Forest@ - La_Fauci_344 (2006)

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Forest@ - La_Fauci_344 (2006)
Copyright © by the Italian Society of Silviculture and Forest Ecology.
Sezione Speciale: Atti 5° Congresso SISEF: Foreste e Società - Cambiamenti, Conflitti, Sinergie
(a cura di: Lingua E, Marzano R, Minotta G, Motta R, Nosenzo A, Bovio G)
Osservazioni preliminari sulla necromassa in popolamenti di pino laricio
nel Parco Nazionale dell’Aspromonte
La Fauci A, Bagnato S, Gugliotta OI, Mercurio R*
Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari e Forestali, Università Mediterranea, Località Feo di Vito - 89060 Reggio
Calabria - *Corresponding author: Roberto Mercurio ([email protected])
Abstract: First observations on dead wood in Calabrian pine (Pinus laricio Poiret) stands in the Aspromonte National
Park (Italy). Coarse Woody Debris and Standing Dead Tress are considered relevant ecological elements for
soil and biodiversity conservation and for the ecosystem functionality. Investigations have been carried out
in natural and artificial stands of Calabrian pine (Pinus laricio Poiret) in the Aspromonte National Park
(Italy). The volume of Standing Dead Trees is of 1.4-22.0 m3 ha-1. The volume of Coarse Woody Debris is of
1.4-23.0 m3 ha-1. The combine volume of CWD and SDT (14.8 m3 ha-1) reaches the values suggested for forests
in Germany and France. The C stored in dead wood is of 0.33 Mg C ha-1. Observations on the dead wood
management in natural and artificial stands are here made.
Keywords: Necromassa, Gestione forestale, Pino laricio, Parco Nazionale dell’Aspromonte.
Received: Nov 22, 2005 - Accepted: Feb 16, 2006
Citation: La Fauci A, Bagnato S, Gugliotta OI, Mercurio R, 2006. Osservazioni preliminari sulla necromassa in
popolamenti di pino laricio nel Parco Nazionale dell’Aspromonte. Forest@ 3 (1): 54-62. [online] URL: http://www.sisef.it/
Introduzione
La presenza di piante morte in bosco rappresenta
secondo i canoni della selvicoltura tradizionale un
elemento di negatività e per questo devono essere rimosse: per motivi fitosanitari, per il maggior rischio
di incendio, per una maggiore sicurezza ai fini della
fruibilità turistica, per motivi economici e sociali legati ai diritti di legnatico che gravano sui boschi
pubblici. Inoltre nella gestione del bosco, questi
soggetti costituiscono una fonte di disturbo e di
impatto psicologico negativo (la presenza di una
quantità eccessiva di legno morto al suolo produce
insicurezza e paura - Ammer 1988, Nosswitz 1998).
Nello stesso tempo viene riconosciuto il valore e il
significato degli alberi morti in piedi dal punto di vista estetico-paesaggistico, culturale ed etico-religioso
(Alessandrini 1968, Mercurio 1994).
Gli ecologi hanno messo in evidenzia che la necromassa è una componente essenziale per il funzionamento degli ecosistemi forestali e in particolare per
la rinnovazione naturale (Harmon et al. 1986, Stockli
© Forest@ 3 (1): 54-62, 2006.
1996, McComb & Lindenmayer 1999, Kutnar et al.
2002); la fertilità e la conservazione del suolo (Harmon et al. 1986, McCarthy & Bailey 1994, Idol et al.
2001); il ciclo del carbonio e dei nutrienti (Harmon et
al. 1986, Laiho & Prescott 1999, IPCC 2000, Creed et
al. 2004); la conservazione e l’incremento della biodiversità (Harmon et al. 1986, Franklin et al. 1987,
McCarthy & Bailey 1994, Samuelsson et al. 1994,
Nilsson 1997, McComb & Lindenmayer 1999, Siitonen 2001, Norstedt 2001, Kutnar et al. 2002, Butler
& Schlaepfer 2004, Nordén et al. 2004).
