L`uovo di Pasqua nella storia
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L`uovo di Pasqua nella storia
AmicoGiovani.01/2008 3-03-2008 10:50 Pagina 1 Nº 5 anno 7 Diamo i numeri Grazie a... 1 gli anni della più giovane iscritta 2 le sfilate a cui ha partecipato il gruppo (entrambe a Mondovì) 3 i gradi lungo la seconda sfilata monregalese 30 i metri di ferro utilizzati 45 i sacchi da 10 kg di coriandoli usati 68 le canzoni proposte lungo la sfilate 110 le ore di lavoro per preparar il carro 120 i partecipanti 190 i metri di stoffa tagliati 220 le bottiglie acqua Lurisia distribuite 450 l’altezza in centimetri del carro 560 i cioccolatini lanciati 9000 i metri percorsi lungo la sfilate a Mondovì • Tutti gli sponsor (vedi quarta pagina) • Tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del carro, cioè: Adriano Bertone, Lorenzo Bertone, Andrea Canavero, Sergio Gandolfi, Silvio Germone, Mattia Germone, Franco Inz, Federica Inz, Luca Regis, Mauro Rulfo, Salvatore Romeo, Paolo Tarolli • Tutte coloro che si sono occupate dei vestiti: Chiara Marello, Chiara Beltramo, Katia Restagno • Industria dolciaria Ferrero • Acqua Minerale Lurisia • Panetteria “Vecchio Forno” di piazza Monteregale per la focaccia • Mauro Re per il progetto del carro • Flavio della ditta Web per l’impianto • Sergio Rossi proprietario del trattore che ha trainato il carro A CARNEVALE DANZANDO Anche quest’anno il Carnevale di Mondovì è arrivato con la sua allegria e divertimento!! C’erano come sempre gruppi mascherati colorati e carri allegorici numerosi, ma non solo; infatti la novità che ha reso queste domeniche ancora più belle è stata la partecipazione dei cosiddetti “gruppi ballati”. Questi non erano altro che i componenti di alcune scuole di danza monregalesi, i quali si sono cimentati nella preparazione di un loro gruppo mascherato, accompagnando la sfilata con coreografie a tema. Io ho partecipato al Carnevale con le mie compagne di danza, formando un gruppo danzato con il tema “Grease”. È stata un’esperienza soddisfacente e particolare, essendo la prima volta. Comunque ci siamo divertite ed abbiamo ballato sulle fantastiche canzoni anni ’50. Naturalmente un’emozione da ripetere!!! Paola L’uovo è sicuramente il simbolo più rappresentativo della Pasqua, per eccellenza la festa della primavera. La tradizione di scambiarsi le uova come segno benaugurale è antichissima, precedente addirittura il Cristianesimo. Simbolo della vita che si rinnova, infatti, l’uovo veniva donato un tempo quando la Pasqua coincideva con i riti primaverili per la fecondità: i Persiani, per esempio, già tremila anni fa consideravano l’uovo di gallina un segno augurale, simbolo della natura che si L’uovo di Pasqua nella storia rinnova; analogamente gli Egizi erano soliti donare all’inizio della primavera uova dipinte ad amici e parenti come augurio di rinascita. I Romani erano soliti dire “Omne vivum ex ovo”, mentre risale alla tradizione orientale (Cina) l’idea che le origini della Terra vadano fatte risalire ad un uovo gigante. Secondo la tradizione cristiana, invece, le uova sono il simbolo della Risurrezione di Cristo. La leggenda narra che Maria Maddalena, di ritorno dal Santo Sepolcro rimasto vuoto, tornando a casa per raccontare il miracolo ai discepoli si imbattè in Pietro che non le credette schernendola: “Ti crederò solo se le uova che porti nel cestello si coloreranno di rosso”. Immediatamente le uova assunsero un colore purpureo e lo scettico Pietro fu costretto a piegarsi davanti a cotanto miracolo. Da allora, alla fine di ogni Messa pasquale, venivano donate ai fedeli uova benedette dipinte di rosso a testimonianza del sangue versato da Gesù. Ci sono invece contrastanti leggende riguardanti la nascita dell’uovo fatto di cioccolato: c’è chi dice che fu Luigi XIV il primo a farle realizzare, altri sostengono invece che l’usanza provenga dalle Americhe poiché il cacao è una pianta originaria del Messico. P.S.: I disegni sono di Elisa Morchio. AmicoGiovani.01/2008 3-03-2008 10:50 Pagina 