Sapere quale azione intraprendere

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Sapere quale azione intraprendere
Sapere quale azione
intraprendere
Come si fa a sapere
quale azione intraprendere?
Quasi tutti i problemi rientrano in una di queste due categorie:
Sappiamo che cosa bisognerebbe fare e non lo facciamo.
Non abbiamo la più pallida idea di cosa fare.
La prima categoria è di gran lunga la più diffusa. Forse avreste bisogno di
fare un po’ di attività fisica, di smettere di fumare, di pulire l’appartamento o
di coricarvi prima. In questo caso non c’è nulla di misterioso. Sapete che cosa
dovreste fare e non lo fate.
Parlare di ciò che va fatto, esaminare le opzioni disponibili, elaborare un
piano, andare da un terapista, rimuginare sulla vostra inazione: sono tutte
strategie efficaci per evitare quello che sapete di dover fare.
La morale della favola è che conoscete le iniziative da prendere e non
dovete far altro che prenderle!
La seconda categoria è un po’ più insidiosa. Fareste meglio a rimanere
nell’attuale posto di lavoro o ad accettare la nuova offerta in un’altra città?
A portare avanti la nuova relazione o a interromperla prima di essere troppo coinvolti? A combattere il cancro con le cure tradizionali o con la medicina alternativa? I dilemmi di questo tipo non sono frequenti come quelli del
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primo gruppo, ma possono confondervi e lasciarvi prigionieri dell’indecisione. Anche se la vostra agenda è fitta di impegni, domandatevi: «Come faccio
a sapere a quale azione dedicarmi?».
Perché? Perché essere indaffarati non significa necessariamente fare ciò
che è importante, necessario o significativo. Anzi, una delle situazioni più ricorrenti è quella in cui ci troviamo a sbrigare molte faccende urgenti, mentre
le più importanti o significative restano in sospeso o semplicemente cadono
nel dimenticatoio perché siamo… “troppo impegnati”.
Se il vostro problema più grande è sapere-cosa-fare-ma-evitare-di-farlo,
la soluzione è semplice: cominciate a farlo!
Può anche darsi che siate alle prese con questa difficoltà da anni, il che
spiegherebbe perché state leggendo questo libro, che vi darà le informazioni
necessarie per convincervi a passare all’azione, ma non potrà prendere nessuna iniziativa al vostro posto.
La soluzione definitiva all’inazione è… passare all’azione. È insieme una
capacità e un’abitudine: più la metterete in pratica, più diventerete bravi.
Ma prima dovete capire che cosa fare. Perciò torniamo a concentrarci
sul quesito:
Come faccio a sapere quale azione intraprendere?
Prestate attenzione
Immaginate di guidare lungo una strada a traffico moderato.
Quando siete ormai in prossimità di un incrocio, scatta il giallo. Se siete abbastanza vicini, e a seconda della velocità e del comportamento dell’automobilista davanti a voi, potete scegliere di tirare dritto o di fermarvi. Se avete
la patente da anni e una buona esperienza di guida, avrete preso questa
decisione migliaia di volte, azzeccando sempre. E avete dovuto decidere in
fretta, perché in questi casi non c’è il tempo di analizzare tutte le variabili e
di valutare l’azione adeguata in ogni singola circostanza. È come se il vostro
corpo sapesse cosa fare, e in effetti è così. Avete accumulato molta pratica.
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Forse avete imparato dagli errori. Quel che è più importante, avete prestato attenzione alla situazione. È così che avete capito come agire.
Se vi sedete sul pavimento del salotto e vi guardate intorno per cinque
minuti, probabilmente noterete diverse cose da fare: passare l’aspirapolvere,
spolverare le mensole, lavare i vetri, riordinare i libri, ritinteggiare le pareti
eccetera. Se avete molto tempo libero e poco da fare, iniziate a prestare
attenzione all’ambiente circostante. Con ogni probabilità vi ritroverete ben
presto con una lista interminabile. Oltre al salotto ci sono le altre stanze,
l’automobile, il vostro corpo (la salute), i vestiti e il resto delle vostre cose.
Il problema delle liste comprendenti solo voci di questo tipo è che sono
fondamentalmente fini a se stesse e limitate alla piccola orbita personale di
cui voi costituite il centro. Assolvere questi impegni vi permetterà di portare avanti la vostra vita e di continuare a svolgere le vostre mansioni, ma a
quale scopo?
Dovete avere altro da fare, oltre a tenere puliti il bagno e l’auto, se volete
trovare appagamento e significato nell’esistenza.
