La Contessa di Castiglione Il suo vero nome è Virginia Elisabetta
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La Contessa di Castiglione Il suo vero nome è Virginia Elisabetta
ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER L’INDUSTRIA E L’ARTIGIANATO 20095 CUSANO MILANINO (MI) – via Mazzini, 30 – tel 026133695 – 026198610 – fax 026134078 www.ipsiamolaschi.it - e-mail [email protected] Cod. Fiscale 91008690157 La Contessa di Castiglione Il suo vero nome è Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Verasis, divenne Contessa verso i sedici anni, sposando senza amarlo il ricco e molto innamorato conte di Castiglione. Virginia era ricca e di ottima famiglia e il matrimonio le aprì le porte della corte sabauda. Virginia è donna di mondo, abile nel districarsi tra feste e impegni politici e di lei si ricorda Camillo Benso Conte di Cavour che, al momento di convincere l'Imperatore di Francia Napoleone III a simpatizzare per la causa italiana, la invia a Parigi come "ambasciatrice" dell'Italia. A Parigi Virginia non tradisce le aspettative e svolge alla perfezione il suo compito; pare infatti che sia stata proprio lei a convincere l'Imperatore di Francia ad invitare anche l'Italia al trattato di pace dopo la guerra di Crimea, trattato in cui Cavour poté farsi ascoltare da una platea internazionale. Clara Maffei Nella Milano pre-unitaria il suo salotto si distingue fra tutti non «per il “lusso”, ma per i valori più profondi, per “l’armonia” di elevati intelletti, di forti caratteri, di cuori ardenti, devoti alla patria, al culto della letteratura dell’arte e dell’amicizia». La “conversazione” di casa Maffei si identifica per la diffusione da un lato della cultura e della socievolezza, dall’altro del sentimento patriottico, anti austriaco, che ha diffusione non solo nella capitale lombarda ma in tutto il paese. Dal salotto Maffei escono, infatti, «non pochi legislatori della nuova Italia». I tre padri del Risorgimento. Tre uomini hanno assunto le iniziative epocali da cui è nata l'Italia unita: Cavour, Garibaldi e Vittorio Emanuele II, si disprezzavano e si odiavano a vicenda, anche se i due politicamente più distanti, il re e il generale, erano capaci d'una certa ruvida sintonia. riuscirono nei momenti cruciali ad azzeccare le decisioni giuste, a sostenersi a vicenda quando altrimenti tutto sarebbe crollato, a ingoiare principi e risentimenti in nome del bene comune. Il patriota siciliano Rosolino Pilo ebbe un preciso ruolo nel porre le basi per una nuova sollevazione in Sicilia. Cercò l’appoggio delle popolazioni locali per sostenere l’arrivo dei Mille di Garibaldi. Nel messinese si assicurò l'appoggio dei latifondisti. I baroni, infatti, una volta sbarcato il corpo di spedizione, avrebbero rese disponibili le bande che erano al loro servizio, i cosiddetti picciotti. Gotifredo Mameli dei Mannelli, noto anche come Goffredo Mameli (1827– 1849) è stato un poeta, patriota e scrittore italiano. Inno di Mameli Fratelli d'Italia, L'Italia s'è desta Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa. Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma Ché schiava di Roma Iddio la creò Stringiamci a coorte! Siam pronti alla morte; Italia chiamò Dall'Alpe a Sicilia, Dovunque è Legnano; Ogn'uom di Ferruccio Ha il core e la mano I bimbi d'Italia Si chiaman Balilla; Il suon d'ogni squilla I Vespri suonò Stringiamci a coorte! Siam pronti alla morte; Italia chiamò Noi siamo da secoli Calpesti, derisi Perché non siam popolo Perché siam divisi Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme Di fonderci insieme Già l'ora suonò Stringiamci a coorte! Siam pronti alla morte; Italia chiamò Son giunchi che piegano Le spade vendute; Già l'Aquila d'Austria Le penne ha perdute. Il sangue d'Italia E il sangue Polacco Bevé col Cosacco, Ma il cor le bruciò Stringiamci a coorte! Siam pronti alla morte; Italia chiamò Uniamoci, amiamoci; L'unione e l'amore Rivelano ai popoli Le vie del Signore. Giuriamo far libero Il suolo natio: Uniti, per Dio, Chi vincer ci può Carlo Pisacane (Napoli, 22 agosto 1818 – Sanza, 2 luglio 1857) è stato un rivoluzionario italiano. Partecipò attivamente all'impresa della Repubblica Romana ed è celebre soprattutto per il tentativo di rivolta che iniziò con lo sbarco a Ponza e che fu represso nel sangue a Sanza. Nel periodo londinese, rielaborò il proprio progetto politico, prima manifestazione di un nucleo italiano di pensiero socialista, in cui si collegava l'ideale dell'indipendenza nazionale alle aspirazioni di riscatto sociale e politico delle masse contadine. La spigolatrice di Sapri (L.Mercantini) Eran trecento: eran giovani e forti: E son morti! Me ne andava al mattino a spigolare Quando ho visto una barca in mezzo al mare: Era una barca che andava a vapore, E issava una bandiera tricolore. All’isola di Ponza si è fermata, È stata un poco, e poi s’è ritornata; S’è ritornata, e qui è venuta a terra; Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra Eran trecento: eran giovani e forti: E son morti! Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra, Ma s’inchinaron per baciar la terra: Ad uno ad uno li guardai nel viso; Tutti aveano una lagrima ed un sorriso: Li disser ladri usciti dalle tane, Ma non portaron via nemmeno un pane; E li sentii mandare un solo grido: Siam venuti a morir pel nostro lido Eran trecento: eran giovani e forti: E son morti! Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro Un giovin camminava innanzi a loro; Mi feci ardita, e presol per la mano, Gli chiesi: —Dove vai, bel capitano? Guardommi, e mi rispose: —O mia sorella, Vado a morir per la mia Patria bella! Io mi sentii tremare tutto il core, Nè potei dirgli: — V’aiuti il Signore! Eran trecento: eran giovani e forti: E son morti! Quel giorno mi scordai di spigolare, E dietro a loro mi misi ad andare: Due volte si scontrar con li gendarmi, e l’una e l’altra li spogliar dell’armi: Ma quando fûr della Certosa ai muri, S’udirono a suonar trombe e tamburi; E tra il fumo e gli spari e le scintille Piombaron loro addosso più di mille. Eran trecento: eran giovani e forti:E son morti! Eran trecento, e non voller fuggire; Parean tremila e vollero morire: Ma vollero morir col ferro in mano, E innanzi ad essi correa sangue il piano. Finchè pugnar vid’io, per lor pregai; Ma un tratto venni men, né più guardai... Io non vedeva più fra mezzo a loro Quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro!... Eran trecento: eran giovani e forti: E son morti!