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NATURA
Alla scoperta
degli animali
di montagna
NOVITÀ
I Nordic Walking
Park della
Valle d’Aosta
The Shock
Absorbing
Technology
APRILE MAGGIO 2015
Euro 4,90
Anno 11 - N. 52 - Bimestrale - Fusta Editore - MEPE Distribuzione Editoriale - Via Ettore Bugatti 15 - 20142 Milano - Poste Italiane S.p.A sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (comp. in legge 27/02/04 n. 46) Art. 1 c. 1: LO/MI - I SSN 1974-5397
SPECIALE
Le terre alte
del Monviso
CON I BAMBINI
Sui sentieri della
Costa Azzurra
VENETO
La pedemontana
trevigiana
IL PARADISO
DELLE AZZORRE
Sull’oceano tra le ortensie
www.camminareweb.i
t
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FIERA
E RIVIERA
DI RIMINI
28-31
MAGGIO
2015
10 A EDIZIONE
ENERGY
EVOLUTION
organizzato da:
organized by:
con il patrocinio di:
with the patronage of:
www.riminiwellness.com
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Aprile Maggio 2015
DIRETTORE RESPONSABILE:
Roberto Mantovani
[email protected]
CAPO REDATTORE:
Alma Brunetto
[email protected]
IN REDAZIONE:
Giorgio Damilano
Maurizio Damilano
Laura Colognesi
CORRISPONDENTI:
Gianfranco Bracci
Vito Paticchia
HANNO COLLABORATO:
Gianni Allisio
Santo Alfonzo
Gianni Audisio
Sergio Beccio
Pino Dellasega
Rocco Cardamone
Alberto Cavaglion
Gualtiero Falco
Paolo Fissore
Maura Marchiori
Luca Mercalli
Franco Michieli
Annalisa Porporato
Samanta Rondinone
Stefania Siccardi
Franco Voglino
Luca Zaramella
CONTRIBUTI FOTOGRAFICI:
Gianni Allisio
Sergio Beccio
Enrico Bertone
Gianfranco Bracci
Luca Mercalli
Franco Michieli
Roberto Mantovani
Vito Paticchia
Annalisa Porporato
Renzo Ribetto
Livio Ruatta
Franco Voglino
DIREZIONE E REDAZIONE:
Fusta Editore
via Colombaro dei Rossi 2 B
12037 Saluzzo (CN);
tel. 0175.211955;
[email protected]
[email protected]
EDITORE
Fusta Editore
[email protected]
[email protected]
PUBBLICITÀ:
MAP Italia srl - 12037 Saluzzo (Cn)
Corso Beato Giovenale Ancina, 8
tel. 0175.248132 - fax 0175.248986
Luca Zaramella / Chiara Uscotti
P.zza IV Novembre, 101
Maerne di Martellago (VE)
Tel. 041.641302 - Fax 041.5030061
Valter Gaboardi
Tel. 329.8619328
STAMPA:
Reggiani spa - Brezzo di Bedero (VA)
DISTRIBUZIONE PER L’ITALIA:
MEPE Distribuzione Editoriale
Via Ettore Bugatti 15 - 20142 Milano (MI)
Registrazione Tribunale di Saluzzo: n. 161
ISSN 1974-5397
Una copia: 4,90 euro;
Abbonamento annuale (6 numeri): 25 euro
Abbonamento annuale dall’estero: 105 euro
Numeri arretrati: 7 euro
In copertina:
Costa Azzura, Cap d’Ail
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sommario
28
1
Editoriale
4
Camminare tra le nuvole
di Roberto Mantovani
È davvero ora di cambiare
di Luca Mercalli
34
6
Esplorazioni
Seguire e cercare?
Il valore dell’esperienza
Fitwalking allenamento
Curiosità, consigli
e insegnamenti
34
Speciale Veneto
40
Itinerari in Italia
48
Appuntamento
14
16
Ci troviamo a...
Venice Walking
Con i bastoncini
48
78
27
Alla scoperta
dei paradisi floreali
nelle Azzorre
Speciale Monviso
70
Compagni (in)visibili
Tutte le news dalla
Scuola Italiana Nordic Walking
76
Appuntamento
Da Melide al Monte Brè
Walking Lugano
Sfaccettature
Cave canem
Attenti al cane?
EssereDonna
Bournot da caregiver?
Non è uno scioglilingua
di Maura Marchiori
78
Appuntamento
Il 23 e 24 maggio
In Toscana con Camminare
Non ci sono più
gli animali di una volta?
di Rocco Cardamone
Fuori strada
Trail: quante gara
disputare in un anno?
Tra le terre alte
del Monviso
di Stefano Fenoglio
74
Nordic Walking
di Gualtiero Falco
24
Itinerari nel mondo
56
Alla scoperta dei
Nordic Walking Parks
di Pino Dellasega
22
I crinali
della Liberazione
di Gianfranco Bracci
di Paolo ed Emilio Fissore
19
Alla scoperta della
Pedemontana Trevigiana
di Vito Paticchia
di Maurizio Damilano
12
A passeggio con i bambini
sulla Costa Azzurra
di Franco Voglino e Annalisa Porporato
di Franco Michieli
8
Itinerari per famiglie
InSalute
Vegetariani?
Si, ma consapevoli e informati
di Samanta Rondinone
80
InSalute
Sedentarietà
La grande nemica
della salute
di Santo Alfonzo
www.camminareweb.it
Aprile Maggio 2015 /camminare 3
camminare
tra le nuvole
di Luca Mercalli
È davvero ora di cambiare
Il noto conduttore della trasmissione televisiva “Scala Mercalli” continua ad
essere a disposizione dei lettori di “Camminare”. In queste pagine risponde ad
alcune domande della redazione sull’inquinamento globale, sul cambiamento
del clima e sulla necessità di prendere esempio dai modelli virtuosi già messi
in atto in alcune regioni del Nord Europa, ma anche nel nostro Paese
S
i va a camminare in montagna,
a cercare cieli limpidi e, sospesa sull’agglomerato urbano,
capita di vedere classica nube scura
da inquinamento. Non è un bel vedere, soprattutto se si pensa che le
grandi città oggi sono responsabili per
il 75 per cento dell’inquinamento globale.
Mi chiedono: ma alla fin fine, nell’epoca della deindustrializzazione, del
telelavoro, della fuga verso le cinture
urbane e la campagna, le città sono
davvero così necessarie?
Credo che il problema vada girato a
economisti, urbanisti e antropologi.
Secondo me, però, la risposta va posta su un piano diverso, perché tutto
dipende da come sono congegnate le
città, da come producono, da come
smaltiscono fumi, scorie e rifiuti, dai
cicli di lavorazione industriale. Può
sembrare un paradosso, ma sotto
molti aspetti energetici le città sono in
teoria molto più efficienti degli insediamenti sparsi, che sono anche più
soggetti alla schiavitù dell’automobile,
degli spostamenti continui e dei rifornimenti capillari di merci.
Ad ogni buon conto, non basta allontanarsi di qualche decina di chilometri dalla città per sfuggire all’inquinamento dell’aria e dell’ambiente. Oggi
l’inquinamento è ovunque, il mondo
produce ogni anno miliardi di tonnellate di CO2 che si disperdono ovunque sul pianeta, e nell’aria che ci circonda ne circolano ben 400 parti di
CO2 per milione, il massimo della
concentrazione degli ultimi 800.000
anni. Lo testimoniano le ricerche condotte sulle bollicine d’aria intrappolate a grandi profondità nei ghiacci
Aprile Maggio 2015 / camminare 4
antartici, che hanno permesso di studiare le variazioni della presenza di
anidride carbonica presente nell’aria.
Siamo di fronte a un dato davvero
preoccupante, che sta già producendo
i suoi effetti nel mondo.
Per quanto riguarda il clima e le sue
manifestazioni, bisogna rendersi conto
che il cambiamento non è solo alle
porte: è in pieno svolgimento e ormai
non è più possibile tornare indietro
alla situazione in cui era calato il
mondo preindustriale. Si può solo cercare di mitigare l’evoluzione del fenomeno. Un obiettivo importante è
quello di contenere l’aumento medio
delle temperature per questo secolo
nei 2°C. Già in questo modo subiremo delle conseguenze, ma saremo
tuttavia in grado di limitare i danni,
che altrimenti causerebbero gravi problemi all’umanità intera.
Ma mi preme rispondere anche a
un’altra domanda, che mi è stata posta dalla redazione di “Camminare”.
Mi è stato chiesto se, in Europa, ad
esempio sulle nostre montagne di
casa, esistono ancora dei luoghi davvero incontaminati. Credo che la risposta debba essere necessariamente
articolata. Che l’inquinamento sia ormai globale, lo abbiamo spiegato poco
sopra. Detto questo, bisogna però verificarne il grado di concentrazione, il
che significa che esistono luoghi più o
meno contaminati. Ma anche che il
dato dell’inquinamento non è fisso e
può variare nel tempo, e ciò che oggi
è relativamente pulito domani potrebbe esserlo molto meno. Tutto dipende dal comportamento dei singoli
e delle comunità. Come ho cercato di
mostrare nel corso delle puntate televisive di Scala Mercalli, nella sola Europa, come del resto nella stessa Italia, si trovano esempi pessimi ma
anche situazioni virtuose, che si possono ormai copiare ed esportare a
casa propria con una certa facilità
Però bisogna agire, non è più il momento di indugiare.
esplorazioni
di Franco Michieli
Seguire o cercare?
lI valore dell’esperienza
Quando si cammina, il valore dell’esperienza è influenzato dalla sensibilità
personale, ma anche da come ci si orienta in mezzo alla natura. Negli ultimi
decenni, quasi senza accorgercene, abbiamo accettato che la segnaletica e
le tecnologie della rete sostituissero le nostre facoltà, al punto che oggi
riteniamo impossibile muoversi senza quei supporti. Ma cosa succederebbe
se eliminassimo gradualmente le troppe informazioni da cui siamo
bersagliati?
