PARROCCHIA: chiamati a fare squadra

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PARROCCHIA: chiamati a fare squadra
IL CASTello
PARROCCHIA DI CARPENEDOLO
ottobre 2016
PARROCCHIA:
chiamati a fare squadra
Credo che si possa vivere l’ora di turbamento che attraversa l’Italia, senza vendere il Vangelo e la dottrina
cattolica, anzi, tornando doverosamente ad essi. Bisogna ritrovare la via della salvezza e della speranza.
Cerco di cogliere il significato del momento che viviamo all’interno del mio dovere e con la comunità che mi
è affidata.
Ho iniziato il 16° anno da locomotiva, mi sono stancato di tante cose, fuorchè di fare il parroco che la famiglia la ritrova soltanto con una “chiesa” sul cuore, che
mi schiaccia e mi porta.
Un tempo la parrocchia era tutta la vita della comunità, oggi ancora può e deve essere pilastro fondamentale su cui fondare e poggiare il
tessuto sociale, morale e religioso dei suoi componenti.
La parrocchia è la cellula vivente della Chiesa; è necessario conoscerla, amarla, viverla
e farla vivere: conoscerci ed
amarci ancor di più.
Nella parrocchia la chiesa fa
casa con l’uomo, è la miniera,
ha la sua poesia come poche
realtà sociali. Viene subito dopo la famiglia, prima del Comune.
La continuità della parrocchia come istituzione e funzione è un dato provvidenziale. L’abbiamo ricevuto in deposito e c’incombe
la responsabilità di mantenere la parrocchia vivente,
sul piano della vita attuale ed organizzarla a questo
scopo.
Non c’è amicizia se non c’è conoscenza sia sul piano umano che religioso: infatti l’ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo (rivelato nella scrittura). La non
conoscenza dei membri stessi della comunità è un freno-impedimento al clima di amicizia.
Vivremo nei prossimi mesi l’impegno di conoscerLo
meglio (il Signore), e di conoscerci meglio, condividendo in clima famigliare la ricerca e l’amicizia con Lui. l
piccoli centri d’ascolto proposti nelle famiglie e per le
famiglie costituiscono un secondo seme gettato nel
solco della speranza.
Vinciamo la pigrizia, il pregiudizio sul vicino, l’indifferenza e la diffidenza, armiamoci di buona volontà e
apriamo porte e cuore a chi con noi e come noi cerca la
verità, la giustizia, l’amore, la fede, il senso della vita...,
cerchiamo con gli altri il Dio che salva. Le proposte dei
centri d’ascolto possono ridare ossigeno alle famiglie e
alla comunità rivelando virtù e doni nascosti. Dobbiamo rinascere come comunità cristiana che pone nella
riflessione e nel calare le radici nel Vangelo di Cristo
con i fratelli di fede i punti cardine dell’impegno. La parrocchia seppe in ogni tempo acclimatarsi e usare i sussidi dell’epoca senza lasciarsi ingombrare da essi. Ci
vuol bene una terra senza dogane, senza passaporto,
senza tessere. La casa dell’anima non può avere la
stess’aria della case degli uomini. Si può essere del
proprio tempo senza rinunciare ad essere uomini spirituali ed intelligenti.
Dobbiamo tornare a Dio e all’uomo con i fanciulli, i ragazzi, i
giovani, gli sposi, gli ammalati,
gli anziani. Le proposte di formazione degli adolescenti, giovani, genitori e fidanzati trovino
partecipazione al di là del calcolo o immediato tornaconto.
La parrocchia declina per
mancanza di comunione con la
vita, ossia per difetto d’incarnazione.
Le strade cristiane nel mondo si tracciano con integrità di
fede, con passione di apostolo, con audacia di carità,
con disciplina di figlioli. E - non illudiamoci - sono strade
di dolore prima che di conquista e gloria.
Nel mondo dell’attività parrocchiale c’è un disagio
avvertito da tutti, sofferto da molti, confessato da pochi. Dove va la famiglia? Dove sono i giovani? “...il Figlio dell’uomo quando tornerà troverà ancora la
fede?”...
Voglio chiudere benchè il discorso sia appena avviato. È bene che il dibattito resti sui punti fondamentali, a
costo di parere teorico o inconcludente. Il mio non è
che un invito. Indicare dei rimedi e delle strade è molto
e niente, se i rimedi non vengono ben applicati, se le
strade non vengono camminate per arrivare, ma solo
per dire che ci muoviamo.
La parrocchia ha bisogno di gente che “non corra invano” e sappia rispondere con un presente consapevole ed operoso.
don Franco
IL
CASTELLO
2
I NOSTRI SANTI
Domenica 16 ottobre 2016
proclamato santo
il sacerdote bresciano
LUDOVICO PAVONI
Sacerdote, Fondatore
Brescia, 11 settembre 1784
Saiano, Brescia, 1 aprile 1849
Ludovico Pavoni, nato l’11 novembre 1784 a Brescia da una nobile famiglia, divenne presto sensibile al contrasto tra i benefici di pochi e la sofferenza di molti che aveva causato la rivoluzione francese.
Decise allora di diventare sacerdote, per spendere interamente la
vita a servizio dei poveri. Ordinato
il 21 febbraio 1807, venne nominato nel 1812 segretario del nuovo
vescovo di Brescia, monsignor
Gabrio Maria Nava. Per i giovani
sbandati e disorientati aveva fondato uno dei primi oratori della
città, poi l’Istituto San Barnaba, cui
aggiunse, nel 1824, la prima scuola tipografica d’Italia. Dai suoi primi
collaboratori voleva trarre una
nuova famiglia religiosa, ma ci riuscì solo dopo molti anni: l’erezione
canonica avvenne l’11 agosto
1847, col nome di Figli di Maria,
oggi Figli di Maria Immacolata Pavoniani. Due anni dopo, durante i
combattimenti delle dieci giornate
di Brescia, padre Ludovico portò in
salvo sotto la pioggia i suoi giovani
nella località di Saiano, ma si ammalò: morì il 1° aprile, a 64 anni. È
PAOLO VI PRESTO SANTO
Giovanni Battista Montini (18971978) potrebbe essere canonizzato l’anno prossimo. Montini, il papa
che concluse il Concilio Vaticano
II, il primo a volare in Terrasanta
nel 1964, l’uomo che nel corso del
suo pontificato si addossò il peso
di situazioni drammatiche come la
contestazione in seno alla Chiesa,
le persecuzioni nel mondo sovietico, il terrorismo e la guerra nel
Vietnam, potrebbe dunque essere
proclamato santo appena due anni dopo Giovanni XXIII e Giovanni
Paolo II. Il sacerdote bresciano
monsignor Antonio Lanzoni è il vice-postulatore della causa di cano-
stato beatificato il 14 aprile 2002
da san Giovanni Paolo II. Il 9 maggio papa Francesco ha approvato
un ulteriore miracolo ottenuto per
sua intercessione, aprendo la via
alla sua canonizzazione, che è
stata fissata a domenica 16 ottobre 2016. I suoi resti mortali riposano dal 27 ottobre 2002 nella navata sinistra del Tempio votivo di
Santa Maria Immacolata in Brescia, sotto la statua della Vergine.
La sua memoria liturgica cade il 28
maggio, data della prima traslazione nel Tempio dell’Immacolata.
Martirologio Romano: A Brescia, beato Ludovico Pavoni, sa-
cerdote, che con grande sollecitudine si dedicò all’istruzione dei
giovani più poveri, nell’intento soprattutto di educarli secondo i costumi cristiani e di avviarli a un mestiere, fondando per questo la
Congregazione dei Figli di Maria
Immacolata.
