sviluppo di un sistema per la valorizzazione energetica
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sviluppo di un sistema per la valorizzazione energetica
BISAGLIA ET AL., SVILUPPO DI UN SISTEMA PER LA VALORIZZAZIONE ENERGETICA DEI RESIDUI DI POTATURA, P. 1 SVILUPPO DI UN SISTEMA PER LA VALORIZZAZIONE ENERGETICA DEI RESIDUI DI POTATURA BISAGLIA C., CUTINI M., ROMANO E. CRA-ING, Via Milano 43, 24047 Treviglio BG, Italy - [email protected] Introduzione Nella conferenza europea di Berlino del 2004, l’UE ha stabilito di voler coprire con le fonti rinnovabili, entro il 2020, il 20 per cento del consumo totale di energia. Fino ad allora, l’UE auspicava soltanto di raddoppiare la percentuale di "energie rinnovabili" fino ad arrivare al 12,5 per cento entro il 2010, senza stabilire ulteriori obiettivi di medio termine. Il potenziamento della quota di energia rinnovabile ottenibile attraverso l’uso di biomasse rappresenta uno degli obiettivi maggiormente perseguiti per fronteggiare il continuo aumento del costo del petrolio e l’incombente esaurirsi delle riserve fossili. L'energia prodotta da biomasse solide (legno, rifiuti di legno e colture dedicate) nell'Unione Europea è cresciuta, nel 2010, del 4,8% rispetto all'anno precedente che, a sua volta, aveva registrato un incremento del 3,6% sul 2008 (stime di EurObserver’ER l'osservatorio europeo delle energie rinnovabili) evidenziando un trend in significativa crescita. Si stima, per il 2010, un aumento a 76,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep) dell'energia prodotta da biomasse solide nell’UE, contro i 72,8 milioni di tep del 2009. Tuttavia, considerando anche altri biocombustibili, il biogas e i rifiuti solidi urbani si arriva a totalizzare 110,5 milioni di tep in tutto, che risultano ancora al di sotto degli obiettivi indicati dal Piano d'Azione Europeo per le biomasse che prevedeva, per l’anno considerato, la produzione di 149 milioni di tep. La raccolta di biomassa legnosa ottenibile dagli scarti della produzione agricola può fornire un notevole apporto alla biomassa totale necessaria e risolvere, al contempo, la non irrilevante questione del relativo smaltimento. I residui di potatura dei vigneti possono rappresentare una fonte di biomassa utile al contributo energetico, ma la maggior parte delle piantagioni è condotta in difficili condizioni di raccolta che impediscono l'uso di attrezzature industriali per un eventuale operazione di recupero. Di conseguenza, vengono raccolti utilizzando strumenti collegabili ai trattori specializzati, che presentano, normalmente, bassi rendimenti nella raccolta. I vigneti italiani coprono quasi 2 milioni di ettari (ISTAT, 2002) e la loro potatura annuale, genera l'equivalente di circa 1 tonnellata di biomassa per ettaro (Laraia et al., 2001). Se a ciò si aggiunge anche l’apporto dei residui derivanti dalla potatura di oliveti, vigneti e frutteti, il quantitativo di biomassa recuperabile è stimato pari a circa 2,85 milioni di tonnellate (Di Blasi et al., 1997). Attualmente, in molte aziende frutticole e vitivinicole per facilitare le operazioni di gestione dei residui di potatura si eseguono interventi di trinciatura intrafilare che, però, appesantiscono il cantiere di lavoro sia in termini di macchine supplementari necessarie che di tempistica di esecuzione e possono costituire veicolo di inoculo di agenti parassitari. In altri casi, invece , è necessario allontanare dai filari i residui colturali sia per i motivi sanitari (in alcuni casi obbligatori) già anticipati sia per motivi di gestione dell’impianto. Una volta allontanati i residui si pone il problema del loro trattamento e/o smaltimento che può avvenire per bruciatura – ove regolamenti locali consentano la combustione a cielo aperto di prodotti ligneo-cellulosici - oppure per conferimento in discarica; in questo secondo caso, i residui sono assimilati a rifiuti ed il costo per il loro smaltimento può assumere connotati di assoluta non convenienza per l’azienda agricola. Tuttavia, il rapido sviluppo delle bioenergie ha generato una crescente domanda di biomassa energetica (Masera et al., 2006), fornendo così uno sbocco potenziale per i residui di potatura che possono efficacemente contribuire alla produzione di legno per l'energia (Ntalos e Grigoriou, 2002), e in genere svolgono un ruolo importante in qualsiasi analisi della disponibilità di biomassa condotta nelle regioni del Mediterraneo (Bernetti et al., 2006). Tale opportunità può essere colta solo se la biomassa viene consegnata all'utente finale con un prezzo conveniente ed una disponibilità sufficientemente costante. