Ai lettori - Licio Di Biase
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Ai lettori - Licio Di Biase
1 Terzo Millennio – periodico on line per l’organizzazione dei moderati www.terzomillennioabruzzo.it; [email protected]; ANNO XVI n.21 – on line – Domenica 20 giugno 2010 Ai lettori “Terzo Millennio”, settimanale on line Il nostro giornale on line viene inviato a 5.876 contatti soprattutto di Pescara e della nostra Regione. Siamo coscienti che e-mail indesiderate sono oggetto di disturbo, quindi la preghiamo di accettare le nostre più sincere scuse se la presente Mail non è di Suo interesse. Gli indirizzi di posta elettronica presenti nel nostro archivio provengono da contatti personali o da elenchi e servizi di pubblico dominio o pubblicati o attraverso e-mail o adesioni da noi ricevute. 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Manuale di sopravvivenza” (Mondadori) di Maurizio Costanzo Seconda parte “In ricordo di Ennio Flaiano” Intervengono: Maurizio Costanzo, Rodolfo De Laurentiis e Franco Farias Giovedì 22 luglio, ore 21.15 Prima parte Presentazione del libro “La ragazza di via Maqueda” (Rizzoli) di Dacia Maraini Seconda parte Presentazione del libro “Colomba” (Rizzoli) di Dacia Maraini Intervengono: Dacia Maraini, Daniela Senepa e Giovanni Di Iacovo Giovedì 29 luglio, ore 21.15 Presentazione del libro di Licio Di Biase “La grande storia. Pescara-Castellamare dalle origini al XX secolo” (Tracce) “Narra” Licio Di Biase PARCO DEI GESUITI – PARROCCHIA CRISTO RE VIA DEL SANTUARIO, 160 PESCARA Le serate saranno coordinate da Licio Di Biase 4 5 6 7 via Carducci 102/104 (Palazzo Esplanade) Pescara 085.36215 www.edisonpescara.it PROGRAMMA Edison BookSquare “Vivi la tua Piazza” 12 – 30 GIUGNO- PIAZZA SALOTTO (Pescara) 21GIUGNO, lunedì Ore 18.30 – Presentazione del libro “Vox populi? Pratiche plebiscitarie in Francia, Italia, Germania” a cura di Enzo Fimiani (Direttore della Biblioteca Prov.le D’Annunzio) Interverranno: Stefano Trinchese (Storico, Preside della Facoltà di Lettere Filosofia, Univ. "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara), Sara Follacchio (Storica/Insegnante) Coordinerà: Maria Rosaria La Morgia (Giornalista RAI) “Il potere, quello dittatoriale e perfino totalitario, ha bisogno del popolo per giustificarsi: non è possibile governare senza il consenso, anche se fittizio o indotto con vari metodi. Le derive attuali verso il potere legittimato soprattutto perché sostenuto dalla maggioranza possono svuotare la democrazia e il paradosso è che sono le democrazie a poter produrre il totalitarismo. Sono alcune delle considerazioni che emergono dal libro curato dallo storico Enzo Fimiani” 22 GIUGNO, martedì Ore 18.30 – Presentazione del libro “Don Vito. Le relazioni segrete tra Stato e mafia nel racconto di un testimone d'eccezione” di Massimo Ciancimino e Francesco La Licata Saranno presenti gli autori Interverrà: Sandro Ruotolo (Giornalista Rai) Modererà: Saverio Occhiuto (Giornalista) “Un viaggio senza ritorno nei gironi infernali della storia italiana più recente. Quarant'anni di relazioni segrete e inconfessabili, tra politica e criminalità mafiosa, tra Stato e Cosa nostra. Perno della narrazione è la vicenda di Vito Ciancimino, "don Vito da Corleone", uno dei protagonisti della vita pubblica siciliana e nazionale del secondo dopoguerra, personaggio discutibile e discusso, amico personale di Bernardo Provenzano, potentissimo assessore ai Lavori pubblici di Palermo, per una breve stagione sindaco della città, per decenni snodo cruciale di tutte le trame nascoste a cavallo tra mafia, istituzioni, affari e servizi segreti. A squarciare il velo sui misteri di "don Vito" è oggi un testimone d'eccezione: Massimo, il penultimo dei suoi cinque figli, che per anni gli è stato più vicino e lo ha accompagnato attraverso innumerevoli traversie e situazioni pericolose. Il suo racconto riscrive pagine fondamentali della nostra storia: il "sacco di Palermo", la nascita di Milano 2, Calvi e lo Ior, Salvo Lima e la corrente andreottiana in Sicilia, le stragi del '92, la "Trattativa" tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, la cattura di Totò Riina, le protezioni godute da Provenzano, la fondazione di Forza Italia e il ruolo di Marcello Dell'Utri. Attualmente la testimonianza di Massimo Ciancimino è vagliata con la massima attenzione da cinque Procure italiane e non è possibile anticipare sentenze. Una vera e propria epopea politicocriminale per troppo tempo tenuta nascosta.” 8 23 GIUGNO, mercoledì Ore 18.30 – Presentazione del libro “I Servizi Segreti in Italia. Dal Fascismo all'intelligence Del XXI Secolo” di Giuseppe De Lutiis (Sperling, 2009) Sarà presente l’autore. Interverranno: Nicola Trifuoggi (Proc. della Repubblica Tribunale di Pescara), Marco Alessandrini (Avvocato) Presenterà: Saverio Occhiuto (Giornalista) “Dall'Ovra al Sifar, primo servizio segreto della Repubblica; dalla Guerra fredda alla "strategia della tensione"; dalle deviazioni del Sismi ai legami con il terrorismo nero e rosso; dal caso Gladio alla strage di Bologna: il libro ricostruisce la storia dell'intelligence italiana, oltre settant'anni di trame e complotti, un lungo percorso che ha visto i "corpi separati" collocarsi, illegittimamente, fra i poteri istituzionali.” 24 GIUGNO, giovedì Ore 18.30 – Presentazione del libro “La signora del caviale” di Michele Marziani (Cult, 2010) Interverranno: Adelchi De Collibus (Cons. Ente Manifestazioni Pescara), Simone D’Alessandro (Saggista/Copywriter), Marco Presutti (Docente) “Una comunità di pescatori di storioni sulle rive ferraresi del Po. Un intreccio di uomini, di storie e di amori, all'ombra della seconda guerra mondiale. A tenere le fila della vicenda la presenza discreta e distante della signora del caviale. Lei, ebrea, scompare con le leggi razziali e assieme a lei finisce per sempre l'epoca del caviale del Po. Un romanzo che racconta uno dei maggiori drammi del Novecento, le persecuzioni razziali, visto con gli occhi all'inizio ingenui e ignari di un bambino.” 25 GIUGNO, venerdì Ore 18.30 – Presentazione del libro “E’ difficile amare” di Mirella Casini (Edizioni Tracce, 2009) Sarà presente l’autrice. Interverranno: Enzo Girolami (Regista), Nicoletta Di Gregorio (Pres.te Edizioni Tracce), Ubaldo Giacomucci (Poeta/Critico Letterario) “Mirella Casini in questa raccolta di romanzi brevi ci offre una ricerca narrativa suggestiva e coinvolgente, sia per la forma letteraria comunicativa, che dal punto di vista delle trame di grande impatto emotivo. Il testo è senz’altro originale per i temi affrontati, che riguardano problemi attuali, che per la complessità nelle relazioni interpersonali e nei rapporti umani messa in evidenza dall’Autrice. Ogni protagonista, nella sua vicenda umana e personale, diviene anche il simbolo di una precisa condizione esistenziale e mostra al lettore come sia ricca di storie e di riflessioni, di ideali e di dilemmi etici quel quid che dà senso e ragione all’esistenza.” 26 GIUGNO, sabato Ore 18.30 – Presentazione del libro “Italiani a Chicago” di Dominic Candeloro (Edizioni Noubs, 2010) Sarà presente l'autore Interverranno: Massimo Pamio (Editore), Generoso D'Agnese (Giornalista), Meo Carbone (Artista), Adelchi De Collibus (Consigliere Ente Manifestazioni), Riccardo Chiavaroli (Consigliere CRAM) 27 GIUGNO, domenica Ore 18.30 – Presentazione del libro “AL. Che fine ha fatto Yude? Con DVD” di Alberto Fortis (Aliberti, 2009) Sarà presente l’autore. Interverranno: Paolo Talanca (Critico Musicale) 9 “Una sconfinata passione per la musica germogliata in tenera età, a soli cinque anni, quando chiede in dono a Babbo Natale una batteria. Erano ancora gli anni dell'infanzia trascorsa nella casa paterna a Domodossola, dove Alberto amava giocare nel suo angolo segreto, il "giardino delle fragole". Poi la formazione della sua prima band, ancora tredicenne, e il debutto televisivo tre anni dopo. Sono le prime tappe della carriera di un artista a trecentosessanta gradi, spesso considerato "controcorrente" nel panorama musicale italiano. Questa biografia rivela un Alberto Fortis inedito, amante dei viaggi e della sperimentazione musicale, con una spiccata sensibilità per i temi sociali e umanitari. In Al si delinea il profilo di un artista poliedrico che ha vissuto esperienze uniche: dall'incontro con il Dalai Lama, all'impegno con l'Unicef in qualità di ambasciatore per i bambini della popolazione nativoamericana Navajo, fino al ruolo di testimonial di Aism (Associazione Italiana contro la Sclerosi Multipla, presieduta dal premio Nobel Rita Levi Montalcini). Senza mai trascurare l'importanza della sfera spirituale, Fortis, molto attratto dall'esoterismo, dai misteri della vita, si sofferma sui suoi incontri con artisti internazionali. Racconta i suoi grandi amori, la sua battaglia in favore dei più deboli, la sua incontenibile passione per gli Stati Uniti, svelando l'essenza e i valori di un artista talvolta ribelle, che spesso fatica ad adeguarsi alle logiche che regolano il mercato discografico.” 28 GIUGNO, lunedì Ore 18.30 – Presentazione del libro “Bugia d'amore” di Lorenzo La Porta (Aliberti, 2010) Sarà presente l’autore Interverrà: Nadia Miriello (Giornalista) “È appena iniziato il quarto anno di liceo e l'estate romana ha lasciato nel cuore e nella mente di Chiara, diciassette anni appena compiuti e da poco fidanzata con Luca, una marea di dubbi e troppe domande. Sua sorella Olga, maggiore di due anni e bulimica, ha smesso improvvisamente di parlare. Il suo disagio innesca profonde lacerazioni domestiche, che rendono ancora più difficile condividere lo stesso tetto, e acuiscono le crepe del matrimonio dei genitori, ormai agli sgoccioli. Nel momento in cui tutto sembra crollare, Chiara trova invece il coraggio di affrontare il misterioso silenzio della sorella, e lo fa con una "bugia bianca", quando Olga le strappa la solenne promessa di farsi raccontare la sua prima volta. Ma non avendo mai fatto l'amore, Chiara spaccia per sua l'avventura di una studentessa "più navigata", dopo aver origliato i dettagli dell'incontro amoroso nei bagni della scuola. Tra gaffe, gimcane sentimentali, peripezie scolastiche e familiari, in un susseguirsi di colpi di scena le due sorelle finiranno per scoprirsi complici. Non solo: la strada dei sentimenti, a tratti incomprensibile, riserva ancora dolci sorprese.” 29 GIUGNO, martedì Ore 18.30 – Presentazione del libro “La terra è una palla che gira e che balla” di Annamaria Ferretti (Aliberti, 2010) Interverranno: Vittoriana Filoni (Psicologa dello sviluppo e dell’educazione, Pres.te dell’Associazione “L’Aquila nel mondo per l’Oncologia”), Rosalba Di Tomasso madre di Francesca Milani vittima del sisma : “Verrà presentato Il libro "La terra è una palla che gira e che balla" scritto dai bambini e ragazzi aquilani che hanno lasciato la loro testimonianza sulla tragedia del 6 aprile. Il lavoro di raccolta dei vissuti emotivi dei bambini è stato realizzato dalla professoressa Vittoriana Filoni che, all'indomani del 6 aprile, hanno incontrato ogni singolo bambino, costruendo così con ognuno di loro un rapporto di fiducia all'interno del quale ciascuno si è sentito sostenuto psicologicamente nel difficile processo di rielaborazione del trauma. Le testimonianze sono state passate poi alla giornalista AnnaMaria Ferretti che ne ha curato la sistemazione e la presentazione all'interno del libro.Il ricavato delle vendite del libro andrà in favore del progetto Foresteria ovvero una struttura di accoglienza per i figli e i parenti dei pazienti oncologici dell'ospedale di L'Aquila. Si tratta di un importante progetto dell'associazione L'Aquila nel mondo per l'oncologia che ,in collaborazione con F.a.v.o, ha inaugurato nel mese di aprile un Punto di Accoglienza e Informazione per i pazienti oncologici presso l'ospedale aquilano. IL 16 maggio a Roma , presso l'auditorium della Conciliazione, la professoressa Vittoriana Filoni è stata premiata, insieme a Gianni Letta, per l'impegno profuso nel settore del volontariato oncologico.L'associazione aquilana vede al suo interno come volontari proprio quelle persone che hanno subito le più gravi perdite nel sima del 6 aprile. In particolare la mamma e il fratello maggiore della piccola Francesca Milani, si adoperano nell'ambito del volontariato rivolto ai bambini figli dei pazienti oncologici. Inoltre L'avvocato Angelo Bonura, ex vicesindaco di L'aquila, sopravvissuto alla tragedia di Via Campo di 10 Fossa, mette a disposizione la sua professionalà, prestando volontariamente consulenze legali ai familiari dei pazienti oncologici.” “Il 6 aprile 2009 rimarrà per sempre nella memoria dei bambini di L'Aquila. Il racconto del terremoto che ha devastato la provincia abruzzese e degli stravolgimenti che la catastrofe ha provocato nella vita dei suoi abitanti vengono ripercorsi attraverso le parole dei piccoli. Partendo proprio dalle loro emozioni più profonde, l'autrice ha deciso di suddividere questo libro non in capitoli, ma in sentimenti. A ciascuno corrisponde uno stato d'animo: la paura, l'angoscia, la disperazione, l'abbandono, le privazioni, i sacrifici, ma anche la speranza, la felicità di un sorriso strappato ai calcinacci, la capacità di ritornare a una vita normale in un luogo dove di normale è rimasto poco o nulla. Ogni capitolo-sentimento è nato dal confronto tra l'autrice e una maestra che ha vissuto in prima persona le scosse emozionali e i traumi psicologici dei bambini. Questo libro rappresenta una piccola opera di risarcimento al dolore dei piccoli testimoni, con l'auspicio che il racconto sia uno dei migliori antidoti contro i fantasmi, la paura del buio e l'incertezza della terra che improvvisamente incomincia a tremare. La perdita della casa e la tragedia del lutto sono al centro delle parole dei protagonisti. Eppure, nelle pieghe della memoria di questi piccoli "cantori", la speranza ha il sopravvento, a dimostrazione che nulla può togliere ai bambini il diritto e la voglia di sognare.” 30 GIUGNO, mercoledì Ore 18.30 – Presentazione del libro “Diventare nonni è un evento straordinario. Consigli e risposte per vivere al meglio il rapporto con i propri nipoti” di Antonio Vita e Domenica Daniele (Psiconline, 2010) Saranno presenti gli autori. Coordinerà: Rossella D’Oria (Critica Letteraria) “La famiglia di oggi è formata da genitori che, nella maggior parte dei casi, lavorano e tornano a casa tardi, tra le ore 18 e 19. I figli, in un periodo di tempo che va dal mattino sino a queste ore di rientro dei genitori, vengono affidati prevalentemente a strutture pubbliche, asili nido, scuole dell'infanzia, ma soprattutto ai nonni. Al mattino si vedono nonni che accompagnano a scuola i nipoti, che portano a passeggio i piccoli, sia nei giardini pubblici, sia nei negozi e centri commerciali. Ai nonni, quindi, vengono affidati i nipoti perché essi sono l'unico rifugio sicuro per i piccoli: i genitori dei bambini sono tranquilli perché i loro figli sono in mani sicure. Non ci sono scadenze di ore per i nonni.” 11 Verso il partito della nazione Idee e proposte per il nuovo simbolo Prende il via il concorso per raccogliere idee e proposte in vista della formazione del nuovo soggetto politico. Suggerisci il nome e il simbolo che ti piacerebbe fosse utilizzato come logo. Se sei interessato a partecipare, puoi inviare le tue proposte (anche in formato grafico) all'indirizzo: [email protected] Per il vincitore sarà, naturalmente, previsto un premio! Udc – Segreteria Nazionale 12 Verso il Partito della Nazione. L’Udc inizia un percorso per costituire un nuovo soggetto di centro, moderato, che segni una discontinuità con la tradizione democristiana, non per rinnegare la DC, ma solo per superarla in un’epoca diversa per storia, cultura e sensibilità. Questo spazio è per esprimere la tua opinione. Su questo numero riportiamo l’intervento di Casini, tenuto a Todi, il 22 maggio 2010. 