chiariamo le idee su questa “nuova” parola che arriva da molto
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chiariamo le idee su questa “nuova” parola che arriva da molto
CATECUMENATO: CHIARIAMO LE IDEE SU QUESTA “NUOVA” PAROLA CHE ARRIVA DA MOLTO LONTANO Prof. Alessio Persic CATECUMENATO, CATECUMENO/-A, CATECHESI <lat. Catechumenus (=auditor,‘uditore’), catechizo, catechesis < gr. Katēkhéō (κατηχέω, nel tipico significato cristiano di istruire [facendo risuonare attraverso chi ascolta la parola di un insegnamento], cfr.1Cor 14,19: «Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi; ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri [πέντε λόγους τῷ νοΐ µουλαλῆσαι, ἵνα καὶ ἄλλους κατηχήσω], piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue»), katēkhoúmenos/ménē (o anche photizómenos/ménē, ‘che viene illuminato’), katē’khēsis, katēkhoúménion, katēkhētē’s… (cfr.didáskalos [διδάσκαλος] = lat. doctor). MISTAGOGIA (< gr. Myéō [‘iniziare’] > mystērion+agōgē ’[‘introduzione’…<ágō, ‘condurre’]): «Oggi il termine mistagogia designa la catechesi sui sacramenti [o ‘misteri’] con un particolare riferimento all’ambito dell’iniziazione cristiana e alla profondità spirituale della spiegazione dei riti liturgici. (…) La storia ci ha trasmesso la mistagogia in omelie indirizzate ai catecumeni o ai neofiti, oppure in commenti alla liturgia, dotati di una forte carica spirituale. (…) Presso i Padri greci il termine ‘mistagogia’ ha diverse accezioni: “Oltre il senso generale di iniziazione al mistero, si possono distinguere due sensi principali: prima di tutto il compimento di una azione sacra e in particolare la celebrazione dei sacramenti di iniziazione del battesimo e dell’eucaristia, in secondo luogo la spiegazione orale o scritta del mistero nascosto nella Scrittura e celebrato nella liturgia”. (…) Se esaminiamo attentamente le trattazioni mistagogiche a noi pervenute, ci accorgiamo (…) come la mistagogia, pur restando se stessa, sia capace di una elaborazione teologica vera e propria [tramite soprattutto il metodo dell’esegesi tipologica delle Scritture]» (Enrico MAZZA, La mistagogia. Una teologia della liturgia in epoca patristica, Roma 1988,con citazione da R. e e BORNERT, Les commentaires byzantins de la divine liturgie du VIII au XV siècle, Paris1966). CONCILIO DI LAODICEA IN FRIGIA (3634?), canone 46: «Che quelli che devono essere battezzati imparino a memoria il Simbolo e lo rendano al vescovo o al presbitero il giovedì dell’ultima settimana»; canone 48: «Bisogna che i battezzati dopo il battesimo ricevano il santissimo crisma e diventino così partecipi del Regno dei cieli». A) EGERIA, Diario di viaggio, 45-46 [fra gli anni 381-4]: «Ho creduto mio dovere scrivervi anche in che modo si istruiscono coloro che vengono battezzati a Pasqua. Chi dà il suo nome, lo dà alla vigilia di quaresima e il sacerdote annota il nome di tutti: ciò avviene alla vigilia delle otto settimane, nelle quali ho detto che qui si osserva la quaresima. Quando il sacerdote ha annotato i nomi di tutti, il giorno seguente, giorno di quaresima in cui iniziano le otto settimane, si mette per il vescovo [Cirillo,†386/7] un seggio in mezzo alla chiesa maggiore […]. Di qua e di là siedono sui seggi i preti e tutti i chierici. E, così, uno ad uno vengono presentati i candidati [competentes]: se sono maschi, vengono con i loro padri; se invece femmine, con le loro madri. E, così, il vescovo interroga singolarmente i famigliari di colui che è entrato, dicendo: “È costui di buona vita, rispetta i genitori, si dà all’ubriachezza, alle vanità?”, e continua indagando i singoli vizi, che possono gravare una persona. Se poi ha appurato che quegli è immune da tutto ciò su cui l’ha interrogato in presenza di testimoni, allora ne annota egli stesso il nome di propria mano. Se però in qualcosa risulta manchevole, gli comanda di uscir fuori, dicendo: “Si emendi e, unavolta emendato, allora potrà accedere al lavacro [ad lavacrum]”. Così dice, compiendo l’esame sia dei maschi sia delle donne. Se però qualcuno è forestiero [peregrinus] e non ha potuto addurre testimonianze di chi lo abbia conosciuto, non potrà tanto facilmente accedere al battesimo [adbaptismum]. Qui c'è consuetudine che coloro che accedono al battesimo, durante i quaranta giorni in cui si digiuna, siano dapprima esorcizzati di buon'ora dai chierici [...]