Un itinerario nella natura e nella storia

Transcript

Un itinerario nella natura e nella storia
Un itinerario nella natura e nella storia
Il Vallo di Diano, ampia vallata racchiusa fra le
montagne del Cilento e dell’Appennino Lucano, a
due passi dalle pittoresche coste campane, è
forse poco conosciuto al turismo di massa, ma
senz’altro vale l’attenzione di chi voglia
approfondire la conoscenza del nostro patrimonio
archeologico, storico ed artistico. Nello stesso
tempo le bellezze naturali consentono di abbinare
piacevoli escursioni su sentieri di alta montagna
o nella profondità di grotte suggestive
Tito
A3 Salerno
Pertosa
VALLO
DI
D IANO
Grotte di Pertosa
Polla
Sant’Arsenio
S. Pietro al
Tanagro
Brienza
Atena Lucana
San Rufo
Sala Consilina
Teggiano
Padula
P
er chi viene da nord lungo l’autostrada A3 (Salerno-Reggio Calabria), l’uscita di Polla conduce alla prima tappa
del nostro itinerario. Il Convento di S. Antonio, fondato nel 1541 sul colle che sovrasta l’abitato di Polla, è fra i più
rappresentativi della zona, sia per l’architettura che per le
numerose opere d’arte che vi si conservano.
Poco a nord di Polla si ammirano le splendide Grotte di Pertosa, fra le più importanti dell’Italia meridionale: l’articolato
sistema di gallerie e grandi sale si estendono per circa 3 km.
Monte
San Giacomo
Sassano
Battistero
di San Giovanni
in Fonte
Montesano
sulla
Marcellana
Monte Cervati
Buonabitacolo
Sanza
Casalbuono
A3 Reggio Calabria
Culturalia 1
un itinerario nella natura e nella storia
Vallo di Diano
•
INFORMAZIONI
•
Grotte di Pertosa
Montesano sulla Marcellana
Certosa di Padula
Battistero di San Giovanni in Fonte
Valle delle Orchidee
Comunità Montana
Vallo di Diano,
tel. 0975.5774406
o prof. Di Novella,
tel. 3409.379077;
www.comune.sassano.sa.it
Museo delle Erbe e
Viridarium
tel. 0975.79600;
prof. Di Novella,
tel. 340.9379077;
Comunità Montana
Vallo di Diano,
tel. 0975.5774406;
[email protected];
www.prolocoteggiano.it.
Aperto tutto l’anno,
il lunedì h. 9-13, dal martedì
alla domenica
h. 9-12.30 e 15-18.
Ingresso gratuito
Monte Cervati
Per accedere al massiccio
esistono molti sentieri.
Se volete ulteriori informazioni
o il supporto di una guida
locale: Comunità Montana
Vallo di Diano,
tel. 0975.577111
Grotte di Pertosa
Comitato Pro Grotte,
tel. 0975.397037;
Pro Loco, tel. 0975.23298;
Comune di Pertosa,
tel. 0975.397010, Comunità
Montana Vallo di Diano, tel.
0975.577111
www.grottedellangelo.sa.it
www.grottedipertosa.it
(che dai primi mesi del 2004
permetterà la prenotazione on
line).
Aperte tutti i giorni
h. 8-19 dal 1° aprile al 30
settembre; dalle h. 9-16
dal 1° ottobre al 31 marzo.
Biglietti e orari: ogni ora parte il
percorso classico, che costa 10
euro intero.
Il costo del biglietto intero per
il percorso breve, che viene
effettuato solo a mezzogiorno,
è di 7 euro.
Il percorso extra è effettuato
tutti i giorni alle h. 10, 12, 14 e
16.
Il costo è di 15 euro intero.
Il percorso speleologico viene
invece effettuato il 2° e 4°
sabato di ogni mese.
INFORMAZIONI:
Comunità Montana
Vallo di Diano
Viale Certosa
84030 - Padula (SA)
tel. 0975577111
fax 0975577240
[email protected]
www.montvaldiano.it
sotto i monti Alburni, offrendo uno spettacolo fra i più suggestivi del genere (le
concrezioni calcaree della Sala delle Spugne sono uniche al mondo).
Invece a sud di Polla si trova il paese di
Sant’Arsenio, nella cui chiesa di S. Maria
Maggiore sono conservate belle sculture
di Giacomo Colombo.
L’uscita autostradale
conduce a quella che
di Atina, della quale
rimangono resti delle
di Atena Lucana
fu l’antica acropoli
ai piedi del paese
mura megalitiche.
A Sala Consilina (raggiungibile dall’omonima uscita autostradale o lungo la SS
19 che percorre tutto il Vallo) sono state
rinvenute estese necropoli preistoriche
(Età del Bronzo e del Ferro) i cui ricchi
corredi funebri sono in mostra nel locale
Antiquarium.
