I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa PDF
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I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa PDF
la raccolta definitiva I BALORDI METROPOLITANI in tiratura limitata LA RACCOLTA CELEBRATIVA a 25 anni dalla costituzione del gruppo da leggersi mentre un immenso caprone divora la tettoia della vostra veranda durante la stagione dei monsoni >> n. 5 << sede asociale: 00131 Roma, via Doria Percivalle 99/z - [email protected] *** REDAZIONALE *** di Giggi Playmobil Cari lettori, prosegue in questo quinto numero della raccolta celebrativa, la narrazione delle avventure e delle imprese dei Balordi Metropolitani di Roma nel ventennio che va dal 1990 al 2009. Chi, malauguratamente per lui, fosse interessato ad avere gli arretrati della presente raccolta, per vantare nella propria libreria favorita la collezione completa, li può richiedere utilizzando il nostro riferimento; sono disponibili esclusivamente copie cartacee, in ossequio alla nostra tradizione che vede distruggere il file dopo la stampa del prodotto, per rendere, negli anni a seguire, le copie superstiti uniche ed inimitabili. Dopo queste opportune e doverose informazioni, vi lasciamo alle sagaci e vivaci penne degli Autori, con il più scontato e prevedibile augurio di buona lettura. Sommario Pagina 2 – esiste Babbo Natale? Pagina 3 – i grandi miti dei Balordi Metropolitani Pagina 4 – evoluzioni o involuzioni codicistiche? Pagina 5 – Lamù Pagina 6 – la toponomastica di Roma Pagina 7 – gli inarrivabili articoli di Mario er Sonno Pagina 8 – l’Odierna Biografia Marco R. detto “Doohan” presenta: Il movimento biunivoco testa-zampa dei piccioni. Anche se oggi sono uno stimato Ingegnere Civile, mentre aspetto che l’autista risalga e mi riporti in Milano centro, non posso fare a meno di osservare alcuni piccioni che gironzolano Bruno Tartaruga, Giggi Playmobil, Luca il Nudo, Daniele il Parrucca e, accosciato, Emiliano il Guardone posano innanzi alla fontana posta all’entrata di via del Mandrione (quartiere VIII Tuscolano) la sera di venerdì 12 gennaio 1996. La suddetta fontanella, addossata ad un arco in laterizio fiancheggiato da due pilastri bugnati e sopraelevata di sette gradini rispetto al livello stradale, fu fatta edificare nel 1733 da Papa Clemente XII ed è formata da uno strano mascherone con ali di pipistrello che versa l’acqua nel cavo di una conchiglia dalla quale ricade, insieme a quella di due bocchette laterali, in una elegante vasca centinata. Il tutto è sovrastato dallo stemma del summenzionato Papa. intorno al marciapiede. Noto che quando i piccioni camminano non possono fare a meno di muovere la testa e il collo avanti e indietro. Dunque, camminano, e muovono la testa avanti e indietro. Come se un sistema di leve, ingranaggi e pulegge all'interno del loro corpo collegasse i movimenti delle gambe con quelli del collo! Bene. Il movimento potrebbe addirittura essere biunivoco. Cioè, a questo punto sono quasi sicuro che se prendessi il piccione in mano e gli muovessi il collo avanti e indietro, allora le zampette si metterebbero a camminare a vuoto. OK. Potrei sfruttare industrialmente questa cosa. Che ne so, per trasformare il moto rettilineo oscillante in moto rotatorio. In un mondo in cui non esistessero le bielle si potrebbe prendere dei piccioni, piazzarli sopra un rullo, poi con un congegno a stantuffi di mia invenzione potrei spingergli la testa avanti e indietro, e i piccioni si metterebbero a camminare sopra il rullo. “Tutto a posto, venga, venga con noi. Stia tranquillo. Vedrà che dove la portiamo, si troverà benissimo”. I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 5 - pagina 2 Assumendo che le destinazioni siano distribuite uniformemente (il che sappiamo essere falso, ma che accettiamo per semplicità di calcolo), stiamo parlando di 1.248 milioni di km. Questo implica che la slitta di Babbo Natale viaggia a circa 1.040 km/secondo, 3.000 volte la velocità del suono. Per