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2012, N. 1 BISAGLIA ET AL., SVILUPPO DI UN SISTEMA PER LA VALORIZZAZIONE ENERGETICA DEI RESIDUI DI POTATURA, P. 2 Si è accresciuto, dunque, l’interesse nello sviluppo di tecnologie economicamente efficaci per la raccolta, la prima trasformazione e la consegna dei residui di potatura. Da alcuni anni, alcuni costruttori di macchine si stanno dedicando a questa problematica, offrendo diverse soluzioni. Le principali si basano su: i) triturazione in campo oppure ii) raccolta e trasformazione in balle. Le macchine progettate per la triturazione sono nate dalla modifica delle diffuse trince, modificate dotandole di un recipiente di stoccaggio o di un braccio per il conferimento ad un carro. Le macchine per la formazione delle balle, sia prismatiche che cilindriche, hanno preso spunto dalle convenzionali presse per foraggi. Relativamente a quest’ultima tecnologia, uno degli aspetti in corso di studio è rappresentato dalla razionalizzazione dei cantieri di lavoro basati su imballatrici azionate da trattori a carreggiata ridotta, di massa contenuta e a basso assorbimento di potenza in quanto sono in grado di ridurre il volume apparente della massa legnosa recisa e di creare confezioni regolari (prismatiche o cilindriche) facili da gestire e impiegabili anche come fonte energetica in caldaie commerciali. Uno degli aspetti critici legati all’utilizzo delle imballatrici è rappresentato dalla necessità di raccogliere in un secondo momento le balle prodotte con un aggravio sensibile dei tempi totali di lavoro. Si è quindi sviluppato, recentemente, un prototipo di rotoimballatrice dotata di un innovativo sistema di accumulo e dislocamento delle balle formate, progettato per liberare dai sarmenti, in un solo passaggio, interfilari fino a 240 m di lunghezza. La disponibilità di moderne caldaie a pellet con alimentazione ed accensione automatiche, lo sviluppo di una sempre più capillare rete di stoccaggio e distribuzione ed un costo unitario dell’energia prodotta con il pellet estremamente conveniente rispetto, ad esempio, a quello derivante dall’uso di gasolio da riscaldamento (cfr. i dati del censimento di luglio 2010: 4,2 € cent/kWh per il pellet e 7,63 € cent/kWh per il gasolio; fonte: Propellet, 2010) ha reso questa forma di combustibile estremamente comune in Europa dove l’Italia rappresenta addirittura il primo mercato per il riscaldamento domestico. Per tale motivo una recente ricerca proposta dalla Ditta CAEB di Villa d’Almè (BG) e finanziata nell’ambito del progetto Macchine innovative dell’ENAMA (Ente Nazionale per la Meccanizzazione Agricola) ha previsto lo sviluppo di un microimpianto costituito da una catena di macchine per l’ottenimento del pellet dalle rotoballe prodotte ed essiccate in campo (Figura 1) con il supporto scientifico del CRA-ING, Laboratorio di Treviglio. Fig. 1 – Schema del processo di produzione di pellet introdotto con lo sviluppo di un micro cantiere. La freccia tratteggiata indica la possibilità di pellettare residui di potatura già cippati e destinati come tali all’utilizzo energetico, ma che in un secondo momento si reputa più conveniente utilizzare come pellet. Imballatura dei residui Stoccaggio ed essiccazione naturale Cippatura e stoccaggio in container Utilizzo energetico come cippato Pellettatura in azienda Utilizzo energetico come pellet WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2012, N. 1 BISAGLIA ET AL., SVILUPPO DI UN SISTEMA PER LA VALORIZZAZIONE ENERGETICA DEI RESIDUI DI POTATURA, P. 3 In tal modo, i residui rotoimballati e sottoposti ad essiccazione naturale per un periodo variabile, indicativamente, da 4 a 6 mesi, durante il normale stoccaggio preferibilmente sotto copertura, vengono dapprima trinciati - o cippati - da un’idonea operatrice azionabile dal trattore e successivamente conservati in container meccanizzati. Tale