Da isola a quartiere della città-giornale

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Da isola a quartiere della città-giornale
Febbraio
2006
Redazione: IFG, via F. Filzi 17 - 20124 Milano telefono 02 6749871 - telefax 02 67075551
www.ifgonline.it
Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo
Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo
Il commento giornalistico secondo Beppe Severgnini
Imparate dal prof Cicerone
ella scrittura giornalistica esistono
generi ben precisi e distinti, e “il
giornalismo inglese li rispetta, quello italiano no”. Lo ha affermato mercoledì 11
gennaio Beppe Severgnini, prestigiosa firma
del Corriere, nella sua lezione agli allievi
dell’Ifg di Milano. Se sulle pagine nostrane
l’editoriale non si distingue dal fondo, il corsivo assomiglia alla rubrica e la news analysis
è un genere semi-sconosciuto e poco esplorato, nel mondo anglosassone la classificazione
è netta: tre sono i tipi di articoli. Nel suo inglese scintillante il giornalista del Corriere li
enuncia: leader è l’editoriale che esprime l’orientamento della testata, news analysis il
commento delle notizie stesse e la column la
rubrica tanto cara al giornalista che si è fatto
un nome.
L’argomento scelto per la lezione è il leader,
il pezzo per eccellenza. Severgnini precisa: “Il
giornalista alle prese coi suoi primi editoriali
accantoni immediatamente la preoccupazione
di non essere il più informato ed esperto sul
tema di cui deve scrivere. Non lo sarà mai.
E non è un
male”.
Questo argomento consente anche a Severgnini di fare chiarezza
sulla definizione della professione più in generale. Il mestiere del giornalista non è quello del docente universitario
o del ricercatore scientifico che conosce ogni
minuzia della sua materia. Per dirla con lo stile british di Severgnini, il giornalista è colui
che “makes connections among individuals living in tiny boxes drawing a more complete
picture”. Un artista che dipinge un quadro più
completo mettendo in connessione ciascuno
di noi, che nella quotidianità vive chiuso in
una scatoletta.
Conoscitore non solo della cultura anglosassone ma anche di quella latina, Severgnini
chiama in causa Cicerone, appellandolo affettuosamente Ciccio, per spiegare come si scrive un leader. I consigli giusti infatti, sono, an-
N
Un “cucchiaio”
alla Totti
M
Pensare con calma
scrivere in fretta
cora quelli della Retorica. Si comincia con la
inventio, la ricerca degli argomenti convincenti. Ma attenzione: per un buon editoriale basta
un’idea da esprimere chiaramente e che sia
l’asse coerente dell’intero pezzo.
Il leader è l’espressione di una tesi due sono
troppe. Nella ricerca delle idee Severgnini segnala un’escamotage che nel mondo anglosassone è tecnica consolidata.
Un giro nella redazione chiedendo ai colleghi
Matteo Collura
racconta l’evoluzione
della terza pagina
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2006
le loro opinioni può fruttare molti buoni
spunti.
Si prosegue con la dispositio, l’elocutio, scelta delle parole e frasi più adatte, memoria,
non perdere il filo del discorso, e il pezzo è
pronto per la pronuntiatio. La scaletta ciceroniana può anche essere convertita nella più
svelta formula alla Severgnini: pensa con calma, scrivi in fretta, correggi lentamente.
Nina Fabrizio
Da isola a quartiere
della città-giornale
Si può fare il giornalista senza occuparsi di notizie?
Sembra proprio di sì. C’è infatti un settore della comunicazione dove gli scoop si collocano in secondo piano e dove, invece, è preponderante
l’importanza attribuita alle
idee e alla capacità di svilupparle in simbiosi con l’attualità. È il giornalismo culturale, la Terza pagina di una volta che oggi è purtroppo relegata ai margini dei quotidiani.
Uno dei suoi più brillanti interpreti è Matteo Collura,
giornalista del Corriere della
Sera oltre che scrittore e autore di una biografia di
Leonardo Sciascia (“Il maestro di Regalpetra”, Longa-
TABLOID
etti uno di quei giornalisti importanti, uno di quelli che gli pubblicherebbero anche la lista della spesa, e
magari arriva alla sesta ristampa pure quella.
Ecco, metti uno come Beppe Severgnini, che,
un mercoledì pomeriggio di gennaio, nonostante un libro appena uscito da promuovere e
una rubrica, quella del giovedì sul Corriere,
ancora da scrivere, si prende la briga di venire
all’Ifg e tenere una lezione davanti a quaranta
aspiranti giornalisti. Tre ore, vivaci e seguitissime da tutti, per illustrare le differenze tra un
editoriale, una rubrica e un corsivo, comparando la stampa anglosassone con quella italiana, e soprattutto spiegando in che modo si
scrive un buon commento. Un po’ come se
Totti andasse dai ragazzi della primavera della
Pro Sesto a tenere una seduta d’allenamento e
svelasse i segreti per fare il celebre “cucchiaio”: in molti rimarrebbero a bocca aperta,
tra stupore, incredulità e ammirazione.
