiturali, fornisce un materiale di
caratteristiche geotecniche migliori rispetto a quella che si otterrebbe dal mescolamento
tramite apparecchiature meccaniche.
Alcuni autori, (Kenney et al., 1992) nello studiare la permeabilità delle miscele di sabbia
e bentonite, seguono due procedure per l'
aggiunta di acqua: la prima prevede di unire
insieme la sabbia asciutta con la bentonite asciutta e poi di aggiungere l'
acqua
continuando a mescolare (che è la tecnica adoperata nella presente sperimentazione); la
seconda prevede di umidificare prima la sabbia, di aggiungere poi la bentonite asciutta e
di aggiungere poi l'
ulteriore quantitativo d’acqua continuando a mescolare.
Entrambe le procedure comunque conducono agli stessi risultati una volta che si è
provveduto ad un opportuno mescolamento e si è lasciato alla bentonite il tempo
necessario ad idratarsi.
3.7 EFFICACIA
ADOPERATE
DELLE
MODALITA’
DI
PREPARAZIONE
Una considerazione conclusiva sui sistemi di preparazione adottati è relativa alla
omogeneità ed alla riproducibilità dei provini ottenuti. Mentre i provini di materiale
sedimentato sono alquanto omogenei tra loro, due aspetti devono essere tenuti in conto
per i provini costipati all’ottimo. Per ottenere un materiale costipato omogeneo occorre
innanzitutto assicurare una distribuzione uniforme dell’energia di compattazione sul
terreno, ed in questo, i sistemi meccanici sembrano offrire maggiori garanzie rispetto ai
sistemi manuali. Inoltre è necessario controllare accuratamente il contenuto d’acqua e la
sua uniformità di distribuzione nel terreno.
Indicazioni quantitative sull’omogeneità dei provini ottenuti in laboratorio derivano sia
dalla ripetibilità dei risultati delle prove meccaniche che, più semplicemente, dalla
misura della densità secca dei singoli provini.
In Fig. 3-2 (a) sono riportati i valori della densità secca misurata sui provini di sabbia
limosa ed argillosa del Metramo costipati a wopt, utilizzati nel corso della presente
ricerca. Dalla figura si può osservare come il peso secco dell’unità di volume, misurato
sui provini, è sistematicamente inferiore al valore medio atteso dalle prove Proctor di
costipamento (v. il successivo §5.2.3).
E’ possibile, seguendo le indicazioni riportate negli standard ASTM, che ciò sia da
attribuirsi al rigonfiamento che subisce il materiale quando rimosso dalla fustella
formacampioni o più in generale ad disturbo che subisce il materiale quando viene
ridotto alle dimensioni del provino di laboratorio. In ogni caso i provini ottenuti sono
relativamente omogenei per quanto riguarda la loro densità, come si può osservare dalla
Fig. 3-2 (b).
3-8
Cap. 3 Modalita’ di preparazione del materiale
E’ opportuno considerare che, se le procedure di costipamento di laboratorio producono
un materiale non del tutto omogeneo, esso avrà, ragionevolmente, una omogeneità
ancora più bassa quando è costipato in sito per la realizzazione di un manufatto.
Occorre considerare infine che l’efficienza dei sistemi di compattazione ad impatto è
regolata dalla quantità di energia che il martello riesce a trasferire al terreno. In tal caso,
quanto più elevato è il rapporto tra diametro della fustella e diametro del martello, tanto
migliore dovrebbe risultare l’efficienza della compattazione, in quanto è minore l’energia
globalmente dissipata in prossimità delle pareti del contenitore.
3.8 DISCUSSIONE E SOMMARIO
Nel capitolo sono state presentate le tecniche utilizzate per la preparazione del
materiale.
In primo luogo sono illustrati i sistemi di “pre-trattamento” adottati sul materiale di
cava.
Si è poi considerata la preparazione del materiale costipato. Tra i sistemi proposti dalla
letteratura, nella ricerca si sono utilizzati i metodi di compattazione ad impatto. In
particolare la tecnica prevalentemente impiegata prevede di costipare il materiale al
contenuto d’acqua prefissato tramite l’apparecchiatura Proctor automatica e di saturare
i provini a volume costante, in appositi saturatori. In casi particolari, il materiale è stato
costipato tramite il tapping method.
Le prove eseguite presso l’Università di Tokyo sono state effettuate su provini ottenuti
tagliando opportunamente dei cilindri di materiale costipato a wopt, tramite un
apparecchiatura Proctor manuale e saturati direttamente nelle celle triassiali.
Il materiale sedimentato è stato preparato invece consolidando in maniera
unidirezionale fino ad una pressione di σ'
v = 25 kPa il materiale preventivamente
costipato, opportunamente disgregato e impastato con un opportuno quantitativo di acqua
distillata.
La bentonite viene addizionata spargendola sul materiale secco, steso su di un supporto e
quindi miscelato tramite una spatola. Successivamente viene aggiunto l’adeguato
quantitativo di acqua distillata.
Dal controllo effettuato sulla densità secca dei provini costipati al contenuto d’acqua
ottimo e non addizionati, emerge che:
1. la densità secca è sistematicamente inferiore rispetto alla densità relativa alle
curve di costipamento
2. occorre assicurare una distribuzione uniforme dell’energia di compattazione sul
terreno, controllare accuratamente il contenuto d’acqua e la sua uniformità di
distribuzione per avere dei provini sufficientemente omogenei.
3-9
Cap. 3 Modalita’ di preparazione del materiale
FIGURE CAPTION
Fig. 3-1 Rappresentazione schematica di diversi metodi di compattazione ad impatto
(da Tatsuoka et al., 1979).
Fig. 3-2 Densità secca dei provini di materiale costipato a wopt. (a) espresso in termini
di diagramma di frequenza (b).
3-10