comparazione la sonda Ulisse (la cosa più veloce creata dall’uomo) viaggia ad appena 43,84 km/sec., e una renna media a circa 30 km/h. Marco R. detto “Doohan” presenta: Bella questa camicia bianca che mi hanno messo. Chissà dove stiamo andando? In ogni caso mi dispiace deludervi, ma durante questo tragitto devo raccontarvi la vera storia di Babbo Natale… che oltre ad essere visionario, ha anche avuto problemi con la giustizia... vi auguro buon Natale a tutti!!! Esiste Babbo Natale? Allora: nessuna specie conosciuta di renna può volare. Ci sono però 300.000 specie di organismi ancora da classificare e, mentre la maggioranza di questi organismi è rappresentata da insetti e germi, questo non esclude completamente l’esistenza di renne volanti, che solo Babbo Natale ha visto. Ci sono 2 miliardi di bambini sotto i 18 anni al mondo. Dato però che Babbo Natale non tratta con i bambini Musulmani, Hindù, Buddisti e Giudei, questo riduce il carico di lavoro del 15% del totale, cioè 378 milioni. Con una media di 3,5 bambini per famiglia, si ha un totale di 98,1 milioni di locazioni. Si può presumere che ci sia almeno un bambino buono per famiglia. Babbo Natale ha 31 ore lavorative, grazie ai fusi orari e alla rotazione della terra, assumendo che viaggi da Est verso Ovest. Questo porta a un calcolo di 822,6 visite per secondo. Ciò significa che, per ogni famiglia cristiana con almeno un bambino buono, Babbo Natale ha circa 1 millesimo di secondo per: trovare parcheggio (cosa questa semplice, dato che può parcheggiare sul tetto delle case e pertanto non ha problemi di divieti di sosta); - saltare giù dalla slitta; - scendere dal camino; - riempire le calze; - distribuire il resto dei doni sotto l’albero; - mangiare ciò che i bambini mettono a sua disposizione; - risalire dal camino; - saltare sulla slitta e decollare per la successiva destinazione. Il carico della slitta aggiunge un altro interessante elemento: assumendo che ogni bambino riceva una scatola di Lego, del peso di circa 1 kg, la slitta porta circa 378.000 tonnellate, escludendo Babbo Natale, notoriamente sovrappeso. Sulla terra una renna può esercitare una forza di trazione di circa 150 kg. Anche assumendo che una renna volante possa trainare 10 volte tanto, non è possibile muovere quella slitta con 8 o 9 renne, ne servirebbero circa 214.000. Questo porta il peso, senza contare la slitta, a 575.620 tonnellate. Per comparazione, questo è circa 4 volte il peso della nave Queen Elizabeth II. Sicuramente 575.620 tonnellate che viaggiano alla velocità di 1.040 km/sec. generano una enorme resistenza: questa resistenza scalderà le renne allo stesso modo di una astronave che rientra nell’atmosfera. Il paio di renne di testa assorbirà 14,3 quintilioni di joule per secondo. In breve si vaporizzeranno quasi istantaneamente esponendo il secondo paio di renne e creando assordanti onde d’urto (bang) soniche. L’intero team verrebbe vaporizzato entro 5 millesimi di secondo. CONCLUSIONE: Babbo Natale, al limite, esisteva pure… ma ora è morto. - Nota del redattore: il presente pezzo è presente sul web già da parecchi anni, ma abbiamo testimonianze sicure che è stato effettivamente scritto nel 1991 da Marco R., all’epoca matricola di Ingegneria Meccanica, durante una delle sue intense e faticose sessioni invernali sul WC dei bagni dell’Istituto di via del Castro Laurenziano. Probabilmente, sul web ce lo ha caricato lui stesso, essendo l’unico fra noi Balordi ad avere una connessione Internet sin dal 1994, all’epoca a pagamento. I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 5 - pagina 3 Giggi Playmobil presenta I GRANDI MITI DEI BALORDI METROPOLITANI: La partita di pallone a Velletri località: Colle Calcagno (Velletri); anno: 1992 Protagonisti: Giggi Playmobil - Bruno Tartaruga - Luca il Nudo Daniele il Parrucca - Alessandro Folgore Cri Camomilla - Diego Re della Tangenziale meravigliato nell’osservare le azioni di gioco e le raffinatezze del repertorio tecnico e calcistico dei sette: il