sequenza operativa, che prevede uno stoccaggio intermedio, è stata concepita valutando l’elevata capacità oraria delle macchine cippatrici che risulta superiore a quella della pellettatrice. In tal modo, non solo non si generano colli di bottiglia tra la cippatrice e la pellettatrice, ma si consente all’operatore di differire nel tempo le due operazioni che possono essere eseguite in funzione della disponibilità di tempo, rendendo molto flessibile il processo di trasformazione in pellet. Nel presente lavoro si illustreranno alcune sperimentazioni effettuate sui citati prototipi sia per quanto riguarda la raccolta dei residui di potatura dai filari di vigneti, sia la loro successiva trasformazione in chips o in pellets per l’utilizzo energetico. Materiali e metodi Metodologia di analisi della rotoimballatrice Le prove sperimentali della rotoimballatrice dotata di un innovativo accumulatore di rotoballe, sono state condotte presso un’azienda vitivinicola sita in provincia di Bergamo, ad Almenno San Salvatore, caratterizzata da differenti giaciture del suolo. La macchina oggetto della prova (Fig.2) è una rotoimballatrice con accumulatore capace di conservare 7 rotoballe nell’accumulatore più una nella camera di compressione per un totale di 8 balle estraibili contemporaneamente dall’intrafilare e con un’autonomia di 120-240 metri considerando 20-30 metri di percorrenza media teorica per ottenere una singola rotoballa prima di poter eseguire lo scarico in testata (Fig. 3). La potenza minima richiesta da tale operatrice era di 15,0 kW ed è stata abbinata, durante le prove, ad una trattrice specializzata da 36,7 kW. La velocità della presa di potenza (pdp) è stata impostata per operare entro valori compresi tra 400 e 450 giri/min. La metodologia di prova è stata basata su quella proposta dall’ENAMA (2003) per le prove di accertamento delle caratteristiche funzionali di macchine imballatrici. Fig. 2: La rotoimballatrice con accumulatore Fig. 3: Fase di scarico delle rotoballe in testata Sono stati individuati i principali componenti di ogni fase di lavoro distinguendo i tempi di raccolta dei sarmenti, di compressione della rotoballa, della sua legatura e del suo scarico. Dalle balle ottenute sono stati rilevati i pesi e l’umidità media da campioni rappresentativi di sarmenti prelevati dalle balle. Dopo il passaggio della macchina, per una valutazione qualitativa dell’operato, è stato determinato il quantitativo residuo di sarmenti non raccolti perché non captati dalla macchina. Sono stati infatti raccolti, da superfici campione di forma quadrata con lato di un metro distribuite in maniera randomizzata due volte su ogni filare, i sarmenti residui. Metodologia di analisi del micro cantiere per la produzione del pellet Per la fase di produzione del pellet è stato utilizzato un prototipo di microimpianto articolato in due sezioni indipendenti. La prima sezione processa le potature già essiccate trasformandole in cippato mentre la seconda trasforma il cippato in pellet. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2012, N. 1 BISAGLIA ET AL., SVILUPPO DI UN SISTEMA PER LA VALORIZZAZIONE ENERGETICA DEI RESIDUI DI POTATURA, P. 4 Una panoramica generale del prototipo sviluppato è illustrata in Fig. 4. 4 3 2 5 1 Fig. 4 – Un possibile lay-out del microimpianto realizzato per la produzione di pellet su cui si sono eseguite le prove preliminari di funzionalità (1 = trattore agricolo per l’azionamento del cippatore; 2 = cippatore a martelli a carica manuale; 3 = container di stoccaggio del cippato; 4 = coclea di alimentazione automatica della micropellettatrice; 5 = micropellettatrice ad azionamento elettrico). Il microcantiere prevede una preliminare fase di cippatura dei residui di potatura sottoposti ad essiccazione naturale. Per l’azionamento del cippatore è stato previsto l’utilizzo di trattori di piccola potenza, generalmente sempre presenti nelle aziende frutticole. Per le presenti prove è stato impiegato un trattore specializzato da frutteto a quattro ruote motrici e carreggiata stretta (<1150 mm, secondo la definizione dell’OECD, Codice 6), in configurazione standard (telaio fisso e ruote anteriori sterzanti), dotato di arco frontale abbattibile. Il trattore era un Lamborghini Crono F 55 da 