Gli Orsi Scoprono Il Fuoco

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Gli Orsi Scoprono Il Fuoco
GLI ORSI SCOPRONO IL FUOCO
di Terry Bìsson
1991: Miglior racconto breve
Terry Bisson ha scritto fantasy e fantascienza, ma sempre
con un inconfondibile tocco personale, a partire dai singolari Talking Man ( 1986) e Fire in the Mountain (1988), fino al
recente Viaggio sul pianeta rosso (1990) uno dei più originali e divertenti romanzi "marziani" degli ultimi anni. Bisson
è oggi un autore di spicco e ha vinto con "Gli orsi scoprono il
fuoco" i Premi Hugo e Nebula per il miglior racconto breve.
Nel 1995 ha firmato la novelization del film Johnny Mnemonic. Attualmente vive a New York.
Ero in macchina sull'interstatale 65, appena a nord di
Bowling Green, assieme a mio fratello il predicatore e a suo
figlio, quando ci si bucò una gomma. Era domenica notte, ed
eravamo di ritorno da una visita alla mamma, alla casa di riposo; viaggiavamo con la mia macchina, e la foratura provocò quelli che si potrebbero definire dei borbottii saccenti,
dato che, visto che in famiglia quello all'antica sono io (così
dicono), le ruote me le sistemo da solo, e mio fratello continua sempre a consigliarmi di prendere dei radiali e smetterla di comprare gomme usate.
Ma se uno sa riparare e montare i pneumatici per conto
suo, li può trovare quasi gratis.
Visto che si trattava della ruota posteriore sinistra, accostai
da quella parte, salendo sulla zona erbosa che separava le
corsie. Dal modo sobbalzante con cui si fermò la mia Cadillac, compresi che non sarebbe stato possibile riparare la
gomma. — Penso non ci sia neanche bisogno di chiedere
se hai una bomboletta di quella roba per riparare le camere
d'aria, nel bagagliaio — disse Wallace.
— Dai, ragazzo, reggi la luce — dissi a Wallace junior,
che era abbastanza cresciuto da voler aiutare, e non era ancora arrivato all'età in cui si pensa di sapere tutto. Se mi fossi
sposato e avessi avuto dei figli, sarebbe stato lui il tipo che
mi sarebbe piaciuto avere.
Le vecchie Cadillac hanno un bagagliaio enorme, che tende a riempirsi come un capanno per gli attrezzi. La mia era il
modello del '56. Wallace aveva addosso il vestito della domenica, quindi non si offrì di darmi una mano mentre, alla
ricerca del cric, toglievo di torno riviste, roba per la pesca,
una scatola di legno per gli arnesi, qualche vestito vecchio,
un aggeggio avvolto in un sacco e uno spruzzatore di tabacco. La gomma di ricambio sembrava un po' sgonfia.
La luce si spense. — Scuotila, ragazzo — dissi.
La lampadina tornò in vita. Il cric in dotazione sotto al paraurti era sparito da molto tempo, ma io mi porto sempre dietro un piccolo martinetto idraulico da un quarto di tonnellata;
finalmente, riuscii a rintracciarlo sotto i vecchi Southern Livings, periodo 1978-1986, che erano appartenuti alla mamma, e che avevo pensato di mollare alla discarica. Se non ci
fosse stato Wallace in giro, avrei lasciato che fosse suo figlio
a mettere il gancio del cric sotto l'asse. Invece mi inginocchiai e lo feci da solo, anche se non c'è niente di sbagliato
nell'insegnare a un ragazzo come si fa a cambiare una
gomma: pure se uno non se le ripara e installa da solo, ogni
tanto gli toccherà lo stesso di cambiarne qualcuna.
La luce si spense di nuovo prima che avessi alzato la ruota
dal terreno, e rimasi sorpreso vedendo quanto si era già fatto
buio. Era la fine di ottobre, e il freddo cominciava a farsi
sentire. — Scuotila ancora.
La luce si riaccese, ma era molto debole, e tremolava.