La necromassa viene considerata un parametro essenziale nell’ambito dei nuovi indirizzi di gestione
delle risorse forestali secondo criteri "close-to-nature" (Kohm & Franklin 1997, Sullivan et al. 2001,
Vallauri et al. 2003). In Europa, il volume della necromassa in piedi e a terra è uno dei nove indicatori
pan-europei per una gestione forestale sostenibile
(criterio 4: conservazione e appropriato miglioramento della biodiversità negli ecosistemi forestali)
(MCPFE 2003).
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Fig. 1 - Distribuzione delle località studiate.
Le informazioni sulla necromassa sono ampiamente documentate per le foreste primarie del Nord
America e del Nord e Centro Europa, mentre per
quanto riguarda le foreste gestite sono molto più
scarse, e, decisamente mancanti per quanto riguarda
i boschi dell’area mediterranea.
L’obiettivo di questo studio è quello di effettuare
una valutazione quantitativa della necromassa presente nei popolamenti di pino laricio nel Parco Na55
zionale dell’Aspromonte verificando i risultati ottenuti con quelli osservati in altri casi simili e se siano
paragonabili ai valori proposti in letteratura nel
quadro di una gestione "vicina alla natura".
L’ambiente di studio
Lo studio è stato condotto in 12 località nel Parco
Nazionale dell’ Aspromonte (Fig. 1). I popolamenti
di pino laricio (Pinus laricio Poiret) si estendono so© Forest@ 3 (1): 54-62, 2006.
Necromassa in popolamenti di pino laricio nel Parco Nazionale dell’Aspromonte
prattutto sul versante meridionale dell’Aspromonte
fra 1200 e 1600 m, più limitatamente in quello occidentale fra 1100 e 1350 m per scendere localmente
fino a 900 m. La temperatura media annua è compresa tra 10.9 e 7.0 °C, la precipitazione media annua
tra 1100 e 1800 mm e quella estiva tra 45 e 115 mm.
Le pinete si localizzano soprattutto su scisti, gneiss
biotitici, più raramente, su rocce sedimentarie. I suoli
sono nettamente acidi, a tessitura franco-sabbiosa,
più o meno profondi nelle zone pianeggianti, mentre
in quelle in forte pendenza sono superficiali o a
roccia affiorante per fenomeni erosivi. I suoli più
evoluti in cui vegetano le pinete sono riconducibili
agli Eutric Cambisol e agli Haplic Phaeozem (Muscolo
& Sidari 2001). Il sistema di trattamento prevalente è
riconducibile, almeno in passato, ai tagli a schiumarola, ai tagli a raso con riserve, ai tagli successivi,
oggi al taglio a scelta. I turni di utilizzazione sono
variabili tra 80 e 100 anni. La rinnovazione naturale è
generalmente abbondante. Le forti utilizzazioni del
passato, il pascolo, e soprattutto il fuoco, hanno
favorito l’espansione del pino in alto verso la faggeta
e in basso nelle aree di vegetazione di rovere, di
roverella (Quercus virgiliana, Quercus congesta) e localmente del leccio.
Le pinete di pino laricio dell’Aspromonte sono
state suddivise nei seguenti tipi forestali (Caminiti et
al. 2002):
• 1° Tipo: Pineta pura di pino laricio tipica
• 1a Sottotipo: Pineta di pino laricio con rovere
• 1b Sottotipo: Pineta di pino laricio con faggio
Pineta pura di pino laricio tipica
Riferimenti ai sistemi di classificazione:
• IFNI 1998 (III liv.): 11.24
• INFC 2005: categoria: foreste di pino nero, pino laricio e pino loricato. Sottocategoria: pinete a pino
laricio
• Habitat natura 2000 (Dir.92/43/EEC): 9530/42.65 –
European Commission
• CORINE (1991): 42. 6 (42.651)
Sono pinete per lo più pure che possono raggiungere un elevato grado di copertura, anche se di frequente presentano ampi spazi vuoti. Sottobosco
spesso assente, mentre nelle zone aperte si rinvengono felce aquilina, erica arborea, ginestra dei carbonai,
rosa, ecc. La composizione dello strato erbaceo è
condizionata dal grado di copertura e dal passaggio
del fuoco. La degradazione viene poi accentuata dal
pascolo caratterizzando lo strato erbaceo per la presenza di graminacee (Bromus erectus, Anthoxantum
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odoratum, Festuca sp., Poa bulbosa, Dactylis glomerata,
ecc.).