13 Intervento dell’On. Casini, tenuto a Todi, il 22 maggio 2010. Grazie, grazie a Ferdinando Adornato. Credo di interpretare i sentimenti di tutti nel dire grazie a Ferdinando perche effettivamente questa di Todi e ed e stata anche quest fanno un'occasione importante. Un'occasione in cui innanzitutto abbiamo avuto modo di parlare, di confrontarci, a fronte di un Paese profondamente disabituato a farlo: noi dell fUDC per fortuna non abbiamo perso questa abitudine, ma noi uomini politici, noi, uomini e donne di questo Paese, da troppo tempo non discutiamo piu di politica. Qui a Todi invece, abbiamo avuto modo di ascoltare, grazie Antonio De Poli a tutti voi che avete gestito il dibattito, piu di 110 interventi. Debbo dire anche che, non tutti, ma una novantina personalmente li ho ascoltati e credo che questo sia un segnale di attenzione e serietà reciproca che ci siamo dati tutti insieme. Questa mattina mi sono fatto due grasse risate leggendo i giornali che hanno descritto una terribile spaccatura tra di noi, ma devo dire che anche i giornalisti soffrono del medesimo problema: cosi come noi siamo disabituati a discutere, loro non sono più abituati a sentire discussioni politiche, discussioni fatte cosi, serenamente, apertamente. Sia Tassone che Pezzotta ci hanno giustamente richiamato a questo: al grande valore che in una missione che sta per partire come la nostra non possiamo permetterci di trascurare. Tutti noi dobbiamo in qualche modo coltivare il valore della ricchezza delle opinioni anche perche, amici, qui non c’è niente di prefabbricato, qui non c’è niente di deciso, qui fino ad oggi non c’era nemmeno niente di già discusso preventivamente. Per cui, mi ripeto, io lo ritengo uno straordinario valore, un valore importante, da coltivare. E mi e piaciuto molto il sentimento che ha manifestato Lorenzo Cesa con la sua commozione di ieri mattina: perche dietro quel sentimento non c’è solo una personalità straordinaria come quella di Lorenzo che – l’applauso è indicativo - voi amate perchè conoscete; anzi vorrei dire che probabilmente siamo in pochi a poter dire di conoscerlo cosi profondamente. Ma la realta e che dietro le sue parole, come dietro quelle della stragrande maggioranza degli interventi, non c’era solo questa proiezione della personalità di chi ha parlato, di ciò in cui crede, dei sacrifici che fa per il partito, ma c’era anche il senso di un cammino, di un modo di stare assieme. Ecco perche ho sorriso stamattina, perchè solo chi e disabituato ad ascoltare la politica e non ci conosce può pensare che ci siano delle spaccature tra noi: ci sono opinioni. E se io oggi vi dovessi dire qual’ è la mia opinione dovrei dire molto probabilmente: “boh”! Dunque cerco di collocarmi anche io tra queste presunte “spaccature”: nel senso che non ho un’idea assoluta, precostituita; vorrei piuttosto formarmi un’idea, vorrei che questo tragitto, che questo percorso, che questa nave che oggi va nei flutti tormentati della politica italiana, mi consentisse di radicare dentro di me un’opinione più convinta di quella che ho al momento. A questo deve servire ad ognuno di noi esplicitare il proprio pensiero ed ascoltare il dibattito di questi tre giorni e dei giorni che verranno. Per ora comunque, consentitemi almeno questo, su una cosa ho già un’opinione, questa si convintissima: io penso che un partito debba coltivare la propria memoria ma che la memoria non sia sufficiente a costruire un partito, per cui penso che prima di affrontare ogni altra questione si debba prendere una decisione preliminare. E questa si, e nella mia disponibilità: e una decisione che spetta solo a me ed ora intendo comunicarla, perche ormai l’ho presa e almeno su questo non vorrei discutere. Vi prego di scusarmi, e l’unico strappo, ma penso di potermelo concedere: io sono contrario ai partiti personali per cui sono contrario a che il mio nome sia inserito sul simbolo del partito e credo che se in una fase di emergenza noi abbiamo ascoltato i sondaggi e gli esperti in questo campo che ci dicevano: “Non levate il nome di Casini”, voglio dire anche, amici, che a volte la forma è sostanza. Il simbolo e il nome che stiamo cercando e che dovranno essere i più adatti ad essere ben capiti e interpretati dalla gente, capaci di proiettarsi nel passato ma soprattutto nel futuro, dovranno rappresentare la forma e dunque la sostanza di un percorso da compiere senza alcun riferimento alle persone: perchè queste sono le avventure che rimangono nel tempo. Ho sentito nel dibattito di questi giorni fare tanto riferimento alla Democrazia Cristiana ad esempio, ma avremmo potuto fare riferimento anche, caro Giorgio La Malfa, al Partito Repubblicano, o ad altre storie straordinarie dell’Italia repubblicana che sono durate 50- 60 anni. Storie dunque molto serie, non banali. 14 Le cose che rimangono non sono legate alle persone, perche le persone passano. Le tradizioni politiche ideali rimangono, e si radicano nel Paese se sono tali. Allora, su questo primo punto diciamo che siamo già in totale sintonia e io credo pure che non sia banale che noi, anzichè affidarci alle regole pubblicitarie, ci impegniamo nella ricerca di un coinvolgimento forte, proprio perche siamo consapevoli che questa avventura può finire bene, ma nessuno ci potrebbe garantire un lieto fine, se ci fosse un coinvolgimento diverso e inferiore. Naturalmente ho fatto riferimento a quanto ieri hanno detto Pezzotta, Tassone e Francesco D’Onofrio e voglio mettermi sulla loro lunghezza d’onda. Perché giustamente loro ci hanno detto: “Bisogna discutere”. Ed io sono cosi convinto che bisogna discutere, che la brutalità con cui mi esprimerò questa mattina voi dovrete ritenerla figlia proprio di questa passione e di questo coinvolgimento. D’altronde se io apprezzo il fatto che gli altri siano stati sinceri devo essere altrettanto sincero se no facciamo una discussione asimmetrica e soprattutto poco rispettosa di noi stessi. Naturalmente la mia sincerità può darsi anche che esprima un pensiero costruito su degli errori ma quello che dico e dirò e quello che sento, che avverto dal profondo. Vedete - mi sembra lo abbia detto ieri il presidente Buttiglione - noi abbiamo una politica della democrazia rappresentativa, nel nostro Paese, che è in crisi: è in crisi innanzitutto perchè costruita su delle suggestioni, su degli spot. La politica italiana ormai è una gigantesca finzione collettiva, e giusto per fare alcuni esempi, tra gli ultimi, ne cito due ma potrei elencarne centinaia, a partire dal taglio simbolico del 5% agli stipendi dei parlamentari, per continuare con il ministro Calderoli che fa un falò delle leggi; una sorta di immagine dannunziana di questo Calderoli con le leggi a fuoco alle sue spalle, senza che si sia capito cosa bruciasse, quali leggi fossero... Tutto questo è servito a trasmettere una suggestione. Ma la crisi della democrazia rappresentativa in Italia, noi ne dobbiamo prendere atto, nasce su una semina che e stata fatta negli anni di Tangentopoli, negli anni della fine della Democrazia Cristiana e della cosiddetta Prima Repubblica e che in questi vent’anni si è progressivamente sedimentata in forme diverse continuando in modo non meno insidioso; cioè, noi abbiamo dato o continuato a dare in questi ultimi vent’anni, in forme diverse ma forse anche più pericolose, l’immagine della politica inutile, del Parlamento inutile, dei parlamentari inutili - al punto che forse basterebbe che a votare nelle Camere fosse un capogruppo. E tutto questo è stato in gran parte funzionale a creare l'aspettativa nel Paese che di fronte a tanta inutilità, l'unica cosa davvero utile possa essere l'evocazione di un “uomo forte”, l’evocazione di un uomo che risolve, che decide, che si erge al di sopra della politica. E se pensate che questa rappresentazione sia la rappresentazione di Berlusconi, dovete sapere che è vero solo in parte, perche in realtà si tratta della rappresentazione di tutti quei soggetti che entrano attraverso questa metafora nell'agone della politica. Di Pietro che si fa fotografare sul trattore in campagna a petto nudo, Bossi che sostituisce alla sua virilità diciamo, di ieri, la sua dimensione umana che non è meno impegnativa dopo la malattia, non sono sinonimi del medesimo concetto? Ne certo la sinistra può dire di aver contrastato questa metafora. Anzi, la sinistra ha cercato l’uomo forte che potesse in qualche modo contrastare l’uomo forte della destra senza capire che su quel terreno si autocondanna a perdere sempre, perchè tra l’imitazione e l’originale non si può che scegliere l’originale. Ma questo terreno è il terreno che noi abbiamo seminato in questi anni. E’ il terreno della deriva antipolitica, e il terreno della delegittimazione della Prima repubblica che non coglie gli aspetti importanti di quella stagione politica, e la deriva populista, e una deriva verso cui la sinistra ha contribuito a condurci non solo ponendosi su quel terreno ma dando uno straordinario supporto teorico anche grazie agli opinionisti che da vengono dal suo mondo. Santoro, la sua liquidazione di cui si parla in questi giorni, l’ha costruita esattamente su questo terreno. La sua liquidazione milionaria, l’ha potuta chiedere grazie alla semina che ha fatto su questo terreno, perché è stato insidioso non meno di altri nel costruire l’idea che la politica fosse fatta da scansafatiche o da ladri e che in qualche modo ci fosse bisogno di una palingenesi generale. E ha dato l’immagine che lui e poi Travaglio, Di Pietro, Grillo ne avrebbero potuto essere gli interpreti, i soli autorizzati a guidarci verso una nuova fase di moralizzazione. E intanto si è fatto liquidare... Sempre in questo senso mi permetterei di correggere un concetto che ho sentito enunciare qui poco fa. Stamattina Antonio De Poli ha detto una cosa importante. Ha detto: “Non continuiamo a leggere i fenomeni politici come la Lega, con la stessa interpretazione di dieci anni fa”. Vedi Antonio, per molti aspetti hai ragione. Oggi la Lega è una cosa diversa dall’immagine un po’ caricaturale che noi vogliamo darle e che a volte le diamo. Però c’è un fatto: la Lega fotografa questa realtà della crisi della politica, dell’antipolitica, di cui parlavo poco fa, la interpreta, forse ne dà rappresentanza, ma non costruisce una risposta politica ai problemi che denuncia, su questo non c’è dubbio, non c’è alcun dubbio. 15 La Lega denuncia Roma ladrona e gli enti inutili, ma si guarda bene dall’abolire le provincie; la Lega denuncia che ci sono troppi parassiti ma noi abbiamo oggi 25.000 amministratori locali che sono nelle società di derivazione comunali, provinciali e regionali, mentre la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, come ricorda sempre Gianluca Galletti, è bloccata dal fatto che chi in qualche modo governa gli enti locali territoriali del nord non ci pensa nemmeno a mettere in discussione la sua rendita di posizione. La Lega, nel suo radicamento al nord, è molto più simile al partito comunista che abbiamo visto negli anni ‘60 o ‘70 di quanto lo sia alla Democrazia Cristiana, cioè ha una forma di radicamento organizzativo accompagnato da un’occupazione istituzionale. Aggiungo, amici, sempre con riferimento alla crisi della politica, che la delegittimazione delle istituzioni, del Parlamento, trova terreno fertile sul meccanismo di rappresentanza e di selezione della classe parlamentare: lo ha detto ieri Adriana Poli Bortone, che voglio ringraziare. Debbo dire che questa è una grande questione: so benissimo che difficilmente questa legge elettorale cambierà, ma noi dobbiamo assolutamente continuare una battaglia che è di principio. Perché il Parlamento è delegittimato? Perché nel Parlamento di oggi senatori e deputati non avvertono più alcun bisogno di fare le battaglie che facevamo ai tempi in cui io sono entrato in Parlamento: quando un parlamentare deve difendere un territorio e a questo territorio deve rispondere, non vota certe cose; ma quando il parlamentare il sabato e la domenica si gode il week end perché non ha più legami con il territorio, l’unico problema che ha è quello di essere amico del leader di partito Tizio o Caio che l’ha fatto eleggere, e a quel punto è chiaro può votare tutto... Ma questo nuovo tipo di parlamentare di oggi è autoreferenziale e contribuisce a dare l’idea di un Parlamento che naviga non sulle stesse acque della gente, sulle acque del consenso popolare. Ci ritroviamo così un Parlamento delegittimato nella misura in cui è delegittimato come fonte di nomina. E questo ci ricollega al rischio di cui parlavo prima dell’evocazione dell’uomo solo al comando. E’ l’altra grande questione cui facevo riferimento. La leadership, cari amici, in tutti i Paesi è sempre il prodotto di una scelta collettiva, ma non mi riferisco tanto al fatto che viene scelta dalla maggioranza perché anche i leader che noi abbiamo sono scelti dalla maggioranza, ma nel senso che negli altri Paesi viene esercitata con una sorta di senso di una missione comune: non è isolamento, non è l’uomo solo al comando, l’evocazione di una leadership. Non vado oltre nella spiegazione perché credo che abbiamo tutti ben presente di cosa sto parlando. Dunque stiamo attenti. Enzo Carra ieri ha detto una cosa che giudico molto intelligente. Ha detto: “Ragazzi, noi esaminiamo un Paese che è governato da Berlusconi, esaminiamo un Paese in cui il berlusconismo, in termini elettorali, ha vinto; ma è anche lo stesso berlusconismo a rispecchiarsi nel Paese”. E’ quello che ho detto prima, quando ho cercato di spiegare che se ne vede il riflesso addirittura nella sinistra. Non facciamo l’errore di pensare che il Paese rappresenti i canoni che secondo noi sarebbero i più consoni. Il Paese è cambiato, il Paese che sta votando in questo modo - che sta non-votando - è figlio di un radicamento e di una sedimentazione sociale, culturale, di stili di vita, di comportamenti, profondamente diversi da quelli del Paese di 40 anni fa; qui non si tratta solo di capire che con la nostalgia non si governa - questo è fin troppo ovvio; i giovani che oggi hanno 20 anni non sanno nemmeno chi era De Gasperi, e anche questo è comprensibile - qui si tratta di capire che le famiglie italiane, che i giovani italiani, nella loro solitudine di una teledipendenza che coltivano il più delle volte con orripilanti programmi, sono figli di uno sradicamento dei valori e di una degenerazione morale e sociale che si è sedimentata negli ultimi 20-30 anni e che ha prodotto un mutamento culturale profondo. Per cui se non abbiamo presente questo è chiaro che finiamo col costruire delle ricette che in teoria potrebbero anche essere giuste ed essere applicate, ma che in pratica rimangono solo sulla carta, perchè presumiamo in qualche modo che la gente capisca certe nostre considerazioni che invece in realtà non é predisposta a capire. Proviamo ad allargare l’orizzonte alla crisi economica, alla crisi internazionale. Pensiamo anche a cose che potremmo ritenere secondarie per il nostro dibattito: il vulcano che blocca metà mondo impedendo i voli, il petrolio in mare, tutte le questioni ambientali, le variazioni climatiche, la cellula artificiale - a proposito di quest’ultimo tema concedetemi un piccolo inciso per sottolineare come la Binetti, che si occupa con tanto impegno di questi temi etici fondamentali, secondo me lo faccia con un approccio molto più laico di quello che a volte viene fatto apparire dalla rappresentazione di comodo dei giornali. Certamente sono questioni che interrogano profondamente ciascuno di noi perchè riguardano la vita, la morte, il futuro, la possibilità di manipolazione genetica, il far west legislativo. Sono tutte grandi questioni, ma vorrei dire che ancora al di sopra di tutto questo, c’è qualcosa di molto più profondo, la crisi a cui facevo riferimento prima. Ne abbiamo una riprova se guardiamo in controluce anche nella Chiesa, dove grazie all’azione del Papa la stessa Chiesa sta reagendo con forza a una deriva morale che rischia di travolgerla. In generale, dunque, noi ci troviamo a fare i conti con un abbassamento del tasso etico che è figlio del tipo di 16 società che si è costruita in questi anni. E questo non riguarda solo noi italiani: la finanza creativa globale ha dato questi risultati, le grandi società internazionali finanziarie hanno prodotto questa modalità di comportamenti, questa etica; alcuni Stati che hanno i bilanci falsificati: perché di questo si sta parlando in riferimento al caso della Grecia. Dunque c'é una difficoltà complessiva dell'Occidente che in gran parte è figlia dei comportamenti e dell'evoluzione sociale, etica e morale che si é prodotta. E naturalmente non dimentichiamo il ruolo che hanno avuto i cosiddetti mercatisti, quelli che esaltavano il mercato come condizione che avrebbe consentito di risolvere le sfide di sempre; molti di loro oggi sono gli stessi che riscoprono altrettanto velocemente lo statalismo. Ecco, amici, per me noi non dobbiamo essere n’é mercatisti n’é statalisti: dobbiamo trovare un equilibrio tra mercato e solidarietà, dobbiamo trovare un equilibrio anche nella manovra finanziaria che il Parlamento dovrà discutere tra poco, tra rigore ed equità; non dobbiamo arruolarci nella fila di coloro che procedono per slogan, pronti a passare da uno slogan di un tipo a uno slogan esattamente opposto non appena la politica degli spot lo richiede. No, questa politica dello spot noi dobbiamo al contrario denunciarla con forza, perché una politica che non risolve i problemi. La crisi che sta attraversando l’Europa é stata provocata, caro Rocco Buttiglione, dai