Thomas Juhe, Sindaco Rauneim.
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Thomas Juhe, Sindaco Rauneim.
Discorso di Thomas Jühe Sindaco di Raunheim Gentile signora Farrall, egregio signor Michel egregio signor Visca, gentili signore e signori, desidero innanzitutto ringraziare sentitamente i rappresentanti delle nostre città gemellate, che hanno accettato l'invito a partecipare a questo giorno della Memoria del lutto popolare; oggi, per la prima volta da quando le nostre città hanno stretto un vincolo di amicizia, possiamo esprimere tutti insieme il nostro orrore nei confronti della guerra e della tirannia, e l'immenso dolore per le tante vittime che esse hanno mietuto. Il giorno della Memoria del lutto popolare, in occasione del quale ci riuniamo qui oggi, rappresenta una reazione alla paura destata dalle grandi sofferenze causate dalla Prima Guerra mondiale. Nel 1926 fu deciso di celebrare il giorno della Memoria del lutto popolare ogni anno, in una data prestabilita. Questa tradizione continuò fino alla presa del potere da parte dei nazionalsocialisti, che non avevano alcuna intenzione di rendere omaggio ai caduti in guerra, né all'idea di evitare il ripetersi dei conflitti. Il giorno della Memoria del lutto popolare fu dunque trasformato nel giorno della "Commemorazione degli eroi". I milioni di caduti in guerra, gran parte dei quali andarono incontro a morti orribili, erano diventati degli "eroi". L'obiettivo di tale stravolgimento del concetto di lutto popolare era chiaro: alla morte organizzata e tesa a raggiungere un preciso obiettivo di Stato doveva essere attribuita un'aura quasi di santità, e soprattutto di onore. Già allora, nel 1934, si sarebbe dovuto capire che la politica nazionalsocialista puntava coerentemente allo scoppio di un nuovo, grande conflitto. E per giungere a una Germania totalmente fascista in materia di politica, economia, giustizia e società mancava ormai poco tempo. Già nel 1938, infatti, fu avviata un'aggressiva politica di annessione che, con l'invasione della Polonia del 1° settembre 1939, innescò lo scoppio della Seconda Guerra mondiale del XX secolo, un conflitto che costò la vita a circa 60 milioni di persone. Occorre fare attenzione a non considerare in astratto la cifra di 60 milioni, perché dietro di essa si cela un dolore vissuto individualmente oltre 60 milioni di volte. A ciascuna vittima corrisponde una famiglia composta da persone gettate del lutto, spesso anche traumatizzate, per la morte di un congiunto. Dal 1952 la Germania ricorda le vittime della guerra e della tirannia, dedicando ogni anno una giornata alla Memoria del lutto popolare. Si ricordano le vittime, non gli eroi. Non vi è traccia né di onore, né di orgoglio; è piuttosto il ricordo del lungo elenco di orrori vissuti dal genere umano. Morti in operazioni belliche, uccisioni nei campi di concentramento, mutilazioni, morti per i bombardamenti delle città, umiliazioni, stupri di massa, deportazioni. La guerra mette in primo piano il lato più oscuro dell'uomo. Dalla guerra non emergono eroi, ma solamente un'umanità spezzata. Il giorno della Memoria del lutto popolare non può dunque essere vissuto passivamente, con lo sguardo rivolto al passato. Il XX secolo ha dimostrato, come mai era avvenuto prima, che società bene organizzate possono ricorrere ai mezzi più moderni per causare dolore e distruzione. Il ricordo di quegli orrori è ancora vivo tra gli abitanti della nostra regione. I nonni e i bisnonni riescono ancora a farlo rivivere nei loro racconti di sopravvissuti. Gli stessi racconti dei genitori, anche se indiretti, continuano a essere credibili e impregnati dagli orrori del passato, tanto da lasciare un segno. Tuttavia, e io penso che questo sia chiaro a tutti i presenti, si intravede già il momento in cui il ricordo di quegli orrori inizia a sbiadire, raggiungendo un livello critico. Gentili signore e signori, dobbiamo essere pronti. Prepararsi non può consistere altro che nel rifiuto della comunità mondiale, portato avanti tramite politiche attive, per la guerra d'attacco, la dittatura e il mancato rispetto dei diritti umani. Non