fronte degli `Ulamā` di Al Azhar - At
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fronte degli `Ulamā` di Al Azhar - At
ASSOCIAZIONE FRONTE DEI SAPIENTI DELL'AZHAR RICONOSCIUTA COL NUM. 565 ANNO 1967 È increscioso constatare come la fitna dovesse conoscere ancora un’altra generazione, proprio mentre il nobile al-Azhar attraversa un momento in cui appare a tutti, in pubblico ed in privato, malato, e senza nessuno a soccorrerlo nei suoi compiti nuovi, fatta eccezione per il Consiglio Superiore dell'Azhar, il quale sta alla moschea come la moschea sta alla via omonima. In realtà, il Consiglio è come se non esistesse. La questione del niqāb è emersa, a quanto pare, né più né meno che come un ulteriore episodio che toglie attenzione alla questione della moschea di al-Aqsa, un altro messaggio di disimpegno tramite il quale si vuole far capire che non possiamo più aspettarci ciò che in passato si trovava presso al-Azhar, malato ed occupato com’è in una delle sue famose lotte di liberazione, iniziata sotto l’égida, la benedizione e l’insistenza di Sarkozy contro il velo in Francia, e culminata ora con la dichiarazione di guerra al nobile niqāb in Egitto. La lotta continua. Ne vedremo delle belle! Nessuno shaykh né ricercatore (di qualunque grado sia) può contestare la legittimità del niqāb in quanto vi sono āyāt (versetti) a riguardo nel Corano, continuo punto di riferimento per i musulmani, anche se i giuristi (fuqahā’) musulmani si sono divisi sul suo stato-status giuridico, tutti convinti però del suo significato e della sua legittimità. Come negarlo e come negarne la pertinenza quando Allāh Altissimo dice: 8…di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che ne appare; di lasciar scendere i loro veli (khumur) fin sui loro petti (letteralmente fino alla scollatura)…9 [s. 24 (an-Nūr) : ā. 31] Ibn Mas‘ūd, Allāh si compiaccia di lui, disse a questo proposito, che quello che appare sono i vestiti, e che con “lasciar scendere i loro veli fin sui loro petti” s’intende che esse si vestono come colei che si copre il viso (colei che porta il niqāb) e si copre completamente. Questa interpretazione fu adottata dai seguaci al-Hasan al-Basrī, Ibn Sīrīn, Ibrāhīm alKha‘ī, la cui scienza e la relativa opinione attinge alla giurisprudenza dell’Imam Abū Hanīfa, ed è il significato seguito dalla ragazza di al-Azhar e da quante l’hanno seguita che le si sono schierate a fianco, a ragione, e ben consapevoli di se stesse. Tale parere non condanna comunque le altre opinioni che guardano il velo secondo l’interpretazione di Ibn ‘Abbās, il quale ritiene che ciò che di esse appare sono il viso e le mani. Non credete che l’Imam potrebbe dire anche a Ibn Mas‘ūd e ai suoi seguaci la stessa cosa detta alla ragazza e a quelle che l’hanno seguita, benché uno dei genitori di Ibn Mas‘ūd non fu raggiunto dall’appello all’Islām? Solo sua madre lo conobbe ed entrò nel novero dei credenti. La ragazza si è dimostrata fin troppo più competente del suo maestro - che ha intavolato con lei una dialettica sbagliata per sconfessare il vero - e ha fatto onore a se stessa e alla sua famiglia. Come scordarla? Lei, la prima ragazza che riesce a sconfiggere niente di meno che il suo Shaykh, uno dei grandi Shaykh, rivelandogli e dimostrandogli l’errore, vincendolo in questo basso mondo, prove alla mano, e costringendolo a portare un peso che si è attribuito e che gli verrà ascritto a carico […]. L’Imam Ahmad narra, nel Musnad, con parole sue riferite da Anas: “Il profeta Muhammad A, disse: ‘Il giorno del giudizio si condurrà l’Imam iniquo e la folla lo denuncerà per avere giustizia, e lo sconfiggerà. Gli verrà allora ordinato di andare a far da tappo a uno degli angoli dell’Inferno’. La mera denominazione, secondo quanto stabilito da un gruppo di esegeti delle fonti, non è prova sufficiente, perché non è necessario essere realmente dell’Iraq per chiamarsi iracheno, o di Medina per dirsi medinese, né basta essere il più grande in questo basso mondo per esserlo ancora altrove. Si veda al proposito Jami‘ alJawāmi‘ con commento di al-Jalāl, 1- 252. Pertanto diciamo: quel che è successo a proposito del niqāb e alla ragazza, per mano dello Shaykh e altri, con termini fuori luogo e indegni del rango della persona e dell’argomento stesso, è dovuto, a quanto ci sembra, all’ignoranza della scienza a favore della quale ci si schiera, e del Fiqh in nome del quale si argomenta. Diciamo “ci sembra” perché diversamente avremmo espresso giudizi senza lume e senza libro guida. Quel che è successo non è altro che la reazione di un’anima irritata, ingiustamente, e per una causa non giusta, anche se è stata successivamente giustificata con decreti e decisioni amministrativi, ingiusti a loro volta, di compiacimento e di ostinazione. L’Imam Ibn Taymiyyah, Allāh lo accolga nella sua misericordia, dice: “Giudicare con equità è un dovere assoluto in ogni luogo e in ogni tempo, per ognuno e a favore di ognuno. Giudicare secondo ciò che Allāh Altissimo fece discendere al Profeta Muhammad A è giustizia pura, la più completa e la migliore. Usare questa giustizia è un obbligo per il Profeta A e per tutti coloro che lo seguono. Chi non si attiene al giudizio di Allāh e del Suo Profeta A è miscredente. Le cose condivise da una nazione vanno giudicate solamente secondo il Libro e la Sunna. Nessuno ha il diritto di obbligare la gente all’opinione di uno specifico sapiente, emiro, Shaykh o re che sia. Colui che crede di giudicare tra la gente in virtù di quanto sopra, e non giudica secondo il Libro e la Sunna, è miscredente. I giudici dei musulmani, - ossia i magistrati e consimili, di cui il Consiglio Superiore dell’Azhar non fa parte - giudicano i fatti specifici e non quelli universali, e se devono giudicare i fatti specifici, lo devono fare secondo quanto scritto nel Libro di Allāh; se non vi è contemplato, allora secondo la Sunna del Profeta A se non è contemplato, allora secondo la propria interpretazione”. Manhaj as-Sunna, - La strada della Sunna – 5:131. Pertanto, l’atteggiamento del Consiglio Superiore dell’Azhar nei confronti di questa questione cade al di fuori delle sue competenze istituzionali, oltre ad essere una calamità per gli enti educativi dell’Azhar. Se i nomi dei suoi membri e le relative cariche si rendessero noti, tutto diventerebbe molto chiaro e la verità emergerebbe da sola. Redatto dal Fronte dei Sapienti di Al Azhar, il pomeriggio di venerdì 20 di Shawwal 1430 H, 9 ottobre 2009 G.