dazi doganali che non abbiamo messo e che qualcuno avrebbe voluto introdurre, dunque dal non avere innalzato barriere nazionali ancora più alte, o si é prodotta al contrario sul terreno che noi abbiamo denunciato, per la mancata realizzazione degli Stati Uniti d’Europa di cui giustamente tu parli? Questa é la domanda: perché si é prodotta la crisi dell’Europa? Perché, come ha detto giustamente l’altro giorno La Malfa, di solito la moneta precede lo Stato; noi invece abbiamo adottato la moneta prima di una seria politica economica, finanziaria, di governo europeo e oggi ci ritroviamo a fare i conti con la crisi dell’euro e stiamo cominciando a capire che la crisi non si supera se non c’é un maggior coordinamento, anche con una perdita di sovranità dei singoli Stati: perché é inevitabile che se c’é una moneta unica deve esserci una perdita di sovranità nel determinare le politiche economiche e finanziarie o magari quelle previdenziali. Altrimenti, scusate, ma come può un tedesco che va in pensione a 67 anni accettare che in Grecia ci si vada a 53? E’ chiaro che situazioni simili non sono più accettabili perché si creano delle discrasie, delle disparità che incrinano profondamente tutto il grande progetto europeo. Altra questione fondamentale che deve essere al centro della nostra azione politica: il grande tema del patto tra le generazioni. Quello che noi stiamo violando oggi é proprio il rapporto con le generazioni future; quando non ci poniamo il problema del debito, del rigore, del sistema previdenziale, noi dobbiamo ricordarci che stiamo scaricando sui nostri figli gli oneri che non vogliamo assumerci, e questo é profondamente iniquo. E questa é una realtà da denunciare, che merita una convinta campagna politica. Si parla tanto di federalismo, ad esempio, ma quando si realizza il federalismo demaniale come lo stiamo facendo noi, quando si trasferiscono dei beni, che sono di tutti, a una parte del Paese, magari per essere alienati oggi, pur sapendo che quei beni sono in parte anche dei nostri figli che ora hanno 3-4 anni, allora si deve sapere che si rischia di violare un patto territoriale, rispetto all’uguaglianza dei cittadini, e un patto generazionale, rispetto al futuro dei giovani. Vedete, quando qualcuno parla con molta superficialità della fine dell’euro, anche qualcuno tra di noi nel nostro Paese - perché é chiaro che nei circuiti internazionali economici e finanziari se ne comincia seriamente a parlare - bisogna stare attenti: il giorno in cui dovesse finire l’euro noi porremmo seriamente le condizioni per incrinare l’unità della nostra nazione, perché noi avremmo un’economia italiana a due facce; con una parte già fortemente integrata nell’area dell’euro e un’altra parte sostanzialmente fuori, alla deriva come la Grecia, come il Portogallo, come altre aree. Allora, stiamo molto attenti e teniamo presente che la crisi europea ha delle sfaccettature in Italia pesantissime. Ho portato qui alcuni dati, perché poi ogni tanto bisogna che riflettiamo sui dati. Il PIL italiano nel 2009 é calato del 5,1% ma negli ultimi 20 anni é cresciuto un punto in meno all’anno rispetto alla media degli altri Paesi europei; della media, non solo rispetto alla Germania o alla Francia. Il debito pubblico ha raggiunto nel 2010 il 118% e il rapporto deficit-PIL sale dal 2008 al 2010 dal 2,7 al 5,2%. Il sommerso economico, dati Banca d’Italia e Istat, oscilla fra un minimo del 15% e un massimo del 16% ma secondo l'OSCE arriva al 27%. Siamo nell’ordine di 200 miliardi circa di euro all’anno. La pressione fiscale é al 43,3% e naturalmente ora dobbiamo fare i conti con il crollo delle entrate fiscali, com’é logico visto l’andamento dell’economia. La produzione industriale é crollata del 25% tornando ai livelli dell’82. La cassa integrazione in un anno ha fatto registrare un +386%. I lavoratori non protetti, di cui Pezzotta giustamente ci parla spesso, sono 1 milione e 600 mila. L’export del 2009 ha subito un calo del 20,7%, mentre le importazioni sono calate del 22%. L’attrazione degli investimenti esteri é crollata del 34%. 17 L'elenco di enti, consorzi e società a partecipazione pubblica, dal 2008 (non governavamo noi) al 2009 épassato da 6750 a 7100 e gli amministratori da 23.400 a 25.000. Di fronte a quest’ultimo dato in particolare avanzo una proposta, che é quella di Gianluca Galletti di ieri, e che credo che tutti noi dobbiamo fare nostra: togliamo i politici, i consiglieri comunali da queste società a partecipazione comunale, mettiamoci i funzionari comunali e risparmiamo i compensi. Questa é una cosa seria, che si può fare subito perché se il comune X nomina in un consiglio di amministrazione derivato un suo funzionario, si risparmia il gettone di presenza del consigliere comunale. Chiusa questa parentesi che ritenevo doverosa, passo ad elencarvi ancora un pò di dati. Il tasso di fecondità - vorrei che tenessimo sempre presente che quando Luisa Santolini o la Binetti ci parlano di temi come questo, non si tratta di questioni estranee alla politica, si tratta proprio di politica - il tasso di fecondità totale, dicevo, si attesta sul livello di 1,4 figli per donna. Per avere un equilibrio, anche un equilibrio in ordine alla crescita, noi avremmo bisogno di un tasso di 2,2 figli per donna. Nei primi mesi del 2010 abbiamo in Italia un totale di 4 milioni e mezzo di immigrati regolari, ovvero il 7,2% della popolazione, che versano nelle casse dell’Inps - e non voglio riaprire il capitolo della cittadinanza perché già questa mattina sono state dette delle cose molto intelligenti - 7 miliardi di euro e pagano al fisco una cifra che supera 3,2 miliardi di euro l’anno, ciò quasi 7.000 miliardi di vecchie lire. L'11% delle famiglie si trova in condizione oggi di povertà, perché anche una quota consistente del ceto medio é scivolata oggi sotto l’area della povertà. Al sud, la disoccupazione é al 17,8% e quella giovanile al 26,2%. Le cifre dell'economia criminale ammontano ad un giro di affari di 100 miliardi di euro all'anno pari quasi al 7% del PIL e l'evasione fiscale, ne parlerò poi con riferimento ai provvedimenti di cui si discute in questi giorni, é calcolata in 120 miliardi di euro. Cari amici, é chiaro che questi dati non sono frutto degli sbagli di oggi, vengono dal passato, vengono molto da lontano: ma questi dati sono preoccupanti e se noi uniamo i dati nudi e crudi dell’economia reale coi dati, diciamo, della percezione sociale, comprendiamo rapidamente come siamo giunti a registrare un astensionismo alle urne del 36%. Alle ultime elezioni, lo ripeto, abbiamo avuto un astensionismo del 36%. I due partiti maggiori - su questo punto voglio integrare quanto detto poco fa da Michele Vietti che ha fatto il calcolo rispetto alla percentuale complessiva dei votanti, mentre io lo faccio rispetto agli aventi diritto - i due partiti PDL e PD, dicevo, hanno raccolto il consenso del 33% del corpo elettorale in termini di voti; sommati, sottolineo assieme, Pdl e Pd hanno il 33%. Il Paese dunque, amici, questo Paese, é terribilmente diviso, diviso perfino sulle questioni più lampanti ed elementari su cui dovremmo essere tutti d’accordo. E questo é accaduto perché, a mio avviso, la semina contro la politica, la semina leghista contro alcune aree del Paese, ha scatenato in modo terribile gli uni contro gli altri ad ogni livello. Questa sera gioca l’Inter in finale di Champion¡’s League: ricordo quando col mio papà vidi l’ultima finale dell’Inter tanti anni fa. Nessuno era attraversato nemmeno dal dubbio, tifavamo tutti Inter anche se il Bologna storicamente era la squadra avversaria dell’epoca. Stasera io tiferò Inter perché è una squadra italiana e mi rammarico quando sento qualcuno che si fa prendere dall’abitudine - anche tra noi - di essere contro. Mi rammarico perché sto parlando, amici, non di un elemento di anti-sportività, ma di qualcosa di assai più profondo e più radicato. Nei giorni scorsi, si é discusso sulle Olimpiadi. E noi siamo riusciti a dividerci anche sulle Olimpiadi: cioè, questo ormai é un Paese in cui il Comitato olimpico nazionale viene travolto dalle polemiche perché sceglie una città rispetto alle altre, pur sapendo in anticipo tutti che poi sarà quasi impossibile che l’Italia ottenga concretamente l’assegnazione dei giochi olimpici del 2020. Ma intanto già ci siamo divisi e non parlo di Zaia, ma anche di una persona di grande serietà che rispetto e ammiro come il sindaco di Venezia, che si lascia andare a parole assolutamente inconsulte su una scelta che dovrebbe essere costruita esclusivamente su criteri sportivi, tecnici, metodologici, direi quasi scientifici in un certo senso. No, noi ci dividiamo tra Venezia e Roma. E ci dividiamo magari pure all’interno di regioni che sono assieme: come la Romagna che si vuole dividere dall’Emilia. Certo, storicamente si é sempre parlato - Ciriaco De Mita, te lo ricorderai - della Romagna. Era una sorta di cavallo di battaglia di alcuni nostalgici che durante l’epoca della Prima Repubblica, come l’onorevole Servadei e altri, avevano fondato il loro movimento per la Romagna autonoma. Ma sapevano benissimo che non sarebbero andati da nessuna parte. Mentre noi no. Noi non solo non aboliamo le province nonostante abbiamo tutti preso l’impegno di farlo, ma probabilmente abbiamo la riserva mentale di spezzettare le Regioni che già esistono. Il tutto naturalmente all’insegna dell’alleggerimento dei costi della pubblica amministrazione, della 18 burocrazie e chi più ne ha più ne metta. Bene, vi vorrei dire una sola cosa a questo proposito: che da quando le Regioni hanno avuto la possibilità di avere voce in capitolo su alcune questioni le cose sono molto peggiorate - e dopo lo dirò concretamente - perché su tante materie il processo di trasferimento di competenze ha coinciso non con uno snellimento di procedure ma esattamente e andato in direzione opposta. Dunque viviamo in un Paese diviso tra corporazioni territoriali, tra lavoratori autonomi e dipendenti, diviso tra categorie, tra magistrati contro politici e viceversa, tra giovani contro vecchi. Non a caso assistiamo ogni anno ad un esodo giovanile. E Antonio D’Amato ha detto una cosa sacrosanta poco fa: in passato se ne andavano dall’Italia i poveri, oggi invece se ne vanno i ricchi. Oggi se ne vanno i giovani dal sud al nord Italia e quelli del nord in gran parte dall’Italia all’Europa, verso l’Inghilterra, la Francia, la Germania. E non pensano di tornare, perché ritengono di poter raggiungere un livello di studi più efficace per immettersi nel mondo del lavoro andando fuori dal nostro Paese, cosi come, naturalmente, stiamo parlando di una selezione costruita sul censo, non su altro: e una selezione costruita sul censo perché i ricchi possono farlo e gli altri no. Ma non é un fatto meno preoccupante l’esodo intellettuale dal Sud al Nord Italia, anzi e altrettanto serio: tanti ragazzi vanno dal sud al nord Italia e poi non tornano al sud perche si radicano li, fanno i commercialisti, entrano nelle imprese e non tornano. Si assiste cosi ad uno spossessamento anche intellettuale del Mezzogiorno. C’é il tema dei bassi investimenti. Si parla spesso del ponte sullo stretto di Messina; noi vorremmo tutti il ponte, pero, parliamoci chiaro, ci sono altri problemi: c’é il problema della banda larga, c’é il problema dell’Università, c’é il problema della ricerca, c’é il problema di realizzare investimenti produttivi che ci consentano di scommettere sul nostro futuro, delle giovani generazioni, dei nostri figli. Non parlo di investimenti improduttivi, parlo di investimenti di lungo respiro che sono anche attrattivi di nuove risorse e strategici rispetto all’Italia del domani che vogliamo costruire. Ecco allora che alla politica non possono bastare le battute di spirito; serve un nuovo spirito al nostro Paese semmai. Non basta esorcizzare la crisi con le litanie della serie “ormai la crisi e alle nostre spalle” salvo poi, ogni giorno che passa, comprendere che la crisi in realtà e davanti a noi e che bisogna fare sacrifici. Sappiamo che c’é chi non vuole usare queste parole. Ma perché dobbiamo aver paura di usare queste parole di verità e di responsabilità? Se l’Europa é vissuta in gran parte al di sopra delle proprie possibilità e davanti ai fenomeni di globalizzazione non ce la fa più, non dobbiamo avere paura di chiamare le cose col loro nome, di chiamare il Paese ai sacrifici. Certo, facciamo bene ad avere paura se non ci sentiamo moralmente legittimati a chiedere questi sacrifici: perché, parliamoci chiaro, se noi dobbiamo fare un appello al paese, basato sulla responsabilità, sulla verità, sulla richiesta di sacrifici, non possiamo poi pensare di costruire una manovra incentrandola sui condoni, per cui chi e stato più furbo non deve pagare dazio e il cittadino onesto deve in qualche modo pagare per tutti. E’ chiaro, amici, che i conti così non possono tornare. Ecco perché dico che non servono più le battute, ma serve un autentico spirito di riconciliazione nazionale. Vedete, il bipolarismo é in crisi ma ormai non é più una notizia. Se noi avessimo detto questa cosa qualche settimana fa forse avremmo ottenuto un titolo sui giornali. Oggi invece l’hanno detto loro, i bipolaristi stessi, hanno detto loro quello che é sotto gli occhi di tutti: che il bipartitismo non é mai nato e che il bipolarismo e profondamente in crisi, e non solo perché sono in crisi i due contenitori. Ma sforziamoci di fare un’analisi un pò più approfondita: del resto non possiamo limitarci a godere del fatto che noi siamo una realtà unita, mentre nel PD litigano ogni giorno tra Veltroni, Bersani e D’Alema e nel PDL litigano Berlusconi e Fini. A parte che rispetto a tutti i problemi che abbiamo di fronte queste sono sciocchezze, non é questo il punto: il punto é che il bipolarismo é entrato in crisi perché ha finito per essere un sistema che relega i due grandi partiti nel ruolo di donatori di sangue per i due partiti che succhiano la loro ruota - come si direbbe in gergo ciclistico - e direi anche lo stesso loro sangue, e che stanno determinando la politica nazionale del nostro Paese. Di Pietro, oggi, non rappresenta solo ciò che il suo partito raccoglie in termini di percentuali di voto: é il convitato di pietra del PD. E quando sottolineo questo aspetto che é sotto gli occhi di tutti e mi sento ribattere che allora “l’Unione di Centro ha archiviato i suoi esperimenti”, mi é facile rispondere che noi non abbiamo archiviato niente! I nostri esperimenti sul territorio, laddove li abbiamo messi in piedi, nelle Marche o in Liguria o altrove, continuano e io mi auguro che continuino positivamente. Ma ciò non significa che noi non dobbiamo capire se il Partito Democratico se la sente di costruire delle scelte che lo pongano in contrasto con certi alleati e anche con certi toni chiaramente giustizialisti. Non significa che non dobbiamo chiedere al Partito Democratico se se la sente di affermare ad alta voce che la liquidazione di Santoro é uno scandalo, mentre mi pare che al contrario i suoi consiglieri di amministrazione in Rai si preoccupino immediatamente di coprire con un manto di riserbo la vicenda. 