2 pagina 2 nº 5 LA FIGURA DEL MESE don Andrea Santoro Nato in Lazio nel 1945, muove i suoi primi passi da sacerdote nelle periferie più disagiate di Roma, fin quando, nel 1994, parte per la Turchia, convinto che la Chiesa abbia un debito di riconoscenza verso il Medio Oriente, in quanto luogo scelto da Dio per rivelarsi all’umanità. Mantiene i contatti con l’Italia anche grazie ad un giornalino, “Testimonianze vive”, ma la sua missione è intrecciare relazioni con la gente del posto, e i successi riscontrati cominciano a generare un senso di sospetto in chi non vede di buon occhio la sua presenza di sacerdote cattolico in un paese musulmano. Per questo motivo don Andrea, al termine della Messa da lui celebrata nella sua chiesa a Trabzon, viene ucciso da un ragazzo di diciassette anni. E’ domenica 5 febbraio 2006. Scrive in una sua lettera del maggio del 2000: “Da ragazzo il Signore mi ha concesso il desiderio di portare gli uomini a Lui e di mettermi a loro servizio. Mi ha concesso di farlo in mille modi, servendosi della mia totale povertà e nonostante i miei ripetuti tradimenti. Dopo dieci anni di sacerdozio mi ha portato in Medio Oriente per un periodo di sei mesi, per un desiderio impellente che sentivo di silenzio, di preghiera, di contatto con la parola di Dio nei luoghi dove Gesù era passato. Lì ho ritrovato la freschezza della fede e la chiarezza del mio sacerdozio. Lì il Signore mi ha fatto toccare con mano la ricchezza di quella terra da cui, come madre, è nata la nostra fede, ma anche le sue sofferenze, i suoi bisogni, le sue grida di soccorso. Così ho dato al vescovo la mia disponibilità a partire per accendere una piccola fiammella proprio lì dove era divampato il fuoco del cristianesimo. Quel fuoco non si è mai spento, ma è passato attraverso sofferenze, persecuzioni, peccati, vicende oscure e complesse che lo hanno disperso e ridotto sotto la cenere. Quel fuoco è ancora in grado di illuminarci perché contiene la scintilla originaria che lo ha generato. Quel fuoco ha bisogno di un po’ di legna per tornare a brillare e divampare di nuovo. Andando in Turchia io vorrei (se Dio lo vorrà) attingere e consegnare anche a voi un po’ di quella luce antica e darle nello stesso tempo un po’ di ossigeno perché brilli di più. Sento questo invio, che affronto a nome della Chiesa di Roma, come uno scambio: noi abbiamo bisogno di quella radice originaria della fede se non vogliamo morire di benessere, di materialismo, di un progresso vuoto e illusorio; loro hanno bisogno di noi e di questa nostra Chiesa di Roma per ritrovare slancio, coraggio, rinnovamento, apertura universale.” CONTINUA DAL NUMERO PRECEDENTE... Il profumo di mandorle «Stefania ne ha diversi nello studio attiguo alla sua camera. Alcuni di questi veleni sono molto rari e pericolosi e noi non abbiamo il permesso di maneggiarli! Altri prodotti sono conservati nel laboratorio in cui opera ad Alba per conto dell’università, mentre Matteo normalmente non si porta il lavoro a casa, ma tiene i veleni chiusi sottochiave in farmacia, … tranne alcune fialette paralizzanti che da qualche settimane sono conservate in un armadio in camera sua» rispose quasi senza pensarci il Mondino. «Ehm – chiese con un certo pudore l’investigatore – i vostri rapporti personali erano…». «Non c’erano problemi – interruppe il Mondino senza lasciar terminare la domanda – assolutamente normali! Anzi direi che con il tempo la nostra intesa migliorava. Certo, anche noi come tutti discutevamo, a volte anche in modo animoso, ma poi tutto si ripianava». «Aveva qualche motivo per ucciderla?» domandò brutalmente Marco osservando attentamente l’interlocutore. «No, non avevo nessun motivo per ucciderla. L’amavo, l’amavo profondamente, senza limiti ... Accettavo i suoi sbalzi di umore, accettavo che si allontanasse durante i ricevimenti, accettavo tutto. Non conosco nulla del suo passato, ma non deve essere stato un bel passato!» quasi gridò il povero padrone di casa. Il signor Mondino fu congedato e vennero convocati i