E così siamo rimasti sorpresi anche noi, tutti
e quaranta, nessuno escluso, davanti a una
delle firme più prestigiose del giornalismo italiano, che, come l’ultimo dei supplenti, si era
preparato a casa una lezione con tutti i crismi:
con libri e citazioni in inglese, excursus sulla
retorica classica di ciceroniana memoria e
tanto d’esercitazione. Finalmente un ospite
che si è messo da parte, perché ha preferito
mettere noi al centro della scena, finalmente
qualcuno che ha voluto ed è riuscito a coinvolgerci tutti.
Severgnini, infatti, è stato il primo, tra gli illustri giornalisti saliti in cattedra quest’anno
all’IFG, che è andato oltre la solita presentazione del proprio libro (del suo ultimo, La testa degli italiani (Rizzoli, 2005) non ha nemmeno parlato), l’unico a non cadere in uno zibaldone di ricordi di redazione.
Grazie Beppe.
Andrea Ogliari Badessi
nesi, 1996). Ospite dell’Ifg,
Collura si è soffermato in particolare sui cambiamenti che
hanno interessato negli ultimi
anni il giornalismo culturale,
sui collaboratori più prestigiosi, sui “pericoli” legati alle recensioni letterarie, sui trucchi
del mestiere. “Una volta – ha
spiegato – la Terza pagina era
un’isola che non aveva contatti con il resto del mondo.
Tutti scrivevano di argomenti
che nulla avevano a che vedere con l’attualità. Dal ’73, da
quando Pasolini scese in campo sul Corriere, è tutto cambiato. Oggi gli scrittori parlano di temi che sono collegati
ai fatti concreti”.
Già, gli scrittori. Assieme ai
docenti universitari, sono loro
i veri protagonisti delle pagine culturali. Come collaboratori esterni, inviano ai giornali i loro pezzi che i redattori
dovranno poi spesso tagliare.
“Il più delle volte gli autori
vogliono dimostrare una tesi
– ha spiegato – e per farlo sforano le misure che erano state
concordate. È un fatto fisiologico”. Parlando di grandi intellettuali, è quasi inevitabile
per Collura ricordare l’amico
Leonardo Sciascia scomparso nel 1989: “Fu il primo a
scrivere di mafia, nel 1961.
Non solo. Fu il primo a scrivere di quella malavita in maniera così originale e fuori dagli schemi. Pur di difendere
l’autonomia della scrittura, in
un articolo sul Corriere andò
contro alcune forme di antimafia che secondo lui erano
strutturate soltanto per accumulare potere”.
I racconti si susseguono, le parole di Collura riescono a catturare l’attenzione e a colpire
nel segno. Come quando parla di recensioni: “Un libro della Rizzoli è impossibile che
venga stroncato sulle colonne
del Corriere”. Oppure di “mediazioni”, che “appartengono
ai politici, non a giornalisti e
scrittori: Scalfari confonde i
mestieri”.
C’è davvero di che riflettere.
Le due ore con l’ospite stanno
per finire, ma c’è ancora il
tempo per alcuni semplici
consigli per svolgere al meglio
questo lavoro: “La lettura è
importantissima: più si legge,
meglio si scrive. E imparate a
usare i dizionari dei sinonimi”. Parola di Matteo Collura,
giornalista d’idee.
Mauro Casadio
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Le piccole-grandi sfide di un disabile
Uno dei tanti che la vita urbana costringe a convivere
con barriere architettoniche (spesso invisibili) e steccati
mentali. Lo abbiamo seguito in questo difficile viaggio
Una giornata
qualunque.
In carrozzina
L’appuntamento è per le 14. Arrivo puntuale e cerco il campanello. Scorro le targhette
ma non trovo il cognome giusto. Poi abbasso gli occhi e lo vedo: il pulsante è più in basso, a un’altezza raggiungibile anche da un bambino. O da un uomo seduto. Suono e sento la voce di Antonio: “Entra che ci facciamo un caffè!”.
ntonio, 49 anni, lavora come centralinista in una fabbrica
ed è disabile. Poliomielitico,
due anni fa si è trasferito a
Inzago, un paesino in provincia di Milano: “Per entrare in
casa dovevo fare due rampe
di scale. Finché sono stato in
grado di usare le stampelle
ho resistito, poi ho rischiato
di non uscire più di casa e,
con tutti gli impegni che ho,
non potevo permettermelo.
Così ho deciso di farmi costruire una casa su misura”.