19 Allora, la domanda che dobbiamo porci é: il Partito Democratico é in condizione di seguire una strada coerente? Vedete, il PD é nato con una doppia intuizione, una giusta e una sbagliata. Quella giusta era: liberiamoci da tutti questi parassiti della politica che con il loro estremismo non ci consentono di realizzare un vero riformismo in Italia. Questa é stata la scelta di Veltroni che io ho apprezzato e che tanti dei nostri amici allora nel PD hanno sostenuto con lo stesso spirito di condivisione. L’altra era la vocazione maggioritaria. Ora, io sulla vocazione maggioritaria, per carità di patria, non parlo più perché é talmente evidente che questa vocazione se pur fosse esistita realmente in passato sarebbe oggi talmente ridicola che credo che anche loro l’abbiano in qualche modo sepolta, chi più, chi meno. Ma questo non mi impedisce di osservare cosa fa oggi il Pd. Oggi il Pd seppellisce la vocazione maggioritaria per fare una politica all’inseguimento di tutto e di tutti, senza sviluppare così quell'elemento di riformismo che sarebbe l'unico punto su cui costruire un'alternativa. E, allora, se basta un urlo di Di Pietro in Parlamento per costringere il Pd a cambiare atteggiamento su questioni fondamentali, poi non ci si può meravigliare se Di Pietro scavalca il suo alleato e va a chiudere l'accordo con la Lega perché magari nel frattempo lo stesso Pd sta trafficando per accordarsi col Pdl sul nome di Errani per la presidenza della Conferenza dei presidenti delle regioni: é chiaro che così dà vita a tutto un intrigo che in qualche modo delegittima ogni sua mossa. Mentre una forza che si colloca a sinistra dovrebbe avere il coraggio, se vuole davvero rappresentare un punto di riferimento, di costruire una politica riformista e chi ci sta ci sta. Anche perché, se al contrario, risulta essere figlia del giustizialismo, quella politica é condannata a rimanere minoritaria in modo permanente in Italia. Ma soprattutto, al di là che sia minoritaria o maggioritaria, é inconciliabile con ciò che noi siamo e rappresentiamo. Il succo della questione é solo questo. Dunque il quadro che abbiamo davanti é che in Italia si é costruito un bipolarismo che é fallito; che prospera la Lega, che prospera l’Italia dei Valori, che Berlusconi si preoccupa di tante cose, mentre io, vorrei dire, se fossi lui mi preoccuperei realmente degli schiaffi pubblici e privati che la Lega ogni giorno gli sta impartendo. E questo, sia chiaro, non é certo un problema dell’UDC, proprio questo é un problema che non ci tocca. Ma é un problema che tocca le questioni politiche del Paese, quelle che riguardano il Governo, su cui la Lega dimostra palesemente ormai, senza ritegno, dopo le ultime elezioni, di possedere una golden share. Certo la Lega fa contento Berlusconi quando lo asseconda su qualche provvedimento, ma la realtà é che sta cambiando l’asse della politica di questo Paese e la sta cambiando a mio avviso, voglio dire di più, non con la complicità di Berlusconi, ma con un Berlusconi che non é in condizione di fare altro se non assecondare questa deriva. Del resto la scelta che noi avevamo denunciato due anni fa come errata si é rivelata tale: quando tu stabilisci una alleanza omogenea, univoca e dai la golden share ad un partito che e di lotta ma che può essere anche di governo, tu ti poni nelle condizioni di farlo crescere a dismisura. La Lega é figlia della sua capacità di semina certamente, ma é figlia soprattutto della condizione politica in cui é stata aiutata a collocarsi in questa fase politica del Paese. E guardate non é un caso che la Lega sia contro ogni tentativo o idea di riconciliazione nazionale: perché se ci fosse una riconciliazione nazionale la sua golden share non servirebbe più, sarebbe finita. La sua golden share per essere esercitata ha bisogno di uno stato di mobilitazione armata permanente, di una politica che si traduce in uno scontro cannibalesco tra i poli. E questo vale per la Lega ma vale anche per Di Pietro. Questa é l’analisi politica: dopo di che io vi dico con chiarezza che noi discutiamo con tutti; lo abbiamo fatto anche sul federalismo pur confermando il nostro voto negativo. Siamo persone che in Parlamento lavorano perché ci sia serenità, per cui con serenità dialoghiamo anche con la Lega e, quando ci sono, sappiamo vedere anche gli aspetti positivi della sua azione, non ci sono solo aspetti negativi. Ma ciò non toglie che questo é il vero nodo politico che oggi il Paese ha davanti. Noi abbiamo denunciato quello che si é verificato, ma io mi pongo una domanda e la pongo a voi: é sufficiente che noi ci salviamo la coscienza dicendo, come abbiamo detto in questi giorni, avevamo ragione? E’ sufficiente che noi in qualche modo ci compiacciamo del fatto che il bipolarismo in effetti non c’é più come avevamo detto, che la Lega e Di Pietro prosperano come avevamo denunciato, che la soluzione dei problemi non si trova? Ecco il nodo e tutto qui, amici, la svolta nostra e tutta qui: noi abbiamo salvato l’autonomia del nostro partito e solo chi non sa leggere - ecco la brutalità con cui voglio dire le cose a cui avevo fatto riferimento all’inizio di questo mio intervento - solo chi non sa leggere la politica nemmeno nell’alfabeto delle sue vocali, può pensare che la scelta del doppio forno non sia stata assolutamente determinante per garantirci l'autonomia che ci siamo conquistata. Noi, cari amici, se avessimo fatto una scelta omogenea sul territorio nazionale, come ci chiedevano i grandi partiti, oggi saremmo politicamente inesistenti e chi all'interno del nostro partito ha un'anima cosi candida da non capire questo, lo invito a fare un corso accelerato per cercare di capire i fondamentali. 20 Noi abbiamo portato avanti una politica che ci é costata. Ma cosa pensate che non fosse chiaro a Cesa, a Buttiglione, a Pezzotta e me, a D'Onofrio ad Adornato, che questa politica ci avrebbe fatto pagare un costo politico? Ma noi abbiamo fatto un calcolo freddo del costo politico che pagavamo e di quello che ne avremmo ricavato. Noi avevamo solo in questo modo la possibilità di garantirci l’autonomia politica e grazie a questo calcolo oggi siamo artefici del nostro destino, nessuno può decidere per noi, nessuno può pensare che le nostre decisioni siano predeterminate e nessuno ci può neanche dire quello che in questi giorni si sono affannati a cercare di dimostrare assieme il PD, o una parte del PD, e Berlusconi: “voi crescete solo se siete alleati del centro destra”. E non e certo un caso che D’Alimonte abbia detto proprio al seminario della corrente di Veltroni questa cosa che dice Berlusconi. Ma noi abbiamo facilmente smentito questi tentativi di relegarci da una parte o dall’altra; vi fornisco un dato solo perché non credo che la contabilità vi interessi: noi abbiamo raccolto, andando da soli nel 60% del territorio nazionale, gli stessi voti che avevamo quando il nostro partito dal nord al sud era alleato di Berlusconi 5 anni fa, quando io ero presidente della Camera. Certo, so bene che articolare la posizione di un partito in modo difforme sul territorio rende la cosa difficile da presentare, a destra e a sinistra. Noi abbiamo pagato un doppio prezzo, ma vi vorrei far notare che Savino Pezzotta, zitto zitto, ha preso in Lombardia 230.000 voti sulla sua candidatura e tre consiglieri regionali. Cinque anni prima ne avevamo eletti 2 più 1 nel listino e avevamo preso 160.00 voti da alleati col centrodestra. Allora il problema é un altro. Il problema non é, amici, dove si colloca il partito. Perché guardate, certo noi questa difficoltà in molte parti del Paese l’abbiamo e l’abbiamo soprattutto, purtroppo, dove ci siamo alleati col centrodestra visto il livello di confusione che c’é nella PDL dove, come in Campania - qui c’é Zinzi, c’é il presidente De Mita, che lo possono confermare - non si riesce a governare perché c’é una divaricazione in quel partito, una lotta tra correnti talmente forte che non si capisce neanche con chi dialogare. Ma il problema, appunto, non riguarda le alleanze, il problema é a monte. Guardate che anche Giovanardi parlava di alleanze. Anche Pionati parlava di alleanze. Ma per allearsi bisogna esistere perché se non esisti le alleanze non servono; se non esisti le alleanze sono insussistenti per mancanza di presupposti. Allora, ciò che conta é che noi costruiamo un partito che esiste. Questo é il punto. Anche perché, amici, noi tendiamo a scaricare sempre - e questo é un vizio interno che abbiamo purtroppo - su problemi che pure non nego ma che rappresentano solo una porzione dei problemi complessivi, quelle che sono responsabilità nostre, perché anche tra noi abbiamo assimilato il processo di deresponsabilizzazione in voga oggi a tutti i livelli, individuale, collettivo, come corpo di partito. Dunque é stato fondamentale aver salvato l’autonomia. E guardate - questa cosa me la sono appuntata Berlusconi alla fine si é dimostrato il più lucido anche in questa circostanza, perché era l’unico che non voleva fare l’alleanza con l’UDC: perché aveva capito che nella nostra politica di alleanze differenziate si collocava la mina più pericolosa sotto il bipolarismo; aveva capito che accedendo a due forni, noi avremmo potuto con il nostro comportamento mettere in crisi il bipolarismo. E’ esattamente quello che molti dei nostri non hanno capito ma che aveva capito Berlusconi. Guardate un po’. Magari la prossima volta gli chiederemo di fare da consulente a qualcuno. Noi abbiamo messo in crisi il bipolarismo proprio dimostrando che non eravamo costretti a irreggimentarci da una parte o dall’altra. Dunque, amici, siamo artefici del nostro destino ma qui dobbiamo affrontare il problema di fondo. Denunciando, limitandoci a denunciare quello che non va, a denunciare la crisi del Paese, le lotte interne che dividono l’Italia, con la sola denuncia, al massimo ci salveremo la coscienza. Noi invece dobbiamo passare dalla denuncia alla soluzione, o almeno alla proposta di una soluzione. Bisogna cambiare musica e spartito. Siamo perseguitati dai gossip della stampa su dove andiamo, su che cosa facciamo, sulla domanda se siamo disponibili a entrare al governo. Bene la risposta non può che essere che le vie vecchie sono le peggiori strade che si potrebbero seguire. Le cose vecchie non servono al Paese. Entrare in questa maggioranza sarebbe non solo una cosa vecchia ma una cosa immorale. Sarebbe immorale che qualcuno di noi - e per fortuna questo non capita perché tutti noi abbiamo la stessa idea di partito e di moralità politica - pensasse che dopo aver preso i voti per stare al centro, all’opposizione di Berlusconi, oggi dovremmo rifluire magari in cambio di qualche ministero nel governo di Berlusconi. Ma, amici, scusate, io nemmeno perdo tempo a discutere di queste cose che talaltro considero davvero umilianti per me e per tutti voi. Ma andiamo oltre. Facciamo finta che il problema non riguardi noi e riguardi altri; facciamo finta che invece di parlare dell’UDC si parlasse di un partito che Berlusconi vuole integrare nella sua maggioranza. Ma, amici, al Paese oggi che cosa serve? Se la diagnosi che io ho fatto ha qualche validità, al Paese serve aggiungere un posto a tavola alla tavola di Berlusconi? O serve un cambio di passo, un cambio di 21 passo, un cambio di consapevolezza, l’idea onesta, pulita, leale che chi é stato scelto dagli elettori, ovvero il presidente del Consiglio - perché non siamo stati scelti noi - vada alla televisione e dica con chiarezza che c’é un’emergenza, che la casa brucia, e che chi ha buona volontà deve evitare di fare come i capponi di Renzo che si beccavano mentre il Paese va a rotoli? Questo serve all’Italia, non l’UDC nella maggioranza, amici! Che sarebbe solo un’umiliazione per noi e per gli altri! Il ministro Scajola, prima delle sue dimissioni, aveva ipotizzato una cosa detta e ridetta - Libé lo sa bene perché ha seguito questa materia in Parlamento -: “entro questa legislatura poseremo la prima pietra delle centrali nucleari”. Noi, come sapete, abbiamo il vizio della coerenza: eravamo contro le provincie prima delle elezioni e lo siamo anche dopo; eravamo per il nucleare prima, lo siamo anche oggi. Noi abbiamo detto, a Scajola: “bene, vai avanti, fai le centrali”. Ma io vi voglio fare una domanda: a parte la fattibilità di posare la prima pietra entro tre anni, poiché era chiaro che si trattava di uno spot, ma - dicevo - a parte questo, pensate davvero che sia possibile che un Paese uscito dal nucleare, a causa della scelta scellerata di un referendum come quello di 25 anni fa, possa tornare sulla strada del nucleare senza una condivisione d’intenti tra maggioranza e opposizione? Pensate che sia possibile, per la mole di investimenti che il ritorno al nucleare richiede al nostro Paese, che un ministro, chiunque egli sia, possa dire: “faccio centinaia di milioni, decine di miliardi di euro di investimenti senza avere la garanzia che chi, teoricamente, potrà venire dopo di me non smantelli tutto quello che ho preparato, rendendo inutili sacrifici e spese?” Pensate davvero che le scelte di sistema - e ho portato l’esempio del nucleare - possano essere gestite con la pretesa di un’autosufficienza di una maggioranza? Ma, amici, se qualcuno ci crede davvero, beh, quasi lo invidio per l’incoscienza totale. Io invece tutto questo non lo considero possibile. Adesso c’é il referendum sull’acqua. Sottolineo: il referendum sull’acqua! A parte le cose divertenti, no? Perché i giornali sono straordinari. In Puglia si parla dell’acquedotto pugliese e un giorno i giornali scrivono: “Casini vuol fare l’alleanza con Fitto perché Caltagirone vuole l’acquedotto pugliese”. Il giorno dopo scrivono: “Casini la vuol fare con Vendola perché Caltagirone vuole l’acquedotto pugliese”. Il terzo giorno invece siamo andati da soli. Povero Caltagirone, verrebbe da dire allora. Ma al di là di questo - che fa parte delle cose di contorno, ridicole se volete, ma che comunque dimostra anche come una certa malizia si nasconda sempre dietro l’angolo per ogni tema ridicolizzando le questioni serie - il problema dell’acqua é serio e, a mio avviso, Libé l’ha posto bene. Il problema per l’Italia é avere un bene pubblico, l’acqua, che dobbiamo poter utilizzare nel modo migliore. E il modo migliore non é certo fare i conti al Nord con una dispersione del 33% e al Sud con una dispersione del 60% in alcune aree. E’ forse questo il modo in cui noi vogliamo tutelare il bene pubblico? Andiamo a fare il referendum, tuteliamo il bene pubblico. Il 90% della nostra acqua si disperde nei rivoli di campagna o viene rubacchiato di qua e di là, ma noi col referendum tuteliamo il bene pubblico e ci salviamo la coscienza. Questi sono i problemi del sistema Italia. Questi. Ecco perché noi proponiamo un patto per l’Italia, un patto nell’interesse del Paese fra maggioranza e opposizione; perché questo é un Paese che va a rotoli. Un patto per l’Italia che riguardi la crisi e realizzi le riforme. Un patto per l’Italia che ricalchi le migliori stagioni politiche di questo Paese. E mi fa piacere aver visto qui due tra i protagonisti di queste stagioni, come altri ne abbiamo visti ieri. Un patto per l’Italia, perché noi abbiamo bisogno di due manovre parallele. La prima, amici, é la manovra anticrisi. Noi, indipendentemente dall’accettazione o meno delle nostre proposte, - perché non si può essere un partito di opposizione repubblicana a intermittenza secondo le convenienze - la manovra la esamineremo con grande senso di responsabilità. Se é una cosa seria, se non é impostata sui condoni che consentono ai furbi di prosperare e agli onesti di essere, come sempre, considerati i fessi di questo Paese, se si rivela una cosa seria noi siamo disponibili ad aiutare. Ci auguriamo che Tremonti si ricordi di essere il ministro dell’Economia, perché finora é stato un buon ministro del Tesoro, ma lui é il ministro dell’Economia, per cui non può pensare di avere come unico problema quello dei cordoni della borsa. Lo ha detto efficacemente Cisnetto prima: il problema del Tesoro é il contenimento della spesa, é cercare in qualche modo di tenere sotto controllo con il rigore necessario i conti pubblici; mentre il problema dell’Economia é realizzare una manovra che non rappresenti solamente una pezza, ma che abbia una prospettiva. Allora deve trattarsi di una manovra che non sia pagata dai soliti noti. Una manovra che contenga qualche colpo d’ala, anche nei confronti dell’evasione. Dell’evasione fiscale, perché nei termini e con le cifre che ho descritto prima non è tollerabile un tasso di evasione simile. Una manovra che dedichi un pò di attenzione anche alla crescita di questo Paese: perché é vero che noi abbiamo il problema drammatico del rigore dei conti pubblici, ma non possiamo nemmeno evitare di pensare alla crescita di questo Paese, altrimenti deprimiamo ancora di più l’economia italiana. 