Da isola a quartiere della città-giornale
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Da isola a quartiere della città-giornale
Febbraio 2006 Redazione: IFG, via F. Filzi 17 - 20124 Milano telefono 02 6749871 - telefax 02 67075551 www.ifgonline.it Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo Il commento giornalistico secondo Beppe Severgnini Imparate dal prof Cicerone ella scrittura giornalistica esistono generi ben precisi e distinti, e “il giornalismo inglese li rispetta, quello italiano no”. Lo ha affermato mercoledì 11 gennaio Beppe Severgnini, prestigiosa firma del Corriere, nella sua lezione agli allievi dell’Ifg di Milano. Se sulle pagine nostrane l’editoriale non si distingue dal fondo, il corsivo assomiglia alla rubrica e la news analysis è un genere semi-sconosciuto e poco esplorato, nel mondo anglosassone la classificazione è netta: tre sono i tipi di articoli. Nel suo inglese scintillante il giornalista del Corriere li enuncia: leader è l’editoriale che esprime l’orientamento della testata, news analysis il commento delle notizie stesse e la column la rubrica tanto cara al giornalista che si è fatto un nome. L’argomento scelto per la lezione è il leader, il pezzo per eccellenza. Severgnini precisa: “Il giornalista alle prese coi suoi primi editoriali accantoni immediatamente la preoccupazione di non essere il più informato ed esperto sul tema di cui deve scrivere. Non lo sarà mai. E non è un male”. Questo argomento consente anche a Severgnini di fare chiarezza sulla definizione della professione più in generale. Il mestiere del giornalista non è quello del docente universitario o del ricercatore scientifico che conosce ogni minuzia della sua materia. Per dirla con lo stile british di Severgnini, il giornalista è colui che “makes connections among individuals living in tiny boxes drawing a more complete picture”. Un artista che dipinge un quadro più completo mettendo in connessione ciascuno di noi, che nella quotidianità vive chiuso in una scatoletta. Conoscitore non solo della cultura anglosassone ma anche di quella latina, Severgnini chiama in causa Cicerone, appellandolo affettuosamente Ciccio, per spiegare come si scrive un leader. I consigli giusti infatti, sono, an- N Un “cucchiaio” alla Totti M Pensare con calma scrivere in fretta cora quelli della Retorica. Si comincia con la inventio, la ricerca degli argomenti convincenti. Ma attenzione: per un buon editoriale basta un’idea da esprimere chiaramente e che sia l’asse coerente dell’intero pezzo. Il leader è l’espressione di una tesi due sono troppe. Nella ricerca delle idee Severgnini segnala un’escamotage che nel mondo anglosassone è tecnica consolidata. Un giro nella redazione chiedendo ai colleghi Matteo Collura racconta l’evoluzione della terza pagina 2 2006 le loro opinioni può fruttare molti buoni spunti. Si prosegue con la dispositio, l’elocutio, scelta delle parole e frasi più adatte, memoria, non perdere il filo del discorso, e il pezzo è pronto per la pronuntiatio. La scaletta ciceroniana può anche essere convertita nella più svelta formula alla Severgnini: pensa con calma, scrivi in fretta, correggi lentamente. Nina Fabrizio Da isola a quartiere della città-giornale Si può fare il giornalista senza occuparsi di notizie? Sembra proprio di sì. C’è infatti un settore della comunicazione dove gli scoop si collocano in secondo piano e dove, invece, è preponderante l’importanza attribuita alle idee e alla capacità di svilupparle in simbiosi con l’attualità. È il giornalismo culturale, la Terza pagina di una volta che oggi è purtroppo relegata ai margini dei quotidiani. Uno dei suoi più brillanti interpreti è Matteo Collura, giornalista del Corriere della Sera oltre che scrittore e autore di una biografia di Leonardo Sciascia (“Il maestro di Regalpetra”, Longa- TABLOID etti uno di quei giornalisti importanti, uno di quelli che gli pubblicherebbero anche la lista della spesa, e magari arriva alla sesta ristampa pure quella. Ecco, metti uno come Beppe Severgnini, che, un mercoledì pomeriggio di gennaio, nonostante un libro appena uscito da promuovere e una rubrica, quella del giovedì sul Corriere, ancora da scrivere, si prende la briga di venire all’Ifg e tenere una lezione davanti a quaranta aspiranti