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m037_1 relazione
VE – M0037.1
DIREZIONE DIFESA DEL SUOLO - GENIO CIVILE di VENEZIA
OPERE DI DIFESA DEI LITORALI MARITTIMI
RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE, TURISTICA E RIORDINO
DELLE OPERE DI DIFESA DELLE FASCE COSTIERE E DELLE
FOCI FLUVIALI TRA PIAVE E LIVENZA.
STRALCIO RIPASCIMENTO DEL LITORALE
Importo € 6.400.000,00
Comuni di Caorle . Eraclea
PROGETTO ESECUTIVO
RELAZIONE
ILLUSTRATIVA
Venezia, 05 giugno 2009
PROGETTISTI
Ing. Pierluigi Simonin
Geom. Lucio Vindigni
Geom. Roberto Piazza
REDATTO:
IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
Ing. Enzo Zennaro
A
RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE, TURISTICA E RIORDINO DELLE OPERE DI
DIFESA DELLE FASCE COSTIERE E DELLE FOCI FLUVIALI TRA PIAVE E
LIVENZA.
STRALCIO RIPASCIMENTO DEL LITORALE.
Importo di progetto EURO 6.400.000,00.=
RELAZIONE GENERALE
1. GENERALITÀ
La linea di riva delle spiagge sabbiose è per sua natura variabile ed è pertanto
del tutto normale assistere ad avanzamenti o arretramenti periodici dei litorali
sabbiosi.
Il bilancio nel lungo periodo di queste variazioni contrastanti e la stabilità della linea
di battigia dipendono dalle azioni di erosione del mare e di apporto solido fluviale.
E' sempre più evidente la tendenza delle spiagge adriatiche alla perdita del materiale
sabbioso con conseguente riduzione della fascia costiera a danno delle attività
economiche e dell’ambiente naturale.
Il fenomeno, come è noto, va sotto il nome di erosione marina ed è da anni assai
rilevante lungo tutta la linea costiera del Veneto, in tale contesto il tratto di litorale
che va da foce Piave a foce Livenza presenta una spiccata vulnerabilità e una
assoluta e prioritaria necessità di intervento.
L'esposizione del paraggio, l’assenza del naturale ripascimento operato dalla
corrente marina sublitoranea, la presenza nel retroterra di importanti insediamenti
urbani e turistici, con la limitata ma felice eccezione di un'area di indubbio interesse
naturalistico e paesaggistico quale la "Laguna del Morto", sono tutti elementi che
hanno suggerito di riservare la massima attenzione a tale tratto di litorale.
La costa in argomento, tra le foci dei fiumi Piave e Livenza è stata, a seguito
dell’alluvione del 1966, fortemente armata con opere di difesa di vario tipo.
L’interesse dell’Amministrazione Regionale nei confronti di questo territorio è quindi
determinata dalla necessità di salvaguardare sia il patrimonio ambientale del luogo,
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rappresentato dalla pineta retrostante la spiaggia, sia il patrimonio economico
rappresentato dalle infrastrutture turistiche.
A questo interesse si è aggiunta grazie alla Legge n. 59 del 15 marzo 1997 ed al
decreto legislativo 31 marzo 1998 n.112 e legge regionale 13 aprile 2001 n.11 la
specifica ed esclusiva competenza regionale sulla materia.
Oltre a ciò è rilevante l’importanza idraulica del territorio in argomento in quanto
naturale barriera posta a difesa dell’abitato di Eraclea e delle coltivazioni agricole
dalle mareggiate.
2. QUADRO DI PROGETTO
L' intervento in oggetto integra le opere strutturali realizzate con il programma
PRUSST del Veneto Orientale, denominato “PRASTAVO”, approvato dal Ministero
dei LL.PP. con proprio decreto n. 591 del 19.04.2000 e di successive Intese
Istituzionali.
Le opere previste costituiscono il completamento progettuale e funzionale degli
interventi di difesa del litorale marittimo, tra le foci dei fiumi Piave e Livenza,
realizzati dalla Regione del Veneto per il tramite dell’Ufficio del Genio Civile di
Venezia e sono stralcio funzionale del "Progetto generale di adeguamento delle
opere di difesa costiera e ripascimento nel tratto tra Piave e Livenza".
La Giunta Regionale, preso atto del parere favorevole della Commissione VIA, ha
espresso con deliberazione n. 2092 in data 11.07.2003 giudizio favorevole di
compatibilità ambientale sul progetto preliminare generale.
L’attuazione del presente stralcio progettuale è compreso nell'Accordo di Programma
Quadro, finalizzato alla riduzione del rischio idrogeologico attraverso una azione
programmatica comune tra lo Stato e la Regione del Veneto, firmato il 04 Luglio
2002 tra il Ministero dell'Economia e delle Finanze, il Ministero dell'Ambiente e della
Tutela del Territorio e la Regione del Veneto.
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3. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E AMMINISTRATIVO
Il territorio costiero interessato dall’intervento proposto è ubicato nell’unità
fisiografica compresa tra le foci dei fiumi Piave e Livenza, con particolare riguardo
alle zone antistanti i centri turistici di Porto Santa Margherita, Duna Verde e di
Eraclea mare.
Il territorio posto invece ad est del centro di Eraclea Mare è ricoperto da una
estesa pineta che ospita specie vegetali tipiche della fascia litoranea dell’alto
Adriatico e che è divenuta ormai una rara testimonianza del paesaggio storiconaturale della costa veneta orientale.
L’entroterra è caratterizzato da aree destinate ad usi agricoli le quali sono
salvaguardate anche dalla presenza di cordoni dunosi fossili, che oltre alla loro
valenza naturalistica, fungono da argine in occasione delle mareggiate più violente.
L’idrografia della zona è caratterizzata dalla presenza della rete di scolo in gestione
al Consorzio di Bonifica Basso Piave, mentre il territorio è amministrativamente
diviso fra i comuni di Eraclea e Caorle.
4. OPERE DEL PROGETTO GENERALE
Lo Studio sviluppato da HR WALLINGFORD ha simulato il comportamento
evolutivo del litorale mediante elaborazione matematica su modello delle ipotesi di
progetto e dei dati rilevati sul posto.
Tali elaborazioni sono ben descritte nelle Relazioni Tecniche Specialistiche che
accompagnano lo Studio stesso.