cross senza giubbotto di Alessandro Folgore, la stoppata in elevazione senza camicia di Cri Camomilla, il passaggio smarcante senza maglietta di Daniele il Parrucca, il dribbling ubriacante senza canottiera di Bruno Tartaruga, l’appoggio senza pantaloni di Giggi Playmobil, la pregevole rovesciata volante senza mutande di Luca il Nudo e il disperato tentativo di parata di Diego, fallito a causa del considerevole peso dello scarafaggio raffigurato sulla sua maglietta, che lo frenava alquanto impedendogli di tuffarsi agilmente. Il sabato sera dell’8 febbraio 1992 Bruno Tartaruga, mentre era intento a pensare a come poter chiudere al traffico via Ciociaria (sita, com’è noto, nel quartiere Nomentano) insieme ad alcuni Balordi, propose per l'indomani una escursione a Velletri, dove aveva una delle sue 69 case. Una proposta del genere, del tutto inutile e fine a se stessa, che normalmente verrebbe rifiutata da chiunque, venne invece accolta con grande entusiasmo da tutti i Balordi e da Diego in particolare, che per la gran gioia si rotolò nel fango dei vicini giardinetti adiacenti la Tangenziale EST. I sette partirono la domenica mattina del 9 febbraio intorno a mezzogiorno e mezzo da piazza Bologna, con la Fiat Uno di Giggi e la Peugeot 205 di Luca. Diego arrivò all'appuntamento all'ultimo minuto perché due dei suoi 34 gatti erano rimasti incastrati durante la notte negli stivaletti che doveva indossare, avendo erroneamente scambiato la puzza delle solette per gorgonzola freschissimo, di cui erano assai ghiotti. Soprassedendo sul fatto che per arrivare a Velletri passarono per Lanuvio, allungando del 70% la strada necessaria, perché Giggi amava percorrere lo strettissimo e franatissimo tratturo che dal lago di Nemi (a valle) porta fino all'arco di Nemi paese (a monte); soprassedendo sul fatto che Diego, durante una delle varie soste nella piazza di Lanuvio, si rese autore di comportamenti e gesti maleducati ed oltremodo sconvenienti, mimando amplessi vari sotto lo sguardo incredulo delle suore Peruviane in uscita dalla Chiesetta sita sulla piazza; soprassedendo che lungo la strada Bruno asportò diversi cartelli stradali fra cui uno indicante Velletri di 75 cm per 30; soprassedendo su altri fatti qui assolutamente non narrabili, per non urtare la sensibilità delle nostre lettrici più acerbe… Alfine, essi giunsero a casa di Bruno verso le 14:00, una elegante casetta con 1,6 ettari di giardino tutt’intorno totalmente in discesa con picchi di pendenza anche del 23%, provvisto di erba novella alta 75 centimetri di un piacevole verde intenso, e cominciarono a giocare a calcio nudi sotto gli occhi esterrefatti di tutto il vicinato, che pure rimase Dopo la partita lo stesso Diego avvertì l'improcrastinabile bisogno di recarsi in bagno per defecare. Dovete sapere che le sedute di Diego erano (e sono) molto lunghe perché è in questi momenti che egli produce il meglio di sé; nella fattispecie, però, produsse solamente un enorme olezzo che il vento birichino sovente presente ai Castelli portò direttamente nel salotto buono dei vicini, che rimasero intossicati per le successive 24 ore (compreso il cane) e l'ostruzione completa del condotto del water e del sottostante pozzo nero (all’epoca la abitazione non era provvista di condotte fognarie). Dopo aver consumato un rigenerante pasto frugale i sette ripartirono per Roma mediante, stavolta, la diretta percorrenza di via Appia (via Appia Nuova nel territorio di comunale di Roma), e giunti a piazza Re di Roma alle prime luci della sera, abbassarono i finestrini delle macchine e mostrarono il real sedere alle persone che passeggiavano guardando le vetrine dei numerosissimi negozi presenti nella zona, ripetendo il girotondo per tre volte consecutive, per una migliore assimilazione del concetto da parte della gente. Degli avvenimenti narrati è fedele testimone una ripresa con la videocamera effettuata da Alessandro Folgore (VHS-C, standard innovativo per l'epoca) che ha immortalato i momenti più