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VE – M0037.1 DIREZIONE DIFESA DEL SUOLO - GENIO CIVILE di VENEZIA OPERE DI DIFESA DEI LITORALI MARITTIMI RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE, TURISTICA E RIORDINO DELLE OPERE DI DIFESA DELLE FASCE COSTIERE E DELLE FOCI FLUVIALI TRA PIAVE E LIVENZA. STRALCIO RIPASCIMENTO DEL LITORALE Importo € 6.400.000,00 Comuni di Caorle . Eraclea PROGETTO ESECUTIVO RELAZIONE ILLUSTRATIVA Venezia, 05 giugno 2009 PROGETTISTI Ing. Pierluigi Simonin Geom. Lucio Vindigni Geom. Roberto Piazza REDATTO: IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Ing. Enzo Zennaro A RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE, TURISTICA E RIORDINO DELLE OPERE DI DIFESA DELLE FASCE COSTIERE E DELLE FOCI FLUVIALI TRA PIAVE E LIVENZA. STRALCIO RIPASCIMENTO DEL LITORALE. Importo di progetto EURO 6.400.000,00.= RELAZIONE GENERALE 1. GENERALITÀ La linea di riva delle spiagge sabbiose è per sua natura variabile ed è pertanto del tutto normale assistere ad avanzamenti o arretramenti periodici dei litorali sabbiosi. Il bilancio nel lungo periodo di queste variazioni contrastanti e la stabilità della linea di battigia dipendono dalle azioni di erosione del mare e di apporto solido fluviale. E' sempre più evidente la tendenza delle spiagge adriatiche alla perdita del materiale sabbioso con conseguente riduzione della fascia costiera a danno delle attività economiche e dell’ambiente naturale. Il fenomeno, come è noto, va sotto il nome di erosione marina ed è da anni assai rilevante lungo tutta la linea costiera del Veneto, in tale contesto il tratto di litorale che va da foce Piave a foce Livenza presenta una spiccata vulnerabilità e una assoluta e prioritaria necessità di intervento. L'esposizione del paraggio, l’assenza del naturale ripascimento operato dalla corrente marina sublitoranea, la presenza nel retroterra di importanti insediamenti urbani e turistici, con la limitata ma felice eccezione di un'area di indubbio interesse naturalistico e paesaggistico quale la "Laguna del Morto", sono tutti elementi che hanno suggerito di riservare la massima attenzione a tale tratto di litorale. La costa in argomento, tra le foci dei fiumi Piave e Livenza è stata, a seguito dell’alluvione del 1966, fortemente armata con opere di difesa di vario tipo. L’interesse dell’Amministrazione Regionale nei confronti di questo territorio è quindi determinata dalla necessità di salvaguardare sia il patrimonio ambientale del luogo, Pagina 2 di 32 rappresentato dalla pineta retrostante la spiaggia, sia il patrimonio economico rappresentato dalle infrastrutture turistiche. A questo interesse si è aggiunta grazie alla Legge n. 59 del 15 marzo 1997 ed al decreto legislativo 31 marzo 1998 n.112 e legge regionale 13 aprile 2001 n.11 la specifica ed esclusiva competenza regionale sulla materia. Oltre a ciò è rilevante l’importanza idraulica del territorio in argomento in quanto naturale barriera posta a difesa dell’abitato di Eraclea e delle coltivazioni agricole dalle mareggiate. 2. QUADRO DI PROGETTO L' intervento in oggetto integra le opere strutturali realizzate con il programma PRUSST del Veneto Orientale, denominato “PRASTAVO”, approvato dal Ministero dei LL.PP. con proprio decreto n. 591 del 19.04.2000 e di successive Intese Istituzionali. Le opere previste costituiscono il completamento progettuale e funzionale degli interventi di difesa del litorale marittimo, tra le foci dei fiumi Piave e Livenza, realizzati dalla Regione del Veneto per il tramite dell’Ufficio del Genio Civile di Venezia e sono stralcio funzionale del "Progetto generale di adeguamento delle opere di difesa costiera e ripascimento nel tratto tra Piave e Livenza". La Giunta Regionale, preso atto del parere favorevole della Commissione VIA, ha espresso con deliberazione n. 2092 in data 11.07.2003 giudizio favorevole di compatibilità ambientale sul progetto preliminare generale. L’attuazione del presente stralcio progettuale è compreso nell'Accordo di Programma Quadro, finalizzato alla riduzione del rischio idrogeologico attraverso una azione programmatica comune tra lo Stato e la Regione del Veneto, firmato il 04 Luglio 2002 tra il Ministero dell'Economia e delle Finanze, il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e la Regione del Veneto. Pagina 3 di 32 3. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E AMMINISTRATIVO Il territorio costiero interessato dall’intervento proposto è ubicato nell’unità fisiografica compresa tra le foci dei fiumi Piave e Livenza, con particolare riguardo alle zone antistanti i centri turistici di Porto Santa Margherita, Duna Verde e di Eraclea mare. Il territorio posto invece ad est del centro di Eraclea Mare è ricoperto da una estesa pineta che ospita specie vegetali tipiche della fascia litoranea dell’alto Adriatico e che è divenuta ormai una rara testimonianza del paesaggio storiconaturale della costa veneta orientale. L’entroterra è caratterizzato da aree destinate ad usi agricoli le quali sono salvaguardate anche dalla presenza di cordoni dunosi fossili, che oltre alla loro valenza naturalistica, fungono da argine in occasione delle mareggiate più violente. L’idrografia della zona è caratterizzata dalla presenza della rete di scolo in gestione al Consorzio di Bonifica Basso Piave, mentre il territorio è amministrativamente diviso fra i comuni di Eraclea e Caorle. 