Antonio si muove a proprio
agio nella sua abitazione: i
mobili sono stati distanziati
l’uno dall’altro in modo da
permettere dovunque il passaggio della carrozzina, il tavolo e il piano cucina sono a
un’altezza accessibile, i sanitari anche. Dopo il caffè mi
invita a uscire. Un ascensore
interno porta direttamente
nel box, Antonio si avvicina
alla portiera sinistra dell’auto, la apre e con un ‘balzo’
sale. I comandi sono tutti sul
volante. Freno e acceleratore
a portata di mano. Cambio
automatico. Preme il telecomando e la saracinesca si alza automaticamente.
Arrivato in piazza, Antonio
s’infuria. Lo spazio riservato
ai disabili è occupato da un
fuoristrada. Per fortuna poco
più avanti c’è un posto libero. Parcheggiamo. Antonio
chiede di prendere la carrozzina dal baule dell’auto e di
metterla accanto alla portiera
A
Prove
d’orchestra
on line
Intel, un microchip
quasi invisibile
Mille volte più piccoli di un globulo
rosso. Queste le incredibili dimensioni dei transistor da 45 nanometri di
cui sono dotati i nuovi microchip della Intel. Il prototipo sviluppato dal gigante dell’informatica è un chip sottile come un’unghia, che contiene
circa un miliardo di transistor, per
una memoria complessiva pari a 153
megabyte. Secondo Mark Bohr, dirigente dell’azienda di Santa Clara, i
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IFG
nuovi processori saranno più veloci
degli attuali e permetteranno un maggiore risparmio energetico. Bohr ha
dichiarato di ritenere il proprio gruppo un anno avanti rispetto alla concorrenza. Scontato il riferimento ai rivali dell’AMD, la cui quota di mercato è comunque ben inferiore
all’80% detenuto da Intel.
A un mese dalla commercializzazione dei primi processori a 65 nanometri, la Intel si appresta quindi a fare
un nuovo passo avanti nella miniaturizzazione delle tecnologie informatiche. Se i processori da 45 nanometri saranno in commercio nella secon-
di guida. Prima di scendere
prende un foglio dal cruscotto, poi si avvia verso l’edicola. Passando accanto al fuoristrada, attacca il foglio al finestrino. Sopra c’è scritto:
“Qui parcheggiano i disabili
e i maleducati”. Sorride e
continua per la sua strada.
Arrivato all’edicola, bussa alla porta di vetro, gesticola e
prepara i soldi; l’edicolante
esce con una copia del quotidiano.
La piazza è il centro del paese e vi si può trovare di tutto:
oltre all’edicola, la banca, il
bar e il panettiere. Peccato
che, ad esempio, per raggiungere lo sportello bancomat sia necessario superare
un gradino di pochi, insormontabili, centimetri; un’operazione che, senza un aiuto, Antonio non potrebbe mai
compiere. “Mi sono lamentato più volte con il direttore
– dice – ma non è stato fatto
ancora nulla. La cosa scandalosa è che sulla porta d’ingresso c’è l’adesivo che certifica l’accesso ai diversamente abili. Forse credono
che il parente o l’amico al seguito sia una dotazione di serie per uno come me!”.
Antonio ha molti impegni
per il pomeriggio. Vivendo
con i due genitori anziani si
occupa della spesa, delle incombenze bancarie e anche
delle normali relazioni familiari (più tardi vorrebbe portare la nipotina al parco. E
con l’aiuto di qualcuno potrebbe farcela, visto il gradino posto all’ingresso dell’area verde). Si avvia verso il
supermercato, ma dopo un
centinaio di metri arriva alla
fine del marciapiede su cui
era salito senza difficoltà:
manca lo scivolo. Non c’è alternativa: dietrofront e, dopo
essere sceso in strada, si riavvia lungo il ciglio della carreggiata. Visto l’ingombro
della carrozzina, il passaggio
delle automobili nei due sensi di marcia risulta difficoltoso e le strombazzate degli automobilisti non si fanno attendere. Antonio reagisce:
“potessi starmene tranquillamente sul marciapiede non vi
romperei certo i coglioni”.
All’interno del supermercato
i problemi sono altrettanto
numerosi: moltissimi prodotti sono collocati sulle mensole alte degli scaffali, in posizioni irraggiungibili. Ma “coi
soldi in tasca e la lingua in
bocca si va dappertutto”, dice Antonio.