Con il principio della graduale riduzione delle opere rigide in roccia ad alto
impatto paesaggistico sono stati ipotizzati tre scenari possibili e tra questi è stato
scelto in sede di progetto definitivo lo schema che presenta il migliore rapporto costibenefici, oltre alla migliore estensione di spiaggia fruibile: un sistema di 51 baie
ottenute utilizzando pennelli in roccia, lunghi 135 m, con spaziatura pari a 240 m.
L’intero fronte è sottoposto a ripascimento al fine di ottenere una spiaggia di
larghezza uniforme pari a 60 m a l.m.m, per garantire un’ampiezza minima della
spiaggia di almeno 30 m. (volume complessivo di materiale usato per il ripascimento:
1.600.000 m3
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Secondo le previsioni del progetto generale la lunghezza dei pennelli viene
modificata fino a portare le teste presso la zona dei frangenti, aumentando la loro
lunghezza con la realizzazione di un manufatto di circa 135 m, pari mediamente
circa di 60 m in più rispetto alla posizione delle testate attuali, che si trovano in
situazione di arretramento per effetto dell’erosione.
L’interasse fra due pennelli è definito di norma sulla base dei dati relativi alla
direzione del vento prevalente, che dovrà intersecare la testa di un pennello e la
radice del successivo in corrispondenza della linea di spiaggia, tuttavia in presenza
di più direzioni dominanti è comunque buona norma disporre le opere con distanze
non inferiori al doppio della lunghezza dell’opera stessa, con interassi di 240 m, pari
quindi circa al doppio della lunghezza dei pennelli.
La Regione del Veneto, Genio Civile di Venezia, ha avviato la realizzazione delle
suddette opere del progetto generale a partire dall’anno 2000.
Fino al giugno del 2008 sono già stati realizzati 30 nuovi pennelli per una estesa di
circa 6,7km - dallo sbocco marittimo della Laguna del Mort al termine del fronte di
Duna Verde – e sono stati completati, anche con l’apporto di circa 300.000 mc di
sabbia, i circa 2,00 km che corrispondono alle prime 8 baie dislocate sul fronte di
Eraclea Mare.
Per il completamento delle opere di progetto rimangono da eseguire 11 nuovi
pennelli, per una estesa di circa 3,00 km e debbono essere insabbiate 31 baie per
un volume complessivo di circa 900.000 mc di sabbia.
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5. OPERE DEL PRESENTE STRALCIO PROGETTUALE
Gli interventi di stralcio qui proposti consistono in :
a) il salpamento dei pennelli esistenti sul litorale di Eraclea e Caorle compresi tra
i pennelli recentemente realizzati e di maggiore lunghezza e dimensione, su
un tratto del litorale della lunghezza di circa 4,8 Km, con riutilizzo del solo
materiale roccioso per il rinfianco delle nuove opere di difesa costiera;
b) il dragaggio di circa 450.000 m³ di sabbia prelevata in apposita cava marina di
prestito – denominata JC - situata al largo del litorale di Jesolo ed Eraclea,
previa bonifica da ordigni bellici delle aree da dragare, ed il successivo
refluimento del materiale sabbioso per il ripascimento del litorale specificato in
progetto,
con formazione di un profilo di spiaggia come specificato in
dettaglio negli elaborati progettuali;
c) il dragaggio di circa 50.000 m³ di sabbia prelevata dalle foci fluviali limitrofe al
litorale da ripascere (foce Sile, Piave, Cabaletta del Mort, Livenza, Nicesolo),
previa bonifica da ordigni bellici delle aree da dragare, ed il successivo
refluimento del materiale sabbioso per il ripascimento del litorale specificato in
progetto, con formazione di un profilo di spiaggia come specificato in dettaglio
negli elaborati progettuali;
d) l’apporto di sabbia al litorale e la sua stesa secondo le sagome di progetto. Il
ripascimento è pensato progettualmente per consentire il ricoprimento del
setto murario ed annullare in tal modo l’effetto riflettente che il muro stesso
esercita sulle onde incidenti; l’onda di risacca viene infatti accentuata dalla
presenza del muro con conseguente allontanamento di particelle solide.
In questo tipo di intervento è fondamentale definire la curva granulometrica
composta delle sabbie ed il volume di apporto del ripascimento.
La definizione del volume di apporto è immediatamente conseguente alla
individuazione del profilo che si intende ottenere per le varie sezioni fatte con piani
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verticali perpendicolari alla costa; l’avanzamento della linea di costa da conseguire
ne determina l’andamento e fornisce quello che chiamiamo volume di progetto.
Con l’applicazione del fattore di riempimento al volume di progetto si ottiene in
definitiva il volume di apporto cercato e stabile.
Considerando il fatto che il ripascimento proposto è già protetto dalle scogliere,
risulta facile quantificare il volume di progetto come quello contenuto all’interno delle
opere di difesa e si potrà applicare, per lo stesso motivo, un fattore di riempimento di
poco superiore all’unità.
Riguardo alla composizione granulometrica delle sabbie di progetto si rinvia ai dati
riportati nello allo studio modellistica del modello sviluppato da HR WALLINGFORD
per il progetto definitivo generale.
5.1 Provenienza delle sabbie da ripascimento
La necessità di disporre di un quantitativo massiccio di sabbia, per il ripascimento
strutturale previsto in progetto, ha condotto alla scelta di reperire il materiale
sabbioso presso cave marine.
Infatti la esigua disponibilità di sedimenti presso le foci fluviali permette la
pianificazione di interventi che possono consentire la sola semplice manutenzione
dei litorali in erosione.
Questi ultimi sono comunque inseriti nelle previsioni gestionali dei lavori del Genio
Civile, sia per gli aspetti di difesa della costa che di navigabilità e di buon deflusso
idraulico presso le foci fluviali.
Il volume di sabbia di apporto previsto è pari a circa 466.000 mc che, come detto,
verranno reperiti per 450.000 mc presso cava marina denominata JC, a circa 8
miglia al largo di Eraclea ed il restante presso le foci fluviali.
Questa fu già autorizzata dal Ministero dell’Ambiente a fine anni 90 per la
realizzazione, da parte del M.A.V., degli interventi di ripascimento del litorale di
Jesolo ed Eraclea Mare.