. [Quindi] vien posto un seggio per il vescovo nella chiesa maggiore […] e tutti coloro che devono essere battezzati, tanto maschi che donne, si mettono a sedere in giro vicino al vescovo; stanno in chiesa anche i loro padri o madri e vi entrano e siedono anche quelli fra il popolo [de plebe] che vogliono ascoltare, purché siano già battezzati [fideles]. […] Il vescovo istruisce sulla legge così: incominciando dal libro della Genesi, durante quei quaranta giorni, percorre tutte le Scritture, esponendo dapprima il senso letterale [carnaliter] e spiegandone poi il senso spirituale [spiritualiter]. Così pure sulla risurrezione e parimenti sulla fede si insegnano tutte le cose durante quei giorni: ciò si chiama ‘catechesi’ [cathecisis]. Quando sono passate cinque settimane intere di istruzione, allora ricevono il Simbolo, di cui si spiega loro la dottrina, come quella di tutte le Scritture, frase per frase, dapprima nel senso letterale, poi nel senso spirituale; così si spiega anche il Simbolo. E così succede che, in questi luoghi, tutti i fedeli seguono le Scritture quando si leggono in Chiesa, poiché tutti vengono istruiti durante quei quaranta giorni, dalla prima ora fino alla terza [cioè dalle 6 alle 9 del mattino], poiché la catechesi dura tre ore [...]. E così si istruiscono tre ore al giorno per sette settimane». B) Didaché (fine sec. I) 1.2.4.5.6.7 passim: «Due sono le vie,una della vita e una della morte, e la differenza è grande fra queste due vie. Ora questa è la via della vita: innanzitutto amerai Dio che ti ha creato, poi il tuo prossimo come te stesso; e tutto quello che non vorresti fosse fatto a te, anche tu non farlo agli altri. […] Secondo precetto della dottrina: non ucciderai, non commetterai adulterio, non corromperai fanciulli, non fornicherai, non ruberai, non praticherai la magia, non userai veleni, non farai morire il figlio per aborto né lo ucciderai appena nato; non desidererai le cose del tuo prossimo. […] Non avrai doppiezza né di pensieri né di parole, perché la doppiezza nel parlare è un'insidia di morte. […] Non odierai alcun uomo, ma riprenderai gli uni; per altri, invece, pregherai; altri li amerai più dell'anima tua. […] Nell'adunanza confesserai i tuoi peccati e non incomincerai mai la tua preghiera in cattiva coscienza. Questa è la via della vita. La via della morte invece è questa: prima di tutto essa è maligna e piena di maledizione: […] persecutori dei buoni, odiatori della verità, […] non riconoscono il loro creatore; uccisori dei figli, che sopprimono con l'aborto una creatura di Dio, respingono il bisognoso, opprimono i miseri, avvocati dei ricchi, giudici ingiusti dei poveri, pieni di ogni peccato. Guardatevi, o figli, da tutte queste colpe. Guarda che nessuno ti distolga da questa via della dottrina, perché egli ti insegna fuori [della volontà] di Dio. Se infatti puoi sostenere interamente il giogo del Signore, sarai perfetto; se non puoi fa' almeno quello che puoi. Riguardo al battesimo, battezzate così: avendo in precedenza esposto tutti questi precetti, battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo in acqua viva. Se non hai acqua viva, battezza in altra acqua; se non puoi nella fredda, battezza nella calda. Se poi ti mancano entrambe, versa sul capo tre volte l'acqua in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E prima del battesimo digiunino il battezzante, il battezzando e, se possono, alcuni altri. Prescriverai però che il battezzando digiuni sin da uno o due giorni prima». C) PAOLINO II D’AQUILEIA, carme VIII (ed. D. Norberg) 