Chiede aiuto a un altro cliente e si fa passare i pelati che
deve comprare. Alla cassa la
scena è quasi grottesca: con i
prodotti appoggiati un po’
dovunque sulla carrozzina,
Antonio deve letteralmente
rovesciare la spesa sulla cassa con disappunto della cassiera che preferirebbe avere
tutti i prodotti ben ordinati
sul carrello. Sistemati gli acquisti nel vano portaoggetti
della carrozzina, imbocchiamo la strada del ritorno:
niente marciapiede questa
da metà del 2007, pare che siano già
allo studio transistor da 32 nanometri. Alla domanda su una possibile interruzione del progresso tecnologico
dovuta ai limiti fisici, Mark Bohr si è
Giselle “la rossa”
tra danza e follia
Rosso come il fuoco della passione,
come il sangue e il terrore; rosso come la politica della Russia rivoluzionaria. Krasnaja, in antico slavo significa anche “bella”, una bellezza che
la follia annienta. Il 24 gennaio la stagione teatrale degli Arcimboldi di
Milano si è aperta con la Giselle
Rossa di Boris Eifman, coreografo
della perestrojka, che si ispira al
dramma di Olga Spessivtseva, l’étoile del balletto imperiale russo. Due
atti di tensioni e colpi di scena sulle
musiche di Ciaikovsky, Schnittke e
Bizet. Eifman, capace di plasmare i
romanzi russi in forma di danza, porta in scena una storia particolare: i
destini e la personalità delle due donne, Giselle e Olga, s’intrecciano inesorabilmente, fino alla pazzia. Olga
volta, l’esperienza insegna.
Tornati in centro, Antonio
propone un caffè al chiosco
in mezzo alla piazza: salgo i
tre gradini che portano al bar,
mentre lui compie un lungo
giro per salire dallo scivolo
che “stranamente – mi dice –
non è occupato da biciclette
o automobili parcheggiate
davanti”. Mentre beviamo il
caffè, gli suona il cellulare.
Chiede scusa e risponde:
“Ciao…certo…passo io a
prenderti…a dopo”. Poi
spiega: “È la mia ragazza.
Stasera andiamo al cinema.
Ora devo andare, altrimenti
arriverò in ritardo anche stasera, e poi chi la sente quella. Per stare dietro a lei e a
tutti i miei impegni dovrei
correre come Carl Lewis, altro che spingere questa carrozzina”. Lo accompagno fino alla macchina, gli sistemo
la carrozzina nel baule e lo
saluto. Prima di partire
Antonio abbassa il finestrino
e mi dice: “Grazie per la
compagnia. Come hai visto
di problemi ce ne sono tanti,
ma io, un po’ per carattere,
un po’ perché mi so arrangiare, bene o male li supero.
Peccato che per uno come
me, ce ne sono dieci che si
chiudono in una solitudine
tremenda”.
Alessandro Braga
dichiarato scettico: “L’evoluzione
della tecnologia non si fermerà, ma
progredirà in modi che oggi non siamo in grado di immaginare”.
Valentina David
ha vissuto in bilico tra l’arte e la paura, in piena Rivoluzione d’Ottobre,
quando non si lasciava spazio ai sogni e alle ambizioni. Legata al crudele Boris Kaplun, esponente del Nkvd
(il Kgb dell’epoca), è accusata di
spionaggio e costretta all’esilio. Si rifugia a Parigi, preludio della sua distruzione. Una passione a senso unico, per un ballerino omosessuale, la
porta alla follia: quell’uomo, capace
di stringerla e di emozionarla sul palco, non vuole amarla quando cala il
sipario. Olga perde la ragione e rifiuta la realtà. Dopo aver tentato il suicidio, muore a New York nel 1991.
“La pazzia non è una malattia – afferma il coreografo – è un mondo
fantastico dove tutto ciò che sembra
impossibile diventa possibile”. Con
una coreografia originale, capace di
coniugare la danza d’avanguardia
con la tecnica del teatro drammatico
e del cinema del novecento, il Ballet
Theatre di cui Eifman è fondatore e
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2006
Chiesa di San Gioachimo
Una piccola folla
di impiegati si ritrova
alla messa delle 13
L’IFG ospita l’Assica
L’agro-alimentare
alla conquista
del mercato globale
Pausa pranzo
benedetta
ma a digiuno
Il cibo fa
105
(miliardi)
All’una in punto del mercoledì spengono il computer.
Mettono da parte pratiche e scartoffie d’ufficio, poi a
passo veloce percorrono le poche centinaia di metri che
li separano dal numero 2 di Via Fara, all’incrocio con
Via Filzi. In breve hanno intorno solo silenzio, profumo
tenue d’incenso, luce soffusa di candele. Sono quelli che
rinunciano al panino per l’Eucarestia. Che preferiscono
la Messa alla mensa, saltando per essa la pausa pranzo.
I mille campanili italiani possono andar fieri del loro
isolamento secolare. Avrà anche ostacolato la nascita di
uno Stato nazionale, ma ha permesso l’esistenza di 28
metodi originali di lavorare la carne di maiale.
na specie rara, almeno stando al sondaggio pubblicato
di recente da Eurispes, corrispondente a quell’esiguo
6,2% di cattolici che partecipa alla Messa più d’una
volta alla settimana. Rara e
“sotterranea”, quasi invisibile, in una città che nell’intervallo lavorativo preferisce,
semmai, la palestra, la piscina, il ristorante.