La cava presenta ancora la disponibilità di circa 1.100.000 di mc di sabbia che
comunque, al termine del prelievo di circa 450.000 mc previsti con il presente
progetto, non saranno più sfruttati per interventi di ripascimento e difesa dei litorali
veneti al fine di recepire le richieste delle varie Associazioni del settore della pesca,
atteso inoltre che l’Amministrazione regionale ha già avviato un progetto di ricerca di
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nuove cave marine di sabbia nell’Alto Adriatico, da utilizzare per opere di
ripascimento dei litorali in erosione.
CAVA MARINA JC
Autorizzazioni per lo sfruttamento
Il Ministero dell’Ambiente con Decreto n. 11218 del 3.03.1999 ha autorizzato il
Magistrato alle Acque di Venezia al prelievo di sabbia della cava marina denominata
JC per il ripascimento dei litorali in erosione nei Comuni di Venezia e Jesolo, per un
volume complessivo di 2.000.000 mc di sabbia; detta cava, estesa su una superficie
di 4 Kmq, è posta a circa 40 Km al largo della foce del fiume Piave, di fronte ai
Comuni di Jesolo ed Eraclea, ad una profondità di 18 – 20 m.
In attuazione della citata autorizzazione il Magistrato alle Acque tra il 1999 ed il 2000
ha utilizzato circa 600.000 mc di sabbia per il ripascimento del litorale di Jesolo.
Con il D.Lgs. 112/1998 sono state conferite, tra l’altro, alle Regioni le funzioni relative
alla gestione del demanio marittimo e della difesa della costa.
In linea con il processo di decentramento e in attuazione del riordino generale delle
materie trasferite, l’articolo 21 della Legge 31.07.2002 n. 179 (collegato ambientale
alla finanziaria), individua le Regioni quali Autorità competenti all’istruttoria ed al
rilascio delle autorizzazioni di cui all’art. 35 comma 2 del D.Lgs. n. 152/99.
La Giunta regionale, con deliberazione in data 30.12.2005 n. 4170, ha approvato le
“Direttive tecniche per la caratterizzazione e valutazione di compatibilità delle sabbie
destinate al ripascimento dei litorali nella Regione del Veneto”.
In forza del trasferimento delle compente suesposte, atteso che la citata cava JC
presentava ancora una potenzialità di circa 1.400.000 mc di sabbia da utilizzare per
interventi di difesa dei litorali in erosione, con decreto del Direzione regionale Tutela
dell’Ambiente n. 145 in data 09.10.2003, sulla scorta del parere favorevole della
CTRA n. 3164 del 18.09.2003, il termine per l’utilizzo della cava marina in argomento
è stato prorogato a tutto il 30.06.2007, autorizzando nel contempo l’utilizzo della
sabbia, previo accertamento della compatibilità ambientale con i siti di destinazione,
anche per i lavori di ripascimento dei litorali di Cavallino – Treporti, Eraclea e Caorle.
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Il Magistrato alle Acque di Venezia e la Regione del Veneto, al fine di creare una
sinergia degli interventi di difesa della costa veneta, hanno sottoscritto un Accordo di
Programma in data 7.11.2001.
In forza di tale Accordo nel 2004 sono stati utilizzati ulteriori 327.000 mc di sabbia
proveniente dalla cava JC, per il ripascimento del litorale di Cortellazzo (30.000 mc)
e di Eraclea (297.000 mc).
Alla data odierna risulta pertanto una disponibilità residua di sabbia da prelevare
dalla cava in parola di circa 1.100.000 mc.
Con decreto del Dirigente della Direzione Difesa del Suolo in data 26.06.2007 n. 59
il termine per lo sfruttamento della cava JC, per la quota residua suddetta di circa
1.100.000 mc, è stato prorogata, sulla scorta del parere favorevole della CTRA in
data 24.05.2007 n. 3442 di ulteriori 48 (quarantotto) mesi, con scadenza quindi il
30.06.2011.
Da ultimo con Protocollo d’intesa sottoscritto in data 07.04.2009 la Regione del
veneto ed i Magistrato alle Acque di Venezia hanno convenuto che, “…la Regione
del Veneto avvierà nel corso del 2009 / 2010 un intervento di ripascimento del tratto
di litorale ad oriente di Cortellazzo, nei Comuni di Eraclea e Caorle, utilizzando circa
450.000 mc di sabbia disponibile nella cava marina denominata JC al largo della
costa di Jesolo, concessa al Magistrato alle Acque di Venezia con Decreto del
Ministero all’Ambiente n. 11218 del 03.03.1999 il cui sfruttamento è stato prorogato
a tutto il 30.06.2011 con Decreto del Dirigente della Direzione regionale Difesa del
Suolo n. 59 del 26.06.2007.”
Esecuzione di analisi chimiche e fisiche delle sabbie provenienti dalla cava
denominata jc per la redazione di progetti di ripascimento costiero
(estratto della relazione CNR – ISMAR di Bologna in data marzo 2009)
La presente relazione riporta i risultati dei dati fisici e chimici relativi ai depositi
campionati nella cava situata al largo di Carole denominata JC alla profondità
compresa tra i 20.5m e i 24.5 metri .
Utilizzando i dati geofisici e di batimetria di dettaglio acquisiti nel 2008 resi disponibili
dalla Regione Veneto si è potuto mappare i depositi sabbiosi acora disponibili
nell’area di cava.
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Infatti la cava JC è già stata in precedenza utilizzata dal MAV(Magistrato alle Acque
di Venezia) per interventi di ripascimento.
In questa relazione verranno riportati i risultati di:
1. Analisi granulometriche su 10 campioni per vagliatura con setacci e analisi per
sedimentazione tramite sedigrafo (modello Micromeritics 5100) della porzione
fine quando questa supera il 5% del totale.
2. Analisi chimiche per fluorescenza a raggi-X degli elementi maggiori (espressi
come ossidi inpercentuale sul totale): SiO2, TiO2, Al2O3, Fe2O3, FeO, MnO,
MgO, CaO, Na2O, K2O, P2O5 e degli elementi in traccia (espressi in ppm): S,
Zn, Cu, Sc, Ga, Ni, Co, Cr, V, Rb, Ba, Th, Nb, La, Ce, Pb, Sr, Nd, Zr, Y su un
campione.
3. Analisi chimiche del contenuto di calcite e dolomite per via gas-volumetrica su
2 campioni significativi.
4. Definizione delle aree da utilizzare per il prelievo di sabbia come da
convenzione.