6-10: e per Cristo i nemici pure amiamo. «Carità è il sommo bene, grande dono: Carità dove è vera, qui c’è Dio. vi poggia il corpo intero dei precetti, in lei si adempie legge antica e nuova, Di carità chi tal doppio precetto lei sola in ciel manda chi ne è pieno. umilmente ricerca di osservare Carità dove è vera, là c’è Dio. davvero in Cristo dimora e, dispersa la notte del peccato, Cristo in lui. Scarlatto in legge antica ne è figura, Carità dove è vera, qui c’è Dio. che è ordin sia immerso due volte nel rosso: sta infatti carità nei due precetti, Erta e stretta una via porta in su, per cui si deve amore a Dio e all’uomo. larga, in discesa, un’altra reca in giù: Carità dove è vera, qui c’è Dio. l’amor fraterno dà eterna vita, l’odio maligno dà perpetua pena. Bene allor solo a Dio noi vogliamo: Carità dove è vera, qui c’è Dio. niente all’amore di lui preponiamo, onde i prossimi in Dio qual noi stessi C) Traditio Apostolica17-22 [tra II e III sec.]: «I catecumeni siano istruiti per tre anni. Tuttavia, chi in questo periodo dimostra particolare zelo e lodevole applicazione, sia giudicato non secondo il tempo, ma solo secondo il suo comportamento. Quando il maestro [didàskalos, doctor] ha terminato il suo insegnamento, i catecumeni pregano separatamente dai fedeli. Le donne occupano un posto a parte nell'assemblea sia le fedeli sia le catecumene. Quando [icatecumeni] hanno finito di pregare, non si danno il bacio di pace, perché il loro bacio non è ancora puro. I fedeli si scambiano il bacio di pace, gli uomini tra loro, le donne tra loro. Gli uomini non debbono dare il bacio alle donne. Tutte le donne debbono coprirsi il capo con il pallio, ma non con un panno di lino, che non vela. Dopo la preghiera, il maestro prega ed impone le mani sui catecumeni. Faccia così, ecclesiastico o laico che sia. Se un catecumeno è arrestato per il Nome del Signore, non lo si lascerà nell'incertezza riguardo al martirio. Infatti, s Quanti sono stati scelti e messi da parte per ricevere il battesimo saranno esaminati riguardo alla loro vita: sono vissuti piamente mentre erano catecumeni? Hanno onorato le vedove, visitato i malati e praticato tutte le buone opere? Se coloro che si presentano rendono testimonianza di tale condotta, allora ascoltino il Vangelo. A partire dal giorno in cui sono stati scelti e separati, si imporrà loro le mani ogni giorno, esorcizzandoli. In prossimità del giorno del battesimo, il vescovo stesso li esorcizzerà uno per uno per provare se siano puri. Chi non è buono o non è puro, verrà scartato, perché non ha ascoltato con fede la parola: è infatti impossibile che lo spirito straniero si nasconda sempre. Quanti riceveranno il battesimo ne saranno informati, perché prendano un bagno e si lavino il quinto giorno della settimana. Se una donna ha le mestruazioni, sia messa in disparte e riceva il battesimo un altro giorno. Quelli che ricevono il battesimo digiuneranno il venerdì. Il sabato il vescovo li radunerà tutti in uno stesso luogo, li inviterà tutti a pregare e a piegare le ginocchia. Imporrà loro le mani, scongiurando ogni spirito straniero ad allontanarsi da loro e a non farvi mai più ritorno. Terminato l'esorcismo, aliterà sul loro volto, li segnerà sulla fronte, le orecchie e le narici e infine li farà rialzare. Trascorreranno la notte a vegliare, ascoltando letture e istruzioni. Quelli che ricevono il battesimo non debbono portare altro vaso all'infuori di quello che ognuno porta per l'eucaristia. Infatti è conveniente che chi è ritenuto degno faccia allora la propria offerta. Al canto del gallo per prima cosa si preghi sull’acqua. Sia acqua che scorra in una fonte o che fluisca dall’alto. Avvenga così, a meno che non ci sia qualche necessità. Se c’è una necessità permanente e urgente, si usi l’acqua che si trova. Coloro che devono ricevere il battesimo si svestiranno. Battezzate per primi i bambini. Tutti quelli che sono in grado di rispondere da sé, lo facciano; se