E
sistono due metodi fondamentali per muoversi lungo un percorso immerso nella natura, selvatica o in parte antropizzata: il primo
sta nel seguire delle indicazioni appositamente create dall’uomo per tracciare una via (come la segnaletica o il
segnale Gps); il secondo nell’interpretare il territorio nelle sue quattro dimensioni – cioè leggendo in modo personale le sue forme e i suoi eventi – per
individuare autonomamente un percorso possibile. Come ovvio, si trovano
anche tutte le situazioni intermedie:
per esempio, può capitare di camminare su un sentiero di pastori, con varie biforcazioni e privo di segnavia o
cartelli, dove la possibilità di seguire la
traccia si alterna alla necessità di interpretare i bivi.
Il fatto interessante è che i due metodi
di movimento ci offrono esperienze radicalmente diverse. Emozioni, scoperte
e insegnamenti che ci dà una via attraverso un bosco, o una successione
di colline, o un gruppo montuoso, non
variano solo grazie alla sensibilità personale, ma dipendono in gran parte da
come ci orientiamo.
Va detto che fino a un recente passato
i segni a vernice sui sentieri e il Gps
non c’erano: anche le cartine erano
molto meno diffuse, o non esistevano
affatto. Gli esseri umani, così come
ogni animale, hanno sempre saputo
leggere direttamente il territorio e il cielo
Aprile Maggio 2015 / camminare 6
FIT
WALK
ING
ALLENAMENTO
di Maurizio Damilano
Maurizio Damilano
risponde alle domande
che più di frequente i
praticanti si pongono:
può un neofita portare
a termine una
maratona?, come si
può migliorare la
propria velocità?, come
si evitano problemi alle
unghie e ai piedi?
Ma anche: come
scegliere in maniera
scientifica la misura
della scarpa e quali
calze utilizzare per
l’attività sportiva
Aprile Maggio 2015 / camminare 8
Curiosità, consigli
e insegnamenti
D
opo il grande successo del
Fitwalking del Cuore dello scorso mese di gennaio sono stati
tanti coloro che mi hanno contattato per
sapere qualcosa in più sul Fitwalking
e, in modo particolare, su come prepararsi per affrontare al meglio questi
eventi.
Alcuni a dire il vero mi hanno anche un
po’ spaventato perché gli ho visti sin
troppo proiettati su imprese di grande
impegno (maratone su tutte), e a volte con un accento un po’ troppo forte
su performance e agonismo. A tutti
questi ho ricordato che lo spirito vero
del Fitwalking è competere con se stessi, vivere la sfida personale in modo
equilibrato e non esasperato, insomma
andare com’è nella logica del camminare: passo dopo passo.
Che bello, però. È bello vedere tante
persone che si entusiasmano nell’aver
capito che il camminare è una forma
di sport autentica. Percepire che hanno capito il messaggio del Fitwalking,
dove il cammino non è più semplicemente passeggiare ma stimolare il fisico ad un’attività più intensa, anche
se in buon equilibrio con il proprio livello di preparazione.
Ho quindi pensato di dividere in due
questo spazio che normalmente dedico ad aspetti legati alla preparazione,
con suggerimenti e tabelle che vanno
dalle esigenze iniziali di chi parte a dedicarsi al Fitwalking, sino ai suggerimenti per preparare impegni ben più
rilevanti come affrontare una maratona a passo di Fitwalking.
La prima parte sarà quindi una selezione di tre domande (non tutte quelle che mi sono state fatte, altrimenti rischierei di confezionare un numero monotematico di “Camminare”) o curiosità
a cui dare una risposta. Naturalmente ho scelto quelle che mi sono state
rivolte più di frequente o che ritengo di
maggior interesse per tutti.
La seconda parte invece, come di
consueto, sarà una serie di tabelle di
suggerimenti di programma di allenamento per le ultime settimane prima di
una manifestazione di 10-15 km.
Tre domande frequenti
Ho iniziato da poco ma mi piacerebbe pensare di prendere
parte a una maratona: posso facela? Quanti mesi sono necessari
per poterla affrontare bene?
Quanto tempo è necessario dedicare alla preparazione?
Questa è una delle domande che mi
sono state poste con maggior frequenza in questo periodo e direi in questi anni in generale.
Diciamo che se da un lato è comprensibile questa voglia di pensare in
grande, dall’altro è necessario metterci un po’ di pragmatismo. Ogni cosa richiede i tempi giusti. Intanto è indubbio che chiunque, se ci mette la buona volontà e la giusta determinazione,
ce la può fare. I tempi necessari per
preparare bene una maratona dipendono da diversi fattori. Intanto, se si è
un neofita alle prime armi, i tempi sono
indubbiamente un po’ più lunghi; viceversa, se si arriva da esperienze sportive in altre discipline oppure dall’attività di cammino già svolta con una certa frequenza anche se non per distanze lunghissime, con 3-5 mesi di un
programma metodico e ben studiato
l’obiettivo è certamente raggiungibile.
Il consiglio che posso dare è comunque
quello di essere sempre progressivi nell’avvicinarsi alla maratona. Se non si è
mai affrontato un evento di lunga distanza – di corsa o di cammino che sia
– l’ideale è porsi dei traguardi intermedi.
Si può partire ad esempio dal preparare
un evento di 15-18 km, quindi una
mezza maratona, una 25 o 30 km se
la si trova, e poi arrivare alla maratona. Una progressione del genere si-
Pag
Appuntamento
VeniceWalking
L
a Venicemarathon diventa sempre più VeniceWalking. L’apertura
del Venicemarathon Club nei
confronti dell’universo dei fitwalkers e di
tutti coloro che abbracciano la camminata come forma di benessere e di
svago si fa sempre forte e decisa.
Saranno ben tre le occasioni che il
Venicemarathon Club propone quest’anno durante il lungo ed importante
cammino di celebrazioni per le trenta
edizioni della Maratona di Venezia.
Si inizia il 26 aprile con il Venice Running Day, il festival del running e della
camminata al Parco San Giuliano di
Mestre. Occhi puntati, in questo caso,
su La Panoramica, la non competitiva
aperta a tutti che si svilupperà lungo
tre diversi percorsi: uno di 5 km, uno
di 11 e quello più lungo di 18 km.
Come evoca il nome stesso, panoramici e molto suggestivi saranno i percorsi, soprattutto quelli più lunghi che
si snoderanno lungo il Parco San Giuliano, il Bosco dell’Osellino, il caratteristico Forte Marghera e la suggestiva
gronda lagunare, con vista mozzafiato
su Venezia. La partecipazione di
gruppo verrà premiata con biglietti aerei per Parigi e New York. Le iscrizioni
sono già aperte e maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.venicemarathon.it.
In occasione di questo primo appuntamento primaverile, inoltre, a partire
da martedì 10 marzo con cadenza
settimanale, il Venicemarathon Club e
la nuova associazione sportiva Per
Aprile Maggio 2015 / camminare 12
Tre sono le occasioni di cammino
che il Venicemarathon Club propone durante
il periodo di celebrazioni per le trenta edizioni
della Maratona di Venezia
Sport organizzano i “Corri X”, una serie di allenamenti serali collettivi, gratuiti e aperti a tutti, finalizzati ad avvicinare persone nuove al mondo del
running e del fitwalking e a fornire
un’adeguata preparazione in vista dell’imminente appuntamento di fine
aprile. Un tecnico di fitwalking dispenserà consigli utili su come approcciare questa disciplina durante i
sette allenamenti e accompagnerà
esperti e neofiti fitwalkers durante tutte
le manifestazioni organizzate dal Venicemarathon Club. Gli itinerari saranno sempre nuovi e diversi da 5 km
e 10 km. Maggiori informazioni su
www.venicemarathon.it
Il secondo appuntamento da non perdere è sicuramente la prima edizione
della MHM10KM, la nuova dieci chilometri non competitiva abbinata alla
Moonlight Half Marathon che si correrà da Cavallino Treporti a Jesolo sabato 23 maggio con partenza ore
19.30 per la mezza maratona, e
19.15 per la 10 chilometri. Un’occasione unica per vivere la magia di
camminare al tramonto in uno scenario unico, tra mare e laguna, di vivere
e assaporare il relax del mare e delle
spiagge bianche del litorale o divertirsi
fino a tarda notte nella movida di Jesolo.
Il percorso della 10 km partirà da
Piazza S. Maria Elisabetta, nel cuore di
Cavallino Treporti e giungerà in Piazza
Mazzini a Jesolo, lungo un tracciato
che si sviluppa tra laguna e canali. Le
iscrizioni sono già aperte e tutte le informazioni sono disponibili sul sito
www.venicemarathon.it.
Ultimo e imperdibile appuntamento
sarà la VM10KM, la dieci chilometri
non competitiva abbinata alla 30a Venicemarathon del prossimo 25 ottobre. Un’occasione unica per vivere la
magia degli ultimi 10 km della Venicemarathon, quelli che dal Parco San
Giuliano di Mestre giungono in Riva
Sette Martiri tra due ali di folla, dopo
aver attraversato il Canal Grande sul
ponte galleggiante di barche e aver
sfilato in Piazza San Marco. Un ottimo
motivo per camminare e godersi le
bellezze di Venezia.
Anche in questo caso, le iscrizioni
sono già aperte e informazioni disponibili sul sito www.venicemarathon.it.