— Con i radiali non esistono gomme a terra — spiegò
Wallace, servendosi del tono di voce che impiega quando
deve parlare a parecchie persone assieme... in questo caso, io
e suo figlio. — E anche se ne buchi una, basta spruzzarci
dentro quella roba fatta apposta, e riparti subito. Tre dollari
e novantacinque a bomboletta.
— Lo zio Bobby sa riparare da sé le gomme — disse Wallace junior, per lealtà, suppongo.
— Da solo — dissi, mentre ero per metà sotto la macchina. Se fosse dipeso unicamente da Wallace, suo figlio
avrebbe parlato come quello che mamma definiva "un montanaro". Ma avrebbe usato solo pneumatici radiali.
— Scuoti di nuovo la lampada — dissi. La luce era quasi
sparita. Svitai i dadi a farfalla, li misi nel coprimozzo, e sfilai
la ruota. La gomma si era squarciata sul lato. — Questa
non si ripara — dissi. Non che me ne importasse. Fuori
dal garage ne ho una pila alta quanto un uomo.
La luce si spense di nuovo, e poi tornò, più forte che mai,
mentre stavo sistemando la ruota di scorta sul mozzo. — Va
molto meglio, ora — dissi, mentre arrivava un fiotto di una
luce arancione tremolante e intensa. Ma quando mi girai per
recuperare i dadi, mi sorprese vedere che la lampada elettrica
tenuta da Wallace junior era spenta. La luce veniva invece da
due orsi fermi al limite del bosco, che portavano delle torce.
Erano animali grandi, da centocinquanta o duecento chili,
alti un metro e mezzo. Wallace e suo figlio li avevano visti,
ed erano perfettamente immobili: è sempre bene non allarmare un orso.
Ripescai i dadi dal coprimozzo e li riavvitai. Di solito ci
metto sopra qualche goccia d'olio, ma stavolta lasciai perdere. Armeggiai sotto la macchina, abbassai il cric e lo tolsi;
fui sollevato vedendo che la ruota di scorta era abbastanza
gonfia da permetterci di ripartire. Piazzai il cric, la chiave
tubolare e la gomma bucata nel bagagliaio, e ci infilai dentro
anche il coprimozzo, invece di rimetterlo a posto. Per tutto
quel tempo, gli orsi non si erano mossi di un centimetro, e si
erano limitati a tenere in alto le torce: non si poteva dire se
l'avevano fatto per dare una mano o per semplice curiosità.
Sembrava che ci fossero parecchi altri orsi alle loro spalle,
tra gli alberi.
Aprendo tutte e tre le portiere assieme, risalimmo in macchina e ripartimmo. Wallace fu il primo a parlare. — Sembra che gli orsi abbiano scoperto il fuoco — disse.
Quando avevamo portato la mamma alla casa di riposo,
circa quattro anni prima (quarantasette mesi, per la precisione), lei aveva detto a me e a Wallace che era pronta a morire.
— Non preoccupatevi per me, ragazzi — aveva detto, facendoci avvicinare in modo che l'infermiera non potesse
sentire. — Ho guidato per un milione di chilometri e sono
pronta a passare dall'altra parte. Non mi fermerò qui a lun-
go. — Aveva guidato uno scuolabus per trentanove anni.
Più tardi, dopo che Wallace se ne fu andato, mi raccontò il
suo sogno. C'era un gruppo di dottori, seduti in cerchio, che
discutevano il suo caso; uno diceva: — Abbiamo fatto tutto
quello che potevamo fare per lei, amici, adesso lasciamola
andare — e poi tutti alzavano le mani e sorridevano. Quando l'autunno fu passato, lasciandola ancora su questa terra,
sembrò che lei provasse un po' di disappunto, anche se alla
venuta della primavera se ne dimenticò, come fanno i vecchi.
Oltre a portare Wallace e Wallace junior a trovarla la domenica sera, ci andavo per conto mio il martedì e il mercoledì. Di solito la trovavo seduta davanti alla televisione, anche
se non la guardava. Le infermiere la tengono accesa tutto il
tempo: dicono che ai vecchi piace quel bagliore, li tranquillizza.