Le pinete di pino laricio della Sicilia (Etna) e della
Calabria (Sila e Aspromonte) vengono inquadrate
nell’associazione Hypochoerido-Pinetum calabricae Bonin ex Brullo Scelsi e Spampinato 2001 (Brullo et al.
2001).
Dal punto di vista strutturale, si possono distinguere i seguenti tipi:
• Monostratificati: le fustaie monostratificate hanno
una copertura colma o a tratti discontinua (6080%). Per la mancanza di cure colturali, oltre il 25%
delle piante è compreso nelle classi diametriche
medio-piccole. Lo strato erbaceo è caratterizzato da
una copertura quasi continua di Pteridium aquilinum, e da semenzali di rovere (Quercus petraea ssp.
austrotyrrhenica), leccio (Quercus ilex), faggio (Fagus
selvatica).
• Stratificati a gruppi: le fustaie stratificate a gruppi,
presentano uno strato superiore costituito dalle
piante del vecchio ciclo e da uno strato inferiore da
rinnovazione naturale di pino laricio. Le piante
dello strato superiore assumono un aspetto senescente con la tipica chioma a tavola, ma sono ancora in grado di fruttificare, sono disposte a gruppi
di 2-5 individui con una densità di circa 100 piante
ad ettaro; sono soggetti di notevoli dimensioni che
possono raggiungere e superare i 200 anni di età.
Pineta di pino laricio con rovere
Riferimenti ai sistemi di classificazione:
• IFNI 1998 (III liv.): 11.24
• INFC 2005: categoria: foreste di pino nero, pino laricio e pino loricato. Sottocategoria: pinete a pino
laricio
• Habitat natura 2000 (Dir.92/43/EEC): 9530/42.65 –
European Commission
• CORINE (1991): 42. 6 (42.651)
Il bosco misto di pino laricio e rovere è molto
importante dal punto di vista ecologico e fitogeografico soprattutto in relazione alla presenza della rovere, elemento di una certa rarità nell’Appennino meridionale. Le popolazioni meridionali di rovere hanno
la funzione di bacini di risorse genetiche nelle epoche glaciali e di centri di ridiffusione nel post-glaciale. Brullo et al. (1999) hanno evidenziato come le popolazioni meridionali presenti in Sicilia e in Calabria
possono essere riferite alla ssp. austrotyrrhenica, allopatrica rispetto a quella tipica.
La struttura è biplana dove il pino occupa il piano
superiore e la rovere quello inferiore, la copertura è
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in genere discontinua (50%) a tratti il bosco può assumere la fisionomia di un pascolo arborato. Nei
tratti dove si è conservata la fertilità originaria,
assieme alla rovere è presente un folto strato di
Pteridium aquilinum e di arbusti come Cytisus villosus,
C. scoparius, Crataegus oxyacantha, Pyrus amygdaliformis. Lo strato erbaceo è in genere piuttosto
denso. Sono frequenti le specie provenienti dai
pascoli orofili come Festuca circummediterranea, Thymus longicaulis, Jasione echinata, ecc. mentre sono
poco rappresentate le specie nemorali.
Questo sottotipo viene inquadrato nell’Hypochoerido-Pinetum calabricae facies a Quercus petraea Bonin ex
Brullo, Scelsi e Spampinato 2001 (Caminiti et al.
2002).
