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L’ARRIVO
UK, Isle of Wight, Cowes PO31 7SL, 24 Gordon Road, casa di Karren May. Questa è la mia
destinazione. Unico compagno di viaggio è Robin Morgan, il mio pappagallo di peluche, fido
compagno di Simone durante le sue infinite corse intorno al mondo, attraverso l’immensità degli
oceani. Robin è chiuso dentro allo zaino assieme a una copia de I colori dell’oceano e una di Ho
sposato l’oceano, i libri le cui parole racchiudono la ragione di questo viaggio: capire se l’oceano
fa ancora parte della mia vita, oppure se è arrivato il tempo di lasciarmelo alle spalle.
È il 6 gennaio, fa freddo e il vento non manca. Il cielo è limpido e il solo splende. Indosso i miei
jeans preferiti, scarpe da barca, giaccone da marinaio, cappello, guanti e occhiali da sole. Mi sento
a mio agio. Lo zaino sportivo, acquistato in Nuova Zelanda durante una tappa dell’Around Alone, è
comodamente appoggiato sulle spalle e con la mano trascino un piccolo trolley verde acido,
contenente gli ultimi vestiti che porto qui da Milano. Tutto il resto è già arrivato, nei sette scatoloni
che ho spedito via corriere pochi giorni prima.
Sono seduta in prima fila, davanti alla vetrata frontale, sul Red Jet, il traghetto veloce che dalla
cittadina di Southampton mi sta portando sull’Isola di Wight, precisamente nella piccola città di
Cowes. Il tragitto dura ventidue minuti, ma non si tratta di una normale traversata: per me è una
specie di “treno espresso per Hogwarts”, partito dal binario 9 e ¾ 1 , che mi teletrasporta in una
nuova dimensione fatta di indipendenza, libertà e pagine bianche tutte da scrivere. Senza passato,
senza attese né pretese. Durante il percorso mi trasformo, perdo le sembianze di pubblicitaria
milanese e acquisto quelle di persona libera, indipendente, priva di cittadinanza. Sono la padrona
esclusiva del mio destino. Lascio la lingua italiana alle spalle e divento madrelingua inglese. Da
Inbar figlia, amica, compagna, collega, antagonista, account, cliente, confidente, moglie, vedova,
punto di riferimento di qualcuno - divento Inbar e basta.
Sbarco del Red Jet e m’incammino seguendo la mappa stampata da Google Map. Dritto per la via
principale e poi destra e sinistra, lungo la ripida Gordon Road.
1
Nella serie di Harry Potter è il binario immaginario della stazione ferroviaria londinese di King's Cross, dal
quale parte il treno Espresso che porta a Hogwarts, la scuola di magia frequentata dal protagonista.
Provo a suonare al campanello, ma mi sembra di non sentirne il suono, forse non funziona. Allora
busso con vigore alla porta bianca di 24 Gordon Road. Mentre aspetto, osservo la casa da fuori. Si
tratta di una tipica costruzione inglese con un ripido tetto a punta, stretta e a più piani. È incollata
alla casa successiva dal lato destro, mentre dal lato opposto fa angolo con un vialetto che porta
all’ingresso posteriore e al box che si apre verso l’esterno tramite un portale azzurro “grecia”. Poi
si prosegue verso altre abitazioni che si affacciano sul minuscolo giardino privato.
Ho affittato una stanza proprio qui, tramite una mia amica che conosce Karren, la padrona di casa.
Io però non l’ho mai vista. Al sei gennaio la nostra storia si riduce a qualche mail e a un paio di
telefonate. Il rumore dei passi di Karren è preceduto dal latrato di Noah, il suo puntiglioso e
ricciuto terrier. L’impatto tra noi – cane escluso – è positivo. Dopo le presentazioni d’obbligo e i
convenevoli di rito, mi annuncia che sono stata preceduta dall’arrivo dei miei sette scatoloni,
indicandomi la pila di pacchi ben sigillati, posizionati nello studio al piano terra. Grazie a loro, il
ghiaccio tra noi si scioglie velocemente: svelo a Karren che solo quattro racchiudono i miei effetti
personali. Gli altri sono pieni di pasta, pandoro, Nutella, caffè e parmigiano. Più tardi, mentre
riempiamo la dispensa con il nostro ricco bottino, rigorosamente made in Italy, ridiamo ormai a
crepapelle per la magra figura da perfetta turista italica che sono già riuscita a fare...