basta rifiutare la guerra come mezzo di conflitto durante le dichiarazioni ufficiali e l'enunciazione di principi. In tutto il mondo gli Stati devono far sì che l'orrore nei confronti di azioni compiute dall’uomo, come la guerra, il genocidio, la repressione e la persecuzione 1 delle minoranze, la deportazione, ecc., sia sempre chiaramente recepito fino nei minimi risvolti delle politiche sociali, culturali ed educative, così che tali azioni non si ripetano mai più in futuro. Signore e signori, penso che tutti sappiamo quanto lunga sia ancora la strada da percorrere. Sappiamo inoltre che su questa stessa strada incontreremo degli ostacoli. Gli attuali conflitti del nostro presente ci ripropongono continuamente la domanda se esista davvero la possibilità di andare incontro ad un'epoca in cui la guerra, i conflitti violenti e ogni forma conosciuta di repressione ed emarginazione possano venir superati. Personalmente, sono fermamente persuaso che l'umanità sia in grado di farcela. Tuttavia lungo questo percorso l'umanità ha seminato miliardi di milioni di vittime. Vittime che hanno subito indicibili sofferenze personali, vittime che hanno perduto genitori o figli, vittime il cui tragico destino troppo facilmente ricade nell'anonimo calcolo del totale dei morti causati da guerre e dittature. In questo giorno della Memoria del lutto popolare a Raunheim, il nostro pensiero va esplicitamente a tutte le persone che hanno perso la vita a causa della guerra e della dittatura, e a quelle che da esse sono state gettate nella disperazione. Alcuni anni fa a Raunheim decidemmo di compiere un passo necessario ormai da tempo, togliendo la targa commemorativa originariamente esposta di fronte alla Sala delle commemorazioni, che si limitava a ricordare le "nostre" vittime. Oggi, le vittime cui va il nostro ricordo sono certamente anche altre. E includono soprattutto tutti gli abitanti di Le Teil e di Trofarello che furono uccisi o perseguitati dai tedeschi a seguito delle azioni belliche messe in atto durante le due Guerre mondiali. Se la Prima Guerra mondiale forse si può ancora interpretare come il precipitare delle potenze europee, causato dagli Stati, nella catastrofe originaria del XX secolo, il caso della Seconda Guerra mondiale deve essere considerato da tutt'altra angolatura. Un'ideologia razzista, revanscista e sprezzante del genere umano diede luogo a una dittatura, tollerata e ampiamente approvata dal popolo tedesco, che si abbatté sull'Europa con una brutalità fino ad allora inimmaginabile, soggiogandola, perseguitandola, e che non si fermò neanche davanti all’omicidio organizzato. È incomprensibile come, nonostante sia stata fatta chiarezza ormai da molto tempo, in Germania sia possibile osservare un ritorno alla forma più stupida e arcaica di pensieri e comportamenti portatori di disprezzo verso il genere umano. Soprattutto nell'ultima fase della dittatura nazista i tedeschi stessi furono vittime delle operazioni belliche, che furono scatenate sulla Germania in modo particolarmente brutale. Ringrazio i cittadini di Le Teil, Trofarello e Nantwich per averci porto la mano in segno di amicizia, nonostante gli atti esecrabili compiuti a suo tempo dai tedeschi. In particolare, desidero qui ricordare i pionieri delle iniziative di gemellaggio tra città e scuole, che avevano vissuto esperienze personali da entrambi i lati, quello dei colpevoli e quello delle vittime. Esprimo il mio cordoglio per le vittime della abitanti di Le Teil.(ripetizione in francese) Esprimo il mio cordoglio per le vittime della abitanti di Trofarello.(ripetizione in italiano) Esprimo il mio cordoglio per le vittime della abitanti di Nantwiich.(ripetizione in inglese) Esprimo il mio cordoglio per le vittime della abitanti di Raunheim. Prima e della Seconda Guerra mondiale tra gli Prima e della Seconda Guerra mondiale tra gli Prima e della Seconda Guerra mondiale tra gli Prima e della Seconda Guerra mondiale tra gli Possiamo noi tutti mostrarci forti abbastanza da bandire per sempre dal mondo ogni guerra, tirannia e violazione dei diritti umani (in francese, italiano, inglese e tedesco). 2