— Cosa sono queste storie che ho sentito sugli orsi che
hanno scoperto il fuoco? — disse il martedì successivo. —
È vero — risposi mentre le pettinavo i lunghi capelli bianchi
col pettine a conchiglia che Wallace le aveva portato dalla
Florida. Il lunedì c'era stato un pezzo sull'argomento nel
Courier-Journal di Louisville, e martedì un servizio nel notiziario serale della NBC o della CBS. La gente aveva visto
gli orsi in giro per tutto lo stato, e anche in Virginia: avevano smesso di andare in letargo, e stavano apparentemente
progettando di passare l'inverno sugli spartitraffico delle interstatali. C'erano sempre stati orsi sulle montagne del la Virginia, ma mai qui nel Kentucky occidentale, almeno da cent'anni a questa parte. L'ultimo era stato ucciso quando la
mamma era una ragazzina. La teoria del Courier-Journal
era che avessero seguito l'interstatale 65 giù dalle foreste
del Michigan e del Canada, ma un vecchio della contea di
Allen, intervistato da una televisione nazionale, aveva detto
che su per le colline era sempre rimasto qualche orso, e che
adesso se ne erano usciti fuori a raggiungere gli altri, ora
che avevano scoperto il fuoco.
— Non vanno più in letargo — dissi. — Accendono un
fuoco e ci mettono sopra legna per tutto l'inverno.
— Dico io — fece la mamma, — a che cosa penseranno, la prossima voltai — Poi venne l'infermiera a portarle
via il tabacco, il che significava che era arrivata l'ora di andare a letto.
Ogni ottobre, Wallace junior resta con me mentre i suoi
genitori vanno in campeggio. So quanto tutto questo sembri
arretrato, ma le cose stanno così. Mio fratello è un sacerdote
(della Chiesa Riformata della Retta Via), ma tira fuori i due
terzi del suo reddito da un'attività di agente immobiliare. Lui
ed Elizabeth andavano a un ritiro spiritual-commerciale nella
Carolina del Sud, dove gente che veniva da tutto il paese faceva pratica a vendersi cose l'uno con l'altro. So di che si
tratta non perché loro si siano mai presi il disturbo di spiegarmelo, ma perché ho visto gli annunci del programma di
consulenza economica alla televisione, a notte fonda.
Lo scuolabus caricò Wallace junior a casa mia di giovedì,
il giorno in cui i suoi genitori se ne andavano. Il ragazzo non
ha bisogno di molti bagagli, quando si ferma da me: ha la
sua stanza anche qui. Visto che sono il più anziano della famiglia, la vecchia casa vicino a Smiths Grave è rimasta a
me. Si sta sfasciando un po', ma a noi due non importa. Ha
una stanza per conto suo anche a Bowling Green, ma, visto
che Wallace ed Elizabeth si trasferiscono in una casa diversa ogni tre mesi (fa parte del Piano), lui tiene qui il suo calibro 22 e i fumetti, tutta la roba che è importante per un ragazzo di quell'età, nella sua stanza della vecchia casa di famiglia. È la camera dove una volta stavamo assieme io e suo
padre.
Wallace junior ha dodici anni. Quando tornai a casa dal
lavoro, lo trovai seduto nel porticato sul retro, quello che da
sull'interstatale; io vendo polizze sui raccolti.
Dopo che mi fui cambiato, gli mostrai i due modi per distruggere una gomma, con un martello o facendoci passare
sopra una macchina. Come la preparazione del sorgo, la riparazione manuale dei pneumatici è un'arte morente. Il ragazzo
se ne impadronì in fretta, comunque. — Domani ti farò vedere come montare la gomma con un martello e un ferro da
pneumatici — gli dissi.
— Preferirei poter vedere gli orsi — rispose lui. Stava
guardando oltre il campo, verso l'interstatale 65, dove le corsie dirette a nord tagliavano un angolo del nostro terreno. Di
notte a volte il traffico assomiglia al rumore di una cascata.