4. OPERE DEL PROGETTO GENERALE Lo Studio sviluppato da HR WALLINGFORD ha simulato il comportamento evolutivo del litorale mediante elaborazione matematica su modello delle ipotesi di progetto e dei dati rilevati sul posto. Tali elaborazioni sono ben descritte nelle Relazioni Tecniche Specialistiche che accompagnano lo Studio stesso. Con il principio della graduale riduzione delle opere rigide in roccia ad alto impatto paesaggistico sono stati ipotizzati tre scenari possibili e tra questi è stato scelto in sede di progetto definitivo lo schema che presenta il migliore rapporto costibenefici, oltre alla migliore estensione di spiaggia fruibile: un sistema di 51 baie ottenute utilizzando pennelli in roccia, lunghi 135 m, con spaziatura pari a 240 m. L’intero fronte è sottoposto a ripascimento al fine di ottenere una spiaggia di larghezza uniforme pari a 60 m a l.m.m, per garantire un’ampiezza minima della spiaggia di almeno 30 m. (volume complessivo di materiale usato per il ripascimento: 1.600.000 m3 Pagina 4 di 32 Secondo le previsioni del progetto generale la lunghezza dei pennelli viene modificata fino a portare le teste presso la zona dei frangenti, aumentando la loro lunghezza con la realizzazione di un manufatto di circa 135 m, pari mediamente circa di 60 m in più rispetto alla posizione delle testate attuali, che si trovano in situazione di arretramento per effetto dell’erosione. L’interasse fra due pennelli è definito di norma sulla base dei dati relativi alla direzione del vento prevalente, che dovrà intersecare la testa di un pennello e la radice del successivo in corrispondenza della linea di spiaggia, tuttavia in presenza di più direzioni dominanti è comunque buona norma disporre le opere con distanze non inferiori al doppio della lunghezza dell’opera stessa, con interassi di 240 m, pari quindi circa al doppio della lunghezza dei pennelli. La Regione del Veneto, Genio Civile di Venezia, ha avviato la realizzazione delle suddette opere del progetto generale a partire dall’anno 2000. Fino al giugno del 2008 sono già stati realizzati 30 nuovi pennelli per una estesa di circa 6,7km - dallo sbocco marittimo della Laguna del Mort al termine del fronte di Duna Verde – e sono stati completati, anche con l’apporto di circa 300.000 mc di sabbia, i circa 2,00 km che corrispondono alle prime 8 baie dislocate sul fronte di Eraclea Mare. Per il completamento delle opere di progetto rimangono da eseguire 11 nuovi pennelli, per una estesa di circa 3,00 km e debbono essere insabbiate 31 baie per un volume complessivo di circa 900.000 mc di sabbia. Pagina 5 di 32 5. OPERE DEL PRESENTE STRALCIO PROGETTUALE Gli interventi di stralcio qui proposti consistono in : a) il salpamento dei pennelli esistenti sul litorale di Eraclea e Caorle compresi tra i pennelli recentemente realizzati e di maggiore lunghezza e dimensione, su un tratto del litorale della lunghezza di circa 4,8 Km, con riutilizzo del solo materiale roccioso per il rinfianco delle nuove opere di difesa costiera; b) il dragaggio di circa 450.000 m³ di sabbia prelevata in apposita cava marina di prestito – denominata JC - situata al largo del litorale di Jesolo ed Eraclea, previa bonifica da ordigni bellici delle aree da dragare, ed il successivo refluimento del materiale sabbioso per il ripascimento del litorale specificato in progetto, con formazione di un profilo di spiaggia come specificato in dettaglio negli elaborati progettuali; c) il dragaggio di circa 50.000 m³ di sabbia prelevata dalle foci fluviali limitrofe al litorale da ripascere (foce Sile, Piave, Cabaletta del Mort, Livenza, Nicesolo), previa bonifica da ordigni bellici delle aree da dragare, ed il successivo refluimento del materiale sabbioso per il ripascimento del litorale specificato in progetto, con formazione di un profilo di spiaggia come specificato in dettaglio negli elaborati progettuali; d) l’apporto di sabbia al litorale e la sua stesa secondo le sagome di progetto. Il ripascimento è pensato progettualmente per consentire il ricoprimento del setto murario ed annullare in tal modo l’effetto riflettente che il muro stesso esercita sulle onde incidenti; l’onda di risacca viene infatti accentuata dalla presenza del muro con conseguente allontanamento di particelle solide. In questo tipo di intervento è fondamentale definire la curva granulometrica composta delle sabbie ed il volume di apporto del ripascimento. La definizione del volume di apporto è immediatamente conseguente alla individuazione del profilo che si intende ottenere per le varie sezioni fatte con piani Pagina 6 di 32 verticali perpendicolari alla costa; l’avanzamento della linea di costa da conseguire ne determina l’andamento e fornisce quello che chiamiamo volume di progetto. Con l’applicazione del fattore di riempimento al volume di progetto si ottiene in definitiva il volume di apporto cercato e stabile. Considerando il fatto che il ripascimento proposto è già protetto dalle scogliere, risulta facile quantificare il volume di progetto come quello contenuto all’interno delle opere di difesa e si potrà applicare, per lo stesso motivo, un fattore di riempimento di poco superiore all’unità. Riguardo alla composizione granulometrica delle sabbie di progetto si rinvia ai dati riportati nello allo studio modellistica del modello sviluppato da HR WALLINGFORD per il progetto definitivo generale. 5.1 Provenienza delle sabbie da ripascimento La necessità di disporre di un quantitativo massiccio di sabbia, per il ripascimento strutturale previsto in progetto, ha condotto alla scelta di reperire il materiale sabbioso presso cave marine. Infatti la esigua disponibilità di sedimenti presso le foci fluviali permette la pianificazione di interventi che possono consentire la sola semplice manutenzione dei litorali in erosione. Questi ultimi sono comunque inseriti nelle previsioni gestionali dei lavori del Genio Civile, sia per gli aspetti di difesa della costa che di navigabilità e di buon deflusso idraulico presso le foci fluviali. Il volume di sabbia di apporto previsto è pari a circa 466.000 mc che, come detto, verranno reperiti per 450.000 mc presso cava marina denominata JC, a circa 8 miglia al largo di Eraclea ed il restante presso le foci fluviali. Questa fu già autorizzata dal Ministero dell’Ambiente a fine anni 90 per la realizzazione, da parte del