Dati geofisici
L’area è stata oggetto di un rilievo tramite Sub-Bottom Profiler Edgtech 3100-P
SB424 di tipo “CHIRP sonar” range 4-24 kHz montato a scafo sull’imbarcazione,
(Ditta esecutrice rilievo: TeMa snc). Sono stati acquisiti 14 profili paralleli direzione
est-ovest che coprono l’intera area con spaziatura di 70 m tra profilo e profilo. La
batimetria è stata acquisita da TeMa snc tramite un sistema a tecnologia
interferometrica (Vedi Appendice E).
I dati sono stati elaborati da ISMAR CNR Bologna con software ArcGIS Spatial
Analyst ESRI per produrre un DTM con 1 metro di risoluzione e da questo derivare le
isobate a 0,5 m.
Dati geognostici
Sono stati decisi 11 siti di campionamento ed eseguiti 11 carotaggi dalla ditta TeMa
snc tramite carotiere a vibrazione modello Rossfelder P5 (Rossfelder Corp., San
Diego) che utilizza un sistema elettrico subacqueo a doppia testa vibrante composto
da:
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- Doppia testa vibrante o vibrohead in grado di applicare una forza centrifuga media
di 40 kN (1kN=102 kg) ed alimentazione trifase, 440- 460 V @ 60 Hz;
- carotiere in acciaio AISI 304 della lunghezza di 6 m, innestato nella testa
vibrante, nel quale viene inserito il liner in PVC (diametro esterno 90 mm). La
base del carotiere è dotata di un sistema di lamelle chiudibili (cestello), per
consentire la massima ritenzione della carota;
- sistema per la verticalità, costituito da piattaforma d’appoggio zavorrata e
sfere galleggianti ad alta densità;
Il posizionamento dell’imbarcazione è stato realizzato mediante sistema GPS
Ashtech Z-Surveyor, a doppia frequenza, 12 canali digitali e metodo Z-tracking per la
ricostruzione del codice P crittografato, operante in modalità DGPS. La navigazione
è stata supportata dal software di acquisizione per rilievi idrografici RESON
PDS2000.
I carotaggi sono stati aperti, descritti e subcampionati nei laboratori dell’Istituto
ISMAR CNR di Bologna e preservati nella cella refrigerata e a umidità controllata.
Analisi granulometriche
Lo scopo dell’analisi granulometrica è quello di raggruppare in diverse classi di
grandezza, le particelle costituenti i sedimenti, e di determinare successivamente le
percentuali in peso secco del campione iniziale. La classificazione granulometrica
prescinde dalla natura chimica o chimico-mineralogica delle particelle e prende in
considerazione
esclusivamente
la
dimensione.
Si
eseguono
le
analisi
granulometriche per vagliatura con batterie di setacci per la frazione grossolana del
sedimento e analisi granulometriche per sedimentazione per la frazione fine. Non si
usano vagli con luce < 0.063 mm.
Attraverso il metodo di quartazione si procede disponendo ogni singolo campione a
forma di cono su di una superficie piana, dividendolo in quattro settori e
prelevandone i due opposti, finché non si ottiene il peso necessario per l’analisi.
Al fine di eliminare la frazione organica contenuta in ogni campione, il materiale così
quartato viene disperso in una soluzione di acqua ossigenata. Una volta trattato per
eliminare la sostanza organica il campione viene passato ad umido ad un vaglio da
0.063 mm per separare la frazione arenitica da quella pelitica. La frazione arenitica
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viene fatta seccare a 60° in stufa, mentre la frazi one pelitica viene lasciata decantare
per 24 ore.
Analisi della frazione arenitica per setacciatura
Si utilizza un’apposita batteria di setacci, disposti in pila, in cui l’apertura della maglia
diminuisce progressivamente verso il basso.
La batteria di setacci impiegata appartiene alla serie ASTM, ed ogni setaccio è
dotato di un’altezza pari a 50 mm.
La frazione arenitica da setacciare relativa ad ogni campione viene successivamente
posta all’interno del setaccio più “alto” (dotato cioè delle maglie più larghe); l’intera
batteria viene così sottoposta all’azione di un agitatore meccanico per un periodo di
circa 20 minuti, al fine di ottenere la completa vagliatura del materiale.
Successivamente si procede alla stima del peso di ogni singola frazione trattenuta
all’interno di ogni setaccio, valutandone la percentuale rispetto al peso totale iniziale
per ogni singola classe granulometrica di appartenenza.
La frazione eventualmente passata al di sotto dell’ultimo setaccio (con maglie di
larghezza pari a 62,5 µ) viene successivamente aggiunta alla frazione pelitica
relativa al medesimo campione. I valori di ogni singola pesata così ottenuti vengono
riferiti alle classi granulometriche appartenenti alla scala Wentworth.
Analisi della frazione pelitica (silt+argilla) tramite sedigrafo
La frazione pelitica viene filtrata su filtro di carta e successivamente seccata a 60°C.
La frazione fine viene successivamente preparata per l’analisi al sedigrafo quartata
per ottenere la massima distribuzione casuale dei granuli e messa in sospensione in
una soluzione di acqua distillata ed esametafosfato di sodio (0,05%) per 24 ore per
essere completamente disgregata. Infine, viene trattata con ultrasuoni e analizzata
mediante sedigrafo a raggi X. La legge di Stokes associata all'attenuazione
dell’intensità delle radiazioni causata delle particelle che le intercettano permette di
ricavare delle curve di distribuzione granulometrica.
Tuti i dati sono stati poi elaborati con un programma open source (GRADISTAT, S.
J. BLOTT & K. PYE, 2001) per ricavare i parametri statistici e le curve di
distribuzione granulometrica.
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Per semplificare la lettura ed il trattamento statistico dei digrammi granulometrici,
Krumbein (1934) propose l’uso della scala in phi (ϕ), la quale non è altro che la
trasposizione in logaritmi della scala Udden-Wentworth. Si tratta, più precisamente,
dei logaritmi in base due dei valori in millimetri. Per comodità, poiché si lavora
prevalentemente nel campo dei materiali più piccoli di 2 mm (dove risulterebbero in
grande prevalenza valori negativi), si cambia il segno ai logaritmi; perciò la relazione
fondamentale che lega le due scale è:
ϕ= -log2 mm
Poiché la scala in phi (ϕ) è oggi normalmente usata nel campo sedimentologico, tutti
i grafici dei parametri statistici illustrati di seguito, sono stati effettuati facendo
riferimento alle unità phi (ϕ), piuttosto che ai millimetri ad esclusione del diametro
medio.