— Di giorno non si vedono i loro fuochi — dissi — ma
aspetta fino a stanotte. — Quella sera la CBS o la NBC (mi
sono scordato quale delle due) mandò in onda uno speciale
sugli orsi, che stavano diventando un argomento di interesse
nazionale. Erano stati avvistati nel Kentucky, in West Virginia,
nel Missouri, nell'Illinois meridionale e, ovviamente, in Virginia. Ci sono sempre stati orsi, in Virginia. Qualcuno stava addirittura parlando di dar loro la caccia. Uno scienziato disse che
erano diretti negli stati dove c'è della neve, ma non troppa, e
dove si trova abbastanza legna da ardere nelle strisce di terreno
tra le corsie delle strade. Aveva fatto delle riprese con una videocamera, ma le sue immagini mostravano solo delle sagome pelose sedute attorno a un fuoco. Un altro scienziato
disse che gli orsi erano attratti dalle bacche di un nuovo tipo di
pianta che cresceva solo negli spartitraffico delle interstatali.
Affermava che questa bacca era la prima nuova specie apparsa negli ultimi secoli, nata dalla mescolanza di semi lungo le
autostrade. Ne mangiò una in trasmissione, facendo delle
strane boccacce, e denominandola una 'neobacca'. Un climatologo disse che gli inverni caldi (non c'era stata neve a Nashville l'anno prima, e solo una spruzzatina a Louisville) aveva-
no cambiato il ciclo di ibernazione degli orsi, che ora erano capaci di ricordarsi le cose da un anno all'altro. — Gli orsi magari hanno scoperto il fuoco secoli fa — disse, — ma se ne
sono dimenticati. — Un'altra teoria era che avessero scoperto (o ricordato) il fuoco durante l'incendio di Yellowstone, parecchi anni fa.
La TV faceva vedere più gente che parlava di orsi che non
gli orsi stessi, e Wallace junior e io perdemmo interesse alla
cosa. Dopo aver lavato i piatti della cena portai il ragazzo
dietro casa, fino allo steccato. Oltre l'interstatale e al di là degli alberi, potevamo vedere la luce del fuoco degli orsi, Wallace junior voleva tornare a casa, prendere il suo calibro 22 e
sparare a uno di loro, ma io gli spiegai che sarebbe stata una
cosa sbagliata. — Poi — gli dissi, — un calibro 22 non
può fare molto a un orso, a parte farlo arrabbiare sul serio.
— E inoltre — aggiunsi, — è illegale cacciare negli spazi
spartitraffico.
Il solo modo per montare un pneumatico a mano, dopo che
uno l'ha rincalzato nel cerchione, è preparare il letto. Il che si
fa sistemando la gomma in posizione verticale, sedendocisi
sopra, e facendola saltare su e giù tra le gambe finché l'aria
non entra. Quando il radiale è a posto, produce un "pop" soddisfacente. Mercoledì tenni Wallace junior a casa invece di
mandarlo a scuola e gli feci vedere come si fa, finché non ebbe
capito tutto. Poi scavalcammo lo steccato e attraversammo il
campo, per andare a dare un'occhiata agli orsi.
Nella Virginia settentrionale, secondo quello che dicevano a
Good Morning America, gli orsi tenevano i fuochi accesi per
tutto il giorno. Qui nel Kentucky occidentale, tuttavia, era
ancora abbastanza caldo, per essere tardo ottobre, e se ne
stavano attorno al fuoco solo di notte. Dove andassero e cosa
facessero di giorno, lo ignoro. Forse stavano a guardarci dai
cespugli di neobacche mentre Wallace junior e io scalavamo lo
sbarramento governativo e attraversavamo le corsie dirette a
nord. Io portavo un'ascia e Wallace junior aveva il suo calibro
22, non perché volesse uccidere un orso, ma perché a un ragazzo piace portare un'arma. Sotto gli aceri, le querce e i platani, la zona spartitraffico era piena di cespugli e rovi aggrovigliati. Anche se eravamo solo a un centinaio di metri dalla
casa, non ero mai stato da quelle parti, né conoscevo nessuno
che lo avesse fatto. Era come un territorio vergine. Trovammo
un sentiero al centro e lo seguimmo in discesa, attraverso un
fiumiciattolo lento e breve che scorreva da una grata all'altra.