giornalisti. Tre ore, vivaci e seguitissime da tutti, per illustrare le differenze tra un editoriale, una rubrica e un corsivo, comparando la stampa anglosassone con quella italiana, e soprattutto spiegando in che modo si scrive un buon commento. Un po’ come se Totti andasse dai ragazzi della primavera della Pro Sesto a tenere una seduta d’allenamento e svelasse i segreti per fare il celebre “cucchiaio”: in molti rimarrebbero a bocca aperta, tra stupore, incredulità e ammirazione. E così siamo rimasti sorpresi anche noi, tutti e quaranta, nessuno escluso, davanti a una delle firme più prestigiose del giornalismo italiano, che, come l’ultimo dei supplenti, si era preparato a casa una lezione con tutti i crismi: con libri e citazioni in inglese, excursus sulla retorica classica di ciceroniana memoria e tanto d’esercitazione. Finalmente un ospite che si è messo da parte, perché ha preferito mettere noi al centro della scena, finalmente qualcuno che ha voluto ed è riuscito a coinvolgerci tutti. Severgnini, infatti, è stato il primo, tra gli illustri giornalisti saliti in cattedra quest’anno all’IFG, che è andato oltre la solita presentazione del proprio libro (del suo ultimo, La testa degli italiani (Rizzoli, 2005) non ha nemmeno parlato), l’unico a non cadere in uno zibaldone di ricordi di redazione. Grazie Beppe. Andrea Ogliari Badessi nesi, 1996). Ospite dell’Ifg, Collura si è soffermato in particolare sui cambiamenti che hanno interessato negli ultimi anni il giornalismo culturale, sui collaboratori più prestigiosi, sui “pericoli” legati alle recensioni letterarie, sui trucchi del mestiere. “Una volta – ha spiegato – la Terza pagina era un’isola che non aveva contatti con il resto del mondo. Tutti scrivevano di argomenti che nulla avevano a che vedere con l’attualità. Dal ’73, da quando Pasolini scese in campo sul Corriere, è tutto cambiato. Oggi gli scrittori parlano di temi che sono collegati ai fatti concreti”. Già, gli scrittori. Assieme ai docenti universitari, sono loro i veri protagonisti delle pagine culturali. Come collaboratori esterni, inviano ai giornali i loro pezzi che i redattori dovranno poi spesso tagliare. “Il più delle volte gli autori vogliono dimostrare una tesi – ha spiegato – e per farlo sforano le misure che erano state concordate. È un fatto fisiologico”. Parlando di grandi intellettuali, è quasi inevitabile per Collura ricordare l’amico Leonardo Sciascia scomparso nel 1989: “Fu il primo a scrivere di mafia, nel 1961. Non solo. Fu il primo a scrivere di quella malavita in maniera così originale e fuori dagli schemi. Pur di difendere l’autonomia della scrittura, in un articolo sul Corriere andò contro alcune forme di antimafia che secondo lui erano strutturate soltanto per accumulare potere”. I racconti si susseguono, le parole di Collura riescono a catturare l’attenzione e a colpire nel segno. Come quando parla di recensioni: “Un libro della Rizzoli è impossibile che venga stroncato sulle colonne del Corriere”. Oppure di “mediazioni”, che “appartengono ai politici, non a giornalisti e scrittori: Scalfari confonde i mestieri”. C’è davvero di che riflettere. Le due ore con l’ospite stanno per finire, ma c’è ancora il tempo per alcuni semplici consigli per svolgere al meglio questo lavoro: “La lettura è importantissima: più si legge, meglio si scrive. E imparate a usare i dizionari dei sinonimi”. Parola di Matteo Collura, giornalista d’idee. Mauro Casadio 1 (17) Le piccole-grandi sfide di un disabile Uno dei tanti che la vita urbana costringe a convivere con barriere architettoniche (spesso invisibili) e steccati mentali. Lo abbiamo seguito in questo difficile viaggio Una giornata qualunque. In carrozzina L’appuntamento è per le 14. Arrivo puntuale e cerco il campanello. Scorro le targhette ma non trovo il cognome giusto. Poi abbasso gli occhi e lo vedo: il pulsante è più in basso, a un’altezza raggiungibile anche da un bambino. O da un uomo seduto. Suono e sento la voce di Antonio: “Entra che ci facciamo un caffè!”