M.A.V., degli interventi di ripascimento del litorale di Jesolo ed Eraclea Mare. La cava presenta ancora la disponibilità di circa 1.100.000 di mc di sabbia che comunque, al termine del prelievo di circa 450.000 mc previsti con il presente progetto, non saranno più sfruttati per interventi di ripascimento e difesa dei litorali veneti al fine di recepire le richieste delle varie Associazioni del settore della pesca, atteso inoltre che l’Amministrazione regionale ha già avviato un progetto di ricerca di Pagina 7 di 32 nuove cave marine di sabbia nell’Alto Adriatico, da utilizzare per opere di ripascimento dei litorali in erosione. CAVA MARINA JC Autorizzazioni per lo sfruttamento Il Ministero dell’Ambiente con Decreto n. 11218 del 3.03.1999 ha autorizzato il Magistrato alle Acque di Venezia al prelievo di sabbia della cava marina denominata JC per il ripascimento dei litorali in erosione nei Comuni di Venezia e Jesolo, per un volume complessivo di 2.000.000 mc di sabbia; detta cava, estesa su una superficie di 4 Kmq, è posta a circa 40 Km al largo della foce del fiume Piave, di fronte ai Comuni di Jesolo ed Eraclea, ad una profondità di 18 – 20 m. In attuazione della citata autorizzazione il Magistrato alle Acque tra il 1999 ed il 2000 ha utilizzato circa 600.000 mc di sabbia per il ripascimento del litorale di Jesolo. Con il D.Lgs. 112/1998 sono state conferite, tra l’altro, alle Regioni le funzioni relative alla gestione del demanio marittimo e della difesa della costa. In linea con il processo di decentramento e in attuazione del riordino generale delle materie trasferite, l’articolo 21 della Legge 31.07.2002 n. 179 (collegato ambientale alla finanziaria), individua le Regioni quali Autorità competenti all’istruttoria ed al rilascio delle autorizzazioni di cui all’art. 35 comma 2 del D.Lgs. n. 152/99. La Giunta regionale, con deliberazione in data 30.12.2005 n. 4170, ha approvato le “Direttive tecniche per la caratterizzazione e valutazione di compatibilità delle sabbie destinate al ripascimento dei litorali nella Regione del Veneto”. In forza del trasferimento delle compente suesposte, atteso che la citata cava JC presentava ancora una potenzialità di circa 1.400.000 mc di sabbia da utilizzare per interventi di difesa dei litorali in erosione, con decreto del Direzione regionale Tutela dell’Ambiente n. 145 in data 09.10.2003, sulla scorta del parere favorevole della CTRA n. 3164 del 18.09.2003, il termine per l’utilizzo della cava marina in argomento è stato prorogato a tutto il 30.06.2007, autorizzando nel contempo l’utilizzo della sabbia, previo accertamento della compatibilità ambientale con i siti di destinazione, anche per i lavori di ripascimento dei litorali di Cavallino – Treporti, Eraclea e Caorle. Pagina 8 di 32 Il Magistrato alle Acque di Venezia e la Regione del Veneto, al fine di creare una sinergia degli interventi di difesa della costa veneta, hanno sottoscritto un Accordo di Programma in data 7.11.2001. In forza di tale Accordo nel 2004 sono stati utilizzati ulteriori 327.000 mc di sabbia proveniente dalla cava JC, per il ripascimento del litorale di Cortellazzo (30.000 mc) e di Eraclea (297.000 mc). Alla data odierna risulta pertanto una disponibilità residua di sabbia da prelevare dalla cava in parola di circa 1.100.000 mc. Con decreto del Dirigente della Direzione Difesa del Suolo in data 26.06.2007 n. 59 il termine per lo sfruttamento della cava JC, per la quota residua suddetta di circa 1.100.000 mc, è stato prorogata, sulla scorta del parere favorevole della CTRA in data 24.05.2007 n. 3442 di ulteriori 48 (quarantotto) mesi, con scadenza quindi il 30.06.2011. Da ultimo con Protocollo d’intesa sottoscritto in data 07.04.2009 la Regione del veneto ed i Magistrato alle Acque di Venezia hanno convenuto che, “…la Regione del Veneto avvierà nel corso del 2009 / 2010 un intervento di ripascimento del tratto di litorale ad oriente di Cortellazzo, nei Comuni di Eraclea e Caorle, utilizzando circa 450.000 mc di sabbia disponibile nella cava marina denominata JC al largo della costa di Jesolo, concessa al Magistrato alle Acque di Venezia con Decreto del Ministero all’Ambiente n. 11218 del 03.03.1999 il cui sfruttamento è stato prorogato a tutto il 30.06.2011 con Decreto del Dirigente della Direzione regionale Difesa del Suolo n. 59 del 26.06.2007.” Esecuzione di analisi chimiche e fisiche delle sabbie provenienti dalla cava denominata jc per la redazione di progetti di ripascimento costiero (estratto della relazione CNR – ISMAR di Bologna in data marzo 2009) La presente relazione riporta i risultati dei dati fisici e chimici relativi ai depositi campionati nella cava situata al largo di Carole denominata JC alla profondità compresa tra i 20.5m e i 24.5 metri . Utilizzando i dati geofisici e di batimetria di dettaglio acquisiti nel 2008 resi disponibili dalla Regione Veneto si è potuto mappare i depositi sabbiosi acora disponibili nell’area di cava. Pagina 9 di 32 Infatti la cava JC è già stata in precedenza utilizzata dal MAV(Magistrato alle Acque di Venezia) per interventi di ripascimento. In questa relazione verranno riportati i risultati di: 1. Analisi granulometriche su 10 campioni per vagliatura con setacci e analisi per sedimentazione tramite sedigrafo (modello Micromeritics 5100) della porzione fine quando questa supera il 5% del totale. 2. Analisi chimiche per fluorescenza a raggi-X degli elementi maggiori (espressi come ossidi inpercentuale sul totale): SiO2, TiO2, Al2O3, Fe2O3, FeO, MnO, MgO, CaO, Na2O, K2O, P2O5 e degli elementi in traccia (espressi in ppm): S, Zn, Cu, Sc, Ga, Ni, Co, Cr, V, Rb, Ba, Th, Nb, La, Ce, Pb, Sr, Nd, Zr, Y su un campione. 3. Analisi chimiche del contenuto di calcite e dolomite per via gas-volumetrica su 2 campioni significativi. 