Quanto al nome, originariamente era “Figli di Maria”, ampliato nel
1892, con l’approvazione pontificia, in “Figli di Maria Immacolata”,
considerando l’importanza che
questo titolo ha sempre avuto per
il fondatore. Popolarmente sono
conosciuti come “Pavoniani” o “Artigianelli”.
nizzazione. Spiega: “Manca il riconoscimento di un secondo miracolo ma papa Bergoglio potrebbe decidere per la canonizzazione equipollente, a fronte di segnalazioni di
grazie o aiuti particolari segnalati
dai fedeli o con un intervento Pro
Gratia, senza il bisogno di avere
segni equivalenti al miracolo richiesto. La canonizzazione di Paolo VI
significherebbe santificare anche il
Concilio Vaticano II e la riforma liturgica a lui legati. Paolo VI ha numerosi devoti in tutto il mondo e al
santuario della Madonna alle Grazie di Brescia giungono richieste di
reliquie soprattutto dalle Filippine,
dove Montini subì l’attentato”.
IL
CASTELLO
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L’Unzione degli infermi dà forza e speranza
Cari fratelli e sorelle, buongiorno... Oggi vorrei parlarvi del
Sacramento dell’ Unzione degli
infermi, che ci permette di toccare con mano la compassione
di Dio per l’uomo. In passato veniva chiamato “Estrema unzione”, perché era inteso come
conforto spirituale nell’imminenza della morte. [...]
1. C’è un’icona biblica che esprime in tutta la sua
profondità il mistero che traspare nell’Unzione degli
infermi: è la parabola del «buon samaritano», nel Vangelo di Luca (10,3035). Ogni volta che celebriamo tale
Sacramento, il Signore Gesù, nella persona del sacerdote, si fa vicino a chi soffre ed è gravemente malato, o anziano. Dice la parabola che il buon samaritano si prende cura dell’uomo sofferente versando sulle
sue ferite olio e vino. L’olio ci fa pensare a quello che
viene benedetto dal Vescovo ogni anno, nella Messa
crismale del Giovedì Santo, proprio in vista dell’Unzione degli infermi. Il vino, invece, è segno dell’amore
e della grazia di Cristo che scaturiscono dal dono della sua vita per noi e si esprimono in tutta la loro ricchezza nella vita sacramentale della Chiesa. Infine, la
persona sofferente viene affidata a un albergatore, affinché possa continuare a prendersi cura di lei, senza
badare a spese. Ora, chi è questo albergatore? È la
Chiesa, la comunità cristiana, siamo noi, ai quali ogni
giorno il Signore Gesù affida coloro che sono afflitti,
nel corpo e nello spirito, perché possiamo continuare
a riversare su di loro, senza misura, tutta la sua misericordia e la salvezza.
2. Questo mandato è ribadito in modo esplicito e
preciso nella Lettera di Giacomo, dove raccomanda:
«Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della
Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio
nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede
salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati» (5,14-15). Si
tratta quindi di una prassi che era in atto già al tempo
degli Apostoli. Gesù infatti ha insegnato ai suoi discepoli ad avere la sua stessa predilezione per i malati e
per i sofferenti e ha trasmesso loro la capacità e il
compito di continuare ad elargire nel suo nome e secondo il suo cuore sollievo e pace, attraverso la grazia
speciale di tale Sacramento. Questo però non ci deve
fare scadere nella ricerca ossessiva del miracolo o
nella presunzione di poter ottenere sempre e comunque la guarigione. [...]. Ma quando c’è un malato a volte si pensa: “chiamiamo il sacerdote perché venga”;
“No, poi porta malafortuna, non chiamiamolo”, oppure
“poi si spaventa l’ammalato”. Perché si pensa questo?
Perché c’è un po’ l’idea che dopo il sacerdote arrivano
le pompe funebri. E questo non è vero. Il sacerdote
viene per aiutare il malato o l’anziano; per questo è
tanto importante la visita dei sacerdoti ai malati. Bisogna chiamare il sacerdote presso il malato e dire:
“venga, gli dia l’unzione, lo benedica”. È Gesù stesso
che arriva per sollevare il malato, per dargli forza, per
dargli speranza, per aiutarlo; anche per perdonargli i
peccati. E questo è bellissimo! E non bisogna pensare
che questo sia un tabù, perché è sempre bello sapere
che nel momento del dolore e della malattia noi non
siamo soli: il sacerdote e coloro che sono presenti durante l’Unzione degli infermi rappresentano infatti tutta la comunità cristiana che, come un unico corpo si
stringe attorno a chi soffre e ai familiari, alimentando
in essi la fede e la speranza, e sostenendoli con la
preghiera e il calore fraterno. Ma il conforto più grande
deriva dal fatto che a rendersi presente nel Sacramento è lo stesso Signore Gesù, che ci prende per
mano, ci accarezza come faceva con gli ammalati e ci
ricorda che ormai gli apparteniamo e che nulla - neppure il male e la morte - potrà mai separarci da Lui
(PAPA FRANCESCO Udienza generale del 26 febbraio 2014). Permettiamo ai Sacerdoti, ai Ministri
straordinari dell’Eucaristia di visitare gli ammalati, di
portare loro la consolazione del Signore!
IL
CASTELLO
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1 novembre: festa dei Santi - 2 novembre: commemorazione dei defunti
È tempo di meditare
“Passa infatti la figura
di questo mondo!” 1Cor 7,31
Come vivere questa Parola?
Una minaccia? Una visione pesantemente negativa della vita? O
non piuttosto una sollecitazione a
dare a ogni cosa il suo giusto valore? Una risposta ci viene dalla lettura attenta e contestualizzata dell’intera pericope propostaci in questi giorni, senza allontanarci dal
passo che stiamo esaminando,
possiamo trovare elementi particolarmente illuminanti. Leggiamo,
infatti: “quelli che piangono, [vivano] come se non piangessero;
quelli che gioiscono, come se non
gioissero; quelli che comprano,
come se non possedessero; quelli
che usano i beni del mondo, come
se non li usassero pienamente”
(vv.30-31).
Il “come se” dice non rigetto sdegnoso di quanto la vita può offrire,
ma attenzione a non farne l’orizzonte esclusivo, nella piena consapevolezza che si è di fronte a
beni che non sono definitivi: “Pas-
sa la figura di questo mondo”, e
travolge con sé quanto le appartiene, senza tuttavia intaccare i beni
perenni che ci vengono dal Risorto. È in base a questi che anche gli
altri devono essere valutati ed assunti.
Porterò frequentemente il mio
pensiero su ciò che veramente
conta nella mia vita.
Tutto passa, inesorabilmente,
ma tu, Signore, rimani luminoso
all’orizzonte dei miei giorni e li illumini e li riscaldi con la tua presenza. Non posso che esultare di
gioia!