. ntonio, 49 anni, lavora come centralinista in una fabbrica ed è disabile. Poliomielitico, due anni fa si è trasferito a Inzago, un paesino in provincia di Milano: “Per entrare in casa dovevo fare due rampe di scale. Finché sono stato in grado di usare le stampelle ho resistito, poi ho rischiato di non uscire più di casa e, con tutti gli impegni che ho, non potevo permettermelo. Così ho deciso di farmi costruire una casa su misura”. Antonio si muove a proprio agio nella sua abitazione: i mobili sono stati distanziati l’uno dall’altro in modo da permettere dovunque il passaggio della carrozzina, il tavolo e il piano cucina sono a un’altezza accessibile, i sanitari anche. Dopo il caffè mi invita a uscire. Un ascensore interno porta direttamente nel box, Antonio si avvicina alla portiera sinistra dell’auto, la apre e con un ‘balzo’ sale. I comandi sono tutti sul volante. Freno e acceleratore a portata di mano. Cambio automatico. Preme il telecomando e la saracinesca si alza automaticamente. Arrivato in piazza, Antonio s’infuria. Lo spazio riservato ai disabili è occupato da un fuoristrada. Per fortuna poco più avanti c’è un posto libero. Parcheggiamo. Antonio chiede di prendere la carrozzina dal baule dell’auto e di metterla accanto alla portiera A Prove d’orchestra on line Intel, un microchip quasi invisibile Mille volte più piccoli di un globulo rosso. Queste le incredibili dimensioni dei transistor da 45 nanometri di cui sono dotati i nuovi microchip della Intel. Il prototipo sviluppato dal gigante dell’informatica è un chip sottile come un’unghia, che contiene circa un miliardo di transistor, per una memoria complessiva pari a 153 megabyte. Secondo Mark Bohr, dirigente dell’azienda di Santa Clara, i 2 (18) IFG nuovi processori saranno più veloci degli attuali e permetteranno un maggiore risparmio energetico. Bohr ha dichiarato di ritenere il proprio gruppo un anno avanti rispetto alla concorrenza. Scontato il riferimento ai rivali dell’AMD, la cui quota di mercato è comunque ben inferiore all’80% detenuto da Intel. A un mese dalla commercializzazione dei primi processori a 65 nanometri, la Intel si appresta quindi a fare un nuovo passo avanti nella miniaturizzazione delle tecnologie informatiche. Se i processori da 45 nanometri saranno in commercio nella secon- di guida. Prima di scendere prende un foglio dal cruscotto, poi si avvia verso l’edicola. Passando accanto al fuoristrada, attacca il foglio al finestrino. Sopra c’è scritto: “Qui parcheggiano i disabili e i maleducati”. Sorride e continua per la sua strada. Arrivato all’edicola, bussa alla porta di vetro, gesticola e prepara i soldi; l’edicolante esce con una copia del quotidiano. La piazza è il centro del paese e vi si può trovare di tutto: oltre all’edicola, la banca, il bar e il panettiere. Peccato che, ad esempio, per raggiungere lo sportello bancomat sia necessario superare un gradino di pochi, insormontabili, centimetri; un’operazione che, senza un aiuto, Antonio non potrebbe mai compiere. “Mi sono lamentato più volte con il direttore – dice – ma non è stato fatto ancora nulla. La cosa scandalosa è che sulla porta d’ingresso c’è l’adesivo che certifica l’accesso ai diversamente abili. Forse credono che il parente o l’amico al seguito sia una dotazione di serie per uno come me!”. Antonio ha molti impegni per il pomeriggio. Vivendo con i due genitori anziani si occupa della spesa, delle incombenze bancarie e anche delle normali relazioni familiari (più tardi vorrebbe portare la nipotina al parco. E con l’aiuto di qualcuno potrebbe farcela, visto il gradino posto all’ingresso dell’area verde). Si avvia verso il supermercato, ma dopo un centinaio di metri arriva alla fine del marciapiede su cui era salito senza difficoltà: manca lo scivolo. Non c’è alternativa: dietrofront e, dopo essere sceso in strada, si riavvia lungo il ciglio della carreggiata. Visto l’ingombro della carrozzina, il passaggio delle automobili nei due sensi di marcia risulta difficoltoso e le strombazzate degli automobilisti non si fanno attendere. Antonio reagisce: “potessi starmene tranquillamente sul marciapiede non vi romperei certo i coglioni”. All’interno del supermercato i problemi sono altrettanto numerosi: moltissimi prodotti sono collocati sulle mensole alte degli scaffali, in posizioni irraggiungibili. Ma “coi soldi in tasca e la lingua in bocca si va dappertutto”, dice Antonio. Chiede aiuto a un altro cliente e si fa passare i pelati che deve comprare. Alla cassa la scena è quasi grottesca: con i prodotti