4. Definizione delle aree da utilizzare per il prelievo di sabbia come da convenzione. Dati geofisici L’area è stata oggetto di un rilievo tramite Sub-Bottom Profiler Edgtech 3100-P SB424 di tipo “CHIRP sonar” range 4-24 kHz montato a scafo sull’imbarcazione, (Ditta esecutrice rilievo: TeMa snc). Sono stati acquisiti 14 profili paralleli direzione est-ovest che coprono l’intera area con spaziatura di 70 m tra profilo e profilo. La batimetria è stata acquisita da TeMa snc tramite un sistema a tecnologia interferometrica (Vedi Appendice E). I dati sono stati elaborati da ISMAR CNR Bologna con software ArcGIS Spatial Analyst ESRI per produrre un DTM con 1 metro di risoluzione e da questo derivare le isobate a 0,5 m. Dati geognostici Sono stati decisi 11 siti di campionamento ed eseguiti 11 carotaggi dalla ditta TeMa snc tramite carotiere a vibrazione modello Rossfelder P5 (Rossfelder Corp., San Diego) che utilizza un sistema elettrico subacqueo a doppia testa vibrante composto da: Pagina 10 di 32 - Doppia testa vibrante o vibrohead in grado di applicare una forza centrifuga media di 40 kN (1kN=102 kg) ed alimentazione trifase, 440- 460 V @ 60 Hz; - carotiere in acciaio AISI 304 della lunghezza di 6 m, innestato nella testa vibrante, nel quale viene inserito il liner in PVC (diametro esterno 90 mm). La base del carotiere è dotata di un sistema di lamelle chiudibili (cestello), per consentire la massima ritenzione della carota; - sistema per la verticalità, costituito da piattaforma d’appoggio zavorrata e sfere galleggianti ad alta densità; Il posizionamento dell’imbarcazione è stato realizzato mediante sistema GPS Ashtech Z-Surveyor, a doppia frequenza, 12 canali digitali e metodo Z-tracking per la ricostruzione del codice P crittografato, operante in modalità DGPS. La navigazione è stata supportata dal software di acquisizione per rilievi idrografici RESON PDS2000. I carotaggi sono stati aperti, descritti e subcampionati nei laboratori dell’Istituto ISMAR CNR di Bologna e preservati nella cella refrigerata e a umidità controllata. Analisi granulometriche Lo scopo dell’analisi granulometrica è quello di raggruppare in diverse classi di grandezza, le particelle costituenti i sedimenti, e di determinare successivamente le percentuali in peso secco del campione iniziale. La classificazione granulometrica prescinde dalla natura chimica o chimico-mineralogica delle particelle e prende in considerazione esclusivamente la dimensione. Si eseguono le analisi granulometriche per vagliatura con batterie di setacci per la frazione grossolana del sedimento e analisi granulometriche per sedimentazione per la frazione fine. Non si usano vagli con luce < 0.063 mm. Attraverso il metodo di quartazione si procede disponendo ogni singolo campione a forma di cono su di una superficie piana, dividendolo in quattro settori e prelevandone i due opposti, finché non si ottiene il peso necessario per l’analisi. Al fine di eliminare la frazione organica contenuta in ogni campione, il materiale così quartato viene disperso in una soluzione di acqua ossigenata. Una volta trattato per eliminare la sostanza organica il campione viene passato ad umido ad un vaglio da 0.063 mm per separare la frazione arenitica da quella pelitica. La frazione arenitica Pagina 11 di 32 viene fatta seccare a 60° in stufa, mentre la frazi one pelitica viene lasciata decantare per 24 ore. Analisi della frazione arenitica per setacciatura Si utilizza un’apposita batteria di setacci, disposti in pila, in cui l’apertura della maglia diminuisce progressivamente verso il basso. La batteria di setacci impiegata appartiene alla serie ASTM, ed ogni setaccio è dotato di un’altezza pari a 50 mm. La frazione arenitica da setacciare relativa ad ogni campione viene successivamente posta all’interno del setaccio più “alto” (dotato cioè delle maglie più larghe); l’intera batteria viene così sottoposta all’azione di un agitatore meccanico per un periodo di circa 20 minuti, al fine di ottenere la completa vagliatura del materiale. Successivamente si procede alla stima del peso di ogni singola frazione trattenuta all’interno di ogni setaccio, valutandone la percentuale rispetto al peso totale iniziale per ogni singola classe granulometrica di appartenenza. La frazione eventualmente passata al di sotto dell’ultimo setaccio (con maglie di larghezza pari a 62,5 µ) viene successivamente aggiunta alla frazione pelitica relativa al medesimo campione. I valori di ogni singola pesata così ottenuti vengono riferiti alle classi granulometriche appartenenti alla scala Wentworth. Analisi della frazione pelitica (silt+argilla) tramite sedigrafo La frazione pelitica viene filtrata su filtro di carta e successivamente seccata a 60°C. La frazione fine viene successivamente preparata per l’analisi al sedigrafo quartata per ottenere la massima distribuzione casuale dei granuli e messa in sospensione in una soluzione di acqua distillata ed esametafosfato di sodio (0,05%) per 24 ore per essere completamente disgregata. Infine, viene trattata con ultrasuoni e analizzata mediante sedigrafo a raggi X. La legge di Stokes associata all'attenuazione dell’intensità delle radiazioni causata delle particelle che le intercettano permette di ricavare delle curve di distribuzione granulometrica. Tuti i dati sono stati poi elaborati con un programma open source (GRADISTAT, S. J. BLOTT & K. PYE, 2001) per ricavare i parametri statistici e le curve di distribuzione granulometrica. Pagina 12 di 32 Per semplificare la lettura ed il trattamento statistico dei digrammi granulometrici, Krumbein (1934) propose l’uso della scala in phi (ϕ), la quale non è altro che la trasposizione in logaritmi della scala Udden-Wentworth. Si tratta, più precisamente, dei logaritmi in base due dei valori in millimetri. Per comodità, poiché si lavora prevalentemente nel campo dei materiali più piccoli di 2 mm (dove risulterebbero in grande prevalenza valori negativi), si cambia il segno ai