38,5 kW di potenza max. al volano (ECE R24.03) e 34,5 kW alla presa di potenza (pdp) (OCDE). Il cippatore era azionato dalla pdp del trattore in modalità 540 ECO. Il dispositivo era realizzato da una tramoggia cilindrica alta 76 cm ed in grado di ospitare balle della dimensione massima di 50 cm (lato o diametro). Il sistema di cippatura era costituito da un rotore a 24 martelli rotante a 1400 giri/min e da una griglia intercambiabile. Nelle presenti prove sono state usate griglie da 26 e da 45 mm (Figg. 5a e 5b) al fine di valutare: la capacità di lavoro del cippatore, la capacità di stoccaggio del container e la produttività della pellettatrice con scaglie aventi pezzature diverse. Il prodotto cippato veniva trasportato, pneumaticamente, tramite una tubazione del diametro di 15 cm e della lunghezza di 60 cm all’interno di un container. Una tubazione supplementare lunga 120 cm (nelle prove svolte) e con angolazioni variabili rispetto al cippatore consente di individuare la migliore collocazione del container rispetto al cippatore in funzione dello spazio disponibile presso l’utente. Il container è costituito da un prisma rovesciato del volume di 2 m3 dotato di una coclea basale e di un sistema di agitazione a tre assi in grado di alimentare una coclea frontale preposta, a sua volta, all’alimentazione automatica della pellettatrice. La coclea basale ha un passo di 80 ed un’altezza di 30 mm con una velocità di 2,5 giri/min. Il sistema di agitazione/alimentazione è mosso da un motore elettrico della potenza di 0,18 kW. La coclea frontale di alimentazione della pellettarice ha dimensioni costruttive identiche a quelle della coclea basale del container, ma ruota all’interno di un tubo a sezione quadra 90 x 90 mm al fine di prevenire ostruzioni e ingolfamenti; la coclea di alimentazione della pellettatrice ruota ad una velocità di 13,7 giri/min. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2012, N. 1 BISAGLIA ET AL., SVILUPPO DI UN SISTEMA PER LA VALORIZZAZIONE ENERGETICA DEI RESIDUI DI POTATURA, P. 5 Fig. 5a - Griglia da 26 mm di diametro. Fig. 5b - Griglia da 45 mm di diametro. La pellettatrice costituisce la parte più innovativa del cantiere per le sue dimensioni, le modalità operative e la possibilità di operare con materie prime molto grossolane. Le dimensioni in altezza dell’intera macchina sono molto contenute (152 cm) mentre la composizione della stessa si basa su una tramoggia cilindrica di ingresso alta 40 cm e del diametro di 24 cm. Il cippato viene fatto cadere all’interno di tale tramoggia da dove è direttamente convogliato nella filiera a tre file protetta da un carter cilindrico di 28 cm di altezza e 44 cm di diametro. La filiera è alimentata da un eccentrico mosso da un motore elettrico da 4 kW mediante l’interposizione di un super riduttore espressamente progettato. Al fine di valutare preliminarmente le principali prestazioni, il sistema è stato monitorato strumentalmente. Sono state effettuate misurazioni preliminari volte ad individuare sia i principali parametri operativi del sistema sia le caratteristiche macroscopiche del pellet prodotto. Si sono rilevati, mediante cronometro digitale, i tempi di carico e di cippatura di balle di sarmenti di vite (Vitis vinifera Sp.) precedentemente pesate con bilancia analogica. I valori di umidità dei residui sono stati determinati in stufa ventilata. Le caratteristiche dimensionali dei residui (variabilità min.-max. dei diametri) sono state determinate su campioni prelevati direttamente dalle rotoballe e misurati con calibro alla base del taglio. La massa volumica (densità apparente) delle rotoballe è stata determinata considerando il volume della camera di compressione dell’imballatrice utilizzata. Si sono misurate le dimensioni (diametro e/o lunghezza) di campioni di cippato e di pellet al fine di conoscere il campo di variabilità (min.