Dimmi come ti muovi e ti dirò chi sei

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Dimmi come ti muovi e ti dirò chi sei
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Psicoterapia
a cura della dr.ssa Leopoldina De Varti, Psicologa, Psicoterapeuta, Specializzata in DanzaMovimentoTerapia
presso l’Ist. RIZA di Med. Psicosomatica di Milano
Dimmi come ti muovi
e ti dirò chi sei
Il corpo attraverso la sua forma e la sua fluidità
rivela la nostra storia e la nostra vita.
Tutti percepiamo
a prima vista
se una persona
è solare e socievole,
o invece fredda,
chiusa e timida.
Perché?
Gioia o infelicità lasciano una
traccia, come se il corpo si modellasse negli anni attraverso
le stesse esperienze di vita che
una persona vive. Inoltre tutto è collegato e non casuale,
ciò che pensa la mente sente
il cuore e si manifesta nel corpo anche quando cerchiamo di
mascherarlo. Quando siamo in
salute, attivi ed amiamo proviamo anche un senso pieno
della vita.
Perché?
In noi c’è una forza molto potente, chiamata forza vitale o
semplicemente energia, ed è
la fonte di ogni vitalità o gioia, perciò tutto avviene a seconda di quanto una persona
lasci fluire o meno la sua energia vitale.
Quando l’energia vitale fluisce
liberamente e i pensieri della
mente, i sentimenti del cuore
e i bisogni del corpo agiscono
in sintonia, il risultato di questa unione tra corpo, mente,
cuore è quello di esprimere la
parte migliore di noi e vivere la
vita di tutti i giorni con amore,
con responsabilità delle proprie scelte e creatività dando
un senso alla nostra esistenza.
Spesso, però, accade proprio
l’opposto, cioè che ci sentiamo ‘separati’ in noi stessi: le
ragioni della mente contrastano i sentimenti, i nostri biso8
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gni emotivi ed affettivi sono
trascurati, i sentimenti di rabbia, odio, disperazione, invidia, crudeltà, prendono il sopravvento come forze che impediscono l’accesso alla nostra
fonte energetica.
La conseguenza è che produciamo nel corpo ogni genere di malattia, nei sentimenti conflitti, nella mente pensieri negativi che ci ostacolano, e ci impediscono di godere la vita.
Per ritrovare il benessere bisogna risintonizzarsi sulla propria
essenza e ripristinare uno stato di equilibrio e di armonia
tra corpo, mente, cuore.
Uno psicoterapeuta corporeo esamina innanzitutto gli
aspetti visibili già in superficie, come la struttura fisica, la
gestualità, la statura, l’aspetto
generale, lo stato della pelle,
l’espressione del viso, gli occhi, la voce, i sintomi portati
dal paziente ecc.
Il corpo diventa una guida per
cominciare un percorso di conoscenza e di guarigione fisica
e psichica: in ognuno di noi c’è
molto di più di quanto pensiamo, e spesso non conosciamo
affatto le nostre capacità e le
nostre qualità, per cui esse rimangono sepolte sotto i vestiti di vecchi modelli di vita che
meccanicamente continuiamo
ad indossare.
Attraverso le immagini in movimento accompagnate dalla
musica nel metodo della danzamovimentoterapia si dà la possibilità alla persona di entrare
in relazione consapevole con
se stessa come unità di corpo,
mente ed emozioni, di osservare e comprendere le forze che
la ostacolano di confrontarsi
con esse e trasformarle al fine
di riprendersi una vita piena e
gioiosa, il rispetto per se stessi, la capacità di stabilire relazioni gratificanti.
Al contrario, negare le proprie
difficoltà o scaricare sugli altri
le proprie negatività ci spinge
solo in una gabbia di sofferenza senza uscita.
Il processo terapeutico in danzamovimentoterapia utilizza
il lavoro sul corpo per arrivare a contattare sia la sofferenza psicologica che la sofferenza fisica, ma anche per accompagnare durante una cura medica il paziente che soffre di
una malattia organica, facilitando il processo di guarigione, proprio perché in questo
metodo la malattia organica è
considerata strettamente connessa al modo di sentire e di
pensare del paziente: lavorare
sugli aspetti emotivi e psichici significa lavorare al tempo
stesso sul corpo malato, come
stimolare parti corporee significa stimolare parte emotiva e
mentale.
"Corpo, Mente e Cuore sono tre parti di un’unica realtà: se stessi"
“É il mese di settembre 1970, il dott. J. Pierrakos mi invita a camminare per la sala,
per qualche istante, in modo da poter osservare il mio corpo in moto. Mentre cammino sono consapevole del mio imbarazzo e della mia goffaggine. Essere osservato da un gruppo di persone e scrutato è un’attività che non mi è molto congeniale.
Mi sento le farfalle nello stomaco…
John Pierrakos comincia a parlarmi di me… mi parla di mia madre e di mio padre e dei
miei rapporti con entrambi.
Descrive la mia mentalità generale verso la vita, l’amore, le relazioni, il movimento, il cambiamento… Tutto ciò che egli disse, tutte le osservazioni che fece, tutte le descrizioni che
formulò erano esatte, aveva descritto concisamente me stesso a me stesso.
Come c’era riuscito? Come poteva conoscere così bene i miei sentimenti e la mia vita?”
(Dychtwald)