I primi segni d'orso che riuscimmo a vedere furono le impronte nel fango grigio; tutto intorno c'era un odore di muschio,
ma non era spiacevole. In uno spiazzo sotto un grande faggio
cavo, dov'era stato il fuoco, non era rimasto nulla a parte la
cenere. Alcuni tronchi erano stati trascinati in una specie di
cerchio, dove l'odore era più forte. Smossi la cenere e vidi che
era rimasta abbastanza brace per dar vita a una nuova fiamma,
così la ricoprii.
Tagliai un po' di legna per il fuoco e la ammucchiai da una
parte, giusto per dimostrare che ero un buon vicino.
Forse gli orsi ci stavano scrutando dai cespugli anche in
quel momento; non c'era modo di saperlo. Misi in bocca una
delle neobacche e la risputai subito... era talmente dolce da
essere stucchevole, proprio il genere di cosa che uno si immagina possa piacere agli orsi.
Quella sera, dopo cena, chiesi a Wallace junior se voleva venire con me a fare una visita alla nonna, e non rimasi sorpreso quando lui disse di sì. I ragazzi sono più sensibili di quanto la gente non creda. La trovammo seduta sotto il porticato di
cemento della casa di riposo, a guardare le macchine che passavano sulla interstatale 65. L'infermiera disse che era stata
agitata tutto il giorno, e neanche quello mi sorprese. Ogni inverno, quando cadono le foglie, lei diventa irrequieta, o forse il
termine giusto è "speranzosa". La portai nel soggiorno e le
pettinai i lunghi capelli bianchi. — In televisione non c'è più
niente, solo gli orsi — si lamentò l'infermiera mentre saltava
da un canale all'altro; dopo che se ne fu andata, Wallace junior
prese il telecomando e ci mettemmo a guardare un notiziario
speciale della CBS o della NBC a proposito di alcuni cacciatori
in Virginia a cui era stata incendiata la casa. La tv intervistò
un cacciatore e sua moglie, a cui ne era stata bruciata una da
117.500 dollari nella vallata dello Shenandoah. Lei ce l'aveva con gli orsi. Lui no, ma disse che avrebbe fatto causa allo
stato per avere un rimborso, dal momento che possedeva una
licenza di caccia perfettamente valida. Poi apparve il presidente della commissione statale sulla caccia e disse che il possesso
di una licenza di caccia non proibiva alla selvaggina (interdiceva, credo, fu la parola di cui si servì) di effettuare rappresaglie. Ritengo che fosse una posizione abbastanza liberale, per
un funzionario dell'ufficio di stato sulla caccia, anche se, ovviamente, lui aveva un certo interesse a non tirare fuori soldi
per rimborsi. Neanch'io sono un cacciatore.
— Non prenderti il disturbo di venire, domenica — disse
la mamma a Wallace junior, con una strizzatina d'occhio. —
Ho guidato per un milione di chilometri, e ormai ho una
mano sul cancello. — Io sono abituato a sentirle fare discorsi
del genere, specialmente d'inverno, ma avevo paura che avrebbe inquietato il ragazzo. Che, in effetti, quando ce ne fummo
andati sembrava preoccupato; gli chiesi cosa c'era che non
andava.
— Com'è possibile che abbia guidato per un milione di chilometri? — disse. — Lei aveva detto che aveva fatto 60 chilometri al giorno per trenta nove anni, lui aveva fatto i conti
sul suo calcolatore, e il risultato era 400.000 chilometri.
— 60 chilometri per tratto — dissi. — Cioè 60 all'andata,
la mattina, e 60 alla sera. In più, c'erano le uscite per il rugby. E inoltre, i vecchi di solito esagerano un po'. — La
mamma era stata la prima guidatrice di scuolabus in tutto lo
stato. L'aveva fatto ogni giorno, e aveva anche ti rato su una
famiglia. Papa si era limitato a badare alla fattoria.