significativi della giornata e della partita in particolare. A partire dal 2003 Bruno ha successivamente provveduto a riversare su DVD la ripresa, per consentire il suo tramandarsi imperituro nel tempo. I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 5 - pagina 4 I videogiochi da bar degli anni ’80: GALAGA Un’astronavetta bianca deve sparare a insetti rossi, mosche blu e calabroni verdi e gialli e poi blu che gli si fanno addosso. Facendosi catturare dalla rumorosa “tela magnetica” di un calabrone e colpendolo successivamente, si poteva raddoppiare la propria astronavetta, con relativo doppio sparo. Ogni due quadri c’era il Challenge Stage: si aveva un bonus se si colpivano tutti gli insetti che in quell’occasione erano inoffensivi e non sparavano. Leggende metropolitane narrano che l’ultimo quadro era il 37°, ma un quattordicenne Giggi Playmobil nella sua miglior partita di sempre si fermò al 36°, dopo aver dilapidato insieme a Paolo il Silenzioso, a colpi di 200 lire, i rispettivi patrimonii familiari nell’arco dell’anno scolastico 1984-85 nel bar centrale di piazza Annibaliano. Valutazione: 8 e mezzo!!! Giggi Playmobil presenta: Evoluzioni o Involuzioni codicistiche? La S.P. 8 via del Mare Oggi parleremo un po’ degli assurdi ed incomprensibili divieti sulla Strada Provinciale 8 via del Mare. Per chi non la conoscesse bene o affatto, la via del Mare è attualmente una strada provinciale (S.P. 8), fino al 2001 Strada Statale, istituita dal Governatore di Roma con Delibera 6758 del 17/10/1935; originariamente i confini erano da via Tor de’ Specchi a Ponte Sublicio. E’ con il 15 marzo del 1984 che la tratta assume i limiti attuali da via Ostiense a via Ugolino Conti. Ricade interamente nel territorio comunale di Roma. È nota alla massa come la “prima autostrada italiana”. Ora, già questa definizione è altamente discutibile. Negli anni ’30 non esisteva il codice della strada con le attuali classificazioni stradali, pertanto definire “autostrada” una via - seppur larga che portava al mare era, al limite, da intendersi in senso esclusivamente celebrativo piuttosto che effettivo. Peculiarità della strada in questione, è oggi la sua interdizione a qualunque categoria di veicoli che non siano le autovetture, come si evince dai cartelli di entrata (vedi foto): e quindi anche ai motocicli. Questa caratteristica è altamente criticabile ed anzi, assolutamente non condivisibile: in linea generale, le strade dovrebbero essere interdette a chi non è in regola con la circolazione stradale, e non ai motocicli, ad esempio, per partito preso. Non mi stancherò mai di ripeterlo: non ricordo altre strade di Roma e provincia interdette alla circolazione dei motocicli. Questa limitazione alla circolazione presente sulla S.P. 8 via del Mare è del tutto anticostituzionale oltreché illogica, in quanto un motociclo regolarmente collaudato ed omologato (prima ancora che immatricolato), il quale paga la tassa di circolazione ed è assicurato per RC, e condotto da persona abilitata alla guida, HA TUTTI I DIRITTI di circolare su qualunque tipo di strada. Anche la via del Mare. Di giorno e di notte. Anche considerando altri parametri quali l'ingombro e l'inquinamento; non esiste alcun motivo giuridico sul quale si basa una tale preclusione alla circolazione, anzi, è addirittura completamente opposta, ad esempio, al regime della ZTL del centro storico, nella quale i ciclomotori e i motocicli possono liberamente entrare (e le auto no). Pertanto l'aver voluto riservare una arteria stradale alle sole auto, per millantati e fantomatici problemi di sicurezza, è una pura discriminazione che non fa altro che affrontare il problema in termini fuorvianti; difatti la sicurezza si ottiene imponendo adeguati limiti di velocità e facendoli rispettare (e in ogni caso prevenendo anziché reprimendo), effettuando valida manutenzione dell’asfalto, investendo su una efficace illuminazione stradale, e soprattutto verificando l'idoneità assicurativa di un veicolo; e non certo