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C O M U N E P R O V I N C I A D I D I C E T O B R E S C I A Committente: Comune di Ceto RELAZIONE TECNICA Determinazione del Reticolo Idrico Minore ai sensi della D.G.R. 25/01/2002 n° VII/7868 e della D.G.R. 22/12/2011 n° IX/2762 - Località - Ceto (BS) – Gennaio 2013 – aggiornamento Settembre 2013 ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ dr. geologo Fausto Franzoni studio di geologia V ia Mi lano 50/ A – 250 42 B orn o ( B S) Tel 328.8327827 / FAX 0364.41318 [email protected] C.F. FRN FST 70P08 B054L - P.IVA 02078230980 iscritto all'Ordine dei Geologi della Lombardia n° 1094 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Indice degli argomenti 1 Introduzione ed inquadramento del lavoro .............................................................................................. 2 2 Riferimenti normativi ......................................................................................................................... 5 3 Definizioni ...................................................................................................................................... 7 4 Inquadramento territoriale e geologia .................................................................................................... 8 5 Inquadramento geologico-strutturale .................................................................................................. 10 6 Corpi idrici superficiali e fasce di rispetto idraulico ................................................................................. 16 7 Metodologia di lavoro ...................................................................................................................... 18 8 Studio idraulico del torrente Figna ...................................................................................................... 21 Dati morfometrici del bacino ................................................................................................................ 22 Dati pluviometrici .............................................................................................................................. 22 Elaborazione delle precipitazioni ........................................................................................................... 25 Tempo di corrivazione ........................................................................................................................ 26 Precipitazioni critiche per assegnati tempi di ritorno .............................................................................................. 27 Valutazione delle portate di piena per assegnata frequenza probabile.......................................................................... 28 Portate smaltibili .............................................................................................................................. 28 9 Studio idraulico del torrente Palobbia .................................................................................................. 31 Dati morfometrici del bacino............................................................................................................................ 31 Dati pluviometrici ......................................................................................................................................... 31 Elaborazione delle precipitazioni ...................................................................................................................... 35 Tempo di corrivazione ................................................................................................................................... 36 Precipitazioni critiche per assegnati tempi di ritorno .............................................................................................. 36 Valutazione delle portate di piena per assegnata frequenza probabile.......................................................................... 37 Portate smaltibili.......................................................................................................................................... 37 Bibliografia...................................................................................................................................... 40 _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 1 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ 1 Introduzione ed inquadramento del lavoro Su incarico dell’Amministrazione Comunale di Ceto, con determinazione del Responsabile del Servizio n° 165 del 03/12/2012, viene affidato al dr. geol. Fausto Franzoni, con Studio di Geologia Tecnica in Borno (BS) il presente studio effettuato per la determinazione del reticolo idrico minore del territorio comunale, ai sensi della Deliberazione della Giunta Regionale del 25/01/2002 n° 7/7868 “Determinazione del reticolo idrico principale. Trasferimento delle funzioni relative alla polizia idraulica concernenti il reticolo idrico minore come indicato dall’art. 3 commi 108/114 della L.R. 1/2000 - Determinazione dei canoni di polizia idraulica.”, successiva D.G.R. n° 7/13950 del 01/08/2003 ed ai sensi della D.G.R. del 22/12/2011 n° IX/2762 “Semplificazione dei canoni di polizia idraulica e riordino dei reticoli idrici”. La D.G.R. 7/7868 attribuisce al Comune: “... le funzioni relative all’adozione dei provvedimenti di polizia idraulica concernenti il reticolo idrico minore...” (art.2); “...le funzioni relative alla manutenzione dei corsi d’acqua appartenenti al reticolo idrico minore...” (art.3); “...la realizzazione di opere di pronto intervento (L.R. 34/73) sui corsi d’acqua che costituiscono il reticolo idrico minore...” (art.9); “...la predisposizione dei provvedimenti autorizzativi e concessori e il calcolo dei canoni di polizia idraulica relativi al reticolo idrico minore...” (art.11); “...l’introito dei proventi derivanti dai canoni di polizia idraulica, da utilizzare per le spese di gestione delle attività di polizia idraulica e per la manutenzione dei corsi d’acqua del reticolo minore stesso.” (art.8); L’obiettivo del lavoro è quello di individuare e classificare i corsi d’acqua secondo i criteri della D.G.R. n° 7/7868, riportando e segnando in carta le relative fasce di rispetto, in funzione della regolamentazione delle attività di polizia idraulica, intese come attività di controllo degli interventi di gestione e trasformazione del demanio idrico e del suolo lungo i corpi idrici. Questo per far sì che abbia inizio, da parte dell’Amministrazione Comunale, un’azione di pianificazione e di gestione del territorio in rapporto con il sistema idraulico presente. In particolare l’allegato B della Deliberazione definisce i criteri per l’esercizio dell’attività di polizia idraulica di competenza comunale, per il quale sono trasferite ai Comuni le funzioni di polizia idraulica concernenti il reticolo minore. Tale studio nello specifico si prefigge di porre le basi per: - conseguire un quadro conoscitivo del reticolo principale e minore, comprensivo di informazioni tecnicooperative e cartografiche, della ubicazione topografica della rete e dei rapporti con l’urbanizzato; - inserire il reticolo idraulico minore negli elaborati per la componente geologica previsti dalla L.R. 41/97 e successive deliberazioni, che fanno parte integrante del Piano Regolatore Generale vigente, in modo da poter fissare le fasce di rispetto per determinare le attività soggette ad autorizzazione e quelle vietate; - operare sul reticolo idraulico minore in una logica di sistema in rapporto con le reti tecnologiche (fognature, acquedotti …) al servizio delle aree urbanizzate e localizzate nel sottosuolo stradale ed urbano; - definire un modello di gestione per gli interventi di pianificazione, di manutenzione e dei nuovi interventi diretti ed indiretti sulle opere idrauliche presenti. Tutto ciò è volto a sviluppare azioni di difesa dai rischi idraulici ed idrogeologici e di rivalorizzazione del territorio; _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 2 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ - attivare dei sistemi di protezione sulle aree, con l’obiettivo di individuare le situazioni anomale od a rischio per limitare i danni idraulici. Inoltre essere capaci di intervenire nelle situazioni di emergenza legate alla protezione civile. Questi obiettivi potranno diventare la base per un’azione comunale nel momento in cui si riuscirà ad attuare una corretta gestione del territorio, nel rispetto degli indirizzi di pianificazione di seguito esplicitati svolgendo interventi ed azioni tali da assicurare un reticolo efficiente. La sua efficienza va quindi vista nella qualità di deflusso e soprattutto nella tempestività di ripristino sia in caso di dissesti che di disservizi. Questi interventi dovranno essere svolti in sintonia con gli indirizzi di pianificazione regionale e provinciale in modo da puntare a: - ridurre il rischio idrogeologico del territorio ed il suo utilizzo nel rispetto del suo stato, della sua tendenza evolutiva e delle sue potenzialità d’uso; - risanare e riqualificare dal punto di vista idraulico le aree fluviali ed i canali irrigui riducendo il rischio idrogeologico e puntando ad utilizzare in modo razionale le risorse idriche superficiali. L’analisi del reticolo idrografico rappresenta la prima azione conoscitiva, che deve essere sviluppata seguendo le indicazioni legislative e deve tendere a: - individuare e verificare i problemi che il reticolo principale individuato dalla Regione Lombardia (Allegato A, D.G.R. n° 7/7868 e successiva D.G.R. n° 7/13950) comporta per il territorio comunale e che le azioni siano in sintonia con gli obiettivi del Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico P.A.I. (Legge 189/89); - individuare il reticolo minore secondo i criteri previsti nell’Allegato B della D.G.R. n° 7/7868 (e successiva D.G.R. n° 7/13950); - indicazione delle fasce di rispetto elaborate dalla Regione Lombardia e/o dell’Autorità di Bacino per il reticolo principale e i criteri di determinazione delle fasce di rispetto per il reticolo minore. Il lavoro di analisi sul reticolo idrografico è stato restituito in un elaborato tecnico-cartografico, nel quale sono riportati: - i criteri e le modalità di lavoro svolti nella fase di analisi; - la suddivisione dei reticoli in principale e minore e la loro mappatura con le fasce di rispetto; - vincoli di salvaguardia delle sorgenti captate a scopi idropotabili. La base cartografica utilizzata per la stesura del presente studio è costituita da: Carte Tecniche Regionali 1:10.000, Foglio n° 19 Tirano D3d4 Saviore dell’Adamello / D3d5 Capo di Ponte Carte I.G.M. scala 1:25.000 Voli aerofotogrammetrici Le elaborazioni sono state completate attraverso: - l’individuazione delle attività vietate od autorizzabili in prossimità del reticolo idrografico nel suo complesso; - la definizione delle attività di manutenzione e di pronto intervento nei casi di dissesto per cause alluvionali; - le proposte di interventi preventivi nelle zone adiacenti ai corsi d’acqua in situazioni di rischio idrogeologico. Nel momento in cui le attività di pianificazione verranno rese operative, sarà necessario: _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 3 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ - effettuare un censimento di campagna per localizzare le attività presenti valutando eventuali interferenze con il sistema delle acque, richiedere la documentazione autorizzativa al Genio Civile (D.G.R. n° 7/7868) per attivare anche la fase di riscossione dei canoni previsti per la polizia idraulica; - predisporre un piano di massima per le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria e di pronto intervento; - definire un piano di protezione civile di dimensione comunale collegato con i comuni limitrofi e verificato con gli Uffici della Protezione Civile a livello provinciale. La predisposizione dell’elaborato tecnico costituito dalla “Carta del reticolo idrografico con indicazione delle fasce di rispetto” alla scala 1:10.000, del presente documento tecnico e del documento normativo: “Norme di Polizia Idraulica”, consentiranno all’Amministrazione Comunale di individuare le fasce di rispetto dei corsi d’acqua censiti e di effettuare l’attività di “Polizia Idraulica”. Quest’ultima si configura come attività di controllo degli interventi di gestione e trasformazione del demanio idrico e del suolo in fregio ai corpi idrici. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 4 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ 2 Riferimenti normativi Le normative di riferimento, di cui si è tenuto conto per la predisposizione delle norme che disciplinano le attività vietate e soggette ad autorizzazione, sono le seguenti: • R.D. n° 523 del 1904, è il testo unico sulle opere idrauliche; tale norma è stata fondamentale in quanto ha costituito storicamente il riferimento per regolamentare le attività di polizia idraulica, definendo le fasce di rispetto dei corsi d’acqua pubblici e indicandone le attività vietate (art. 96) e quelle consentite previa autorizzazione (artt. 97, 98); • Testo Unico n° 1775/1933, che ha indicato le modalità di classificazione delle acque pubbliche con la redazione di “Elenchi delle acque pubbliche” con periodici aggiornamenti; • Legge n. 36 / 1994 – “Disposizioni in materia di risorse idriche”, e relativo regolamento attuativo (D.P.R. n. 238/99). • L.R. 1/2000 (Determinazione dei canoni di polizia idraulica), in attuazione del D.Lgs. n°112/98, che prevede l’obbligo per la Regione di individuare il Reticolo Principale, sul quale la stessa mantiene le funzioni di polizia idraulica, trasferendo ai Comuni le competenze sul reticolo idrografico minore. • Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (Deliberazione n.18/2001 dell’Autorità di Bacino del Fiume Po) - norme per le aree di esondazione e i dissesti morfologici di carattere torrentizio lungo le aste dei corsi d’acqua – art. 9 commi 5, 6 e 6 bis. • D.G.R. 25 gennaio 2002 – n°7/7868, “Determinazione del reticolo idrico principale. Trasferimento delle funzioni relative alla polizia idraulica concernenti il reticolo idrico minore come indicato all’art. 3 comma 114 della L.R.; 1/2000 – Determinazione dei canoni regionali di polizia idraulica”; tale D.G.R. e la successiva modifica della D.G.R. n° 7/13950, trasferiscono ai Comuni tutte le funzioni relative all’adozione dei provvedimenti di Polizia idraulica relative al reticolo idrico minore; • D.G.R. 1 agosto 2003 – n°7/13950 “Modifica della D.G.R. 25 gennaio 2002- n°7/7868” • D.Lgs. 22-01-2004 n° 42, “Codice dei beni culturali e del paesaggio ai sensi dell’art. 10 della Legge 06-07-2002 n° 137” definisce i beni tutelati per legge, in quanto di rilevante valore storico e/o paesaggistico. Per l’identificazione dei fiumi, torrenti e corsi d’acqua è necessario rifarsi agli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con R.D. n° 1775 del 11-12-1933. • D.G.R. del 22/12/2011 n° 9/2762 “Semplificazione dei canoni di polizia idraulica e riordino dei reticoli idrici”. Le competenze comunali in materia possono essere suddivise in tre categorie: Pianificazione territoriale: individuazione dei corsi d’acqua del reticolo idrico minore, definizione delle fasce di rispetto e regolamentazione delle attività vietate o soggette ad autorizzazione, con norme tecniche attuative; Amministrative: rilascio di concessioni urbanistiche, autorizzazioni allo scarico in corsi d’acqua (relativamente all’aspetto quantitativo delle acque recapitate), applicazione e riscossione dei canoni di polizia idraulica relativi al RIM; Manutentive: interventi di manutenzione ordinaria e di pronto intervento. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 5 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Sono di competenza Regionale – Direzione Generale Territorio e Urbanistica, la gestione dei corsi d’acqua riportati nell’allegato "A" della D.G.R. n. 7/13950 ("Elenco dei corsi d'acqua che costituiscono il reticolo idrico principale") e l'approvazione dei Decreti e dei Disciplinari tipo di polizia idraulica relativi ai corsi d’acqua del reticolo idrico principale e minore (DGR 7/7868 punto 7). A latere sono significativamente importanti anche la Legge Regionale 16 giugno 2003 n. 7 (Norme in materia di bonifica e irrigazione) ed la successiva DGR n. 7/20552 del 11 febbraio 2005 (Approvazione del reticolo idrico di competenza dei consorzi di bonifica) e la DGR n. 8/8127 del 1 ottobre 2008 (modifica del reticolo idrico principale determinato dalla dgr 7868/2002). Sono inoltre interagenti con diverse norme i contenuti del D.Lgs. 152/06 (che ha recepito buona parte del vecchio D.Lgs. 152/99) e smi (in particolare D.Lgs. 4/2008). Per la definizione di ‘corso d’acqua’ si considera inoltre interessante quanto contenuto nella delibera del Comitato Interministeriale Ambiente del 04.02.77 (GU n. 48 del 21.02.1977). La disciplina del reticolo idrico, per la sua stessa natura, presenta diversi aspetti controversi che nel tempo, cominciano a prendere una loro specifica fisionomia grazie anche ai pronunciamenti degli enti di controllo o dai diversi portatori di interesse. In sintesi le funzioni che vengono delegate al comune riguardano, fra l’altro, la stesura dell’elaborato tecnico costituito da una parte cartografica con l’indicazione del reticolo idraulico e relative fasce di rispetto e da una parte normativa (regolamento di polizia idraulica); la definizione e la riduzione delle fasce di rispetto nell’ambito delle competenze accordate; il rilascio di autorizzazioni di scarichi nei corsi d’acqua, attraversamenti aerei, attraversamenti in subalveo, occupazioni aree demaniali; ripristino dei corsi d’acqua a seguito di violazioni delle normative in materia di polizia idraulica, mediante l’adozione di apposita Ordinanza sindacale; modifica o definizione dei limiti alle aree demaniali da proporre ai competenti uffici dell’agenzia del Demanio; indicazioni per il calcolo dei canoni di Polizia idraulica corrisposti dai titolari di concessione e autorizzazione. Tali canoni devono essere utilizzati per le spese di gestione del servizio e per la manutenzione del reticolo stesso. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 6 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ 3 Definizioni Ai fini del presente regolamento si utilizzano le seguenti definizioni: • Reticolo Idrico Principale: comprende i corsi d'acqua individuati dagli Uffici dell’ex Genio Civile sulla base delle indicazioni contenute nelle D.G.R. n. 6/47310 del 22.12.1999, per i quali l’esercizio delle attività di polizia idraulica compete alla Regione Lombardia. Il Reticolo Idrico Principale è definito nell’Allegato “A” alla DGR n. 7/13950 del 01-08-2003 “Individuazione del reticolo idrico principale”. • Reticolo Idrico Minore: comprende tutte le acque superficiali, ad esclusione delle “acque piovane non ancora convogliate in un corso d’acqua” e delle acque già individuate nel reticolo idrico principale; l’esercizio della polizia idraulica compete ai Comuni. Il Reticolo Idrico Minore è definito nell’Allegato “B” alla DGR n. 7/13950 del 01-08-2003 “Criteri per l’esercizio dell’attività di Polizia Idraulica di competenza comunale”. • Fascia di rispetto: comprende una porzione di territorio circostante un corso d’acqua; individua un’area da tutelare all’interno della quale, ai sensi del presente regolamento, sono indicate le attività vietate e normate quelle soggette ad autorizzazione comunale. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 7 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ 4 Inquadramento territoriale e geologia Il territorio comunale di Ceto presenta una estensione di 32,43 kmq, per una sviluppo lineare dei confini comunali pari a circa 37,453 km, ed è situato sul versante orografico sinistro della media Valle Camonica, in Provincia di Brescia. Il territorio è altimetricamente compreso tra i 324,0 m s.l.m. del fondovalle, ed i 2.823,8 m s.l.m. della Cima Dernal, per un dislivello complessivo di circa 2.500,0 m. Il limite settentrionale del territorio comunale coincide con il Comune di Cimbergo, Cevo e Capo di Ponte; ad E confina con i Comuni di Daone (in Provincia di Trento), Breno ed ancora Cimbergo; a S con i Comuni di Breno e Braone; ad W con i Comuni di Cerveno, Ono San Pietro e Capo di Ponte. La base cartografica utilizzata per la stesura del presente studio è costituita dalle seguenti Carte Tecniche Regionali in scala 1:10.000: Foglio n° 34 Breno: - D4c1 Breno Nord / D4d1 Braone / D4e1 Monte del Gelo / Foglio n° 19 Tirano: - D3c5 Ono San Pietro / D3d5 Capo di Ponte / D3e5 Monte Re di Castello L’area è così individuata nell’ambito del sistema di coordinate Gauss-Boaga e coordinate geografiche (queste ultime si riferiscono alla Cartografia Ufficiale Italiana con ellissoide orientato a Monte Mario, fuso W con origine convenzionale delle coordinate E: 1500 km ad W del meridiano centrale; le coordinate N hanno origine sull’equatore come il sistema di riferimento europeo U.T.M.): Gauss-Boaga (m) Coordinate Geografiche U.T.M. Nord N: 5098170 – E: 1613080 Lat. N 46°01’37” – Long. W 01°59’29” Ovest N: 5094210 – E: 1603370 Lat. N 45°59’34” – Long. W 02°07’03” Sud N: 5090520 – E: 1610940 Lat. N 45°57’30” – Long. W 02°01’15” Est N: 5097525 – E: 1613958 Lat. N 46°01’15” – Long. W 01°58’49” I tre nuclei abitativi di Nadro (N: 5096285 – E: 1604775 / Lat. N 46°00’41” – Long. W 02°05’56”), Ceto (N: 5095290 – E: 1604665 / Lat. N 46°00’08” – Long. W 02°06’02”) e Badetto di Ceto (N: 5094595 – E: 1603675 / Lat. N 45°59’46” – Long. W 02°06’49”), si collocano nella parte occidentale del territorio comunale, a quote rispettivamente di 428 m s.l.m., 453 m s.l.m. e di 357 m s.l.m.. È presente inoltre un piccolo agglomerato abitativo non stanziale in località Val Paghera (N: 5093335 – E: 1609040 / Lat. N 45°59’03” – Long. W 02°02’41”), ad una quota di circa 1.200 m s.l.m. Morfologicamente il territorio può essere suddiviso in quattro aree distinte fra loro: - un’area occidentale nella quale scorre il fiume Oglio, ove sono presenti le aree antropizzate, a quote inferiori ai 500 m s.l.m..; - un’area centrale, da quota 500 m a quota 900 m s.l.m., caratterizzata dall’incisione generata dal torrente Palobbia che va poi a confluire nel fiume Oglio; si osserva un pendio generalmente ripido con affioramenti vari e pareti rocciose. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 8 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ - un’area orientale, compresa tra la quota 900 m e 2000 m s.l.m., caratterizzata dalla Valpaghera e dai pendii erbosi della media e bassa Val di Dois, della Conca del Listino e della Val Monoccola; - l’area posta all’estremo settore orientale, a quote superiori ai 2000 m s.l.m., con prevalenza di condizioni geomorfologiche di alta montagna, con falde, coni detritici alla base delle pareti rocciose, e circhi glaciali. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 9 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ 5 Inquadramento geologico-strutturale L’assetto strutturale generale è il risultato di eventi deformativi correlati all’orogenesi alpina il cui sviluppo è stato a volte orientato dalla presenza di lineamenti precedenti. Il quadro complessivo ravvisa un insieme di strutture tettoniche N-vergenti, legate principalmente a sforzi compressivi che determinano continue sovrapposizioni della serie in senso N-S. Per quanto riguarda il territorio in studio, nella parte NW del territorio a monte della località Zurlo, affiorano le rocce permiane della copertura sedimentaria, rappresentate dalle arenarie del Verrucano Lombardo. Le unità della copertura sedimentaria, affioranti a partire dai nuclei di Ceto e Nadro, costituiscono il fianco nord di una grossa piega sinclinale, molto strizzata e coricata, il cui asse è disposto trasversalmente alla Valle Camonica e decorre da Losine a Braone con direzione WSW–ENE. Il piano assiale della piega è subverticale ed immerge verso NNW; il fianco settentrionale risulta così ribaltato. Infine, al contatto con il plutone dell’Adamello, i cui termini granodioritici e tonalitici affiorano diffusamente nella parte orientale del territorio in esame, le formazioni calcaree e calcareo marnose della copertura sedimentaria, appaiono metamorfosate per contatto. Gli elementi strutturali presenti hanno altresì esercitato un forte controllo anche sullo sviluppo del reticolo idrografico, che mostra un andamento con tratti disposti parallelamente alla direzione delle principali famiglie di discontinuità. Le unità litostratigrafiche presenti nel territorio comunale comprendono formazioni che vanno dal Permiano al Terziario. Partendo dalla formazione stratigraficamente più bassa ed antica, queste sono: Formazione di Monte Mignolo o Verrucano Lombardo [Permiano superiore] Servino [Scitico inferiore] Carniola di Bovegno [Scitico superiore] Calcare di Angolo [Anisico medio-inferiore, Tuvalico] Calcare di Prezzo [Anisico superiore, Illirico] Calcare di Buchenstein [Ladinico inferiore, Fassanico] Formazione di Wengen [Ladinico superiore, Longobardico] Calcare di Esino [Anisico superiore–Carnico inferiore] Masse intrusive dell’Adamello [Terziario] Di seguito si espone un quadro generale dell’evoluzione stratigrafico-strutturale della zona. Nell’era Paleozoica, sul finire del Carbonifero (da 300 a 280 milioni di anni fa.), si sviluppano in Lombardia due bacini allungati, il primo tra la Val Brembana e la Val Seriana ed il secondo nell’alta Val Trompia, che vengono riempiti dalle arenarie e siltiti della Formazione di Collio [Permico inferiore] e dai potenti depositi detritici alluvionali e lacustri del Conglomerato del Dosso dei Galli [Permico inferiore]). Sopra di essi l’attività vulcanica, molto intensa, riversa grandi masse laviche (Vulcaniti di Auccia). Alla fine del Paleozoico, durante il Permiano (da 280 a 225 m.a.), il colmamento dei bacini crea una vasta area a morfologia irregolare, strutturalmente stabile, che viene ricoperta da una grande quantità di materiale alluvionale ghiaioso e sabbioso (Verrucano Lombardo [Permico superiore]) derivante dallo smantellamento di _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 10 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ antichi rilievi ercinici. La formazione affiora nella zona NW del territorio comunale, a monte della località Zurlo. Nelle aree di affioramento gli ammassi rocciosi appaiono in genere da poco a mediamente fratturati e costituiscono pareti rocciose molto alte e ripide, ai piedi delle quali si ritrovano depositi detritici grossolani formati in prevalenza da blocchi di dimensioni medie e grandi. L’Era Mesozoica si inaugura con l’avanzata del mare in tutte le Alpi Meridionali. Questo ambiente caratterizzerà la natura di tutte le rocce del Sebino, in quanto è proprio dai sedimenti deposti sui fondali marini che traggono origine le rocce dell’area. All’inizio del Triassico (da 225 a 190 m.a.) anche in Lombardia, con la deposizione del Servino [Scitico inferiore], si rinvengono sedimenti marini rappresentati da arenarie, siltiti, argilliti e marne policrome. La loro natura testimonia che tale deposizione è avvenuta in bacini marini poco profondi, di piattaforma continentale, in cui prevalgono ambienti litorali. Questa formazione affiora tra Nadro e Ceto, a monte dei nuclei abitativi, e nella forra del torrente Figna. Alla fine dello Scitico, si verifica una fase di ritiro marino con la formazione di bacini lagunari costieri e di transizione, come testimoniano gli estesi depositi di carniole e, localmente, di gessi ed anidriti che affiorano a Volpino, a Castelfranco ed a Pisogne. In questa fase vi è la deposizione della Carniola di Bovegno [Scitico superiore], costituita prevalentemente da brecce tettoniche, da medie a minute, di colore giallo e subordinatamente da calcari vacuolari di colore grigio, grigio-giallastro in alterazione, fortemente tettonizzati. I clasti che costituiscono le brecce sono principalmente rappresentati da frammenti di siltiti molto alterate, di colore rosso o verde e, secondariamente, da frammenti di calcari grigi anch’essi fortemente alterati. Questi litotipi compaiono in limitati affioramenti sul versante sinistro della Valle Dafus, intorno a quota 900 m s.l.m.. Nell’Anisico, il territorio è interessato da una rapida subsidenza che comporta l’affermazione del mare aperto, nel quale si depositano le potenti successioni calcareo-argillose del Calcare di Angolo [Anisico medioinferiore], e, in ambienti marini con acque particolarmente pulite ed ossigenate di scogliera, i Calcari di Camorelli [Anisico medio-inferiore]. I litotipi appartenenti al Calcare di Angolo affiorano limitatamente nella forra del Palobbia ed in maniera diffusa sul versante a monte del nucleo abitativo di Ceto, fino alla quota di 1600 m s.l.m. circa. Localmente si rinvengono “marmi” con liste di selce cornubianiti generati da metamorfismo di contatto conseguente all’intrusione terziaria del Plutone dell’Adamello. Alla fine dell’Anisico, con la deposizione del Calcare di Prezzo [Anisico superiore], la configurazione paleogeografica del territorio del Sebino si presenta come un bassofondo stabile. I litotipi del Calcare di Prezzo si ritrovano sul versante orografico destro della bassa Valpaghera, e costituiscono il substrato roccioso sul quale scorre l’ultimo tratto del torrente Palobbia. L’evoluzione ladinica del bassofondo orientale è varia e complessa. Un crescendo di attività vulcanica sottomarina causa l’innalzamento del fondo e l’emersione di piccoli centri eruttivi che determinano frequenti intercalazioni di rocce eruttive, come nel Calcare di Buchenstein [Ladinico inferiore], costituito da calcari scuri silicei con intercalazioni argilloso-marnose. Alla base del Calcare di Buchenstein è presente un filone porfiritico ad andamento strato-concordante, legato con ogni probabilità all’intrusione terziaria del plutone dell’Adamello. Risalendo la sequenza stratigrafica si riscontra la Formazione di Wengen [Ladinico superiore], un’unità di ambiente bacinale, costituita da marne nerastre a stratificazione sottile, arenarie grigio-verdastre e calcari marnosi, _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 11 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ nella quale sono visibili fenomeni di ‘slumping’ indicativi di un continuo approfondimento dei fondali compensato comunque dal graduale apporto terrigeno, comportante una regressione del livello eustatico. Gli affioramenti sono limitati ad una fascia ettometrica alla base del Pizzo Badile. Al tetto della Formazione di Wengen si può ritrovare sia il Calcare di Esino [Ladinico], il quale rappresenta il ritorno alla zona fotica, costituito da calcari e calcari dolomitici da grigio-chiari a grigio-scuri, a stratificazione massiccia, sia l’Argillite di Lozio [Ladinico superiore], costituita da argilliti nerastre scheggiose a stratificazione indistinta, alternate con siltiti; l’Argillite di Lozio è presente in affioramenti semicontinui sul versante destro della Valpaghera. In tale situazione si ha una progressiva diminuzione dei movimenti tettonici e dell’attività vulcanica che si verifica alla fine del Ladinico, che porta ad un rapido prevalere delle scogliere carbonatiche. Il Calcare di Esino costituisce la parte sommitale del Pizzo Badile. Gli affioramenti sono circondati ed a volte intrusi da ammassi granodioritici, per cui appaiono spesso interessati da metamorfismo di contatto il quale ha prodotto oltre ad effetti chimici (trasformazione in “marmi” a grana fine o saccaroide), effetti meccanici dovuti all’intrusione (fratturazione intensa, pieghe, milonitizzazioni e brecciature). Col Carnico si manifesta un generale sollevamento del fondo marino con la formazione di una dorsale parzialmente emersa ubicata in corrispondenza del bordo meridionale delle Prealpi. Lungo la scarpata settentrionale di questa dorsale, si manifesta un’intensissima attività vulcanica, in parte sottomarina ed in parte sub-aerea, con centri molti attivi in Val Trompia e Val Sabbia. La distribuzione dei diversi tipi di rocce del Carnico fa supporre che a N di questa “fascia di fuoco” doveva estendersi un bacino marino in fase di sprofondamento limitato, a settentrione, da un altofondo a sedimentazione calcareo-dolomitica, nel quale si sono formate le rocce calcareodolomitiche della Formazione di Breno [Carnico medio-inferiore]. Entro questo bacino allungato, si sono depositati tufi ed arenarie vulcaniche (Arenarie di Val Sabbia [Carnico medio-inferiore]) e, più lontano, sedimenti prevalentemente calcareo-marnosi, neri e fossiliferi della Formazione di Gorno [Carnico medio-inferiore]. Alla fine del Carnico si accentua ulteriormente il ritiro delle acque marine con l’instaurazione, in tutta la Lombardia centro-orientale, di condizioni lagunari dove avviene la deposizione dei sedimenti della Formazione di San Giovanni Bianco [Carnico superiore], come le carniole e le argilliti policrome, o le rocce evaporitiche, come i gessi di Lovere e di Toline. Nel Norico, la sedimentazione si uniforma in tutta la Lombardia, come su gran parte delle Alpi centroorientali, attraverso la deposizione generalizzata della Dolomia Principale [Norico], classico esempio di dolomitizzazione regionale. Nel settore orientale del territorio comunale si possono osservare le rocce del plutone dell’Adamello; tale corpo post-collisionale, con la sua caratteristica forma a cuneo, si colloca nel diedero individuato a N dalla Linea del Tonale (o Linea Insubrica) e ad E dalla Linea delle Giudicarie. Le rocce incassanti sono rappresentate dal basamento Sudalpino e da rocce della copertura permo-mesozoica, delle quali si è parlato precedentemente. Il plutone è stato generato da una