Di solito esco dall'interstatale a Smiths Grove, ma quella
notte tirai dritto verso nord per tutta la strada fino a Morse
Cave e tornai indietro, in modo che potessimo vedere i fuochi degli orsi. Non ce n'erano cosi tanti come si sarebbe pensato stando a quanto dicevano alla televisione... uno ogni dieci chilometri circa, nascosto in una macchia d'alberi o sotto
una cengia rocciosa. Probabilmente oltre alla legna cercavano anche l'acqua. Wallace junior voleva fermarsi, ma sull'interstatale è vietato, e avevo paura che la polizia di stato ci beccasse.
Nella cassetta delle lettere c'era una cartolina di Wallace.
Lui ed Elizabeth stavano bene e si divertivano molto. Non c'era una parola su Wallace junior, ma questo non sembrò turbarlo. Come a molti ragazzi della sua età, a lui non piace andare in
giro con i suoi genitori.
Il sabato sera, la casa di riposo chiamò l'ufficio dove lavoro (Burley Belt Drough & Hail) e lasciò un messaggio, comunicando che la mamma se n'era andata. Io ero per strada: di
sabato lavoro, visto che è l'unico giorno in cui molti coltivatori
che fanno anche un'altra attività sono a casa. Il cuore mi perse
letteralmente un colpo quando chiamai e mi passarono il messaggio; ma un colpo solo. Me l'aspettavo da molto tempo. —
Ha finito di soffrire — dissi quando ebbi raggiunto l'infermiera per telefono.
— No, non in quel senso — mi rispose. — Non se n'è andata andata. È andata via, fuori. È scappata. — Aveva aspettato che non ci fosse nessuno in giro, poi se l'era filata per la porta in fondo al corridoio, che aveva tenuto aperta infilandoci
dentro il pettine, e si era portata dietro un copriletto di proprietà della casa di riposo. E il suo tabacco? chiesi. Sparito. Questo
era un segno inconfondibile della sua volontà di non tornare
per un pezzo. Io ero a Franklin, e mi ci volle meno di un'ora
per arrivare lì, viaggiando sull'interstatale 65. L'infermiera mi
disse che la mamma ultimamente si era comportata in un modo
sempre più confuso. Immaginavo che avrebbe detto una cosa
del genere, perlustrammo il parco della casa di riposo, che consisteva solo in qualche migliaio di metri quadri, senz'alberi, tra
l'interstatale e una piantagione di soia, poi mi fecero parlare
con l'ufficio dello sceriffo. Avrei dovuto continuare a pagare
per il suo ricovero finché non fosse stata segnalata ufficialmente come dispersa, il che sarebbe avvenuto lunedì.
Quando tornai a casa era già buio, e Wallace junior stava
preparando la cena, cosa che implica solo l'apertura di due o
tre scatolette, già selezionate e raggruppate assieme con un
elastico. Gli dissi che la nonna se n'era andata e lui annuì: —
Ci aveva detto che l'avrebbe fatto. — Chiamai la Florida e
lasciai un messaggio; non c'era nient'altro da fare.
Mi sedetti e cercai di guardare la tv, ma non trasmettevano
nulla d'interessante. Poi, mi cadde lo sguardo sulla porta posteriore, e vidi la luce del falò che brillava attraverso gli alberi, oltre la corsia diretta a nord dell'interstatale 65, e capii
che forse avevo un'idea di dove potevo trovare mia madre.
Stava davvero facendo più freddo, così mi infilai il giaccone. Dissi al ragazzo di aspettare accanto al telefono, nel caso
che lo sceriffo chiamasse, ma quando mi voltai indietro, a
metà strada lungo il campo, lo vidi alle mie spalle, senza un
giaccone. Mi fermai ad aspettarlo. Si era portato dietro il suo
calibro 22, che gli feci lasciare contro lo steccato. Al buio,
scalare lo sbarramento governativo risultò più difficile, data
la mia età, di quanto non lo fosse stato di giorno. Ho sessantun anni. L'autostrada era piena di macchine che andavano
a sud e camion diretti a nord.
Attraversando la banchina, mi bagnai l'orlo dei pantaloni
nell'erba lunga, già umida per la rugiada. In realtà, si tratta di
fieno.