A N A G R A F E PA R R O C C H I A L E
Battesimi
Matrimoni
37. Masini Nora di Enrico e Fanelli Manuela
38. Treccani Giovanni di Daniele e Pasini Chiara
39. Piazza Diego di Andrea e Bignotti Elisa
40. Tosoni Gabriele di Michele e Bianchi Giuditta
41. Favalli Beatrice di Cristian e Baronchelli Elisa
42. Orsini Martina di Daniele e Loglio Alessandra
43. Pellegrinelli Lorenzo di Alberto e Magri Cinzia
44. Pitossi Angelica Rosa di Cristian e Trigiani Maria
45. Benvenuti Edoardo di Mirco e Venturini Anna
46. Pesci Anna di Dario e Chiarito Ida
47. Scovoli Andrea di Roberto e Franceschi Milena
48. Bettari Noemi di Nicola e Biondelli Veronica
49. Allig Chiara di Stefan e Silvestro Vera
50. Bellandi Ambra di Marco e Zuleika Aiardi
51. Capra Andrea di Simone e Aldofredi Linda
52. Pastori Perseo Ermano di Valter e Paghera Arianna
53. Guerrini Martina di Fabio e Fausti Alessandra
54. Tononi Noemi di Marco e Mori Desirée
55. Corestini Simone di Alberto e Botturi Cinzia
10. Torreggiani Emanuele con Ghisleri Simona
11. Iaria Antonio Bruno con Cavalli Chiara
12. Masini Enrico con Fanelli Manuela
13. Parmigiani Luca con Trudu Valeria
14. Piovani Nicola con Bonazza Michela
15. Rozzini Nicola con Bertoletti Roberta
16. Migliorati Mario con Turcanu Olga
Defunti
65. Boselli Mario di anni 75
66. Sbalzarini Dosolina di anni 91
67. Scottorelli Teresina di anni 87
68. Manerba Enea di anni 89
69. Pariotti Martina di anni 86
70. Bianca Maria Elisa di anni 89
71. Bonazza Luciano di anni 77
72. Visani Giulia di anni 88
73. Gian Franco Bosio di anni 68
74. Foglio Maurilio di anni 76
75. Bosio Matteo di anni 23
76. Perini Maria Teresa di anni 82
77. Marzocchi Maddalena di anni 74
78. Mutti Maddalena di anni 94
79. Carlini Maria di anni 93
80. Novazzi Benvenuta di anni 88
81. Carlotti Luciana di anni 59
82. Marzocchi Lucia di anni 85
83. Pasotti Marino di anni 62
84. Coffani Caterina di anni 84
85. Turchi Ennio di anni 63
86. Zaniboni Emiliano di anni 86
87. Grazioli Camilla di anni 89
88. Cavazzini Ugo di anni 87
89. Gerardini Rosa di anni 88
90. Ferrari Imerio di anni 69
91. Bacchi Ernesto di anni 77
92. Bolzacchini Ester di anni 94
IL
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Unità del Sacramento dell’Ordine
a servizio della Chiesa che è in Carpenedolo
IL SALUTO
A CHI CI LASCIA
Grazie a don G.Maria e don Renato che ci lasciano.
Dopo quattro e sette anni di permanenza nella comunità di Carpenedolo, il Vescovo Luciano ha accordato a don Renato e a don
G.Maria di mettersi al servizio della chiesa di Brescia come vicari
cooperatori nelle Unità Pastorali di
Fornaci-Villaggio Sereno 1 e Villaggio Sereno 2 e all’Unità Pastorale di Offlaga-Cignano-Faverzano e loro, come si conviene a chi
ha promesso obbedienza, hanno
rinnovato l’“Eccomi”. Salutare non
è sempre facile, capita che non si
riesca a trovare le parole giuste, si
può rischiare l’esagerazione dettata dai sentimenti, si può sentire
l’imbarazzo per non aver detto tutto ciò che si conviene scadendo
nel banale.È nel momento in cui ci
si deve salutare che la mente e il
cuore fanno emergere ricordi, situazioni, avvenimenti costruiti e
vissuti insieme e ci si rende conto
di quanto una persona ha corrisposto al mandato di servizio per
una comunità per il bene di tutti.
Per questi anni,questi sacerdoti,
hanno vissuto nella comunità di
Carpenedolo; il loro ambito di lavoro è stato diverso ma ciò non ha
impedito una presenza sacerdotale nella vita liturgica, caritativa, sociale, associativa della comunità.
Dietro la figura di un sacerdote ci
sta un’intensa attività che, come è
noto, non sempre si vede ed esige
impiego di tempo, mente, abilità,
passione e cuore. Negli ultimi giorni di permanenza, avete avuto modo di raccoglier a più voci il grazie
di tanti. Ora dalle pagine di questo
giornalino della nostra comunità
parrocchiale vi giungano i nostri
più sinceri auguri, uniti alla nostra
preghiera per il vostro nuovo impegno sacerdotale. La vita è così, tutto passa ma beati quei passaggi
che ci lasciano più ricchi di fede e
di umanità. Con l’augurio che il vostro passaggio tra di noi abbia costituito per voi un capitolo significativo nella vita per ciò che avete
dato e per quanto avete ricevuto e
che Carpenedolo sappia mantenere saldo il contributo positivo del
vostro passaggio. GRAZIE.
d.F.
IL BENVENUTO
A CHI VIENE
Benvenuti a don Francesco e
don Stefano che vengono tra noi.
“La mia paura dunque sorge dal
senso di responsabilità che avverto nei confronti di un oratorio grande; grande negli spazi, nei numeri,
nelle proposte, nelle situazioni...
Mi sento incapace di affrontare tutto quanto. Ed è per questo che ripeto spesso a me stesso in questi
giorni le prime parole che il nostro
parroco mi ha rivolto nella prima
telefonata intercorsa agli inizi di
agosto: don Franco mi disse di non
cedere alla paura, che è un’emozione lontana da chi spera. I car-
penedolesi sono tuoi.”
Così si esprimeva don Renato al
primo incontro con la nostra parrocchia e analoghe espressioni ho
ritrovato nei primi incontri con don
Francesco Bacchetti e don Stefano Fontana nostri nuovi vicari cooperatori. È umana la preoccupazione di assumere compiti così
onerosi,lo fu anche per me a suo
tempo, ed è per questo che, a nome della comunità intera, vi dico
GRAZIE per il coraggio e la disponibilità serena ad accettare l’invito
del Vescovo a vivere il dono del
Sacerdozio con Noi. Carpenedolo
è la settima parrocchia della diocesi per numero di fedeli e dal
2000 ad oggi è cresciuta di circa
4000 abitanti... C’è grande bisogno di voi. Amatela da subito e per
sempre al di là delle difficoltà che
incontreremo. lo don Franco parroco, don Mario, Renato diacono, le
Questi i servizi alla Diocesi dei sacerdoti
a Carpenedolo negli anni recenti
TORTELLI FRANCO; n. San Paolo 2.6.1948; ord. Brescia 15.6.1974; della
parrocchia di Ludriano; vic. coop. Adro (1974-1987); parroco Lograto (19872000); parroco Carpenedolo dal 2000.
GUERINI GIAN MARIA; n. Coccaglio 26.5.1947; ord. Brescia 12.6.1971; della parrocchia di Coccaglio; vic. coop. Palazzolo S.M. Assunta (1971-1974);
vic. coop. Coccaglio (1974-1980); vic. coop. Travagliato (1984-1988); parroco
Faverzano (1988-1997); parroco Torbiato (1998-2009); vic. parr. Carpenedolo dal 2009.
PIOVANELLI RENATO; n. Montichari 25.9.1980; ord. Brescia 11.6.2005; della parrocchia di Montichiari; vic. parr. S. Afra, città (2005-2008); vic. parr. Rezzato S. Carlo (2008-2012); vic. parr. Carpenedolo dal 2012.
BACCHETTI FRANCESCO; n. Bagnolo Mella 17.6.1968; ord. Brescia
12.6.1993; della parrocchia di Bagnolo Mella; vic. parr. Villa Carcina (19931997); vic. parr. Botticino M. (1997-2001); vic. parr. Collebeato (2001-2004);
amm. parr. Ossimo Inferiore e Ossimo Superiore (2014-2007); parroco Ossimo Inferiore e Ossimo Superiore (2007-2012); amm. parr. Lozio e Villa di Lozio (2008-2012); vic. parr. Idro, Anfo, Capovalle, Ponte Caffaro e Treviso Bresciano dal 2012; vic. parr. a Carpenedolo dal 2016.
FONTANA STEFANO; n. Orzinuovi 15.6.1975; ord. Brescia 11.6.2011; della
parrocchia di Borgo San Giacomo; vic. parr. Monticelli Brusati dal 2011; vic.
parr. a Carpenedolo dal 2016.
TREBESCHI MARIO; n. Goito (Mn) 8.4.1947; ord. Brescia 10.6.1972; della
parrocchia di Carpenedolo; vic. coop. Alfianello (1972-1974); vic. coop. Bedizzole (1974-1984); parroco Limone (1984-1997); vic. parr. Botticino Sera
(1997-2001); dir. Archivio Diocesano (1999-2005); pesb. coll. Carpenedolo
dal 2001; coll. di settore dell’Archivio storico diocesano dal 2005.