La chiesa è quella di San
Gioachimo, una delle poche
a Milano – insieme al
Duomo – ad avere in calendario una celebrazione liturgica all’ora dei pasti, il mercoledì. Loro sono lavoratori
e lavoratrici del quartiere
che ospita i palazzi della Regione Lombardia. Si tratta
per lo più di professionisti,
manager, impiegati di banca
e di agenzie assicurative. Di
solito si ritrovano in un centinaio, seduti nelle tre navate della chiesa barocca di via
Fara. Hanno un’età media di
cinquant’anni, ma non mancano i giovani.
Sarà un “Segno dei tempi”
questo fenomeno, o forse
no. Certo è che questi cattolici milanesi “a corrente
continua” – la definizione è
sempre dell’Eurispes – vivono con intensità la fede e per
essa hanno scelto di impegnarsi fattivamente. “È la
prima volta che veniamo –
spiegano Alessandro e
Paolo, sui quarant’anni, alla
fine della funzione religiosa,
per esempio, accende un lumino, nella navata di destra:
“Dà forza vedere tutte queste persone venire a messa,
per di più in un orario così
insolito. Credo che questa
sia un’Eucarestia molto speciale”. Ha un tono ispirato,
Maria, la voce soffiata, gli
occhi attraversati da una luce. Vuol sapere il nome dell’intervistatore: “È per tenerti presente nelle preghiere”, dice. Dietro l’altare
maggiore, intanto, due donne – aria sofisticata e pellicce scure eleganti – raccontano di appartenere alla parrocchia di San Gioachimo,
parlarne davanti agli
allievi dell’Ifg, venerdì 20 gennaio,
sono stati i rappresentanti
dell’Assica, l’associazione
che nell’ambito di Confindustria rappresenta le imprese di macellazione delle carni suine.
Erano presenti Giorgio Rimoldi dell’ufficio legislativo
e sanitario e Tiziana Formisano dell’ufficio stampa.
Ha aperto l’incontro Nico
Silvestri, giornalista esperto
di cultura materiale, che ha
sottolineato come negli ultimi tempi in Italia sia aumentato molto lo spazio riservato
al cibo dai mass media.
Rimoldi, intervenuto subito
dopo, ha lodato le leggi italiane sull’alimentazione, definite “tra le migliori in
Europa, efficienti e attente”.
“In Italia – ha aggiunto –
questi temi sono di competenza del ministero della
Salute, mentre all’estero
spesso se ne occupano i ministeri dell’Agricoltura”.
Quando si tratta di alimentazione bisogna fare riferimento a vari soggetti: le istituzioni europee, perché la legislazione continentale sulla materia è armonizzata, l’Istituto
Superiore di Sanità, le Regioni e le Asl.
È bene poi tenere presente
l’attività dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) di Parma, che
aiuta il legislatore ad assumere decisioni su materie di
U
verso le 14 – ma pensiamo
proprio di tornare. Vogliamo
frequentare più spesso questa parrocchia che per noi è
stata una scoperta. Ce ne
avevano parlato alcuni nostri
colleghi e così abbiamo provato a venire, restando molto soddisfatti”.
Alessandro e Paolo lavorano per una ditta che ha i suoi
uffici in via Pirelli, nel palazzo della Deutschebank.
All’uscita dalla chiesa sembrano distesi, appagati.
Hanno voglia di parlare, dimostrano di non aver fretta.
Se non è un “miracolo a
Milano”, poco ci manca.
Paolo,
in
particolare,
dice che l’omelia di don
P a o l o
Citran,
il
parroco di
S. Gioachimo, li ha
“caricati”,
disponendoli nello stato
d’animo ottimale per
affrontare la
seconda
parte della
giornata lavorativa.
All’interno
della chiesa,
qualcuno si
ferma anche
dopo la benedizione finale. Maria,
direttore artistico, esporta in tutto il
mondo un’opera senza precedenti.
“Vorrei avvicinare la danza alla vita,
con naturalezza. Lo stile che porto in
scena è frutto di un percorso spirituale e privato: cambia la mia vita, evolve il mio prodotto creativo”. Per una
migliore interpretazione il coreografo russo sceglie danzatori-attori
capaci di emozionare con i movimenti del corpo. Dopo dieci anni di
La Disney rilancia:
acquistata la Pixar
Il gruppo statunitense dei fumetti Walt
Disney ha ufficialmente annunciato
che acquisterà entro l’estate, per 7,4
miliardi di dollari, gli studi di animazione Pixar. La transazione era stata
anticipata dal Wall Street Journal, ma
è stata confermata solo dopo un incontro tra i vertici delle due aziende.