-max.) dimensionale del prodotto La massa volumica del cippato e del pellet è stata valutata mediante bilancia di precisione, per quanto riguarda il peso, e utilizzando contenitori di volume noto, per quanto riguarda il volume apparente. Le richieste di potenza meccanica sono state effettuate mediante interposizione di un torsiotachimetro tra la pdp del trattore e il cippatore, mentre sono state stimate sulla base dei dati dichiarati per la potenza elettrica di container e pellettatrice. I tempi di produzione sia di cippato sia di pellet sono stati misurati nelle condizioni operative riscontrate da cui si sono tratti elementi per il calcolo di scenari futuri derivanti da possibili sviluppi tecnologici già da ora previsti sul microcantiere realizzato. Data la voluta semplificazione dell’impianto, non è stato previsto alcun sistema di raffreddamento del pellet; pertanto si è monitorata la temperatura dello stesso e delle parti metalliche della filiera mediante termocamera all’infrarosso. Risultati Risultati della rotoimballatrice Dai dati rilevati durante il lavoro della macchina rotoimballatrice in campo è emerso che il tempo medio di formazione delle rotoballe è di 56,5 secondi (Tab.1) e la velocità media ottenuta dal rapporto tra il WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2012, N. 1 BISAGLIA ET AL., SVILUPPO DI UN SISTEMA PER LA VALORIZZAZIONE ENERGETICA DEI RESIDUI DI POTATURA, P. 6 tempo di formazione della balla e lo spazio necessario per ottenerla è stato di 0,8 m/s. Il peso medio delle balle ottenute è stato di 27,3 kg. Lo spazio medio per la formazione della balla è stato di 47,5 ±14,9 metri. Tab. 1 - Scomposizione delle fasi di imballatura e relativi tempi medi Fase Raccolta dei sarmenti Legatura della balla Scarico della balla Totale per balla Tempo di voltata Tempo (s/balla) 51,9±13,8 2,6±0,5 2 56,5±14,3 21±2,4 Il tempo medio effettivo per la lavorazione di un filare è stato di 193,2 secondi in cui venivano raccolte circa tre balle. Il tempo medio di voltata è stato di 21 secondi. Considerando il filare medio di 200 m con interfila di 3 m si aggiunge il tempo di scarico delle rotoballe ogni 6 rotoballe formate, al fine di non interrompere il lavoro sulla fila successiva. Si ottiene dunque un tempo effettivo di 169,6 secondi a cui si aggiunge un tempo di voltata di 21 secondi ed un tempo di scarico alla capezzagna di 30 secondi ottenendo così un tempo di 220,6 secondi ogni due filari. La macchina rotoimballatrice nelle prove in campo ha dunque dimostrato, nelle condizioni e nella distribuzione dei filari in cui ha lavorato, una capacità oraria di lavoro pari a 0,98 ha/ora. Bisogna però precisare che la biomassa ottenuta con la potatura era stata accatastata in andane in ogni interfila. L’analisi statistica ha evidenziato una maggior deviazione standard sui tempi di formazione delle rotoballe, meno sulle velocità necessarie per l’ottenimento delle stesse. E’ stato inoltre eseguito il test di Tukey per apprezzare la differenza significativa tra le cultivar per quanto riguarda le medie dei valori relativi al tempo, alla velocità ed al peso delle balle. I valori sono riportati in tabella 2. Tab. 2 - Valori medi dei tempi, delle velocità e dei pesi delle balle ottenute (Test di Tukey) Franconia Marzemino Merlot Tempo (secondi) 86,11 a 24,66 b 54,00 ab Velocità (m/s) 0,6709 b 0,9858 a 0,8231 ab Peso balle (kg) 27,33 a 25,95 a 27,34 a Per la valutazione qualitativa dell’operato del cantiere, la percentuale di sarmenti residui dopo il passaggio della macchina sono riportati, distinti per diametro, in tabella 3. Tab. 3 - Percentuali di biomassa residua dopo il passaggio della rotoimballatrice. Franconia Marzemino Merlot Ø<4 Ø 5-6 Ø 7 - 10 Ø > 10 28,02 15,73 15,26 32,71 5,20 19,80 20,91 55,42 22,98 18,36 23,65 41,97 Residuo complessivo 10,31 10,91 18,45 Risultati della pellettatrice Produzione di cippato La produzione di cippato si è realizzata mediante il carico manuale di rotoballe di potature di vite essiccate all’interno del cippatore azionato dalla pdp di un trattore. Le rotoballe delle dimensioni di 40 cm di diametro e 60 cm di larghezza, avevano un volume di 0,0076 m3, pesavano mediamente 14,9 kg con una media del 16% di umidità ed avevamo una massa volumica di 198,7 kg/m3. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2012, N. 1 BISAGLIA ET AL., SVILUPPO DI UN SISTEMA PER LA VALORIZZAZIONE ENERGETICA DEI RESIDUI DI POTATURA, P. 7 La pdp del trattore è stata impostata sul regime 540 ECO e fatta lavorare a 480 giri/min; in queste condizioni gli assorbimenti potenza sono risultati variare da 9 a 11 kW, in media, in funzione delle dimensioni della griglia utilizzata. Anche la produttività è risultata variare in funzione della griglia utilizzata così come la pezzatura del cippato ottenuto che ha, pertanto, determinato i diversi valori di densità raggiunti dal cippato. Una sintesi dei risultati conseguiti nella produzione di cippato è riportata in Tab.4. Tab. 4 – Principali prestazioni del cippatore con rotoballe essiccate di potatura di vite 1 Parametro Griglia 26 mm Griglia 45 mm Potenza alla pdp (kW) 11,3 9,8 Produttività netta1(t/h) 0,83 2,24 Produttività lorda2 (t/h) 0,7 1,9 Massa volumica (kg/m3) 228 205 Riduzione volume (%) 30,1 23,8 3 3 Volume prodotto (m /h) 3,1 3,4 senza considerare i tempi morti per l’eliminazione della rete di legatura, carico manuale, apertura/chiusura del coperchio del cippatore, regolazioni varie, ecc. 2 considerando un coefficiente di utilizzo dell’85% del tempo per: eliminazione rete, carico, regolazioni, ecc. 3 considerando la produttività lorda dell’impianto. Considerando che una tonnellata di potature rotoimballate (equivalente a circa 66 rotoballe) necessita di circa 6,3 m3 di volume per lo stoccaggio si nota una riduzione del volume apparente variabile dal 23,8 al 30,1% in funzione della dimensione della griglia portando le richieste di volume di stoccaggio da 4,4 a 4,8 m3 per tonnellata di potature. Pertanto, nelle condizioni di prova il riempimento con cippato del container da 2 m3 avviene in tempi variabili da 35 a 38 min, in funzione della griglia adottata. Produzione di pellet Il pellet viene prodotto a partire dal cippato stoccato nel container ed introdotto per caduta grazie ad un trasportatore a coclea (Fig. 6) all’interno di una filiera a tre ranghi di fori da 6 mm. Fig. 6 – Alimentazione automatica della pellettatrice con cippato mediante trasportatore a coclea. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2012, N. 1 BISAGLIA ET AL., SVILUPPO DI UN SISTEMA PER LA VALORIZZAZIONE ENERGETICA DEI RESIDUI DI POTATURA, P. 8 Un eccentrico azionato da un motore elettrico da 4 kW con l’interposizione di un super riduttore appositamente progettato da Caeb, comprime il cippato entro i fori della filiera producendo il pellet. Un coltello sfioratore esterno determina il distacco del pellet secondo la lunghezza desiderata (Fig. 7a). Date le impostazioni progettuali focalizzate sulla semplificazione dell’impianto, non è stato previsto alcun sistema di raffreddamento e/o di ventilazione/depolverizzazione del pellet, pertanto è risultato fondamentale stabilire i parametri di funzionamento dell’eccentrico in funzione delle caratteristiche del cippato affinché il pellet in formazione non si surriscaldasse. A seguito di prove preliminari, si è stabilito che una cippatura abbastanza spinta delle potature e una rotazione lenta dell’eccentrico (15 giri/min) mantenessero la temperatura del pellet entro limiti accettabili non superiori a 75-78°C. Il monitoraggio eseguito con fotocamera all’infrarosso ha consentito di accertare il raggiungimento di tale obiettivo, come illustrato in Figura 7b. Fig. 7a - Pellet prodotto da cippato integrale di vite. Fig. 7b - Immagine all’infrarosso con la temperatura del pellet prodotto. Dato lo stadio di sviluppo del prototipo, le analisi sul pellet sono state limitate alle principali caratteristiche fisiche al fine di valutare la fattibilità globale del progetto; solo in fasi successive è prevista l’analisi dettagliata dei parametri chimico-fisici indicati dai più accreditati standard produttivi sul pellet - tra cui in particolare lo standard “PelletGold” – e le prove di combustione in caldaia. La Tabella 6 riporta una sintesi dei principali parametri presi in considerazione allo stato attuale di sviluppo del progetto. Tab. 6 – Principali caratteristiche fisiche del pellet prodotto Parametro Valore Diametro (mm) 6 Lunghezza, min.-max. (mm) 8-18 Umidità (%) 14 Densità apparente (kg/m3) 802 Ceneri n.d. Durabilità meccanica n.d. Azoto n.d. Cloro n.d. Zolfo n.d Potere Calorifico Inferiore n.d n.d. = non determinato WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2012, N. 1 BISAGLIA ET AL., SVILUPPO DI UN SISTEMA PER LA VALORIZZAZIONE ENERGETICA DEI RESIDUI DI POTATURA, P. 9 La produzione di pellet comporta un significativo incremento della massa volumica del prodotto con notevoli ripercussioni sulle esigenze di volumi di stoccaggio come è evidenziato dalla Fig. 8 che illustra le densità apparenti misurate sui prodotti ottenuti in prova. 