Il valore dell’attenzione si estende molto al di là delle liste di faccende
domestiche. Quando mi accorgo che la mangiatoia per gli uccellini è vuota,
è ora di riempirla. Quando vado a casa di un amico e mi soffermo su ciò
che ha e che non ha, mi vengono delle idee per i suoi regali di compleanno.
Quando gioco a basket, l’attenzione mi consente di stabilire quando effettuare un passaggio, quando tirare a canestro e quanto tempo resta da giocare. L’attenzione mi dice di sterzare quando vedo un bambino in bicicletta
che sfreccia lungo un vialetto verso la strada.
Far caso al mondo circostante è una capacità inestimabile, finemente connessa a quella di passare all’azione. Se la usate e la perfezionate, coglierete
un numero di dettagli sempre maggiore. Più elementi individuerete, e più
capirete che cosa occorre fare.
Dunque il problema che affronterete, o che forse state già affrontando, è
stabilire a quale azione dedicarvi ORA. Quando mi siedo a scrivere un saggio, scrivo e basta. La scelta da compiere è che cosa fare dopo ovvero, per
essere più precisi, che cosa fare ora, perché in ogni momento in cui faccio
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qualcosa (e anche non fare niente equivale a fare qualcosa), NON FACCIO
tutto il resto. È questo il dilemma della vita attiva.
Non possiamo fare tutto ciò che vorremmo o che dovremmo. Perciò
ogni volta che scegliamo un’azione da compiere rinunciamo a tutte le altre.
Questa è l’arte della procrastinazione. Non è una cosa che dovete smettere di fare, bensì che dovete imparare a fare meglio. Facciamo A, e tutte le altre
voci della lista, dalla B alla Z, sono messe da parte, almeno per il momento.
Per questo è essenziale decidere cosa è importante e stabilire delle priorità.
Del resto le fissate continuamente in base a ciò che fate e che non fate. Le
vostre priorità riflettono ciò che è davvero importante? Sono coerenti con i
vostri scopi?
Prestare attenzione al mondo intorno a noi può essere di stimolo e darci
il coraggio di fare qualcosa, di prendere un’iniziativa che potrà rivelarsi utile e
gratificante per noi e per coloro con i quali la condivideremo.
Qual è il vostro obiettivo?
Chiedersi: «Qual è il mio obiettivo?» è un ottimo modo per verificare se ciò
che si sta facendo è davvero ciò che occorre fare. Ma state in guardia. Questa
è una domanda pericolosa. Se la formulate mentre guardate la tv, navigate
in Internet o leggete un romanzo d’amore, potreste avere fretta di trovare
una giustificazione per quello che state facendo. Potreste rendervi conto che
un’attività è poco utile e che ci sono molte altre cose assai più proficue e
importanti. Può darsi che richiedano più fatica, che siano meno divertenti e
magari anche più difficili e complesse, ma probabilmente sono più coerenti
con uno scopo fruttuoso. Perciò forse è arrivato il momento di interrompere
ciò che state facendo e di dedicarvi a qualcos’altro.
Più di vent’anni fa, quando scelsi la libera professione, creai uno studio tra
le pareti domestiche. Il più delle volte mangiavo fuori, spesso solo per prendere una boccata d’aria. Ogni tanto ne approfittavo per sbrigare commissioni
come fermarmi in farmacia o all’ufficio postale. Se si fanno queste cosucce
durante la stessa uscita, si è un po’ più efficienti e si risparmia tempo.
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Puntualmente però passavo davanti a una libreria ed entravo a curiosare
tra le novità. Oppure vedevo il cartello di una svendita al centro di giardinaggio e facevo una puntatina per comprare qualche fiore da piantare in giardino.
E non c’era nulla di male nel passare qualche minuto in un caffè a sfogliare il
giornale, o nel fare una sosta al negozio di biciclette o in panetteria. La pausa
pranzo si trasformava così in un “pomeriggio pranzo”.
“Curai” queste esplorazioni impulsive focalizzandomi sul mio obiettivo. Se
quest’ultimo era mangiare un boccone e spedire la corrispondenza, tutto il
resto era una distrazione. Librerie, panetterie e negozi di biciclette potevano
aspettare la sera o le giornate libere. Perseguendo più fedelmente lo scopo,
cominciai a capire che cosa andava fatto e che cosa no.
Vi state chiedendo che fine fa la spontaneità? La possibilità di abbandonarsi
al momento e godersi la vita?
Sono un grande sostenitore della spontaneità, e anche della gioia e della
flessibilità, ma la maggior parte di noi è più brava nella spontaneità che nell’autodisciplina. Troviamo abbastanza facile lasciarci distrarre e molto più difficile
spostare l’interesse e la concentrazione su ciò che sappiamo di dover fare.