appoggiati un po’ dovunque sulla carrozzina, Antonio deve letteralmente rovesciare la spesa sulla cassa con disappunto della cassiera che preferirebbe avere tutti i prodotti ben ordinati sul carrello. Sistemati gli acquisti nel vano portaoggetti della carrozzina, imbocchiamo la strada del ritorno: niente marciapiede questa da metà del 2007, pare che siano già allo studio transistor da 32 nanometri. Alla domanda su una possibile interruzione del progresso tecnologico dovuta ai limiti fisici, Mark Bohr si è Giselle “la rossa” tra danza e follia Rosso come il fuoco della passione, come il sangue e il terrore; rosso come la politica della Russia rivoluzionaria. Krasnaja, in antico slavo significa anche “bella”, una bellezza che la follia annienta. Il 24 gennaio la stagione teatrale degli Arcimboldi di Milano si è aperta con la Giselle Rossa di Boris Eifman, coreografo della perestrojka, che si ispira al dramma di Olga Spessivtseva, l’étoile del balletto imperiale russo. Due atti di tensioni e colpi di scena sulle musiche di Ciaikovsky, Schnittke e Bizet. Eifman, capace di plasmare i romanzi russi in forma di danza, porta in scena una storia particolare: i destini e la personalità delle due donne, Giselle e Olga, s’intrecciano inesorabilmente, fino alla pazzia. Olga volta, l’esperienza insegna. Tornati in centro, Antonio propone un caffè al chiosco in mezzo alla piazza: salgo i tre gradini che portano al bar, mentre lui compie un lungo giro per salire dallo scivolo che “stranamente – mi dice – non è occupato da biciclette o automobili parcheggiate davanti”. Mentre beviamo il caffè, gli suona il cellulare. Chiede scusa e risponde: “Ciao…certo…passo io a prenderti…a dopo”. Poi spiega: “È la mia ragazza. Stasera andiamo al cinema. Ora devo andare, altrimenti arriverò in ritardo anche stasera, e poi chi la sente quella. Per stare dietro a lei e a tutti i miei impegni dovrei correre come Carl Lewis, altro che spingere questa carrozzina”. Lo accompagno fino alla macchina, gli sistemo la carrozzina nel baule e lo saluto. Prima di partire Antonio abbassa il finestrino e mi dice: “Grazie per la compagnia. Come hai visto di problemi ce ne sono tanti, ma io, un po’ per carattere, un po’ perché mi so arrangiare, bene o male li supero. Peccato che per uno come me, ce ne sono dieci che si chiudono in una solitudine tremenda”. Alessandro Braga dichiarato scettico: “L’evoluzione della tecnologia non si fermerà, ma progredirà in modi che oggi non siamo in grado di immaginare”. Valentina David ha vissuto in bilico tra l’arte e la paura, in piena Rivoluzione d’Ottobre, quando non si lasciava spazio ai sogni e alle ambizioni. Legata al crudele Boris Kaplun, esponente del Nkvd (il Kgb dell’epoca), è accusata di spionaggio e costretta all’esilio. Si rifugia a Parigi, preludio della sua distruzione. Una passione a senso unico, per un ballerino omosessuale, la porta alla follia: quell’uomo, capace di stringerla e di emozionarla sul palco, non vuole amarla quando cala il sipario. Olga perde la ragione e rifiuta la realtà. Dopo aver tentato il suicidio, muore a New York nel 1991. “La pazzia non è una malattia – afferma il coreografo – è un mondo fantastico dove tutto ciò che sembra impossibile diventa possibile”. Con una coreografia originale, capace di coniugare la danza d’avanguardia con la tecnica del teatro drammatico e del cinema del novecento, il Ballet Theatre di cui Eifman è fondatore e TABLOID 2 2006 Chiesa di San Gioachimo Una piccola folla di impiegati si ritrova alla messa delle 13 L’IFG ospita l’Assica L’agro-alimentare alla conquista del mercato globale Pausa pranzo benedetta ma a digiuno Il cibo fa 105 (miliardi) All’una in punto del mercoledì spengono il computer. Mettono da parte pratiche e scartoffie d’ufficio, poi a passo veloce percorrono le poche centinaia di metri che li separano dal numero 2 di Via Fara, all’incrocio con Via Filzi. In breve hanno intorno solo silenzio, profumo tenue d’incenso, luce soffusa di candele. Sono quelli che rinunciano al panino per l’Eucarestia. Che preferiscono la Messa alla mensa, saltando per essa la pausa pranzo. I mille campanili italiani possono andar fieri del loro isolamento secolare. Avrà anche ostacolato la nascita di uno Stato nazionale, ma ha permesso l’esistenza