escludendo la categoria dei motocicli dall'utilizzo di una pubblica strada, che di per sé non serve a niente. I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 5 - pagina 5 LAMU’ (di Go Alex Nagai) Il cartone animato in questione ha sulle spalle la responsabilità di aver sconvolto le fantasie sessuali dei ragazzi degli anni ’80, soprattutto la mia, e ancora oggi continua a mietere vittime ad ogni sua ricomparsa in TV. Il protagonista infatti ha per casa una ragazza che gira tutto il giorno in bikini. Ad Ataru Moroboshi però, il suddetto protagonista, non importa nulla se una donna seminuda, anche se extraterrestre gli stia appiccicata tutto il giorno, a lui interessa dar fastidio alle altre ragazze che non se lo filano de pezza. Apparte tutto Lamù (oppure Uruseiyatsura = il popolo chiassoso della stella Uru) è stata una delle più divertenti serie a cartone animato mai realizzate che, sotto un aspetto solo apparentemente malizioso, ha saputo raccontare storie di una fantasia sfrenata, ma anche altre di un romanticismo unico. Tratta dall’omonimo fumetto di una certa Rumiko Takahashi autrice di altre opere di successo come Maison Ikkoku (Cara dolce Kyoko), la storia della cornuta marziana inizia nel lontano 1978 nella sua versione disegnata e si conclude, dopo 32 volumetti di circa 200 pagine l’uno, con un bellissimo finale in cui lo sfigato Ataru si rende conto di voler veramente bene a Lamù e lo dimostra dandole un plateale bacio. Quelli della televisione, che non sono scemi, hanno detto: “Non sia mai!” e hanno continuato, dopo la suddetta scena del bacio a far sbavare ancora Ataru appresso alle ragazze e a fargli prendere scariche elettriche dalla furiosa e gelosissima Lamù. La trasposizione animata iniziò in Giappone nel 1981. In Italia arrivò nel 1984 e in entrambi i paesi fu il cartone dell’anno. Nessun argomento fu risparmiato (persino di carattere religioso). Una marea di personaggi affolla la storia, ognuno con una psicologia ed un carattere proprio e spesso da figure minori diventano protagonisti alla pari di Lamù e Ataru con alcuni episodi interamente dedicati a loro. Purtroppo in Italia delle 218 puntate che compongono la serie se ne sono viste solo 152 trasmesse in due periodi separati con i titoli LAMU’ e SUPERLAMU’. La trama. La Terra è minacciata da una strana (e tigrata) razza aliena e l’unico modo per salvare il pianeta è quello di riuscire, con una gara, a prendere al volo le due cornette che la bellissima principessa Lamù ha sulla testa. A tentare la difficile impresa è il nullafacente liceale Ataru Moroboshi che, allupato com’è, riesce perfino nell’intento. Il suo urlo di vittoria però viene frainteso e considerato una proposta di matrimonio: da ora in poi Lamù pretenderà di essere sua moglie e gli si installerà in casa. Così Ataru (= figlio indegno disprezzato dalla madre) impara a convivere con tutte le stranezze che gli cominciano ad accadere e con una singolare sfortuna accentuata dal flusso malefico del monaco buddista Sakurambo. Il giovane si trova dunque a lottare per tornare con la sua ex (Shinobu), pur non smettendo di fare il provolone con le altre ragazze, contro i suoi compagni che lo accusano di costringere Lamù a stare con lui mentre vorrebbero essere al suo posto; primo fra tutti il ricco ed aristocratico Mendo. Altri personaggi da noi conosciuti sono: Ten, cuginetto volante e lanciafiamme di Lamù, la bellissima Sakura nipote del bruttissimo e bassissimo Sakurambo, Ran e Rei. Dati tecnici (nel 1997…): Disponibili 10 videocassette VHS con i primi 50 episodi e 6 bellissimi lungometraggi. Il fumetto è (era…) in tutte le edicole. Oggi, immagino che forse non ci sia più, sostituito da capaci dischi Blue-Ray. I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 5 - pagina 6 Giggi Playmobil presenta: La Toponomastica di Roma (Segue dal numero precedente) Sul numero precedente abbiamo esaurito la trattazione dei Rioni, passiamo quindi ai quartieri senza indugio alcuno, fornendo tutti i dettagli