non lo possono, rispondano i genitori o qualcuno della famiglia. Battezzate poi gli uomini e infine le donne, che avranno disciolto i capelli e deposto gli ornamenti d'oro e d’argento. Nessuno scenda nell'acqua con indosso un oggetto estraneo. All'ora fissata per il battesimo, il vescovo renderà grazie sull'olio e lo metterà in un vaso. Lo si chiama l'olio dell'azione di grazie. Prenderà un altro olio e pronuncerà su di esso un esorcismo: lo si chiama l’olio dell’esorcismo. Un diacono prenderà l’olio dell’esorcismo e si porrà alla sinistra del presbitero; un altro diacono prenderà l’olio dell’azione di grazie e si collocherà alla destra del presbitero. Il presbitero si rivolge separatamente a ciascuno di coloro che debbono ricevere il battesimo e ordina ad essi di abiurare, rivolti verso l’occidente, dicendo: “Io rinuncio a te, Satana, alle tue seduzioni e alle tue opere”. Dopo questa dichiarazione, lo ungerà con l’olio dell’esorcismo, dicendo: “Ogni spirito si allontani da te”. Così lo affidi, nudo, al vescovo o al presbitero che sta presso l’acqua, perché lo battezzi. Un diacono discenda nell’acqua insieme con colui che deve essere battezzato. Quando questi discende nell’acqua, colui che battezza gli imponga la mano sulla testa, chiedendo: “Credi in Dio, Padre onnipotente?”. E colui che è battezzato risponde: “Credo”. Lo battezzi allora una volta, ponendo la sua mano sul capo. Poi dica: “Credi in Cristo Gesù, Figlio di Dio, che è nato per mezzo dello Spirito Santo dalla vergine Maria, morì, fu sepolto, è risorto dai morti il terzo giorno, è salito nei cieli, siede alla destra del Padre, verrà a giudicare i vivi ed i morti?”. Quando colui che viene battezzato avrà risposto: “Credo”, lo battezzi una seconda volta. Poi ancora chieda: “Credi nello Spirito Santo, la santa Chiesa e la risurrezione della carne?”. Ed il battezzato risponda: “Credo”. Così sia battezzato una terza volta. Dopo che sarà risalito, un presbitero lo unga con l’olio che è stato consacrato, dicendo: “Ti ungo con l’olio santo, nel nome di Gesù Cristo”. E così, uno per uno, si asciughino, si rivestano, poi entrino in chiesa. Il vescovo, imponendo loro la mano, dirà la seguente invocazione: “Signore Dio, tu hai reso i tuoi servi degni di ricevere la remissione dei peccati mediante il lavacro di rigenerazione dello Spirito santo. Manda in essi la tua grazia perché ti servano secondo la tua volontà, perché a Te è la gloria, Padre, Figlio con lo Spirito Santo, nella santa Chiesa, ora e nei secoli dei secoli. Amen”. Prende nella mano dell’olio santificato e conferisce loro l’unzione sulla testa, dicendo: “Ti ungo con l’olio santo nel Signore, Padre onnipotente, Cristo Gesù e Spirito Santo”. Dopo quest’unzione dà loro un bacio, dicendo: “Il Signore sia con te”. Colui che è stato segnato risponde: “E con il tuo spirito”. Procederà allo stesso modo per ognuno. Dopo di che pregheranno insieme con tutto il popolo. Ma si astengano dal pregare con i fedeli prima di avere ricevuto tutto questo. Quando avranno terminato la preghiera, daranno il bacio di pace. Allora i diaconi presentano l’oblazione al vescovo, che benedice il pane, per rappresentare il corpo di Cristo; il calice di vino misto, per rappresentare il sangue sparso per tutti quelli che hanno creduto in lui; poi il latte ed il miele mescolati insieme, per indicare l’adempimento della promessa, fatta ai nostri padri, di una terra dove scorressero latte e miele, cioè della carne che il Cristo stesso ha donata e di cui si nutrono come bambini i credenti, la quale cambia in dolcezza l’amarezza del cuore con la soavità della parola; Infine l’acqua offerta in segno di purificazione, perché l’uomo interiore, ossia l’anima, riceva lo stesso effetto del corpo. Il vescovo spieghi tutto questo a coloro che si comunicano. Spezzi poi il pane dandone un pezzo a ciascuno, dicendo: “Il pane del cielo nel Cristo Gesù”. E chi lo riceve risponda: “Amen”. Se i presbiteri non bastano, anche i