IL
CASTELLO
Rev.de Suore e tutta la comunità di
Carpenedolo vi accogliamo proprio come un dono prezioso e vi
affidiamo la cura dei più giovani, di
coloro che si affacciano alla vita e
vi entrano con la necessità di trovare qualcuno che sappia dir loro
per cosa vale la pena vivere, qual
è il segreto della felicità, quella vera che viene dalla capacità di dare
un senso alla vita, la bellezza di
seguire il Signore. Ho il desiderio
di una vera e reale fraternità sacerdotale, perché credo nell’im-
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portanza di essere sostegno gli
uni per gli altri, perché sono convinto che sia le gioie ma soprattutto le fatiche, i momenti di solitudine, le decisioni importanti, le scelte impopolari, gli insuccessi pesano meno se possono essere condivisi. Pensate che bello, se i nostri
parrocchiani potranno dire, guardando ai loro preti: “Vedete come
si vogliono bene”. Il bene è da
sempre la molla che convince le
persone riguardo alla bontà del
Vangelo e della vita cristiana, suc-
cede così dall’inizio della chiesa
già nella prima comunità descritta
dall’evangelista Luca negli Atti degli apostoli (At.2,42). Venite in una
bella comunità, tra gente buona,
generosa, che vuole bene ai suoi
preti e sono certo che vi sentirete a
vostro agio. Ho molto apprezzato
la vostra voglia di essere fra noi da
subito. E allora benvenuti! e come
diceva san Giuseppe Benedetto
Cottolengo “Avanti in Domino,
amore e nessun timore.”
Don Fabiano torna in India
con il nostro grazie
È stato un grande piacere e privilegio per me di essere nella parrocchia
di Carpenedolo per alcuni mesi, dove ho avuto forte e calorosa esperienza di unità, accoglienza, solidarietà e comunità viva. Mi sono arricchito
moltissimo esercitando il mio ministero sacerdotale. Ho visto i pastori che
si dedicano per il loro gregge e il gregge che li segue. Sono certo che
questa esperienza della fede e amore mi accompagnerà e aiuterà nel
mio futuro ministero in India. Un caloroso saluto e grazie in modo particolare a Don Franco per avermi offerto questa opportunità da padre, fratello
e amico, a Don Gianmaria, Don Renato e Don Francesco con i quali ho
condiviso belle esperienze e tutta la comunità parrocchiale. Dio vi accompagni e aiuti ad essere sempre una comunità come siete ora!
Don Fabiano
Il saluto di don Francesco Bacchetti che viene da noi
Carissimi Carpenedolesi.
Un cordiale saluto. Sono don Francesco Bacchetti, nato a Bagnolo
Mella il 17 giugno 1968, entrato in seminario in prima media e ordinato
sacerdote il 12 giugno 1993 dal Vescovo mons Bruno Foresti. Da circa 4
anni in servizio a Idro come collaboratore.
Arrivo a Carpenedolo con gioia, curiosità e trepidazione.
Gioia perché ogni giorno qui scopro quanto è bella e piena di meraviglie la “vigna del Signore”:
ho partecipato alle Messe di inizio scuola celebrate dal parroco don
Franco con tanti ragazzi allegri e sorridenti, visto il grande oratorio, con la
nuova sala Polivalente dedicata a Paolo VI, la chiesetta del Sacro Cuore
dove ho sentito e apprezzato il coro Ars Nova. Ho gradito e ammirato la
grande esposizione dei presepi. Ho incontrato le suore alla scuola materna, i giovanissimi dell’AC pieni di entusiasmo, le coppie con figli per il battesimo, gli anziani alla casa di riposo per la messa della domenica, i malati che vivono con fede la loro sorte e i tanti preziosi collaboratori e i fedeli che la domenica vengono alla chiesa per confessarsi e santificare le feste. Quante persone gentili e affabili ho incontrato!
Curiosità per la storia che Dio Padre vorrà scrivere con tutti noi per i
prossimi anni.
Trepidazione per la grandezza del paese e il numero elevato di anime
che lo abitano. Ma so che la grazia e la pace del Signore non ci mancheranno.
Sono grato all’arciprete don Franco per l’affettuosa e generosa accoglienza. Con il curato don Stefano prego il Signore perché, condotti dal
parroco, possiamo camminare uniti nella fede e l’amore fraterno.
Don Francesco
d.F.
IL
CASTELLO
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Il grazie di don Gian Maria Guerini
Faverzano, 21 Ottobre 2016
Amici, conoscenti e parrocchiani di Carpenedolo, richiesto di un ricordo e di un saluto, accondiscendo volentieri, facendo eco ad alcuni sentimenti di questo ultimo periodo.
Dopo sette anni di servizio pastorale in mezzo a voi
(San Bartolomeo 2009 - San Bartolomeo 2016), l’ho
concluso, grato al Signore per avermi accompagnato
ed aver trovato in voi una comunità”calda ed accogliente”. Questo popolo numeroso ha sempre amato i
suoi sacerdoti, condividendone da subito gioie e
preoccupazioni... non si prova fatica ad inserirsi tra
voi, pur in mezzo a problemi che vi accompagnano;
eppure la vostra sensibilità, un’umana curiosità tutt’altro che fredda ed indifferente, sono tratti che aiutano a
trovarsi bene. Grazie dunque, anzitutto,per questo!
Nell’appena trascorso periodo, tra confratelli e voi,
ho cercato di vivere quello spirito di comunione tanto
auspicato da Gesù (“Padre che siano una sola cosa”)
che oltre le parole allenta le tensioni, rasserena e
spinge ognuno a donare il meglio di sé. Non sempre ci
sono riuscito, specie di fronte a situazioni da risolvere
o relazioni umane da comporre. Tutto è passato, ora
non ricordo che i bei momenti, le solenni celebrazioni
liturgiche del grandioso vostro tempio, le ricorrenze civili, meticolosamente organizzate da gruppi ed associazioni, in gara fra loro, mai in competizione negativa
o irrispettosa.
Purtroppo in mezzo a tanta operosa generosità e
forme di volontariato,
ho sperimentato direttamente le molteplici
povertà di cui anche
Car penedolo, come
tutte le realtà del tessuto sociale, soffre: la
d i s o c c u p a z i o n e, l a
piaga dell’alcoolismo
anche tra i giovani, la
droga diffusa pur senza troppo rumore, le situazioni più diverse di
emarginazione. Non sono stato sempre a guardare;
nella condivisione ho cercato di fare quanto mi era
possibile, soprattutto attendendo ai compiti propri della vita sacerdotale: la predicazione della Parola di Dio,
la formazione delle coscienze, il contatto personale,
l’esortazione con la parola e con l’esempio. Questo dico per ricordarvi quanto ci sia da fare per il bene di tutti con le energie di ciascuno, sostenuti dalla forza e luce della fede.
Non mi resta che pregare per me e per voi perché
mai ci stanchiamo di sperare e di vivere nella comunione del Signore: Lui ci accompagni e conforti nel
cammino... Certi che ogni umana esperienza ci edifica ed ha sapore di eternità. Grazie di cuore a tutti.
Vi porto nella preghiera all’altare.