22 Noi proponiamo dunque, accanto a un patto anticrisi, un patto per le riforme. E qui vengo alla seconda manovra di cui abbiamo bisogno. Un patto che si basi su alcuni punti: la riforma del fisco innanzitutto, perché un 46% di cuneo fiscale é inaccettabile. Questo é un problema da risolvere, sia per le aziende che per i lavoratori. Le aziende italiane non possono essere competitive con un cuneo fiscale al 46%, che tra l’altro rende gli stipendi degli operai e dei dipendenti tra i più bassi d’Europa. Perché quando il cuneo fiscale si mangia tutto é ovvio che l’imprenditore é arrabbiato e non é contento neanche il lavoratore. Unitamente a questo tema si muove quello del quoziente familiare, che rappresenta una grande riforma civile necessaria. Bonanni ci ha detto: “cominciamo a realizzarlo dai redditi piu bassi. Moduliamolo”. Forse ha ragione, non é possibile imporlo tutto e subito nella situazione economica attuale, con un elettroshock. Ma almeno incominciamo a fare qualcosa per le famiglie italiane, perché altrimenti poi non possiamo lamentarci del loro stato di esasperazione o di marginalità. Il secondo punto é la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, superando i veti della Lega. Il terzo é un patto generazionale, sul tema della previdenza. Il quarto é il tema delle energie. Guardate che, tra l’altro, noi abbiamo parlato di nucleare, ma non e che in questi anni i governi di centro-sinistra abbiano detto no al nucleare e coerentemente si siano lanciati sulle energie alternative. Qua non si é fatto nulla. Il Paese si é fermato e il consumatore italiano paga l’energia di più di tutti gli altri in Europa. Poi scuola, ricerca, università, meritocrazia. La meritocrazia è una questione fondamentale. E infine, ma non da ultimo - ne ha parlato Adriana Poli Bortone ieri, ne ha parlato Occhiuto, ne hanno parlato tanti amici - é ineludibile il tema della questione meridionale. E’ ineludibile. Caro Lorenzo Cesa, caro Savino Pezzotta e caro Ferdinando Adornato: io penso che noi una proposta dobbiamo farla subito qui, da Todi, oggi. Noi abbiamo degli amministratori al sud bravissimi: penso al vicepresidente della regione Campania De Mita ad esempio. E voglio dire subito che non c’è stato familismo in questa scelta che io personalmente ho voluto. C’é meritocrazia, perché é una persona capace. Ma penso ai nostri ragazzi in Calabria, da Occhiuto a Talarico a Trematerra. Penso ai nostri ragazzi della Puglia. Ora vorrei evitare la litania dei tanti bravi che ci sono, ma bisogna che tutti insieme, immediatamente, voi più giovani soprattutto, organizziate un gruppo di lavoro sul tema del Mezzogiorno. Anche perché é vero che la classe dirigente meridionale ha una grande responsabilità. Ha il problema di riscattarsi da un’eredità negativa. Perché chi é stato complice dell’affermazione di un’idea antinazionale della Lega lo é stato anche a volte dal Mezzogiorno, magari inconsapevolmente, ma attraverso un certo modo di fare politica che ha dissestato il sud. Vedo qui il nostro presidente della provincia di Brindisi, Ferrarese, ed é l’esempio, non il solo, di come noi abbiamo cercato anche di immettere nel tessuto della politica meridionale persone che vengano da esperienze diverse e che rappresentino una cesura con i modi di amministrare il sud del passato. Vedo Antonio D’Amato e penso: - Tu saresti un grande sindaco di Napoli-. Lo so che non lo farai, ma saresti un grande sindaco come sei un imprenditore che lavora, che ha scelto di non fare l’associato di Confindustria a vita, ma di lavorare, di portare avanti la sua azienda, di produrre ricchezza. Questi sono gli esempi che il Mezzogiorno deve dare! Perche altrimenti l’idea di un Mezzogiorno residuale sarà un’idea che non si riuscirà più a superare e sconfiggere in questo paese. Diciamo la verità: abbiamo qualche timidezza anche noi a contrastarla. Allora qui é necessaria una grande manovra, un grande patto per il Mezzogiorno. E questa cosa la vorrei dire anche al PDL. Perché il Pd governa con Vendola, governa la Basilicata con noi, ma per il resto il Sud lo governa il centro-destra. Ma il PDL la questione meridionale la sente? O nei prossimi anni sarà un peregrinare tra Berlusconi e Tremonti per evitare che i tagli dei fondi Fas per il Sud siano 100, magari sventolando soddisfazione se si limitano ad 80? Ma c’é un progetto, in questa classe dirigente del Mezzogiorno, per svegliarsi con un sussulto di dignità? La classe dirigente di oggi non può pagare gli errori del passato, deve in qualche modo emanciparsi, ma avendo un progetto, avendo un’idea di futuro, avendo uno slancio che le consenta anche di dare degli esempi positivi a tutto il Paese. Ieri il presidente della provincia di Brindisi ha abolito le auto blu degli assessori, ha eliminato il telefonino a spese della Provincia per tutti, abbassato le indennità. E lo sappiamo anche noi che rischiano di essere degli spot, ma se non si incomincia da qualcosa non si farà mai nulla, amici miei. Allora qui bisogna dare anche degli esempi, e crediamo di dover essere anche noi in qualche modo in prima fila a dare degli esempi. La Lega non li dà, perché poi quando si tratta di liberalizzare i servizi pubblici locali non vuol eliminare nemmeno una poltrona da consigliere d’amministrazione; ma fa finta di darli, perché magari fa lo spot di chiudere la sede della Regione Piemonte a Roma. Bene noi dobbiamo darli davvero questi esempi. Sintonizzarci col Paese, con i contenuti ed anche con una rappresentazione che sia adeguata. Sono fermamente convinto che sia indispensabile una nuova politica, che sia indispensabile una politica per le riforme. E la maggioranza deve prenderne atto, dopo aver in parte rimosso, in 23 anni, in questi mesi la realtà. Perché la maggioranza, in questi mesi, si è comportata con un senso quasi anche di fastidio nei confronti degli altri, di autosufficienza. E’ una maggioranza che quando sente che qualcuno vuol dare una mano, risponde infastidita: “Sì, si accodi, si accodi, ma noi siamo autosufficienti”. Beh, amici miei, se sono così bravi e autosufficienti, vadano avanti da soli, cosa dovremmo fare noi? Li richiamiamo, li tiriamo per la giacca, gli diciamo: “State attenti, non siete autosufficienti, non è vero quello che ci avete detto in questi due anni, che la crisi è passata, probabilmente la crisi non è ancora iniziata, per come dovremo conoscerla; se volete cambiare marcia e sentite che forse non siete così autosufficienti, guardatevi in giro, non per andare a mendicare l’appoggio di qualcuno, ma per rivolgervi al Parlamento, che è il luogo solenne che rappresenta la Repubblica e l’Italia, e per dire: abbiamo bisogno di voi, non dell’UDC, ma delle opposizioni, del PD, di tutti coloro che in qualche modo vogliono fare la loro parte nell’interesse del Paese”. E poi certo starà a noi, a ogni singola componente dell’opposizione che sarà chiamata in causa, dare il segno della propria risposta. Perché la sindrome di autosufficienza della maggioranza va di pari passo con la sindrome antiberlusconiana dell’opposizione. Ma questo è un problema di chi ce l’ha quella sindrome, perché noi ci siamo vaccinati da queste malattie contagiose e infettive. Noi non abbiamo alcuna sindrome nei confronti di nessuno, per cui la nostra unica sindrome è quella dell’Italia, quella del nostro Paese. Amici, o la maggioranza fa così, oppure vadano avanti e tanti auguri. Se si prende atto dell’esigenza di una fase nuova, credo che l’opposizione sia chiamata a una prova di responsabilità. Perché dev’essere chiaro che noi non ci stiamo a crescere in un Paese disfatto dalla discordia, dalle lotte corporative, dal populismo di chi affida la propria speranza a Michele Santoro, salvo poi esserne deluso. Non ci stiamo alla deriva dipietrista, che prospera soltanto sulle disgrazie del Paese sperando in qualche piccolo guadagno elettorale. Noi non ci stiamo neanche al doppiopesismo di chi pensa a sacrifici per i deboli e magari si mette in tasca liquidazioni milionarie. Noi pensiamo che si debba essere seri. E vi voglio dire due cose su due punti, molto rapidamente: giustizia e federalismo. Giustizia. Noi siamo per la riforma della giustizia, siamo contro ogni forma di giustizialismo, di corporativismo dei magistrati, pensiamo che ci siano dei magistrati militanti, di cui tante volte sono stati bersagli anche i nostri uomini e le nostre storie. Ma pensiamo anche che il tasso etico del nostro Paese, che si sta spaventosamente abbassando, soffra pure della delegittimazione a 360° della magistratura che si è voluta portare avanti in questi anni. Allora, noi vogliamo una legge, in ordine per esempio alle intercettazioni, che tuteli la privacy, che tuteli i sentimenti delle persone, che salvaguardi gli strumenti investigativi, che non indebolisca le nostre difese contro il crimine, e certamente non c’entri nulla con l’idea di censura. Vorrei farvi notare che nei mesi scorsi in Italia c’era chi, a fronte di cose deprecabili, voleva censurare Internet. Qui in sala abbiamo una bellissima e splendida ragazza iraniana: se la rivoluzione iraniana é conosciuta da qualcuno nel mondo, se quello che succede oggi in Birmania o in Thailandia é conosciuto, é grazie a Internet. Sarebbe come dire che poiché c’é il telefono e ci possono essere le telefonate minatorie dobbiamo abolire i telefoni. Oggi Internet é un grande strumento di comunicazione e di libertà. Bene, amici, noi non possiamo in nessun modo avallare una legge sulle intercettazioni che dia questa sensazione, che costituisca in gran parte una risposta alle inchieste giudiziarie di questi giorni, perché questo prefigurerebbe una censura inammissibile. E io rivolgo sommessamente un appello alla maggioranza. Dico: Fermatevi”. Fermatevi perché é un grande errore. Fermatevi perché in Italia nessuno pensa ragionevolmente che voi facciate questa legge oggi per tutelare la privacy ma tutti ritengono che facciate questa legge per tutelare il malaffare. E questo non é nelle vostre intenzioni, mi auguro. Federalismo. Il federalismo c’é. Noi abbiamo votato contro non perché siamo contro il federalismo. Noi siamo per un federalismo che non moltiplichi i costi e che preveda una distribuzione chiara delle competenze. Per questo abbiamo detto in tutte le salse, caro Giorgio La Malfa: facciamo il Codice delle autonomie locali, stabiliamo bene prima chi fa cosa, e attribuiamo le competenze dopo, quando sappiamo che il Comune fa una cosa, la Provincia e la Regione ne fanno altre. Si é voluta seguire una strada diversa. Noi abbiamo emendato, come é nostro dovere - perché l’aventinismo parlamentare non ci appartiene -, questo testo, e oggi abbiamo ottenuto correttivi significativi. Ora continuiamo su questa strada. E alla Lega diciamo: ci troverete sempre in Parlamento, pronti a discutere, disponibili anche a cambiare atteggiamento, se terrete in conto le nostre preoccupazioni. A cominciare dal fatto che in una fase di crisi economica come questa il federalismo coincide con una duplicazione, con una moltiplicazione di spese che non può essere accettata dal nostro Paese, salvo correre il rischio di una deriva greca. Noi siamo l’unico Paese del mondo che non parte dal federalismo per arrivare allo Stato centrale, siamo l’unico Paese del mondo che compie esattamente il processo inverso, e lo compie oggi, in un momento drammatico di crisi economica. Ma vi voglio dire anche una cosa ulteriore, sulle riforme istituzionali; brevemente, consentitemi: si parla di 24 presidenzialismo. In Italia si parla adesso di presidenzialismo. Non voglio partecipare alla disputa: presidenzialismo sì o no. Io sono per la Repubblica parlamentare, su questo sono un conservatore. Ma il sistema presidenziale che tutti noi conosciamo fin dalle scuole elementari, che é il sistema americano, é un sistema talmente democratico che il Parlamento ha un potere così vasto che noi nemmeno ce lo sogniamo in Italia. Il presidente degli USA deve, in modo estenuante, contrattare. E deve farlo non con la maggioranza parlamentare, amici, ma deve contrattare con Sanza, Compagnon, Ria, Mantini, con tutti i singoli parlamentari per avere il voto sulle leggi principali. Allora vuol dire che anche qui dobbiamo finirla di parlare per slogan, mentre dobbiamo parlare di cose vere: il presidenzialismo in se è una formula astratta, non dice niente. Noi vogliamo capire quale sorte avrà il Parlamento: perché avere un presidenzialismo con un Parlamento come quello americano é una cosa, avere il presidenzialismo con il Parlamento venezuelano é un’altra. Mi avvio a concludere. E lo faccio parlando del partito e di questo nostro progetto. Allora, sul nostro progetto, amici, non so se vi faccio sognare o vi deprimo ma, insomma, sono due facce della stessa medaglia. Noi soffriamo di una schizofrenia, abbiamo un preoccupante sdoppiamento di personalità, dentro quest’aula e fuori da quest’aula, nel pubblico, nei nostri discorsi, e nel privato. Noi dovremmo andare da uno psicanalista, che però non c’é, per cui facciamo qui un’operazione di psicanalisi collettiva e parliamo qui di queste cose, anche perché se siamo un partito diverso dalla PDL e dal PD, se siamo un partito che non é un partito personale, se siamo un partito aperto, dobbiamo parlarci e parlare tutti. E io sono molto grato agli amici che lo hanno fatto. Sono molto grato al giovane Fabrizio Anzolini, che questa mattina ci ha detto delle cose magari sgradite a noi anziani ormai, caro Cesa, questo é il nostro ruolo, abbiamo iniziato che eravamo come loro, anagraficamente dico... Bene, noi soffriamo di questo sdoppiamento di personalità: tutti vogliamo cambiare, ma nessuno vuole cambiare davvero. Questa e la realtà. Naturalmente tutti vogliamo cambiare. Savino Pezzotta ieri si e chiesto: “Ma noi siamo venuti a Todi un anno fa e poi non é cambiato niente, perche?”. Ed io ho riflettuto stanotte: perché? Perché non può cambiare niente se affidiamo a manovre verticistiche la costruzione di un nuovo partito. Perché se noi pensiamo di chiedere alla Poli Bortone per “Io Sud”, di chiedere alla “Rosa Bianca”, di chiedere all’UDC, di chiedere a 6-7 partiti-sigla di fare degli organigrammi che caliamo in periferia, e chiaro che non cambia niente, perché il metodo sarebbe quello di sempre, vecchio. Forse più vecchio del vecchio. Non sarebbe il predellino, che magari ha la facilità di essere più funzionale, più semplice, ma non sarebbe nemmeno un meccanismo cosi distante. La realtà é che ci culliamo sulle rendite di posizione. E voglio dire di più: siamo pigri. Dico la verità, parlo anche per me: io pure sono pigro. Noi abbiamo nostalgia, ma non possiamo avere la nostalgia come programma politico. Noi amiamo, abbiamo amato o amiamo - a seconda delle età e a seconda delle nostre storie lo amiamo chi più chi meno - ma comunque anche io amo lo scudo crociato. Ma so, laicamente, perché non sono un clericale o un integralista, che mi devo misurare con ragazzi che hanno 40 anni oggi - uomini cioé che sarebbero Primi ministri in tanti altri Paesi, per cui non sono più neanche ragazzi, visto che hanno famiglia e figli - che non hanno mai visto lo scudo crociato, salvo quello presentato da noi, alle elezioni. E la nostalgia ci porta a che cosa? A fare come quei nobili di campagna che avevano ereditato e che ogni anno vendevano un podere... Noi se ci facessimo vincere dalla nostalgia, faremmo altrettanto in ogni competizione elettorale: venderemmo un podere, una casa, magari un appezzamento di terreno, un garage, ma andremmo avanti in un modo che é residuale. Guardate, sono il primo a dire che finora noi abbiamo fatto un miracolo, per cui non sottovaluto affatto quello che abbiamo fatto. E vi dico di più, al costo di spaventarvi: non sono affatto sicuro che faremmo meglio cambiando meccanismo e cambiando, diciamo cosi, ragione sociale. E tutto da dimostrare! Non c’é una garanzia che noi, andando in una direzione diversa, aumenteremo sicuramente i voti. Perché a volte si perdono, invece che aumentarli. Ma so, con esattezza, che questo tipo di atteggiamento nostalgico conduce ad una residualità. Magari nobile, da persone per bene, da nobili di campagna, corretti, che rispettano le regole, ma residuali. Perché non si interloquisce con una base che si amplia, ma si interloquisce con una base che si restringe sempre di più, anche anagraficamente. Vi confesso che sono intimamente conservatore. Tanto per intenderci: ogni volta che devo cambiare una casa, per me (l’ho fatto due o tre volte nella mia vita) é un trauma. Ogni volta che mia moglie vuole cambiare una tenda, litighiamo. Ogni volta che devo andare in vacanza, voglio andare sempre nello stesso posto. Ogni volta che vado al ristorante, vado da 25 anni allo stesso. Si, sono profondamente conservatore, ma qui amici bisogna cambiare per contare. Qui bisogna cambiare per esistere. Qui bisogna cambiare per lasciarci alle spalle la nostalgia su cui non si costruisce più una prospettiva. Qui bisogna cambiare per essere protagonisti. Qui bisogna cambiare perché la metafora, caro Michele Vietti, che abbiamo avuto in questi anni, in fondo é stata la metafora della DC, nel senso che intendevamo portare, nell’esperienza del Polo della Liberta e della Casa della Liberta, quella che era stata l’esperienza della DC in un’esperienza nuova. 