alcune considerazioni - At

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alcune considerazioni - At
Nel Nome di Allāh il Misericordioso il Clemente
«[…] Quest’affermazione dello Shaykh di al Azhar è un grande errore perché molti ‘Ulamā’, già
fin dall’inizio dell’Islām, hanno sancito l’obbligo del niqāb (e hanno affermato la necessità di
portarlo) e coloro che non lo hanno considerato obbligatorio affermavano comunque che è
preferibile (istihbāb) portarlo […].
La sua azione è in flagrante contraddizione con la libertà personale della donna … vi è un
estremismo e una esagerazione che contrasta la sharī ‘ah e i diritti dell’uomo […].»
Shaykh Ibrahim Ibn Muhammad al Hakil
Imam della moschea di Riad – Membro del ministero saudita degli affari islamici
17/10/1430.
JK
«Per la donna, coprire il proprio volto con il niqāb o coprirsi in presenza di uomini estranei è
legittimo nell’Islām (cioè conforme alla sharī‘ah). La divergenza tra i dotti (‘Ulamā’) è nel grado
della legittimità: è obbligatorio, raccomandato (istihbāb) auspicabile o solo permesso (ibāha)? La
cosa corretta è l’obbligo di portarlo, e nessuno degli ‘Ulamā’ ha mai disapprovato le donne che lo
hanno indossato. Le affermazioni di chi nega il niqāb, quindi, sono in contraddizione con le Fonti
dell’Islām i testi giuridici della tradizione islamica giusti ed espliciti, un rifiuto degli
insegnamenti dei sapienti e una violazione dei diritti della donna che la sharī‘ah le ha riservato.
Tra i testi espliciti che dimostrano la legittimità del niqāb, troviamo lo hadīth di ‘A’ishah
nell’episodio di al-Ifq, dove quest’ultima si esprime in merito ad esso con la massima chiarezza.
Di ritorno dalla spedizione di Banu al-Mustalaq, la carovana fece una sosta lungo la strada.
‘A’ishah si appartò per i suoi bisogni. Tornò che la carovana si apprestava a rimettersi in marcia.
Accortasi di aver perso la propria collana, tornò sui suoi passi alla sua ricerca. Quando ritornò di
nuovo, la carovana era già partita. Essendo giovane e magrolina, la leggerezza della sua portantina
mentre veniva rimessa sul cammello non fece venir il dubbio a nessuno che fosse vuota. Decise di
rimanere lì ad aspettare, sicura che sarebbero tornati a cercarla non appena si fossero accorti della
sua assenza. Così fu. Ella disse: “Mentre ero addormentata nel mio giaciglio, per il sonno che mi
prese, arrivò Safwān bin al-Mu‘attal e poi al-Dhakawānī, mandati dai soldati alla mia ricerca. Vide
l’ombra nera di una persona che dorme, venne verso di me e quando mi vide mi riconobbe perché
aveva visto il mio viso prima (dell’ingiunzione) del velo. Svegliata dalla sua voce che menzionava
Allāh (let. e mi svegliai mentre lui, avendomi riconosciuta, diceva: ‘Invero apparteniamo ad Allāh e a Lui facciamo
ritorno’), coprii il viso con il mio velo (jilbāb)”. Dunque, Safwān bin al-Mu‘attal vide l’ombra di una
persona e vi si diresse. Era ‘A’ishah che dormiva con il volto scoperto. La voce di Safwān che
menzionava Allāh la svegliò. ‘A’ishah dicendo: ‘e quando mi vide mi riconobbe’ conferma che lui
l’aveva già vista in passato prima dell’avvento del velo.
Ciò prova che l’ordine in vigore da allora era di coprire il viso.
Si sa per certo che Asmā’ bint Abī Bakr, aveva detto: “Coprivamo i nostri visi per celarli agli
uomini estranei e prima usavamo pettinarci durante l’Ihrām (i rituali del pellegrinaggio).”1
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Hadīth raccolto ed autenticato da al-Hakīm; Adh-dhahabī è concorde con lui.
Le prove sul precetto coranico relativo al niqāb sono numerose.
Ecco delle affermazioni di alcuni ‘Ulamā’ che attestano il precetto per la donna di coprire il proprio
viso davanti ad uomini estranei
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Abū Bakr ar-Rāzī al jassās al Hanafī (m. 370 H2) spiegando le parole dell’Altissimo: 8O
Profeta, di' alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di (calare) far scendere
su di loro i loro veli (jalābīb)…9 [s. 33 (Al-Ahzâb): ā. 59] dice: “Questo versetto prova
che la donna è tenuta a coprirsi il viso davanti agli estranei e a manifestare riservatezza e
pudore quando esce per evitare che qualche perverso possa avere pensieri maligni”. (Ahkām
al Qur’an – I Giudizi del Corano 3/371)
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An-Nawawī (m. 676 H) un esponente di riguardo nella scuola shafiita, asserisce: “Ed è
vietato a un maggiorenne di guardare le parti intime di una donna libera (per opposizione
alla schiava, ndt) e anche il suo viso e le sue mani quando si teme la fitna”. (Nella sua
spiegazione, ar-Ramlī disse: all’unanimità)
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Ibn Shīhāb ad-dīn ar-Ramlī (m. 1400 H) dice nelle sue spiegazioni delle suddette parole di
An-Nawāwī: “Con l’unanime accordo dei musulmani di impedire alle donne musulmane di
uscire a viso scoperto, che lo sguardo è la culla della fitna…”. (Nihāyat al Muhtāj ila Sharh
al Manhaj – La meta del bisognoso delle spiegazioni del metodo nel fiqh secondo la scuola
shafita 6/187 - 188)
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An-Nasafī hanafita (m. 701 H) nella sua spiegazione delle parole dell’Altissimo: 8O
Profeta, di' alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di (calare) far scendere
su di loro i loro veli (jalābīb)…9 [s. 33 (Al-Ahzâb): ā. 59] disse: “Li facevano cadere su di
loro e li adoperavano per coprirsi il viso e le spalle” Madārik at-Tanzīl (I significati della
rivelazione) 3/79.