L’accordo prevede uno “share swap”,
ovvero uno scambio di azioni: 2,3
azioni Disney saranno equiparate a
un’azione Pixar. Gli azionisti della
Disney dovranno ratificare l’accordo
nella prossima assemblea generale.
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pressioni politiche e censura, Eifman
è libero di dedicarsi a una coreografia sempre più aggressiva ed erotica.
“Oggi la politica non influenza la mia
arte. Sono apprezzato e premiato. Mi
hanno persino promesso di realizzare il Palazzo della Danza, di fronte
all’Hermitage: un teatro-scuola con
tre gruppi di ballo previsto per il
2009”.
Cristina Fei
Pixar, all’origine di grandi successi
come “Toy Story”, “Alla ricerca di
Nemo” e gli “Incredibili”, è al primo
posto nel mondo nella produzione di
film animati attraverso l’uso di tecnologie digitali, in concorrenza con
Dreamworks, studio fondato da
Steven Spielberg e acquistato nel
2005 dalla Paramount Pictures. “Con
l’acquisizione di Pixar”, sottolinea
Robet Iger, amministratore delegato
di Disney, “noi sposiamo la cultura di
un’azienda che da decenni produce i
film più riusciti e innovativi della storia dell’animazione”. L’interesse fondamentale di Disney è beneficiare
delle grandi conoscenze dei creativi
Pixar nel campo delle nuove tecnologie, per rilanciarsi nel settore cinema.
di conoscere bene don
Paolo: “È un sacerdote che
sa parlare al cuore, sa coinvolgerti direttamente, è come se si rivolgesse a te personalmente”.
Trasmettono una sensazione
di pace interiore, i fedeli di
questa messa. Hanno imparato a ritagliare uno stralcio
di spiritualità nel carosello
turbinoso del quotidiano, facendo spazio alla religione
tra carte, documenti, contrasti personali coi colleghi.
Certo a prezzo di qualche rinuncia: “Sì, è vero – conferma don Paolo Citran – molti di coloro che frequentano
la funzione del mercoledì
saltano il pasto. Del resto la
pausa pranzo è breve e non
si riesce a mangiare e venire
a messa contemporaneamente.
I fedeli sono circa cento, con
punte anche più alte durante
la Quaresima. La cosa interessante è che vengono anche molti ragazzi, persone
comunque molto giovani.
Quella dell’una, dopo la celebrazione della domenica, è
di gran lunga la messa più
frequentata della settimana”.
Il tempo di un saluto, d’una
stretta di mano che il brusio
discreto nella navata centrale è sfumato. Quelli della
“corrente continua” sono già
in ufficio e hanno riacceso il
computer, rimesso mano alle scartoffie. A stomaco
vuoto e animo rinsaldato.
Marco Severo
A
Infatti, negli ultimi anni, la Disney ha
alternato flop a parziali successi, ed è
emersa una sostanziale mancanza di
creatività che ha causato il licenziamento dell’ex-amministratore delegato Michael Eisner.
In questo quadro, Steve Jobs, amministratore delegato di Apple e Pixar,
assume un ruolo di primo piano anche nell’azienda di Topolino. Infatti,
Jobs diviene il primo azionista individuale della Disney, assicurandosi un
posto nel consiglio d’amministrazione. Inoltre, metà dei sette miliardi versati dalla Disney andranno direttamente a Jobs, il quale possiede il 50%
del capitale della Pixar (quando comprò questa quota, nel 1988, spese “appena” dieci milioni di dollari). Il vice
presidente di Pixar, John Lasseter, diventerà capo degli uffici creativi degli
studios dello “zio Walt” e sarà membro anche del Walt Disney
Imagineering, il settore dell’azienda
che si occupa di creazione e gestione
dei parchi a tema.
Le due aziende collaboravano in progetti di coproduzione e distribuzione
dal 1990, ma avevano annunciato il
divorzio nel gennaio del 2004. Grazie
al licenziamento di Eisner e la sua so-
carattere alimentare. Fuori
dall’Europa vanno, infine,
consultate la Fao e il Codex
Alimentaris.
Rimoldi ha voluto “sfatare il
luogo comune per cui in
Italia non ci sarebbero controlli”: i macelli, ha detto,
non possono lavorare se non
è presente uno dei cinquemila veterinari pubblici e le
aziende sono obbligate a fare
autocontrollo.
L’altro pilastro su cui si fonda il comparto è la tutela del
“tipico”, basata sul Regolamento Cee 2081/1992.
Sono previste due certificazioni di origine geografica, la
Dop e la Igp e una nuova categoria, la Stg, non legata al
territorio ma ai metodi di lavorazione.
Rimoldi ha parlato anche
della situazione economica
del comparto, che nel 2004
ha visto una flessione dello
0,4% del fatturato, pari a
7.136 milioni di euro (105
miliardi il totale dell’agroalimentare, secondo solo al settore metalmeccanico), e un
aumento dell’export dell’8,9% (667 milioni).
