La fotografia del Vicino Oriente

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La fotografia del Vicino Oriente
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Quando nel 1839 venne inventata la fotografia non si poteva certo immaginare come essa
avrebbe cambiato la vita, la cultura, i ricordi, le testimonianze non solo archeologiche,
dell’umanità. In ambito archeologico essa divenne poi strumento imprescindibile per la
documentazione dei siti, ed in ambito turistico acquisì notevole incidenza sia per i viaggiatori che
per i pellegrini che si recavano ad esempio in Oriente per visitare la Terra Santa. L’Oriente infatti in
quegli anni aveva sedimentato una propria immagine esotica ed affascinante, soprattutto nella
letteratura, fatta di deserti e silenzi, costumi preziosi ed oasi verdeggianti, odalische e meditazioni,
avventure e cavalieri impavidi. A ciò si associava la sacralità dei luoghi santi, città e memorie
bibliche, che animavano il viaggio dei pellegrini. Dopo il 1850 il realismo della fotografia soppiantò
il souvenir pittorico che i molti viaggiatori acquistavano per riportare con sé l’immagine dei luoghi
visitati. Dal 1840 al 1860 i fotografi attivi in quelle Terre furono tutti occidentali e viaggiatori
dall’Egitto a Costantinopoli. Il maggior numero di fotografi operanti provenivano dalla Francia e
successivamente dall’Inghilterra. Lo stesso governo francese sostenne l’attività fotografica (1) del
Vicino Oriente, ed i primi studi fotografici furono aperti a Beirut, favorita dalla presenza della
grande comunità cristiana, ove si stabilì anche Fèlix Bonfils (2). Vanno ora ricordati alcuni dei
grandi nomi della fotografia di quell’epoca, che diedero notevoli contributi all’arricchimento
culturale ed archeologico che, seppur nacque inizialmente come immagine di viaggio di quei
luoghi, oggi documenta e testimonia la condizione, lo stato di conservazione e le tracce
dell’eventuale riuso subìto dai monumenti antichi ed i contesti nei quali si trovavano al momento
della ripresa fotografica. Molti dei fotografi provenivano dalla pittura, che avevano abbandonato
nella speranza di raggiungere in questo modo il successo, e per questo molte delle prime
inquadrature mantengono l’origine pittorica delle vedute. Esempio ne è il pittore Horace Vernet, il
primo a recarsi in Egitto alla fine del 1839 per eseguire alcuni dagherrotipi, oggi purtroppo perduti
ma rimasti pubblicati come stampe. A Petra importanza ebbero i dagherrotipi eseguiti da George
Skene Keith nel 1844 (3). Nel 1849 Maxime Du Camp (4) (1822-1894) e lo scrittore Gustave
Flaubert, ottenuto un finanziamento per una campagna fotografica di documentazione
archeologica, impressionarono i grandi monumenti faraonici in riprese archeologico paesaggistiche di cui possediamo 220 calotipi (tempi di esposizione più rapidi, primo
procedimento positivo negativo, duplicabile) nel primo libro illustrato da fotografie originali. La
fotografia si stava velocemente sviluppando, e fautore di inquadrature ad ampio respiro,
soprattutto in riprese di complessi quali le Piramidi, fu Francis Frith (5) (1822-1898) che nel 1856
con la tecnica del collodio (permetteva più nitidezza, minor tempo di esposizione e produzione in
diversi formati) scelse punti di vista ravvicinati ed invece in prospettiva classica riprese i famosi
templi e le rovine. In questo modo fu il primo fotografo che dette valore sia all’immagine artistica
che alla veduta architettonica utili ad un’osservazione di studio. Inoltre alla costante presenza di
un personaggio affidò il valore della scala di riferimento dimensionale, e non mancò di tradurre le
sue riprese anche in immagini stereoscopiche.
(1) www.answers.com/topic/f-lix-bonfils.
(2) Manodori Sagredo A.(a cura di), I Cavalieri del Santo Sepolcro. I luoghi e le immagini, Roma, 2004, pag.163.
(3) Manodori Sagredo A., Fotografia. Storie, generi, iconografie, Bologna, BUP, 2003, pag. 67.
(4) Manodori Sagredo A., Fotografia. …, o.p. cit., pag. 72.
(5) Manodori Sagredo A., Fotografia. …, o.p. cit., pag. 74.
Per il protagonismo che viene attribuito all’antico monumento sono importanti le fotografie
realizzate da Antonio e Felice Beato (6) in Egitto ed a Gerusalemme nel 1858. A Beirut si stabilì
anche Tancrède Dumas (7) (che aprì il suo studio di fronte a quello di Bonfils); il senso di rovina in
cui si trovano ad essere i monumenti di Baalbek è colto da lui e da Louis Clercq (8), quest’ultimo
sostenuto finanziariamente dal governo francese. Tutti questi fotografi erano impegnati quindi in
una ripresa paesaggistica dell’Oriente, pur non essendo privi della coscienza del valore storico ed
archeologico dei monumenti immortalati. Il primo che si pose da studioso nell’inquadrare il volto
dell’antico Egitto fu Ridolfo Vittorio Lanzone (9) (1834-1907) che vi si recò intorno al 1865,
donando i suoi due unici album alla Biblioteca ed al Museo di Torino. Dal 1870 abbiamo
testimonianze di fotografi musulmani come Sedic Bey (10), il primo a fotografare la Mecca, poi
ebrei ed italiani. I fotografi attivi in Palestina rivolsero la loro attenzione soprattutto alle tracce
religiose delle Sacre Scritture, come le vedute di Betlemme, Gerusalemme, Nazareth, il Sinai,
Jerico ed il Giordano, il Santo Sepolcro.
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• Fabian R. - Adam H. C., Master of early travel photography, trame and Hudson ed., London 1983.
• Gidal N. T., Jerusalem in 3000 - in 3000 jahren, Konemann ed.,Koln 1995.
• Aubenas S. - Lacarrière J., Voyage en Orient, Hazan ed., Paris 1999.
• Alford A., Il mistero della Genesi delle Antiche Civiltà, Newton & Compton, 2000.
• Bergaglio B.(a cura di), Photo album 1850-1920. Un viaggio mediterraneo, Manzoni A. ed.,
Torino 2003.
• Manodori Sagredo A., Fotografia. Storie, generi, iconografie, Bologna, BUP, 2003.
• Favrod C.H. - Maffioli M. (a cura di), Il Mediterraneo dei fotografi. Passato e presente, Fr. Alinari
ed., Firenze 2004.
• Manodori Sagredo A. (a cura di), I Cavalieri del Santo Sepolcro. I luoghi e le immagini,
(Catalogo della Mostra presso la Biblioteca Vallicelliana), Roma, 2004.
(6) Manodori Sagredo A., Fotografia. …, o.p. cit., pag. 62.
(7) Manodori Sagredo A., Fotografia. …, o.p. cit., pag. 68.
(8) Manodori Sagredo A., Fotografia. …, o.p. cit., pag. 62.
(9) Manodori Sagredo A., Fotografia. …, o.p. cit., pag. 74.
(10) Manodori Sagredo A., Fotografia. …, o.p. cit., pag. 60.
La dottoressa Vanessa Sollecito ha autorizzato la biblioteca alla pubblicazione dei testi della sua tesi.