Per la determinazione dei parametri statistici della curva granulometrica si è usato il
metodo grafico, basato sull’uso dei «percentili». Le relazioni che oggi trovano
maggiore applicazione sono quelle di Folk e Ward (1957), che consentono il calcolo
di diametro medio, coefficiente di cernita, coefficiente di asimmetria e coefficiente di
appuntimento mediante la lettura dei percentili 5%, 16%, 25%, 50%, 75%, 84% e
95%.
Il diametro medio o media grafica
Mz = (ϕ16 +ϕ50+ϕ84 )/3
Mediana = D50 (mm), ϕ50 diametro delle particelle che rappresenta il cinquantesimo
percentile della distribuzione cumulativa
La deviazione standard (σI) o coefficiente di cernita o sorting è la diffusione della
distribuzione intorno alla media, indica cioè quanto la distribuzione granulometrica
differisce dal valore del diametro medio; è indipendente dalla grana media ed indica,
in generale, il grado di elaborazione a cui è stato sottoposto un sedimento. La
classazione esprime la capacità selettiva del mezzo di trasporto, cioè la sua capacità
di prelevare e/o depositare i granuli: abbandonando quelli più grossolani e
prendendo in carico quelli più sottili. I sedimenti eolici e di spiaggia, ad esempio,
sono tra i più classati in natura (Ricci Lucchi, 1980). Quando il valore del coefficiente
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è basso significa che è ridotto l’assortimento del campione, cioè che il materiale è
molto classato.
La skewness (Sk) o coefficiente di asimmetria esprime lo scostamento tra mediana e
media del campione. Non ha valore in assoluto ma va confrontato con la deviazione
standard. Se Sk = 0, allora la curva granulometrica è simmetrica; mentre se Sk < 0,
significa che vi è una coda di materiali grossolani, infine se Sk > 0, allora la coda è di
materiale fine.
La kurtosis (KG) o coefficiente di appuntimento è il rapporto tra l’ampiezza della
parte centrale del diagramma e quella delle code. In pratica confronta i diametri
estremi della distribuzione con quelli della parte centrale. Indice della curva normale
è KG=1.
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Tabella 1 Classi granulometriche espresse in mm ed in phi (ϕ).
Analisi di Suscettività Magnetica
La suscettività magnetica misura la capacità di magnetizzazione in un materiale in
presenza di un campo magnetico applicato, e può essere usata per correlazioni
stratigrafiche e determinazione di province mineralogiche. cm - è detta suscettività
magnetica del mezzo ed è adimensionata.
La carota intera è stata analizzata con il sistema automatico ISMAR SAAS-1 Masini
L. (2001), con anello ad induzione Bartington di 12.5 cm di diametro a passo 1cm e
lettura ogni 10 s. I dati misurati sono stati corretti per il diametro del sensore e per lo
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spessore di sedimento, ripuliti da 'spikes', filtrati e plottati vs. profondità. Si tenuto
conto sia del fondo che della deriva dello strumento, per i quali ogni misura è stata
poi corretta, eseguendo alcune letture a vuoto sia prima che dopo la scansione,
secondo gli standards di misura del laboratorio di Paleomagnetiscmo dell’ISMAR
CNR Sede di Bologna.
Analisi di Calcite e Dolomite tramite determinazione gas-volumetrica
Le analisi dei campioni sono state effettuate per via gas volumetrica (Jobstraibizer,
1970) rapida ed applicabile a sostanze contenenti diversi carbonati. Con questo
metodo sono state ottenute le percentuali di calcite e dolomite nei 2 campioni
analizzati. Il metodo misura la quantità di CO2 sviluppata sia da un attacco in
soluzione acetica che da un attacco in soluzione cloridrica sul sedimento macinato a
talco in mortaio d’agata. L’attacco in soluzione acetica provoca la liberazione di tutta
la CO2 calcitica e di un’aliquota di CO2 dolomitica percentualmente costante rispetto
alla quantità totale. La CO2 complessiva (sviluppata da tutta la dolomite e da tutta la
calcite) viene misurata dopo l’attacco con soluzione cloridrica. Tramite alcuni calcoli
che tengono conto dell’aliquota costante di CO2 sviluppata dalla dolomite con
attacco acetico (20%) si ricavano dalle letture ottenute con l’apposito strumento
(Calcimetro Dietrich-Fruhling) le percentuali di calcite e dolomite presenti nel
sedimento. L’intera analisi dura 45 minuti a campione.
Batimetria di dettaglio della cava JC
I dati batimetrici sono stati elaborati per ottenere un modello digitale del fondale.
L’analisi del DTM ottenuto dai dati batimetrici, con risoluzione
un metro per un
metro, mette in evidenza l’area dove sono stati prelevati i sedimenti durante
l’intervento del 2004, infatti nella porzione nord occidentale i solchi provocati dalla
draga sono chiari e abbastanza profondi (fig.4 e 5). Nella sua porzione orientale, non
interessata dal prelievo, sono chiaramente tracciabili 7 dossi allungati (che possono
essere anche definite forme di fondo sabbiose o dune di sabbia) molto comuni in
questa porzione di Adriatico settentrionale (Correggiari et al. 1996a).
Durante le fasi di risalita del livello del mare dopo l’ultima fase glaciale (18000-22000
anni fa) la minima pendenza della piattaforma adriatica favorì la traslazione
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orizzontale dei depositi costieri ed il loro progressivo annegamento, questi litosomi
costieri rimaneggiati costituiscono i rilievi oggetto di questo studio.
I parametri morfologici sono correlabili con depositi simili rinvenuti nelle stesse fascie
batimetriche in alto Adriatico (Correggiari et al. 1996b). La distanza tra cresta e
cresta varia tra 250 e 350 metri, mentre le dimensioni trasversali, riferendosi alle sole
porzioni presenti nell’area di cava, mediamente misurano 130 metri e quelle
longitudinali raggiungono i 750 metri.
La parte più orientale dell’area è interessata da molti affioramenti discontinui e
disomogenei probabilmente riconducibili a concrezioni o cementazioni (fig.6).