del caso. ##2: i Quartieri. I 35 QUARTIERI, territorio urbanizzato esterno alle Mura Aureliane, si dividono in 32 urbani e 3 marini (o marittimi); questa divisione tra “urbani” e “marini (o marittimi)” è tuttavia puramente enciclopedica, e non ha valenza toponomastica in senso stretto. L’elenco di questi 35 quartieri è facilmente reperibile su qualunque pagina web, e sarà comunque riportato nei prossimi numeri, a suggello della presente trattazione. I primi quattordici quartieri (quartieri che vanno dal I al XIV) sono stati istituiti, dopo un primo tracciamento effettuato nel 1911, nel 1921; il quindicesimo quartiere (Q. XV) è stato istituito – anch’esso dopo un primo tracciamento effettuato nel 1911 – nel 1926; il sedicesimo e il diciassettesimo quartiere (Q. XVI - Q. XVII) sono stati istituiti nel 1924 e nel 1926, dopo un primo tracciamento risalente al 1909. I successivi 21 quartieri (quartieri che vanno dal XVIII al XXXV) sono stati istituiti, in conseguenza dell’ulteriore allargamento del territorio urbano, negli anni che vanno dal 1938 al 1961. I confini attuali dei 35 quartieri di Roma sono gli stessi che essi avevano quando sono stati istituiti. Nessun quartiere è oggi più grande o più piccolo di quanto non lo fosse cinque, dieci, cinquanta o novanta anni fa, a parte i seguenti due: - quartiere Salario, che dopo un lustro esatto dalla sua istituzione è stato ridotto nettamente di superficie per far posto al quartiere Savoia (oggi Trieste); - quartiere Prenestino-Centocelle, che nasce per scorporo dell’attiguo quartiere Prenestino-Labicano dal quale mutua la prima parte del suo nome. I tre quartieri marini, che poi sono gli ultimi 3 quartieri di Roma, si affacciano sul mar Tirreno e sono i lidi di Ostia Ponente, di Ostia Levante e di Castelfusano (che sono totalmente distaccati dagli altri quartieri e di cui parleremo sul prossimo numero). Nel corso degli anni cinque quartieri hanno cambiato nome, e anche questa è una nozione che i più non sanno - oppure conoscono sì, ma in maniera non completamente corretta e approfondita nei termini che seguono. 1) Il quartiere Della Vittoria (il quindicesimo quartiere della Capitale) vede la sua istituzione nel 1926 con il nome di “Milvio” e assume il nome attuale “Della Vittoria” nel 1935 (Delibera del Governatore di Roma del 23 maggio 1935). Da allora, e fino ad oggi, esso si chiama Della Vittoria e non “Delle Vittorie” come talvolta si sente dire dagli stessi residenti. 2) Il quartiere Montesacro (sedicesimo quartiere della Capitale) nasce nel 1924 con il nome di “Città Giardino-Aniene” e assume il nome attuale “Montesacro” nel 1951 (Delibera del Governatore di Roma n. 1081 del 19 luglio 1951). 3) Il quartiere Trieste (il diciassettesimo quartiere della Capitale) vede la sua istituzione nel 1926 con il nome di “Savoia”; la mutazione del nome nell'attuale “Trieste” avvenne esattamente 20 anni dopo (delibera del Governatore di Roma n° 3241 del 13 settembre 1946): da allora, e sino ad oggi, esso si chiama TRIESTE. Purtroppo, è uso comune da parte dei più, lo storpiare questo nobile nome asserendo che il quartiere si chiami “Trieste-Africano” o, anche, solo “Africano”; coloro che asseriscono ciò, adducono a loro motivazione il fatto che parte di questo quartiere abbia delle strade aventi il nome delle città africane (viale Libia, viale Etiopia, viale Eritrea, ecc.), o altre bislacche affermazioni sulle quali non mi soffermo in questa sede. Nulla di più irrilevante ai fini della definizione del quartiere: il Trieste, così come tutti gli altri 34 quartieri di Roma, non è ulteriormente diviso in nessuna altra porzione territoriale, ma ha confini ben definiti, sin dal 1926 (seppur con il nome di Savoia fino al 1946), i quali non sono mai più cambiati da allora. 