25 Ma nel frattempo, mentre queste cose sono capitate, sono già passati 20 anni e la metafora ci é scappata via, nel senso che é una metafora che in termini, diciamo, sociali, rischia di non esistere più. E’ una metafora che in gran parte non esiste più. Vedete, io non credo al ricambio generazionale come garanzia assoluta di miglioramento, ma avrei un sogno: che noi potessimo trovare un rapporto assiduo coi tanti giovani che ciascuno di noi incontra nelle campagne elettorali, attraverso un discorso concreto. A me piacerebbe che prima della nascita del nostro partito, del Partito della Nazione, ci fosse un congresso dei giovani del Partito della Nazione. Ma dobbiamo intenderci, amici: non si é giovani a 40 anni, non si é giovani a 30 anni, non si é giovani in eterno. Non si é giovani capaci di svolgere un ruolo concreto di militanti politici, stando invece che nelle Università nelle segreterie dei parlamentari; questo é un tipo di giovanilismo che non ci serve. Per carità, non sarà un reato stare a contatto con i parlamentari, ma non é condizione sufficiente: perché se uno non é giovane nell’Università, se non é giovane nel mondo del lavoro, e se non é giovane magari facendo l’amministratore, il consigliere comunale, il consigliere di quartiere, allora non é giovane e basta. Certo, riferito alla politica, essere amministratori a 20-25 anni é essere giovani. L’On. Pierferdinando Casini 26 Ufficio Stampa Gruppo Udc Senato della Repubblica 06.6706.4185 G8:D'ALIA(UDC), STUPORE PER LA DECISIONE DI GENOVA . DE GENNARO GRANDE SERVITORE DELLO STATO Roma, 17 giu. - "Con il dovuto rispetto per la magistratura, non posso fare a meno di manifestare stupore per la decisione della corte d'appello di Genova di ribaltare la sentenza di primo grado con cui il prefetto Gianni Di Gennaro è stato assolto dall'accusa di istigazione alla falsa testimonianza". Lo dice in una nota il presidente dei senatori dell'Udc, Gianpiero D'Alia. "Si tratta, infatti, di un addebito che è oggettivamente incompatibile con la personalità e la statura morale di un servitore dello stato, al quale si devono tanti successi nella lotta alle mafie e alla criminalità interna e internazionale". SICUREZZA:D'ALIA(UDC), IL GOVERNO SPIEGHI IN PARLAMENTO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO PER FORZE ARMATE E DI POLIZIA Roma, 17 giu. - "Il Presidente del Consiglio venga in Senato a spiegare come mai il contratto delle forze armate e di polizia, scaduto il 31 dicembre 2007, non è stato ancora rinnovato". E' quanto si legge in una interpellanza urgente presentata al Capo del Governo dal presidente dei senatori dell'Udc, Gianpiero D'Alia. "Il decreto legislativo 196/1995, che ha istituito il comparto contrattuale sicurezza e difesa, dispone che, trascorsi 150 giorni dall'avvio delle trattative senza che vi sia stata la firma, il Governo debba riferire alle Camere i motivi per cui non si è giunti alla sottoscrizione del contratto per la categoria di lavoratori che è preposta a vigilare su uno dei beni più importanti per i cittadini e le istituzioni:la sicurezza" "Dopo la copertura del 16 settembre 2009 e la fissazione di un calendario per la metà di gennaio 2010 finalizzato a giungere in tempi brevissimi alla firma del nuovo accordo, il Governo non ha più convocato sindacati e rappresentanze militari provocando così danni gravissimi ad una categoria che generosamente rischia la vita ogni giorno per poco più di mille euro al mese". COMITES/CGIE: GIAI (MAIE), BASTA RINVII, TORNARE A VOTARE PER RINNOVO Roma, 15 giu - " Voteremo no all'inserimento dell'articolo 2 nel decreto legge che concerne disposizioni urgenti in tema di immunità di Stati esteri dalla giurisdizione italiana e di elezioni degli organismi rappresentativi degli italiani all'estero". Lo dice in una nota, la senatrice del Movimento associativo italiani all'estero, Mirella Giai. "L'articolo, oltre a rinviare per l'ennesima volta le elezioni dei Comites e dei Cgie, organi di importante rappresentanza per gli italiani all'estero, non spiega che fine faranno i fondi stanziati per il rinnovo dei comitati, determinati peraltro, dalla legge di bilancio per gli esercizi finanziari. Bisogna garantire stessi diritti, sia a chi vive in Italia, sia a tutti gli italiani residenti all'estero". MAFIA: D'ALIA (UDC),DUBBI SU NON AMMISSIONE SPATUZZA A PROTEZIONE Roma, 16 giu. - "Alla luce degli atti trasmessi dal ministero dell'Interno alla commissione antimafia, appare urgente un'audizione del sottosegretario Mantovano. Vi sono infatti alcune perplessità ed alcuni dubbi in ordine alla decisione di non ammettere al programma di protezione Gaspare Spatuzza. Lo dice in una nota il presidente dei senatori dell'Udc e componente della commissione antimafia, Gianpiero D'Alia. "Nel corso dell'esame sarà possibile, da parte della commissione antimafia, approfondire l'interpretazione governativa della legge sui collaboratori di giustizia che, dal nostro punto di vista appare non in linea con la legge medesima". 27 FONDAZIONI LIRICHE: SBARBATI (MRE), OTTIMIZZARE E REINVESTIRE NEL SETTORE Roma, 15 giu. - "L'esigenza di riformare il sistema lirico-sinfonico, è sicuramente condivisibile ma continuare di questo passo porterà al collasso del comparto". Lo dice in una nota la senatrice del Movimento repubblicani europei, Luciana Sbarbati. "Se si parla italiano nell’altro capo del mondo lo dobbiamo anche, se non esclusivamente, alla nostra tradizione lirico-sinfonica. Anche per questo è necessario applicare al settore dei criteri imprenditoriali che responsabilizzino figure manageriali rispetto alle proprie scelte sotto l’egida di controlli beni più stringenti dell’attuale dirigenza. Bisogna - prosegue la senatrice - ottimizzare le risorse avviando una politica di collaborazioni nelle produzioni che porti a dei risultati positivi in termini di risparmio. "La parola d’ordine dovrebbe essere reinvestire nel settore anche in favore di giovani talenti, creando nuove realtà teatrali e musicali ai fini di colmare anche alcune lacune culturali di cui soffrono alcune aree del paese, risolvendo il problema dei conservatori, delle accademie e ISIA, dando corpo alle legge 508/99. Per queste ragioni - conclude la senatrice - esprimo il voto contrario del mio gruppo a questo provvedimento, nella speranza che il governo in futuro possa fare di più e meglio ". FEDERALISMO:D'ALIA(UDC), SENZA RELAZIONE NESSUN DECRETO Roma, 16 giu. - "Mi dispiace per il ministro Calderoli ma, l'annuncio dell'immediata approvazione di cinque nuovi decreti attuativi del federalismo fiscale, è privo di fondamento. Secondo la legge delega infatti il ministro Tremonti dovrà presentare in Parlamento entro il 30 giugno prossimo la relazione sull'impatto del federalismo fiscale sui conti pubblici. Prima dell'esame della relazione, con cui si dovrà conoscere una volta e per tutte se e quanto costa il federalismo fiscale, non potrà essere approvato alcun decreto attuativo". Lo dice in una nota il presidente dei senatori dell'Udc, Gianpiero D'Alia. "La relazione rappresenta il primo atto di chiarezza su questo tema e, peraltro, coincide con l'esame della manovra economica da parte del Senato. Sarà, pertanto, un curioso e simpatico appuntamento nel corso del quale avremo modo di verificare se ha ragione il presidente della regione Lombardia Formigoni o la Lega riguardo al fatto che la manovra economica costituisce la pietra tombale del federalismo fiscale". MANOVRA:D'ALIA(UDC), INEVITABILE MA COLPISCA EQUAMENTE STATO, REGIONI ED AUTONOMIE LOCALI Roma, 16 giu. - "Con questa manovra il Governo colpisce famiglie e ceti più deboli perché taglia in maniera indiscriminata i trasferimenti alle regioni e agli enti locali, sottraendo pure quelle risorse che per costituzione e per legge devono essere destinate al trasporto pubblico locale e ai servizi essenziali per l'assistenza a famiglie e persone in particolare stato di bisogno e disagio sociale". Lo dice in una nota il presidente dei senatori dell'Udc, Gianpiero D'Alia, a termine dell'incontro con i rappresentati della conferenza Stato-Regioni, tenutasi in Senato. "Ci rendiamo conto- aggiunge D'Alia - che la manovra è inevitabile ma così com'è, mette troppo le mani nelle tasche delle famiglie e dei i cittadini più indifesi contraendo l'offerta pubblica di servizi essenziali che, anche per conto dello stato, svolgono regioni ed enti locali. E' giusto che il settore pubblico, in un momento di grande difficoltà economica, sia sottoposto ad una drastica "cura dimagrante" che però - conclude D'Alia - deve coinvolgere in egual misura stato, regioni ed autonomie locali". SPATUZZA:D'ALIA(UDC), MANTOVANO INFORMI L'ANTIMAFIA Roma, 15 giu - "Il sottosegretario Mantovano venga a riferire in commissione antimafia, riguardo le motivazioni che hanno spinto il Viminale a negare il programma di protezione per Gaspare Spatuzza. Non entriamo nel merito della decisione ma è opportuno fare chiarezza al più presto su una vicenda così delicata che riguarda alcune delle pagine di storia più drammatiche del nostro paese". Lo dice in una nota il presidente dei senatori dell'Udc e componente della commissione Antimafia, Gianpiero D'Alia. 28 UDC News a cura dell’Ufficio Stampa UDC 17/06/2010 - Fiat, Pomigliano: Casini, non c'e' spazio per dire no (ANSA) - ROMA, 17 GIU - 'Credo che tutti gli italiani capiscano che non c'e' strada: noi dobbiamo fare questi sacrifici perche' questi sacrifici determinano investimenti ingenti della Fiat in Italia e [...] 17/06/2010 - Intercettazioni: Casini, abusi? 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(Adnkronos)- "Questa manovra finanziaria e' insufficiente, non affronta le riforme strutturali e non prevede adeguate misure in settori che vivono forti disagi, come quello dell'imprenditoria. [...] 14-06-2010 il numero 22 di www.camaldoli.org Le illustrazioni di questo numero, sono tratte dai graffiti di Bansky 30 giugno 2010: Mazzotta e Capaldo sulla crisi Mercoledì 30 giugno dalle ore 15 alle ore 20 all’Istituto Sturzo, in via delle Coppelle, 30 a Roma clickando : http://www.camaldoli.org/2010/06/giornate-di-studio-2010/ 31 Guido Bodrato : “The History of Decline and Fall” del cattolicesimo democratico. Quale “Renaissance” ? clickando : http://www.camaldoli.org/2010/06/the-history-of-decline-and-fall-del-cattolicesimodemocratico-quale-renaissance/ L’utilità di un documento aperto Un commento al documento preparatorio della settimana di reggio calabria di Domenico Rosati clickando : http://www.camaldoli.org/2010/06/l%e2%80%99utilita-di-un-documento-aperto-di-domenico-rosati/ Le lamentazioni di Sancho Panza Dialoghi della diaspora cristiano democratica clickando : http://www.camaldoli.org/2010/06/le-lamentazioni-di-sancho-panza/ Circolo Verso l’Europa di Arezzo Festa dell’Europa 29 Maggio 2010 Lectio: I Confini dell’Europa di Bartolo Ciccardini clickando : http://www.camaldoli.org/2010/06/i-confini-dell%e2%80%99europa/ Due iniziative giovanili Un telegiornale multilingue ad Arezzo clickando : http://www.camaldoli.org/2010/06/un-notiziario-multilingue-ad-arezzo/ 32 Un giornale giovanile on line a Fabriano clickando : http://www.camaldoli.org/2010/06/revoluzione-tre-ragazze-ed-un-giornale-online/ Una lettera fraterna ai promotori e alle Associazioni di riferimento clickando : http://www.camaldoli.org/2010/06/una-lettera-fraterna-ai-promotori-e-alle-associazioni-diriferimento/ L’unità nazionale messa sempre di più in discussione. Questa mattina (lunedì 14 giugno), come faccio tutte le mattine, del resto, stavo ascoltando in macchina il radio-giornale delle sette e mezza e sono rimasto colpito da due notizie; la prima quella della inaugurazione di una scuola vicino Treviso, alla quale ha preso parte il neo-governatore del Veneto, Luca Zaia, che pare abbia gradito, al momento solenne del taglio del nastro, le note il Va Pensiero di Verdi suonate al posto dell’Inno di Mameli; subito dopo venivano intervistati, in Sud Africa, alcuni venezuelani di nascita, ma di fatto italiani di seconda generazione, che avevano affrontato un viaggio lunghissimo, pur di sostenere la “loro Nazionale”, così hanno dichiarato, e i loro genitori sono partiti agli inizi degli anni sessanta da Bologna, e non da Foggia o Potenza o da un paesino dell’Abruzzo. Quasi alla fine del radio-giornale hanno intervistato anche il Governatore Zaia che, pur tradendo un evidente imbarazzo, dichiarava che, al momento del taglio, è stato suonato l’Inno nazionale. Lo speriamo. Dal pezzo mandato in onda, non si è capito bene a chi è destinato l’edificio in questione, se alle elementari, alle medie o alle superiori, ma pensate solo per un momento all’effetto plagio che una simile manifestazione potrebbe avere su di un bambino della 1^ o della 2^ elementare. Se ciò fosse vero in quella manifestazione la Lega ha trasmesso, subdolamente, un messaggio separatista e non federalista. E poi ci meravigliamo se Marchisio, convocato in Nazionale, seppur per un incontro amichevole, alla farse “e schiava di Roma” ci ha aggiunto “ladrona”. L’episodio e stato ripreso in mondo visione. Uno spettacolo indecoroso, ma non tanto per noi, bensì per tutti quelli che l’Italia l’hanno dovuta lasciare ma la portano sempre nel cuore, come quei ragazzi venezuelani! Se Marchisio pensa questo, allora non accetti di indossare la maglia Azzurra. E Lippi, bene avrebbe fatto a cacciarlo, immediatamente. Speriamo solo che in Sud Africa non abbia a ripetersi un episodio simile, altrimenti saremmo autorizzati a pensare che anche il Mister abbia simpatie leghiste, visto anche il caso Cassano! Fabio Di Peco 33 15, nessuno, 100.000! urgenti culture & crisi d’attualità LACRIME & FAME: dov’è il cuore di questa società? di Beniamino Cardines “Fratelli, aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte. Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta è la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!” (San Paolo apostolo, 1 Corinzi 12,31-13,13) Mentre trascorre questo mese di giugno che per il cristianesimo cattolico è tutto dedicato al Cuore di Gesù e di Maria, molte troppe famiglie, si ritrovano alle strette con una pressione e un disagio sociale veramente arrivato ai minimi storici. Nelle ultime settimane, vivendo nella carità fattiva, ho incontrato molte persone sull’orlo di una disperazione senza soluzioni, lacrime agli occhi, cuori infranti nella solitudine, poveri cristi a cui nessuno da delle risposte concrete…o pochissimi che provano a fare qualcosa. Mi chiedo se questa civiltà e il suo tempo relativo, abbiano diritto a trattare-lasciare il prossimo in queste condizioni. Una vergogna è essere affamati e non avere cibo mentre tutto si spreca intorno. Una vergogna è essere ammalati e trovare una situazione sanitaria clientelare e corrotta. Una VERGOGNA vedere tutto sto teatrino politico sulle intercettazioni e CAPIRE che NULLA si fa (o troppo poco!) per risolvere i VERI PROBLEMI della gente, degli elettori che hanno DIRITTO a troppi diritti disattesi, disillusi, deframmentati dalle mille ricette-trappole che inventa la burocrazia…quasi un potere nel potere, quasi l’esecutivo del degrado umano-politico sotto gli occhi di tutti. Intanto incontro anche tanta brava gente che si rimbocca le maniche e prova a metterci qualcosa di suo perché le cose vadino in un altro modo, invertire la rotta è possibile. E devo dire che mai come oggi, proprio negli ambienti cattolici, trovo la forza di una risurrezione sociale e di un riscatto delle povertà che altrimenti resterebbero alla deriva. E’ vero che le radici cristiane dell’EUROPA possono fare la differenza dell’Europa, se solo ne fossimo tutti più consapevoli e autentici apostoli come San Paolo…aspettiamo il 30 giugno, e vedremo se la Corte di Strasburgo darà una risposta all’istanza sul crocifisso, presentata dal governo italiano. Quanto lavoro ancora da fare. Intanto vi propongo di devolvere un contributo volontario e utilissimo a questa ONLUS che si occupa di ASSISTENZA ALIMENTARE concreta a molte FAMIGLIE POVERE: Opera Apostolato SS.CUORI di Gesù e Maria onlus, ccp: 11780657, Via Primo Vere 138, 65129 Pescara (lunedì ore 10-12, martedì ore 11-12, giovedì ore 10-12). [email protected] 34 SOGNANDO L'AMERICA Giovedì 17 Giugno 2010 02:21 Una ragazza davanti l'università distribuisce delle buste di carta con un cervello arancione disegnato nel mezzo, dentro la scritta : VIVA LA FUGA. É un'iniziativa dal titolo “ Capoccioni Race 2010” (la corsa dei capoccioni), sul retro della busta è scritto in neretto “partecipa alla più grande fuga di cervelli della storia. Corri 5 chilometri e puoi vincere l'America. All'interno ci sono un poster, una spilla e il fac simile di un biglietto aereo Roma - Portland. La fuga, simbolo dell'età giovanile, oggi è la condizione di esistenza della generazione90. Ragazzi con la valigia sempre pronta per la grande partenza, dall'erasmus alla specialistica all'estero la sostanza non cambia: è necessario lasciare per un po' Mamma Italia. Le certezze riguardo il nostro futuro sono sempre meno e l'estero sembra l'unica ancora di salvezza per non affondare. Sabato noi, cervelli d'Italia in scarpe da ginnastica, correremo insieme per 5 chilometri, ci scambieremo idee, dubbi, progetti...troveremo altri giovani tra una falcata e l'altra e un premio ad attendere il più veloce: l'America. Sogniamo il nuovo continente e all'Italia spetta il compito di darci un motivo per tornare indietro. Deve farci innamorare di nuovo di lei senza inganni, come una donna che vuole riprendersi l'uomo che ha perso dopo averlo dato per scontato. Da “abruzzoitalia.it” Il quotidiano degli abruzzesi 35 Dal 6 al 9 luglio torna la “Goletta Verde” Dal 6 al 9 luglio Goletta Verde tornerà a solcare le acque abruzzesi. La storica campagna di Legambiente di monitoraggio delle acque di balneazione che ogni estate, per circa due mesi, verifica lo stato di salute del mare italiano, partirà il prossimo 25 giugno da Venezia. Anche per questa edizione Legambiente ha messo a disposizione degli utenti SOS Goletta, un servizio di segnalazioni, coordinato dallo staff tecnico dell’associazione, per denunciare situazioni a rischio di inquinamento delle acque derivante da scarichi fognari abusivi, depuratori mal funzionati o tubi che arrivano direttamente in mare. Le comunicazioni, che dovranno pervenire entro il 25 giugno, saranno l’occasione per aiutare i biologi a individuare nuovi punti per i campionamenti lungo le coste italiane ma anche un modo per rendere partecipi la comunità della situazione in cui versano i mari italiani. Tubature che scaricano in mare, presenza di liquidi o sostanze sospette, tratti di mare dal colore e dall’odore sgradevoli sono solo alcuni dei buoni motivi per lanciare il proprio SOS inviando un sms 346/0080726 oppure scrivendo a [email protected] contribuendo così a difendere i nostri mari da nuovi episodi d’inquinamento. 