logaritmi; perciò la relazione fondamentale che lega le due scale è: ϕ= -log2 mm Poiché la scala in phi (ϕ) è oggi normalmente usata nel campo sedimentologico, tutti i grafici dei parametri statistici illustrati di seguito, sono stati effettuati facendo riferimento alle unità phi (ϕ), piuttosto che ai millimetri ad esclusione del diametro medio. Per la determinazione dei parametri statistici della curva granulometrica si è usato il metodo grafico, basato sull’uso dei «percentili». Le relazioni che oggi trovano maggiore applicazione sono quelle di Folk e Ward (1957), che consentono il calcolo di diametro medio, coefficiente di cernita, coefficiente di asimmetria e coefficiente di appuntimento mediante la lettura dei percentili 5%, 16%, 25%, 50%, 75%, 84% e 95%. Il diametro medio o media grafica Mz = (ϕ16 +ϕ50+ϕ84 )/3 Mediana = D50 (mm), ϕ50 diametro delle particelle che rappresenta il cinquantesimo percentile della distribuzione cumulativa La deviazione standard (σI) o coefficiente di cernita o sorting è la diffusione della distribuzione intorno alla media, indica cioè quanto la distribuzione granulometrica differisce dal valore del diametro medio; è indipendente dalla grana media ed indica, in generale, il grado di elaborazione a cui è stato sottoposto un sedimento. La classazione esprime la capacità selettiva del mezzo di trasporto, cioè la sua capacità di prelevare e/o depositare i granuli: abbandonando quelli più grossolani e prendendo in carico quelli più sottili. I sedimenti eolici e di spiaggia, ad esempio, sono tra i più classati in natura (Ricci Lucchi, 1980). Quando il valore del coefficiente Pagina 13 di 32 è basso significa che è ridotto l’assortimento del campione, cioè che il materiale è molto classato. La skewness (Sk) o coefficiente di asimmetria esprime lo scostamento tra mediana e media del campione. Non ha valore in assoluto ma va confrontato con la deviazione standard. Se Sk = 0, allora la curva granulometrica è simmetrica; mentre se Sk < 0, significa che vi è una coda di materiali grossolani, infine se Sk > 0, allora la coda è di materiale fine. La kurtosis (KG) o coefficiente di appuntimento è il rapporto tra l’ampiezza della parte centrale del diagramma e quella delle code. In pratica confronta i diametri estremi della distribuzione con quelli della parte centrale. Indice della curva normale è KG=1. Pagina 14 di 32 Tabella 1 Classi granulometriche espresse in mm ed in phi (ϕ). Analisi di Suscettività Magnetica La suscettività magnetica misura la capacità di magnetizzazione in un materiale in presenza di un campo magnetico applicato, e può essere usata per correlazioni stratigrafiche e determinazione di province mineralogiche. cm - è detta suscettività magnetica del mezzo ed è adimensionata. La carota intera è stata analizzata con il sistema automatico ISMAR SAAS-1 Masini L. (2001), con anello ad induzione Bartington di 12.5 cm di diametro a passo 1cm e lettura ogni 10 s. I dati misurati sono stati corretti per il diametro del sensore e per lo Pagina 15 di 32 spessore di sedimento, ripuliti da 'spikes', filtrati e plottati vs. profondità. Si tenuto conto sia del fondo che della deriva dello strumento, per i quali ogni misura è stata poi corretta, eseguendo alcune letture a vuoto sia prima che dopo la scansione, secondo gli standards di misura del laboratorio di Paleomagnetiscmo dell’ISMAR CNR Sede di Bologna. Analisi di Calcite e Dolomite tramite determinazione gas-volumetrica Le analisi dei campioni sono state effettuate per via gas volumetrica (Jobstraibizer, 1970) rapida ed applicabile a sostanze contenenti diversi carbonati. Con questo metodo sono state ottenute le percentuali di calcite e dolomite nei 2 campioni analizzati. Il metodo misura la quantità di CO2 sviluppata sia da un attacco in soluzione acetica che da un attacco in soluzione cloridrica sul sedimento macinato a talco in mortaio d’agata. L’attacco in soluzione acetica provoca la liberazione di tutta la CO2 calcitica e di un’aliquota di CO2 dolomitica percentualmente costante rispetto alla quantità totale. La CO2 complessiva (sviluppata da tutta la dolomite e da tutta la calcite) viene misurata dopo l’attacco con soluzione cloridrica. Tramite alcuni calcoli che tengono conto dell’aliquota costante di CO2 sviluppata dalla dolomite con attacco acetico (20%) si ricavano dalle letture ottenute con l’apposito strumento (Calcimetro Dietrich-Fruhling) le percentuali di calcite e dolomite presenti nel sedimento. L’intera analisi dura 45 minuti a campione. Batimetria di dettaglio della cava JC I dati batimetrici sono stati elaborati per ottenere un modello digitale del fondale. L’analisi del DTM ottenuto dai dati batimetrici, con risoluzione un metro per un metro, mette in evidenza l’area dove sono stati prelevati i sedimenti durante l’intervento del 2004, infatti nella porzione nord occidentale i solchi provocati dalla draga sono chiari e abbastanza profondi (fig.4 e 5). Nella sua porzione orientale, non interessata dal prelievo, sono chiaramente tracciabili 7 dossi allungati (che possono essere anche definite forme di fondo sabbiose o dune di sabbia) molto comuni in questa porzione di Adriatico settentrionale (Correggiari et al. 1996a). Durante le fasi di risalita del livello del mare dopo l’ultima fase glaciale (18000-22000 anni fa) la minima pendenza della piattaforma adriatica favorì la traslazione Pagina 16 di 32 orizzontale dei depositi costieri ed il loro progressivo annegamento, questi litosomi costieri rimaneggiati costituiscono i rilievi oggetto di questo studio. I parametri morfologici sono correlabili con depositi simili rinvenuti nelle stesse fascie batimetriche in alto Adriatico (Correggiari et al. 1996b). La distanza tra cresta e cresta varia tra 250 e 350 metri, mentre le dimensioni trasversali, riferendosi alle sole porzioni presenti nell’area di cava, mediamente misurano 130 