Pag novonordisk roma_Layout 1 11/03/15 09:44 Pagina 1
Roma
Scopriamo la città eterna
attraverso i suoi parchi
Roma è una città che non ha bisogno di descrizioni, il suo patrimonio artistico è conosciuto in
tutto il mondo ed il suo fascino è senza tempo.
Oltre agli itinerari più noti mirati alla scoperta delle bellezze artistiche ed
architettoniche della città è possibile conoscerla percorrendo a piedi i
tanti parchi, delle vere e proprie oasi verdi in cui staccare dal traffico e
dal caos cittadino e ritemprarsi facendo dell’attività motoria all’aria
aperta.
Le possibilità sono davvero molteplici, le passeggiate del Gianicolo e del Pincio sono le più
conosciute, dalla Passeggiata del Gianicolo si
gode uno dei panorami più suggestivi del centro storico di Roma, è costituita da grandi viali
alberati ottimi per camminare e fare jogging
che si riuniscono nel piazzale Garibaldi per proseguire in un’unica strada che scende a tornanti
verso la Chiesa di Sant’Onofrio; la Passeggiata
del Pincio è tra i luoghi prediletti da turisti e romani, situata tra Piazza del Popolo e Villa Medici
è collegata direttamente a Villa Borghese attraverso via delle Magnolie, portata a compimento
tra il 1811 e il 1823 la passeggiata è stata fino
alla metà del ‘900 il vero e proprio parco cittadino.
Per una gita “fuori porta” pur restando in città o per godere di
spazi più ampi è possibile scegliere
tra diversi parchi ed aree verdi: il
Parco del Pineto Sacchetti, il Parco degli Scipioni,
il Parco del Colle Oppio, il Parco della Mole
Adriana, il Parco S. Gregorio al Celio ricavato dall’antico orto del monastero di S. Gregorio si
estende sul versante occidentale del Celio, Parco
Savello, il Parco di Monte Mario.
Di grande interesse sono infine i parchi collegati alle grandi ville borghesi
ed aristocratiche: i Giardini del Quirinale ed i Giardini di S. Andrea al
Quirinale area verde nel cuore della città, i giardini di Villa Balestra
adagiati sulla sommità dei Monti Parioli, i giardini di Villa Fiorelli, il parco
di Villa Glori situato sulla collina che domina l’ansa del Tevere immerso
tra i quartieri Parioli e Flaminio, i giardini di Villa Grazioli, il parco di Villa
Ada Savoia, il già citato parco di Villa Borghese tra i più estesi, delimitato
da ben nove ingressi, il parco di Villa Torlonia ed il parco di Villa Doria
Pamphilj di cui proponiamo l’itinerario.
Villa Pamphili è il più grande dei parchi romani e una delle ville meglio
conservate. La villa iniziò a configurasi come fastosa residenza di campagna durante il pontificato di Innocenzo X a metà del ‘600, in quegli
anni Camillo Pamphilj fede edificare il Casino del Bel Respiro con gli annessi giardini, ristrutturò l’edificio di Villa Vecchia e commissionò la
realizzazione di alcune delle fontane principali del parco. Nel Settecento
la Villa venne ampliata attraverso l’annessione di terreni limitrofi e
venne realizzato il Giardino dei Cedrati, a fine ‘800 ci fu l’ultimo grande
ampliamento della Villa con l’acquisizione della Villa Corsini a Porta San
Pancrazio. L’intera Villa è di proprietà del Comune di Roma l’accesso al
parco che dispone di percorsi ciclopedonali e percorsi ginnici attrezzati
è quindi libero e gratuito. Questo grande parco è tra le mete preferite
degli amanti del jogging, del fitwalking e del nordic walking che possono
godere di un ambiente ricco di natura e storia.
Costeggiando la Villa e seguendo i sentieri presenti nel parco si riesce a
coprire una distanza di 7 Km circa su un terreno che non presenta difficoltà accessibile a tutti, costeggiando il perimetro del parco si raggiunge
invece una distanza di 12 Km.
L’applicazione Città per Camminare e della Salute
è realizzata con il contributo non condizionato di
CON I
BAS
TON
CINI
di Paolo ed Emilio Fissore
Le nuove realtà da
scoprire ed esplorare,
per gli appassionati
della camminata
nordica con i
bastoncini, sono due:
Champlong di Verrayes
e Cogne, ubicati in
angoli diversi della
Valle d’Aosta.
Li abbiamo visitati
in compagnia di Flavio
Dalle, master trainer
e International Winter
Nordic Walking Coach
della Scuola Italiana
di Nordic Walking
Alla scoperta dei
Nordic Walking Parks
A
d accompagnarci alla scoperta
dei Nordic Walking Parks della
Valle d’Aosta è Flavio Dalle, Master Trainer e International Winter Nordic
Walking Coach della SINW. A Flavio si
deve il progetto del primo NWP valdostano denominato Champlong, voluto
dall’Amministrazione di Verrayes, comune di circa mille abitanti situato a
quota 102. Verrayes è già nota tra gli appassionati per l’area sportiva di Rapy,
punto di riferimento per coloro che praticano lo skiroll, grazie a un anello di km
2.1, tra i pochi presenti in Europa, lungo
il quale è possibile allenarsi o semplicemente passeggiare anche con pattini,
roller e biciclette.
Il NWP sorge invece più in alto, oltre i
1600 metri, presso il terrazzo glaciale in
località Champlong. La zona, dalle caratteristiche geomorfologiche e paesaggistiche peculiari, d’estate è un luogo
ideale per il nordic walking, e in inverno
per la pratica del winter nordic walking,
dello sci nordico, o semplicemente per
camminare con le racchette da neve.
Una graziosa struttura, Blancheneige, è
integrata nell’area pic-nic regionale e offre la possibilità di gustare i piatti della
gastronomia locale. Laurent Vittaz, istruttore SINW e maestro di sci nordico, si occupa con la sua famiglia della gestione
della struttura ricettiva e della battitura
del suggestivo comprensorio sciistico.
«Dal punto di vista paesaggistico» spiega
Flavio Dalle, che è anche guida escursionistica naturalistica abilitata dalla regione Valle d’Aosta, International Mountain Leader Uimla e Accompagnateur
moyenne montagne francese, dal Col de
Bornes, il luogo più elevato dell’intero
Park, il colpo d’occhio è notevole e permette di ammirare un ampio tratto della
catena intervalliva montuosa della Valle
d’Aosta.
Il Park di Champlong
Il Park offre quattro diversi itinerari con
difficoltà variabili, per uno sviluppo complessivo di 24 chilometri. L’intero NWP è
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segnalato con cartellonistica a norma
SINW e offre una piacevole esperienza
per gli appassionati della camminata
nordica. Gli itinerari possono essere modificati con tre diverse varianti, tutte di facili caratteristiche.
Gli itinerari in dettaglio
Tor de la Brenva: lunghezza: 1.10 km;
dislivello: 70 m; difficoltà: facile. Dall’area pic-nic si sale lungo la strada sino
al termine dell’asfalto, per poi imboccare a sinistra una strada interpoderale
che entra nel bosco. Dopo 5 minuti, si
scorge la sagoma imponente del larice
secolare (brenva, nel dialetto locale). Si
prosegue nel bosco sino a giungere in un
punto panoramico.
Tor de Lozon: lunghezza: 2.8 km; dislivello: 177 m; difficoltà: facile. Dall’area
pic-nic si giunge all’abitato di Clavon e si
prosegue su una strada interpoderale
panoramica. La vista spazia sui villaggi
alti del comune di Verrayes e domina la
Riserva naturale del Lago di Lozon. Si oltrepassa la località Monjoux, sino a raggiungere la strada regionale che porta al
Col Saint-Pantheléon.
Saint-Pantheléon: lunghezza: 5.8 km;
dislivello: 244 m; difficoltà: media. La
prima parte del percorso corrisponde a
quello del Tor de la Benva. L’itinerario
comprende alcuni brevi tratti con pendenze un po’ più accentuate sino a giungere, dopo circa 2 km, a una biforcazione: qui si continua a destra, in piano,
sino a giungere al Col de Bornes, dove il
bosco si apre in una radura, raggiunta da
alcune strade interpoderali provenienti
anche da Torgnon. Bella vista sul Cervino. Si prosegue di nuovo all’interno
del bosco, prima in piano poi scendendo
leggermente sino a raggiungere la méta:
il Col Saint-Panthaléon.
Gran Tor de Champlong: lunghezza:
8.6 km; dislivello: 255 m; difficoltà: impegnativo. Si tratta dell’unione dei due
percorsi precedentemente descritti, il Tor
Saint-Panthaléon e il Tor de Lozon.
a cura di Pino Dellasega
Tutte le news dalla
Scuola Italiana Nordic Walking
I segreti del passo
D
alternato,
La tecnica di avanzamento del passo
alternato nel nordic walking è distinta
in due movimenti: la rotazione e la distensione in avanti (che genera il susseguirsi dei movimenti di spinta) rotazione delle spalle che portano un
braccio in avanti facendogli afferrare
l’impugnatura del bastoncino con la
mano; la gamba opposta viene portata
in avanti ed inizia la rullata del piede.
Il movimento di spinta
A sua volta, la spinta è suddivisa in
quattro movimenti: appoggio-caricamento; spinta-distensione; controllo
dei movimenti; mantenimento.
•Spinta-distensione
Piede: alla fine della rullata (punta del
piede) inizia la fase di spinta e distensione;
mano: inizia la pressione sul lacciolo
del bastoncino con apertura graduale
della mano e continua per tutta la
spinta fino alla distensione del braccio.
