IL BUIO NEGLI OCCHI

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IL BUIO NEGLI OCCHI
INTERVISTA
IL BUIO NEGLI OCCHI
LA COLPA DI ESSERE INNOCENTE
Q
uando quattro anni fa feci stampare il mio
libro autobiografico “Assolto perché il fatto non sussiste” dato in beneficienza ad
una delle nostre Onlus ed anch’esso presentato all’Aniene, non tutti riuscirono a leggerlo perché le copie andarono a ruba e molti consoci mi suggerirono allora di pubblicarlo. Ma non lo feci. Furono
infatti numerose le lettere di apprezzamento che mi
scrissero.
Alcune anche molto commoventi. Ma fra tutte ne voglio ricordare una, quella di un consocio, figlio di socio,
che iniziava con queste parole: “Al Presidente del Tavolo Sociale. Caro Presidente il tuo libro lo tengo e lo terrò fisso sul mio comodino perché quando la sera non
riesco a prendere sonno, perché un problema mi turba,
lo sfoglio e dopo aver riletto solo qualche pagina di
quello che hai dovuto subire, affrontare e superare il
mio sparisce. Ti sono molto grato per averlo scritto”.
E così dopo quattro anni ho deciso di mettere “Il buio
negli occhi - colpevole di essere innocente” in libreria,
coinvolto anche dalla non comune empatia e professionalità della Sig.ra Claudia Iacometti, amministratore
della Società Editrice Sovera che mi ha spinto a pubblicarlo. Però questo libro è diverso dal primo. Non solo
nel titolo ma anche nell’incipit e nel resto. Ci sono infatti capitoli nuovi mentre gli altri li ho quasi tutti rivisitati ed arricchiti anche se ho voluto mantenere ad essi
gli stessi titoli. E poiché in questi quattro anni numerosi sono i soci entrati al circolo che non conoscono la mia
vicenda familiare, ho pensato di presentare il libro ponendo delle domande attinenti a ciò che mi è accaduto,
le cui risposte il lettore le troverà leggendolo.
La prima è questa - Ma che cosa si prova quando non
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hai mai messo piede in un’aula di un tribunale penale
e sei processato da innocente per un reato lontano anni luce dal tuo DNA, un reato turpe, ignominioso, che
ti spoglia della dignità di uomo, di padre e di cittadino. E da quel momento sei costretto a vivere in un girone dell’inferno perché accusato di aver abusato sessualmente di tua figlia di quattro anni e di averla anche percossa “selvaggiamente colpita con sputi, schiaffi e pugni” come è scritto nella denuncia.
- Ma che cosa si prova quando, alla fine di un lungo,
doloroso e assurdo processo, stai aspettando che i giudici escano dalla Camera di Consiglio, dove si sono
riuniti per emettere la sentenza e sei in attesa di sapere, con il cuore che ti batte nella gola, se sei un padre
o un mostro.
- Ma che cosa si prova quando finisci su tutta la stampa dipinto come “un verme nelle mura domestiche,
uno stupratore, un intoccabile viveur della finanza” e
non puoi fare nulla per fermare quella micidiale macchina del fango gettato gratuitamente sul cognome
onorato che tuo padre ti ha lasciato in eredità perché
tu lo custodissi e continuassi a mantenerlo pulito.
- Ma che cosa si prova quando al termine di un’udienza, all’uscita del tribunale, sei costretto per non essere
linciato dalla folla, a rifugiarti nella garitta del carabiniere di servizio alla stregua di un comune delinquente che cerca protezione per gli atti innominabili che ha
commesso.
- Ma che cosa si prova quando una sera il tuo avvocato ti convoca nel suo studio e ti dice che potrebbero
spiccare nei tuoi confronti il mandato di cattura e che
la legge del carcere prevede come pena per i pedofili la
sodomizzazione e sottolinea “e se dovessi decidere di
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fuggire i giornali scriverebbero ‘Tana è scappato perché
è colpevole’. Decidi tu cosa vuoi fare”.
- Ma che cosa si prova quando ti trovi davanti ad un
bivio e le due strade sono entrambe portatrici di tragedia.
- Ma che cosa si prova quando durante le varie udienze del processo avverti a pelle che le persone presenti in
aula non ti guardano ma ti scrutano. Ti scrutano con
occhi che sprigionano disprezzo perché è la natura stessa del reato di cui sei accusato che comporta a priori,
nell’inconscio collettivo, la condanna per chi si è macchiato di quel turpe delitto e vorresti sparire.