Poco a sud-ovest di Sala Consilina c’è Teggiano, dove si conserva la maggior parte
del vasto patrimonio artistico ed architettonico dovuto al mecenatismo della
potente famiglia dei Sanseverino (conti di
Marsico e -dal 1463- principi di Salerno): la
un itinerario nella natura e nella storia
Vallo di Diano
•
Castello di Casalbuono
A
AGRITURISMO
•
CASALBUONO
Le Cascine
C.da Vallone Secco, 1
tel. 0975.862409
A
MONTESANO
Il Poggio di Vallelunga
Via Perillo 22/a - Tardiano di
Montesano
tel. 0975.864003
La Corte
via Pezza La Corte, 4
tel. 3476.106851 0975.863474
La Ginestra
Via Cessuta
tel. 0975.864075
A
Veduta di Sanza
monumento architettonico
più notevole del Vallo: centro di potere e di cultura
per svariati secoli, la
costruzione ha visto successivi ampliamenti e l’aspetto oggi prevalente è
quello barocco.
Nei pressi di Padula è
anche la più antica testimonianza della fede cristiana
nel Vallo: il Battistero di S.
Giovanni in Fonte, tra i
cui resti scorre ancora il
rivo che colmava il fonte
battesimale.
Fattoria Alvaneta
C.da Alvaneta - SP Padula Arenabianca
tel. 0975.77139 - 3287.046591
Il Castagneto
C.da Pantagnoni - SP Padula
Arenabianca
tel. 0975.77097
3386.366707
Aia Antica
Via Fusala, 4
tel. 0975.74550
Tre Santi
Via S. Biagio
tel. 0975.778435
Le Pignatte di Nonna Maria
Via Ascolese
tel. 0975.74209
A
duecentesca Cattedrale (rimaneggiata
nel ‘500 e nell’800); la chiesa dell’Annunziata, (dal caratteristico portico scoperto)
e quella di S. Andrea, entrambi risalenti
all’epoca angioina; di recente restauro
sono le chiese di S. Michele Arcangelo
(con l’interessante cripta duecentesca) e
quella della Pietà (con il pregevole gruppo scultoreo di Giovanni da Nola).
A Padula (uscita autostradale Padula-Buonabitacolo) si trova la famosa Certosa di
S. Lorenzo, voluta nel 1306 dalla potente famiglia dei Sanseverino, certamente il
Itinerari montani si snodano nelle aree
boscose del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Dall’uscita autostradale Padula-Buonabitacolo, immettendosi sulla SS517 in direzione sud si attraversa Buonabitacolo per raggiungere
Sanza, da dove parte un itinerario che
conduce nei boschi del Monte Cervati,
dalla cui cima, a quasi 2000 metri, si
ammira il panorama verso la vallata e, se
la giornata è tersa, lo sguardo spazia fino
al mare.
SANZA
Il giardino dei Ciliegi
Località Vesolo
tel. 0975.322344
La Bussentina
C.da Agno
tel. 0975.322228
La Sontina
C.da Verlingieri
tel. 0975.322346
Villa Balbi
C.da Mulinello
tel. 3404.008142
A
Infine, la strettoia all’uscita
sud del Vallo di Diano è
dominata dai resti del
Castello di Casalbuono.
PADULA
SALA CONSILINA
La Fonte
C.da S. Giovanni in Fonte
tel. 0975.74113
Macchiapiede
Via Stradella
tel. 0975.521229 - 3498.015196
Fontana Antica
località Fontana Antica
tel. 0975526856
A
S. RUFO
Acquafredda
C.da Policeta
tel.0975.395532
Erbanito
via Palizzo
tel. 0975.395348 – 3333.641991
A
S. ARSENIO
Conte Mele Barrese
Località Camerino di S. Rufo
tel. 0975395714
Culturalia 3
Mauricio Uribe
La Certosa di Padula
La pietra, l’acqua, il silenzio
di Silvia Panti
Città-monastero, Gerusalemme celeste, cenobio di contemplazione e cultura,
la Certosa di San Lorenzo presso Padula fu per secoli un vitale propulsore religioso,
artistico ed economico rispetto al territorio circostante. Con la soppressione
dell’Ordine nel 1866, il monastero fu abbandonato ad un triste destino
e trasformato, da recinto ritagliato nel disordine del mondo, in Caos.
Oggi la Certosa, riconosciuta come “Patrimonio dell’Umanità” e debitamente restaurata,
si ripropone all’interno del Vallo di Diano come attrattore culturale attraverso mostre,
concerti e spettacoli, ambientati in una magnifica scenografia architettonica
30 Culturalia
“
San Lorenzo e la pietra,
la pietra e San Lorenzo, non so a
chi si debba la priorità, furono i due
fattori, i due creatori in Padula di
una gloriosa schiera di artisti,
scalpellini e muratori. Senza la scuola,
la pietra sarebbe rimasta priva
di arte; la Certosa somministrò l’arte
con la scuola e il lavoro con le
grandi opere compiute
”
C
osì Antonio Sacco, all’inizio del ‘900
scriveva della Certosa di S. Lorenzo,
mettendo in risalto quello che fu uno
degli elementi vitali per il monastero
e per i nuclei abitati circostanti: la
pietra di Padula. Un’arenaria calcarea, bianco
avorio, ricavata dalle cave dei monti circostanti
e plasmata da artisti di fama riconosciuta o da
artigiani locali.
