CREDITO AL CONSUMO: GLI EFFETTI DELLA CRISI Da uno studio

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CREDITO AL CONSUMO: GLI EFFETTI DELLA CRISI Da uno studio
CREDITO AL CONSUMO: GLI EFFETTI DELLA CRISI
Da uno studio della Banca d’Italia1, che valuta gli effetti della crisi sul mercato del
credito al consumo in Italia, emerge una situazione attuale diversa dal periodo precrisi: per tipologia della clientela, forme contrattuali e importi dei finanziamenti.
All’inizio dello scorso decennio la diffusione del credito al consumo, grazie anche ad
un calo di quasi due punti percentuali del tasso di interesse, era notevolmente
aumentata allineandosi ai livelli dei principali paesi europei: il rapporto tra le
consistenze del credito al consumo e i consumi delle famiglie era pari a circa il 7% e
nel 2008 era cresciuto fino al 12%, raggiungendo lo stesso livello dell’area dell’euro.
Stock del credito al consumo sui consumi delle famiglie
1
Sono stati utilizzati i dati del sistema Eurisc di informazioni creditizie di CRIF che considera anche le operazioni di
prestiti personali e finalizzati di importo inferiore ai 30mila euro non rilevati dalla Centrale dei rischi gestita dalla
Banca d’Italia.
E’ doveroso segnalare che in Italia, diversamente da altri paesi, circa la metà del
credito al consumo è erogato da società finanziarie; i dati utilizzati per gli altri paesi
europei si riferiscono al credito concesso dalle sole banche.
Durante la crisi, il rapporto credito al consumo/consumi delle famiglie è rimasto
stabile in Italia a fronte di un calo nei principali paesi dell’area; nel 2013 era
superiore di 2 punti.
Si può quindi facilmente affermare che questa forma di finanziamento ha sostenuto
nella prima fase della crisi (2008-2010) i consumi delle famiglie italiane, soprattutto
di quelle che avevano dichiarato un reddito insolitamente basso rispetto al normale,
contribuendo a contenere il calo dei consumi rispetto a quello del reddito.
Condizioni di domanda e offerta del credito al consumo
Durante la crisi la domanda di credito al consumo si è considerevolmente ridotta:
dal 2007 al 2013 il numero di richieste annue è calato del 19% e ha interessato tutte
le classi di età, ad eccezione della fascia giovanile (< 35 anni), per la quale si è
registrato un incremento concentrato in particolare tra il 2010 e il 2012.
Dall’analisi del trend in base all’importo dei contratti, si denota che la domanda è
notevolmente cresciuta per gli importi più contenuti (sotto i mille euro), in aumento
di oltre il 50% tra il 2007 e il 2013.
Numero di contratti domandati
Il forte ridimensionamento della domanda di finanziamenti a scopo di consumo e lo
spostamento verso contratti di importo contenuto sono dovuti all’ampio calo delle
vendite di autovetture e alla tenuta delle spese per prodotti della telefonia e
dell’elettronica, per il cui acquisto sono necessari finanziamenti di minor importo.
A ciò si deve aggiungere il peggioramento della situazione economica delle famiglie
nella seconda parte della crisi, soprattutto di quelle con capofamiglia giovane, che
non riuscendo a risparmiare e non potendo contare su un “paracadute” derivante
da attività finanziarie, hanno intensificato la richiesta di finanziamenti per scopi di
consumo, anche se di importi molto bassi.
Analizzando il fenomeno dal lato dell’offerta, le condizioni sono peggiorate nel 2008
per poi migliorare negli anni successivi: l’inasprimento all’inizio ha riguardato in
misura maggiore le banche rispetto alle società finanziarie, ma nel periodo
successivo il tasso di accoglimento da parte degli istituti di credito è aumentato
mentre è diminuito per le società finanziarie, caratterizzate da una maggiore
rischiosità dei finanziamenti.
Accettazione delle richieste per tipo di intermediario
Le erogazioni di credito al consumo
Sono cambiate le condizioni di offerta verso alcune categorie di debitori e per alcune
tipologie di contratti: in generale è aumentata la selettività nei confronti dei cittadini
extra-comunitari, per i quali è reputata maggiore la difficoltà di rimborso, ed è
diminuita la quota di contratti di importo medio-alto, preferendo finanziamenti di
importo contenuto, rata bassa e durata breve.