figliastri della padrona di casa. Stefania era il corrispondente femminile del padre: alta, elegante, non bellissima, ma con un fascino notevole. Era sinceramente dispiaciuta per l’accaduto e non lo nascondeva. Il quarto, il quinto e il sesto comandamento spiegati ai giovani Ridendo e scherzando, siamo già al terzo incontro con questa istruttiva rubrica; come già da tre mesi a questa parte mi permetto di spiegarvi i dieci Comandamenti, che possono risultare semplici, ma sono più profondi di quanto si creda. Tema di oggi: il quarto, quinto e sesto comandamento. Onora il padre e la madre sono parole importanti e, a volte, molto difficili da seguire per noi adolescenti. I genitori sono i rappresentanti di Dio, perché ci hanno trasmesso la vita. Nei tempi attuali, purtroppo, la famiglia è sempre più fragile, i figli si allontanano spiritualmente (oltre che fisicamente) troppo presto. Il quarto comandamento ci ordina di onorare e rispettare i genitori e coloro che Dio ha rivestito della sua autorità. Il nucleo familiare è la cellula originaria della società umana, e quindi essa ha il dovere di sostenere e consolidare il matrimonio e la famiglia. I genitori devono assicurare ai figli una vita serena, un’istruzione e i vari diritti del cittadino, ma d’altra parte la prole deve rispetto (la pìetas latina), riconoscenza, docilità e obbedienza. Per concludere, riporto una frase divertente ma vera: “Certi ragazzi/e in casa sono come l’Orlando Furioso; con gli amici diventano l’Orlando innamorato”. Non uccidere. Quante volte questo breve ma fondamentale comandamento non è stato rispettato! La storia è inzuppata di sangue. Dio ha sempre cercato di difendere la vita, marchiando Caino dopo l’assassinio di Abele. La legge del taglione (occhio per occhio, dente per dente) è una legge crudele, perché non rispetta la sacralità della vita. Uccidere per legittima difesa, però, non è un crimine, perché attuato per la tutela della propria esistenza. Il quinto comandamento proibisce in maniera decisa l’omicidio volontario, l’aborto, l’eutanasia e il suicidio. La legge italiana non permette l’interruzione volontaria della vita, anche se di un malato in fase terminale, ma permette l’uso di palliativi, ovvero sostanze analgesiche non finalizzate alla morte, e la rinuncia all’accanimento terapeutico. Si può non essere d’accordo su quanto appena scritto, ma la storia ci insegna che la fede ci può aiutare ad accettare anche la sofferenza più atroce. Non commettere adulterio. Non commettere atti impuri. La Sacra Scrittura impone il rispetto della sacralità del corpo. Per quasi tutte le religioni questo è un precetto fondamentale, dato che l’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio e, di conseguenza, se si offende la propria persona si offende anche il Padre. Nella religione ebraica l’adulterio era la violazione della proprietà privata e questo era un reato molto grave. Bisogna inoltre mettere in evidenza la pudicità degli Ebrei, così come ha scritto Primo Levi nella sua opera “Se questo è un uomo”, in cui affermava di non aver mai visto anziani nudi prima del suo internamento nel campo di concentramento e che questo gli causava enormi sofferenze psicologiche; per lui era inaccettabile vedere violata l’intimità del corpo, specie degli anziani. Il sesto comandamento afferma che le offese alla dignità del matrimonio sono l’adulterio, il divorzio, la poligamia, la convivenza e il concubinato. Gli scandali rosa dei politici, degli uomini d’affari e dei vip in generale hanno logorato la gravità dell’adulterio nella coscienza delle masse e l’hanno ridotto ad un gossip pettegolo e senza sostanza, rendendolo paradossalmente una cosa quasi normale. Per concludere, consiglio a tutti di non perdere il prossimo numero de “L’amico Giovani” con l’appuntamento relativo al settimo e all’ottavo comandamento. Cecilia Bruno Doveva avere all’incirca 27-28 anni e non portava la fede al dito. Dopo le presentazioni dichiarò che la sera precedente era stata trattenuta oltre l’orario in