diaconi tengano i calici e se ne stiano composti nell’ordine seguente: primo quello che ha in mano l’acqua, secondo quello che ha il latte, ultimo quello che ha il vino. Coloro che ricevono [la comunione] bevano da ognuno dei calici, mentre chi porge il calice dica: “In Dio Padre onnipotente”; colui che beve risponda: “Amen”. “E nel Signore Gesù Cristo, nello Spirito Santo e nella santa Chiesa”. Risponda ancora: “Amen”. Terminato questo rituale, ciascuno si curi di compiere buone azioni, di piacere a Dio e di vivere rettamente, aderendo con zelo ai principi della Chiesa, mettendo in pratica gli insegnamenti ricevuti e progredendo nella pietà. Ci siamo soffermati così poco sul battesimo e sulla santa offerta perché voi siete già stati istruiti sulla resurrezione della carne e su tutto il resto mediante la tradizione scritta. Tuttavia, se è opportuno ricordare qualche altra cosa, il vescovo la dica sotto il sigillo del segreto a coloro che hanno ricevuto la comunione. Gli infedeli non ne vengano a conoscenza se non dopo aver ricevuto la comunione. Questo è la pietruzza bianca su cui Giovanni disse che è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, tranne colui che riceverà la pietruzza [cfr.Ap 2,17]. D) VITTORINO DI POETOVIO (sec.III), Sull’Apocalisse, 5,3 + 11,1: «Confesso il Padre onnipotente // e il suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, / generato spiritualmente presso il Padre prima dell’origine del mondo, / mano di Dio, Verbo del Padre onnipotente, Creatore del mondo intero, / preannunciato per mezzo dei profeti, / descritto per mezzo della Legge, / e divenuto uomo, / il quale, vinta la morte e debellato l’inferno, il terzo giorno per primo resuscitò dai morti, / ascese con il corpo ai cieli, accolto dal Padre, / e, data agli uomini la remissione dei peccati, / effuse lo Spirito Santo, dono e pegno di immortalità, / con il quale gli uomini sono segnati. // Confesso di avere ricevuto il sacerdozio della supplica (sacerdotium… obsecrationis: cf.1Pt 2,1-9?) / e di aspettare il regno dell’immensa promessa. [Amen]». E) Il Credo degli apostoli aquileiese (da RUFINO DI CONCORDIA, Spiegazione del Simbolo, passim [a. 404]): Credo in Deo, Patre omnipotente, invisibile et inpassibile. Et in Iesu Christo, unico Filio eius, Domino nostro, qui natus est de Spiritu Sancto ex Maria virgine, crucifixus sub Pontio Pilato [et sepultus], descendit in inferna, tertia die resurrexit, ascendit in caelos, sedet ad dexteram Patris, inde venturus iudicare vivos et mortuos. Et in Spiritu Sancto, sanctam Ecclesiam, remissionem peccatorum, huius carnis resurrectionem. [Amen]. «Credo in Dio, Padre onnipotente, invisibile e che non è soggetto a passione. E in Gesù, il Cristo, unico suo Figlio, nostro Signore, che è nato per opera dello Spirito Santo da Maria vergine, è stato crocefisso sotto Ponzio Pilato [e sepolto], è disceso nell’inferno, il terzo giorno è risorto, è asceso nei cieli, siede alla destra del Padre, Di là verrà a giudicare i vivi e i morti. E nello Spirito Santo, la santa Chiesa, la remissione dei peccati, La resurrezione di questa mia carne. [Amen!]». CROMAZIO (sec.IV), Sermoni, 17° passim: «Quando il Signore e Salvatore nostro giunse al momento della sua Passione, per mostrare quanto fosse grande per lui la beatitudine della Pasqua, disse: “Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi” (Lc22,15). Quanto grande sia la festa della Pasqua possiamo riconoscerlo dal fatto stesso che il Signore e Salvatore nostro ha desiderato portarla a compimento. La beatitudine di questa Pasqua era il desiderio degli angeli, il desiderio della Legge, il desiderio dei giusti, il desiderio dei profeti. […] E certo da lungo tempo era stata preparata nella Legge questa festa della Pasqua, ma in figura. Ciò che la Legge aveva dunque preparato in figura, il Cristo Signore portò a compimento nella verità. La vera Pasqua è la Passione di Cristo, da cui propriamente la festa ha ricevuto il nome di Pasqua (verum enim pascha passio christi est, unde et pascha nomen accepit). E questo indica con chiarezza la parola dell’apostolo: “E infatti il Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato”… (1Cor5,7).