sequenza di intrusioni distinte che si sono messe in posto da SW verso NE, ciascuna caratterizzata da una propria serie evolutiva. Le tre masse principali partendo da SW a NE sono denominate: Re di Castello (42-40 milioni di anni d’età); Adamello (36-32 m.a.); _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 12 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Presanella (33-29 m.a.). A queste va aggiunta una quarta masserella, nota come Corno Alto-Sostino. Il plutone dell’Adamello è costituito prevalentemente da tonaliti e quarzodioriti biotitiche. Queste rocce sono costituite per la maggior parte da plagioclasio e quarzo, il primo con composizione normativa intorno al 50% di anortite; una caratteristica dei plagioclasi dell’Adamello è rappresentata dai nuclei corrosi molto ricchi di anortite. Il quarzo risulta più abbondante nelle quarzodioriti; il feldpsato potassico è del tutto subordinato in entrambi i litotipi. La Linea del Tonale citata in precedenza è molto importante in quanto divide la zona tettonica delle Alpi Meridionali dalle zone tettoniche delle Austridi e delle Pennidi. Nell’area interessata prevalgono facies tonalitiche con vario contenuto di biotite e di anfibolo, con frequenti differenziazioni: - in senso sialico, con leucotonaliti, leucoquarzodioriti e granodioriti biotitiche povere o prive di anfibolo; - in senso femico, con dioriti e gabbrodioriti anfiboliche povere o prive di biotite, passanti a gabbri anfibolicoplagioclasici. I componenti mineralogici principali sono i plagioclasi, con marcata zonatura entro limiti normali compresi fra labradorite ed andesina. Meno abbondante il quarzo e generalmente subordinato, o quasi assente, l’ortoclasio nella frazione sialica. Tra i costituenti femici, la biotite e l’orneblenda si trovano in proporzioni diverse e spesso vicarianti fra loro, determinando la varietà dei tipi predetti. È interessante osservare, nel pendio sottostante la Cima del Vallone (a SE dell’area), una vasta plaga sialica, di composizione granodioritica, compresa nei vasti affioramenti leucotonalitici. Sono presenti inoltre molti filoni, soprattutto nella Valle della Monoccola, in località Corni delle Plagne e lungo il versante occidentale e settentrionale del Monte Listino (m s.l.m. 3.683). Vi sono pochi filoni denominati ‘filoni poco differenziati’ (Valle della Monoccola), costituiti da microtonaliti, microdioriti, malachiti e porfiriti feldspatiche. Esiste poi una vasta gamma di ‘filoni ben differenziati in senso leucocratico o melanocratico’, nei quali si possono osservare: porfiriti anfibolico-pirosseniche, porfiriti orneblendico-plagioclasiche, spessartiti anfiboliche ed odiniti anfibolico-pirosseniche. Le rocce presenti sono le seguenti: Granodioriti: sono rocce magmatiche intrusive di aspetto molto simile a quello dei graniti, di colore da grigio chiaro a grigio scuro, a struttura massiccia con grana media o fine e con frequenti fenomeni di orientazione da flusso, la tessitura è granulare ipidiomorfa. I componenti mineralogici essenziali sono: quarzo, plagioclasio, feldspato potassico, biotite ed orneblenda. I componenti accessori sono: magnetite, apatite, titanite e zircone. Affiora in modo continuo nella parte orientale del territorio (Cima della Vacca, Cima del Vallone, Passo di Mezzamalga, Corno Craper, Cime del Tredenus e Monte Rossola) a quote superiori ai 1250 m s.l.m., dove danno luogo a gran parte degli ammassi rocciosi, che si presentano, come gran parte dei rilievi, costituiti da rocce magmatiche con pareti anche subverticali, creste e vette aguzze. Tonaliti: sono rocce magmatiche intrusive, di colore grigio medio con frequenti inclusioni scure, a struttura massiccia, talora con passaggi a fluitale; la tessitura è granulare ipidiomorfa con locali passaggi a porfirica. I componenti mineralogici essenziali sono: plagioclasio, quarzo, orneblenda e biotite. I componenti accessori sono: ortoclasio, magnetite, apatite e zircone. Affiora in tutta la conca del Listino ed alla testata della Val Dois. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 13 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Gabbrodioriti: sono rocce magmatiche intrusive, di colore da grigio scuro a nerastro, a struttura massiccia con frequenti passaggi a fluidale; la tessitura è granulare ipidiomorfa con locali passaggi a porfirica. I componenti mineralogici essenziali sono: plagioclasio, orneblenda e biotite. I componenti accessori sono: titanite, ortite e quarzo. Affiorano alla testata della Conca del Listino ed in un affioramento isolato a SW del Pizzo Badile. I depositi quaternari sono costituiti da: Morene: i depositi glaciali, o morene, principalmente legati alla grande glaciazione würmiana, sono presenti in plaghe discontinue di varie dimensioni e con spessori variabili da pochi metri a qualche decina. I depositi glaciali sono presenti abbastanza diffusamente sul territorio comunale. Si tratta di sedimenti la cui origine è direttamente legata all’azione delle lingue glaciali che in passato hanno occupato sia il solco principale della Valle Camonica che le valli laterali ad essa tributarie. Sono prevalentemente depositi di ablazione che originariamente costituivano le morene laterali o frontali delle lingue glaciali. Questi depositi sono costituiti da sedimenti sciolti, eterometrici, massivi, a supporto clastico o a supporto di matrice. I clasti, litologicamente eterogenei, sono da spigolosi a subarrotondati, meno frequentemente arrotondati. In particolare i depositi legati al ghiacciaio principale sono a prevalente supporto di matrice, con clasti in genere subarrotondati, a volte alterati e appartenenti ai vari litotipi affioranti in Val Camonica tra i quali compaiono rocce provenienti dal basamento cristallino (micascisti) e dal Verrucano Lombardo. Si tratta di sedimenti appartenenti al Complesso dell’Oglio. Si possono avere ghiaie a supporto di clasti o di matrice con ciottoli ben arrotondati, stratificate; sabbie laminate; abbondanti clasti del basamento e della successione permotriassica della Val Camonica, frequenti tonaliti, locali limi di esondazione. La superficie limite superiore è caratterizzata da morfologie ben conservate, solo localmente in erosione, con suoli di spessore massimo 1,1 m, e colore tra 7.5YR e 10YR; la copertura loessica è assente. Localmente si può avere una cementazione diffusa. Il Complesso dell’Oglio riunisce diverse unità legate al bacino dell’Oglio nella sua accezione più ampia; esse sono caratterizzate da profili di alterazione poco sviluppati, che non interessano l’intero spessore del deposito, e da morfologie piuttosto ben conservate. Vengono riuniti pertanto in esso i depositi che rappresentano l’espressione sedimentaria del ghiacciaio che ha occupato la Valle Camonica. Depositi alluvionali: si tratta di depositi legati all’azione delle acque incanalate. Sono costituiti da materiali grossolani, quali ghiaie, ciottoli e sabbie grosse, a supporto clastico, trasportati in sospensione dalle acque di inondazione e depositati con velocità di sedimentazione molto bassa, dell’ordine di spessori centimetrici per ogni periodo di piena. I clasti si presentano arrotondati o subarrotondati. In corrispondenza dei coni alluvionali sono presenti orizzonti a supporto di matrice, legati a fenomeni di trasporto in massa. Depositi detritici di versante: sono depositi legati principalmente all’azione della gravità, e si originano dall’accumulo, ai piedi delle pareti rocciose, dei materiali che si distaccano in seguito ai processi di alterazione e disgregazione chimico-meccanica degli ammassi rocciosi. All’interno di tali depositi i clasti si distribuiscono dando luogo ad orizzonti clinostratigrafici, con gradazione laterale per gravità. La disposizione è solitamente a coni (lungo i canaloni) o a falde, con sviluppo relativamente allungato. L’angolo di inclinazione dei coni o delle falde tende all’angolo limite di stabilità del materiale che lo costituisce. Si tratta di sedimenti a supporto clastico, raramente a supporto di matrice, costituiti da ciottoli e blocchi a spigoli vivi con una percentuale variabile di matrice. Generalmente le dimensioni dei clasti sono molto variabili (si va dai blocchi alla ghiaia, in relazione alle caratteristiche geomeccaniche e litologiche delle rocce), ed aumentano dalla zona prossimale alla zona distale dei _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 14 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ depositi. I detriti posti alle quote inferiori sono in prevalenza inattivi e colonizzati dalla vegetazione e, a causa dell’alterazione, sono caratterizzati da una maggiore percentuale di materiale fine, mentre quelli che si rinvengono nelle aree altimetricamente più elevate, sono spesso attivi e non colonizzati. Depositi eluviali: costituiscono la normale copertura delle rocce di substrato subaffioranti; tali depositi sono costituiti da materiali derivanti dall’alterazione chimica, fisica e biologica in posto del substrato roccioso, e sono coincidenti con i suoli e con le unità pedostratigrafiche. Sono disposti parallelamente alla superficie topografica, ed impediscono l’osservazione diretta dei litotipi che costituiscono il substrato roccioso. Si tratta di sedimenti fini a supporto di matrice rappresentati da ciottoli e ghiaia immersi in un’abbondante frazione sabbioso-limosa. Questi depositi sono distribuiti in tutto il territorio comunale e costituiscono delle coltri di spessore generalmente sottile e sono spesso molto discontinue. Nel sistema Piano Montano (PM), coincidente con le fasce fitoclimatiche del ‘Picetum’ e del ‘Fagetum’ a quote comprese tra 700 e 1700 m s.l.m. (+/- 300 m), e nel sistema Piano Basale (PB), coincidente con la fascia fitoclimatica del ‘Castanetum’ a quote inferiori a 700 m s.l.m. (+/- 300 m), si ritrovano suoli sottili e scheletrici spesso associati a roccia affiorante (Entisols, Inceptisols). Depositi colluviali: i depositi colluviali derivano invece dal trasporto e dall’accumulo lungo i versanti, ad opera della gravità, dei materiali eluviali; anche in questo caso si tratta di sedimenti prevalentemente fini a supporto di matrice. Si ritrovano solitamente ai piedi dei versanti per colamento progressivo dei materiali costituenti la coltre di alterazione dei versanti stessi. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 15 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ 6 Corpi idrici superficiali e fasce di rispetto idraulico Gli elaborati tecnici prodotti in scala 1:10.000, per tutto il territorio comunale, ed in scala 1:2.000 per le aree urbanizzate, contengono informazioni relative al reticolo idrografico superficiale (formato dai corpi idrici superficiali che costituiscono la rete drenante), individuato in base alle indicazioni della D.G.R. del 25/01/2002 n° 7/7868, allegato B (e successiva D.G.R. n° 7/13950). Nell’ambito del territorio comunale sono presenti corsi d’acqua rientranti nell’elenco di cui all’Allegato A della Deliberazione in oggetto, iscritti nell’elenco delle acque pubbliche di cui al Testo Unico n° 1775/33. È stato quindi riportato il reticolo idrico principale, costituito da (vedasi allegato seguente): - fiume Oglio (num. progr. BS001, iscr. EI. AAPP n° 1): il fiume Oglio rappresenta l’elemento idraulico di confine con i Comuni di Cerveno e Ono San Pietro ad W; si presenta arginato per la quasi totalità delle sponde, con prevalenza delle arginature in sponda sinistra; - torrente Figna (num. progr. BS037, iscr. EI. AAPP n° 85): il torrente ha una lunghezza di circa 1600 m e scorre nel settore settentrionale del territorio comunale, passando nell’abitato di Nadro; è generato dall’unione del torrente Varecola (ret. idr. minore C585-004) e del torrente Pradello (ret. idr. principale BS038); si immette nel Fiume Oglio dando origine ad una estesa conoide alluvionale. Il torrente è completamente regolarizzato. - torrente Pradello (num. progr. BS038, iscr. EI. AAPP n° 85): il torrente scorre nel settore settentrionale del comune, per la maggior parte nel Comune di Cimbergo; la lunghezza del corso idrico è di circa 3200 m; si immette nel torrente Figna a quota 640 m s.l.m. in loc. Prato di Campo, passando nella Valle Dafus; - torrente Palobbia (num. progr. BS039, iscr. EI. AAPP n° 86): il torrente presenta una lunghezza di circa 15 km, scorrendo quasi completamente nel Comune di Ceto fino alla loc. Runa; l’ultimo tratto di circa 1 km scorre nel Comune di Braone (con gli ultimi 200 metri a confine), immettendosi poi nel fiume Oglio. Sono presenti opere di difesa trasversali e longitudinali solamente nell’ultimo tratto. Il torrente Palobbia ha generato l’estesa conoide alluvionale sulla quale sono presenti gli abitati di Braone e di Badetto di Ceto. - torrente Valle di Dois (num. progr. BS040, iscr. EI. AAPP n° 88): il torrente scorre completamente nel territorio comunale, nel settore orientale, per una lunghezza complessiva del corso d’acqua di circa 11,6 km; non sono presenti arginature artificiali. L’individuazione del reticolo idrico minore è stata effettuata in considerazione alla sopraccitata D.G.R. 25/01/2002 n° 7/7868 e s.m.i. ed a quanto riportato nel D.P.R. 18/02/1999 n° 238 (Regolamento recante norme per l’attuazione di talune disposizioni della Legge 05 Gennaio 1994 n° 36 in materia di risorse idriche) con riferimento all’art. 1 comma 1 “Appartengono allo Stato e fanno parte del demanio pubblico tutte le acque sotterranee e le acque superficiali, anche raccolte in invasi o cisterne.”, ad esclusione di “…tutte le acque piovane non ancora convogliate in un corso d’acqua o non ancora raccolte in invasi o cisterne.” (art. 1 comma 2). L’individuazione cartografica del reticolo idrico è stata sviluppata mediante opportuni rilevamenti secondo le seguenti modalità: - esame-rilievo aerofotogrammetrico fornito dall’Ufficio Tecnico Comunale di Ceto ed osservazioni delle foto aeree del territorio; - esame mappe catastali in formato raster fornite dall’U.T.C.. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 16 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Sono stati inseriti quindi, quali appartenenti al reticolo idrico minore, i corsi d’acqua che rispondevano ai seguenti criteri: - corsi d’acqua rappresentati come tali nelle cartografie I.G.M. e C.T.R.; - corsi d’acqua indicati come demaniali nelle carte catastali del territorio comunale. Sono stati inoltre cartografati i canali di derivazione e la condotta forzata che dalla località Bacino giunge alla località Gaz, presso la Centrale ENEL. Per tali elementi si prevede una fascia di rispetto di 5 m per ogni lato dei corsi d'acqua coperti e per i tratti tombinati (questi ultimi non riportati negli elaborati grafici). Le distanze dai corsi d'acqua devono intendersi misurate dalla dimensione esterna in pianta del manufatto che costituisce il canale o dall’area indicata in mappa catastale. Costituiscono quindi il reticolo idrografico minore, individuato ai sensi della D.G.R. del 25/01/2002 n° 7/7868, i corsi d’acqua presenti nell’Elaborato 1 allegato al presente studio, individuati mediante il codice catastale di Ceto (C585) e secondo una numerazione progressiva. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 17 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ 7 Metodologia di lavoro Per la stesura del presente documento si è proceduto principalmente suddividendo il lavoro in due fasi: 1. Individuazione del reticolo 2. Fase di regolamentazione Individuazione del reticolo La fase di individuazione è consistita in: - una attenta valutazione, a partire dalle indicazioni delle normative vigenti supportata da un’analisi mediante la verifica in campo ed attraverso l’analisi della cartografia esistente (catastali, aerofotogrammetrico, CTR, ortofoto) dello stato attuale dei reticoli, - la valutazione delle caratteristiche di ogni singolo corso idrico, naturale od artificiale con l’obiettivo di definire le più consone fasce di rispetto per i corsi d’acqua appartenenti al reticolo idrico e minore sulla base della normativa vigente. - Il confronto ed il recepimento di quanto previsto dalla normativa vigente e dai diversi strumenti pianificatori per quanto riguarda la definizione e le regole relative al reticolo principale, di bonifica, ed ai canali e rocce interaziendali. In base all’individuazione è stata redatta la carta (scala 1:10.000) con l’individuazione del reticolo, che dovrà venire recepito nell’ambito dello studio geologico del P.G.T. ai sensi dell’art. 57 della LR 12/05 e le fasce di rispetto. Fase di regolamentazione La fase di regolamentazione, redatta sulla base di criteri condivisi con l’Amministrazione Comunale nel rispetto della normativa vigente, ha invece portato alla definizione di un regolamento di polizia idraulica, contenente tutte le attività vietate o soggette ad autorizzazione all’interno delle fasce di rispetto. Si ricorda che l’individuazione cartografica delle fasce di rispetto può essere soggetta ad un errore cartografico ed andrà sempre verificata in vera grandezza; si ricorda inoltre che in caso di discrepanze o contraddizioni fra il regolamento in oggetto ed altri strumenti legislativi od urbanistici varrà come riferimento la norma legislativa di ordine superiore. Gli elaborati tecnici prodotti in scala 1:10.000, per tutto il territorio comunale, contengono informazioni relative al reticolo idrografico superficiale (formato dai corpi idrici superficiali che costituiscono la rete drenante), individuato in base alle indicazioni della D.G.R. del 25/01/2002 n° 7/7868, allegato B (e successiva D.G.R. n° 7/13950). _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 18 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Reticolo Idrico Principale Nell’ambito del territorio comunale è presente un corso d’acqua rientrante nell’elenco di cui all’Allegato A della D.G.R. del 01 Ottobre 2008 n° 8/8127, iscritto nell’elenco delle acque pubbliche di cui al Testo Unico n° 1775/33. È stato quindi riportato il reticolo idrico principale, costituito da (vedasi allegato seguente): - Fiume Oglio (num. progr. BS001, iscr. EI. AAPP n° 1): il fiume Oglio rappresenta l’elemento idraulico di confine con i Comuni di Cerveno e Ono San Pietro ad W; si presenta arginato per la quasi totalità delle sponde, con prevalenza delle arginature in sponda sinistra; - Torrente Figna (num. progr. BS037, iscr. EI. AAPP n° 85): il torrente ha una lunghezza di circa 1600 m e scorre nel settore settentrionale del territorio comunale, passando nell’abitato di Nadro; è generato dall’unione del torrente Varecola (ret. idr. minore C585-004) e del torrente Pradello (ret. idr. principale BS038); si immette nel Fiume Oglio dando origine ad una estesa conoide alluvionale. Il torrente è completamente regolarizzato. - Torrente Pradello (num. progr. BS038, iscr. EI. AAPP n° 85): il torrente scorre nel settore settentrionale del comune, per la maggior parte nel Comune di Cimbergo; la lunghezza del corso idrico è di circa 3200 m; si immette nel torrente Figna a quota 640 m s.l.m. in loc. Prato di Campo, passando nella Valle Dafus; - Torrente Palobbia (num. progr. BS039, iscr. EI. AAPP n° 86): il torrente presenta una lunghezza di circa 15 km, scorrendo quasi completamente nel Comune di Ceto fino alla loc. Runa; l’ultimo tratto di circa 1 km scorre nel Comune di Braone (con gli ultimi 200 metri a confine), immettendosi poi nel fiume Oglio. Sono presenti opere di difesa trasversali e longitudinali solamente nell’ultimo tratto. Il torrente Palobbia ha generato l’estesa conoide alluvionale sulla quale sono presenti gli abitati di Braone e di Badetto di Ceto. - Torrente Valle di Dois (num. progr. BS040, iscr. EI. AAPP n° 88): il torrente scorre completamente nel territorio comunale, nel settore orientale, per una lunghezza complessiva del corso d’acqua di circa 11,6 km; non sono presenti arginature artificiali. Reticolo Idrico Minore L’individuazione del reticolo idrico minore è stata effettuata in considerazione alla sopraccitata D.G.R. 25/01/2002 n° 7/7868 e s.m.i. ed a quanto riportato nel D.P.R. 18/02/1999 n° 238 (Regolamento recante norme per l’attuazione di talune disposizioni della Legge 05 Gennaio 1994 n° 36 in materia di risorse idriche) con riferimento all’art. 1 comma 1 “Appartengono allo Stato e fanno parte del demanio pubblico tutte le acque sotterranee e le acque superficiali, anche raccolte in invasi o cisterne.”, ad esclusione di “…tutte le acque piovane non ancora convogliate in un corso d’acqua o non ancora raccolte in invasi o cisterne.” (art. 1 comma 2). L’individuazione cartografica del reticolo idrico è stata sviluppata mediante opportuni rilevamenti secondo le seguenti modalità: - esame-rilievo aerofotogrammetrico ed osservazioni delle foto aeree del territorio; - esame mappe catastali in formato raster fornite dall’U.T.C.. Sono stati inseriti quindi, quali appartenenti al reticolo idrico minore, i corsi d’acqua che rispondevano ad almeno uno dei seguenti criteri: - corsi d’acqua rappresentati come tali nelle cartografie I.G.M. e C.T.R.; _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 19 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ - corsi d’acqua indicati come demaniali nelle carte catastali del territorio comunale. - corsi d’acqua che sono stati oggetto di interventi di sistemazione idraulica con finanziamenti pubblici. Sono stati inoltre cartografati i canali di derivazione e la condotta forzata (proveniente dal Lago d’Arno) presenti nel settore centro settentrionale del territorio comunale. Per tali elementi si prevede una fascia di rispetto di 4 m per ogni lato dei corsi d'acqua coperti e per i tratti tombinati. Le distanze dai corsi d'acqua devono intendersi misurate dalla dimensione esterna in pianta del manufatto che costituisce il canale o dall’area indicata in mappa catastale. Costituiscono quindi il reticolo idrografico minore, individuato ai sensi della D.G.R. del 25/01/2002 n° 7/7868, i corsi d’acqua presenti nell’Elaborato 1 allegato al presente studio, individuati mediante il codice catastale di Ceto (G354) e secondo una numerazione progressiva. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 20 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ 8 Studio idraulico del torrente Figna I corsi d’acqua sono sistemi complessi, dinamici ed in continua evoluzione. Tutti i parametri che li contraddistinguono, come la scabrezza, la velocità, la pendenza e la forma, variano o per cause naturali dovute all’evoluzione geomorfologica del bacino in conseguenza dell’influenza esercitata su di essi dall’attività antropica. Le modificazioni che subisce un corso d’acqua hanno un’influenza sui parametri succitati sia dal punto di vista fisico che temporale. L’analisi e lo studio dei processi che regolano un sistema fluviale appaiono pertanto di una certa complessità e si basano su due componenti fondamentali: - le caratteristiche idrauliche; - la dinamica geomorfologica del corso d’acqua. Il bacino idrografico del torrente Figna (appartenente al reticolo idraulico principale num. progr. BS037, iscr. EI. AAPP n° 85) presenta, al punto di chiusura in esame nell’abitato di Nadro (N: 5096020–E: 1604715 / Lat. N 46°00’32”–Long. W 02°05’59”), ove è presente un attraversamento con luce di circa 5 metri, una superficie di 4,470 km2, con uno sviluppo lineare del limite del bacino pari a 10,166 km; l’altezza massima del bacino coincide con il Pizzo Badile ad una quota di 2.434,6 m s.l.m. La quota minima al punto di chiusura, ove è presente un attraversamento stradale, è di 435 m s.l.m.. Il torrente Figna è generato dall’incontro del torrente Varecola (reticolo idraulico minore, C585-004) e del torrente Pradello (ret. idraulico principale, num. progr. BS038, iscr. EI. AAPP n° 85). Il corso d’acqua principale non presenta nel tratto a monte e a valle dell’abitato di Nadro, erosione spondale e di fondo, in quanto attualmente entrambe le erosioni sono controllate da una serie di opere di difesa longitudinali prevalentemente di tipo radente (arginature in pietrame di altezza variabile da 1,50 a 2,50 m) e trasversali (briglie a pettine, soglie, gradonature) a monte e a valle dell’attraversamento oggetto di studio. La verifica idraulica è stata effettuata per analizzare il regime di afflussi-deflussi relativo al bacino idrografico del torrente Figna al punto di chiusura in esame. Tale indagine intende valutare, attraverso il calcolo della portate dello stesso corso idraulico, la probabilità che si verifichi un certo evento di piena associato ad un determinato tempo di ritorno. I tempi di ritorno considerati sono relativi a 20, 100, 200 e 500 anni, mentre la verifica della portata smaltibile è stata effettuata nella sezione ove è presente il ponte. Tuttavia è improprio parlare di ponte vero e proprio per la struttura in esame, in quanto, secondo le indicazioni della normativa CNR – UNI 10007, si definisce ponte o viadotto un “manufatto di attraversamento con luce netta complessiva superiore a 6 metri”. In tal caso il franco minimo tra la quota idrometrica relativa alla piena di progetto e la quota di intradosso del ponte deve essere 0,5 volte l’altezza cinetica della corrente e comunque non inferiore ad 1 metro. Nel caso in questione quindi non è necessario attenersi alle prescrizioni di cui sopra relative al franco minimo, avendo l’attraversamento idraulico oggetto della presente verifica una luce netta di circa 5 metri e quindi inferiore ai 6 metri minimi richiesti dalla normativa in questione. In ogni modo nei paragrafi seguenti si quantificherà il franco minimo relativo al caso in particolare. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 21 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Dati morfometrici del bacino Le caratteristiche morfometriche del bacino del torrente Figna sono riassunte nella seguente tabella: Area bacino 4,470 km2 Quota max del bacino – H max 2.434,6 m s.l.m. Quota media del bacino – 1.434,8 m s.l.m. H med Quota min del bacino – H min 435,0 m s.l.m. Dislivello medio - ∆H 999,8 m Lunghezza asta principale 4,452 km Pendenza media asta 44,91 % dove: H med = (H max + H min )/2 ∆H = H med -H min Dati pluviometrici Per i dati pluviometrici si è fatto riferimento alle precipitazioni registrate dal 1938 al 1971 nella stazione di Breno (BS), riportate nella Relazione dell’Amministrazione Provinciale di Brescia (Comitato d’intesa BresciaBergamo) “Piano generale di bonifica montana dell’Alto Bacino del Fiume Oglio (Legge 991/52)”., non avendo a disposizione i dati di stazioni più vicine all’area. Il dato utilizzato è stato quello relativo alle massime precipitazioni rilevate per un giorno consecutivo, che sono state elaborate con il metodo Visentini (1938) al fine di ottenere le massime precipitazioni orarie rispettivamente per 1, 3, 6, 12 e 24 ore. Di seguito si riportano i dati pluviometrici della stazione di Breno, la più vicina all’area in esame, per la quale si dispongono di dati per un periodo superiore a 30 anni. La stazione di Breno è posta nella medesima località a 312 m s.l.m.. La stazione dispone di un pluviometro registratore, oltre ad un termometro registratore. Viene considerata, ai fini dello studio, la media mensile delle precipitazioni: _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 22 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ MEDIA MENSILE DELLE PRECIPITAZIONI mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic mm 47 43 62 81 115 127 101 107 92 102 84 58 Il totale delle precipitazioni è pari a 1.019 mm, con un importo medio mensile di 84,9 mm. Il minimo assoluto si è avuto nel 1921, con 449 mm, il massimo assoluto nel 1926, con 3.377 mm. Breno - regime delle precipitazioni 140 120 100 med mm 80 med/12 60 40 20 0 Analizzando il grafico del regime delle precipitazioni, si nota che i mesi di Mag, Giu, Lug, Ago, Set, Ott hanno un totale di precipitazione superiore all’importo medio mensile di 84,9 mm. La distribuzione stagionale delle precipitazioni, secondo il criterio cronologico dell’annata pluviometrica, è la seguente: S-O-N D-G-F semestre invernale 278 148 M-A-M G-L-A 258 426 (41,8%) semestre estivo 335 593 (58,2%) Si nota che il massimo delle precipitazioni cade nel trimestre estivo G-L-A con 335 mm. Si riporta di seguito il numero medio mensile dei giorni perturbati: NUMERO MEDIO MENSILE DEI GIORNI PERTURBATI mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic giorni 4 5 6 9 12 11 9 8 8 7 8 6 Confrontando il regime annuo dei giorni perturbati medi mensili, con il valore medio mensile, si osserva che i mesi di Apr, Mag, Giu, Lug, Ago, Set e Nov hanno un valore maggiore di quello medio mensile, pari a 7,75. Il regime annuo medio dei giorni perturbati presenta il massimo relativo a Maggio, in discordanza con il regime pluviometrico. Il minimo dei giorni perturbati si ha a Gennaio. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 23 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Breno - distribuzione dei giorni perturbati 14 12 10 med 6 med/12 gg 8 4 2 0 Si calcola ora l’intensità media diurna (Imd) per mesi per anno, ottenuta dal rapporto tra la precipitazione media mensile ed il numero dei giorni perturbati medi mensili: INTENSITA’ MEDIA DIURNA mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Imd 11,8 8,6 10,3 9,0 Lug Ago Set Ott Nov Dic 9,6 11,5 11,2 13,4 11,5 14,6 10,5 9,7 Si nota un massimo a Ottobre ed un minimo a Febbraio. La tabella successiva mostra invece la frequenza percentuale dei giorni piovosi di ogni mese e dell’anno: FREQUENZA PERCENTUALE DEI GIORNI PIOVOSI Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic anno 12,9 17,9 19,4 30,0 38,7 36,7 29,0 25,8 26,7 22,6 26,7 19,4 23,3 Si nota un massimo assoluto a Maggio ed un minimo assoluto a Gennaio, in accordo con l’andamento annuo delle precipitazioni. Dall’analisi dei dati raccolti ed elaborati per la stazione di Breno, si può ricavare per la stessa un regime di tipo subequinoziale primaverile. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 24 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Stazione di Breno - precipitazioni massime orarie Elaborazione delle precipitazioni Per ciascuna popolazione di dati pluviometrici, relativi ad un determinato tempo di pioggia (t), è possibile ricavare il rispettivo valore dell’altezza dell’evento meteorico con un tempo di ritorno tr pari a quello prefissato. Tali dati pluviometrici sono stati ulteriormente studiati con un sistema statistico-probabilistico, detto Regolarizzazione di Gumbel (1941), che è risultato particolarmente valido per i piccoli bacini come quello in esame. Tale metodo consente di ottenere valori di precipitazione massima di breve durata relativi ad un dato intervallo di tempo (vedasi allegato n° 1 – Elaborazione statistica di Gumbel). I dati ottenuti sono stati poi inseriti in un grafico bilogaritmico (vedasi allegato n° 2), dove sulle ascisse sono riportati i tempi (in ore) e sulle ordinate le altezze di precipitazione massime di breve durata (in mm), al fine di _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 25 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ ottenere delle curve di probabilità pluviometrica o curve di possibilità climatica per il periodo 1938-1971 relative a tempi di ritorno (tr) di 10, 20, 100, 200 e 500 anni per questa data zona. Tali curve sono descritte dalla ben nota legge di regressione: h = a ⋅tn dove : h = precipitazione massima relativa ad una certo tempo per un dato tr, in mm t = durata della pioggia, in ore a, n = valori caratteristici dei coefficienti di possibilità climatica per un dato luogo e per un dato tr, ricavati dal grafico bilogaritmico. Dalle elaborazioni effettuate i coefficienti a ed n sono risultati essere i seguenti: tr a n 10 30,835 0,2635 20 34,855 0,2616 100 43,952 0,2585 200 47,833 0,2575 500 52,925 0,2565 (anni) Si riportano di seguito, quale verifica, i valori di a ed n ricavati dallo studio del bacino del Fiume Oglio, effettuato dall’Autorità di Bacino del Fiume Po per la stazione di Breno, con differenze sostanzialmente limitate, e quindi concorrenti all’ipotesi preliminare di utilizzare i dati della stazione di Breno per i calcoli in esame. tr (anni) a n 10 - - 20 35,07 0,298 100 43,39 0,293 200 47,38 0,288 500 - - Tempo di corrivazione La dinamica della pioggia che cade al suolo e che va a formare il deflusso superficiale è molto complessa ed è influenzata da diversi fattori. Per ogni bacino viene solitamente considerato un intervallo di tempo caratteristico, definito tempo di corrivazione (tc), che corrisponde teoricamente al tempo necessario a far confluire quella parte di precipitazione che contribuisce alla piena, in particolare quella che scorre in superficie, dal punto idraulicamente più distante del bacino alla sezione di chiusura. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 26 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Il tempo di corrivazione è inoltre il tempo che, una volta eguagliato dalla durata della precipitazione, determina il raggiungimento della portata massima di deflusso nella sezione di analisi. Quindi se una pioggia ha una durata t<tc non tutto il bacino defluirà contemporaneamente alla sezione considerata; cioè alla fine della pioggia la parte più lontana del bacino non avrà ancora fatto sentire il suo effetto nel deflusso. Ciò evidenzia l’importanza nella determinazione di tale parametro; in bibliografia e nella pratica, la formula più attendibile ed utilizzata è quella proposta da Giandotti (1934): tc = 4 ⋅ S + 1.5 L 0.8 ⋅ H m − H o dove: tc = tempo di corrivazione, in ore S = superficie del bacino, in km2 L = lunghezza dell’asta principale del bacino, estesa sino allo spartiacque, in km Hm = altezza media del bacino rispetto alla sezione di chiusura, in m Ho = quota della sezione di chiusura, in m Nella seguente tabella viene riportato il tempo di corrivazione (in ore) calcolato per la sezione esaminata, dove sono inoltre riportate la superficie del bacino (S in km2), la lunghezza dell’asta principale sino alla sezione considerata (L in km) ed il dislivello medio del bacino (∆H in m): Sezione S (km2) L (km) Hm (m slm) Ho (m slm) Unica 4,470 4,452 1.434,8 435,0 ∆H =[Hm-Ho] (m) 999,8 tc (ore) 0,60 Precipitazioni critiche per assegnati tempi di ritorno Il calcolo delle precipitazioni critiche (hc) è stato effettuato utilizzando le curve di possibilità pluviometrica (vedasi allegato n°2) ricavate dall’analisi delle precipitazioni e assegnando a t il valore del tempo di corrivazione tc: hc = a ⋅ t cn tale ipotesi rappresenta la situazione limite per cui tutto il bacino, sia pure per un solo istante, contribuisce al deflusso con la pioggia di durata minima e perciò intensa. Questa risulta dunque la condizione critica agli effetti del valore della portata. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 27 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Nella seguente tabella vengono riassunti i valori di precipitazione critica (mm) ricavati presso la sezione in esame: Precipitazione critica (mm) Sezione tc (ore) Tr 10 Tr 20 Tr 100 Tr 200 Tr 500 Unica 0,60 26,95 30,50 38,52 41,94 46,43 Valutazione delle portate di piena per assegnata frequenza probabile Per il calcolo delle portate di piena probabili (Qx) di una certa frequenza, viene utilizzato un metodo analitico detto metodo cinematico. Esso propone come espressione di riferimento la seguente formula razionale: Qx = c ⋅ hc ⋅ S 3.6 ⋅ tc dove: c = coefficiente di deflusso, dipendente dalla natura dei terreni, dall’estensione e dal tipo di copertura vegetale e dal grado di saturazione dei terreni al momento della precipitazione. S = area del bacino, in Km2 tc = tempo di corrivazione, in ore hc = precipitazione massima verificatasi nel tc, in mm Il valore di c è stato ricavato applicando le tabelle proposte dalla F.A.O. (1976) ed è risultato pari a 0,22. Nella seguente tabella vengono riportati i valori di portata di piena per assegnati tempi di ritorno (10, 20, 100, 200 e 500 anni): Portate di piena (m3/s) Sezione tc (ore) S (km2) Unica 0,60 4,470 c tr 10 tr 20 tr 100 tr 200 tr 500 0,32 17,85 20,19 25,51 27,77 30,70 Portate smaltibili La portata smaltibile (Qsm) costituisce la massima quantità fluida che può fluire da una data sezione di alveo in un certo periodo di tempo. Essa è individuata dalla formula: Qsm = V ⋅ A dove V è la velocità media dell’acqua (in m/s) nella sezione esaminata, ed A è l’area della sezione di flusso. Per il calcolo della velocità si utilizza la nota formula di Chézy, valida per il moto uniforme nei canali, ma estendibile anche a corsi d’acqua di questo tipo: V = χ ⋅ R⋅i _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 28 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ dove: χ = coefficiente di Chézy, legato alla scabrezza del canale e dal raggio idraulico. Tra le varie espressioni di χ 6 utilizziamo quella proposta da Gauckler-Strickler: χ = k ⋅ R , con k coefficiente di scabrezza di Gauckler- Strickler ([m1/3 s-1] da Chow, 1959); R = raggio idraulico in m, definito come il rapporto tra l’area bagnata A della sezione ed il relativo contorno o perimetro bagnato P; i = gradiente idraulico (pendenza del pelo libero dell’acqua che nel caso del moto uniforme coincide con la pendenza del fondo dell’alveo nel tratto precedente la sezione); Nella seguente tabella viene riportata la Qsm per l’attraversamento in esame, nel caso particolare a sezione trapezoidale, per varie altezze del pelo libero della corrente: Contorno Area bagnato deflusso (cm) (m2) 15,0 530,00 30,0 H deflusso Raggio Portata Velocità idraulico (m) 3 (m /s) (m/s) 0,750 0,142 2,44 3,26 560,00 1,500 0,268 7,48 4,99 45,0 590,00 2,250 0,381 14,20 6,31 60,0 620,00 3,000 0,484 22,19 7,40 75,0 650,00 3,750 0,577 31,19 8,32 90,0 680,00 4,500 0,662 41,01 9,11 105,0 710,00 5,250 0,739 51,52 9,81 120,0 740,00 6,000 0,811 62,61 10,43 135,0 770,00 6,750 0,877 74,19 10,99 150,0 800,00 7,500 0,938 86,21 11,49 165,0 830,00 8,250 0,994 98,60 11,95 180,0 860,00 9,000 1,047 111,32 12,37 195,0 890,00 9,750 1,096 124,34 12,75 210,0 920,00 10,500 1,141 137,61 13,11 (cm) 225,0 950,00 11,250 1,184 151,11 13,43 240,0 980,00 12,000 1,224 164,82 13,73 255,0 1010,00 12,750 1,262 178,71 14,02 270,0 1040,00 13,500 1,298 192,77 14,28 285,0 1070,00 14,250 1,332 206,99 14,53 300,0 1100,00 15,000 1,364 221,35 14,76 _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 29 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ La portata di progetto, corrispondente per un tempo di ritorno tr di 100 anni, così come prescritto dalle N.d.A. del P.A.I. Direttiva n° 4, Elaborato n° 7, art. 3.2 “Criteri di compatibilità idraulica per i ponti e i rilevati di accesso in progetto”, approvata con deliberazione del Comitato istituzionale n° 2 del 11/05/1999, defluisce con i seguenti valori: H deflusso Contorno bagnato Area deflusso Raggio idraulico Portata Velocità (cm) (cm) (m ) (m) 3 (m /s) (m/s) 65,72 631,43 3,286 0,520 25,51 7,76 2 Di seguito si riporta la sezione del ponte con l’altezza del pelo libero della corrente coincidente con la portata di piena massima per un tempo di ritorno pari a 100 anni: Sezione 350 300 250 200 150 100 50 0 0 100 200 Sez canale 300 400 500 600 Livello acqua Dall’esame delle elaborazioni di cui sopra si evince che il franco minimo risultante dal deflusso della portata di progetto per un tempo di ritorno di 100 anni (25,51 m3/s) risulta essere pari a circa 234 cm (300 cm – 65,72 cm). Dall’analisi dello studio geologico del territorio a supporto del P.R.G.C. a firma del dr. geol. Feriti Gianpiero, si osserva l’individuazione di due sezioni critiche relative al torrente Figna, individuate a valle dell’attraversamento di Nadro, in corrispondenza di Via Donatori di Sangue (sez. 9) e della S.P. n° 42 (sez. 11), per le quali valgono le considerazioni riportate negli allegati relativi alle classi di fattibilità. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 30 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ 9 Studio idraulico del torrente Palobbia Il bacino idrografico del torrente Palobbia (appartenente al reticolo idraulico principale num. progr. BS039, iscr. EI. AAPP n° 86) presenta, al punto di chiusura in esame in località Case Rovet (N: 5093570–E: 1608355 / Lat. N 45°59’11”–Long. W 02°03’12”), una superficie di 21,779 km2, con uno sviluppo lineare del limite del bacino pari a 22,757 km; l’altezza massima del bacino coincide con la Cima Dernal ad una quota di 2.823,8 m s.l.m. La quota minima al punto di chiusura, ove è presente un piccolo attraversamento pedonale, è di 1.130 m s.l.m.. Il torrente Palobbia è alimentato principalmente dal torrente della Valle di Dois (ret. idraulico principale, num. progr. BS040, iscr. EI. AAPP n° 81). Il corso d’acqua principale presenta, in località Case di Valpaghera, una erosione spondale soprattutto in argine destro, in quanto l’arginatura sinistra è protetta da una serie di massi ciclopici a protezione degli insediamenti abitativi presenti. La verifica idraulica è stata effettuata per analizzare il regime di afflussi-deflussi relativo al bacino idrografico del torrente Palobbia al punto di chiusura in esame. Tale indagine intende valutare, attraverso il calcolo della portate dello stesso corso idraulico, la probabilità che si verifichi un certo evento di piena associato ad un determinato tempo di ritorno. I tempi di ritorno considerati sono relativi a 20, 100, 200 e 500 anni, mentre la verifica della portata smaltibile è stata effettuata nella sezione ove è presente l’attraversamento pedonale. Dati morfometrici del bacino Le caratteristiche morfometriche del bacino del torrente Palobbia sono riassunte nella seguente tabella: Area bacino 21,779 km2 Quota max del bacino – H max 2.823,8 m s.l.m. Quota media del bacino – 1.976,9 m s.l.m. H med Quota min del bacino – H min Dislivello medio - ∆H Lunghezza asta principale Pendenza media asta 1.130,0 m s.l.m. 846,9 m 13,815 km 12,26 % dove: H med = (H max + H min )/2 ∆H = H med -H min Dati pluviometrici Per i dati pluviometrici si è fatto riferimento alle precipitazioni registrate dal 1938 al 1971 nella stazione di Breno (BS), riportate nella Relazione dell’Amministrazione Provinciale di Brescia (Comitato d’intesa BresciaBergamo) “Piano generale di bonifica montana dell’Alto Bacino del Fiume Oglio (Legge 991/52)”., non avendo a disposizione i dati di stazioni più vicine all’area. Il dato utilizzato è stato quello relativo alle massime precipitazioni rilevate per un giorno consecutivo, che sono state elaborate con il metodo Visentini (1938) al fine di ottenere le massime precipitazioni orarie rispettivamente per 1, 3, 6, 12 e 24 ore. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 31 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Di seguito si riportano i dati pluviometrici della stazione di Breno, la più vicina all’area in esame, per la quale si dispongono di dati per un periodo superiore a 30 anni. La stazione di Breno è posta nella medesima località a 312 m s.l.m.. La stazione dispone di un pluviometro registratore, oltre ad un termometro registratore. Viene considerata, ai fini dello studio, la media mensile delle precipitazioni: MEDIA MENSILE DELLE PRECIPITAZIONI mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic mm 47 43 62 81 115 127 101 107 92 102 84 58 Il totale delle precipitazioni è pari a 1.019 mm, con un importo medio mensile di 84,9 mm. Il minimo assoluto si è avuto nel 1921, con 449 mm, il massimo assoluto nel 1926, con 3.377 mm. Breno - regime delle precipitazioni 140 120 100 med mm 80 med/12 60 40 20 0 Analizzando il grafico del regime delle precipitazioni, si nota che i mesi di Mag, Giu, Lug, Ago, Set, Ott hanno un totale di precipitazione superiore all’importo medio mensile di 84,9 mm. La distribuzione stagionale delle precipitazioni, secondo il criterio cronologico dell’annata pluviometrica, è la seguente: S-O-N D-G-F semestre invernale 278 148 M-A-M G-L-A 258 426 (41,8%) semestre estivo 335 593 (58,2%) Si nota che il massimo delle precipitazioni cade nel trimestre estivo G-L-A con 335 mm. Si riporta di seguito il numero medio mensile dei giorni perturbati: NUMERO MEDIO MENSILE DEI GIORNI PERTURBATI mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic giorni 4 5 6 9 12 11 9 8 8 7 8 6 _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 32 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Confrontando il regime annuo dei giorni perturbati medi mensili, con il valore medio mensile, si osserva che i mesi di Apr, Mag, Giu, Lug, Ago, Set e Nov hanno un valore maggiore di quello medio mensile, pari a 7,75. Il regime annuo medio dei giorni perturbati presenta il massimo relativo a Maggio, in discordanza con il regime pluviometrico. Il minimo dei giorni perturbati si ha a Gennaio. Breno - distribuzione dei giorni perturbati 14 12 10 med 6 med/12 gg 8 4 2 0 Si calcola ora l’intensità media diurna (Imd) per mesi per anno, ottenuta dal rapporto tra la precipitazione media mensile ed il numero dei giorni perturbati medi mensili: INTENSITA’ MEDIA DIURNA mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Imd 11,8 8,6 10,3 9,0 Lug Ago Set Ott Nov Dic 9,6 11,5 11,2 13,4 11,5 14,6 10,5 9,7 Si nota un massimo a Ottobre ed un minimo a Febbraio. La tabella successiva mostra invece la frequenza percentuale dei giorni piovosi di ogni mese e dell’anno: FREQUENZA PERCENTUALE DEI GIORNI PIOVOSI Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic anno 12,9 17,9 19,4 30,0 38,7 36,7 29,0 25,8 26,7 22,6 26,7 19,4 23,3 Si nota un massimo assoluto a Maggio ed un minimo assoluto a Gennaio, in accordo con l’andamento annuo delle precipitazioni. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 33 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Dall’analisi dei dati raccolti ed elaborati per la stazione di Breno, si può ricavare per la stessa un regime di tipo subequinoziale primaverile. Stazione di Breno - precipitazioni massime orarie _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 34 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Elaborazione delle precipitazioni Per ciascuna popolazione di dati pluviometrici, relativi ad un determinato tempo di pioggia (t), è possibile ricavare il rispettivo valore dell’altezza dell’evento meteorico con un tempo di ritorno tr pari a quello prefissato. Tali dati pluviometrici sono stati ulteriormente studiati con un sistema statistico-probabilistico, detto Regolarizzazione di Gumbel (1941), che è risultato particolarmente valido per i piccoli bacini come quello in esame. Tale metodo consente di ottenere valori di precipitazione massima di breve durata relativi ad un dato intervallo di tempo (vedasi allegato n° 1 – Elaborazione statistica di Gumbel). I dati ottenuti sono stati poi inseriti in un grafico bilogaritmico (vedasi allegato n° 2), dove sulle ascisse sono riportati i tempi (in ore) e sulle ordinate le altezze di precipitazione massime di breve durata (in mm), al fine di ottenere delle curve di probabilità pluviometrica o curve di possibilità climatica per il periodo 1938-1971 relative a tempi di ritorno (tr) di 10, 20, 100, 200 e 500 anni per questa data zona. Tali curve sono descritte dalla ben nota legge di regressione: h = a ⋅tn dove : h = precipitazione massima relativa ad una certo tempo per un dato tr, in mm t = durata della pioggia, in ore a, n = valori caratteristici dei coefficienti di possibilità climatica per un dato luogo e per un dato tr, ricavati dal grafico bilogaritmico. Dalle elaborazioni effettuate i coefficienti a ed n sono risultati essere i seguenti: tr a n (anni) 10 30,835 0,2635 20 34,855 0,2616 100 43,952 0,2585 200 47,833 0,2575 500 52,925 0,2565 Si riportano di seguito, quale verifica, i valori di a ed n ricavati dallo studio del bacino del Fiume Oglio, effettuato dall’Autorità di Bacino del Fiume Po per la stazione di Breno, con differenze sostanzialmente limitate, e quindi concorrenti all’ipotesi preliminare di utilizzare i dati della stazione di Breno per i calcoli in esame. tr (anni) a n 10 - - 20 35,07 0,298 100 43,39 0,293 200 47,38 0,288 500 - - _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 35 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Tempo di corrivazione La dinamica della pioggia che cade al suolo e che va a formare il deflusso superficiale è molto complessa ed è influenzata da diversi fattori. Per ogni bacino viene solitamente considerato un intervallo di tempo caratteristico, definito tempo di corrivazione (tc), che corrisponde teoricamente al tempo necessario a far confluire quella parte di precipitazione che contribuisce alla piena, in particolare quella che scorre in superficie, dal punto idraulicamente più distante del bacino alla sezione di chiusura. Il tempo di corrivazione è inoltre il tempo che, una volta eguagliato dalla durata della precipitazione, determina il raggiungimento della portata massima di deflusso nella sezione di analisi. Quindi se una pioggia ha una durata t<tc non tutto il bacino defluirà contemporaneamente alla sezione considerata; cioè alla fine della pioggia la parte più lontana del bacino non avrà ancora fatto sentire il suo effetto nel deflusso. Ciò evidenzia l’importanza nella determinazione di tale parametro; in bibliografia e nella pratica, la formula più attendibile ed utilizzata è quella proposta da Giandotti (1934): tc = 4 ⋅ S + 1.5 L 0.8 ⋅ H m − H o dove: tc = tempo di corrivazione, in ore S = superficie del bacino, in km2 L = lunghezza dell’asta principale del bacino, estesa sino allo spartiacque, in km Hm = altezza media del bacino rispetto alla sezione di chiusura, in m Ho = quota della sezione di chiusura, in m Nella seguente tabella viene riportato il tempo di corrivazione (in ore) calcolato per la sezione esaminata, dove sono inoltre riportate la superficie del bacino (S in km2), la lunghezza dell’asta principale sino alla sezione considerata (L in km) ed il dislivello medio del bacino (∆H in m): Sezione S (km2) L (km) Hm (m slm) Ho (m slm) Unica 21,779 13,815 1.976,9 1.130,0 ∆H =[Hm-Ho] (m) 846,9 tc (ore) 1,69 Precipitazioni critiche per assegnati tempi di ritorno Il calcolo delle precipitazioni critiche (hc) è stato effettuato utilizzando le curve di possibilità pluviometrica (vedasi allegato n°2) ricavate dall’analisi delle precipitazioni e assegnando a t il valore del tempo di corrivazione tc: hc = a ⋅ t cn _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 36 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ tale ipotesi rappresenta la situazione limite per cui tutto il bacino, sia pure per un solo istante, contribuisce al deflusso con la pioggia di durata minima e perciò intensa. Questa risulta dunque la condizione critica agli effetti del valore della portata. Nella seguente tabella vengono riassunti i valori di precipitazione critica (mm) ricavati presso la sezione in esame: Precipitazione critica (mm) Sezione tc (ore) Tr 10 Tr 20 Tr 100 Tr 200 Tr 500 Unica 1,69 35,41 39,98 50,34 54,75 60,55 Valutazione delle portate di piena per assegnata frequenza probabile Per il calcolo delle portate di piena probabili (Qx) di una certa frequenza, viene utilizzato un metodo analitico detto metodo cinematico. Esso propone come espressione di riferimento la seguente formula razionale: Qx = c ⋅ hc ⋅ S 3.6 ⋅ tc dove: c = coefficiente di deflusso, dipendente dalla natura dei terreni, dall’estensione e dal tipo di copertura vegetale e dal grado di saturazione dei terreni al momento della precipitazione. S = area del bacino, in Km2 tc = tempo di corrivazione, in ore hc = precipitazione massima verificatasi nel tc, in mm Il valore di c è stato ricavato applicando le tabelle proposte dalla F.A.O. (1976) ed è risultato pari a 0,33. Nella seguente tabella vengono riportati i valori di portata di piena per assegnati tempi di ritorno (10, 20, 100, 200 e 500 anni): Portate di piena (m3/s) Sezione tc (ore) S (km2) Unica 1,68 22,289 c tr 10 tr 20 tr 100 tr 200 tr 500 0,36 41,83 47,23 59,46 64,68 71,53 Portate smaltibili La portata smaltibile (Qsm) costituisce la massima quantità fluida che può fluire da una data sezione di alveo in un certo periodo di tempo. Essa è individuata dalla formula: Qsm = V ⋅ A dove V è la velocità media dell’acqua (in m/s) nella sezione esaminata, ed A è l’area della sezione di flusso. _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 37 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Per il calcolo della velocità si utilizza la nota formula di Chézy, valida per il moto uniforme nei canali, ma estendibile anche a corsi d’acqua di questo tipo: V = χ ⋅ R⋅i dove: χ = coefficiente di Chézy, legato alla scabrezza del canale e dal raggio idraulico. Tra le varie espressioni di χ 6 utilizziamo quella proposta da Gauckler-Strickler: χ = k ⋅ R , con k coefficiente di scabrezza di Gauckler- Strickler ([m1/3 s-1] da Chow, 1959); R = raggio idraulico in m, definito come il rapporto tra l’area bagnata A della sezione ed il relativo contorno o perimetro bagnato P; i = gradiente idraulico (pendenza del pelo libero dell’acqua che nel caso del moto uniforme coincide con la pendenza del fondo dell’alveo nel tratto precedente la sezione); Nella seguente tabella viene riportata la Qsm per la sezione in esame, che può essere riconducibile ad una sezione trapezoidale, per varie altezze del pelo libero della corrente: Contorno Area bagnato deflusso (cm) (m2) 10,0 1025,01 20,0 H deflusso Raggio Portata Velocità idraulico (m) (m3/s) (m/s) 1,008 0,098 3,09 3,07 1050,01 2,030 0,193 9,79 4,82 30,0 1075,02 3,068 0,285 19,18 6,25 40,0 1100,02 4,120 0,375 30,87 7,49 50,0 1125,03 5,188 0,461 44,65 8,61 60,0 1150,04 6,270 0,545 60,35 9,63 70,0 1175,04 7,368 0,627 77,84 10,57 80,0 1200,05 8,480 0,707 97,03 11,44 90,0 1225,06 9,608 0,784 117,84 12,27 100,0 1250,06 10,751 0,860 140,21 13,04 110,0 1275,07 11,908 0,934 164,09 13,78 120,0 1300,07 13,081 1,006 189,43 14,48 (cm) 130,0 1325,08 14,268 1,077 216,19 15,15 140,0 1350,09 15,471 1,146 244,34 15,79 150,0 1375,09 16,689 1,214 273,85 16,41 160,0 1400,10 17,921 1,280 304,70 17,00 170,0 1425,10 19,169 1,345 336,87 17,57 180,0 1450,11 20,432 1,409 370,34 18,13 190,0 1475,12 21,709 1,472 405,10 18,66 200,0 1500,12 23,002 1,533 441,12 19,18 _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 38 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ La portata di progetto, corrispondente per un tempo di ritorno tr di 100 anni, così come prescritto dalle N.d.A. del P.A.I. Direttiva n° 4, Elaborato n° 7, art. 3.2 “Criteri di compatibilità idraulica per i ponti e i rilevati di accesso in progetto”, approvata con deliberazione del Comitato istituzionale n° 2 del 11/05/1999, defluisce con i seguenti valori: H deflusso Contorno bagnato Area deflusso Raggio idraulico Portata Velocità (cm) (cm) (m ) (m) 3 (m /s) (m/s) 59,46 1148,69 6,212 0,541 59,46 9,57 2 Il Tecnico incaricato dr. geologo Fausto Franzoni _________________________________________________________________________________________________________________ Relazione Tecnica – RIM Comune di Ceto (BS)–Dicembre 2012 / aggiornamento Aprile 2013 39 Studio Tecnico Geologico, dr. geol. Fausto Franzoni Via Milano 50 – 25042 Borno (BS) [email protected] - tel. e FAX 0364.310613 _________________________________________________________________________________________________________________ Bibliografia - AA.VV. (1990): Guide Geologiche Regionali, Alpi e Prealpi Lombarde. Soc. Geol. It., Dip. Sc. Terra Univ. Milano, BEMA editrice, Milano - Accordi B. (1950): Appunti geologici sul versante sinistro della media Valle Camonica. Rend. Acc. Naz. Lincei Serie VIII Vol. VIII fasc. III, 1950. - Amministrazione Provinciale di Brescia (Comitato d’intesa Brescia-Bergamo): Piano generale di bonifica montana dell’Alto Bacino del Fiume Oglio (L. 991/52). RELAZIONE. - Assereto R. Casati P. (1965): Revisione della stratigrafia permo-triassica della Val Camonica Meridionale (Lombardia) « Riv. Ital. Pal. Strat. », vol. 71, n° 4, pp. 999-1097, Milano - Bianchi A., Boni A., Callegari E., Casati P., Cassinis G., Comizzoli G., Dal Piaz GB., Desio A., Giuseppetti G., Martina E., Passeri L. D., Sassi F. P., Zanettin B., Zipoli G. (1971): Note illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000. Foglio 34 Breno. Roma. - Boni A.: Carta geologica delle Alpi bresciane a Sud dell’Adamello. 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