Non rinunciate alla spontaneità, dunque. E, per favore, non sacrificate la
gioia e la flessibilità. Limitatevi a migliorare sul fronte dell’autodisciplina, un’abilità da coltivare se non si sa passare all’azione quando è necessario.
Riflettete sulla vostra vita
Siete mai stati protagonisti di un episodio in cui credevate di non aver fatto
nulla di male o di fuori luogo ma poi, riflettendo meglio, vi siete resi conto di
aver causato disagio o imbarazzo all’altra persona? Pian piano avete iniziato
a provare rimorso o senso di colpa per la vostra condotta e avete deciso di
chiedere scusa. Forse avete scritto un messaggio o alzato il telefono e chiamato l’interessato. Questo è un semplice esempio di come l’autoriflessione
possa aiutarvi a capire che cosa sia necessario fare.
Molti di noi, tuttavia, hanno un’esistenza così frenetica da non avere il tempo di riflettere sulle proprie azioni. Passiamo da un impegno all’altro senza
fermarci a valutare cosa conta davvero. L’entusiasmo però è un’arma a doppio
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taglio: ci induce a non mollare un progetto o un programma di allenamento,
ma può anche renderci sordi a domande significative sulle nostre scelte, sui
nostri comportamenti e sull’uso del tempo.
Qual è l’impatto delle mie azioni sul mondo circostante?
È davvero questa l’azione più importante che posso compiere in questo momento?
Le mie scelte sono coerenti con i miei obiettivi e valori più grandi?
Esiste un modo più efficace, o più gentile, per fare la stessa cosa?
I quesiti di questo genere richiedono autoriflessione, che ci permette di
fermarci, fare un passo indietro e pensare a che cosa abbiamo fatto e alla
meta da raggiungere. A volte una vacanza o un ritiro consentono di vedere
la propria vita personale e lavorativa in un’ottica diversa. Potreste concludere
che è ora di cambiare posto di lavoro o addirittura professione. O magari di
trasferirvi. Di imparare a suonare il pianoforte.
La distanza aiuta a vedere la situazione più chiaramente e a decidere il
da farsi. Apre nuove prospettive. È come creare un giardino, interrando una
pianta dopo l’altra. Scavare, piantare, scavare, piantare. Ma a un certo punto
è utile andare in fondo al giardino e darsi un’occhiata intorno. Osservare il
quadro generale. Potreste notare qualcosa riguardo alla collocazione, all’esposizione solare o all’irrigazione, dettagli che non vedreste restando accovacciati
a interrare la pianta successiva.
Il metodo di autoriflessione più efficace che abbiamo trovato si chiama
Naikan e viene dal Giappone. È una pratica semplice, basata su tre domande:
1. Che cosa ho ricevuto da…?
2. Che cosa ho dato a…?
3. Quali grattacapi e difficoltà ho causato a…?
Il Naikan suscita spesso una maggiore gratitudine per ciò che si è ricevuto
dagli altri, unita al desiderio naturale di ripagarli. Non di rado quest’ultimo
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impulso offre idee nuove e diverse su che cosa sia necessario fare. Il Naikan
aumenta anche la consapevolezza dei problemi provocati dalla propria condotta, e di conseguenza si possono scoprire cose che sarebbe opportuno
smettere di fare o fare diversamente.
L’autoriflessione è uno strumento importante per capire quale azione intraprendere. Finora abbiamo esaminato tre elementi fondamentali per decidere cosa fare (o cosa non fare).
1. Prestare attenzione
2. Conoscere l’obiettivo
3. Autoriflessione
Dobbiamo ora prendere in considerazione un altro fattore: la differenza
tra urgenza e importanza.
Urgente o importante?
Imparare a suonare uno strumento musicale.
Studiare una lingua straniera.
Scrivere un libro.
Comporre poesie.
Scrivere lettere ad amici e familiari.
Fare testamento.
Leggere le fiabe ai propri figli.
Allenarsi.
Fare del volontariato.
Questi sono esempi di iniziative che alcuni potrebbero considerare importanti, ma non urgenti. Queste attività non impongono di rispettare particolari
scadenze. Il capufficio non controllerà i vostri progressi ogni venerdì. Se non
fate queste cose, continuerete ad avere l’elettricità in casa e non riceverete
solleciti di pagamento.
Gli impegni urgenti sono così numerosi che possiamo passare dall’uno
all’altro senza dedicare neppure un minuto ad attività molto importanti;
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