Il monastero fu fondato nel 1306 dal conte di
Marsico, Tommaso Sanseverino, e quindi donato
ai Certosini, per “calda devozione e pietà religiosa”, così come recitano i documenti. In realtà la
L’immenso e silente
chiostro maggiore, cuore della
zona eremitica, circondato dalle celle, ove
i padri si ritiravano ad una vita di solitudine e
preghiera. Il chiostro in pietra di Padula è estremamente
sobrio e lineare; solo la trabeazione è decorata con scene
di martirio e di passione.
Mauricio Uribe
In apertura: una delle tante fontane - ne sono documentate
ben 41 - presenti all’interno del monastero e alimentate da un canale, che
attraversava la Certosa. Qui siamo nel chiostro della foresteria,
il cui loggiato superiore è decorato da una strana commistione
di scene religiose, paesaggistiche e mitologiche opera di Francesco de Martino
di Buonabitacolo e Nicolò di Sardo, artisti attivi in tutto il Vallo di Diano.
la Certosa di San Lorenzo
Studio Castillejo
Padula
32 Culturalia
mossa dei Sanseverino, padroni del Vallo di
Diano, zona di cerniera tra Campania e Calabria,
fu prettamente politica, volendo ingraziarsi il
sovrano Angioino ed offrirsi come importante
pedina strategica nella difesa contro l’avanzata
degli Aragonesi.
Dell’epoca di fondazione rimane oggi l’organizzazione complessiva e poco altro, poiché la
straordinaria ricchezza dell’Ordine permise ai Certosini
di ammodernare e ampliare
continuamente il monastero.
La Regola certosina imponeva
l’isolamento individuale del
monaco dalle attività comunitarie, il che determinò indirettamente l’architettura conventuale, caratterizzata dalla presenza di una domus inferior,
destinata ai conversi (i certosini che continuavano ad avere
contatti col mondo esterno e provvedevano
all’intera comunità) distinta da una domus superior, regno del silenzio e della contemplazione e
Silvia Panti
Veduta aerea
della Certosa.
In primo piano
la zona eremitica
con il chiostro
maggiore e a
destra lo scalone
ellittico. Dallo
scalone parte
l’asse prospettico
che, percorrendo
il braccio ovest
del chiostro
maggiore ed
oltrepassando i
portali di
accesso al
monastero, si
raccorda alla
via - nella foto
in alto a destra
- che conduce
all’Arco di
S. Brunone
(foto piccola)
costituita da una zona cenobitica e da una eremitica.
Oggi si arriva alla Certosa da una strada tangente al portale d’ingresso principale e sopraelevata rispetto al complesso monastico, a causa
dello straripamento del vicino
torrente Fabbricato. Completamente diversa era la situazione originaria, quando la strada
era assiale al portale di accesso e fu monumentalizzata nel
‘700 da Andrea Carrara con
una grande edicola traforata,
posta a 500 metri circa dall’ingresso al monastero e dedicata
a S. Brunone, fondatore dell’Ordine. E’ in progetto il ripristino di tale via, oggi interrotta da edifici moderni, nell’ottica di un recupero di parte del
paesaggio storico.
Oltrepassato il passaggio voltato, si accede alla domus inferior, dove intorno
ad un cortile centrale, luogo di scambio e di
negozi, si disponevano le abitazioni dei conver-
la Certosa di San Lorenzo
Padula
centesco della foresteria, ammodernato in
epoca barocca con decorazioni di Francesco de
Martino di Buonabitacolo e Nicolò di Sardo.
Al centro del chiostro, da una bella fontana a
calice elevata su gradini, zampilla l’acqua. L’approvvigionamento idrico in Certosa era abbondantemente assicurato dalla presenza di un
acquedotto appositamente costruito e di un
canale che, dopo aver alimentato le numerose
fontane, i condotti di irrigazione e i mulini,
usciva all’esterno per la bocca di un mascherone inserito nel muro di cinta, presso la torre
degli armigeri.
L’acqua, fonte di vita, può essere considerata,
insieme alla pietra, l’elemento costitutivo della
Certosa e della storia dell’intero territorio circostante. Oltre che per ragioni religiose e politiche,
Tommaso Sanseverino fu infatti indotto a fondare il monastero e ad affidarlo ai Certosini, per
bonificare un territorio paludoso (che già gli antichi romani avevano cercato di sanare) e rendere
così possibile lo sviluppo agricolo della zona.
L’ordine certosino era ricco e colto, entrandone a
far parte i cadetti delle famiglie nobili, esclusi
La pietra di
Padula
plasmata da
abili scalpellini.