metri e quelle longitudinali raggiungono i 750 metri. La parte più orientale dell’area è interessata da molti affioramenti discontinui e disomogenei probabilmente riconducibili a concrezioni o cementazioni (fig.6). Nella porzione già dragata sono visibili, a tratti, alcuni dei rilievi che caratterizzavano la morfologia del fondale prima dell’intervento e che continuano più a sud nella porzione non cavata anche se con un debolissimo gradiente. Nella parte ovest dell’area non ancora interessata dagli sbancamenti si possono notare le propaggini più meridionali delle dune sabbiose e soprattutto le morfologie a truogolo allungato che dividono le dune. L’analisi dei carotaggi e dei profili sismoacustici ha potuto individuare alcune aree che possono essere sede di nuovi prelievi, garantendo il mantenimento di una porzione consistente di sedimento sabbioso sul fondale per favorire il ripopolamento delle faune bentoniche. Per comodità le dune sabbiose sono state denominate come duna A, duna B, duna C, duna D, duna E, duna F, duna G e, utilizzando il DTM, sono stati tracciati dei profili batimetrici trasversali e longitudinali in tutta l’area di cava in modo da mettere in evidenza le morfologie già solcate dalla draga durante il prelievo del 2004 e quelle delle dune sabbiose in senso stretto (Figure 7 e 8). Pagina 17 di 32 Fig. 4 - DTM dell’area denominata Cava JC (risoluzione 1m x 1m), in rosso l’ubicazione dei vibrocarotaggi in verde i tracciati dei profili sismoacustici. Le isobate in azzurro sono riferite al rilievo ISMAR CNR acquisito nel 2004-2005 per il foglio NL33-7 Venezia della Carta Geologica dei Mari Italiani a scala 1:250000 Fig. 5 - Profilo sismoacustico presente nell’archivio ISMAR CNR di Bologna, Il profilo stato acquisito nel 2005 attraversa l’area di cava e mette in evidenza lo sbancamento provocato dalla draga. Alcune porzioni di sedimento sabbioso sono presenti all’interno dell’area cavata, anche se in alcuni punti i solchi profondi lasciano solo uno strato di pochi decimetri di sedimento sabbioso sul fondale. La figura 5 riporta un profilo sismoacustico dell’archivio ISMAR CNR di Bologna acquisito nel 2005 dove risulta molto evidente lo sbancamento lasciato dalla draga nel 2004. Nel definire le nuove aree dove Pagina 18 di 32 indirizzare il prelievo si è cercato di essere molto più conservativi e lasciare uno strato più spesso di sabbia superiore ai 50 cm. Le morfologie positive allungate sono state mappate ed i loro spessori definiti in metri (vedi mappa Allegato 1). Fig 6 - Modello digitale dell’area di cava JC, risoluzione 1m x 1m illuminazione da NW. Pagina 19 di 32 Fig. 7 - Profili batimetrici riferiti alle sezioni evidenziate in rosso sulla mappa. AA1, BB1, CC1 sono profili longitudinali mentre i rimanenti sono trasversali. Pagina 20 di 32 Fig. 8 Profili batimetrici riferiti alle sezioni evidenziate in rosso sulla mappa. Le dune sono denominate con lettere da A a F come nel testo. Cenni sulla biomassa nell’area di cava JC La pesca di molluschi bivalvi nella Regione del Veneto è attualmente praticata dalle imprese di pesca che aderiscono ai Co.Ge.Vo. (Consorzi Gestione Vongole) di Venezia e Chioggia a cui, con Decreto Ministeriale del 11 febbraio 2003, è stata affidata in via definitiva la gestione e la regolamentazione della pesca dei molluschi bivalvi nei Compartimenti Marittimi di Venezia e Chioggia. Le specie oggetto di tutela e di raccolta sono rappresentate dalla vongola adriatica (Chamelea gallina), dai cannolicchi (Ensis minor e Solen marginatus), dalle regine o cuori (Acanthocardia sp. pl.) e dai fasolari (Callista chione). La raccolta di C. chione, attività di notevole importanza economica, è praticata in limitati areali localizzati a 8-10 miglia dalla costa su profondità di circa 20 m. I fasolari sono più abbondanti dove il substrato è costituito da sabbie grossolane e da fondi detritici formati da concrezioni coralligene; al contrario la specie è meno frequente sulle sabbie litorali e sulle sabbie fini ed è del tutto assente nelle zone in cui il fondo è costituito da argilla. I rilievi sabbiosi utili per il ripascimento costiero rappresentano anche il substrato per le specie bentoniche tipiche di fondali sabbiosi e l’effetto immediato del dragaggio comporta la rimozione della comunità bentonica insediata negli strati superficiali di sedimento (0-40 cm) (Cecconi & Ardone, 2003). Per completezza sono stati sovrapposti i dati di uno studio pubblicato da Pellizzato et al., 2006, relativo a due campagne di monitoraggio nel sito di cava, al DTM dell’area di cava con l’obiettivo di valutare arealmente lo stato dei banchi naturali del bivalve Callista chione prima e dopo i lavori di estrazione della sabbia. Gli autori mettono in evidenza come in agosto 2004 l’azione di dragaggio della sabbia, unita all’attività di pesca, ha portato ad una riduzione della risorsa del 57,2% rispetto a quella rinvenuta nella campagna del Maggio 2004 precedente al prelievo di sabbia. Come chiaramente si può notare dalla sovrapposizione dei dati morfologici e di quelli relativi alla biomassa (fig. 9), la diminuzione relativa è evidente anche in aree non compromesse dal dragaggio in senso stretto, quindi probabilmente interessate solo da attività di pesca. Pagina 21 di 32 Fig. 9 Dati sulla biomassa relativa all’area interessata dalla cava JC prima (Maggio 2004) e dopo l’intervento di prelievo di sabbie (Agosto 2004) (da Pellizzato et al. 2006, modificato) Pagina 22 di 32 La base dei depositi sabbiosi che caratterizzano l’area di cava JC è stata prelevata da un carotaggio (RV08-JC90). La sabbia poggia con contatto netto su argille con intercalazioni siltose e livelli torbosi (fig. 10). È necessario comunque che si presti molta attenzione alle operazioni di dragaggio che in ogni caso deve preservare la natura sabbiosa del fondale per favorire la tendenza delle comunità