4) Il quartiere Giuliano Dalmata (trentunesimo quartiere della Capitale) nasce nel 1938 con il nome di “Villaggio Operaio E 42”; nel 1947, fu rinominato Villaggio Giuliano e nel 1955 assunse il nome attuale Giuliano Dalmata. Il quartiere è noto alla massa come Laurentino, ma questa denominazione non è ufficiale: trae invece la sua origine e motivazione dal fatto che il preesistente Villaggio Operaio aveva, fino al 1947, come unica entrata il numero civico 639 di via Laurentina. 5) Il quartiere Europa (trentaduesimo e ultimo quartiere urbano della Capitale) risale al 1938 con il nome di E 42; dal 1946 prese il nome di E.U.R. e la mutazione di questo nome nell’attuale “Europa” avvenne esattamente nel 1965 (delibera n. 2509 del 5 maggio 1965); da allora, e fino ad oggi, esso si chiama EUROPA con la fondamentale precisazione che tale nome SOSTITUISCE e non già integra il preesistente “E.U.R.”. Questa nozione è assolutamente sconosciuta ai più, ed è uso comune da parte della massa continuare a chiamare il quartiere con il suo previgente nome di E.U.R. La cosa, pur se non condivisibile, mi sembra tuttavia già più giustificata rispetto alla abitudine di inventarsi di sana pianta nomi di quartieri che non sono mai esistiti, in quanto si utilizza nell’accezione comune un nome che di fatto è esistito, anche se solamente fino a poco più di 50 anni fa. (la disamina continua nel prossimo numero) I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 5 - pagina 7 Mario er Sonno è estremamente lieto di presentarVi: IL COMPUTER TRUFFALDINO word (quando cioè si scrive una parola sbagliata): è l’unico modo per cui riesco a capire perché se clicco sui suggerimenti non me li dà disponibili, ma se rettifico una parola manualmente, l’indicazione dell’errore sparisce!!!! La mia auto si connette ad Internet e va a sbattere con un’altra macchina alla velocità di 112 Gigabyte al secondo. Il mio navigatore satellitare è un logorroico; non puoi sentire neanche una canzone per intero che dice (quando sono sull’A1 in corsia di sorpasso, per recarmi da Roma a Milano) “tra duecento metri prepararsi alla svolta a sinistra” consigliandomi in anticipo il salto della carreggiata. A volte rimpiango il primo Tuttocittà che riportava il numero degli abitanti del quartiere e (udite udite) la densità, come se il quartiere Salario fosse uno Stato a sé. E indicava con buona approssimazione le ubicazioni dei telefoni pubblici. Elasticissime lettrici, molleggiati lettori, non passa giorno senza che la tecnologia sforni strumenti che sembrano avvicinare l’uomo al regno animale. Il progresso è una gran cosa ma a volte va avanti balzellon balzelloni fino staccare il suo principale fruitore di ben due lunghezze. Chi scrive è stato negli anni ’90 uno dei primi a comprare il computer di nuova generazione (acceso due volte, una delle quali perché ero attratto dalle lucine natalizie del tower). Ho comprato poi un modem 33 k, allora velocissimo, che aveva anche la funzione fax, la segreteria telefonica, il video telefono, l’aumento della temperatura nei condotti del termosifone e la barriera protettiva contro i pugnali di Space Invaders. Ho acquistato una TV al plasma e dopo aver visto la ricevuta della carta di credito ho capito che il plasma era il mio, ho posizionato sul tavolo uno schermo ad alta definizione dove da anni scorrono indisturbati pesciolini che emettono flatulenze quotidiane (ma ormai mi ci sono affezionato tanto che ho comprato del mangime dietetico elettronico per pesci del desktop). Ho comprato, facendo una fila chilometrica, un videofonino che il mese dopo hanno venduto con le prestazioni raddoppiate e a metà prezzo (e non c’era neanche tanta gente). Le casse comprate al supermarket sono così potenti che i miei vicini sono stati avvisati direttamente dal rivenditore. Secondo me nel processore vive un pappagallino che estrae con il becco i suggerimenti di Il mio orologio mi informa sulla prossima partenza dello shuttle, scatta le foto ma si sono dimenticati di metterci la sveglia. L’autoradio apre le cartelle ma quando le aprivo io alle elementari c’era sempre uno che lo diceva alla maestra. Allora io mi chiedo: qual è il senso di tutto questo? Il senso è che la prossima volta