Appena inoltrati fra gli alberi, tutto diventò nero come la
pece, e il ragazzo mi afferrò la mano. Poi arrivò un po' di
luce. All'inizio pensai che fosse la luna, invece erano i riflessi degli abbaglianti delle macchine sui rami più alti degli alberi che splendevano come la luce lunare, permettendo a
Wallace junior e a me di trovare la strada nel sottobosco.
Rintracciammo presto il sentiero e il suo familiare odore
d'orso.
L'idea di avvicinare gli orsi di notte mi preoccupava. Se
fossimo rimasti sul sentiero avremmo potuto imbatterci in
uno di loro senza accorgercene, al buio, ma se ci fossimo avvicinati attraverso i cespugli poteva darsi che ci considerassero degli intrusi. Mi chiesi se non avremmo fatto meglio a
portarci il fucile.
Restammo sul sentiero. La luce sembrava gocciolare
come pioggia giù dalla volta degli alberi; andare avanti era
facile, specialmente se non cercavamo di vedere il sentiero
ma lasciavamo che fossero i piedi a trovare la strada per conto loro.
Poi, attraverso gli alberi, vidi il fuoco degli orsi.
Il falò era fatto soprattutto di rami di platano e faggio, il
genere di fuoco che produce poco calore, poca luce, ma parecchio fumo. Gli orsi non avevano ancora imparato tutti i
trucchi, ma comunque erano bravi a tener vive le fiamme.
Un grande orso bruno che doveva essere venuto dal nord stava attizzando il fuoco con un bastone, aggiungendo di tanto
in tanto un ramo preso da un mucchietto che aveva accanto. Gli altri erano seduti sui tronchi lì attorno, in un cerchio
irregolare. Per la maggior parte, si trattava di orsi neri o dal
pelo chiaro, più piccoli; uno era una madre con i cuccioli.
Alcuni di loro mangiavano bacche tenute in un coprimozzo.
Mia madre era seduta in mezzo a loro, con il copriletto della
casa di riposo avvolto attorno alle spalle, e non mangiava,
ma si limitava a guardare il fuoco.
Se gli orsi ci notarono, non lo diedero a vedere. La mamma battè la mano su un posto vuoto sul tronco accanto a lei,
e io mi sedetti. Alla sua destra, un orso si spostò per lasciare
spazio a Wallace junior.
L'odore degli orsi è forte ma non sgradevole, quando ci si
è abituati. Non è un odore di stalla: è più selvatico. Mi piegai
per sussurrare qualcosa alla mamma, ma lei scosse la testa.
Sarebbe scortese sussurrare davanti a queste creature che
non hanno il dono della parola, mi fece capire in silenzio. Anche Wallace junior era silenzioso. La mamma divise il copriletto con noi e restammo lì seduti per quelle che sembrarono ore,
a guardare il fuoco.
Il grosso orso bruno si occupava del falò, e rompeva i rami
secchi sollevando un'estremità e salendoci sopra, come fanno
gli uomini. Riusciva senza problemi a tenere il fuoco sempre
alla stessa intensità. Un altro orso armeggiava con i tizzoni di
tanto in tanto, ma gli altri non intervenivano. Sembrava che
solo alcuni degli orsi sapessero come servirsi del fuoco, e si
trascinassero dietro gli altri. Ma in fin dei conti, le cose non
vanno sempre così? Di tanto in tanto, un orso più piccolo entrava nel cerchio di luce con una bracciata di legna e la scaricava sul mucchio. La legna degli spazi spartitraffico ha un
aspetto argenteo, come i pezzi di legna levigati dal mare.
Wallace junior non è irrequieto come molti ragazzi. Era
piacevole stare lì seduto e guardare il fuoco, e presi anche un
pezzetto del Red Man di mamma, anche se di solito non mastico tabacco. Non era molto diverso da una visita alla casa di riposo, solo più interessante, per via degli orsi; ce n'erano otto
o dieci in totale. Neanche il fuoco era noioso... minuscoli
drammi venivano inscenati, man mano che piccole camere
ardenti si creavano e si distruggevano in un turbinio di faville, e
la mia immaginazione correva liberamente. Diedi un'occhiata
attorno, al circolo di orsi, e mi chiesi che cosa vedessero loro.