Selettività degli intermediari
In linea con le dinamiche della domanda, gli intermediari hanno assecondato le
richieste provenienti dalla clientela più giovane, per la quale i contratti stipulati nel
2013 con importo inferiore a mille euro pesavano per oltre il 40%.
per classi d’età
Gli indicatori di rischiosità
Dal 2007 il reddito disponibile delle famiglie si è ridotto di oltre il 10%, il tasso di
disoccupazione è raddoppiato superando il 12%, determinando un peggioramento
della qualità del credito alle famiglie.
Gli indicatori di rischiosità del credito sono peggiorati anche per i finanziamenti per
scopi di consumo: dalla fine del 2011 l’incidenza degli scaduti sul totale dei prestiti
erogati, in precedenza stabile, è aumentata raggiungendo l’1,4% alla fine del 2013,
quella degli incagli il 3% e la quota dei prestiti in sofferenza, cresciuta di oltre 3 punti
percentuali tra il 2008 e il 2011, si è stabilizzata intorno al 6,8%.
Prestiti deteriorati in percentuale dei prestiti totali
Il mercato del credito al consumo in Liguria
Negli ultimi 5 anni la consistenza dei prestiti erogati dalle banche e dalle società
finanziarie alle famiglie consumatrici liguri si è gradualmente ridotta, e ha
interessato sia il credito al consumo che i finanziamenti per l’acquisto di abitazioni,
sebbene a tassi più contenuti.
Prestiti di banche e società finanziarie alle famiglie consumatrici
(dati di fine periodo, valori percentuali)
Voci
Dic. 2009 Dic.2010 Dic.2011 Dic.2012 Dic.2013
Prestiti per l'acquisto di abitazioni
Banche
2,1
3,9
3,4
-0,5
-1,7
-3,3
1,7
-3,8
-2,3
-0,4
-1,5
Credito al consumo
Banche
Società finanziarie
6,9
25,3
-2,3
4,9
-0,6
3,0
Totale
Banche e società finanziarie
5,5
4,9
3,4
Fonte: elaborazioni Unioncamere Liguria su dati Banca d'Italia
Negli anni precedenti la crisi, in Liguria l’incidenza del credito al consumo sul
reddito disponibile è salita dal 5,1% al 7,7%, quella sui prestiti totali alle famiglie dal
18,1% al 19,4%: entrambi gli indicatori si collocavano su livelli inferiori alla media
italiana.
Negli anni 2008 e 2009 il credito al consumo ha continuato a crescere,
compensando in parte la diminuzione del reddito disponibile, per poi nel periodo
successivo stabilizzarsi rispetto al reddito e ridursi rispetto ai prestiti totali delle
famiglie, a causa del perdurare della crisi che ha condizionato negativamente sia la
domanda che l’offerta di credito al consumo; si è passati da 2.809 milioni di euro nel
2009 a 2.625 milioni di euro a dicembre 2013 (-6,6%).
Il dato di settembre 2014 fissa il valore a 2.585 milioni di euro, il 2,3% in meno
rispetto allo stesso mese del 2013.
Crediti al consumo erogati alle famiglie liguri
3000
2500
2000
Banche
1500
Finanziarie
Totale
1000
500
0
2009
2010
2011
2012
2013
sett.2014
Nell’arco di tempo considerato, la Liguria si posiziona sempre al 12° posto nella
graduatoria regionale (eccetto nel 2009 quando è stata scavalcata dall’Abruzzo),
posizione peraltro confermata nell’ultima rilevazione della Banca d’Italia riferita al
mese di settembre 2014.
La tendenza a inasprire le condizioni di offerta ha riguardato in misura maggiore le
banche rispetto alle società finanziarie oltre che in Liguria anche in Sicilia, Toscana,
Veneto, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Umbria, Basilicata e Molise.
Crediti al consumo erogati alle famiglie in Italia
sett.2014
9000
8000
7000
6000
5000
4000
3000
Banche
2000
Finanziarie
1000
Valle d'Aosta
Molise
Basilicata
Trentino A.A.
Umbria
Friuli V.G.
Marche
Abruzzo
Liguria
Calabria
Sardegna
E.Romagna
Puglia
Veneto
Toscana
Piemonte
Campania
Sicilia
Lazio
Lombardia
0
I dati previsionali forniti da Prometeia, confermano questa situazione di stabilità in
Liguria anche per il 2015, a differenza delle altre regioni del Nord dove la spesa per i
consumi tenderà ad irrobustirsi.
Spesa per consumi delle famiglie (n.indice 1980=100)