In senso orario:
il mascherone,
inserito nel
muro di cinta
presso la Torre
degli Armigeri,
dalla cui bocca
usciva il canale
che portava
l’acqua nel
monastero;
particolare della
decorazione del
recinto
cimiteriale
all’interno del
chiostro
maggiore; la
statua di
S. Brunone
nella facciata
della domus
superior
Mauricio Uribe
Mauricio Uribe
Silvia Panti
si e gli edifici di servizio, stalle, granai, mulini,
frantoi, peschiera, laboratori artigianali.
Soffermandoci al centro di questa prima corte,
siamo colpiti dalla vista della pietra sapientemente scolpita e dalla bella pavimentazione in
ciottolato, recentemente riportata alla luce. La
cortina continua degli edifici laterali e la facciata (che segna in modo monumentale il limite tra
l’area pubblica e quella riservata ai monaci) ci
avvolgono nel loro bianco abbagliante, a cui si
contrappone in alto solo il blu del cielo.
Nella facciata cinquecentesca, arricchita da sculture e coronamenti barocchi, in parte realizzati
da Andrea Carrara e dalla sua bottega, svetta
sopra il portale la nicchia senza fondo con la
Madonna e la scritta “felix coeli porta”, in un
gioco di pieni e di vuoti, di pietra e di cielo, ove
la Vergine sembra stare lì pronta ad accogliere il
monaco che si ritira in preghiera. Oltre questa
porta si apre la zona cenobitica, con gli spazi
destinati alla vita comunitaria, frequentati dai
conversi e solo saltuariamente dai padri, che
avevano scelto una vita di totale clausura. Tali
spazi si dispongono attorno al chiostro cinque-
Culturalia 33
la Certosa di San Lorenzo
Padula
da artisti siciliani; la volta è affrescata con scene
veterotestamentarie, opera del palermitano
Michele Ragolia; il pavimento in cotto e maiolica, in corrispondenza del coro dei padri, è decorato con volute e
motivi fitomorfi ed
attribuito alla bottega
dei Massa; l’altare
maggiore è in scagliola, con inserti di pietre dure e madreperla, opera di Bartolomeo Ghetti su disegno di Gian Domenico
Vinaccia. Un barocco
fastoso, che era ulteriormente arricchito
dai quadri di Luca
Giordano e Giuseppe
Farelli, documentati da antichi viaggiatori e
depredati durante il decennio francese.
In realtà tutti gli ambienti dell’area cenobitica
furono riccamente decorati da artisti ed artigiani che ben conoscevano le tendenze artistiche
partenopee. Così nel chiostro del cimitero antico il richiamo stilistico è a Domenico Antonio
Vaccaro; nel Chiostro dei Procuratori è stata ipotizzata la mano di Ferdinando Sanfelice; nella
Sala del Capitolo gli affreschi della cupola sono
di scuola romana; nel refettorio i raffinatissimi
stucchi sono opera di artisti napoletani, mentre
Mauricio Uribe
Limite sud della
Certosa; in
primo piano la
cappella di
S. Lorenzo, in
fondo l’ingresso
alla domus
inferior. Il
terrapieno a
sinistra è
dovuto allo
straripamento
del torrente
Fabbricato, che
ha notevolmente
innalzato il
livello del
terreno
circostante
dalla successione. Diversamente da altri ordini
religiosi, che concepiscono l’arte come una pericolosa distrazione, i Certosini non la rifuggono
ma la considerano un modo per avvicinarsi a Dio,
seppure nella solitudine rigorosa dell’area
claustrale.
All’interno della Certosa l’arte trionfa nella
zona cenobitica, luogo
degli “effimeri abbandoni”, così come lo
definisce Vega De Martini nei suoi scritti su S.
Lorenzo. E’ soprattutto in questo nucleo,
che operarono nel
corso del XVII e XVIII
secolo pittori, scultori,
scalpellini, intagliatori, stuccatori di varia provenienza ed è in questo periodo che il monastero
organizza una sua officina per la lavorazione dei
marmi e della pietra.
Scrigno d’arte è la chiesa, a cui si accede dal
chiostro della foresteria, attraverso un maestoso
portale in cedro del Libano del XIV secolo, e che
all’interno è bipartita da due splendidi cori lignei
cinquecenteschi, riservati l’uno ai conversi, l’altro ai padri. Entrando si rimane impressionati
dal barocco sontuoso: la struttura medievale dell’edificio è rivestita da stucchi dorati realizzati
Gian Luca Caramignoli
La scala a
chiocciola che
conduce alla
biblioteca
Mauricio Uribe
l’olio su muro, raffigurante in toni fiabeschi le
Nozze di Cana, è opera di Alessio D’Elia, formatosi sempre a Napoli. In quest’aula i monaci
mangiavano solo nei giorni festivi, ascoltando la
lettura delle Sacre Scritture, fatta dal pulpito
marmoreo. I pasti erano preparati dai conversi
nell’ampia cucina settecentesca, dotata di un
grandioso camino, di lavelli con acqua corrente
e al centro della stanza di tavoli marmorei, ove
venivano preparate le pietanze, lontano da
mosche ed insetti, attratti dai colori sgargianti
delle mattonelle di rivestimento delle pareti.