Alcuni tenevano gli occhi chiusi. Anche se erano tutti assieme, i
loro spiriti sembravano ancora solitari, come se ogni orso fosse
seduto da solo davanti al proprio fuoco.
Il coprimozzo fu fatto girare, e tutti noi prendemmo qualche
neobacca. Non so la mamma, ma io feci solo finta di mangiare le mie. Wallace fece una boccaccia e sputò la sua. Quando
ci mettemmo a dormire avvolsi il copriletto attorno a tutti e
tre, visto che stava diventando più freddo e, a differenza degli
orsi, noi non eravamo provvisti di pelliccia. Ero pronto a tornare a casa, ma la mamma no: indicò le cime degli alberi, dove
si stava allargando una luce, e poi fece cenno verso di sé.
Pensava che gli angeli stessero scendendo dal cielo? Erano
solo gli abbaglianti di qualche camion diretto a sud, ma lei
sembrò estremamente soddisfatta. Tenendole la mano tra le
mie, la sentii diventare sempre più fredda.
Wallace junior mi svegliò battendomi sul ginocchio. Era
già sorta l'alba, e sua nonna era morta seduta sul tronco, tra
noi due. il fuoco era stato ricoperto e gli orsi se n'erano andati; qualcuno si stava aprendo rumorosamente la strada nel boschetto, ignorando il sentiero. Era Wallace, e assieme a lui c'erano due soldati della* guardia nazionale. Portava una camicia
bianca, e compresi che era domenica mattina. Sotto la tristezza
per la notizia della morte della mamma, Wallace sembrava irritato.
I soldati annusarono l'aria e si scambiarono dei cenni; l'odore di orso era ancora forte. Wallace e io avvolgemmo la
mamma nel copriletto e ci avviammo col suo corpo di nuovo
verso l'autostrada. I soldati rimasero indietro e sparpagliarono
le ceneri del fuoco degli orsi, gettando la loro legna da ardere
tra i cespugli: sembrava un comportamento piuttosto meschino.
Loro stessi erano come orsi^ognuno solitario nella propria
uniforme.
Sul margine dello spartitraffico c'era l'Oldsmobile 98 di
Wallace, con le sue gomme radiali che sembravano schiacciate sull'erba; davanti c'èra una macchina della polizia con
un uomo a fianco, e dietro un carro funebre, anche quello un
Oldsmobile 98.
— È la prima volta che gli orsi danno fastidio ai vecchi
— disse a Wallace il poliziotto. — Non è andata proprio
così — protestai, ma nessuno mi chiese di spiegarmi: hanno
le loro procedure. Due uomini vestiti di nero scesero dal
carro funebre e aprirono lo sportello posteriore, e per me fu
quello il momento in cui la mamma abbandonò questa vita.
Dopo averla messa lì dentro, abbracciai il ragazzo che tremava, anche se non era poi così freddo. A volte la morte fa
questo effetto, specie all'alba, con la polizia attorno e l'erba
bagnata, anche quando viene come un'amica.
Rimanemmo lì per un minuto a guardare le macchine che
passavano. — Ha smesso di soffrire — disse Wallace. È incredibile quanto traffico ci sia alle sei e ventidue del mattino.
Quel pomeriggio tornai allo spartitraffico e tagliai un po'
di legna per sostituire quella che i poliziotti avevano gettato
via. La notte, riuscii a vedere il fuoco attraverso gli alberi.
Tornai due notti dopo il funerale. Il fuoco era acceso e gli
orsi erano sempre i soliti, per quel che potevo capire. Rimasi
a sedere con loro per qualche tempo, ma sembrava che questo li rendesse nervosi, così me ne tornai a casa. Avevo preso una manciata di neobacche dal coprimozzo, e la domenica uscii col ragazzo e le misi sulla tomba della mamma. Ho
provato di nuovo, ma non c'è verso: è impossibile mandarle
giù.
A meno che uno non sia un orso.
Titolo originale:
"Bears D iscover Fire"
Traduzione di M irko Tavosanis