di 28 metodi originali di lavorare la carne di maiale. na specie rara, almeno stando al sondaggio pubblicato di recente da Eurispes, corrispondente a quell’esiguo 6,2% di cattolici che partecipa alla Messa più d’una volta alla settimana. Rara e “sotterranea”, quasi invisibile, in una città che nell’intervallo lavorativo preferisce, semmai, la palestra, la piscina, il ristorante. La chiesa è quella di San Gioachimo, una delle poche a Milano – insieme al Duomo – ad avere in calendario una celebrazione liturgica all’ora dei pasti, il mercoledì. Loro sono lavoratori e lavoratrici del quartiere che ospita i palazzi della Regione Lombardia. Si tratta per lo più di professionisti, manager, impiegati di banca e di agenzie assicurative. Di solito si ritrovano in un centinaio, seduti nelle tre navate della chiesa barocca di via Fara. Hanno un’età media di cinquant’anni, ma non mancano i giovani. Sarà un “Segno dei tempi” questo fenomeno, o forse no. Certo è che questi cattolici milanesi “a corrente continua” – la definizione è sempre dell’Eurispes – vivono con intensità la fede e per essa hanno scelto di impegnarsi fattivamente. “È la prima volta che veniamo – spiegano Alessandro e Paolo, sui quarant’anni, alla fine della funzione religiosa, per esempio, accende un lumino, nella navata di destra: “Dà forza vedere tutte queste persone venire a messa, per di più in un orario così insolito. Credo che questa sia un’Eucarestia molto speciale”. Ha un tono ispirato, Maria, la voce soffiata, gli occhi attraversati da una luce. Vuol sapere il nome dell’intervistatore: “È per tenerti presente nelle preghiere”, dice. Dietro l’altare maggiore, intanto, due donne – aria sofisticata e pellicce scure eleganti – raccontano di appartenere alla parrocchia di San Gioachimo, parlarne davanti agli allievi dell’Ifg, venerdì 20 gennaio, sono stati i rappresentanti dell’Assica, l’associazione che nell’ambito di Confindustria rappresenta le imprese di macellazione delle carni suine. Erano presenti Giorgio Rimoldi dell’ufficio legislativo e sanitario e Tiziana Formisano dell’ufficio stampa. Ha aperto l’incontro Nico Silvestri, giornalista esperto di cultura materiale, che ha sottolineato come negli ultimi tempi in Italia sia aumentato molto lo spazio riservato al cibo dai mass media. Rimoldi, intervenuto subito dopo, ha lodato le leggi italiane sull’alimentazione, definite “tra le migliori in Europa, efficienti e attente”. “In Italia – ha aggiunto – questi temi sono di competenza del ministero della Salute, mentre all’estero spesso se ne occupano i ministeri dell’Agricoltura”. Quando si tratta di alimentazione bisogna fare riferimento a vari soggetti: le istituzioni europee, perché la legislazione continentale sulla materia è armonizzata, l’Istituto Superiore di Sanità, le Regioni e le Asl. È bene poi tenere presente l’attività dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) di Parma, che aiuta il legislatore ad assumere decisioni su materie di U verso le 14 – ma pensiamo proprio di tornare. Vogliamo frequentare più spesso questa parrocchia che per noi è stata una scoperta. Ce ne avevano parlato alcuni nostri colleghi e così abbiamo provato a venire, restando molto soddisfatti”. Alessandro e Paolo lavorano per una ditta che ha i suoi uffici in via Pirelli, nel palazzo della Deutschebank. All’uscita dalla chiesa sembrano distesi, appagati. Hanno voglia di parlare, dimostrano di non aver fretta. Se non è un “miracolo a Milano”, poco ci manca. Paolo, in particolare, dice che l’omelia di don P a o l o Citran, il parroco di S. Gioachimo, li ha “caricati”, disponendoli nello stato d’animo ottimale per affrontare la seconda parte della giornata lavorativa. All’interno della chiesa, qualcuno si ferma anche dopo la benedizione finale. Maria, direttore artistico, esporta in tutto il mondo un’opera senza precedenti. “Vorrei avvicinare la danza alla vita, con naturalezza. Lo stile che porto in scena è frutto di un percorso spirituale e privato: cambia la mia vita, evolve il mio prodotto creativo”. Per una migliore interpretazione il coreografo russo sceglie danzatori-attori capaci di emozionare con i movimenti del corpo. Dopo dieci anni di La Disney rilancia: acquistata la Pixar Il gruppo statunitense dei fumetti Walt Disney ha