facoltà, ed era rientrata solo la mattina. Era stata lei a scoprire la… madre distesa a terra quando, dopo aver bussato più volte alla porta di Chantal, aveva girato la maniglia scoprendo che la porta era aperta. Volendo chiederle un consiglio su come comportarsi con un collega un po’ invadente, era entrata e si era trovata davanti la scena. Seppur sconvolta era riuscita a chiamare il padre che, come d’abitudine, dormiva in un’altra stanza, e con lui a telefonare al dottor Claudio. Alla prossima puntata... AmicoGiovani.01/2008 3-03-2008 10:50 Pagina 3 nº 5 pagina 3 i bimbi da 0 a 6 anni in festa con l’elefante Elmer Domenica 13 gennaio 2008. E’ arrivato il fatidico giorno !!! Siamo: Elisa, Marta, Federica, Cristian, Luca B., Anna, Vittoria, Sofia e Susanna (del gruppo giovanissimi della prima superiore). Ci è stato chiesto o, per meglio dire, ci hanno proposto come servizio alla comunità di animare la Festa dei bambini 0-6 anni. Volevamo uscire dagli schemi dei soliti giochini in cerchio, così ci siamo lanciati in uno spettacolo a misura dei nostri spettatori. Alcuni di noi sono già stati attori nella recita di Natale, per altri è stato un vero debutto... Luca faceva il lettore ed il trascinatore di folla per coinvolgere i bimbi nella favola. Infatti, mentre gli attori si preparavano dietro alle quinte, si è chiesta la partecipazione attiva dei piccoli. Facendoli provare ad urlare alcune frasi che avrebbero dovuto gridare tutti insieme per aiutare gli elefanti. Poi si è provato a fare la pioggia con le dita sulla mano. Susanna era Elmer, mentre Cristian gli animali della foresta. Elisa, Marta, Federica, Anna, Vittoria e Sofia mimavano gli elefanti del branco. La scelta è caduta sulla favola di Elmer, l’elefante multicolore. “E’ lui quello che porta l’allegria nel branco, ma è diverso da tutti perché non è color elefante. Più che al- www.korazym.org tro è in se stesso che si sente diverso dagli altri. Attraversando la giungla trova il modo di uniformarsi al gruppo... Però le cose cambiano, perché l’umore del branco diventa grigio e spento. Sarà l’entusiasmo di Elmer a riportare tutto come prima e sarà la pioggia a restituirgli i brillanti colori di origine. Così quel giorno vorrà essere ricordato da tutti gli elefanti come un giorno di gioia... e per festeggiarlo una volta all’anno verrà celebrato il giorno di Elmer. Giorno in cui tutti gli elefanti “normali” si coloreranno dei colori più svariati, ed uno solo sarà colore elefante...”. Dopo lo spettacolo ci siamo allineati sul palco ed abbiamo cantato con i bambini “Se sei felice tu lo sai...” ripassando tutti gli animali incontrati nella fiaba (Cristian era l’attore che mostrava al pubblico gli scatoloni su cui avevamo attaccato i nostri disegni degli animali). Ci siamo seduti con le gambe a penzoloni dal palco, mentre Elisa insegnava la filastrocca “Un elefante si dondolava sopra un filo di una ragnatela...” mostrando ai bimbi la magia delle dita che passano da una mano all’altra. Si è terminato con la canzone/ballo “La canzone della felicità”, che si è ripetuta con i bambini sul palco che danzavano con gli elefanti. Grandi applausi. Foto di gruppo e poi... tutti a fare merenda. Grazie a Simone F. per il servizio dalla sala regia. DARFUR: IMMAGINE DELLA CONDIZIONE DEI POPOLI AFRICANI Giovedì 14 febbraio, durante l’incontro serale del gruppo Giovanissimi, è venuto a farci visita Andrea Comino, missionario cattolico, impegnato in un progetto per aiutare i bambini e i ragazzi del Sudan, ed in particolare del Darfur, una regione grande quanto la Francia, all’interno di esso. Infatti in questi luoghi si è conclusa nel 2005 una disastrosa guerra civile tra una maggioranza musulmana e una minoranza cristiana e animista, durata quasi 20 anni, che ha lasciato il Paese in una condizione disastrosa, poiché numerosissime sono state le vittime e l’economia, già instabile, fatica tuttora a riprendersi. Inoltre bisogna ricordare che ancora oggi vi è una guerriglia interna, guidata da truppe che giungono nei