Sono in larga parte giovani fustaie monoplane pure. Non sono state inquadrate dal punto di vista
fitosociologico.
In questa tipologia lo strato erbaceo è caratterizzato da una significativa presenza di Hypochoeris
levigata, che diventa meno importante alle quote più
elevate dove si associano specie nemorali, tipiche
della faggeta. La fruttificazione è limitata solamente
alle piante di margine per cui la rinnovazione di
pino è praticamente assente. Si possono notare
semenzali di faggio e più sporadicamente di abete
bianco in alto (1450-1600 m); rovere, leccio, roverella
ed anche castagno più in basso. La densità è sempre
molto elevata.
Pineta di pino laricio con faggio
La necromassa viene distinta: necromassa in piedi
(SDT, Standing Dead Trees) comprendente le piante
morte in piedi, intere o troncate, dove le foglie e i
piccoli rami sono caduti (Kaennel & Schweingrüber
1995) e necromassa a terra (CWD, Coarse Woody Debris) comprendente tutti i rametti, rami e fusti di
alberi e arbusti morti che sono caduti e che si trovano sul terreno (Bretz Guby & Dobbertin 1996). In
ogni località, la necromassa in piedi è stata rilevata
in un’area ritenuta significativa di 1256 m2, misurando in tutti i soggetti con diametro maggiore o
uguale a 2.5 cm a 1.30 m, il diametro a metà
lunghezza e la lunghezza totale; nella medesima area
sono stati misurati tutti i soggetti vivi. Mentre per il
rilievo della necromassa a terra, è stato impiegato un
campionamento per intersezione lineare (Van Wagner 1968, Corona 2000); il rilevamento è stato
condotto lungo 6-8 segmenti lineari di campionamento di lunghezza variabile da 30 a 40 m, con riferimento ad ogni singolo segmento è stato misurato il
diametro dei soli pezzi con diametro maggiore o
uguale a 2.5 cm che intersecano il segmento. Il metodo presuppone che i pezzi siano approssimativamente cilindrici, giacenti sul terreno e che siano
distribuiti e orientati casualmente nell’area. Le elaborazioni hanno riguardato: (a) per la necromassa in
piedi: il numero di fusti morti in piedi, la percentuale di piante morte in piedi sul totale, la ripartizione
in classi di diametro, il volume con la formula di Huber; (b) per la necromassa a terra: il volume di ogni
segmento lineare e il volume complessivo ad ettaro
impiegando le seguenti formule:
Riferimenti ai sistemi di classificazione:
• IFNI 1998 (III liv.): 11.24
• INFC 2005: categoria: foreste di pino nero, pino laricio e pino loricato. Sottocategoria: pinete a pino
laricio
• Habitat natura 2000 (Dir.92/43/ECC): 9530/42.65 –
European Commission
• CORINE (1991): 42. 6 (42.651)
Questa unità tipologica rappresenta la massima
evoluzione dei boschi di pino laricio alle quote più
elevate che, a causa dell’elevata copertura, permette
una evoluzione del suolo e successivamente ospita
un corteggio floristico tipico del sottobosco della
faggeta. La struttura è biplana con piano superiore di
pino e con un piano inferiore di faggio, la copertura
è in genere discontinua (60-80%). Questo sottotipo
viene attribuito all’Hypochoerido-Pinetum calabricae
Bonin ex Brullo, Scelsi e Spampinato 2001 facies a
Fagus sylvatica (Caminiti et al. 2002).
Rimboschimenti di pino laricio
Riferimenti ai sistemi di classificazione:
• IFNI 1998 (III liv.): 11.27
• INFC 2005: categoria: foreste di pino nero, pino laricio e pino loricato. Sottocategoria: pinete a pino
laricio
• Habitat natura 2000 (Dir.92/43/EEC): European
Commission
• CORINE (1991): 83.31
I rimboschimenti di pino laricio sono stati realizzati in varie zone dell’Aspromonte a partire dagli
800-850 m, come in alcune zone del versante occidentale, fino ai 1500 m. La massima parte degli
impianti fu eseguita fra la fine degli anni ’40 e la
metà degli anni ’60.