Sul fronte interno ha lamentato che la grande distribuzione è in mano a proprietari
esteri che privilegiano l’inserimento di prodotti stranieri.
Sul fronte delle esportazioni,
invece, ha detto che gli accordi nel Wto sulle misure
sanitarie, “hanno tolto molte
scuse per il protezionismo”.
Fabrizio Patti
stituzione con Robert Iger alla testa di
Disney, negli ultimi mesi sono ripresi
i contatti con Steve Jobs. Superata l’idea di una nuova collaborazione,
Disney e Pixar hanno optato direttamente per la fusione. William Drewry,
analista della Banca di credito svizzera, ha dichiarato che si tratta di un
grande passo avanti per Disney, di cui
“Pixar, di fatto, diviene la divisione
cinematografica”. Inoltre, lo stesso arrivo di Steve Jobs nel consiglio di amministrazione rappresenta una risorsa
importantissima per la casa di Mickey
Mouse, anche in considerazione dell’avvicinamento al gruppo Apple.
Secondo Iger, “Steve sarà una voce
importante in vari ambiti interni a
Disney, e credo sia una cosa positiva”.
Steve Jobs ha già guidato una rivoluzione nella diffusione di contenuti digitali, fornendo download legali di
musica attraverso “iTunes Music
Store” di Apple e ha un contratto con
Iger e Disney per offrire download video dei programmi tv dell’Abc.
L’accordo che è stato ufficializzato
potrebbe metterlo nella posizione di
guidare in toto le mosse di Hollywood
nel Web.
Guido Lombardi
3 (19)
Bruno Cucinelli,
un imprenditore
molto speciale,
in visita all’Ifg
Il re del
cachemire
si
racconta
“La bellezza ci salverà”. Sul sito di Brunello Cucinelli,
il più importante imprenditore tessile italiano nel campo del cachemire, campeggia l’affermazione di Dostoevskij. Questo non solo perché nell’immaginario col-
Marco Restelli
spiega come e perché
si è realizzato
il progetto Geo-Italia
“Ho creato
la fabbrica
più bella
del mondo”
Con l’arma
del reportage
contro la Tv
del reality
lettivo la parola cachemire si lega necessariamente a
un’idea di eleganza e bellezza, ma perché l’imprenditore umbro, come lui stesso ha dichiarato, ha fatto di questa massima una regola di vita.
Si propone di raccontare il mondo come se non l’avessimo mai visto. Cerca di fondere emozione e approfondimento. Geo, mensile in edicola da gennaio edito da
Gruner & Jahr/Mondatori, è stato presentato all’Ifg da
Marco Restelli, caporedattore centrale.
n due ore di incontro
con gli studenti dell’Ifg
ha raccontato la sua vita: l’infanzia contadina ad
aiutare il padre nei campi;
l’adolescenza passata più a
giocare a carte al bar con la
prostituta del paese che chino sui libri; la goliardia universitaria fino alla ‘folgorazione sulla via di Damasco’
che lo ha portato a diventare leader mondiale nel campo del cachemire.
“Quando ho
visto le umiliazioni che
mio padre subiva in fabbrica, ho preso una decisione:
avrei reso il lavoro più umano”, afferma l’imprenditore.
Così, una volta intrapresa
l’avventura nel settore tessile (cominciando con un prestito bancario di un milione
di lire), ha costruito una fabbrica “a sua immagine e somiglianza”.
A Solomeo, in provincia di
Perugia, i suoi operai non
timbrano il cartellino e si riuniscono tutti insieme per decidere le strategie della società; sono tutti assunti a
tempo indeterminato, rimarca l’imprenditore, e prendono uno stipendio pari al 20%
in più di quello dei loro colleghi del settore. Inoltre, sottolinea l’industriale umbro,
fanno una lunga pausa pranzo perché “in Umbria teniamo ancora molto al pasto di
mezzogiorno”.
Sono vietati persino gli
estelli, orientalista di
formazione, ha contribuito all’ideazione
e alla nascita della versione
italiana di Geo insieme con il
direttore Fiona Diwan (ex allieva Ifg).
“Natura, scienza, etnologia e
antropologia sono i contenuti
di Geo, ma a differenza di
National Geographic – sottolinea Restelli – noi offriamo
anche storia, psicologia, reportage d’attualità e rubriche
culturali in chiave geografica”. Nel mercato editoriale,
quindi, Geo si colloca tra
National Geographic e Focus, mensile che si dedica all’approfondimento
scientifico in modo
accattivante.
In Germania,
Geo è uscito
trent’anni fa e tira 450 mila copie. Esiste in undici diverse edizioni in Europa, dalla
Francia alla Russia,
dalla Croazia alla Turchia.