Espressione degli effimeri abbandoni è infine
l’appartamento del Priore, articolato in più di
dieci vani e dotato di una ricchissima cappella,
un giardino con loggia, un archivio e una biblioteca, a cui si accede mediante una mirabile scala
elicoidale, i cui gradini sono raccordati in un
cordolo di pietra senza l’impiego di calce. Nella
Regola certosina la biblioteca era riservata al
Priore e solo saltuariamente gli altri padri vi
potevano entrare per prendere i volumi da leggere nelle proprie celle (fatta eccezione per
quelli posti nello scaffale dei libri proibiti, come
ancora indica il cartiglio sulla libreria lignea).
L’altro nucleo della domus superior è l’area eremitica, organizzata attorno all’immenso chiostro maggiore (grande come due campi da calcio!), ove potevano entrare solo i padri, che vivevano in totale clausura. Il chiostro è l’esito di
Il cortile della
domus inferior
con ai lati i
locali di servizio
dei monaci e di
fronte la
maestosa
facciata della
domus superior
Culturalia 35
concentramento italiano durante il
primo conflitto mondiale e inglese
durante il secondo ed infine, sino
agli anni ’50, ad orfanotrofio. Queste
fasi storiche sono ben documentate
dalle fotografie di Giuseppe
Castillejo (1909-1990), uno dei primi
fotografi di questa zona, che nel
1932 fu insignito da Umberto II di
Savoia di una medaglia d’argento in
ringraziamento delle foto da lui
scattate in occasione della sua visita
con la moglie Maria José alla Certosa.
Le lastre fotografiche di questo
avvenimento sono ancora
gelosamente conservate dal figlio
Enrico. Vale la pena fermarsi nel suo
studio fotografico a Padula in Via
Italo Balbo per fare quattro
chiacchiere, leggere la lettera di
Umberto II, appesa alla parete, e
chiedergli di mostrarvi le macchine
fotografiche d’epoca e le foto
scattate dal padre, che documentano
la storia di Padula nel corso del
Novecento.
Negli anni Ottanta, la Soprintendenza
dei Beni Architettonici e Ambientali
di Salerno e Avellino ha posto fine
all’età buia della Certosa,
riconosciuta come monumento
nazionale e Patrimonio dell’Umanità.
Attenti restauri l’hanno restituita al
pubblico in tutta la sua bellezza ed
una serie di iniziative culturali
stanno cercando di riproporla come
propulsore culturale. Nei mesi estivi
in questo palcoscenico d’eccezione si
tengono concerti di musica classica e
spettacoli teatrali. Per tre estati
consecutive una mostra di arte
contemporanea è stata qui curata da
Achille Bonito Oliva; in inverno è
visitabile su prenotazione, in attesa
di realizzare un Museo di Arte
Contemporanea.
Mauricio Uribe
I Certosini traggono il loro nome da
Chartreuse la località presso
Grenoble ove S. Brunone fondò nel
1084 il suo primo monastero. I
sondaggi archeologici condotti nella
Certosa di S. Lorenzo, fondata nel
1306, nel luogo di una antica grancia
benedettina, inducono ad ipotizzare
un edificio non molto più piccolo di
quello attuale, risultato delle
trasformazioni avvenute soprattutto
nel corso del ‘600 e ‘700. Furono
questi i secoli d’oro per la Certosa,
bruscamente interrotti dalle due
soppressioni degli ordini
conventuali: la prima, sancita con un
decreto nel 1807 dal governo
napoleonico, comportò
l’allontanamento dei monaci per un
decennio, sino alla restaurazione
borbonica; la seconda, decretata nel
1866 all’indomani dell’Unità d’Italia,
segnò il definitivo abbandono del
monastero. Conseguenza di questi
eventi furono la dispersione del
ricco patrimonio storico-artistico,
costituito da quadri, pergamene, libri
e altri cimeli mobili e la
trasformazione della Certosa da oasi
pacifica a luogo delle miserie umane.
Essa fu infatti adibita nel corso del
tempo ad ospedale militare
(decennio francese), campo di
Giuseppe Castillejo - Archivio fotografico G. Castillejo
Le sorti alterne
la Certosa di San Lorenzo
Mauricio Uribe
Padula
La chiesa certosina: la volta a crociera ad archi
ogivali, appartenente alla facies medievale
dell’edificio, fu riccamente decorata in
epoca barocca con affreschi e succhi dorati
Nella pagina precedente in basso: particolare
dello splendido altare seicentesco all’interno
della chiesa con fregi in scagliola
Libreria in Certosa
Nel primo cortile, entrando in
Certosa, accanto al bar c’è una
libreria da non perdere per i libri
scelti sul Vallo di Diano e per gli
oggetti d’artigianato esposti:
zampogne, ciaramelle in legno di
bosso, cesti intrecciati, marmi
intarsiati, opera degli ultimi
artigiani di questa zona, che
purtroppo stanno scomparendo.