ufficialmente annunciato che acquisterà entro l’estate, per 7,4 miliardi di dollari, gli studi di animazione Pixar. La transazione era stata anticipata dal Wall Street Journal, ma è stata confermata solo dopo un incontro tra i vertici delle due aziende. L’accordo prevede uno “share swap”, ovvero uno scambio di azioni: 2,3 azioni Disney saranno equiparate a un’azione Pixar. Gli azionisti della Disney dovranno ratificare l’accordo nella prossima assemblea generale. TABLOID 2 2006 pressioni politiche e censura, Eifman è libero di dedicarsi a una coreografia sempre più aggressiva ed erotica. “Oggi la politica non influenza la mia arte. Sono apprezzato e premiato. Mi hanno persino promesso di realizzare il Palazzo della Danza, di fronte all’Hermitage: un teatro-scuola con tre gruppi di ballo previsto per il 2009”. Cristina Fei Pixar, all’origine di grandi successi come “Toy Story”, “Alla ricerca di Nemo” e gli “Incredibili”, è al primo posto nel mondo nella produzione di film animati attraverso l’uso di tecnologie digitali, in concorrenza con Dreamworks, studio fondato da Steven Spielberg e acquistato nel 2005 dalla Paramount Pictures. “Con l’acquisizione di Pixar”, sottolinea Robet Iger, amministratore delegato di Disney, “noi sposiamo la cultura di un’azienda che da decenni produce i film più riusciti e innovativi della storia dell’animazione”. L’interesse fondamentale di Disney è beneficiare delle grandi conoscenze dei creativi Pixar nel campo delle nuove tecnologie, per rilanciarsi nel settore cinema. di conoscere bene don Paolo: “È un sacerdote che sa parlare al cuore, sa coinvolgerti direttamente, è come se si rivolgesse a te personalmente”. Trasmettono una sensazione di pace interiore, i fedeli di questa messa. Hanno imparato a ritagliare uno stralcio di spiritualità nel carosello turbinoso del quotidiano, facendo spazio alla religione tra carte, documenti, contrasti personali coi colleghi. Certo a prezzo di qualche rinuncia: “Sì, è vero – conferma don Paolo Citran – molti di coloro che frequentano la funzione del mercoledì saltano il pasto. Del resto la pausa pranzo è breve e non si riesce a mangiare e venire a messa contemporaneamente. I fedeli sono circa cento, con punte anche più alte durante la Quaresima. La cosa interessante è che vengono anche molti ragazzi, persone comunque molto giovani. Quella dell’una, dopo la celebrazione della domenica, è di gran lunga la messa più frequentata della settimana”. Il tempo di un saluto, d’una stretta di mano che il brusio discreto nella navata centrale è sfumato. Quelli della “corrente continua” sono già in ufficio e hanno riacceso il computer, rimesso mano alle scartoffie. A stomaco vuoto e animo rinsaldato. Marco Severo A Infatti, negli ultimi anni, la Disney ha alternato flop a parziali successi, ed è emersa una sostanziale mancanza di creatività che ha causato il licenziamento dell’ex-amministratore delegato Michael Eisner. In questo quadro, Steve Jobs, amministratore delegato di Apple e Pixar, assume un ruolo di primo piano anche nell’azienda di Topolino. Infatti, Jobs diviene il primo azionista individuale della Disney, assicurandosi un posto nel consiglio d’amministrazione. Inoltre, metà dei sette miliardi versati dalla Disney andranno direttamente a Jobs, il quale possiede il 50% del capitale della Pixar (quando comprò questa quota, nel 1988, spese “appena” dieci milioni di dollari). Il vice presidente di Pixar, John Lasseter, diventerà capo degli uffici creativi degli studios dello “zio Walt” e sarà membro anche del Walt Disney Imagineering, il settore dell’azienda che si occupa di creazione e gestione dei parchi a tema. Le due aziende collaboravano in progetti di coproduzione e distribuzione dal 1990, ma avevano annunciato il divorzio nel gennaio del 2004. Grazie al licenziamento di Eisner e la sua so- carattere alimentare. Fuori dall’Europa vanno, infine, consultate la Fao e il Codex Alimentaris. Rimoldi ha voluto “sfatare il luogo comune per cui in Italia non ci sarebbero controlli”: i macelli, ha detto, non possono lavorare se non è presente uno dei cinquemila veterinari pubblici e le aziende sono obbligate a fare autocontrollo. L’altro pilastro su cui si fonda il comparto è la tutela del “tipico”, basata sul Regolamento Cee 2081/1992. Sono