Don Gian Maria
Dzie˛kuje˛
Nei giorni del mio avvicendamento
fra le parrocchie di Carpenedolo e di
Brescia una persona saggia e cara mi
ha regalato un’espressione di sant’Agostino che, come è consuetudine attingendo da questo grande padre della chiesa, offre una luce soprannaturale alle normali situazioni della vita. Così scrive il vescovo di Ippona nella Lettera IX indirizzata al lontano amico Nebridio: “non è il
vivere nello stesso luogo che ci unisce”. Sicuramente
la conoscenza reciproca è iniziata - e non poteva essere altrimenti - dal vivere nello stesso luogo: di questo
non sarò mai abbastanza grato al Signore di avermi
fatto incontrare nel mio percorso esistenziale e ministeriale la comunità di Carpenedolo! Questi anni “nello
stesso luogo” hanno arricchito me e la mia anima, più
di quanto possa averlo fatto io come ministro! La parola che è in grado di riassumere tutti i miei sentimenti è
semplicemente “grazie”. Mi piacciono molto le lingue
antiche e moderne, ma durante la GMG di quest’estate
a Cracovia l’unica parola che sono riuscito a memorizzare e pronunciare piuttosto spesso in quella lingua
così misteriosa che è il polacco è “dzie˛kuje˛?”, ossia
“grazie” ... E vi dirò che con quella sola parola, fatte salve le comunicazioni nell’ormai onnipresente inglese,
mi è parso di poter dire tutto ai polacchi che ci hanno
accolto con un affetto sorprendente:
basta quella parola ed il mondo si apre,
basta quella parola ed ho tutto quello
che mi serve per rimanere in relazione.
Grazie, dunque, a Carpenedolo e grazie principalmente a nostro Padre-Dio,
che con la sua sapienza ha tessuto la
trama della nostra esperienza insieme.
Poco prima delle parole sopra citate
sant’Agostino suggerisce al suo amico in quale luogo
potranno gioire insieme della vicinanza reciproca: “rifugiati nella tua anima e innalzala a Dio per quanto puoi,
là infatti tu trovi con sicurezza anche noi”. Quando
sant’Agostino dice di rifugiarsi nella propria anima non
invita a ripiegarsi su se stessi in cerca di una consolazione ingannevole: egli ha una concezione dell’anima
molto grande e ritiene che Dio abiti realmente nella più
profonda interiorità dell’uomo; se ognuno di noi, amici
che ormai non vivono più nello stesso luogo, frequenta
la propria anima, specialmente con la preghiera, lì troverà Dio, lì troverà ognuno dei suoi cari, perfino coloro
che già contemplano in volto di Dio nella vita eterna.
Frequentiamoci allora in Dio, incontriamoci anche quotidianamente nella preghiera! Sia Gesù il nostro maestro in questo viaggio dentro noi stessi, sia Maria Immacolata il nostro sostegno nella vita cristiana.
don Renato
IL
CASTELLO
8
Solidarietà per il terremoto del 24 agosto
OFFERTE
DALLA PARROCCHIA
DI CARPENEDOLO
➊
16
settembre 20
Domenica 18
trice”
iana per Ama
ic
tr
a
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:
lla polivalente
350 persone a
4.534
ricavato euro
ro
Cuochi al lavo
➋
sa: euro 2.159
Offerte in Chie
➌
ne parziale
Cucina: visio
o: euro 552
Casa di ripos
➍
lie Tortelli:
016
Incontro famignti di don Franco: euro 2
re
più di 130 pa
Discendenti da nonno Andrea e nonna Maria:
presenti alla festa 137 nipoti
Tutto il ricavato delle 4 iniziative
(euro 9.261) va interamente devoluto
alle vittime del terremoto.
Sacro
la Chiesa del
S. Messa nel
Cuore
IL
CASTELLO
9
Polivalente OK per molteplici usi
Da maggio a ottobre presenti per iniziative varie oltre 5000 persone (spettacoli scuole materne
danza - musica - concerti - burattini, ecc. ecc.). Per un mese grande uso dai ragazzi del GREST
24 agosto. S. Bartolom
eo cena (200 persone
) e spettacolo music
ale
Pranzo “Amatriciana per Amatrice”
Pranzo famiglie Tortelli
Giochi all’esterno
cucina
Volontari per la
EST
Bambini del GR
Volontari per il servizio
r la sfilata
Sala preparata pe
IL
CASTELLO
10
CAMPISCUOLA
NOI con VOI per TUTTI
NOI con VOI per TUTTI è il
camposcuola vissuto dai nostri
ragazzi e ragazze dalla IV elementare alla II media dal 27 luglio al 3 agosto presso la casa di
Stadolina di Vione.
I 29 ragazzi/e sotto la perfetta
guida di Padre AIDAM coordinati da Alessandro e Silvia ed
affiancati dai “compagni di viaggio” Cristian, Elisa, Federico e
Stefano, hanno vissuto una
settimana intensa di preghiera,
riflessione, condivisione, amicizia, gioco, camminate, escursioni, musica e divertimento alla
ricerca dei loro “TALENTI”.
La nave, costruita ingegnosamente da tutti con dovizia di particolari ed attrezzature di bordo, è salpata
dal camposcuola per accompagnare tutti loro nelle
“strade della vita”.
Un grazie particolare e doveroso alle cuoche MARIA TERESA e MARIAGRAZIA che ci hanno “viziato”
e sostenuto con gustosi manicaretti e specialità bresciane.
Grazie (Don e Padre)
È vero che le sorprese, soprattutto quelle che vengono
dall’alto, sono sempre gradite,
ma la possibilità di vivere questa esperienza mai ce lo saremmo aspettati.
Nel ringraziare Don Franco
per questa meravigliosa opportunità, ci piace ricordare la genesi di questa avventura nata,
come lui stesso l’ha definita, da
un’illuminazione dell’angelo custode.
Esperienze dello stesso genere che avevamo vissuto precedentemente sia come single
che come coppia, ma, chiamati
a coordinare l’attività del camposcuola estivo dei ragazzi delle elementari e medie era sicuramente un
compito/servizio che richiedeva a noi lo sforzo necessario per “rimettersi in gioco”.
Mai abbiamo pensato di rifiutare la proposta, anche
se i timori di essere impreparati erano tanti. Ed inoltre,
piano piano che il Don riversava su di noi e sugli animatori valanghe di proposte ed idee, cresceva ancor
di più la consapevolezza di “essere chiamati” a svolgere un servizio per loro (i ragazzi) e per noi (come famiglia) sorretti dall’alto.
La preparazione del camposcuola ha “rubato” sicuramente parecchio del nostro tempo libero, la settimana vissuta a Stadolina ha “prosciugato” tutte le no-
stre energie, ma vedere le facce dei ragazzi e delle ragazze entusiasti dell’esperienza vissuta ci ha ripagato con gli interessi. L’immagine dei ragazzi che, all’ombra della chiesa di Stadolina, contemplavano il creato
e meditavano alcuni salmi proposti resterà fissa nei
nostri occhi per molto tempo.
Un ultimo GRAZIE, ma non per importanza, lo vogliamo lanciare a PADRE AIDAM, che ci ha “sorretti”
dal primo all’ultimo istante sorprendendoci in ogni
frangente. I ragazzi hanno beneficiato della sua presenza, del suo pensiero, del suo aiuto, ma soprattutto
del suo essere “PASTORE” in mezzo al gregge di Cristo. Grazie.
Alessandro e Silvia
IL
CASTELLO
11
Camposcuola
giovanissimi
Anche quest’anno abbiamo dovuto stringerci per
starci tutti…35 ragazzi e ragazze al campo giovanissimi di Stadolina. Un campo in cui abbiamo avuto modo
di divertirci giocando, pregando e riflettendo guidati
dal filo conduttore del film “Fireproof”, una pellicola in
cui il protagonista, un pompiere, affronta oltre ai rischi
del suo lavoro, la difficile situazione di dover ricucire
un rapporto sentimentale ormai in crisi.
C’è stato ovviamente lo spazio per lunghe cammi-
nate, che da un lato hanno messo a dura prova le nostre gambe ma dall’altro ci hanno regalato spettacolari panorami come il suggestivo lago Aviolo o il mozzafiato cielo stellato al bivacco Occhi. Ringraziamo tutti i
partecipanti, gli animatori, le cuoche e mandiamo un
forte abbraccio a Don Renato, per averci accompagnato in questi quattro anni anche attraverso queste
bellissime esperienze. A presto.