•Controllo dei movimenti
Piede: rollio controllato del piede sul
bordo esterno del metatarso per finire
sul mignolo e alluce, passando dalla
posizione supina a quella prona;
mano: apertura graduale e controllata
della mano durante tutta la fase di
spinta.
•Mantenimento
Piede: mantenimento della tensione.
La gamba che si trova dietro rimane
tesa e a contatto con il terreno il più
possibile;
mano e braccio: mantenimento della
tensione. Il braccio dietro teso fino
alla fine della spinta e a contatto con
il terreno il più a lungo possibile.
la NordicWalkinRome,
e i grandi Cammini
dell’estate 2015 in
Spagna e in Portogallo.
E infine l’International
Nordic Walking Festival
all’Alpe Cimbra,
in Trentino
Posizione eretta del busto
ch
ius
ur
ad
ell
am
an
o
Il passo alternato
•Appoggio-caricamento
Piede: il tallone appoggia sul terreno e
inizia il caricamento del peso del
corpo durante la fase di rullata del
piede (tallone e metatarso);
ginocchio: nel momento di appoggio
del tallone sul terreno il ginocchio rimane leggermente piegato in modo
da assorbire da subito l’impatto con
il terreno;
mano: il bastoncino viene puntato nel
terreno e inizia il carico di spinta con
l’apertura graduale della mano.
Ap
ert
ur
ae
a questo numero scopriremo
insieme i segreti del nordic
walking in tutti i suoi passi
fondamentali e le differenti varianti,
così come essi vengono proposti dalla
Scuola Italiana Nordic Walking, nella
progressione tecnica delle 5 Fasi.
Cominciamo a parlare, nel dettaglio,
del passo alternato, il passo che caratterizza maggiormente il nordic walking. Lo si utilizza in pianura e in salita ma anche in discesa, quando la
pendenza è minima. Se il movimento
rimane sempre lo stesso, ciò che cambia, a seconda delle pendenze, è l’ampiezza del movimento e la rullata del
piede. Infatti in salita, a seconda della
pendenza, il passo alternato diventa
più corto e la rullata del piede viene
meno.
Nel passo alternato la coordinazione
braccia-gambe è al suo massimo dell’espressione.
Rullata del piede
Aprile Maggio 2015 / camminare 19
di Gualtiero Falco
Trail: quante gare
disputare in un anno?
Essendo il trail una
disciplina nuova, tecnici
e medici sportivi non si
sono ancora sbilanciati
più di tanto nello
stabilire un numero che
abbia un senso.
La risposta sta nella
considerazione di alcuni
parametri e...
nel buon senso
C
i siamo. Dopo il lungo inverno,
nel quale ci si è preparati più o
meno bene al periodo agonistico, ecco le gare.
Il calendario è sempre più fitto, non c’è
domenica senza almeno un paio di appuntamenti in ogni singola regione d’Italia, e la voglia di lanciarsi è tanta, talvolta troppa. E sono in tanti coloro che
tendono ad esagerare, inanellando una
competizione dietro l’altra, arrivando alla
fine dell’anno a contarne trenta, quaranta o addirittura di più. Ma qual è il
numero consigliabile di gare da affrontare in una singola stagione agonistica?
Essendo il trail una disciplina tutto sommato nuova, tecnici e medici sportivi
non si sono ancora sbilanciati più di
tanto nello stabilire un numero che abbia un senso anche se, come l’atletica
leggera e la corsa di lunga lena in particolare ci insegnano, la risposta sta
nella preventiva considerazione di alcuni
parametri e, soprattutto, nell’utilizzo del
buon senso.
L’età ed il grado
di preparazione
Un atleta maturo, di 30 anni, ben allenato, integro a livello muscolare e articolare ha sicuramente capacità diverse
rispetto a un cinquantenne, magari un
po’ acciaccato, che si allena quando
può e la domenica affronta un trail di 50
km. Considerazione banale e scontata,
sicuramente… Ma sovente, nel momento in cui applichiamo con le spille
il pettorale alla canotta da gara, scordiamo tutto ciò, pensiamo solamente a
Aprile Maggio 2015 / camminare 22
dare il meglio di noi stessi in quello che
stiamo per affrontare, e poi si vedrà.
Non bisogna invece scordare la propria
età, le proprie capacità fisiche, il proprio
grado di preparazione e scegliere, di
conseguenza, il tipo di gara ed il ritmo
che fa per noi. Non solo.
Anni fa Orlando Pizzolato, due volte
vincitore della maratona di New York,
asseriva che un atleta di buon livello
può correre al massimo due maratone
l’anno, non di più. Perché? Perché la
prova lunga richiede grandi sacrifici
nella preparazione che si protrae per
mesi, e parecchio tempo per “essere recuperata”.
È vero, oggi, rispetto agli anni ’80, i metodi d’allenamento sono cambiati, ma il
nostro organismo richiede comunque
rispetto ed è consigliabile, anche nel
trail, non correre più di due o tre “ultra”
l’anno, possibilmente in periodi lontani
l’uno dall’altro.
La distanza ed i dislivelli
Sempre più spesso gli organizzatori propongono nella stessa manifestazione
due o tre distanze diverse, più o meno
impegnative anche dal punto di vista altimetrico: non facciamo gli eroi, piuttosto scegliamo la prova meno dura, tenendo conto che la gara, oltre ad
affrontarla, bisognerà poi recuperarla. A
vent’anni una prova di 20 km con 500
m di dislivello si recupera in pochi
giorni, a 40, probabilmente, è necessaria una settimana.
Per questo è consigliabile andare per
Appuntamento
Il 23 e 24 maggio
In Toscana con Camminare
Una grande
manifestazione aperta
I
a tutti i lettori
che vogliono ritrovarsi
insieme per due intere
giornate
Aprile Maggio 2015 / camminare 24
n questi ultimi anni i percorsi hiking italiani si sono moltiplicati e,
visto l’immenso patrimonio storicoartistico del “Bel Paese”, molti di essi
conducono l’escursionista a visitare
siti storici di ogni tipo.
Fra i ricercatori di questi percorsi ci
sono anch’io. Appassionato di archeologia e del camminare, non ho
fatto fatica a sommare insieme le mie
due passioni e a proporre il recupero
e la valorizzazione di alcuni antichi
sentieri che mi avevano impressionato
per la loro bellezza e per il loro interesse storico archeologico non ancora
valorizzato. Fra questi vi sono alcuni
percorsi nel Comune di Calenzano (Fi)
che si inerpicano sulle pendici dei
Monti della Calvana, rarità geologica
in Toscana in quanto di tipo carsico, e
conducono a delle enormi muraglie di
probabile lontana origine etrusco-romana.
Un crocevia
di antiche vicende
Calenzano, grazie alla sua ubicazione
strategica ai piedi dell’Appennino, fin
da tempi remoti, è un crocevia di antiche strade. Testimonianze presenti
sul territorio e risalenti alla preistoria,
al periodo etrusco, a quello romano e
medievale, arrivano fino a noi. Anche
oggi l’importante arteria autostradale
che unisce il nord con il sud dell’Italia
passa da qui, e non per caso. La cittadina è inserita nella Val di Marina,
contornata dai Monti della Calvana e
dal Monte Morello, uniti fra di loro dall’antico Passo di Combiate, oggi Croci
di Calenzano. Tali testimonianze storiche, che si esplicitano in antiche e imponenti muraglie a secco situate in
zone selvagge, vasche lustrali, resti di
probabili tombe etrusche, i resti di
una villa romana e di un castello altomedievale, sono raggiungibili solo a
piedi e in meno di un’ora di cammino.
Le diverse emergenze architettoniche,
Appuntamento
Da Melide al Monte Brè
Walking Lugano
U
n suggestivo tracciato di 8.2 km
con partenza da Melide, pittoresco borgo che costeggia interamente il lago fino a Lugano, incantevole città cosmopolita a misura d’uomo.
È la novità della 9a edizione di Walking
Lugano, in programma domenica 26
aprile, promossa dall’Associazione Walking Lugano e divenuta nel corso degli
anni una delle principali manifestazioni di nordic walking della Svizzera. I walkers partiranno direttamente da Melide,
pittoresco centro impreziosito dalla chiesa parrocchiale dei Santi Quirico e Giulitta e dall'oratorio del Santo Crocefisso
(1626), dove fu costruito nel 1890 il
ponte-diga omonimo che collega Melide a Bissone e le due rive del Lago di Lugano. Oltre al nuovo percorso non mancheranno i classici tracciati: Relax (6.6
km), facile, pianeggiante e adatto a tutti, anche con carrozzine e passeggini, Panorama (10.6 km), percorso panoramico
di lunghezza media, Fitness (15.6 km),
tracciato di media difficoltà che si snoda tra fiumi e boschi, ed infine il Challenge (18.6 km), l’emozionante sfida per
i camminatori più allenati con la salita
fino al Monte Brè (925 m s.l.m.), con
un panorama mozzafiato sul lago Ceresio, sulla città di Lugano, sul Monte
Rosa (80 km di distanza) e verso l'Italia fino alle Alpi marittime (230 km di
distanza). Il centro di Lugano (Piazza Riforma e Manzoni) sarà animato dal Walking Village, con espositori del settore che
proporranno consulenze e intrattenimenti.
Iscrizioni: www.walkinglugano.ch, inclusa una carta giornaliera Arcobaleno,
2° classe, valida per tutte le zone, che
permette di raggiungere la partenza
con i mezzi pubblici, oppure da Lugano tramite l’offerta “Lake and Walking”,
che include il viaggio in battello da Lugano fino a Melide.
