L`olivicoltura italiana si `gioca` il proprio futuro sull`innovazione

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L`olivicoltura italiana si `gioca` il proprio futuro sull`innovazione
a Riva del Garda il 14 febbraio l’Aipo in collaborazione con la cooperativa Agraria Riva del
Garda presenterà il nuovo impianto per il trattamento delle acque di vegetazione della lavorazione
delle olive
NUOVE FRONTIERE PER L’OLIVICOLTURA
Il recupero degli scarti di lavorazione delle olive ha dato origine, grazie all’impegno dell’AIPO che in
tale direzione ha utilizzato con parsimonia i fondi comunitari, a nuovi scenari nella valorizzazione
commerciale degli stessi aprendo, tra l’altro, le “porte” a nuovi, interessanti, filoni di ricerca.
L’olivicoltura italiana ‘gioca’ il proprio futuro sull’innovazione, “vestendo” l’abito dell’ecocompatibilità ambientale e dell’eco-sostenibilità economica.
Non é una rivoluzione copernicana bensì il recupero di processi di valorizzazione, economica e
commerciale, dei suoi sottoprodotti (sanse vergini, nocciolino, acque di vegetazione) sino a ieri
considerate una vera e propria ‘minaccia’ per l’ambiente e, di conseguenza, un prodotto che non
aveva alcun interesse sotto il profilo economico. Tutt’altro.
In sostanza, si è trattato di ragionare su come attivare processi e procedure in grado di ridurre i costi
all’azienda olivicola e al frantoio, alleggerendo gli oneri collegati allo smaltimento dei residui della
lavorazione delle olive e le altrettanto onerose pratiche burocratiche per ottenere la relativa
autorizzazione.
Ridurre i costi delle imprese, certo, ma anche stimolare la nascita di attività in grado di sfruttare
economicamente e commercialmente i diversi derivati della lavorazione delle olive, oltre che
comprendere come, in quali comparti, utilizzare le sanse, le acque di vegetazione e il nocciolino.
In questa direzione, l’Associazione Interregionale Produttori Olivicoli (AIPO) ha attivato, dal 2008
allorché decise di “specializzare” il progetto di miglioramento di qualità nella gestione dell’oliveto
e nella produzione di olio d’oliva rendendo neutrali e eco compatibili, ma anche sfruttabili i suoi
sottoprodotti, un’attività di ricerca e sviluppo i cui risultati offrono la grande opportunità all’attività
olivicola di compiere una svolta epocale.
Un impegno nel quale ha coinvolto, di volta in volta, da primari istituti di ricerca universitari
(Verona, Padova, Perugina, Lubiana, etc.), oltre a industrie manifatturiere che hanno fornito il
necessario supporto, traducendo le indicazioni dell’AIPO, attraverso macchine e impianti
innovativi.
Da queste esperienze e dal confronto conseguente, l’AIPO non solo ha dato rilievo a quei principi di
multifunzionalità delle attività agricole, quanto ha portato un’articolata seria di processi di
innovazione, tali da dare una seconda “vita” economica ai reflui di lavorazione (spremitura) delle
olive.
Un’attività manifestatasi, oltre che sul fronte della ricerca e della sperimentazione, anche attraverso
momenti di confronto, che ha contribuito alla crescita imprenditoriale dell’olivicoltura nel Nord
Italia (non solo) e che oggi è possibile riassumere così:
1) valorizzazione economica delle sanse vergini.
Sottoprodotto (con la normativa precedente erano invece classificati rifiuti) che è sfruttabile come
biomassa, o fertilizzante o alimento zootecnico. Nel solo Veneto, ora, si producono ad ogni
campagna circa 60.000 quintali di sanse che i frantoi, per il loro smaltimento, si dovrebbero
accollare una spesa complessiva di oltre 180.000 Euro, ovvero qualcosa come 3.500 €/frantoio nel
solo Veneto,
2) utilizzo a fini energetici del nocciolino.
Sottoprodotto che oggi è ampiamente utilizzato per la produzione di energia termica e elettrica, in
campo industriale e/o domestico. L’attuale produzione in Veneto è di circa 18.000 quintali di
Segreteria organizzativa: Viale del Lavoro 52 – 37135 Verona - Italy
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nocciolino che sul mercato è quotato fra i 12 e 1 18 €/quitale. Se fosse smaltito come semplice
rifiuto significherebbe una perdita di reddito, per il frantoio, di circa 320.000 €.
3) recupero e potabilizzazione delle acque di vegetazione.
In questo comparto, premettendo che sono in corso d’opera un’articolata serie di studi e di analisi,
nel solo Veneto si realizzano oltre 120.000 quintali di acque di vegetazione che, per i loro contenuti
di oligo-elementi, risultano, dai primi parziali riscontri, un ottimo supporto all’attività di
fertirrigazione degli impianti viticoli, come concime fogliare, e nella produzione di biomassa. Se
dovessero essere smaltite secondo le vecchie procedure rappresenterebbero, per i frantoi e per
l’intera olivicoltura regionale, un aggravio di costo pari a circa 400.000 Euro:
Nella sostanza, i vari processi di recupero dei reflui della lavorazione delle olive attivati dalle
ricerche portate avanti dall’AIPO consente attualmente una contrazione delle spese di smaltimento
pari a poco meno di 1 milione di Euro, aprendo tuttavia le porte a nuove frontiere di utilizzo dei
reflui anche in campi, come quello dell’industria farmaceutica, impensati solo due lustri orsono.
In questa direzione si pone l’incontro del 14 febbraio al Centro Congressi della Fiera di Riva
d/Garda a cui parteciperanno, accanto a relatori e imprenditori di comprovata valenza professionale,
il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo e il direttore generale
dell’Unaprol - Consorzio Olivicolo Italiano che concluderanno l’incontro organizzato per la
presentazione della nuova macchina per la lavorazione delle acque reflue ma anche per valutare,
grazie anche al corretto e trasparente utilizzo dei finanziamenti europei, una parte, ancorché
ragguardevole, dei traguardi raggiunti dall’Associazione sul fronte dell’innovazione di processo
nell’ambito del più vasto progetto di miglioramento qualitativo della produzione di olio e di
sostenibilità ambientale del settore olivicolo, oltre all’incentivazione di nuovi spazi per il comparto
delle imprese della meccanica olearia e affini.
Verona, 14 febbraio 2014
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