previste due certificazioni di origine geografica, la Dop e la Igp e una nuova categoria, la Stg, non legata al territorio ma ai metodi di lavorazione. Rimoldi ha parlato anche della situazione economica del comparto, che nel 2004 ha visto una flessione dello 0,4% del fatturato, pari a 7.136 milioni di euro (105 miliardi il totale dell’agroalimentare, secondo solo al settore metalmeccanico), e un aumento dell’export dell’8,9% (667 milioni). Sul fronte interno ha lamentato che la grande distribuzione è in mano a proprietari esteri che privilegiano l’inserimento di prodotti stranieri. Sul fronte delle esportazioni, invece, ha detto che gli accordi nel Wto sulle misure sanitarie, “hanno tolto molte scuse per il protezionismo”. Fabrizio Patti stituzione con Robert Iger alla testa di Disney, negli ultimi mesi sono ripresi i contatti con Steve Jobs. Superata l’idea di una nuova collaborazione, Disney e Pixar hanno optato direttamente per la fusione. William Drewry, analista della Banca di credito svizzera, ha dichiarato che si tratta di un grande passo avanti per Disney, di cui “Pixar, di fatto, diviene la divisione cinematografica”. Inoltre, lo stesso arrivo di Steve Jobs nel consiglio di amministrazione rappresenta una risorsa importantissima per la casa di Mickey Mouse, anche in considerazione dell’avvicinamento al gruppo Apple. Secondo Iger, “Steve sarà una voce importante in vari ambiti interni a Disney, e credo sia una cosa positiva”. Steve Jobs ha già guidato una rivoluzione nella diffusione di contenuti digitali, fornendo download legali di musica attraverso “iTunes Music Store” di Apple e ha un contratto con Iger e Disney per offrire download video dei programmi tv dell’Abc. L’accordo che è stato ufficializzato potrebbe metterlo nella posizione di guidare in toto le mosse di Hollywood nel Web. Guido Lombardi 3 (19) Bruno Cucinelli, un imprenditore molto speciale, in visita all’Ifg Il re del cachemire si racconta “La bellezza ci salverà”. Sul sito di Brunello Cucinelli, il più importante imprenditore tessile italiano nel campo del cachemire, campeggia l’affermazione di Dostoevskij. Questo non solo perché nell’immaginario col- Marco Restelli spiega come e perché si è realizzato il progetto Geo-Italia “Ho creato la fabbrica più bella del mondo” Con l’arma del reportage contro la Tv del reality lettivo la parola cachemire si lega necessariamente a un’idea di eleganza e bellezza, ma perché l’imprenditore umbro, come lui stesso ha dichiarato, ha fatto di questa massima una regola di vita. Si propone di raccontare il mondo come se non l’avessimo mai visto. Cerca di fondere emozione e approfondimento. Geo, mensile in edicola da gennaio edito da Gruner & Jahr/Mondatori, è stato presentato all’Ifg da Marco Restelli, caporedattore centrale. n due ore di incontro con gli studenti dell’Ifg ha raccontato la sua vita: l’infanzia contadina ad aiutare il padre nei campi; l’adolescenza passata più a giocare a carte al bar con la prostituta del paese che chino sui libri; la goliardia universitaria fino alla ‘folgorazione sulla via di Damasco’ che lo ha portato a diventare leader mondiale nel campo del cachemire. “Quando ho visto le umiliazioni che mio padre subiva in fabbrica, ho preso una decisione: avrei reso il lavoro più umano”, afferma l’imprenditore. Così, una volta intrapresa l’avventura nel settore tessile (cominciando con un prestito bancario di un milione di lire), ha costruito una fabbrica “a sua immagine e somiglianza”. A Solomeo, in provincia di Perugia, i suoi operai non timbrano il cartellino e si riuniscono tutti insieme per decidere le strategie della società; sono tutti assunti a tempo indeterminato, rimarca l’imprenditore, e prendono uno stipendio pari al 20% in più di quello dei loro colleghi del settore. Inoltre, sottolinea l’industriale umbro, fanno una lunga pausa pranzo perché “in Umbria teniamo ancora molto al pasto di mezzogiorno”. Sono vietati persino gli estelli, orientalista di formazione, ha contribuito all’ideazione e alla nascita della versione italiana di Geo insieme con il direttore Fiona Diwan (ex allieva Ifg). “Natura, scienza, etnologia e antropologia sono i contenuti di Geo, ma a differenza di National Geographic – sottolinea Restelli – noi offriamo anche