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Materiali e Metodi
V =∏
2
m
∑ d i2 /8L
i=1
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Necromassa in popolamenti di pino laricio nel Parco Nazionale dell’Aspromonte
dove m è il numero dei pezzi intersecati, d è il diametro dei pezzi (cm) nel punto di inserzione con il
segmento, L è la lunghezza del segmento lineare
campione (m).
Per il volume complessivo ad ettaro:

V=
n
 ∑ 
∑ L j⋅V j /
j =1
n
Lj
j =1
dove n è il numero dei segmenti campione e Vj è la
massa ad ettaro dei residui legnosi stimata sul j-esimo segmento campione.
Per la determinazione del C nella necromassa si è
proceduto moltiplicando il peso della necromassa
(volume per la densità basale del legno) per un fattore di conversione di 0.50 (Pregitzer & Euskirchen
2004). Per la densità basale si è considerato un valore
medio (0.45) e non si è tenuto conto della variabilità
tra le varie classi di decomposizione del legno.
Risultati e discussione
Nella tab. 1 sono riportate le caratteristiche dei popolamenti analizzati.
Percentuale e distribuzione diametrica della necromassa in piedi
Nei popolamenti naturali la percentuale della necromassa in piedi (in numero di individui) è in media del 3.5% e oscilla entro valori contenuti (2.8 11.4%, tab. 2). Si tratta di valori inferiori rispetto a
quelli riportati dall’Inventario Forestale Nazionale
(1985) (11%), ciò potrebbe essere dovuto al fatto che
in alcune zone non sono state riscontrate piante
morte in piedi probabilmente a causa di interventi
più o meno recenti.
Nei rimboschimenti la percentuale di necromassa
in piedi è del 6.4 %. Avolio & Bernardini (1997) riportano per rimboschimenti di pino laricio della Presila una necromassa in piedi media del 22.0% nel periodo da 0 a 27 anni, mentre nel periodo da 27 a 35
anni, in aree non trattate era del 9.7%. Nelle Serre,
rimboschimenti di pino laricio non diradati di 22
anni presentano una necromassa in piedi media del
30% (Mercurio 1999). Le cause sono dovute essenzialmente a fattori di competizione e a danni meteorici e subordinatamente ad attacchi parassitari.
La maggior parte delle piante morte in piedi
appartengono alle classi più piccole comprendendo
principalmente le classi da 5 a 20, subordinatamente
le classi da 25 a 35. Non vi sono soggetti con diametro > di 35 cm. (tab.3).
Volume della necromassa in piedi
Il volume della necromassa in piedi varia da 1.4 a
22.0 m3 ha-1 (tab. 4). Nelle pinete dell’Etna, la necromassa in piedi, in popolamenti già percorsi dal fuoco, era di 17.7 m3 ha-1 (Mercurio 2005).
Volume della necromassa a terra
Il volume della necromassa a terra è in media di 9.3
m3 ha-1. I valori oscillano da 1.4 a 23.0 m3 ha-1 (tab. 5).
Il Coefficiente di Variazione (CV) è compreso tra
19.5 e 34.4 % (tab.5). Nelle pinete dell’Etna, la necromassa, a terra era di 3.2 m3 ha-1 (Mercurio 2005).
La necromassa a terra è nel complesso maggiore di
quella in piedi. Nei casi esaminati in questa indagine, la maggiore presenza di necromassa a terra può
essere spiegata con le caratteristiche tecnologiche del
legno, con le condizioni ambientali che ne rallentano
Tab. 1 - Descrizione delle località studiate.