Questa piccola libreria è divenuta
un punto di incontro per gli
appassionati del Vallo. Se fate una
sosta qui e non andate di fretta,
scambiate quattro chiacchiere con il
proprietario, Alfonso Monaco,
scoprirete qualcosa sulla Certosa e
su Padula che va ben oltre i libri!
Culturalia 37
la Certosa di San Lorenzo
Padula
Gian Luca Caramignoli
L’abitato di
Padula si
affaccia
dall’alto del
colle sul chiostro
maggiore
38 Culturalia
una profonda ristrutturazione, avviata alla fine
del XVI secolo sotto il priorato di Damiano Festini, che ne fu l’ideatore, e portata avanti nel
corso del XVII secolo con l’intervento del bergamasco Cosimo Fanzago, coinvolto anche in lavori di altre certose meridionali.
In contrapposizione agli “effimeri abbandoni”
dell’area cenobitica, è questo il luogo, definito
da De Martini, delle “composite compostezze”.
Attorno al cortile si aprono le celle dei padri,
punto focale e modulo regolatore di questo
nucleo, caratterizzato da un’architettura essenziale e rigorosa, che ottimizza gli spazi. Ogni
cella, destinata ad un monaco, è articolata come
unità abitativa autonoma e costituita da una
anticamera, una camera da letto, una loggia
coperta e un piccolo giardino con fontana, che
era coltivato dal monaco e delimitato da un alto
muro di cinta. Il grande architetto Le Corbusier,
in seguito al suo viaggio nella Certosa di Val
d’Ema (Firenze), scrisse che gli sarebbe piaciuto
riproporre per le case operaie il blocco della
cella certosina interamente indipendente e
garante di una totale tranquillità.
Nel grande chiostro, sopra il quale fa capolino
l’altura di Padula con le sue case, regnava la
quiete totale, un silenzio che ancora oggi assorda e che viene infranto solo nei mesi estivi,
quando durante i Corsi Internazionali di Perfezionamento Musicale, ospitati in certosa, qualche musicista si rifugia in una di queste stanze
per trovare l’ispirazione, rapito dalla magica
atmosfera che lo circonda.
Silenzio e solitudine sono alla base della spiritualità certosina e presupposto per incontrare Dio.
Il lungo e rettilineo percorso fatto per giungere
al grande chiostro rappresenta simbolicamente
l’itinerario spirituale compiuto dai certosini che,
superando mura e attraversando porte, si staccavano dalle questioni fisiche e dal mondo terreno per raggiungere, nella solitudine della loro
cella, attraverso la pura contemplazione, il Trascendente. I due estremi di questo percorso
simbolico sono costituiti da due monumenti
posti sullo stesso asse prospettico, passante per
l’ingresso alla Certosa: l’arco di S. Brunone,
situato, come si è visto a circa 500 metri dal portale di ingresso, e lo scalone posto a conclusione del grande chiostro, una spettacolare scala
aperta napoletana realizzata da Gaetano Barba,
che stride con la compostezza del chiostro.
Oltre questo scalone si distende il giardino di
clausura, detto desertum, alludendo alla Tebaide, il paesaggio arido e pericoloso in cui si ritirarono i primi anacoreti. Ma il desertum certosino, pur conservando il carattere di luogo di solitudine e preghiera, è divenuto, grazie al lavoro
ed all’ingegno dei monaci, un parco fiorito. E
allora l’esuberanza barocca dello scalone si
spiega come preludio a questo giardino paradisiaco, ove, nel silenzio estremo, avviene il tanto
anelato incontro dei monaci con Dio. Gian Luca Caramignoli
Al di là della Certosa
di Silvia Panti
L
In alto: in primo piano i resti
dell’acquedotto che portava
l’acqua in Certosa e sullo
sfondo Padula.
A sinistra: un vicolo
di Padula
• COME
Mauricio Uribe
a visita a S. Lorenzo può essere l’occasione per fermarsi qualche giorno
nel Vallo di Diano e scoprire grandi e
piccoli tesori storico-artistici, che permettono di comprendere meglio la stessa
Certosa, centro propulsore delle arti, a
cui si ispirarono gli artisti locali.
L’itinerario può iniziare da Padula , abitato medievale che guarda il monastero
dall’altura sovrastante. Questo borgo
merita di essere percorso a piedi, attraverso il saliscendi dei suoi vicoli e delle
vecchie gradinate, alla scoperta delle sue
differenti fasi storiche. Il nucleo più antico sviluppatosi attorno alla rocca, oggi
ridotta a pochi ruderi, è caratterizzato da
stradine strette, tortuose, affiancate da
cortine abitative continue e dotate di sottopassi. Qui si trovano due chiese più antiche dello stesso borgo: Santa Maria della
Civita, oggi curiosa abitazione privata
dotata di abside, e S. Nicola de Donnis.