- Ma che cosa si prova quando ti eri illuso, dopo che
erano trascorsi quattro anni dalla tua assoluzione, di
avere riconquistato finalmente un po’ di pace, una sera accendi la tv per vedere il Tg e tra i titoli di testa ce
n’è uno che dice “Una ragazza ha avuto il coraggio di
scrivere un libro sulle violenze subite dal padre pedofilo, però dichiarato innocente perché un magistrato,
amico del padre, faceva parte del collegio giudicante”.
- Ma che cosa si prova quando sei processato davanti a
milioni di telespettatori e non più alla presenza di poche persone come in un’aula di tribunale e non hai la
possibilità di poter far leggere la sentenza di 70 pagine
che ti assolve con formula piena, né l’altra che condanna per calunnia la tua ex moglie ed entrambe le sentenze sono passate in giudicato.
- Ma che cosa si prova quando la commessa della libreria dove hai acquistato il libro ti dice, mentre te lo consegna: “Caro signore, l’ho letto tutto d’un fiato, ho anche io una figlia. Questa è una storia terribile. A certi
uomini dovrebbe essere vietato di mettere al mondo i
figli”.
- Ma che cosa si prova a dover aspettare mesi per poter
ottenere dal magistrato il sequestro di quel libro pieno
di menzogne e quando poi alla fine sei riuscito ad ottenerlo ti accorgi che quel provvedimento ha perso di
valore perché ormai il libro l’hanno letto tutti ed anche
la stampa, durante quei mesi, ne ha fatto oggetto di articoli ed interviste.
- Ma che cosa si prova al pensiero che avresti trascorso
dieci anni della tua vita tra le mura di un carcere se
quel maresciallo dei Carabinieri corrotto dalla tua ex
moglie fosse riuscito, come da mandato, ad introdurre
nella tua Mercedes due etti di cocaina pura e foto pedopornografiche per farti arrestare ed apparire drogato
e pedofilo.
- Ma che cosa si prova quando una piovosa sera di novembre ti trovi al parcheggio dell’Aniene, stai per aprire lo sportello della tua auto per tornartene a casa e all’improvviso ti vedi puntare addosso una pistola di
grosso calibro che spara più colpi e mentre sanguini
copiosamente vedi scorrere davanti ai tuoi occhi sequenze di vita dimenticate e pensi che stai per andartene.
- Ma che cosa si prova quando sei costretto per tutto
quello che ti è successo a dover considerare morta una
figlia viva ed anche bella. È una sofferenza difficile da
spiegare, che non è elencata in nessun inventario del
dolore.
- Ma che cosa si prova quando il tuo più caro fraterno
amico e consocio, grande penalista, che ha difeso con
tutto se stesso il tuo onore perché la verità vincesse sulla menzogna, improvvisamente si ammala e in tre settimane se ne va e gli stai accanto per tutto quel tempo
con il cuore a pezzi sperando nel miracolo nascondendo il dolore e cercando di farlo sorridere ancora come
se in quel momento non fosse relegato in un letto
d’ospedale ma seduto con te al Tavolo Sociale a ridere
e scherzare. A cazzeggiare come eri solito fare sempre
con lui”.
Ma ora che le domande le ho terminate, voglio dirvi
che alla fine della mia vicenda familiare attraverso il
dolore io sono sceso in profondità là dove non sarei
mai potuto scendere o arrivare e così ho imparato molte cose.
Per esempio a perdonare. Ho imparato che quando la
paura bussa alla porta bisogna mandare sempre il coraggio ad aprire. Ho imparato che nei momenti difficili per non soccombere oltre alla grinta e alla pazienza, l’equilibrio doveva essere il mio fedele ed inseparabile compagno di lotta. Ho imparato che la gioia più
grande della vita non viene mai dal di fuori, ma dalla
consapevolezza di quello che sei e che rappresenti per
gli altri. Ho imparato che è la vita stessa, alla fine, a
darti il voto ed è il vero ed unico voto che ha valore
perché la vita, come scrivo nel libro, non fa sconti a
nessuno.
E così attraverso il dolore, ho imparato ad amarla ancora di più. Ed ora ogni mattina, quando mi sveglio,
faccio sempre colazione con lei, come ho scritto nel libro.