N
Località
Altitudine
(m)
Pendenza
(%)
Specie
prevalente
Età
(anni)
Grado di
copertura (%)
Gestione
attuale
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
M.Schirifizio
Monumento di Vitale
Maesano
Puntone di Lappa
Baracca del brigante
Piani di Salo
Piani di Cufalo
Sega di Cufalo
Sella Entrata
Piani di Amusa
Punta D’atò
Piani di Bova
1560
1460
1411
1452
1460
1495
1355
1355
1380
1370
1379
1100
16
13
20
13
12
40
13
25
16
13
16
10
Pino laricio
Pino laricio
Pino laricio
Pino laricio
Pino laricio
Pino laricio
Pino laricio
Pino laricio
Pino laricio
Pino laricio
Pino laricio
Pino laricio
96
160
80
98
87
90
63
80
140
96
83
40
85
65
70
70
75
75
65
80
90
70
85
80
Non gestito
Taglio a scelta
Taglio a scelta
Non gestito
Taglio a scelta
Taglio a scelta
Taglio a scelta
Non gestito
Non gestito
Non gestito
Taglio a scelta
Non gestito
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La Fauci A et al. - Forest@ 3 (1): 54-62
Tab. 2 - Numero degli individui vivi e morti in piedi.
Località
Vivi
(n ha-1)
Morti
(n ha-1)
Totale
(n ha-1)
Morti in
piedi
(%)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
390
175
326
422
350
1025
398
279
387
366
263
1575
48
0
0
24
0
0
0
8
50
32
0
108
438
175
326
446
350
1025
398
287
437
398
263
1683
10.9
0
0
5.4
0
0
0
2.8
11.4
8.0
0
6.4
Tab. 3 - Numero di individui morti in piedi per
classi di diametro ad ettaro.
Località
Classe di diametro
5
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
Totale
10
15
20
25
30
35
26 11
- 42
8
8
8
7
25
16
16
4
33
8
2
8
-
8
16
8
8
8
-
48
0
0
24
0
0
0
8
50
32
0
108
i processi di decomposizione e con la scarsa raccolta
da parte delle popolazioni. Nel caso specifico dei
rimboschimenti i maggiori valori osservati rispetto ai
popolamenti naturali sono dovuti alla maggiore incidenza dei danni di natura meteorica e alla mancanza
di interventi colturali.
Necromassa totale e carbonio fissato
Il volume della necromassa totale è in media di
14.8 m3 ha-1 I valori oscillano da 1.4 a 36.2 m3 ha-1
(tab. 6). Al riguardo, a semplice titolo di riferimento,
essi sono abbastanza simili a quelli delle pinete di
pino silvestre sottoposte a forte impatto antropico
(interventi selvicolturali, raccolta della legna per usi
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domestici, fuoco) della regioni meridionali della
Finlandia, dove si possono raggiungere 7-22 m3 ha-1
(Rouvinen et al. 2002).
Il peso della necromassa totale è in media di 6.7
Mg ha-1 (0.6-16.3). In precedenti indagini, Caminiti et
al. (2002) hanno riscontrato, nelle pinete naturali del
Parco dell’Aspromonte, che poteva variare da 4.3 a
22.3 Mg ha-1.
La quantità di carbonio fissato dalla necromassa è
in media di 3.3 Mg C ha-1 (0.3-8.1). Si tratta di valori
molto al di sotto di quelli riportati da Creed et al
(2004) per i boschi naturali di Picea rubens e Abies fraseri (22.3 Mg C ha-1) e da Pregitzer & Euskirchen
(2004) per le foreste temperate (42.0 Mg C ha-1). Ma
simili a quelli dei boschi a prevalenza di conifere di
alcune regioni della Russia (1.9-6.9 Mg C ha-1 - Krankina et al. 2002).
Tab. 4 - Volume della necromassa in piedi.
Località
Necromassa in piedi (m3 ha-1)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
22.0
0
0
6.2
0
0
0
1.4
1.9
20.5
0
14.2
Tab. 5 - Volume della necromassa a terra.