villaggi compiendo razzie e massacrando i civili, come dimostrano alcune scene del documentario, girato da un sacerdote risiedente nei luoghi, che ci è stato mostrato. Infatti vedendo questo video è possibile capire come la popolazione dei luoghi sia ridotta in condizioni disumane: gli uomini sono stati per la maggior parte uccisi nella guerra, le donne sono vittime di clicca su... abusi o della fame, così come i bambini, che vengono spesso arruolati in qualità di soldati. Da ciò si può notare l’importanza che assumono i nostri contributi, siccome con un euro è possibile salvare la vita di un ragazzo o di una ragazza e consentirgli di sopravvivere per un giorno; ma soprattutto si nota l’estrema importanza dell’opera dei missionari, i quali, abbandonando ogni comodità, si recano ponendo in pe- ricolo la loro stessa vita, in queste regioni, dove lavorano duramente per poter aprire scuole e comunità dove poter accogliere bambini e ragazzi, spesso orfani e soli, a cui poter garantire un futuro migliore. Infatti questi centri cercano di insegnare a questi un mestiere, tramite laboratori di falegnameria, di meccanica e di edilizia, oppure istruiscono i ragazzi analfabeti, insegnando loro a leggere e a scri- Il sito che vi consigliamo di visitare questo mese può essere definito senza problemi il sito per eccellenza dei giovani cattolici italiani, creato spontaneamente da alcuni partecipanti alla GMG di Toronto nel 2002, che per caso si incontrano e condividono la loro passione per il giornalismo. Nasce per dare spazio alle esperienze vissute in quell’occasione ma ben presto assume il compito ben più impegnativo di comunicare ai giovani (e non solo) la fede dei giovani: e non esiste migliore strumento per farlo di Internet, capace di raggiungere tanti coetanei a basso costo. Ancora oggi Korazym vive grazie all’impegno di tanti volontari, che lo rinnovano ogni giorno sfruttando i ritagli di tempo libero. Korazym deriva dal nome ebraico del Monte delle Beatitudini (korazim), luogo che richiama l’insegnamento di Gesù, con la y che sta come iniziale di youth (gioventù). Dentro al sito ci stanno le notizie, quelle che difficilmente trovano spazio altrove, e il racconto di chi dedica il suo tempo al servizio e al sociale; si va dalla bioetica ai grandi eventi, dai viaggi del Papa (uno dei redattori lo segue per scoprire come vivono i ragazzi del posto) a cosa bolle in pentola nelle piccole realtà delle diocesi italiane. Puoi trovare un’informazione al tempo stesso completa ma non troppo seriosa, un invito a riflettere sulle grandi tematiche, un modo per interagire con i navigatori di Internet, che hanno la possibilità di raccontare la loro storia, foto, immagini e l’opportunità di dialogare con chi è lontano, fisicamente o concettualmente, dal mondo cristiano. Claudio vere, ma principalmente offrono loro un pasto giornaliero sicuro, che non sempre è facile procurarsi all’esterno. Perciò viene ribadito il bisogno, soprattutto in questo periodo dell’anno liturgico, di sostenere l’opera di questi volontari per non permettere ad intere popolazioni di morire di fame, di stenti e fatiche, offrendo loro la possibilità di ottenere un futuro migliore, non più costernato da lutti e guerre, ma che si avvicini sempre maggiormente al presente dei paesi più industrializzati, dove queste situazioni di estrema povertà sembrano ormai un lontano miraggio. Garelli Pc C.so Italia, 26 Alimentari Rosanna C.so Italia, 14 Saponeria C.so Europa, 4 Corso Italia, 12 Mondovì tel. e fax 0174 43567 pagina 4 M.a.r.i.a. Fioraia p.zza Monteregale, 8 A/B Fiori del Corso C.so Italia, 18 Marchisio Borrello C.so Italia, 26 Mondovideo C.so Italia, 18 Panetteria Vecchio Forno P.zza Monteregale, 1 Segheria Legnami Priola Giuseppe Carrù Ferrero Alba Lurisia Acque Minerali Lurisia 10:50 Un GRAZIE agli SPONSOR 3-03-2008 Coppa “Aurelio Cattò” per l’originalità del tema e l’accuratezza nella realizzazione dei costumi “Tirolesi a tutta birra...!” CARRO ALLEGORICO SACRO CUORE AmicoGiovani.01/2008 Pagina 4 nº 5