… È lui l’autore della Pasqua, è lui l’autore del mistero (auctor mysterii); e perciò ha portato a compimento la festa di questa Pasqua, per ristorarci con il cibo della sua Passione e ricrearci con la bevanda della salvezza». CROMAZIO, Sermoni, 16 passim «Questa notte è in modo speciale chiamata ‘veglia del Signore’, secondo quanto leggiamo scritto: “Questa è la veglia del Signore, che tutti i figli d’Israele devono osservare” (Es12,42)… Egli infatti ha vegliato in vita perché noi non rimanessimo addormentati nella morte; egli ha sofferto per noi il sonno della morte mediante il mistero della sua Passione: ma quel sonno è diventato veglia per il mondo intero, perché la morte del Cristo ha espulso da noi il sonno della morte eterna. […] ‘Veglia del Signore’, perché egli ha vegliato anche nel sonno della sua Passione […]. Ha dormito infatti in carne, ma ha vegliato in divinità, perché la divinità non poteva dormire. […] Ecco allora perché dice: “Io dormo, ma il mio cuore veglia” (Ct 5,2): nel sonno della sua Passione ha dormito in carne, ma la divinità percorreva l’inferno (divinitas inferna lustrabat), per rapirne fuori l’uomo, che nell’inferno era posseduto. Il Signore e Salvatore nostro ha voluto infatti percorrere tutti i luoghi, per usare misericordia a tutti. È disceso dal cielo sulla terra per visitare il mondo; è disceso ancora dalla terra all’inferno per illuminare quelli che nell’inferno erano posseduti […]. Celebrano perciò questa veglia del Signore sia gli angeli in cielo sia gli uomini in terra sia le anime dei fedeli nell’inferno.… Ma dobbiamo dire di più. Questa veglia del Signore è il Padre stesso a celebrarla con il Figlio e con lo Spirito Santo […], perché la salvezza del mondo è la gioia della Trinità!… Anche alquanti gentili ed Ebrei celebrano la solennità di questa nostra veglia, come se fosse anche loro, con la letizia della mente,se non con i riti del culto. Allora, poiché questa è la notte in cui già furono colpiti i primogeniti degli Egiziani e liberati i figli d’Israele, preghiamo il Signore di tutto cuore e con tutta la fede che accondiscenda a liberarci da ogni incursione di nemici e da ogni paura di avversari. […] Respinga le nazioni barbare, operi fra noi ciò che il santo Mosè disse ai figli d’Israele: “Il Signore combatterà per voi, mentre voi resterete in silenzio” (Es14,14). È lui che combatte, è lui che vince, se usa misericordia, […] giacché è solito usare misericordia anche agli indegni». CROMAZIOD’AQUILEIA, Sermoni, 15,4: 4: «I piedi delle nostre anime e le impronte della nostra mente non sono stati lavati e mondati se non nel tempo in cui il Signore si è spogliato della tunica. Sulla croce, infatti, ha deposto la carne assunta, di cui si era vestito nella nascita, ma spogliato nella passione. E si è spogliato della tunica della sua carne per ricoprire la nostra nudità. Così, la sola tunica del corpo di Cristo ha rivestito l’intero mondo».. AMBROGIO DI MILANO, Sui misteri, 6,32: «la pianta del […] piede è detersa affinché siano tolti i peccati ereditari, giacché i nostri peccati personali sono rimessi per mezzo del battesimo». AMBROGIO DI MILANO, Spiegazione del sal. 48, 8,1-2: «una è l’iniquità nostra ed altra è quella del nostro calcagno, nel quale Adamo fu ferito dal dente del serpente e lasciò un’eredità soggetta alla sua ferita attraverso le generazioni successive degli uomini, così che tutti andiamo zoppi di quella ferita». Nikolaj Vasil’evič GOGOL’, Meditazioni sulla Divina Liturgia: «La seconda parte della Liturgia si chiama Liturgia dei Catecumeni. Come la prima parte, la Proskomidìa, corrispondeva ai primi anni della vita di Cristo: alla sua nascita rivelata solo agli angeli e a pochi uomini, alla sua infanzia trascorsa