La Contessa di Castiglione Il suo vero nome è Virginia Elisabetta

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La Contessa di Castiglione Il suo vero nome è Virginia Elisabetta
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La Contessa di Castiglione Il suo vero nome è Virginia Elisabetta
Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Verasis, divenne Contessa verso i
sedici anni, sposando senza amarlo il ricco e molto innamorato conte di
Castiglione. Virginia era ricca e di ottima famiglia e il matrimonio le aprì le
porte della corte sabauda. Virginia è donna di mondo, abile nel districarsi
tra feste e impegni politici e di lei si ricorda Camillo Benso Conte di
Cavour che, al momento di convincere l'Imperatore di Francia Napoleone
III a simpatizzare per la causa italiana, la invia a Parigi come
"ambasciatrice" dell'Italia. A Parigi Virginia non tradisce le aspettative e
svolge alla perfezione il suo compito; pare infatti che sia stata proprio lei a
convincere l'Imperatore di Francia ad invitare anche l'Italia al trattato di
pace dopo la guerra di Crimea, trattato in cui Cavour poté farsi ascoltare da
una platea internazionale.
Clara Maffei Nella Milano pre-unitaria il suo salotto si distingue fra tutti
non «per il “lusso”, ma per i valori più profondi, per “l’armonia” di elevati
intelletti, di forti caratteri, di cuori ardenti, devoti alla patria, al culto della
letteratura dell’arte e dell’amicizia». La “conversazione” di casa Maffei si
identifica per la diffusione da un lato della cultura e della socievolezza,
dall’altro del sentimento patriottico, anti austriaco, che ha diffusione non
solo nella capitale lombarda ma in tutto il paese. Dal salotto Maffei
escono, infatti, «non pochi legislatori della nuova Italia».
I tre padri del Risorgimento. Tre uomini hanno assunto
le iniziative epocali da cui è nata l'Italia unita: Cavour,
Garibaldi e Vittorio Emanuele II, si disprezzavano e si
odiavano a vicenda, anche se i due politicamente più
distanti, il re e il generale, erano capaci d'una certa
ruvida sintonia. riuscirono nei momenti cruciali ad
azzeccare le decisioni giuste, a sostenersi a vicenda
quando altrimenti tutto sarebbe crollato, a ingoiare
principi e risentimenti in nome del bene comune.
Il patriota siciliano Rosolino Pilo ebbe un preciso ruolo nel porre le basi per
una nuova sollevazione in Sicilia. Cercò l’appoggio delle popolazioni locali
per sostenere l’arrivo dei Mille di Garibaldi. Nel messinese si assicurò
l'appoggio dei latifondisti. I baroni, infatti, una volta sbarcato il corpo di
spedizione, avrebbero rese disponibili le bande che erano al loro servizio, i
cosiddetti picciotti.
Gotifredo Mameli dei Mannelli, noto anche come Goffredo Mameli (1827–
1849) è stato un poeta, patriota e scrittore italiano.
Inno di Mameli
Fratelli d'Italia, L'Italia s'è desta
Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma
Ché schiava di Roma Iddio la creò
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò
Dall'Alpe a Sicilia, Dovunque è Legnano;
Ogn'uom di Ferruccio Ha il core e la mano
I bimbi d'Italia Si chiaman Balilla;
Il suon d'ogni squilla I Vespri suonò
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò
Noi siamo da secoli Calpesti, derisi
Perché non siam popolo
Perché siam divisi
Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme
Di fonderci insieme Già l'ora suonò
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò
Son giunchi che piegano Le spade vendute;
Già l'Aquila d'Austria Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco, Ma il cor le bruciò
Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò
Uniamoci, amiamoci; L'unione e l'amore
Rivelano ai popoli Le vie del Signore.
Giuriamo far libero Il suolo natio:
Uniti, per Dio, Chi vincer ci può
Carlo Pisacane (Napoli, 22 agosto 1818 – Sanza, 2 luglio 1857) è
stato un rivoluzionario italiano. Partecipò attivamente all'impresa
della Repubblica Romana ed è celebre soprattutto per il tentativo
di rivolta che iniziò con lo sbarco a Ponza e che fu represso nel
sangue a Sanza.
Nel periodo londinese, rielaborò il proprio progetto politico,
prima manifestazione di un nucleo italiano di pensiero socialista,
in cui si collegava l'ideale dell'indipendenza nazionale alle
aspirazioni di riscatto sociale e politico delle masse contadine.
La spigolatrice di Sapri
(L.Mercantini)
Eran trecento: eran
giovani e forti:
E son morti!
Me ne andava al
mattino a spigolare
Quando ho visto una
barca in mezzo al
mare:
Era una barca che
andava a vapore,
E issava una bandiera
tricolore.
All’isola di Ponza si è
fermata,
È stata un poco, e poi
s’è ritornata;
S’è ritornata, e qui è
venuta a terra;
Sceser con l’armi, e a
noi non fecer guerra
Eran trecento: eran
giovani e forti:
E son morti!
Sceser con l’armi, e a
noi non fecer guerra,
Ma s’inchinaron per
baciar la terra:
Ad uno ad uno li
guardai nel viso;
Tutti aveano una
lagrima ed un sorriso:
Li disser ladri usciti
dalle tane,
Ma non portaron via
nemmeno un pane;
E li sentii mandare un
solo grido:
Siam venuti a morir
pel nostro lido
Eran trecento: eran
giovani e forti:
E son morti!
Con gli occhi azzurri e
coi capelli d’oro
Un giovin camminava
innanzi a loro; Mi feci
ardita, e presol per la
mano,
Gli chiesi: —Dove
vai, bel capitano?
Guardommi, e mi
rispose: —O mia
sorella,
Vado a morir per la
mia Patria bella! Io mi
sentii tremare tutto il
core,
Nè potei dirgli: —
V’aiuti il Signore!
Eran trecento: eran
giovani e forti:
E son morti!
Quel giorno mi scordai
di spigolare,
E dietro a loro mi misi
ad andare:
Due volte si scontrar
con li gendarmi,
e l’una e l’altra li
spogliar dell’armi:
Ma quando fûr della
Certosa ai muri,
S’udirono a suonar
trombe e tamburi;
E tra il fumo e gli
spari e le scintille
Piombaron loro
addosso più di mille.
Eran trecento: eran
giovani e forti:E son
morti!
Eran trecento, e non
voller fuggire;
Parean tremila e
vollero morire:
Ma vollero morir col
ferro in mano,
E innanzi ad essi
correa sangue il piano.
Finchè pugnar vid’io,
per lor pregai;
Ma un tratto venni
men, né più guardai...
Io non vedeva più fra
mezzo a loro
Quegli occhi azzurri e
quei capelli d’oro!...
Eran trecento: eran
giovani e forti: E son
morti!