In Italia era
stato preparato il numero zero
quasi venti
anni fa, ma
il progetto
era naufragato: si pensò che
il target socioculturale a cui
mirava fosse troppo alto.
Restelli è convinto che oggi
in Italia la situazione sia cambiata.
Il livello d’istruzione è cresciuto e Geo cerca di rispondere a una necessità di approfondimento per chi vuole
I
straordinari: la fabbrica
chiude alle 18 “per permettere agli operai di dedicarsi
a se stessi e alle loro famiglie”. Insomma, una specie
di paradiso in terra in cui gli
uomini sono tutti uguali
“perché tutti speciali”, commenta l’imprenditore, e dove addirittura le rappresentanze sindacali sono bandite
perché le controversie si risolvono parlandone amabilmente.
La missione di
Cucinelli è di
far scaturire la
genialità di ognuno dei suoi
dipendenti:
“dare a una persona un buono stipendio e poi dirgli che
non capisce nulla equivale a
distruggerlo per tutta la vita”. E lui, l’uomo che ha
creato dal nulla una fabbrica
che fattura 72 milioni di euro all’anno, con filiali in tutto il mondo, come passa la
sua giornata?
Sveglia all’alba, un po’ di attività fisica, perché la massima classica della “mens sana in corpore sano” vale
sempre; lavoro fino alle 18;
allenamento con la squadra
di calcio da lui sponsorizzata e poi una buona lettura
prima di andare a letto.
Un po’ santone e un po’ rivoluzionario, a metà tra l’esoterico e l’utopista, Cucinelli
ha illustrato la ricetta per diventare un imprenditore che
ha scalato il mondo. Restandone anche un po’ fuori.
Alessandro Braga
“
”
Niente
straordinari:
godetevi
la famiglia
R
capire il mondo senza prendere la valigia e partire. “In
Italia mancano i grandi reportage e l’inchiesta – dice
Restelli – Geo vuole colmare
questo vuoto, puntando sulla
qualità”.
Dei primi due numeri della
rivista colpiscono i servizi di
grandi fotografi, come il cinese Yien Jieyan e il giapponese Kazuyoshi Nomachi, e
la cura delle fonti.
Gli articoli vengono integrati
da contributi di accademici
ed esperti, e ogni informazione viene controllata minuziosamente da un checker, figura professionale quasi sconosciuta in Italia.
Ma le pagine di Geo non
hanno un taglio accademico, il linguaggio risulta chiaro e accessibile.
Quella di Geo è
una sfida co-
raggiosa: l’italiano medio è
disabituato alla lettura e allergico all’approfondimento,
ma forse i reportage di questa nuova rivista lo sedurranno. E gli verrà voglia di spegnere la TV per leggere.
L’obiettivo, ambizioso, è di
arrivare a 150 mila copie.
Damiano Beltrami
IFG TABLOID
A cura dell’Istituto “Carlo De Martino”
per la Formazione al Giornalismo
Direttore: MASSIMO DINI
Redattore: Massimo Ravelli
Segretaria di redazione: Annamaria Pizzinato
Associazione “Walter Tobagi”
per la Formazione al Giornalismo
Presidente: GIUSEPPE ANTONIO BARRANCO
DI VALDIVIESO
4 (20)
Consiglio di presidenza (triennio 2004-2007)
Giuseppe Antonio Barranco di Valdivieso (presidente),
David Messina e Damiano Nigro (vicepresidenti),
Massimo Dini (direttore Ifg),
Franco Abruzzo, Pasquale Chiappetta,
Ezio Chiodini, Alberto Comuzzi, Marina Cosi,
Sergio D’Asnasch, Luca Del Gobbo,
Pierfrancesco Gallizzi, Letizia Gonzales,
Carlo Maria Lomartire, Franco Maggi,
Antonio Mirabile, Maurizio Michelini, Laura Mulassano,
Paola Pastacaldi, Luca Pierani, Giacinto Sarubbi,
Pietro Scardillo, Giuseppe Spatola, Brunello Tanzi,
Marco Ventimiglia, Maurizio Vitali
Comitato ristretto:
Giuseppe Antonio Barranco di Valdivieso,
Franco Abruzzo, Luca Del Gobbo, Massimo Dini,
David Messina, Cosma Damiano Nigro, Maurizio Vitali
Commissione didattica: Piero Ostellino (presidente)
Chiara Beria di Argentine, Mario Cervi,
Giovanni Degli Antoni, Massimo Dini,
Umberto Galimberti, Alberto Martinelli,
Giorgio Rumi, Elia Zamboni
Collegio dei revisori dei conti:
Luciano Micconi (presidente),
Piergiorgio Corbia, Domenico Fiordelisi.
Supplenti: Giancarlo Mariani, Agostino Picicco
TABLOID
2
2006