36 «Il Disegno di Legge Chiodi sul petrolio non difende l’Abruzzo» Passo indietro rispetto alla precedente legge voluta dal Governatore Ancora nessuna tutela a mare Mercoledì 23 giugno a L’Aquila consiglio regionale straordinario sul petrolio Pescara, 17 giugno 2010 – Questa mattina Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF Italia, ed Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo, hanno presentato in conferenza stampa a Pescara l’aggiornamento del Dossier sulla situazione degli idrocarburi in Abruzzo, evidenziando gli effetti che si avrebbero se fosse approvato il disegno di legge presentato lo scorso maggio dal Presidente Chiodi sotto il nome di “Modifiche alla L.R. 18 dicembre 2009, n. 32 recante provvedimenti urgenti a tutela del territorio regionale”. Come già fatto in passato, le due associazioni hanno rielaborato e messo a disposizione di tutti (cittadini, associazioni, politici ed amministratori) esclusivamente dati ufficiali provenienti dal Ministero dello Sviluppo Economico. Il quadro che ne esce è estremamente grave, perché la deriva petrolifera dell'Abruzzo non sembra arrestarsi e le proposte di interventi legislativi che arrivano dal Governo regionale non appaiono in grado di incidere su questo processo. Istanze, permessi, concessioni, pozzi e piattaforme: dati e numeri sulla ricerca e la coltivazione degli idrocarburi in Abruzzo L’aggiornamento del Dossier al 31 maggio 2010 conferma in peggio la situazione descritta in precedenza. Ad oggi, il 51,07% di territorio abruzzese è interessato da richieste o concessioni di ricerca, estrazione o stoccaggio di idrocarburi. Per quanto riguarda le tre province costiere, le percentuali vanno dal 66,7% del Teramano, al 67,8% del Pescarese, fino al 73,7% del Chietino, mentre più bassa appare la porzione di territorio aquilano, limitata al 29,3%. I comuni abruzzesi che hanno parte, se non il totale, del loro territorio interessato da istanze, permessi o coltivazioni di idrocarburi sono 221 su 305, pari al 72,5%. In questi comuni risiede il 79% dell’intera popolazione abruzzese. A questi si aggiungono 6.241,15 km quadrati di mare antistante la costa abruzzese ugualmente interessati da attività di ricerca ed estrazioni di idrocarburi. Analisi e considerazioni sul Disegno di Legge della Giunta Regionale recante: Modifiche alla L.R. 18 dicembre 2009 n. 32 avente ad oggetto provvedimenti urgenti a tutela del territorio regionale È la quarta volta che il Consiglio regionale abruzzese disciplina la vicenda degli idrocarburi in Abruzzo. I primi due tentativi furono fatti dal Governo Del Turco con la legge n. 2/2008 e la legge di modifica n. 14/2008, dichiarate incostituzionali dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 68 del 26 febbraio 2010. Dopo un tentativo a firma dell’Assessore Mauro Febbo, completamente inefficace e per questo ben presto abbandonato dalla stessa maggioranza, il terzo intervento legislativo è stato con la legge n. 32/2009 che, voluta dal Governo Chiodi, è stata ugualmente impugnata davanti alla Corte Costituzionale. 37 La Legge Regionale n. 32/2009, in vigore fino a quando la Corte Costituzionale non si pronuncerà sulla sua legittimità, pur presentando alcuni elementi di criticità, aveva l’indubbio vantaggio di vietare le attività inerenti gli idrocarburi praticamente su tutto il territorio regionale. Il disegno di legge di modifica della Legge Regionale, presentato dal Presidente Chiodi nel maggio scorso, rappresenta un passo indietro rispetto a quanto era stato approvato nel dicembre del 2009. In via preliminare il disegno di legge: 1) non interviene in alcun modo sulle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi a mare; 2) si limita agli idrocarburi liquidi, senza accennare minimamente a quelli gassosi, che, pur presentando impatti sicuramente minori, non possono essere lasciati privi di alcun tipo di gestione. Nello specifico, il disegno di legge in nessuna parte del territorio regionale vieta le attività di ricerca ed estrazione (contrariamente a quanto faceva la legge precedente del 2009), ma si limita a rinviare all’intesa tra Stato e Regione prevista dalla Legge n. 239/04, all’interno della quale la Regione farà valere le proprie competenze. Nel far valere queste competenze, la Regione terrà presente che “la localizzazione di ogni opera relativa ad attività di prospezione, ricerca, estrazione, coltivazione e lavorazione di idrocarburi liquidi presenta profili di incompatibilità” in alcune aree della Regione. Una affermazione del tutto generica che lascia completamente aperta la partita e che non garantisce nessun territorio. Oltretutto, le aree per cui varrebbero questi “profili di incompatibilità” sono state molto limitate rispetto a quelle della legge n. 32/2009 voluta dalla stesso Chiodi che vietava le attività legate agli idrocarburi. Sono state eliminate le aree sismiche classificate come “zona 2”, le aree nelle categorie di pericolosità elevata (P2) e molto elevata (P3), e nelle classi di rischio elevato (R3) e molto elevato (R4) del Piano regionale per l’Assetto Idrogeologico, nonché tutte le aree tutelate di pregio legate alle produzioni agricole, lasciando così completamente scoperta tutta la fascia tra la linea di costa e la montagna che rappresenta anche la fascia su cui si è maggiormente focalizzata fino ad oggi l’attività di ricerca ed estrazione. Come è emerso dalla semplice sovrapposizione delle aree che presenterebbero “profili di incompatibilità” e la mappa delle istanze di ricerca, estrazione e stoccaggio di idrocarburi, se il disegno di legge Chiodi fosse approvato così come è stato proposto, solo il 46,16% del territorio abruzzese interessato da attività legate agli idrocarburi avrebbe quel minimo di tutela (assolutamente insufficiente, nella sostanza) che potrebbe garantire i “profili di incompatibilità” previsti dalla legge. Per le altre aree l’unica protezione sarebbe la valutazione di impatto ambientale, peraltro prevista dalla legge nazionale, esattamente come accade nel resto d’Italia e che fino ad oggi non è stata in grado di fermare i pozzi in Val d’Agri nella Basilicata. Conclusioni È chiaro che la situazione del petrolio in Abruzzo è ormai gravissima. Ritardi ed incapacità hanno fino ad oggi caratterizzato l’azione di molti, a fronte di manifestazioni chiarissime da parte della popolazione abruzzesi che solo nell’ultimo mese ha organizzato manifestazioni con migliaia e migliaia di partecipanti a San Vito Marina e Lanciano. Il disegno di legge presentato a maggio dal Governatore Chiodi non è assolutamente in grado di affrontare nel complesso la questione, trascurando le piattaforme a mare e non incidendo sui pozzi a terra. È necessario continuare a far sentire la voce dei movimenti, delle associazioni, degli enti locali. Il prossimo appuntamento è per mercoledì 23 giugno alle 16 a L'Aquila al Consiglio Regionale straordinario sul petrolio convocato su richiesta di numerosi consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione, e su proposta di EmergenzaAmbienteAbruzzo, la rete di associazioni e cittadini che si battono per la tutela dell’ambiente abruzzese. Nel pieno rispetto dell’organo legislativo regionale, delegazioni delle associazioni, organismi ed enti saranno a L’Aquila per assistere ai lavori del Consiglio e verificare nel concreto gli impegni che saranno presi. WWF: Legambiente: Dante Caserta Angelo Di Matteo 335.8155085 347.8489363 38 ABRUZZO ONLUS Legambiente presenta Pesticidi nel piatto 2010 Maggiore attenzione da parte degli agricoltori, ma l’Abruzzo segue l’andamento nazionale nella presenza di campioni multiresiduo. «Nella normativa non esistono ancora riferimenti specifici per la presenza contemporanea di diversi residui chimici» Nonostante gli sforzi tesi a una riduzione dell’uso della chimica di sintesi in agricoltura, anche quest’anno la quantità di residui di pesticidi rilevati nei campioni di ortofrutta e derivati risulta eccessivamente elevata. Rispetto allo scorso anno, il rapporto di Legambiente “Pesticidi nel piatto 2010”, presentato stamane a Roma ed elaborato sulla base dei dati ufficiali forniti da Arpa, Asl e laboratori zooprofilattici, ha evidenziato una maggiore presenza di campioni multi residuo, ovvero di campioni che presentano contemporaneamente più e diversi residui chimici. L’Abruzzo non fa eccezione. Il numero di campioni analizzati dall’Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e del Molise “Caporale” appare sufficiente per ognuna delle categorie considerate. Per i prodotti derivati c’è un aumento notevole dei campioni presi in esame rispetto all’anno passato. Viene evidenziata un’unica irregolarità per le pesche, nelle quali è stata rilevata la presenza di dimethoate, un insetticida e acaricida. Ad ogni modo si nota una percentuale notevole di monoresidui, soprattutto per la frutta, la quale rispetto allo scorso anno presenta circa un 4 % in più di campioni multi residuo (12,2% vs 7,6%). In particolare tracce di multi residui sono stati riscontrati nelle fragole, nell’uva e nel vino. Quest’ultimo presenta spesso tracce di Procimidone «La normativa vigente ha portato ad un maggiore controllo delle sostanze attive impiegate nella produzione dei formulati, e l’armonizzazione europea dei limiti massimi di residuo consentito (LMR) ha rappresentato un importante passo in avanti – commenta Luzio Nelli della segreteria regionale di Legambiente – Il rapporto registra poi un lento ma graduale miglioramento rispetto agli anni passati, a testimonianza della maggiore attenzione da parte degli operatori agricoli alla salubrità dei cibi e alle richieste dei consumatori, sempre più favorevoli ai prodotti provenienti da un’agricoltura di qualità. Nonostante ciò, però, risulta ancora troppo alta la percentuale dei prodotti contaminati da uno o più tipi di pesticidi». «La strada da percorrere per raggiungere un uso sostenibile dei fitofarmaci è ancora molto lunga – commenta Luzio Nelli – Permane, infatti, il problema del cosiddetto multi residuo cioè, l’effetto sinergico dovuto alla presenza contemporanea di differenti principi attivi sul medesimo prodotto, e quello della rintracciabilità di pesticidi revocati oltre il termine fissato per lo smaltimento delle scorte. Non esiste un riferimento specifico nella normativa che stabilisca per i laboratori un termine temporale oltre il quale tracce, anche al di sotto del limite consentito di pesticidi revocati, come il DDT, siano da indicare come irregolari. Auspichiamo che vengano promosse la ricerca sugli effetti sinergici del cocktail chimico e la regolamentazione della normativa sul multi residuo». Cristina Mosca Ufficio stampa Legambiente Abruzzo tel 328/4131195 [email protected] Legambiente Abruzzo ONLUS Via del Santuario, 160 65125 PESCARA tel/fax 085/4152645 e.mail: [email protected] 39 40 “Pinocchio on the road” rimandato a luglio Pescara, sabato 19 giugno 2010 - Per via delle cattive previsioni meteo per la sera di domani domenica 20 giugno, la direzione del Marina di Pescara ha ritenuto opportuno annullare lo spettacolo “Pinocchio on the road” della Compagnia dei Folli che avrebbe dovuto svolgersi domani sera alle 21.30 nell’arena del porto turistico. Si è scelto perciò di non penalizzare lo spettacolo, di qualità e dalla grande capacità comunicativa, rimandandolo alla data del 22 luglio. Pinocchio on the road è la versione contemporanea della fiaba classica. Invece del burattino di legno è un bambino-robot a doversi guardarsi da un gatto e una volpe molto particolari: due rockettari punk dediti allo scippo. Lucignolo è un ragazzo di periferia un po’ coatto, e il grillo parlante un cantastorie su una grande mongolfiera. Gli altri personaggi sono un gigante Mangiafuoco con il suo teatrino dei burattini e la Fata Turchina che “vola” nella scena come una farfalla portando con tenerezza Pinocchio sulla retta via. Trampoli, imponenti scenografie, fuochi d’artificio ed elementi di teatro danza per uno spettacolo di pura immagine. Vi ringraziamo fin d’ora per la collaborazione. Ufficio stampa: Mente Locale. Responsabile Ufficio stampa: Cristina Mosca 328.4131195 | 085.4554504 | [email protected] | [email protected] Franco Ferrarotti L'IMMAGINARIO COLLETTIVO AMERICANO Edizioni Solfanelli Questo libro contiene articoli scritti fra il 1980 e il 1990 per il settimanale “L’Opinione” su invito o, per essere più precisi, su istigazione di Rossana Livolsi, all’epoca redattrice-capo. Il settimanale era la voce ufficiosa del Partito Liberale Italiano. Benché su posizioni politiche molto diverse, anni prima, nel corso della Terza Legislatura — quando rappresentavo in Parlamento il Movimento Comunità di Adriano Olivetti e naturalmente appartenevo, da indipendente, al Gruppo Misto fino al termine della Legislatura — avevo frequenti incontri con Giovanni Malagodi, segretario del PLI, competente tecnico bancario. Quando gli incontri con Giovanni Malagodi si trasformavano in scontri, allora parlavamo in latino, consule e arbitro, alquanto divertito, l’on. Bozzi. La sobria lingua degli antichi padri ci offriva sempre, o quasi sempre, un terreno d’intesa, per quanto ristretto. Non si pensi, peraltro, che la pubblicazione di questi scritti risponda unicamente a un moto di nostalgia per un’epoca tramontata. Forse il discorso politico e culturale di allora può ancora insegnare alcune cose ai politici di oggi, spesso, troppo spesso?, tanto affamati di potere e di visibilità quanto digiuni di coscienza storica. Non fa meraviglia che siano visti dalla opinione pubblica come una casta che si autoperpetua, se non come sparpagliate e distratte truppe d’occupazione in un paese straniero, di cui sono, pur tuttavia, i rappresentanti formalmente democratici. Franco Ferrarotti L'IMMAGINARIO COLLETTIVO AMERICANO Edizioni Solfanelli [ISBN-978-88-89756-91-1] Pagg. 376 - € 20,00 http://www.edizionisolfanelli.it/immaginariocollettivoamericano.htm 41 Lunedì 21 giugno, ore 18.30 presso la Libreria Edison, (Via Carducci-Pescara) Presentazione del volume: "VOX POPULI? PRATICHE PLEBISCITARIE IN FRANCIA ITALIA GERMANIA (SECOLI XVIII-XX)", a cura di ENZO FIMIANI (BOLOGNA, CLUEB, 2010) Dalla quarta di copertina: "Il plebiscitarismo è un fenomeno in espansione, se non un’autentica forma della democrazia del tempo presente, anche in Italia. Quali sono i suoi antecedenti teorici e pratici? Il volume propone temi cruciali e li affronta, per la prima volta in Italia, con metodo comparato: legittimità e legalità, personalizzazione carismatica e plebiscitaria del potere, sovranità popolare e consenso di massa utilizzati a fini illiberali, funzioni di allargamento della partecipazione e di apprendistato alla cittadinanza politica svolte dai plebisciti. Le pratiche e i principi plebiscitari investono la forma della democrazia nel suo complesso e ne evidenziano limiti e percorsi contrastati. Decine di consultazioni elettorali di tipo plebiscitario e di voti per Sì e per No confluiscono in un’interpretazione di lungo periodo e tre casi nazionali decisivi per la storia d’Europa – Francia, Italia e Germania – sono messi a confronto. Questioni storiografiche e grandi svolte politiche, se viste sotto la lente delle congiunture plebiscitarie, invitano a un percorso insolito dentro la contemporaneità: dalla Rivoluzione francese alla democrazia referendaria di De Gaulle, passando per l’Ottocento dei due Bonaparte e del “lungo” Risorgimento italiano, si approda alla stagione delle dittature totalitarie del secolo XX e agli esperimenti plebiscitari del fascismo