Nella porzione già dragata sono visibili, a tratti, alcuni dei rilievi che caratterizzavano
la morfologia del fondale prima dell’intervento e che continuano più a sud nella
porzione non cavata anche se con un debolissimo gradiente. Nella parte ovest
dell’area non ancora interessata dagli sbancamenti si possono notare le propaggini
più meridionali delle dune sabbiose e soprattutto le morfologie a truogolo allungato
che dividono le dune. L’analisi dei carotaggi e dei profili sismoacustici ha potuto
individuare alcune aree che possono essere sede di nuovi prelievi, garantendo il
mantenimento di una porzione consistente di sedimento sabbioso sul fondale per
favorire il ripopolamento delle faune bentoniche.
Per comodità le dune sabbiose sono state denominate come duna A, duna B, duna
C, duna D, duna E, duna F, duna G e, utilizzando il DTM, sono stati tracciati dei
profili batimetrici trasversali e longitudinali in tutta l’area di cava in modo da mettere
in evidenza le morfologie già solcate dalla draga durante il prelievo del 2004 e quelle
delle dune sabbiose in senso stretto (Figure 7 e 8).
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Fig. 4 - DTM dell’area denominata Cava JC (risoluzione 1m x 1m), in rosso l’ubicazione dei vibrocarotaggi in verde i tracciati
dei profili sismoacustici. Le isobate in azzurro sono riferite al rilievo ISMAR CNR acquisito nel 2004-2005 per il foglio NL33-7
Venezia della Carta Geologica dei Mari Italiani a scala 1:250000
Fig. 5 - Profilo sismoacustico presente nell’archivio ISMAR CNR di Bologna, Il profilo stato acquisito nel 2005 attraversa l’area
di cava e mette in evidenza lo sbancamento provocato dalla draga.
Alcune porzioni di sedimento sabbioso sono presenti all’interno dell’area cavata,
anche se in alcuni punti i solchi profondi lasciano solo uno strato di pochi decimetri di
sedimento sabbioso sul fondale. La figura 5 riporta un profilo sismoacustico
dell’archivio ISMAR CNR di Bologna acquisito nel 2005 dove risulta molto evidente lo
sbancamento lasciato dalla draga nel 2004. Nel definire le nuove aree dove
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indirizzare il prelievo si è cercato di essere molto più conservativi e lasciare uno
strato più spesso di sabbia superiore ai 50 cm. Le morfologie positive allungate sono
state mappate ed i loro spessori definiti in metri (vedi mappa Allegato 1).
Fig 6 - Modello digitale dell’area di cava JC, risoluzione 1m x 1m illuminazione da NW.
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Fig. 7 - Profili batimetrici riferiti alle sezioni evidenziate in rosso sulla mappa. AA1, BB1, CC1 sono profili longitudinali mentre i
rimanenti sono trasversali.
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Fig. 8 Profili batimetrici riferiti alle sezioni evidenziate in rosso sulla mappa. Le dune sono denominate con lettere da A a F
come nel testo.
Cenni sulla biomassa nell’area di cava JC
La pesca di molluschi bivalvi nella Regione del Veneto è attualmente praticata dalle
imprese di pesca che aderiscono ai Co.Ge.Vo. (Consorzi Gestione Vongole) di
Venezia e Chioggia a cui, con Decreto Ministeriale del 11 febbraio 2003, è stata
affidata in via definitiva la gestione e la regolamentazione della pesca dei molluschi
bivalvi nei Compartimenti Marittimi di Venezia e Chioggia. Le specie oggetto di tutela
e di raccolta sono rappresentate dalla vongola adriatica (Chamelea gallina), dai
cannolicchi (Ensis minor e Solen marginatus), dalle regine o cuori (Acanthocardia sp.
pl.) e dai fasolari (Callista chione).
La raccolta di C. chione, attività di notevole importanza economica, è praticata in
limitati areali localizzati a 8-10 miglia dalla costa su profondità di circa 20 m. I fasolari
sono più abbondanti dove il substrato è costituito da sabbie grossolane e da fondi
detritici formati da concrezioni coralligene; al contrario la specie è meno frequente
sulle sabbie litorali e sulle sabbie fini ed è del tutto assente nelle zone in cui il fondo
è costituito da argilla. I rilievi sabbiosi utili per il ripascimento costiero rappresentano
anche il substrato per le specie bentoniche tipiche di fondali sabbiosi e l’effetto
immediato del dragaggio comporta la rimozione della comunità bentonica insediata
negli strati superficiali di sedimento (0-40 cm) (Cecconi & Ardone, 2003).
Per completezza sono stati sovrapposti i dati di uno studio pubblicato da Pellizzato et
al., 2006, relativo a due campagne di monitoraggio nel sito di cava, al DTM dell’area
di cava con l’obiettivo di valutare arealmente lo stato dei banchi naturali del bivalve
Callista chione prima e dopo i lavori di estrazione della sabbia.
Gli autori mettono in evidenza come in agosto 2004 l’azione di dragaggio della
sabbia, unita all’attività di pesca, ha portato ad una riduzione della risorsa del 57,2%
rispetto a quella rinvenuta nella campagna del Maggio 2004 precedente al prelievo di
sabbia. Come chiaramente si può notare dalla sovrapposizione dei dati morfologici e
di quelli relativi alla biomassa (fig. 9), la diminuzione relativa è evidente anche in
aree non compromesse dal dragaggio in senso stretto, quindi probabilmente
interessate solo da attività di pesca.
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Fig. 9 Dati sulla biomassa relativa all’area interessata dalla cava JC prima (Maggio 2004) e dopo l’intervento di prelievo di
sabbie (Agosto 2004) (da Pellizzato et al. 2006, modificato)
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La base dei depositi sabbiosi che caratterizzano l’area di cava JC è stata prelevata
da un carotaggio (RV08-JC90). La sabbia poggia con contatto netto su argille con
intercalazioni siltose e livelli torbosi (fig. 10). È necessario comunque che si presti
molta attenzione alle operazioni di dragaggio che in ogni caso deve preservare la
natura sabbiosa del fondale per favorire la tendenza delle comunità bentoniche a
ricolonizzare spontaneamente il substrato.
Descrizione del deposito sabbioso in funzione dei volumi utilizzabili
L’area della cava JC è stata suddivisa in subaree per meglio descrivere i depositi
ancora utilizzabili da quelli già prelevati. Le morfologie positive allungate sono state
mappate ed i loro spessori definiti in metri (vedi mappa in scala 1:5000 nell’Allegato
1). Le dune sabbiose sono state denominate come duna A, duna B, duna C, duna
D, duna E, duna F, duna G mentre l’area a sud di quella cavata che presenta ancora
le propaggini delle dune ormai rimosse è stata definita area tabulare X con varie
zone dove sono stati individuati spessori prevalentemente di 0,50 m di sabbia.