900 Massa volumica (kg/m 3) 800 700 600 500 400 300 200 100 0 Potature in rotoballa Cippato 45 Cippato 26 Pellet Prodotto Fig. 8 – Valori di massa volumica misurati in potature di vite rotoimballate, in cippato con griglia da 45 e 26 mm ed in pellet. Capacità di lavoro La capacità di lavoro del microimpianto sviluppato risulta influenzata principalmente dalla pezzatura del cippato utilizzato come materia prima e dalla coppia sviluppata dal motore elettrico che aziona la pellettatrice. Data la separazione del cantiere in due sezioni (cippatura-pellettatura) l’impianto opera con un solo operatore in tempi differiti. Le rese della trasformazione sono molto buone anche se è necessario valutare una quota di prodotto persa come polvere o piccoli frammenti durante il processo. Nel corso delle presenti prove è stato stimato un quantitativo del 3-4% sul peso delle rotoballa di partenza perso come polveri e frammenti. Pertanto, è possibile concludere che ad una balla da 15,5 kg corrisponda un produzione di circa 15 kg di pellet sufficienti a riscaldare un appartamento di 100 m2 per un giorno e richiedendo pertanto 180 balle per il riscaldamento più altre 100-120 in caso di produzione di acqua calda sanitaria per un totale di 280-300 balle per unità abitativa di 100 m2. La produttività dell’impianto varia, attualmente, da 30 a 50 kg/h di pellet prodotti con un obiettivo tecnico da raggiungere nei prossimi prototipi di 80-100 kg/h. In tali condizioni diventerà fondamentale stabilire i limiti economici del sistema. Conclusioni Nell’ottica di un crescente impiego energetico dei residui di potatura e considerando le prospettive sempre più concrete di un’affermazione del pellet come forma di utilizzo finale, è stato analizzato un sistema per la valorizzazione dei residui di potatura della vite costituito da una rotoimballatrice e da un micro cantiere per la trasformazione delle rotoballe essiccate in cippato e in pellet. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2012, N. 1 BISAGLIA ET AL., SVILUPPO DI UN SISTEMA PER LA VALORIZZAZIONE ENERGETICA DEI RESIDUI DI POTATURA, P. 10 La rotoimballatrice dotata di un innovativo sistema di accumulo delle rotoballe per il deposito in capezzagna è stata valutata in condizioni differenti di biomassa presente nelle andane ed in due pendenze. Le operazioni sono state svolte in vigneti con filari uniformi tra loro per dimensioni, in cui la macchina poteva effettuare le operazioni di scarico delle balle accumulate nelle capezzagne raccordanti le file. In tali condizioni la macchina ha lavorato con una capacità di 1,02 h/ha lasciando un residuo in campo mediamente del 13 % della biomassa potata. I residui di potatura costituenti la biomassa, in queste prove, sono stati accumulati in ogni interfila. La capacità oraria di lavoro ottenuta potrebbe dunque ridursi notevolmente potendo distribuire la biomassa solo su file alternate, riducendo pertanto il numero di file su cui operare e le relative voltate. L’analisi statistica ha confermato la ripetibilità della prova ed attribuito significatività statistica solo per il fattore cultivar probabilmente attribuibile alla differente quantità di biomassa ottenuta dalle cultivar considerate. Solo a parità di biomassa si è registrata un’influenza sui tempi di formazione delle balle da parte della pendenza del filare. Le rotoballe ottenute hanno mostrato caratteristiche omogenee ed il loro peso non è risultato dipendente da nessun fattore considerato. E’ possibile, quindi, concludere che la macchina sottoposta a test in campo ha corrisposto in maniera positiva alle operazioni eseguite, indicando una buona concezione progettuale nei confronti delle lavorazioni analizzate. Lo studio del microimpianto per la cippatura e pellettatura delle balle essiccate ha rilevato la possibilità di operare con un solo operatore ed ha un potenziale produttivo di 45-50 kg/h di pellet. Le rese della trasformazione sono molto buone anche se è necessario valutare una quota di prodotto persa come polvere o piccoli frammenti durante il processo. Nel corso delle