bentoniche a ricolonizzare spontaneamente il substrato. Descrizione del deposito sabbioso in funzione dei volumi utilizzabili L’area della cava JC è stata suddivisa in subaree per meglio descrivere i depositi ancora utilizzabili da quelli già prelevati. Le morfologie positive allungate sono state mappate ed i loro spessori definiti in metri (vedi mappa in scala 1:5000 nell’Allegato 1). Le dune sabbiose sono state denominate come duna A, duna B, duna C, duna D, duna E, duna F, duna G mentre l’area a sud di quella cavata che presenta ancora le propaggini delle dune ormai rimosse è stata definita area tabulare X con varie zone dove sono stati individuati spessori prevalentemente di 0,50 m di sabbia. Nella figura 10 sono rappresentati i profili sismoacustici acquisiti sulle dune B e C, in alcuni è ben evidente la base del deposito sabbioso (RVJC_T1), in altri la complessità interna dei riflettori (RVJC_11). La duna G è stata scartata dal computo dei volumi di sabbia disponibili perchè poco sviluppata e le caratteristiche dei depositi sub superficiali e del fondale non garantivano il reperimento di sedimenti sabbiosi omogenei e sufficientemente classati. Attraverso il calcolo delle aree e degli spessori individuati dai profili sismoacustici e tarati con i dati dei carotaggi, si sono definiti gli spessori di sabbia per ogni duna e per il deposito tabulare ed i relativi spessori utilizzabili. Duna A La porzione più a nord è già stata interessata dal primo prelievo, infatti i tracciati della draga sono ben visibili sula batimetria ad alta risoluzione (DTM 1m x 1m). Gli spessori massimi di sabbia non sono molto elevati e la quantità utilizzabile massima è di un metro. La quota di cava consigliata è -22,2 m per un totale di m3 utilizzabili di 19900. Pagina 23 di 32 Duna B La duna B risulta anch’essa interessata, nella porzione più a nord, dal primo prelievo e quindi è stata già in parte utilizzata come cava. Questa duna risulta essere più alta della duna A, dalla quota relativa del truogolo adiacente, e si sviluppa fino a quota 20,62m. La quantità di sabbia presente che si estende fino al disotto del fondo mare raggiunge i 3 metri di spessore assoluto (fig. 10). (vedi carotaggio RV08JC-90). L’area interessata da questo deposito è stata suddivisa in B1 e B2 dove sarà necessario utilizzare una quota di cava diversificata. Per la B1 si consiglia di utilizzare la quota di -22,3 metri, mentre per la porzione B2 si può utilizzare la quota 23 La quantità di sabbia utilizzabile per entrambe le porzioni della duna B è di 85000 m3. Duna C Morfologicamente la duna C si estende da -20,45 m a -22,6 m. È sensibilmente più corta in senso longitudinale della duna B e il suo massimo spessore raggiunge i 2,5m. La quota di cava consigliata per questa duna è -22,5 m. La quantità di sabbia utilizzabile è di 39000m3. Duna D La duna D si trova nella sua porzione settentrionale fuori dai confini della concessione. Nella porzione meridionale è molto confinata arealmente, molto ripida e misura 630 m in lunghezza. Morfologicamente la duna D si estende da -20,0 m a 22,6 m. Presenta alcune concrezioni nella cresta visibili sui profili sismoacustici. La quota di cava consigliata è di -22,5 m per un totale di 60300 m3. Pagina 24 di 32 Fig. 10 Serie di profili sismoacustici acquisiti sulle dune B e C. Pagina 25 di 32 Duna E La lunghezza di questa duna è paragonabile alla duna D ma nella sua porzione meridionale si biforca e finisce in un’area ricca di concrezioni. Morfologicamente la duna E si estende da -19,7 m a -21,9 m. Utilizzando una quota di cava di -22,0 m può fornire un volume utile di sedimento sabbioso 68100 m3. Duna F La duna F è lunga circa 600m e si sviluppa dalla quota di -19,7 a -22,1m. Si consiglia una quota di cava di -22 m per un totale di 91700 m3 utilizzabili. Area tabulare X Nell’area a sud di quella già sede del primo prelievo avvenuto nel 2004 (vedi figura 11), si notano ancora le propaggini delle dune ormai rimosse. Qui è stata definita area tabulare X, con varie sottozone, dove sono stati individuati spessori utilizzabili prevalentemente di 0,50 m di sabbia (fig. 11). Area tabulare X1 È un’area molto piccola confinata in un piccolo rilievo dove è possibile ricavare 1800 m3 ( quota di cava di -22 m). Area tabulare X2 L’area è più estesa e può fornire 5100 m3 (quota di cava di -22,5 m). Area tabulare X3 L’area può fornire 8700 m3 (quota di cava a -22,5 m). Area tabulare X4 L’area è la più grande e corrisponde ad una zona piana e può fornire 37100 m3 utilizzando una quota di cava di -22,5m. Nella tabella 6 sono riportati i valori dei volumi (in m3 assoluti) delle forme morfologiche individuate dal DTM, la quota base utilizzata per identificare i suddetti volumi, i volumi utili di sabbia per ogni duna utilizzando la quota di cava che garantisce la preservazione di 0,50 m di sabbia sul fondale. Inoltre sono riportate la quota minima e massima del fondale ogni sub area. Pagina 26 di 32 Il volume totale utilizzabile per le dune risulta essere approssimativamente di 364000 m3 mentre per l’area tabulare X di 52900 m3 sommando questi due depositi si ottine un totale generale di 417000 m3 (tab. 6). Tabella 6 volumi quota volumi utili DTM base DTM quota cava quota min quota max Area A 52535 -22,67 19970 -22,2 -22,67 -21,05 Area B1 20370 -22,8 10996 -22,3 -22,82 -20,62 Area B2 130864 -23,93 74019 -23 -22,66 -20,93 Area C 56846 -23 39000 -22,5 -22,6 -20,45 Area D 95987 -23 60300 -22,5 -22,6 -20 Area E 105339 -22,5 68168 -22 -21,99 -19,7 Area F 133255 -22,5 91709 -22 -22,11 -19,77 TOT dune 364162 Area X Area X1 1898 -22 -21,13 -22,39 Area X2 5156 -22,5 -21,99 -21,57 Area X3 8757 -22,5 -21,5 -22 Area X4 37100 -22,5 -21,38 -22 TOT area X 52911 Totale generale 595196 417073 Tabella 6 - Tabella riassuntiva dei volumi di sabbia potenzialmente utilizzabili nell’area di cava JC Pagina 27 di 32 Fig. 11 Mappa