Nella figura 10 sono rappresentati i profili sismoacustici acquisiti sulle dune B e C, in
alcuni è ben evidente la base del deposito sabbioso (RVJC_T1), in altri la
complessità interna dei riflettori (RVJC_11).
La duna G è stata scartata dal computo dei volumi di sabbia disponibili perchè poco
sviluppata e le caratteristiche dei depositi sub superficiali e del fondale non
garantivano il reperimento di sedimenti sabbiosi omogenei e sufficientemente
classati.
Attraverso il calcolo delle aree e degli spessori individuati dai profili sismoacustici e
tarati con i dati dei carotaggi, si sono definiti gli spessori di sabbia per ogni duna e
per il deposito tabulare ed i relativi spessori utilizzabili.
Duna A
La porzione più a nord è già stata interessata dal primo prelievo, infatti i tracciati
della draga sono ben visibili sula batimetria ad alta risoluzione (DTM 1m x 1m). Gli
spessori massimi di sabbia non sono molto elevati e la quantità utilizzabile massima
è di un metro. La quota di cava consigliata è -22,2 m per un totale di m3 utilizzabili di
19900.
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Duna B
La duna B risulta anch’essa interessata, nella porzione più a nord, dal primo prelievo
e quindi è stata già in parte utilizzata come cava. Questa duna risulta essere più alta
della duna A, dalla quota relativa del truogolo adiacente, e si sviluppa fino a quota 20,62m. La quantità di sabbia presente che si estende fino al disotto del fondo mare
raggiunge i 3 metri di spessore assoluto (fig. 10). (vedi carotaggio RV08JC-90).
L’area interessata da questo deposito è stata suddivisa in B1 e B2 dove sarà
necessario utilizzare una quota di cava diversificata. Per la B1 si consiglia di
utilizzare la quota di -22,3 metri, mentre per la porzione B2 si può utilizzare la quota 23 La quantità di sabbia utilizzabile per entrambe le porzioni della duna B è di 85000
m3.
Duna C
Morfologicamente la duna C si estende da -20,45 m a -22,6 m. È sensibilmente più
corta in senso longitudinale della duna B e il suo massimo spessore raggiunge i
2,5m. La quota di cava consigliata per questa duna è -22,5 m. La quantità di sabbia
utilizzabile è di 39000m3.
Duna D
La duna D si trova nella sua porzione settentrionale fuori dai confini della
concessione. Nella porzione meridionale è molto confinata arealmente, molto ripida
e misura 630 m in lunghezza. Morfologicamente la duna D si estende da -20,0 m a 22,6 m. Presenta alcune concrezioni nella cresta visibili sui profili sismoacustici. La
quota di cava consigliata è di -22,5 m per un totale di 60300 m3.
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Fig. 10 Serie di profili sismoacustici acquisiti sulle dune B e C.
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Duna E
La lunghezza di questa duna è paragonabile alla duna D ma nella sua porzione
meridionale si biforca e finisce in un’area ricca di concrezioni. Morfologicamente la
duna E si estende da -19,7 m a -21,9 m. Utilizzando una quota di cava di -22,0 m
può fornire un volume utile di sedimento sabbioso 68100 m3.
Duna F
La duna F è lunga circa 600m e si sviluppa dalla quota di -19,7 a -22,1m. Si consiglia
una quota di cava di -22 m per un totale di 91700 m3 utilizzabili.
Area tabulare X
Nell’area a sud di quella già sede del primo prelievo avvenuto nel 2004 (vedi figura
11), si notano ancora le propaggini delle dune ormai rimosse. Qui è stata definita
area tabulare X, con varie sottozone, dove sono stati individuati spessori utilizzabili
prevalentemente di 0,50 m di sabbia (fig. 11).
Area tabulare X1
È un’area molto piccola confinata in un piccolo rilievo dove è possibile ricavare 1800
m3 ( quota di cava di -22 m).
Area tabulare X2
L’area è più estesa e può fornire 5100 m3 (quota di cava di -22,5 m).
Area tabulare X3
L’area può fornire 8700 m3 (quota di cava a -22,5 m).
Area tabulare X4
L’area è la più grande e corrisponde ad una zona piana e può fornire 37100 m3
utilizzando una quota di cava di -22,5m.
Nella tabella 6 sono riportati i valori dei volumi (in m3 assoluti) delle forme
morfologiche individuate dal DTM, la quota base utilizzata per identificare i suddetti
volumi, i volumi utili di sabbia per ogni duna utilizzando la quota di cava che
garantisce la preservazione di 0,50 m di sabbia sul fondale. Inoltre sono riportate la
quota minima e massima del fondale ogni sub area.
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Il volume totale utilizzabile per le dune risulta essere approssimativamente di 364000
m3 mentre per l’area tabulare X di 52900 m3 sommando questi due depositi si ottine
un totale generale di 417000 m3 (tab. 6).
Tabella 6
volumi
quota
volumi utili
DTM
base
DTM
quota cava quota min
quota max
Area A
52535
-22,67
19970
-22,2
-22,67
-21,05
Area B1
20370
-22,8
10996
-22,3
-22,82
-20,62
Area B2
130864
-23,93
74019
-23
-22,66
-20,93
Area C
56846
-23
39000
-22,5
-22,6
-20,45
Area D
95987
-23
60300
-22,5
-22,6
-20
Area E
105339
-22,5
68168
-22
-21,99
-19,7
Area F
133255
-22,5
91709
-22
-22,11
-19,77
TOT dune
364162
Area X
Area X1
1898
-22
-21,13
-22,39
Area X2
5156
-22,5
-21,99
-21,57
Area X3
8757
-22,5
-21,5
-22
Area X4
37100
-22,5
-21,38
-22
TOT area
X
52911
Totale
generale
595196
417073
Tabella 6 - Tabella riassuntiva dei volumi di sabbia potenzialmente utilizzabili nell’area di cava JC
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Fig. 11 Mappa degli gli spessori del deposito sabbioso nelle 6 dune e nell’area tabulare denominata X (Allegato 1)
Progetto di dragaggio della cava JC
Sulla base delle analisi sopra specificate è stato elaborato il progetto di dragaggio
della cava JC individuando sette aree di prelievo (A, B, C, D, E, F e X34), aventi una
potenzialità estrattiva di sabbia di 477.183,57 mc, come evidenziato nella seguente
tabella:
Volume di sabbia
Area
Superficie Area
disponibile da
Quota fondo
mq
dragare
scavo
mc
AreaF
103.519,00
103.927,44
-22
AreaB
113.674,00
102.754,81
-22,3;-23
AreaX34
122.725,00
72.835,48
-22,5
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AreaE
78.369,00
69.283,98
-22
AreaD
69.721,00
55.593,93
-22,5
AreaC
60.654,00
52.791,54
-22,5
AreaA
57.547,00
19.996,39
-22,2
Sommano
477.183,57
Sulla base delle intese intercorse con le varie Associazioni del settore della pesca lo
sfruttamento complessivo sarà limitato a 450.000 mc, garantendo uno strato di
sabbia residuo in tutte le aree interessate dal dragaggio, al fine di consentire una
maggiore e più celere ripresa biologica sui siti.