L’AMICO
Un amico è la cosa più bella che c’è
Ti ascolterà e si batterà per te
Un amico è la cosa più vera che hai
Se un amico è con te non tradirlo mai
Per sempre al tuo fianco lo troverai
Un amico è una cosa che non muore mai
È come un grande amore mascherato un po’
Se tu ci sarai io ci sarò
Non chiedere né come né perché
Lui combatterà insieme a me
Nelle gioie e nelle difficoltà
Un amico non ti giudicherà
L’amico sa il gusto amaro della verità
Nascosto tra le pieghe di un cuore che si dà
Gli Educatori
IL
CASTELLO
12
La tela “Natività di Maria” tornerà splendida
Un generoso benefattore offre il restauro della grande tela della “Natività di Maria”
che fu pala d’altare alla Chiesa di San Rocco
Oggetto: dipinto ad olio su tela
Provenienza: Carpenedolo (Bs)
Chiesa di san Rocco
Ubicazione: Sagrestia della chiesa
parrocchiale parete laterale destra
Soggetto: Natività di Maria
Autore: ignoto
Epoca: sec. XVIII
Dimensioni: cm 310x230 sagomato
Proprietà: ecclesiastica
DESCRIZIONE E STATO
DI CONSERVAZIONE
Il dipinto in oggetto, già citato in
un documento del 1880 sui dipinti
custoditi in sagrestia, reperito nell’Archivio Parrocchiale e pubblicato
nel libro di don Trebeschi sulla chiesa parrocchiale, era intitolato alla Nascita di Maria e
S.Anna e dicesi utilizzato quale pala della chiesa del
Suffragio. Nell’inventario della diocesi veniva invece
ascritto alla Nascita del Battista, essendo la chiesa intitolata appunto al santo. La similitudine dei soggetti,
nell’iconografia tradizionale, poteva infatti trarre in inganno, ma si è potuto fare chiarezza nel sopralluogo
eseguito per visionare il dipinto, dove si è meglio potuto analizzare l’opera e i luoghi dove doveva trovarsi in
origine. La scritta sul cartiglio retto dal putto nella parte superiore del dipinto: “GAUDIUM ANNUNCIAVIT
UNIVERSO MUNDO” fa riferimento a Maria e la particolare sagoma corrisponde esattamente alla pala
dell’altare maggiore della chiesa di san Rocco, ora in
drammatico stato di incuria e abbandono e non a
quella del Suffragio.
Nel bel paliotto marmoreo l’effige centrale riporta due figure muliebri che potrebbero appunto essere riferite a Maria e
S. Anna.
Le proporzioni sono abbastanza anomale: la tela risulta piuttosto larga e schiacciata se non fosse per la
parte superiore sagomata secondo un profilo molto
articolato e prettamente settecentesco. Escluderei infatti il riferimento al XVII secolo riportato nell’inventario e anche la possibilità ad un adattamento, in quanto
una cornice color ocra, direttamente dipinta sulla tela,
profila il perimetro, dove era sormontata da un filetto
ligneo dorato, di cui rimane solo un frammento, che
seguiva appunto la sagoma della soasa marmorea.
Il tessuto risulta ormai sfibrato e rilasciato sul vecchio telaio da cui presenta numerosi distacchi, lungo
tutto il profilo. Lacerazioni e buchi di varia entità sono
presenti sulla superficie, cosi come moltissime cadute
di colore, sia lungo la sagoma del telaio, sia sparse.
L’aspetto è opaco, con aloni di umidità e ossidazioni, tutte cause che
contribuiscono a celare la bella luminosità e vivacità della policromia
originale.
PROPOSTA DI INTERVENTO
Il dipinto necessita un completo intervento di restauro, che si può sintetizzare nelle seguenti fasi operative:
• trasporto del dipinto in laboratorio
e documentazione fotografica dell’insieme (fronte, retro) e dei particolari come richiesto dalla Soprintendenza, seguite da altre durante
le varie fasi di lavoro
• smontaggio della tela dal telaio
• attenta osservazione dello stato conservativo ed
eventuale rimozione di ridipinture (solo se le condizioni conservative lo consentiranno) prima della velinatura
• velinatura a colletta o con resina Plexisol diluita in
white spirit a seconda della resistenza all’umidità
• pulizia del retro da qualsirsi irregolarità e sporco accumulato
• eventuale imbibizione con resina Plexisol nel caso si
abbia avuto la possibilità di velinare a colletta, così da
garantire la stabilità del colore e della preparazione
generalmente sensibili in quest’epoca
• preparazione della tela da rifodero su telaio interinale, mediante bagnature e tiraggi, per sfibrarla, seguita
dalla foderatura vera e propria, con pattina di lino e
colla pasta. Lacerazioni, cuciture e bordi saranno particolarmente rinforzati con velo di Lione e garze sfrangiate
• svelinatura
• pulitura della superficie pittorica con solventi idonei,
preferibilmente supportati in solvent gel, così da limitare l’impregnazione in profondità
• montaggio su telaio nuovo, opportunamente studiato in modo da renderlo mobile in tutte le direzioni, nonostante la particolare sagoma della parte superiore.
Angoli e traversi saranno tutti dotati di perni e tiranti
metallici, per garantire una stabile tensione nel tempo
• rifinitura dei bordi
• verniciatura a pennello con resina mastice in essenza di trementina rettificata
• stuccatura delle lacune con gesso di Bologna, terre
colorate in tonalità con la preparazione e colla di coniglio a spatola e a pennello e relativa verniciatura con
resine terpeniche in ligroina
• integrazione pittorica delle lacune con colori a vernice reversibili secondo le direttive della D.L.
• verniciatura finale nebulizzata
• documentazione fotografica finale e riconsegna.
IL
CASTELLO
13
L’icona di San Giovanni Battista
titolare della nostra Parrocchia
S. Giovanni Battista occupa un posto particolare
nel culto e nell’inconografia cristiana; è l’unico tra i
santi di cui si celebri la natività e il giorno della morte,
come avviene per il Cristo e la Madonna: il suo culto è
molto diffuso e popolare in tutto il mondo cristiano e a
lui sono dedicate numerosissime cattedrali e chiese
e gli sono consacrati soprattutto i battisteri. Diverse
città lo venerano come patrono.
Non c’è artista che nella pittura o nella scultura, nel
mosaico, non abbia lasciato una o più opere che presentano il Battista.
Il Medioevo lo rappresenta solitamente come anacoreta del deserto, mentre l’età paleocristiana lo raffigura anche in abito pastorale o sacerdotale. In Oriente egli ha l’aspetto emaciato e smunto, la barba lunga
e i capelli arruffati; è vestito di una corta tunica di pelo
di cammello, stretta in vita da una cintura di cuoio.
Il Rinascimento ha reso popolare anche l’immagine del santo bambino in atto di giocare con il piccolo
Gesù o di adorarlo sotto la materna e vigile custodia
della Vergine.
La raffigurazione più frequente del santo è la scena
del Battesimo di Gesù al Giordano, con in mano una
conchiglia con cui versa l’acqua sul capo di Gesù.
Non mancano opere che lo rappresentano nell’atto
di indicare Gesù, proclamandolo il Messia da seguire
e l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
In tantissime opere Giovanni è rappresentato nel
momento del martirio a causa di Erode sollecitato da
Erodiade, perché il santo rimproverava una convivenza illecita.
I Vangeli canonici e quelli apocrifi che ampiamente
parlano del Battista hanno ispirato svariati modi di
presentare il più santo tra i nati da donna, come lo
presenta Gesù.
In alcune opere, accanto al santo, c’è un’accetta: ricorda la sua morte, infatti gli fu tagliata la testa, ma ricorda anche il riferimento evangelico che tutto è
pronto per tagliare l’albero vecchio e fare spazio alla
nuova economia della salvezza (Mt 3,10). Battista è
rappresentato con le ali d’angelo per indicare che era
più che uomo, è denominato messaggero (Mc 1,2),
l’angelo del deserto.