misteriosamente nascosta fino al giorno della sua manifestazione al mondo; così la seconda corrisponde alla sua vita pubblica, tra gli uomini che Egli ha catechizzato con la sua parola di verità. Viene chiamata tuttora Liturgia dei Catecumeni poiché, ai tempi dei primi cristiani, v'erano ammessi solo coloro che si preparavano ad abbracciare il cristianesimo e che non avevano ancora ricevuto il battesimo, per cui erano annoverati tra i catecumeni. D'altra parte, anche la struttura stessa di questa azione sacra, comprendente letture tratte dalle Epistole e dagli Evangeli, è essenzialmente catechetica. Il sacerdote, dall'interno del santuario, inizia la Liturgia con l'invocazione: «Benedetto il Regno del Padre e del Figlio e del Santo Spirito»]. L'invocazione alla Trinità precede ed illustra ogni azione liturgica, per lo stesso motivo per cui questo mistero venne rivelato al mondo in maniera manifesta con l'Incarnazione del Figlio. Essa impegna ancor più i fedeli, che già si sono distaccati da ogni mondana sollecitudine, a porsi sotto la protezione del regno della tutta santa Trinità. In piedi sull'ambone, rivolto verso le Porte Regie, tenendo in alto tra le tre dita la stretta benda dell'oràrion, simbolo delle ali angeliche, il diacono, in atteggiamento di angelo che esorta gli uomini alla preghiera, invita l'assemblea dei fedeli a rispondere alle invocazioni che la Chiesa, in questo momento, pone sulle sue labbra e che continua a ripetere fin dall'epoca apostolica. Egli comincia col domandare la pace, senza la quale ci è impossibile pregare. I fedeli, dopo essersi segnati, si sforzano di realizzare, con i loro cuori in preghiera, l'armonia delle corde di un'arpa che ogni invocazione del diacono dovrebbe far vibrare. Unendosi al canto dei cori, essi mentalmente ripetono: «Kyrie eleison», Signore, abbi pietà […]. La glorificazione della Trinità chiude la preghiera. Tutti rispondono con un Amìn di assenso. Il diacono discende dall'ambone. Il sacerdote, nell'interno del santuario che ha le porte sbarrate, recita la seguente preghiera segreta: “Tu che ci hai concesso la grazia di pregare insieme unendo le nostre voci, tu che hai promesso di esaudire le suppliche anche di due o tre riuniti nel tuo nome [, Tu, anche in questo momento esaudisci in loro favore le suppliche dei tuoi servitori; accordaci nell'ora presente la conoscenza della tua verità e nel secolo futuro la vita eterna». Viene quindi intonato ad alta voce dai cori il sublime canto delle Beatitudini, descritte nell'Evangelo di Cristo. L'assemblea, facendo sua la preghiera che il buon ladrone sulla Croce aveva rivolto all'indirizzo del Cristo, esclama: «Ricordati di noi, o Signore, quando sarai giunto nel tuo regno» e ripete con i cantori le parole del Salvatore: “Beati i poveri di spirito…” […]. L'assemblea in preghiera ripete in lacrime, as eguito del lettore, le parole del Salvatore dove Egli annunzia chi sono coloro che possono sperare di attendere la vita eterna nel secolo futuro, chi sono i veri re della terra, gli eredi ed i partecipi del regno dei cieli. In questo momento vengono aperte le Porte Regie, le porte – si direbbe – di questo regno celeste. Agli sguardi di tutti i fedeli si presenta l'Altare risplendente di luci, simile alla dimora della gloria divina, alla cattedra eccelsa da dove ci proviene la conoscenza della verità e da dove ci viene annunziata la vita eterna. Dall'Altare viene prelevato dal sacerdote e dal diacono il libro dell'Evangelo e quindi portato solennemente all'assemblea non per le Porte Regie, ma attraverso la porta laterale, che si trova in corrispondenza dell'altarino della Pròtesise che ci richiama la porta situata nella camera laterale da dove, nei primi tempi, si portavano i libri santi per la lettura. L'assemblea dei fedeli vede nell'Evangelo, portato processionalmente dalle mani di umili servitori della Chiesa, lo stesso Redentore che appare per la prima volta in pubblico per la divina predicazione.