DORMIRE NELLA STORIA
ALL’HÔTEL WALTER AU LAC
Nel 1888 Walter Forni, combattente
garibaldino e compositore, iniziò l’esercizio
dell’Hôtel Walter au Lac nella Casa Oliva in Riva
Vela 11, sul lungolago di Lugano. Adiacente la
zona pedonale di Lugano, l'Hotel Walter au Lac
offre camere climatizzate con splendida vista
sul lago Ceresio, con terrazza panoramica con
vasca idromassaggio.
Nelle vicinanze: funicolare per la stazione,
Palazzo dei Congress, imbarcadero. Casinò,
centro culturale LAC, teatri, musei, Parco Ciani
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Hotel Walter au Lac | Piazza Rezzonico 7 | CH-6900 Lugano | Tel. +41 91 922 74 25
Lugano da scoprire a piedi
Su una baia della riva nord del lago omonimo, circondata da cime panoramiche
di rara bellezza, Lugano, terzo polo finanziario ed importante centro di congressi, di banche e d’affari della Svizzera, è anche la città dei parchi e dei giardini fioriti, delle ville e degli edifici religiosi. Risalgono all’875 le prime testimonianze della città, già menzionata nel
724 nella donazione che re Liutprando
fece a San Carpoforo di Como.
Dal Monte Brè un sentiero pedestre scende fino al villaggio omonimo, che ha saputo conservare il suo fascino tipicamente ticinese, aggiungendovi opere
d’arte raffinate. Un’escursione che parte dal San Salvatore scende invece al delizioso villaggio di Carona e prosegue raggiungendo Morcote con rientro in battello
fino a Lugano. Sul lungolago si cammina costeggiando il giardino del Belvedere,
deliziosamente ornato di camelie e magnolie, di piante subtropicali e di opere
d’arte moderne. A piedi si raggiunge anche il Museo Cantonale d'Arte con opere di Klee, Jawlensky, Renoir e Degas,
con poche ma significative incursioni nei
secoli precedenti, che documentano
alcuni dei più significativi artisti ticinesi attivi sul territorio o in area italiana,
quali Giovanni Battista Discepoli, Pier
Francesco Mola, Giuseppe Antonio Petrini.
ENTE TURISTICO DEL LUGANESE
Via Nizzola 2 - 6901 Lugano
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Phone: +41 (0) 58 866 66 22
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Aprile Maggio 2015 / camminare 27
A passeggio
con i bambini
sulla Costa Azzurra
Una bella meta per la fine dell’inverno e i primi tepori
di primavera, in un paesaggio incantato lungo ciò che
rimane del vecchio percorso dei doganieri.
Tra Roquebrune-Cap-Martin, Cap d’Ail e Saint-JeanCap-Ferrat, vi proponiamo alcune belle camminate
che si snodano sul lungomare, a filo d’acqua,
su comode piste scavate tra gli scogli, pontili riadattati,
in un miscuglio di natura selvatica e paesaggio
costruito dall’uomo
n Testo e foto di Franco Voglino e Annalisa Porporato
Aprile Maggio 2015 / camminare 29
Itinerari per famiglie | A passeggio con i bambini sulla Costa Azzurra
Il vantaggio di
camminare lungo le
rive del mare è che i
dislivelli sono quasi
inesistenti e non ci
sono problemi di
orientamento
Aprile Maggio 2015 / camminare 30
P
arlare di escursionismo marino
può sembrare bizzarro, ma camminare sulle coste del Mediterraneo è più semplice e affascinante di
quanto possa sembrare. Soprattutto in
Francia, questa è una realtà alla portata
di qualsiasi piede, perché le coste d’Oltralpe possiedono una caratteristica
quasi unica: nei tempi passati la legislazione prevedeva l’esistenza di un
vero e propri percorso “di guardia”
lungo tutte le coste nazionali, noto
come “percorso dei doganieri”. Un
unico, lunghissimo sentiero percorso,
appunto, dai doganieri nel loro servizio
di controllo.
Oggi questo tracciato si è quasi ovunque salvato, trasformandosi in tranquille passeggiate adatte a tutti, lungo
sentieri lungomare, piste scavate sugli
scogli, pontili abbarbicati sulle massicciate, in un miscuglio di natura selvaggia fatta di passaggi arditi, con le onde
che scrosciano contro gli scogli sottostanti, e tratti attrezzati e rifatti per il running, con piastrelle lisce e senza ostacoli. In entrambi i casi, sempre con il
panorama della costa e del mare azzurro che si spalanca davanti agli occhi.
Un modo per vivere il mare anche nelle
stagioni non prettamente balneabili.
Si può vivere quest’“avventura” anche a
pochi passi dall’Italia, lungo le rive della
Costa Azzurra che, tranne in qualche
caso, hanno saputo mantenere quasi
miracolosamente un equilibrio tra edificazione e natura. Calziamo scarpe comode, dunque, e andiamo al mare, magari in compagnia dei nostri bambini.
INSERTO PROMOZIONALE
www.veneto.eu
A passo lento
Alla scoperta
della Pedemontana
Trevigiana
Treviso, città d’acqua vi saprà accogliere con un calore un
fascino tutto particolare, grazie agli scorci che richiamano
Venezia e alle numerose case affrescate. Arte, cultura, storia,
ma anche natura. Il fiume Sile vi guiderà lungo i sentieri immersi
nel suo Parco naturale, per giungere fin quasi alla città
lagunare.
Ma perché fermarsi solo a Treviso quando la provincia offre una
vastità di panorami, paesaggi e scorci meravigliosi?
Addentratevi nel cuore della Pedemontana Trevigiana e
toccando la punta più settentrionale della provincia, vi sembrerà
di sfiorare con un dito le Dolomiti che si aprono all’orizzonte
dall’alto dell’Alta Via TV 1, un percorso panoramico lungo circa
110 km che si sviluppa dal Monte Grappa – famoso soprattutto
per le testimonianze della Prima Guerra Mondiale – al
Cansiglio, una delle più belle foreste europee di abeti e faggi e
habitat naturale dei cervi che in autunno fanno riecheggiare il
loro bramito.
E tenete a mente nella zona molte sono le testimonianze della
Prima guerra mondiale, che qui ha visto combattere le ultime
battaglie decisive, specie sul colle del Montello. Da sempre
famoso per la ricchezza della sua flora, questo rilievo a forma di
fagiolo è una splendida palestra per tutti gli amanti dello sport e
della natura.
E per finire la Strada del Prosecco e vini dei Colli Conegliano e
Valdobbiadene. Se siete amanti dello sport, dalla bicicletta alla
moto, dal trekking al nordic walking, dal golf al volo libero,
questa è la vostra meta. Da Vittorio Veneto a Possagno,
passando per Conegliano e Asolo, un suggestivo tour tra storia
e belle colline. Tra miti e leggende, castelli e ville, paesaggi e
degustazioni, arte e storia, sport e natura, la Pedemontana
Trevigiana vi attende per regalarvi emozioni indimenticabili.
I crinali
della Liberazione
Sull’Appennino tosco-emiliano sta per prendere
il via un grande trekking aperto a tutti, che si
concluderà il 21 aprile in piazza Maggiore a
Bologna. Una grande manifestazione popolare,
rigorosamente a piedi, per ricordare la guerra
di Liberazione e i combattimenti alleati lungo la
Linea Gotica. Un percorso articolato in sei tappe
che, grazie ai mezzi pubblici può essere percorso
anche solo parzialmente, ma sempre in
buona compagnia
n Testo e foto di Vito Paticchia
Aprile Maggio 2015 / camminare 41
Itinerari in Italia | I crinali della Liberazione
C
ome anticipato nel numero
scorso, in aprile, sull’Appennino tosco-emilano, si svolgerà
un trekking aperto a tutti, che idealmente ripercorrerà il tracciato storico
percorso dalla 6a Divisione sudafricana
alleata tra l’autunno del 1944 e la
primavera del 1945, per liberare il
crinale tra il Setta e il Reno dalle forze
di occupazione tedesca. Partendo da
Vernio il 16 aprile, la manifestazione
– promossa dall’Istituto Beni Culturali
della Regione Emilia-Romagna e organizzata dalla sezione Cai “M. Fantin” di Bologna con il patrocinio dell’Anpi, farà tappa a Castiglione dei
Pepoli, Burzanella (Camugnano), Grizzana Morandi, Monte Sole e Sasso
Marconi. Si concluderà il 21 aprile a
Bologna, in piazza Maggiore, nella ricorrenza del 70° anniversario della Liberazione della città.
Partita in sordina, con il passare dei
mesi la proposta si è trasformata in un
progetto articolato e condiviso da numerosi enti e associazioni per ricordare direttamente sul territorio, fra i
borghi di montagna, un evento, la
guerra sul fronte della Linea Gotica,
che ha trasformato radicalmente la
vita di tante comunità appenniniche.
Al termine dei sopralluoghi avviati per
identificare il percorso – accolti ovunque dalla collaborazione delle amministrazioni locali, dalla disponibilità
dei soci del Cai e delle Proloco, dal
personale di musei, archivi, biblioteche, raccolte e centri di documentazione, dall’entusiasmo di appassionati
e ricercatori di storia locale, dalla familiare accoglienza di semplici cittadini, anziani testimoni incontrati nei
borghi, lungo i sentieri, nei boschi e
nei campi – si è arrivati alla definizione di un programma di iniziative e
del tracciato che ora viene presentato
ai lettori di “Camminare”.
La scelta di Vernio come tappa iniziale
del trekking era nata da valutazioni
tanto di carattere logistico, per la presenza di una stazione ferroviaria lungo
la Direttissima Bologna-Firenze, quanto di carattere storico: a Vernio, il 22
settembre 1944, la 6a Divisione sudafricana, proveniente da Prato-Cantagallo, si congiunse con i reparti della
34a Divisione americana. Ai sudafricani venne assegnato il settore di crinale tra i fondovalle Setta e Reno fino
alle porte di Bologna.