In altre opere con una mano benedice chi lo prega
e con l’altra tiene una croce stilizzata e un rotolo con
scritte evangeliche: Invio il mio Messaggero. Voce nel
Deserto: preparate la strada, il Regno è vicino.
❏
IL
CASTELLO
14
Gruppo missionario S. M. Teresa di Calcutta
Il Gruppo missionario, la comunità di Carpenedolo
la sera del 3 settembre 2016 hanno vissuto un momento magico. Nella bella e spaziosa piazza Matteotti
si è tenuta per la prima volta la Festa di “Sport e Solidarietà” che solitamente si teneva nella palestra comunale. Si è dato il via alla festa alla presenza delle autorità
civili e religiose sempre molto attente e solleciti a queste manifestazioni e sensibili verso realtà a volte poco
conosciute. Questa festa è sempre molto attesa, è un
appuntamento di fine estate, una occasione che ogni
anno riunisce la comunità di carpenedolo per iniziative
benefiche e sociali. La straordinarietà di quest’anno è
che la festa si è rivestita di bianco, tutti si dovevano
presentare rigorosamente in bianco, quindi tutto nella
bellissima piazza era splendente, raffinato, elegante e
la musica ha creato un’atmosfera gioiosa e molto suggestiva. All’inizio della festa però qualche cosa ha toccato i cuori dei presenti, in bella mostra uno striscione
che inneggiava a Madre teresa che sarebbe stata canonizzata il giorno seguente da Papa Francesco in
Piazza San Pietro. Un battimano unanime ha accolto
una frase di S. M. Teresa “Io sono una piccola penna
nelle Sue mani e niente altro, è Lui che pensa è Lui che
scrive. Il gruppo missionario presente alla festa ha
molto apprezzato questa iniziativa, ci siamo sempre
ispirate a Lei con molta umiltà e la sentiamo nostra
compagna di viaggio. La festa molto riuscita per la sua
originalità ha messo in evidenza l’entusiasmo e il lavoro fatto da tanti volonatri e in particolar modo dai sempre meravigliosi e insuperabili (bravi gnari) che ancora
una volta hanno dimostrato la loro sensibilità verso
realtà difficili in particolare quest’anno verso i terremotati del centro Italia. Da parte del Gruppo missionario
un grazie a tutti i partecipanti alla festa, con l’augurio di
ritrovarci ancora così numerosi ed entusiasti il prossimo anno.
Droga e gioco d’azzardo: vizi gemelli
Nella lunga lista della cronaca
nera, che la stampa offre quotidianamente, stupefacenti, gioco d’azzardo e, soprattutto nei giovani, l’alcol, sono gli elementi che non mancano nei drammi che riempiono i
giornali. Il direttore del dipartimento
antidroga, Giovanni Serpelloni, afferma: “L’uso di sostanze stupefacenti e il gioco d’azzardo patologico, sono strettamente correlati: chi
sviluppa dipendenza dalle droghe,
può svilupparla anche nel gioco
perché la base neurofisiologica è la
stessa”.“Per chi non ha mai giocato
- continua - è stato rilevato un uso di
sostanze solo nel 3% dei casi,
mentre per chi gioca tutti i giorni dunque un giocatore problematico
- c’è un uso di sostanze nel 12% dei
casi, inoltre nei giovani abbiamo visto che il rapporto è ancora più evidente. Tra chi non gioca l’uso di sostanze è al 17%; per chi pratica i cosiddetti giochi sociali (non pericolosi) si passa al 24,4%; nel gioco problematico la percentuale arriva al
34,1%; mentre per il gioco patologico si sale, addirittura al 41,7%. Una
situazione di fragilità che potrebbe
comportare anche un rapporto più
frequente con gli alcolici: il giocatore problematico o patologico ne fa
un uso maggiore”. La stampa estera ha pubblicato una serie di inchieste, da cui si sa che un quarto degli
adulti europei (85 milioni di perso-
ne) ha dichiarato di aver fatto uso di
stupefacenti. La “regina” dei consumi risulta essere la cannabis; 77
milioni dicono di averne fatto uso
(20 milioni nel 2011, 3 milioni in media ogni giorno). Il consumo è in
leggero calo, ma il mercato resta
ampio e in quasi tutti i Paesi si segnalano coltivazioni domestiche e
nel 2011 il numero di sequestri di
marijuana in Europa ha rappresentato il 41% del totale. Inoltre crescono di un terzo coloro che hanno iniziato un trattamento per dipendenza; da 45mila casi nel 2006 a 60mila nel 2011.
Cosa si può fare? “È parere unanime che le dipendenze vadano
combattute con una strategia unica. Non si può pensare di contrastare solo quella derivante dalle
droghe, senza pensare di combattere quella causata dagli alcolici, visto che per molti adolescenti l’approccio col bere corrisponde o prelude a quello con gli stupefacenti,
(continua Serpelloni) E non solo:
alcuni Paesi europei, come la Francia, già si stanno attrezzando per
curare e contrastare anche la dipendenza dal gioco d’azzardo
compulsivo, che anche in Italia
sembra avere una preoccupante
correlazione con l’uso di droghe”.
Purtroppo c’è chi insiste di legalizzare le droghe cosiddette (leggere), “ ...ma quando si analizzano gli
argomenti a sostegno, non sono
neppure così convincenti. Penso
sia una idiozia continuare a sostenere che ci siano droghe buone e
cattive, leggere e pesanti: Possono
tutte fare male in maniera seria, a
volte malissimo se chi le usa è un
adolescente o qualcuno già gravato da problemi di salute. Mi è accaduto di far colazione accanto a persone giovani o di mezza età, che a
quell’ ora dovevano essere impegnate in mansioni lavorative e invece erano attaccati compulsivamente allo schermo di queste slot machines da bar. È una piaga sociale”.
Non va poi dimenticato che prima
la maggior parte di stupefacenti veniva da altri Paesi produttivi, fuori
del nostro continente. Ora aumentano i sequestri delle piante in Europa. E non si tratta solo di qualcuno che coltiva le sue piantine, ma a
volte si presentano vere e proprie
piantagioni. Ciò dimostra l’interesse della criminalità organizzata,
che una volta accertata la crescita
della domanda si attrezza per aumentare l’offerta.
Si comprende come la realtà del
nostro tempo, chieda a tutti, famiglia, scuola, chiesa, strumenti della
comunicazione di moltiplicare ogni
sforzo e magari tecniche comuni
per offrire soprattutto alla gioventù
quegli esempi che valgono più di
tanti ammonimenti.
IL
CASTELLO
15
Per conoscere Gesù
Per conoscere veramente Gesù
bisogna parlare con lui, dialogare
con lui mentre lo seguiamo sulla
sua strada.
Erode si interroga su chi sia
quel Gesù di cui sente tanto parlare. La persona di Gesù, ha suscitato spesso domande del tipo:
«Chi è costui? Da dove viene?
Pensiamo a Nazareth, per esempio, nella sinagoga di Nazareth,
quando se n’è andato per la prima
volta: ma dove ha imparato queste
cose? Noi lo conosciamo bene: è
il figlio del falegname. Pensiamo a
Pietro e agli apostoli dopo quella
tempesta, quel vento che Gesù ha
fatto tacere. Ma chi è costui al
quale obbediscono il cielo e la terra, il vento, la pioggia, la tempesta? Ma chi è?».