presenti prove è stato stimato un quantitativo del 3-4% sul peso delle rotoballa di partenza perso come polveri e frammenti. Con un miglioramento del potenziale produttivo, il sistema risulterà ancor più interessante, oltre che alle piccole aziende anche alle cooperative frutticole e alle imprese agromeccaniche. Sarà opportuno anche affrontare gli accertamenti sulle caratteristiche chimico-fisiche del pellet prodotto, incluse le prove di combustione. Bibliografia BISAGLIA C., CUTINI M., ROMANO E., ROZZONI G. 2010. Valutazione di una rotoimballatrice per la raccolta di residui di potatura in vigneto. Atti del III convegno CERVIM Castiglione di Sicilia, 12-14 maggio 2010 CORRADI C. 2006 La gestione dei sarmenti. VigneVini 11 ENAMA, Ente Nazionale per la Meccanizzazione Agricola, 2003. Macchine rotoimballatrici. Protocollo per il rilievo delle caratteristiche funzionali e della sicurezza. ENAMA, Roma FREGONI M., 2005. Viticoltura di qualità. Ed. Phytoline MESCALCHIN E., CRISTOFORETTI A., MAGAGNOTTI N., SILVESTRI S., SPINELLI R., 2009. Utilizzo dei residui di potatura della vite a fini energetici. Fondazione Edmund Mach – Istituto di San Michele all’Adige ISBN 978-88-7843-028-0 PARI L., CUTINI M., 2002. First test on pruning harvesting. 30° International Symposium on Agricultural Engineering, 309 - 316 PEZZI F., ADE G., BORDINI F., GIUNCHI A., 2009. Evaluation of the cutting force on vine branches in winter pruning. J. of Ag. Eng. – Riv. Di Ing. Agr. (2009), 1, 33-36 RECCHIA L., DAOU M., RIMEDIOTTI M., CINI E., VIERI M., 2009. New shredding machine for re cycling pruning residuals. Biomass and bioenergy 33 (2009) 149-154 Riassunto Le energie rinnovabili costituiscono uno dei fattori chiave per lo sviluppo sostenibile delle attività umane. L’unione Europea si pone l’obiettivo di coprire con le fonti rinnovabili, entro il 2020, il 20 per cento del consumo totale di energia. Tra le energie rinnovabili desta notevole interesse quella parte ottenibile dall’uso delle biomasse, che è cresciuta nel 2010 del 4,8 % rispetto all’anno precedente. La biomassa legnosa ottenibile da scarti agricoli può fornire un notevole apporto alla biomassa totale ed il suo recupero risolve al contempo la questione del relativo smaltimento. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2012, N. 1 BISAGLIA ET AL., SVILUPPO DI UN SISTEMA PER LA VALORIZZAZIONE ENERGETICA DEI RESIDUI DI POTATURA, P. 11 I residui di potatura dei vigneti possono rappresentare una fonte di biomassa utile al contributo energetico, ma la maggior parte delle piantagioni è condotta in difficili condizioni di raccolta che impediscono l'uso di cantieri complessi per un’eventuale operazione di recupero. I vigneti italiani coprono quasi 2 milioni di ettari (ISTAT, 2002) e la loro potatura annuale, genera l'equivalente di almeno 1 tonnellata (odt) di biomassa per ettaro (Laraia et al., 2001). Recentemente, alcuni costruttori di macchine agricole si stanno dedicando a questa problematica, offrendo diverse soluzioni tecnologiche e di processo. Le principali si basano su i) triturazione in campo o su ii) raccolta e trasformazione in balle. Le macchine progettate per la triturazione sono nate dalla modifica delle diffuse trince, opportunamente modificate per dotarle di una tramoggia di stoccaggio o di un braccio per il conferimento ad un rimorchio. Le macchine per la formazione delle balle - sia prismatiche che cilindriche - hanno invece preso spunto dalle convenzionali presse per il fieno introducendo gli adattamenti e i rinforzi necessari. Tuttavia, uno degli aspetti critici legati all’utilizzo delle imballatrici è oggi rappresentato dalla necessità di raccogliere in un secondo momento le balle prodotte con un aggravio sensibile dei tempi totali di lavoro e dalla difficoltà ad utilizzare il materiale imballato come combustibile. Il presente articolo riporta il lavoro di sviluppo e studio di un sistema di valorizzazione dei residui di potatura attraverso l’analisi di una filiera costituita da una rotoimballatrice dotata di un innovativo sistema di accumulo e dislocamento delle balle formate e da un microcantiere aziendale per la trasformazione delle stesse in pellet. WWW.INFOWINE.COM – RIVISTA INTERNET DI VITICOLTURA ED ENOLOGIA, 2012, N. 1