Quello che doveva essere un semplice
punto di partenza, è poi divenuto un
centro di proposte e contatti che
hanno arricchito il programma di
nuove iniziative: il 15 aprile, in anteprima, nella prestigiosa sede municipale
di Palazzo Bardi messa a disposizione
dall’amministrazione comunale, è prevista una conferenza-stampa con proiezione di filmati e presentazioni di ricerche storiche che termineranno con
un brindisi augurale. La Proloco ospiterà i convenuti nei suoi locali di Montepiano. Il percorso, nel suo sviluppo
da sud a nord, incrocerà la Via dei
Santuari, l’Alta Via dei Parchi e diversi
capisaldi e punti di arresto della Linea
Gotica.
I dettagli della
manifestazione
Il trek può essere percorso in tutto il
suo sviluppo, oppure partecipando a
una o più tappe.
Accesso: in treno e/o mezzi pubblici.
Vernio, 16 aprile
il paese si raggiunge in treno da Bologna (p. ore 8.10), Firenze (p. ore
7.10) o Prato (p. ore 7.40).
Castiglione dei Pepoli, 17 aprile
treno Bologna-S. Benedetto Val di
Sambro (p. ore 6.40; a. ore 7.21) da
Prato (p. ore 6.15; a. ore 6,41) - bus
per Castiglione dei Pepoli (p. ore
7.25; a. ore 7.55).
Burzanella, 18 aprile
linea 829 da Vergato Terminal bus (p.
ore 6.35).
Grizzana Morandi, 19 aprile
treno Bologna-Grizzana (p. ore 7.40;
a. ore 8.15); da Prato (p. ore 7.40; a.
ore 8.12); treno Bologna-Vergato (p.
ore 7.04; a. ore 7.53): la domenica
non c’è servizio bus
Monte Sole, 20 aprile
treno Bologna-Pian di Venola (p. ore
7.04; a. 7.40); Pian di Venola-Poggiolo: 5 km a piedi
Sasso Marconi, 21 aprile
treno Bologna-Sasso Marconi (p. ore
7.04: a. ore 7.28).
Informazioni: segreteria Cai, tel. 051
234856 (www.caibo.it).
Il paraporto Scaletta lungo il Canale del Reno a Casalecchio
Aprile Maggio 2015 / camminare 42
Alla scoperta
dei paradisi floreali
nelle Azzorre
Se cercate pace, silenzio, panorami senza fine,
svettanti code di balene, fioriture eclatanti e montagne
incantate, allora l’arcipelago dell’Atlantico è la vostra
meta ideale. Se si scelgono le mezze stagioni, ci si
muove senza preoccupazioni e si ha la possibilità di
progettare trekking ed escursioni in grande tranquillità.
E si può cenare senza problemi nelle taverne delle
isole, gustando con modica spesa le prelibatezze locali
n Testo e foto di Gianfranco Bracci
Aprile Maggio 2015 /camminare 49
Itinerari nel mondo | Alla scoperta dei paradisi floreali nelle Azzorre
M
i aveva sempre incuriosito
“l’anticiclone delle Azzorre” e
quindi, come prima cosa, ho
scelto di visitare il triangolo naturale
offerto dalle tre isole “mediane” di Fajal, Pico e Sao George. Ci sono andato
in settembre. Il tempo atmosferico è
stato molto variabile, ma la pioggerellina che cadeva a tratti – e solo in alcuni giorni – era spesso fine, e in fin
dei conti poco fastidiosa. In quei momenti le nebbioline velavano il paesaggio conferendogli una veste quasi
misteriosa, che poi diventava altera
non appena uscivano degli sprazzi di
sole che ne illuminavano i paesaggi
vulcanici, talvolta maestosi e impressionanti, come quelli che s’incontrano
lungo le nere coste laviche o giù per i
pendii arditi del Pico.
Anche dal comodo aereo delle linee
aeree Portoghesi della Tap, che stava
per atterrare all’aeroporto di Horta, appariva ben visibile l’enorme cono vulcanico che, con i suoi 3.51 metri,
s’impone come la più alta montagna
Fiori ed una escursionista nell’isola di Fajal
Aprile Maggio 2015 /camminare 50
Ci sono andato in settembre.
Il tempo atmosferico è stato molto variabile,
ma la pioggerellina che cadeva a tratti
e solo in alcuni giorni non era fastidiosa.
In quei momenti le nebbioline velavano il paesaggio
conferendogli una veste quasi misteriosa,
che poi diventava altera non appena uscivano
degli sprazzi di sole che ne illuminavano
i paesaggi vulcanici
del Portogallo (e forse una delle più
alte montagne del pianeta, se misurata
dal fondo dell’oceano...).
Girando in auto lungo le strade belle e
curate delle tre isole, si aveva l’impressione di essere quasi soli, tanta
era la scarsità del traffico. Del resto,
anche i paesi ci sono sembrati piutto-
sto piccoli anche se, pur ospitando
pochi abitanti per l’intero arco dell’anno, si riempiono di turisti durante
la stagione estiva.
A piedi invece, grazie alla ben curata
e recuperata rete di sentieri e mulattiere, che una volta fungevano da
esclusivo collegamento fra i villaggi
Tra le terre alte
del Monviso
Visibile da grandissima distanza, la piramide del
Viso è una sentinella ardita e solitaria che veglia su
buona parte della pianura piemontese. Nel corso dei
secoli, anche grazie alla sua silhouette slanciata,
illuminata dal sole di primo mattino e scura, quasi
nera, alla luce del tramonto, si è trasformata in un
simbolo dell’alta montagna. La sua ascesa ha
costituito l’atto di fondazione dell’alpinismo
organizzato in Italia, ma sotto le sue rocce, da
tempo immemorabile, palpita una cultura di grande
interesse che affonda le sue radici in tempi lontani
Aprile Maggio 2015 /camminare 57
È una piramide pressoché perfetta, un
castello di roccia e di ghiaccio che si erge
solitario sopra la moltitudine di cime minori
che fanno da baluardo alle pianure del
Piemonte centro-occidentale
Livio Ruatta
Dalle campagne a frutteto e dai vigneti collinari del
Saluzzese alle valli che ne abbracciano il massiccio,
l’area del Monviso si configura come una realtà particolare. Estesa, varia, ricca di realtà diverse ma tutte
inserite in una trama unificante per storia, cultura e
tradizioni, costituisce un’entità a sé, all’interno del territorio regionale. La silhouette del Viso, alta sulla pianura piemontese è visibile da ben più lontano, come
ben sanno gli scalatori che, giunti su qualche vetta
lombarda, volgono lo sguardo verso sud ovest; ma
il discorso vale anche semplicemente per chi sale in
cima al duomo di Milano nelle giornate terse.
La piramide dell’antico Vesulus, oltre che un valore
simbolico, solidamente acquisito da tempo immemorabile, rappresenta anche l’emblema di un’Italia
alpinistica che cominciò la sua avventura sportiva,
pedagogica e patriottico risorgimentale proprio
lassù. Discesa dalla sua cima il 12 agosto 1863, infatti, la mitica comitiva italiana guidata da Quintino
Sella fonderà nell’autunno di quello stesso anno, in
una riunione tenutasi al castello del Valentino a Torino, il Club Alpino Italiano.
Cuneese e piemontese, in virtù di quell’ascensione,
nel neonato Stato unitario il Monviso si trasformò subito nell’icona – meglio: dell’archetipo – della grande
montagna. Un vero e proprio brand diremo oggi,
capace di rappresentare il nuovo Paese nella sua rincorsa verso il futuro. Ma ancora non è tutto perché,
a differenza di altre cime alpine, il Monviso, è considerato dai piemontesi una specie di montagna madre, capace di vegliare e dar vita alle pianure sottostanti, anche perché dai suoi nevai e dalle sue
riserve glaciali scendono a valle le acque del Po.
La prima (quella dei britannici William Mathews e Frederick Jacomb con le guide Michel e Jean Baptiste
Croz nel 1861) e la terza salita della montagna si
svolsero passando per la Valle Varaita, e non per la
Valle del Po. Per due motivi: il primo era legato al-
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Aprile Maggio 2015 /camminare 63
Il Monviso
di Oncino
Un percorso del cuore
Testi e fotografie di Gianni Allisio e Sergio Beccio
Conoscevo poco delle montagne quando, qualche
decennio fa, incontrai a Torino una ragazza della montagna cuneese nativa di Oncino; il percorso che consiglio è un sentiero storico e, per chi scrive, uno speciale cammino della memoria e dell’anima; un lungo
viaggio che compii con quella ragazza della montagna
che mi ha accompagnato tutta la vita su tanti percorsi
anche esistenziali. Non fu facile farmi accompagnare
sui suoi sentieri segreti. La conobbi a Torino nel periodo della dolorosa emigrazione alpina e il cammino
sui sentieri di Oncino mi furono svelati poco alla volta,
con cautela e pudore, negli anni successivi, quando
da cittadino imparai ad amare la montagna della sua
giovinezza.
Il percorso ad anello, in sintesi
Oncino 1220 m – Meire Dacànt 1643 m
rif. Alpetto 2243 m – rif. Q. Sella 2641 m
Meire Tirolo 1622 m – Meire Dacànt 1643 m
Oncino 1220 m
Dislivello: 1430 m
Difficoltà: E
Tempo di percorrenza: 7.15 ore a/r (riducibile salendo alle
Meire Dacant in auto)
Accesso: Oncino, in alta Valle Po, è sovrastato dalla imponente mole del Monviso e disteso con le sue antiche
borgate a popolare l’incantevole Valle del torrente Lenta.