Domande che si possono fare
per curiosità o per avere sicurezze
sul modo di comportarsi davanti a
lui. Resta comunque il fatto che
chiunque conosca Gesù si fa queste domande. Anzi, «alcuni incominciano a sentire paura di quest’uomo, perché li può portare a un
conflitto politico con i romani»; e
dunque pensano di non tenere
maggiormente in considerazione
«quest’uomo che crea tanti problemi». E perché, Gesù crea problemi? «Non si può conoscere Gesù senza avere problemi». Paradossalmente, «se tu vuoi avere un
problema, vai per la strada che ti
porta a conoscere Gesù» e allora
di problemi ne sorgeranno tanti. In
un mondo di falsità chi dice la ve-
rità è tagliato fuori, chi parla di giustizia in un mondo di corruzione bisogna eliminarlo. In ogni caso, Gesù non si può conoscere «in prima
classe» o «nella tranquillità», tantomeno «in biblioteca». Gesù lo si
conosce solo nel cammino quotidiano della vita.
E lo si può conoscere, «anche
nel catechismo. È vero! Il catechismo ci insegna tante cose su Gesù e dobbiamo studiarlo, dobbiamo impararlo. Così impariamo che
il Figlio di Dio è venuto per salvarci
e capiamo dalla bellezza della storia della salvezza l’amore del Padre». Resta comunque il fatto che
anche la conoscenza di Gesù attraverso il catechismo «non è sufficiente»: conoscerlo con la mente è
già un passo in avanti, ma «Gesù è
necessario conoscerlo nel dialogo
con lui. Parlando con lui, nella preghiera, in ginocchio. Se tu non preghi, se tu non parli con Gesù non
lo conosci».
C’è infine una terza strada per
conoscere Gesù: «È la sequela,
andare con lui, camminare con lui,
percorrere le sue strade». E mentre si cammina con lui, si conosce
«Gesù con il linguaggio dell’azione. Se tu conosci Gesù con questi
tre linguaggi: della mente, del cuore, dell’azione, allora puoi dire di
conoscere Gesù». Fare questo tipo di conoscenza compor ta il
coinvolgimento personale. «Non
si può conoscere Gesù senza
coinvolgersi con lui, senza scommettere la vita per lui». Dunque
per conoscerlo davvero è necessario leggere «quello che la Chiesa ti dice di lui, parlare con lui nella
preghiera e camminare nella sua
strada con lui». Solo cosiì potremo
dire che la nostra fede in Lui è autentica. Questa è la strada e
«ognuno deve fare la sua scelta».
E quando ti dice “vieni e seguimi”,
non dire perché, o, vediamoci più
avanti ma, vai e digli “Ecco io vengo per fare la tua volontà, non mi
importa dove Tu mi porti, ma mi
importa che là dove tu mi chiami
Tu sia sempre con me.” ...E tu mi
dirai ...E se non lo vedo? Tranquillo, ti vede Lui...
Offriamo alcuni consigli perché i vostri figli
imparino ad amare Dio
1. Insegnare loro a pregare durante la giomata,
ad avere un dialogo con Dio per chiedere il suo consiglio e la sua guida, e ringraziarlo per tutto ciò che
ci dà.
2. Ringraziare Dio per il cibo, avere in casa immagini religiose, insegnare ai figli il signiticato delle feste liturgiche e chiedere la protezione dell’Angelo
Custode.
3. Leggere con loro la Bibbia o i foglietti della
Messa. Lasciare che i bambini dicano cos’hanno
capito e come risponderanno a Dio.
4. Assistere alla Messa in famiglia e insegnare al
bambino il significato dei momenti più importanti
della Liturgia, degli ornamenti e degli elementi dell’altare.
5. Prepararli a collegare la propria vita quotidiana
a Dio, ad esempio motivandoli a offrire a Dio le lezioni e i compiti.
6. Prepararli a ricevere i Sacramenti.
7. Ricordare che un elemento essenziale è la testimonianza viva dei genitori, che sono i primi messaggeri del Vangelo nei confronti dei figli.
La Nona Sinfonia di Beethoven
a Carpenedolo il 18 dicembre
Carpenedolo si prepara a vivere un evento eccezionale: un Concerto di Natale
straordinario con l’esecuzione della Nona Sinfonia di L. V. Beethoven.
Coinvolte altre comunità bresciane e la Città di Verona
Il tradizionale Concerto di Natale quest’anno
assume un carattere straordinario in quanto
verrà eseguita la Nona Sinfonia di L.V. Beethoven che nasce da una stretta collaborazione
tra l’Orchestra del “Ned Ensemble” di Desenzano con quattro cori bresciani e quattro voci
soliste.
L’ambizioso progetto viene ispirato non solo
dal messaggio cristiano nella ricorrenza del
Santo Natale, ma anche in concomitanza dell’anno del Giubileo della Misericordia decretato da Papa Francesco.
Spiegano gli organizzatori: “Riteniamo che
questo particolare evento sia un motivo di
grande riflessione e a tal proposito pensiamo
che sia molto stimolante e coinvolgente realizzare un progetto musicale quale è la nona
Sinfonia, il cui profondo significato è fondato
sul rapporto umano ed affettivo e sui valori universali di Pace, Libertà e Fratellanza”.
L’idea di proporre nel bresciano e nella città
di Verona l’esecuzione della Nona Sinfonia di
Ludvig Van Beethoven, basandosi su realtà
musicali del territorio, è nata dal Coro del Duomo di Desenzano diretto dal M° Gigi Bertagna
e dal soprano carpenedolese Nadia Engheben
che nel mese di gennaio 2016 hanno avuto
l’opportunità di proporre ad Amberg (Germania) questa opera. Il 2016 ricorre il 35° di costituzione della Corale Polifonica “Ars Nova” ed è
anche l’anno del Giubileo della Misericordia
decretato da Papa Francesco. Afferma il Mae-
stro Mario Tononi: “Per la nostra corale è un’occasione di stimolo poter realizzare questo ambizioso progetto musicale qual è la nona Sinfonia, con un forte messaggio”.
In questa affascinante esperienza, in nome
degli ideali comuni, più di centocinquanta musicisti, tra cantanti solisti, coristi ed orchestrali,
offriranno con la loro passione ed entusiasmo
l’esecuzione di uno dei massimi capolavori
della storia della musica.
In questo progetto vengono coinvolti i cori:
Corale Polifonica “Ars Nova” di Carpenedolo
diretta dal M° Mario Tononi, il Coro “Acanthus”
di Carpenedolo diretto dalla Ma Michela Tononi, il Coro “Santa Maria Maddalena” di Desenzano diretto dal M° Gigi Bertagna e la Corale
“Santa Giulia” di Paitone diretta dal M° Enzo
Loda. Inoltre è prevista la partecipazione prestigiosa di quattro voci soliste: Nadia Engheben Soprano, Romina Tomasoni Contralto,
Ivan Defabiani Tenore e Luke Mllugja Baritono,
il tutto accompagnato dall’orchestra del “Ned
Ensemble” diretta dal M° Andrea Mannucci del
conservatorio di Verona.
Verranno effettuati tre concerti: il primo si
terrà sabato 17 dicembre alle 21.00 nel Duomo
di Desenzano, il successivo si terrà la domenica 18 dicembre alle 21.00 presso la Chiesa
Parrocchiale di Carpenedolo, infine verrà replicato nell’Auditorium della Gran Guardia di Verona martedì 20 dicembre alle 21.00.
Mario Ferrari
I maestri impegnati nel progetto: da sinistra Andrea Mannucci Direttore dell’Orchestra,
Mario Tononi dell’Ars Nova, Gigi Bertagna Direttore del Coro di Desenzano,
Enzo Loda Direttore del Coro di Paitone e Michela Tononi Direttore del Coro Acanthus o giovanile di Carpenedolo.
“Il Castello” - Ottobre 2016 - Aut. Trib. BS N. 13/94 del 14/5/94 - Direttore responsabile: Mons. Antonio Fappani
Direzione e redazione: Parrocchia S. G. Battista V. Ventura, 1 Carpenedolo (BS) - Videoimpaginazione: GraficaCM - Bagnolo Mella (BS) - Stampa: Grafinpack - Calvisano (BS)