Vivere è un privilegio, non è un diritto. La vita è meravigliosa anche nel dolore perché anche il dolore è vita. Infatti i morti non soffrono. La vita è meravigliosa
e lo raccontava anche un film famoso. Però ognuno deve vivere il suo film da protagonista e non accontentarsi di fare la comparsa. Di quel film bisogna che diventi al tempo stesso produttore, regista e compositore
della colonna sonora.
La sceneggiatura resta affidata al Cielo. Solo lassù è
scritto come andrà a finire.
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Con questo libro metto a disposizione la mia temibile
storia affinché diventi di riflessione. Se un solo lettore
riceverà aiuto dalle pagine de “Il buio
negli occhi – colpevole di essere innocente” per superare un momento difficile, il mio obiettivo sarà raggiunto.
Perché, come scrivo nel libro, la parola è un valore che
germoglia nell’animo di chi ascolta e quando è dettata
dall’amore è un bellissimo fiore che vede la luce anche
in pieno inverno nel cuore di chi ne ha bisogno.
Ora sorrido sempre a chi mi parla delle sue angosce
perché voglio che mi perdoni il privilegio che ho di
aiutarlo.
Ma prima di concludere desidero far conoscere a chi
non fa parte della nostra famiglia un aspetto del nostro
circolo che è particolare.
Quando fui processato per il reato più turpe del mondo e sbattuto nudo sul ghiacciaio del dolore, i consoci
mi hanno gettato sulle spalle la loro soffice, ampia e
calda coperta fatta di stima di affetto, di amicizia e di
solidarietà che ha mitigato non poco il gelo della sofferenza che uccide l’anima di chi è processato da innocente. La uccide perché toglie la luce. E così grazie all’Aniene e ai consoci tutti, con in testa il Presidente
Giovanni Malagò, in quegli anni tenibili io ho costantemente nuotato in un mare di affetti veri, sinceri e
profondi e sono sopravvissuto.
Ho voluto dire questo per sottolineare che il circolo canottiere Aniene, di cui sono socio da 38 anni, non una
lobby come spesso e in più occasioni certa stampa lo
ha voluto etichettare. L’Aniene oltre ad essere un antico glorioso circolo sportivo, ricco di medaglie, coppe,
stelle e collari d’oro al merito sportivo è, in primis, un
sodalizio dove il senso di appartenenza, la solidarietà,
la beneficienza, le nostre Onlus e le iniziative cullturali sono le qualità che lo distinguono da tutti gli altri
circoli insieme alla sua goliardia - che noi chiamiamo
“lo spirito Aniene”.
È l’aspetto goliardico del nostro circolo che teniamo
sempre vivo. Perché che ritengo che il lavoro di ridere
e scherzare svolto al Tavolo Sociale e negli spogliatoi sia
educativo per insegnare ai soci come portare a casa un
sorriso. Perché è un giorno perso quello in cui non abbiamo riso.
Ridere è la musica dell’anima, come ho scritto nel libro. Un sorriso infatti non è cosa di poco valore. È capire, intuire, sentire.
A volte è tutto: è la vita. È il vero e unico antidoto alle nostre pene, alle angosce, ai turbamenti e alle ansie
che ci tormentano. Per questo va principalmente donato a quanti per varie ragioni non sanno darlo né resti-
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tuirlo e per questo, più degli altri, meritano piena attenzione e sincera solidarietà.
Specialmente quando alberga in loro la timidezza, cioè
la paura di non riuscire a piacere agli altri. Allietare gli
altri è la cosa più bella e gratificante che si possa fare,
perché gioia e allegria sono le ali per poter volare. Cercare di far sorridere chi, provato dalla vita, non riesce
più a farlo, ritengo sia un dovere. E nel capitolo
“Quattro risate all’Aniene” potrete leggere anche gIi
scherzi che facciamo.
ALBERTO TANA
Il buio negli occhi
La colpa di essere innocente
€ 14,00
Cod. 9788866521327
È una storia vera. In nessuna pagina del libro l’immaginazione
o la fantasia hanno trovato lo spazio. Lo ha preso tutto la verità. Una storia agghiacciante e incredibile dove il dolore, la speranza, la fede, l’amicizia e la bellezza della vita sono i veri protagonisti.