Fondata nell’alto Medioevo e legata ai
monaci italo-greci, quest’ultima presenta
ARRIVARE
•
in macchina: all’uscita PadulaBuonabitacolo dell’autostrada
A3 (Salerno-Reggio Calabria),
prendere la SS19 in direzione
Padula; la Certosa si trova sulla
strada ai piedi del centro
abitato.
in treno: linea Roma-Reggio
Calabria, stazione ferroviaria
Napoli o Battipaglia;
da qui prendere gli autobus
sostitutivi del servizio FS sino
a Padula e Buonabitacolo.
Gli orari sono consultabili sul
sito delle ferrovie Trenitalia.
Culturalia 39
al di là della Certosa
• INFORMAZIONI •
Comunità Montana
del Vallo di Diano
Viale Certosa, 1 – Padula
tel. 0975.577111
www.montvaldiano.it
Mauricio Uribe
l’itinerario
Pro Loco Padula
Via I. Balbo, 45
tel. 0975.778611
www.prolocopadula.com
Certosa di S. Lorenzo
Viale Certosa, 1 - Padula
tel. 0975-778608
orario: dalle 9 alle 20
prezzo del biglietto: 4 euro
comprende anche la visita al
Museo Archeologico della
Lucania Occidentale, ospitato
nella “Sala L”; raccoglie alcuni
dei reperti rinvenuti nel
territorio circostante, tra cui i
ricchi corredi funerari
provenienti dalle necropoli di
Sala Consilina e Padula,
databili tra IX e IV sec. a.C.
Carta “Campania artcard”
permette di accedere ad una
serie di monumenti, musei ed
aree archeologiche campane a
prezzi scontati e fornisce
agevolazioni sui mezzi di
trasporto locali. Sono compresi
in questo circuito: la Certosa di
Padula, le Grotte di Pertosa ed il
Museo MIDA a Pertosa. Si
acquista presso le principali
stazioni ferroviarie campane e
nei siti compresi nel circuito.
Informazioni e prezzi sul sito
www.campaniacard.it
Caseificio “Di Palma Filippo”
Via Nazionale, 47 - Padula
tel. 0975.74047
• OSPITALITÀ •
La gustosa cucina del
salernitano si arricchisce, nel
periodo natalizio, delle
tradizionali fritture, a cui è
attribuito un valore augurale:
possono essere sia salate, come i
ruóspi (pasta lievitata mista a
pezzetti di acciughe) e le
zeppole, sia dolci come gli
strúffoli o canistriéddi di pasta
ricoperta di miele.
A
PADULA
Agriturismo “Fattoria
Alvaneta”
Contrada Alvaneta
SP Padula - Arenabianca
tel. 0975.77139; cell
328.7046591
in un antico casale, offre
alloggio e propone un’ottima
cucina, oltre alla vendita di
prodotti di propria produzione
prezzo medio per un
pasto: 18 euro
il ristorante è chiuso il martedì
40 Culturalia
Buonabitacolo. La Chiesa di S. Maria
degli Angeli; in basso un particolare dell’affresco,
con la Nascita di Maria, dipinto sulla parete
sinistra del loggiato di ingresso
l’iconostasi propria delle chiese bizantine
affrescata con la scena, parzialmente conservata, della “Presentazione al Tempio”. La parte originaria dell’edificio è
quella corrispondente all’attuale presbiterio, costituita da tre corpi semicilindrici, a cui solo più
tardi, tra VIII e IX
secolo, fu aggiunta
l’aula rettangolare.
Accanto alle tracce
medievali, le architetture barocche e
neoclassiche sono
frutto della costruzione di nuovi edifici
o dell’ammodernamento di palazzi o chiese preesistenti. Qui si
formò la nota scuola di
scalpellini che operò a S. Maur
ic
Lorenzo ed impreziosì le case di io Uribe
Padula, plasmando la pietra locale in
fantasiosi elementi decorativi. Vale la
pena di camminare aguzzando l’occhio alla scoperta dei portali, dei davanzali scolpiti e di tanti altri
particolari scultorei come
“a’ vuccola” ovvero l’anello
a cui venivano legati gli
animali, che può essere
semplice o lavorato.
A nord del castello si
estende il rione Croce, di
impianto settecentesco,
dove di fronte al Palazzo
Romano vi è la cappella S.
Maria di Costantinopoli,
fondata dalla famiglia nel
1772 ed abbellita con
stucchi e con la tavola
lignea raffigurante la
Madonna. Per visitare la
chiesa suonate alla porta
di fronte, dove vive la
professoressa Pina Pinto,
imparentata con i Romano, che volentieri vi racconterà con vivaci aneddoti la storia della cappella!