FOCI FLUVIALI
Il presente progetto prevede altresì il ripascimento del litorale con sabbie provenienti
dal dragaggio delle foci fluviali limitrofe, da foce Sile a foce Nicesolo, per un volume
massimo complessivo di circa 50.000 mc.
Il materiale sabbioso in parola potrà provenire anche dal dragaggio di più foci fluviali,
sulla base delle effettive necessità di manutenzione delle stesse da parte del
competente Ufficio del Genio Civile di Venezia, al fine di garantire l’officiosità delle
foci in parola, nonché la sicurezza della navigazione per le numerose imbarcazioni
da pesca o da diporto presenti nelle darsene locali.
I sedimenti che vanno a formare le barre di foce sono di natura sabbiosa e
provengono dal fondale marino stesso per effetto delle mareggiate ed hanno il loro
ottimale impiego nei ripascimenti delle spiagge in erosione. Questi interventi,
combinati e integrati, si caratterizzano come manutenzioni ordinarie e periodiche
delle foci e, contestualmente, delle spiagge.
In tal senso il Genio Civile di Venezia fin dal primo esercizio utile (2003) dopo
l’avvento della L.R. 27/02, ha provveduto ad inserire nel programma l’affidamento dei
rilievi e delle analisi chimiche, fisiche e microbiologiche di tutte le foci della provincia
di Venezia, redigendo progetti dal titolo: "Campagna di rilievi e analisi dei sedimenti
delle foci fluviali per il riutilizzo degli stessi per ripascimenti del litorale in erosione",
ripetuti poi a cadenza annuale.
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La finalità della raccolta dati delle citate campagne è quella di avviare le procedure di
autorizzazione al ripascimento per la caratterizzazione delle sabbie con le procedure
di cui alla DGR 1003/2003, sostituita oggi dalla DGR 4170/2005.
I tempi che intercorrono sono dell’ordine dei 12 mesi, tenuto conto anche delle citate
procedure per l’autorizzazione.
L’esecuzione dei lavori di dragaggio e ripascimento riguarderanno sabbie per le quali
è già stata acquisita l’autorizzazione al ripascimento ai sensi della D.G.R. 4170/2005.
5.2 Salpamento dei pennelli esistenti
Contestualmente alla stesa del materiale sabbioso sarà operato il salpamento dei
vecchi pennelli, non più necessari, ed il riordino con ridistribuzione del materiale
roccioso reso disponibile dai salpamenti stessi.
Tale materiale è stimato in oltre 11.000 mc di roccia ed oltre 2.000 ton di cls.
La roccia sarà ridossata ai pennelli di nuova formazione e/o affondata a ridosso della
muretta longitudinale di difesa: in tal modo può essere riutilizzata in loco e
supportare le opere rigide di difesa della costa già presenti.
Tutto il materiale di demolizione diverso dalla roccia, comunque inerte, in particolare
il calcestruzzo, sarà portato a discarica e smaltito a norma di Legge.
6. SOMME A DISPOSIZIONE
Le somme a disposizione comprendono, come di consueto, le voci per I.V.A.,
Imprevisti, Incentivi alla progettazione e spese tecniche.
Oltre a queste, sono state inserite le voci relative a
-
Spese tecniche art. 92 del D.Lgs 163/2006. per le attività di progettazione e
direzione lavori
-
Rilievi topo – batimetrici e monitoraggi necessari alla definizione dello stato
dei luoghi, dei volumi ed alla loro distribuzione nelle singole baie
-
Monitoraggi ambientali nella cava marina JC ante e post opera come meglio
dettagliato nello specifico elaborato progettuale
-
Incarico per coordinamento sicurezza in fase progettuale ed esecutiva
-
Incarico per la redazione della relazione di incidenza ambientale
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-
Analisi di laboratorio per il controllo e monitoraggio della funzionalità delle
opere da realizzare
L’importo del progetto ammonta a € 6.400.000,00 suddiviso secondo il quadro
economico seguente.
A - IMPORTI A BASE D'ASTA (oneri per la sicurezza compresi) €
4.979.098,24
B - SOMME A DISPOSIZIONE
01 - Spese tecniche art. 92 del D.Lgs 163/2006 per
€
77.972,67
02 - I.V.A. 20% sul base d'asta
€
995.819,65
03 - Rilievi topo – batimetrici e monitoraggi
€
50.000,00
04 - Monitoraggi ambientali nella cava marina JC
€
120.000,00
€
35.000,00
€
4.000,00
07 - Analisi di laboratorio
€
20.000,00
08 - Imprevisti
€
118.109,44
€
1.420.901,76
€
6.400.000,00
le attività di progettazione e direzione lavori
pari a 1,80 % x 0,87 di A)
ante e post opera
05 - Incarico per coordinamento sicurezza in fase
progettuale ed esecutiva
06 - Incarico per la redazione della relazione di
incidenza ambientale
TOT. SOMME A DISPOSIZIONE
IMPORTO TOTALE DI PROGETTO
7. TEMPO UTILE PER L’ESECUZIONE DEI LAVORI
Il tempo utile totale per dare ultimate tutte le prestazioni oggetto del presente appalto
è pari a 360 (trecentosessanta) giorni naturali e consecutivi decorrenti dalla data del
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verbale di consegna dei lavori, fermo restando che tutte le lavorazioni dovranno
essere sospese per la stagione balneare dal 01 maggio al 30 settembre.
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