Per arrivare ai 1220 m del capoluogo, si percorre la strada
che da Paesana porta a Crissolo: quando la valle si fa
stretta, appare il ponte di Oncino. Si oltrepassa il Po svoltando a sinistra e si prosegue su strada asfaltata
Il percorso (il primo tratto si può fare in auto) parte dal
capoluogo di Oncino, dalla chiesa di Santo Stefano in
direzione Bigorie, seguendo la strada comunale: s’incontrano la cappella di S. Bernardo, luogo di deposizione di dodici partigiani trucidati il 1° aprile 1944 durante un’azione di rastrellamento, e il ponticello sul rio
Giuliàn, a monte del quale si scorgono le derivazioni
d’acqua della centrale delle Calcinere. La prima frazione che s’incontra è Fantone inferiore, con la sua
“posa dei morti”, quindi Fantone superiore e poi, dopo
un breve rettilineo, la razione di Ruetto, da dove si dirama un bivio che a sinistra conduce verso la località
Bigorie, attraversando il rio Daino e una bella faggeta
e toccando la frazione di Sant’Ilario. Qui c’è l’agriturismo delle Mulattiere e sulla sinistra (V5) si va verso la
valletta della Comba, dove agli addritti si sussegue una
serie di belle borgate con tante case (meizoun) ormai
quasi del tutto abbandonate.
Per questa direzione s’incontrano le borgate Cò da Roi
(Case Lunghe), Cò di Peirét, un bivio che ci porta
verso sinistra per ritrovare la borgata di Cò di Drai, le
case sparse di Bounart, poi cominciano le meire della
pastorizia stagionale: la Sagnëtto, Giandò, Lou Meirot,
e le Meire Dacànt, ultimo luogo raggiungibile con
mezzi motorizzati e sede dell’attività di uno degli ultimi
allevatori oncinesi (1 ora a piedi o 15 min. in auto dal
capoluogo).
Dalle Meire Dacànt (1643 m), situate sulle ultime propaggini della dorsale di Pian Paladino, parte il sentiero
(V5C/GTA) che percorre a mezza costa il versante destro del rio dell’Alpetto, attraverso pascoli e distese di
mirtilli. Sulla destra, oltre il torrente, incombe Rocca
Bianca, una formazione calcarea che s’innalza verticale e bianchissima.
Nelle sue vicinanze sono presenti diverse cavità car-
il biologico
del monviso
Il valore dei nostri prodotti
è nella semplicità delle nostre scelte:
solo frutta biologica, preferibilmente di origine italiana
utilizzo di dolcificanti di origine naturale
assenza di qualsiasi additivo
attenzione per le intolleranze
utilizzo di soli ingredienti nobili per il massimo del beneficio
Ai piedi del Monviso, nell’alta valle del Po, a 650 mt s.l.m.,
sorge il laboratorio di trasformazione
dell’Azienda Montana Achillea.
Grazie alla miglior tecnologia italiana, la miglior frutta bio viene
trasformata delicatamente in succhi, puree e
marmellate, senza l’aggiunta di coloranti, additivi,
conservanti, antiossidanti o addensanti.
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Aprile Maggio 2015 /camminare 69
Compagni (in)visibili
testo di Stefano Fenoglio
foto di Battista Gai
La curiosità di due giovani stambecchi, beniamini degli escursionisti alpini
Non ci sono più
gli animali di una volta?
Se la domanda ha una risposta decisamente negativa per i territori
antropizzati, lo stesso non si può dire delle zone montane e delle Alpi,
dove invece si è verificato un netto incremento faunistico.
L’abbandono delle alte quote da parte dei montanari ha favorito il ritorno
di molte specie selvatiche. E oggi, con qualche accorgimento, è possibile
arricchire escursioni e camminate con interessanti osservazioni naturalistiche
Aprile Maggio 2015 / camminare 70
sfaccettature
di Rocco Cardamone
Cave canem
Attenti al cane?
Il primo fossile di cane
rivenuto nei pressi di un
insediamento umano ha
circa 33.000 anni. Una
teoria, tanto affascinante
quanto complessa da
verificare, vede nella
possibilità di dormire più
profondamente e a lungo
la chiave di volta che ha
permesso al cervello
umano di svilupparsi
così rapidamente da un
punto di vista cognitivo.
E tutto ciò grazie al cane,
a cui è stata da sempre
la vigilanza degli
insediamenti umani
Aprile Maggio 2015 / camminare 74
«
Un cane che stava lì disteso,
alzò il capo e le orecchie. Era Argo,
il cane di Ulisse, che un tempo
egli stesso allevò e mai poté godere nelle cacce, perché assai presto partì
l’eroe per la sacra Ilio. Là, su di un mucchio di letame, Argo giaceva, coperto di
zecche. E quando Ulisse gli fu vicino,
ecco che agitò la coda e lasciò ricadere le orecchie; Ulisse volse altrove lo
sguardo e s’asciugò una lacrima senza
farsi vedere». Così Omero descrive, nel
canto 17 dell’Odissea, lo struggente incontro tra Ulisse e il suo cane. Argo è
l’unico ad aver riconosciuto Ulisse
dopo vent’anni di lontananza da Itaca.
Che il rapporto tra uomo e cane sia sempre stato un legame molto profondo ne
siamo consapevoli un po’ tutti. La testimonianza letteraria appena descritta
ne è un valido esempio: le sole lacrime
che Omero concede all’indomito guerriero, scampato a mille pericoli, sono
unicamente quelle versate per il suo
cane.
Il nostro amico a quattro zampe è da
sempre stato al centro di attenzioni particolari, difficilmente riservate ad altre
specie. Questa predilezione è attesta, tra
gli altri, da molti detti popolari: il cane
è il miglior amico dell’uomo; chi ama me
ama il mio cane; fedele come un cane,
ecc.
Anche molti pensatori hanno dedicato
al cane fiumi d’inchiostro, e tra questi,
ricordiamo: «chi non ha mai posseduto un cane, non può sapere cosa significhi essere amato» (Schopenhauer);
«i cani non mentono su ciò che provano, perché non possono mentire sulle emozioni; nessuno ha mai visto un
cane triste che fingesse di essere felice» (J. Masson); «in principio Dio
creò l’uomo, poi vedendolo così debole, gli donò il cane» (A. Toussenel). Anche il padre della moderna psicoanalisi Sigmund Freud non si è sottratto dal
rivolgere un po’ di attenzione al cane;
celebre è il suo: «I cani amano gli amici e mordono i nemici, a differenza degli esseri umani, che sono incapaci di
amore puro e confondono l’amore con
l’odio nelle loro relazioni». Tuttavia
difficilmente avremmo immaginato le
conclusioni a cui è giunto un team di
esperti internazionali, tra gli autori la
dottoressa Weiwei Zhai, biologa dell’Accademia Cinese delle Scienze di Pechino. Quando Zhai e i colleghi hanno
esaminato le sequenze genetiche canine e le hanno confrontate con il genoma umano, hanno scoperto che
sequenze che codificano funzioni come
il trasporto di neurotrasmettitori quali la
serotonina, la conversione del colesterolo e la predisposizione al cancro, erano presenti sia negli esseri umani che
EssereDONNA
di Maura Marchiori
Medico specialista in cardiologia
Componente dello staff medico FIDAL Trentino
Bournot da caregiver?
Non è uno scioglilingua
«
Alzi una mano chi non ha nessuno di cui prendersi cura» esordisce Phoebe a mo’ di saluto, ricevendo in risposta sguardi sconcertati
da tutti noi, che la stavamo aspettando per la consueta uscita di fitwalking. Ma Phoebe, essendo per l’appunto l’unica e incomparabile Phoebe,
continua: «Vi presento Elena, a cui il
medico ha consigliato di fare attività fisica per almeno 30 minuti al giorno
per combattere lo stress e il burnout
da caregiver».
A questo punto Phoebe la miope, che
oggi sfoggia lenti a contatto azzurre, si
accorge finalmente che qualcuno fra i
convenuti non sta capendo proprio un
bel niente di quello che va dicendo e
si affretta a continuare: «Elena ha una
famiglia di tre figli e un marito; è
un’insegnante e si deve occupare
anche della madre che ha difficoltà di
salute. E tutto da sola, perché è figlia
unica. La parola caregiver in inglese
definisce chi si occupa di aiutare persone in difficoltà; normalmente i propri familiari, ma non solo. Per burnout
si intende un esaurimento emotivo
che colpisce le persone che per lavoro
si occupano del benessere degli altri:
infermieri, psicologi, medici, assistenti
sociali, insegnanti, ma anche i familiari stessi di persone ammalate. I sintomi del burnout comprendono:
ansietà, depressione, irritabilità, insonnia; comparsa di problemi di salute di vario tipo, talora con la
sensazione di soccombere ad ogni
virus influenzale; mancanza di energie e stanchezza costante».
«Grazie per la presentazione, Phoebe»
interviene Elena, «ma credo di non
essere l’unica del gruppo ad essere
una caregiver e a soffrire di ansia per
questo motivo. Secondo le statistiche,
Aprile Maggio 2015 / camminare 76
Il caregiver è un sostantivo britannico che indica
chi si prende cura di qualche persona in difficoltà.