Dello stesso periodo è
anche la strada, oggi corrispondente a Via F. De
Sanctis, ove si trova la cappella gentilizia di San Vito con la facciata ornata da
una piccola statua del santo, opera del
padulese Andrea Carrara. Continuando a scendere lungo questa
via si incontra la cappella di
S. Vincenzo, dalla facciata
semplice, che cela una
ricca decorazione a
stucchi, fregi ed elementi scultorei che
ne fanno un unicum del Settecento
padulese.
Lasciata Padula, si imbocca
la SS 19 in direzione sud,
alla volta di Buonabitacolo.
Ma ancor prima di ciò, consigliamo agli amanti del formaggio di fare una veloce
deviazione sulla medesima
strada ma in direzione nord, verso
Padula Scalo dove si trova il caseificio
“Di Palma”. Questo è uno dei tanti della
al di là della Certosa
l’itinerario
Sanza. Particolare decorativo
in pietra locale sul portale
di un palazzo
Bed & Brekfast “U’ Tempone”
Via Italo Balbo, 73
cell.. 347.6261675
nel centro storico di Padula
ha camere arredate con cura,
secondo la tradizione locale
A
SANZA
Agriturismo “Il Giardino
dei Ciliegi”
Loc. Vesalo
tel. 338.4351737
tra Buonabitacolo e Sanza
in mezzo a castagni e cerri,
offre alloggio e ristorazione;
da non perdere la gustosa
carne di cinghiale
prezzo medio per un
pasto: 15 euro
Mauricio Uribe
zona, ma che suggeriamo per essere
ospitato all’interno di un’antica stazione
di posta lungo la strada delle Calabrie e
per la qualità dei suoi caciocavallo e fiordilatte, rigorosamente lavorati a mano.
Giunti infine a Buonabitacolo , nelle
sue chiese ritroviamo continui richiami
artistici alla Certosa, dovuti ai buoni rapporti dei feudatari D’Avalos, signori
anche di Padula, con il monastero. La
Certosa costituì sicuramente un modello
per la bella cappella gentilizia di S.
Domenico, che la famiglia Picinni-Leopardi volle di fronte al proprio palazzo. La
ricca ornamentazione plastica in stucco
rievoca infatti quella della Cappella del
Tesoro in Certosa; gli artigiani che realizzarono la pavimentazione maiolicata con
motivi fitomorfi, si ispirarono sicuramente ai pavimenti attribuiti alla bottega
napoletana dei Massa; il paliotto in scagliola e madreperla con motivi floreali e
vegetali in tono rosso e bianco su fondo
nero (recentemente recuperato dopo
essere stato trafugato e che si spera
venga al più presto ricollocato nella chiesa) risulta affine a quelli delle cappelle
certosine e quindi plausibilmente opera
della stessa bottega.
Espressione dell’epoca barocca è anche la
chiesa di S. Maria degli Angeli dall’insolita facciata a due ordini di logge sovrapposte, che maschera la pianta centrale
interna, coperta da una cupola, affrescata con una teoria di angeli e scene bibliche. Sulla parete sinistra del loggiato
all’interno di un ovale vi è un bell’affresco, raffigurante la “Nascita di Maria”: al
centro Sant’Anna, aiutata da altre donne,
avvolge in fasce Maria. Per visitare la
chiesa si può suonare alla prima porta a
sinistra sul lato opposto della strada.
rantina di minuti di macchina. Lo stesso
borgo medievale, ammodernato in epoca
barocca, vale una visita. Anche qui lavorò Andrea Carrara, che lasciò nella chiesa
di S. Maria Assunta tre busti in pietra di
Padula rappresentanti “S. Giuseppe con il
Bambino”, “S. Pietro” e “S. Paolo” (1742). E’
stata proprio l’analisi stilistica di questi
busti a far riconoscere la sua mano nelle
sculture della facciata della Certosa! Agriturismo “Villa Balbi”
C.da Molinello
tel. 340.4008142
immerso nel verde, offre
ristorazione e vendita prodotti
di propria produzione;
ottima base per escursioni
sul Monte Cervati;
apertura su prenotazione
• PLEIN
AIR
•
Area di sosta Camper
a Padula, di fianco alla Certosa
Area Attrezzata Camper
presso Agriturismo “Tre Santi”
in località Vascella
tel- 0975778435 - 347.1573759
aperto da marzo ad ottobre
Usciti da Buonabitacolo si prende la SS
517 in direzione sud, verso Sanza ,
ultima tappa del percorso. Questa località, ai piedi del Monte Cervati, è un’ottima
base per chi voglia trascorrere un periodo in montagna, salendo sulla vetta del
monte più alto della Campania, dove in
una fenditura naturale si trova la statua
della Madonna della Neve; ma anche per
chi voglia (magari nella stagione estiva)
unire i monti al mare, dormendo la notte
nella fresca Sanza e andando di giorno
verso il golfo di Policastro, ad una quaCulturalia 41