degli gli spessori del deposito sabbioso nelle 6 dune e nell’area tabulare denominata X (Allegato 1) Progetto di dragaggio della cava JC Sulla base delle analisi sopra specificate è stato elaborato il progetto di dragaggio della cava JC individuando sette aree di prelievo (A, B, C, D, E, F e X34), aventi una potenzialità estrattiva di sabbia di 477.183,57 mc, come evidenziato nella seguente tabella: Volume di sabbia Area Superficie Area disponibile da Quota fondo mq dragare scavo mc AreaF 103.519,00 103.927,44 -22 AreaB 113.674,00 102.754,81 -22,3;-23 AreaX34 122.725,00 72.835,48 -22,5 Pagina 28 di 32 AreaE 78.369,00 69.283,98 -22 AreaD 69.721,00 55.593,93 -22,5 AreaC 60.654,00 52.791,54 -22,5 AreaA 57.547,00 19.996,39 -22,2 Sommano 477.183,57 Sulla base delle intese intercorse con le varie Associazioni del settore della pesca lo sfruttamento complessivo sarà limitato a 450.000 mc, garantendo uno strato di sabbia residuo in tutte le aree interessate dal dragaggio, al fine di consentire una maggiore e più celere ripresa biologica sui siti. FOCI FLUVIALI Il presente progetto prevede altresì il ripascimento del litorale con sabbie provenienti dal dragaggio delle foci fluviali limitrofe, da foce Sile a foce Nicesolo, per un volume massimo complessivo di circa 50.000 mc. Il materiale sabbioso in parola potrà provenire anche dal dragaggio di più foci fluviali, sulla base delle effettive necessità di manutenzione delle stesse da parte del competente Ufficio del Genio Civile di Venezia, al fine di garantire l’officiosità delle foci in parola, nonché la sicurezza della navigazione per le numerose imbarcazioni da pesca o da diporto presenti nelle darsene locali. I sedimenti che vanno a formare le barre di foce sono di natura sabbiosa e provengono dal fondale marino stesso per effetto delle mareggiate ed hanno il loro ottimale impiego nei ripascimenti delle spiagge in erosione. Questi interventi, combinati e integrati, si caratterizzano come manutenzioni ordinarie e periodiche delle foci e, contestualmente, delle spiagge. In tal senso il Genio Civile di Venezia fin dal primo esercizio utile (2003) dopo l’avvento della L.R. 27/02, ha provveduto ad inserire nel programma l’affidamento dei rilievi e delle analisi chimiche, fisiche e microbiologiche di tutte le foci della provincia di Venezia, redigendo progetti dal titolo: "Campagna di rilievi e analisi dei sedimenti delle foci fluviali per il riutilizzo degli stessi per ripascimenti del litorale in erosione", ripetuti poi a cadenza annuale. Pagina 29 di 32 La finalità della raccolta dati delle citate campagne è quella di avviare le procedure di autorizzazione al ripascimento per la caratterizzazione delle sabbie con le procedure di cui alla DGR 1003/2003, sostituita oggi dalla DGR 4170/2005. I tempi che intercorrono sono dell’ordine dei 12 mesi, tenuto conto anche delle citate procedure per l’autorizzazione. L’esecuzione dei lavori di dragaggio e ripascimento riguarderanno sabbie per le quali è già stata acquisita l’autorizzazione al ripascimento ai sensi della D.G.R. 4170/2005. 5.2 Salpamento dei pennelli esistenti Contestualmente alla stesa del materiale sabbioso sarà operato il salpamento dei vecchi pennelli, non più necessari, ed il riordino con ridistribuzione del materiale roccioso reso disponibile dai salpamenti stessi. Tale materiale è stimato in oltre 11.000 mc di roccia ed oltre 2.000 ton di cls. La roccia sarà ridossata ai pennelli di nuova formazione e/o affondata a ridosso della muretta longitudinale di difesa: in tal modo può essere riutilizzata in loco e supportare le opere rigide di difesa della costa già presenti. Tutto il materiale di demolizione diverso dalla roccia, comunque inerte, in particolare il calcestruzzo, sarà portato a discarica e smaltito a norma di Legge. 6. SOMME A DISPOSIZIONE Le somme a disposizione comprendono, come di consueto, le voci per I.V.A., Imprevisti, Incentivi alla progettazione e spese tecniche. Oltre a queste, sono state inserite le voci relative a - Spese tecniche art. 92 del D.Lgs 163/2006. per le attività di progettazione e direzione lavori - Rilievi topo – batimetrici e monitoraggi necessari alla definizione dello stato dei luoghi, dei volumi ed alla loro distribuzione nelle singole baie - Monitoraggi ambientali nella cava marina JC ante e post opera come meglio dettagliato nello specifico elaborato progettuale - Incarico per coordinamento sicurezza in fase progettuale ed esecutiva - Incarico per la redazione della relazione di incidenza ambientale Pagina 30 di 32 - Analisi di laboratorio per il controllo e monitoraggio della funzionalità delle opere da realizzare L’importo del progetto ammonta a € 6.400.000,00 suddiviso secondo il quadro economico seguente. A - IMPORTI A BASE D'ASTA (oneri per la sicurezza compresi) € 4.979.098,24 B - SOMME A DISPOSIZIONE 01 - Spese tecniche art. 92 del D.Lgs 163/2006 per € 77.972,67 02 - I.V.A. 20% sul base d'asta € 995.819,65 03 - Rilievi topo – batimetrici e monitoraggi € 50.000,00 04 - Monitoraggi ambientali nella cava marina JC € 120.000,00 € 35.000,00 € 4.000,00 07 - Analisi di laboratorio € 20.000,00 08 - Imprevisti € 118.109,44 € 1.420.901,76 € 6.400.000,00 le attività di progettazione e direzione lavori pari a 1,80 % x 0,87 di A) ante e post opera 05 - Incarico per coordinamento sicurezza in fase progettuale ed esecutiva 06 - Incarico per la redazione della relazione di incidenza ambientale TOT. SOMME A DISPOSIZIONE IMPORTO TOTALE DI PROGETTO 7. TEMPO UTILE PER L’ESECUZIONE DEI LAVORI Il tempo utile totale per dare ultimate tutte le prestazioni oggetto del presente appalto è pari a 360 (trecentosessanta) giorni naturali e consecutivi decorrenti dalla data del Pagina 31 di 32 verbale di consegna dei lavori, fermo restando che tutte le lavorazioni dovranno essere sospese per la stagione balneare dal 01 maggio al 30 settembre. Pagina 32 di 32