E il bournot è l’esaurimento emotivo che coglie
spesso chi, per professione, si occupa del
benessere altrui. Si tratta di una sindrome più
comune di quanto non si creda, contro la quale si
può lottare anche scegliendo di camminare
almeno il 3 per cento della popolazione si trova a dover dedicare tempo
ed energie a un congiunto in difficoltà. Sono soprattutto le donne ad
essere coinvolte nell’assistenza, in
una percentuale variabile dal 66 al
74 per cento, a seconda dei Paesi. I
soggetti in difficoltà sono in altissima
percentuale malati di demenza; persone che richiedono energie fisiche,
psicologiche ed economiche tanto più
elevate quanto più peggiora la malattia. Non mi vergogno ad ammettere di
essere allo stremo delle forze, e ringrazio Phoebe per avermi coinvolta
nel vostro gruppo di camminatori».
«Ci sono passato anch'io, per questa
esperienza» ammette Joseph il bastian contrario, che per una volta
smentisce la sua fama di persona cinica e sembra quasi umano. «Ci sono
malati che necessitano di assistenza
continuativa per ventiquattro ore al
giorno, sette giorni la settimana. Ciò
richiede davvero un enorme impegno
fisico, emotivo ed economico che
mette a dura prova le energie di chi fa
assistenza, il caregiver per l’appunto.
Negli ultimi anni sono nate associazioni e organizzazioni di aiuto ai caregivers che, fra le altre cose, si sono
anche occupati di stilare degli elenchi
di consigli utilissimi per non soccombere emotivamente. Per combattere la
depressione è importante prendersi
degli spazi quotidiani per se stessi,
svagarsi e fare attività fisica tutti i
giorni Ecco altri preziosi suggerimenti
da mettere in pratica:
• non accollarsi più responsabilità di
quelle che si è realmente in grado di
gestire;
• occuparsi di un problema alla volta:
risolvere un problema prima di passare a quello successivo;
• utilizzare tecniche di rilassamento:
yoga, stretching, ascolto di musica
ecc.;
• accettare ogni aiuto che viene offerto e, se si ritiene di averne bisogno, non esitare a chiederlo (a
familiari, parenti, amici, istituzioni
pubbliche);
• condurre una vita sana, rispettando
i tempi dei pasti e gli orari di riposo;
• rivolgersi al proprio medico per un
aiuto farmacologico, quando il
grado di stress diventa ingestibile”.
«Grazie, Joseph» conclude Phoebe, «e
adesso aiutiamo Elena a rilassarsi e a
ritrovare nuove energie con il fitwalking.
E poi vi invito tutti a casa per il tè».
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InSALUTE
di Samanta Rondinone
Dietista
Vegetariani?
Sì, ma consapevoli e informati
E
ssere vegetariani è una scelta
dettata da molteplici aspetti:
etici, religiosi, salutisti, oltre che
da specifiche motivazioni che guidano
la persona verso questo tipo di orientamento alimentare.
È interessante approfondire la conoscenza sulle diverse sfaccettature dell’alimentazione vegetariana. Ecco le
varianti più significative:
• Il latto-ovo vegetarianesimo
Chi segue questo tipo di alimentazione evita la carne e i suoi derivati,
il pesce, i molluschi e i crostacei,
ma ammette il consumo di latte,
formaggi, uova e vegetali incluse le
alghe.
• Il latto-vegetarianesimo
In questo caso vengono esclusi,
oltre alla carne, al pesce e ai loro
derivati, anche le uova. Sono ammessi, invece, il latte e i formaggi.
• Il veganismo
Escude qualsiasi prodotto di origine
animale, compresi uova e latte, e
permette solo alimenti vegetali.
Queste sono le principali varianti dell’alimentazione vegetariana, poiché
non ci si soffermerà ad analizzarle una
ad una nello specifico è importante
fare una considerazione più generale.
La regola principale, che vale per ogni
Aprile Maggio 2015 / camminare 78
Recenti studi hanno acclarato che le proteine animali
assunte in eccesso creano un dannoso aumento
dell’acidità dell’organismo che, tra le altre cose,
stimola anche i processi infiammatori che possono
aiutare l’insorgenza di patologie anche gravi. La regola
principale, che vale per ogni tipologia di regime
alimentare, è soddisfare al meglio i fabbisogni
giornalieri dei nutrienti
tipologia di regime alimentare, è soddisfare al meglio i fabbisogni giornalieri dei nutrienti, al fine di evitare
carenze che potrebbero generare, a
lungo o a breve termine, problemi di
salute anche gravi.
Immaginate di possedere una bella
auto da corsa, prestante e veloce.
Questa avrà delle esigenze specifiche
per ciò che riguarda la qualità di olio
e benzina usata, il tipo di pneumatici
da montare e così via. Se al momento
del bisogno decidete di non aggiungere l’olio per il motore quando questo è carente, oppure se non fate
benzina o mettete un carburante diverso da quello indicato, è ovvio che
l’auto funzionerà male fino a quando
si guasterà e non potrà più essere
usata.
Anche il corpo ha delle esigenze specifiche che non devono essere sottovalutate, ha bisogno delle giuste
quantità di nutrienti e di alimenti per
funzionare al meglio, affinché si evitino malattie che potrebbero verificarsi
in caso di carenze.
Quindi ricordiamo che per evitare di
creare danni al corpo ciò che si toglie
dall’alimentazione deve essere integrato, per esempio: se elimino la
carne, gli affettati e il pesce, elimino
un’importante fonte di proteine animali. Questa quota proteica animale
InSALUTE
di Santo Alfonzo
Responsabile servizio prevenzione
e salute sul lavoro ASL CN-1, Piemonte
Sedentarietà
La grande nemica della salute
I
l 6 aprile dello scorso anno si è celebrato il World Day of Physical
Activity: importanza di uno stile di
vita attivo per mantenersi in buona salute.
“L’attività fisica: un gol spettacolare
per la salute” era il motto dell’anno attraverso la giornata mondiale dell’attività fisica. L’evento era sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS) che dal 2002 invita gli stati
membri a promuovere ogni anno questa ricorrenza coinvolgendo un notevole numero di partecipanti.
In linea con le raccomandazioni Oms
l’iniziativa si rivolgeva principalmente
alla fascia di popolazione adulta per la
promozione di un semplice invito a
praticare ogni giorno 30 minuti di attività fisica. Secondo l’OMS la sedentarietà Questo campanello d’allarme,
sull’aumento delle malattie croniche
correlate a scorretti stili di vita, ha portato alla definizione di strategie anche
a livello europeo. Per questo motivo
nel 2013 l’OMS Europa ha riunito a
Vienna la 1° conferenza dei Ministri
della Salute per stilare una nuova
Carta OMS sulla facilitazione dei sani
comportamenti, nell’ambito della strategia Health 2020.
I rappresentanti di 25 Paesi europei,
sottoscrivendo questa carta della salute, si sono impegnati a promuovere
una sana alimentazione; favorire l’allattamento al seno; incoraggiare la
pratica dell’attività fisica in tutte le fasce di età (in particolare dei gruppi
vulnerabili 0-6 anni, donne, anziani);
organizzare gli ambienti di vita
(scuola, lavoro, comunità) in modo
che favoriscano la scelta di alimentarsi
in modo sano e fare attività fisica quotidiana nonché investire le risorse necessarie nella ricerca, nella realizza-
Aprile Maggio 2015 / camminare 80
La mancanza di attività fisica è il quarto principale
fattore di rischio di mortalità globale, e in Europa
provoca ogni anno 3.2 milioni di decessi.
Eppure evitare i rischi è abbastanza facile:
per rimanere in forma basterebbe percorrere ogni
giorno almeno 3 km, cioè circa 5000 passi
zione di programmi di prevenzione e
promozione della salute. In particolare, sono importanti progetti per contrastare sovrappeso ed obesità dell’età
infantile, abitudini alimentari scorrette
e scarsi livelli di attività fisica e la sedentarietà.
Gli effetti della sedentarietà si esplicitano in numerosi indicatori quali l’obesità, dislipidemia, diabete, osteoporosi e numerosi studi scientifici hanno
dimostrato come l’inattività provochi
l’incremento di trigliceridi nel plasma,
il decremento del colesterolo HDL (colesterolo buono), la diminuzione della
sensibilità all’insulina e la diminuzione della densità minerale delle ossa
(specialmente nelle donne in menopausa).
Alla luce di quanto emerge, se la sedentarietà rappresenta un reale fattore di rischio, l’obiettivo specifico di
salute sarà adottare un modello di intervento per la promozione dell’attività
fisica.
Un valido sistema per stimolare la popolazione allo svolgimento di attività
fisica è quello di formare gruppi omogenei di cammino e far diventare la
camminata, o il fitwalking, una pratica
mirata per ogni singola persona sedentaria. Un’attività fisica costante
può dare enormi benefici per l'organismo ma ciò presuppone un cambiamento delle abitudini. Camminare è
uno degli esercizi migliori per mantenersi in forma e camminare in gruppo
rinforza le motivazioni ed aiuta a perseverare nella pratica. Fare attività fisica significa mettere in atto una serie
di modificazioni a vari livelli del nostro
organismo che possono essere immediati o che si realizzano in relazione
alla regolarità dell’allenamento. I vantaggi si manifestano a carico dell’apparato cardiocircolatorio, respiratorio,
muscolo-scheletrico ed endocrino. In
pratica, restare in forma è semplice:
basta percorrere ogni giorno una distanza ben precisa (almeno 3 km),
cioè circa 5000 passi. L’approccio a
un’attività gradita (lunghe passeggiate,
fitwalking, andare in bicicletta, ballare, o fare giardinaggio) è il primo
obiettivo da raggiungere perché se al
lato salutistico si aggiunge il divertimento i risultati sono garantiti.
Il movimento è una medicina per
quasi tutte le malattie, non rimaniamo
nell’immobilismo, cerchiamo di utilizzare meno l’automobile, lasciamo a
casa la pigrizia perché camminare è la
strada giusta per combattere la sedentarietà.