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Lo shaykh dell’Islām, Ibn Taymiyyah (m. 728 H ) disse: “Il fatto che le donne scoprano i
loro visi in modo che siano visibili dagli estranei non è concesso. Incitare al bene e vietare
questo munkar è dovere dell’autorità politica. Negare questo è deplorevole; chi non
obbedisce sia castigato nella misura proporzionata (in modo che si desista)”. (Raccolta delle
Fatāwā 24/382)
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Ibn Juzay al Kalbī malikita (m. 741 H) mentre spiega le parole dell’Altissimo: 8O Profeta,
di' alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di (calare) far scendere su di
loro i loro veli (jalābīb)…9 [s. 33 (Al-Ahzâb): ā. 59] disse: “Le donne arabe usavano
scoprire il viso come fanno le schiave; ciò attirava gli sguardi degli uomini. Allāh Altissimo
ha ordinato loro di far cadere i loro vestiti onde coprire il loro viso”. (Tashīl-‘ulūm at-tanzīl
–144/3)
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Ibn al Qayyim (m. 751 H) disse: in I‘lām al Muwaqqinyn –2/80: “L’intimità è doppia: una
agli sguardi e un’altra nella preghiera; la donna libera ha il diritto di fare la preghiera a viso
e mani scoperti, ma non può andare per mercati e ritrovi degli uomini in quel modo, e Allāh
ne sa di più”.
Citando i nomi dei sapienti musulmani abbiamo scritto H dopo la loro data di morte per indicare che si intende l'anno
secondo il calendario islamico che parte dalla data dell'égira, vale a dire il 622 dopo Cristo.
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Taqyud-dīn as-Subkī, shafiita (m. 756 H ) disse: “È più vicino all’operato dei compagni, dire
che il viso e le mani sono intimità per gli sguardi” (Nihāyat al Muhtāj – La meta del
bisognoso 6/187).
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Ibn Hajar (m. 852 H) nella spiegazione dello hadīth di ‘A’ishah, citato nel sahīh al Bukhārī,
disse che essa affermò: “Quando discese il versetto: 8E di' alle credenti di abbassare i
loro sguardi ed essere caste (di custodire le loro intimità) e di non mostrare, dei loro
ornamenti, se non quello che ne appare; di lasciar scendere i loro veli (khumur) fin sui
loro petti (let. fino alla scollatura)…9 [s. 24 (An-Nûr) : ā. 31] (le donne) presero i loro
drappi, li tagliarono attorno agli orli e se ne coprirono”. Ibn Hajar disse nel Fath 8/347 che il fatto
che essa abbia detto: ‘Fakhtamarnā’ (si sono messe il khimār) vuol dire che esse si sono coperte il viso.
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Al-Suyūtī, shafiita (m. 911 H) disse: “Le parole di Allāh: 8O Profeta, di' alle tue spose,
alle tue figlie e alle donne dei credenti di (calare) far scendere su di loro i loro veli
(jalābīb)…9 [s. 33 (Al-Ahzâb): ā. 59] sono relative al precetto del velo per le donne; esso
contiene l’obbligo per le donne di coprire la testa, il viso e le mani. ( ‘Awn al Ma‘būd 158/11).
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Al Būtī hanbalita (m. 1046 H) disse in Kashf Al Qinā’ (svelamento della certezza) 1/266:
“Le mani e il viso della donna libera sono intimità fuori della preghiera considerando che
guardarli è come guardare il resto del corpo”.
Oltre ai dotti citati ce ne sono molti altri; non li cito per non dilungarmi troppo.
Anche un gruppo di dotti contemporanei ha affermato l’obbligo di coprire il viso, tra i quali: ‘Abdel
Rahmān ibn Sa‘dī, Muhammad ibn Ibrāhīm Al Shaykh, Muhammad al Amīn al-šanqītī, Abdel
‘Azīz Bin ‘Abd Allāh Bin Bāz, Abū Bakr jabr al Jasairi,‘abd Allāh bin jibrin, Sāleh al Fawzān, bakr
bin ‘abd Allāh abū zayd; che Allāh avvolga nella Sua misericordia i morti e protegga i vivi, e
ancora ulteriori ‘Ulamā’ egiziani contemporanei.
Tra i dotti contemporanei egiziani: Muhammad Ahmad Isma‘īl al Muqaddam, Abū Ishāq al
Huwaynī, Mustafa al ‘adawi, Muhammad Hassan, Allāh li protegga, e numerosi altri ancora.
Il grande Shaykh, l’egregio Muhammad Ben ‘Uthaymīn ha prescritto l’obbligo islamico per le
donne di coprirsi il viso e le mani.
La lode appartiene ad Allāh, Signore dei mondi.
Yūsuf Bin ‘Abd Allāh al Ahmad
Membro del comitato d’insegnamento alla facoltà della sharī‘ah presso l’Università saudita Al
imām.
20.10.1430 H.