Località
Volume Medio
(m3ha-1)
D. S.
(m3ha-1)
CV
(%)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
6.6
1.4
4.5
6.6
11.4
23.0
12.4
4.4
7.9
7.7
4.1
22.0
6.6
1.2
3.1
4.6
15.2
36.4
9.3
2.0
4.1
8.2
1.2
17.5
29.5
31.0
34.8
29.4
34.4
34.4
32.8
28.2
32.9
29.5
19.5
29.2
© Forest@ 3 (1): 54-62, 2006.
Necromassa in popolamenti di pino laricio nel Parco Nazionale dell’Aspromonte
Tab. 6 - Necromassa totale e C fissato nella necromassa.
Località
Volume
Necromassa
Totale
(m3 ha-1)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
28.6
1.4
4.5
12.8
11.4
23.0
12.4
5.8
9.8
28.2
11
12
4.1
36.2
Conclusioni
Peso
Necromassa
C
Totale
(Mg C ha-1)
(Mg ha-1)
12.9
0.6
2.0
5.8
5.1
10.3
5.6
2.6
4.4
12.7
1.8
16.3
6.4
0.3
1.0
2.9
2.6
5.1
2.8
1.3
2.2
6.3
0.9
8.1
Le informazioni disponibili sulla quantità e qualità
presente nelle foreste mediterranee e nello specifico
per i popolamenti di pino laricio sono ancora
frammentarie e incomplete. I dati riportati in letteratura, anche per formazioni forestali simili, sono
ampiamente variabili e dovuti alla produttività
dell’ecosistema, alla continuità degli interventi selvicolturali, al regime dei disturbi naturali e alla diversità dei metodi inventariali adottati, tra cui il diametro minimo dei pezzi preso in considerazione. Ciò
comporta una notevole difficoltà di approccio all’argomento e di conseguenza nella traduzione pratica
nella gestione forestale.
Il rilascio della necromassa, in termini di quantità e
di qualità, deve essere attentamente valutato in
modo da conciliare esigenze economiche e di difesa
fitosanitaria con gli obiettivi di conservazione e
incremento della biodiversità. Due diverse strategie
di gestione si possono adottare: una per i popolamenti artificiali e una per quelli naturali. Nei rimboschimenti, la quantità di necromassa è elevata data la
scarsa pratica dei diradamenti, in questi casi è bene
che venga prontamente rimossa per motivi fitosanitari e per la prevenzione degli incendi e tenuto conto
che la maggior parte di questi rimboschimenti dovranno essere avviati verso un processo di rinaturalizzazione che preveda l’affermazione di formazioni
più stabili. Mentre nei popolamenti naturali la necromassa può avere un certo significato dove uno degli
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obiettivi prioritari è la conservazione e l’incremento
della biodiversità. I valori di carbonio fissati nella
necronassa sono poco significativi, ma comunque
possono contribuire ad aumentare lo stoccaggio
complessivo della foresta.
Se si considerano i valori complessivi (necromassa
in piedi e a terra) si può osservare che, in molti casi,
si raggiungono i valori di riferimento (da 5-10 a 15
m3 ha-1) proposti per i boschi della Germania
(Ammer 1991) e della Francia (Vallauri et al. 2003).
Dal punto di vista qualitativo, nei boschi oggetto
dell’indagine mancano i soggetti di grandi dimensioni che sono indispensabili per la vita degli organismi
(piccoli mammiferi, uccelli, ecc) legati alle cavità degli alberi senescenti (diametri maggiori di 40 cm). A
tale scopo adeguate forme di trattamento (tagli selettivi e/o tagli modulari), e l’allungamento dei cicli
di utilizzazione possono essere utili a favorire
l’affermazione di strutture pluristratificate e aumentare il numero di soggetti di maggiori dimensioni.
E’ inoltre importante stabilire come distribuire
accuratamente nello spazio la necromassa. Nelle
zone ad elevato rischio di incendio, come nell’area
mediterranea, è opportuno evitare l’accumulo di
materiale combustibile nelle zone immediatamente
circostanti a strade o ai luoghi molto frequentati dai
turisti.
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