storia, psicologia, reportage d’attualità e rubriche culturali in chiave geografica”. Nel mercato editoriale, quindi, Geo si colloca tra National Geographic e Focus, mensile che si dedica all’approfondimento scientifico in modo accattivante. In Germania, Geo è uscito trent’anni fa e tira 450 mila copie. Esiste in undici diverse edizioni in Europa, dalla Francia alla Russia, dalla Croazia alla Turchia. In Italia era stato preparato il numero zero quasi venti anni fa, ma il progetto era naufragato: si pensò che il target socioculturale a cui mirava fosse troppo alto. Restelli è convinto che oggi in Italia la situazione sia cambiata. Il livello d’istruzione è cresciuto e Geo cerca di rispondere a una necessità di approfondimento per chi vuole I straordinari: la fabbrica chiude alle 18 “per permettere agli operai di dedicarsi a se stessi e alle loro famiglie”. Insomma, una specie di paradiso in terra in cui gli uomini sono tutti uguali “perché tutti speciali”, commenta l’imprenditore, e dove addirittura le rappresentanze sindacali sono bandite perché le controversie si risolvono parlandone amabilmente. La missione di Cucinelli è di far scaturire la genialità di ognuno dei suoi dipendenti: “dare a una persona un buono stipendio e poi dirgli che non capisce nulla equivale a distruggerlo per tutta la vita”. E lui, l’uomo che ha creato dal nulla una fabbrica che fattura 72 milioni di euro all’anno, con filiali in tutto il mondo, come passa la sua giornata? Sveglia all’alba, un po’ di attività fisica, perché la massima classica della “mens sana in corpore sano” vale sempre; lavoro fino alle 18; allenamento con la squadra di calcio da lui sponsorizzata e poi una buona lettura prima di andare a letto. Un po’ santone e un po’ rivoluzionario, a metà tra l’esoterico e l’utopista, Cucinelli ha illustrato la ricetta per diventare un imprenditore che ha scalato il mondo. Restandone anche un po’ fuori. Alessandro Braga “ ” Niente straordinari: godetevi la famiglia R capire il mondo senza prendere la valigia e partire. “In Italia mancano i grandi reportage e l’inchiesta – dice Restelli – Geo vuole colmare questo vuoto, puntando sulla qualità”. Dei primi due numeri della rivista colpiscono i servizi di grandi fotografi, come il cinese Yien Jieyan e il giapponese Kazuyoshi Nomachi, e la cura delle fonti. Gli articoli vengono integrati da contributi di accademici ed esperti, e ogni informazione viene controllata minuziosamente da un checker, figura professionale quasi sconosciuta in Italia. Ma le pagine di Geo non hanno un taglio accademico, il linguaggio risulta chiaro e accessibile. Quella di Geo è una sfida co- raggiosa: l’italiano medio è disabituato alla lettura e allergico all’approfondimento, ma forse i reportage di questa nuova rivista lo sedurranno. E gli verrà voglia di spegnere la TV per leggere. L’obiettivo, ambizioso, è di arrivare a 150 mila copie. Damiano Beltrami IFG TABLOID A cura dell’Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo Direttore: MASSIMO DINI Redattore: Massimo Ravelli Segretaria di redazione: Annamaria Pizzinato Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo Presidente: GIUSEPPE ANTONIO BARRANCO DI VALDIVIESO 4 (20) Consiglio di presidenza (triennio 2004-2007) Giuseppe Antonio Barranco di Valdivieso (presidente), David Messina e Damiano Nigro (vicepresidenti), Massimo Dini (direttore Ifg), Franco Abruzzo, Pasquale Chiappetta, Ezio Chiodini, Alberto Comuzzi, Marina Cosi, Sergio D’Asnasch, Luca Del Gobbo, Pierfrancesco Gallizzi, Letizia Gonzales, Carlo Maria Lomartire, Franco Maggi, Antonio Mirabile, Maurizio Michelini, Laura Mulassano, Paola Pastacaldi, Luca Pierani, Giacinto Sarubbi, Pietro Scardillo, Giuseppe Spatola, Brunello Tanzi, Marco Ventimiglia, Maurizio Vitali Comitato ristretto: Giuseppe Antonio Barranco di Valdivieso, Franco Abruzzo, Luca Del Gobbo, Massimo Dini, David Messina, Cosma Damiano Nigro, Maurizio Vitali Commissione didattica: Piero Ostellino (presidente) Chiara Beria di Argentine, Mario Cervi, Giovanni Degli Antoni, Massimo Dini, Umberto Galimberti, Alberto Martinelli, Giorgio Rumi, Elia Zamboni Collegio dei revisori dei conti: Luciano Micconi (presidente), Piergiorgio Corbia, Domenico Fiordelisi. Supplenti: Giancarlo Mariani, Agostino Picicco TABLOID 2 2006