italiano e del nazionalsocialismo tedesco". Presenteranno il volume: Stefano Trinchese (Storico, Preside della Facoltà di Lettere Filosofia, Università "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara), Sara Follacchio (Storica/Insegnante) Maria Rosaria La Morgia (Giornalista RAI) 42 Al via da lunedì 21 a venerdì 25 giugno 4a Edizione del Festival del documentario d’Abruzzo – Premio Internazionale Emilio Lopez presso l’Auditorium Petruzzi, via delle Caserme 22. Tutte le informazioni sul sito WEB ufficiale www.abruzzodocfest.org scrivendo a [email protected] o, in alternativa, a [email protected] Di seguito il testo con l'elenco di tutti i documentari in concorso e informazioni circa le due giurie tecniche: Tutti i documentari in concorso alla 4ª edizione del Festival del documentario d’Abruzzo – Premio Internazionale Emilio Lopez Trentatrè documentari in concorso alla 4ª edizione del Festival del documentario d'Abruzzo - Premio Internazionale Emilio Lopez: cinque nella sezione SPERIMENTARIO, undici in VISTI DA VICINO, sette in quella ABRUZZO DOC e dieci in PANORAMA ITALIANO. Sono stati annunciati i film che prenderanno parte alla 4ª edizione del Festival del documentario d’Abruzzo – Premio Internazionale Emilio Lopez, che si svolgerà a Pescara dal 21 al 25 giugno 2010, quest’anno con Premio di rappresentanza del Presidente della Repubblica con Medaglia. Dieci documentari in concorso nella sezione Panorama italiano, che offre al pubblico le migliori opere dell'anno, presentate dagli stessi autori. Tra i lavori selezionati “La bocca del lupo” di Pietro Marcello, vincitore del David di Donatello 2010 per il Miglior documentario e Premio Miglior Documentario ai Nastri D’Argento 2010 , "Valentina Postika in attesa di partire" di Caterina Carone, Miglior documentario al 27° Torino Film Festival; "Negli occhi" di Daniele Anzellotti e Francesco Del Grosso, Premio Migliore Documentario sul Cinema, sui suoi Protagonisti, sulla sua Memoria e sui suoi Autori ai Nastri D’Argento 2010, "Tutte le Barche a Terra" di Chiara Idrusa Scrimieri, realizzato in collaborazione con Ipotesi Cinema di Ermanno Olmi, “+ o – il sesso confuso, racconti di mondi nell’era AIDS” di Andrea Adriatico e Giulio Maria Corbelli, “L’uomo dalla bocca storta” di Emanuele Salce e Andrea Pergolari, che ha recentemente ricevuto la Menzione Speciale Documentario sul Cinema, sui suoi Protagonisti, sulla sua Memoria e sui suoi Autori ai Nastri D’Argento 2010. Cinque le opere selezionate per Sperimentario, che ospita i documentari di nuovissima realizzazione dedicati allo sperimentalismo del cinema documentario. In concorso " Palinsesti dal carcere” di Gabriele Raimondi, "Ladyfilmine” di Giulia Vallicelli , "A nord est” di Luca Scivoletto e Milo Adami, "Voci migranti” di Giada Malatesta, "Yashu e Prem” di Chiara Chianese e Ivan Corbucci. 43 Undici per la sezione internazionale a tema Visti da vicino che avrà per titolo: “IL MURO” - la diversità come necessità della vita, come dato ineluttabile, come valore e ricchezza per lo scambio e la crescita umana, oltre il muro delle intolleranze di ogni tipo. Documentari provenienti oltre che dall’Italia da Spagna, Francia, Belgio, Irlanda, Canada, U.S.A., Israele, Etiopia. Sette i documentari che saranno presentati nella categoria Abruzzo DOC dedicata a documentari che si occupano di tematiche legate al territorio abruzzese o girati in Abruzzo e/o realizzati da registi nati o residenti nella regione, “Into the blue” di Emiliano Dante, “Yes we camp” di Alberto Puliafito e “Riprendiamoci” di Francesco Paolucci sul terremoto de L’Aquila, “Per chi suona la campanella” di Alessandro Di Gregorio e Emiliano Sacchetti, “Diario di un curato di montagna” del teramano Stefano Saverioni, “Non tacere. Don Roberto e la scuola 725” di Fabio Grimaldi e “Gran Sasso. La montagna che unisce” di Stefano Ardito. Numerose le tematiche affrontate dai film partecipanti: dal mondo della Scuola al Terremoto; dalla Omosessualità ai Migranti; dal Carcere ai Rom; dal Cinema ai diversamente abili. Vi saranno, distribuiti su tutti i giorni del Festival, incontri con i registi, al termine della proiezione delle loro opere per discutere con il pubblico le tematiche affrontate e le tecniche utilizzate nei loro lavori. Previste proiezioni in Anteprima regionale ed una in Anteprima assoluta. Due dibattiti con gli Autori e la partecipazione di Mediatori culturali e Sociologi. Venerdì, inoltre, alle 18,30, presso il Caffè Letterario verrà presentato il Libro "L'officina del reale". Saranno presenti gli autori Mario Balsamo e Gianfranco Pannone Venerdì, nel corso della serata conclusiva con le premiazioni ai vincitori, sarà assegnato Premio per la carriera al maestro Franco Piavoli, regista di teatro, documentari, lungometraggi e cortometraggi, oltre che fotografo e pittore. Alle sue opere sarà dedicata – come evento speciale - una rassegna monografica. Il Festival - dedicato alla memoria di Emilio Lopez, regista e montatore di numerosi documentari, tra i quali diversi dedicati all’Abruzzo - è organizzato dall’ACMA, associazione culturale senza scopo di lucro fondata nel 2000, che ha tra le sue finalità quelle di diffondere la cultura cinematografica ed audiovisiva, di favorire e ampliare la fruizione delle molte attività multimediali esistenti nel territorio e di promuoverne di nuove. Sono due le giurie tecniche che assegneranno il Premio Emilio Lopez ai migliori documentari nell’ultima serata del Festival del documentario d’Abruzzo: una Internazionale ed una Abruzzese. Membri delle Giurie saranno grandi personaggi ed esperti del settore. La Giuria Internazionale sarà presieduta da Mimmo Calopresti, regista di film e documentari nonché sceneggiatore e attore, e sarà composta anche da Mario Balsamo, regista e documentarista che ha collaborato a molte trasmissioni Rai e da Helen Trigueros, documentarista francese. La Giuria Abruzzese, presieduta da Dino Viani - documentarista che ha da sempre lavorato sull’Abruzzo, ma ha girato anche in Argentina, privilegiando l’indagine antropologica e quella sociopolitica - sarà costituita da Simona Troilo, storica, Docente di “Storia delle donne e di genere” presso il Dipartimento di storia dell’Università di Padova e da Daniele Baldacci, considerato tra i direttori fotografici più innovativi del cinema italiano, qualità confermate anche dalla collaborazione all’ultimo film di Franco Battiato “Musikanten”. 44 Organizzata dall’ACMA - Associazione Cinematografica Multimediale Abruzzese, con la collaborazione del Museo delle Genti d’Abruzzo, l’edizione 2010 del Festival del documentario d’Abruzzo - Premio Internazionale Emilio Lopez 2010 si svolgerà dal 21 al 25 giugno presso l'Auditorium Petruzzi in via delle Caserme, 22 Di seguito la lista completa dei documentari in concorso: Panorama italiano LA BOCCA DEL LUPO di Pietro Marcello NEGLI OCCHI di Daniele Anzellotti e Francesco Del Grosso TUTTE LE BARCHE A TERRA di Chiara Idrusa Scrimieri VALENTINA POSTIKA IN ATTESA DI PARTIRE di Caterina Carone SOPRALLUOGHI PER UN FILM SU UN POLIZIOTTO UCCISO di Roberto Greco e Valeria Siragusa + o - IL SESSO CONFUSO. Racconti di mondi nell’era AIDS di Andrea Adriatico e Giulio Maria Corbelli CILENTO - STORIE DI PANE E DI GRANO di Piero Cannizzaro IL PIONIERE DEL WIRELESS Guglielmo Marconi 1874-1937 di Enza Negroni EUROPA 0 KM - UNIUNEA EUROPEANĂ 0 KM di Silvia Luzi e Luca Bellino L’UOMO DALLA BOCCA STORTA di Emanuele Salce e Andrea Pergolari, Sperimentario VOCI MIGRANTI di Giada Malatesta A NORD EST di Luca Scivoletto e Milo Adami LADYFILMINE di Giulia Vallicelli PALINSESTI DAL CARCERE di Gabriele Raimondi YASHU E PREM di Chiara Chianese e Ivan Corbucci Visti da vicino THE WALL di Ricardo Martinez L’ ORA D’AMORE di Andrea Appetito e Christian Carmosino IDA'S DANCE CLUB (HAMOADON SHEL IDA) by Dalit Kimor L’AMORE E BASTA di Stefano Consiglio NIGURI di Antonio Martino ALISYA NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE di Simone Amendola FIERES D’ETRE PUTE di Irene Dionisio L’ ISOLA DEI SORDOBIMBI di Stefano Cattini MY FUTURE/YODEFITU di Lieven Corthouts LEONARDO di Paolo De Falco, Italia ROMANIPEN: GYPSY IDENTITY di Ima Garmendia e Kike del Olmo Abruzzo DOC RIPRENDIAMOCI di Francesco Paolucci YES WE CAMP di Alberto Puliafito INTO THE BLUE di Emiliano Dante NON TACERE Don Roberto e la scuola 725 di Fabio Grimaldi PER CHI SUONA LA CAMPANELLA di Alessandro Di Gregorio e Emiliano Sacchetti DIARIO DI UN CURATO DI MONTAGNA di Stefano Saverioni GRAN SASSO. LA MONTAGNA CHE UNISCE di Stefano Ardito A disposizione per qualsiasi evenienza ed in attesa di eventuali comunicazioni inviamo i migliori saluti. Matteo Cornacchia Segreteria organizzativa Festival del Documentario d'Abruzzo Premio Internazionale Emilio Lopez 45 Attilio Inglese IO, ATTILIO Un seduttore nell’Italia dannunziana Romanzo autobiografico a cura di Italo Inglese In un racconto che percorre gli sconvolgimenti politico-sociali dell'Italia dalla vigilia della prima guerra mondiale fino al termine del secondo conflitto, Attilio confessa la propria dedizione al piacere carnale, vissuto sulla scia del modello dannunziano. Attento ai fenomeni culturali del suo tempo, è anche apprezzato conferenziere e poeta, il che potrebbe far sembrare contraddittorio il suo impiego pubblico nella carica di giudice prima, e in seguito di avvocato dello Stato. Destreggiandosi tra la vita libertina e la carriera di giurista, saldamente fondata su una gerarchia di valori indiscussi, testimone affidabile di eventi che ancora generano interpretazioni controverse, Attilio vive in prima persona vicende salienti della storia italiana della prima metà del Novecento, attratto dall’avventura dannunziana dove erotismo, estetismo ed eroismo si confondono. «Mi domandai se questa mia partecipazione alla sanguinosa lotta civile non fosse un lusso che io non potevo consentirmi,» si chiede ad un tratto. La scelta di un comportamento più responsabile vince il desiderio di mettersi in gioco, e la quotidianità richiede quasi più coraggio della partecipazione ad una pericolosa quanto romantica avventura. Amori fugaci, relazioni pericolose, successi e inceppi della professione, il dramma dell’amministrazione della giustizia nei tribunali militari, sono tutti tratti di un’autobiografia declinata nella forma inusuale di lunga e commovente lettera al figlio. Attilio Inglese IO, ATTILIO Un seduttore nell’Italia dannunziana Romanzo autobiografico a cura di Italo Inglese Edizioni Solfanelli [ISBN-978-88-89756-81-2] Pagg. 352 - € 20,00 http://www.edizionisolfanelli.it/ioattilio.htm 46 «Gli angeli della città» Lunedì 21 Giugno, alle ore 21.30, TRSPradiotelevisione trasmetterà, nell’ambito del programma tv “IL SENSO della VITA” «Gli angeli della città», lo speciale approfondimento sulle forze dell’ordine urbane; preoccupazioni, ruolo e istanze di coloro che sorvegliano sul corretto andamento della vita quotidiana. Ospiti in studio: David Ferrante (sociologo), tenente Enzo Paolini (segr. Generale regione Abruzzo S.U.L.P.M.), comandante Giovanni Cichella (VicePresidente comitato scientifico permanente ordine e sicurezza pubblica), agente scelto Walter Falzani (Polizia Municipale Pescara). Conduce in studio Umberto Timmonieri ITALIA: SKY 886 EUROPA: Hot Bird – 13° est- orizz. Frequ. 11179 STREAMING: http://www.trsp.tv/news/index.php?option=com_content&view=article&id=20&Itemid=49 http://umbertotimmonieri.blogspot.com/ MOVIMENTAZIONI AGENDA: per approfondimenti visita il sito www.movimentazioni.org SOMMARIO: 1. INDIE ROCKET FESTIVAL 2. Segnalazioni: ESTATICA 2010 – eventi e spettacoli al porto turistico 3. Campagna tesseramento associazione 2010 VII° IndieRocket Festival 2010 - IRF 2010 25/26/27 Giugno - Parco Ex Caserma Di Cocco - Pescara – Italy - Ingresso Libero Novità servizi 2010: area RISTORANTE con la collaborazione della Locanda del Rigattiere Venerdì 25 Giugno DEATH MANTRA FOR LAZARUS THE BLUES AGAINST YOUTH JESTER AT WORK MOVIE STAR JUNKIES MOJOMATICS JOHN & JEHN (Uk) THE CHAP (Uk) Sabato 26 Giugno MUI (Spa/It) WILD PALMS (Uk) APPALOOSA ARCHITEQ (Uk) DAKOTA DAYS (It/Ger) feat. Ronald Lippok (Tarwater, To Rococo Rot), Dodo Nkishi (Mouse on Mars), Al Fabris (Masculine/Feminine) PANICO (Chile/Fra) BLACKSTROBE (Fra) Domenica 27 Giugno Progetto ETNOLAB OMNIBASS & ZION WAY 100% Dub Roots Culture 47 Organizza: Ass. Skyline Lab con la collaborazione di Movimentazioni Networks: http://www.indierocketfestival.it MYSPACE http://www.myspace.com/indierocketfestival FACEBOOK http://www.facebook.com/group.php?gid=67504399164 LAST FM http://www.lastfm.it/user/IndieRocketFest TWITTER http://twitter.com/indierocketfest YOUTUBE http://www.youtube.com/indierocketfestival VIMEO http://www.vimeo.com/indierocketfest Cinema, musica, teatro, artisti di strada ESTatica 2010 Marina di Pescara – Porto turistico ingresso libero – h 21.30 Ricca serie di oltre 30 appuntamenti con la musica e lo spettacolo, dal 16 giugno al 29 agosto, con concerti musicali, performance teatrali, artisti di strada, proiezioni di film, danze e balli dal mondo. P.S. Utilizzate il nuovo ingresso pedonale dal ponte sul mare all’ex-cofa! Giugno SABATO 18 Cirque d’été DOMENICA 19 Compagnia dei Folli “Pinocchio on the road” ANTICIPAZIONI luglio Il mese di luglio vedrà due interventi dell'associazione S.M.O. Village ("Lectura Dantis" il 2 e "Il teatro dei cretini" il 23), performance musicali di alto livello (i Pizzica Salentina il 3 e Giuliano Palma & the Bluebeaters il 17), una serata cabaret con Andrea Perroni, serate di cinema e di cover contest. Il 14 luglio si esibiranno i Bisbetica Beat e i De Bitols, il 15 le due tribute band Osvaldo Bianchi & Luca Mongia (Rino Gaetano) e I notte fonda (Fabrizio De Andrè), e il 16 I Ragazzi del Giubocs e Banda Larga. agosto Il mese di agosto è dedicato alla passione: dalla musica di Rossana Casale e il Maurizio Di Fulvio Trio (il 5) alle colonne sonore del cinema italiano eseguite dall'Istituzione Sinfonica Abruzzese (il 6), al tributo a Nat King Cole ad opera di Adrienne West & Dado Moroni trio (il 7). Ci sarà la musica tzigana di Budabest di Antal Szalay, i Flamenco Vivo (l'11), il ritmo dei Tango Tres (il 13) e dell'associazione Calesita "Milonga Porteña", per arrivare alla musica della Brass & Brass band (il 14), al gospel di Harold Bradley (il 17) e alla New Harmony Big Band (il 20). Le proiezioni del Cineporto hanno in programma per agosto "Sherlock Holmes" (l'8), "Agorà" (il 22) e "Io loro e Lara" (il 29). L'ultimo grande concerto sarà quello di Samuele Bersani il 28 agosto. cinema all’aperto domenica 4 LUGLIO – DRAGON TRAINER domenica 18 LUGLIO – GENITORI & FIGLI domenica 25 LUGLIO – BASILICATA COAST TO COAST domenica 8 AGOSTO – SHERLOCK HOLMES domenica 22 AGOSTO – AGORA domenica 29 AGOSTO – IO, LORO E LARA 48 CAMPAGNA TESSERAMENTO 2010 Con la tessera hai diritto a SCONTI IN LIBRERIA E ALLE NOSTRE RASSEGNE CINEMATOGRAFICHE Con la tessera aiuti l’associazione a realizzare progetti socio-culturali e di cooperazione Con la tessera hai molti altri vantaggi ... Tessera 2010 = 5,00 euro socio ordinario – 10,00 euro socio sostenitore Per richiedere la tessera puoi venire in Libreria (via Quarto dei Mille 27) oppure al Cinema S. Andrea durante la rassegna Imperdibili Associazione Movimentazioni Libreria Primo Moroni – Interno 4 Via Quarto dei Mille 27/29 – 65122 Pescara Infoline: 0854429521 Infosite: www.movimentazioni.org Infomail: [email protected] Il tuo indirizzo e-mail è stato rilevato da elenchi di pubblico dominio, da siti internet o da email ricevute. In ottemperanza della Legge 675 del 31/12/96 così come modificata dal decreto legislativo 196 del 30/06/2003, per la tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento di dati personali, in ogni momento è possibile modificare o cancellare i dati, rispondendo CANCELLAMI all'indirizzo: [email protected] oppure [email protected] ricordando di usare lo stesso nome e la stessa e-mail, da cui risulta di aver ricevuto le nostre informazioni e non riceverai più alcun messaggio. Grazie della collaborazione. Se invece vuoi continuare a ricevere la nostra newsletter, ma hai cambiato indirizzo, puoi comunicarcelo e noi aggiorneremo la nostra mailing list. Puoi, inoltre, comunicarci e-mail di persone interessate a ricevere “Terzo Millennio News – on line”. Direttore responsabile: Andrea Giampietro Capo redattore: Alessandro Di Biase Redazione: Sonia Di Massimo, Roberta Galizia, Rita Pagliata, Giampiero Di Biase, Lorenza Fazzini, Terzo Millennio News–on line Edizione scep services sas – via di sotto, 41 – 65100 – Pescara – Tel./ fax 085411658 Registrato presso il Tribunale di Pescara n.1/93 del 6 febbraio 1993 Iscrizione registro nazionale della stampa n. 4220 del 14 maggio 1993