che comprerò un aggeggio elettronico leggerò tantissimo su tutte le sigle delle funzionalità più remote, e mi presenterò al negozio più informato di qualsiasi rivista specializzata e nella rabbia accumulata in giorni di studio matto e disperatissimo (modello esame universitario), con la barba incolta e le occhiaie, chiederò: “…Avete una macchina da scrivere a nastro?” Tecnologicamente voster, Mario er Sonno I Balordi Metropolitani - la raccolta celebrativa a 25 anni dalla costituzione del gruppo - n. 5 - pagina 8 Mario er Sonno presenta l’odierna Biografia: Imbevutissime lettrici, solo alterati lettori, il trionfo editoriale di questa raccolta celebrativa mi porta a due conclusioni: o guardate solo le figure (molto probabile, visto il quoziente intellettivo di alcuni dipendenti di una nota società per azioni milanese, pari ad una lampadina spenta) oppure siete ancora in attesa della biografia dell’essere più interessante della storia dei Balordi: CRI CAMOMILLA In realtà, la biografia apparve già sul numero 2 della prima serie della rivista universitaria, ma esso risale al gennaio 1997 e molti di voi non erano nemmeno nati in quel periodo. L’esegesi del nome lascia alcuni dubbi sulla fondatezza storica del collegamento dell’ uomo alla bevanda. Alcuni critici ritengono che il termine “camomilla” sia dovuto al fatto che da piccolo sia caduto dentro un fusto di 8 ettolitri, risalendo alla luce solo dopo avere ingerito tutta la bevanda. Altri storici, più attenti al profilo epatico del personaggio, ritengono che la storia degli 8 ettolitri sia vera ma che, essendo nato nel periodo del proibizionismo, si sia taciuto che la bevanda in questione sia stata whiskey stravecchio. E’ comunque stato accertato dal ritrovamento di un giornalino “gli eroi della neve”, unico giornale a non avere una storia di senso compiuto, oltreché ovviamente questo che avete tra le mani, che egli abbia passato le sue prime vacanze senza i genitori in un villaggio pugliese in compagnia di me, Mario er Sonno. E’ proprio il ritrovamento del barattolo del detergente intimo alla menta, inserito con un sotterfugio dalla madre nella valigia, che fa sospettare che già in tenera età e subito dopo la prima adolescenza, abbia perso una gran parte dei peli pubici. E’ stato ricostruito al computer in 3D il momento in cui ha cercato di ingerire un calzone pugliese (noto come “paposcia”) nonostante il vento nella pizzeria I BALORDI METROPOLITANI la raccolta celebrativa all’aperto fosse di ottanta nodi al secondo, in agosto. Alcune incisioni rupestri ritrovate sulla parete di un’antica sala giochi lo vedono aggirarsi tra il biliardino e Mrs. Pacman completamente ubriaco, nonostante la giovane età del sole. Il memoriale del bagnino dell'epoca riporta che un giorno è stato visto in spiaggia dare conforto con una fragorosa risata a me, che gli confessavo di aver notato una prorompente peluria sul mento della sua amata dell'epoca. Il reperto che maggiormente ha animato le discussioni dei critici è senza dubbio il carrello con il quale si faceva sospingere direttamente sotto il dispenser del vino gratis durante il buffet, rito pagano a cui tre volte alla settimana si sottoponeva, lasciando i commensali a metà pasto per fare il chilo alcolico sulla spiaggia. Alcuni ritengono che sia lo stesso carrello usato per trasportare i pesanti cartoni di acqua sulla collina dove alloggiava lontano dal mare: 660 miglia e tutte in salita. Altri ritengono che sia stato uno strumento per investire l’animatore del villaggio, Moretto, che da tempo aveva posto gli occhi su questo innocente fanciullo. E’ confermato il fatto che nel giro di 15 giorni aveva intavolato contratti prematrimoniali con tutte le ragazze del villaggio, riuscendo più volte anche nel sacro intento di levare la tunica solo per scopi didattici. Avvenuta la traditio corporis, si nascondeva dentro il bar dove consumava chili e chili di pizza con la mortadella rancida. Gli annali dell'epoca riportano una grande vendita di liquido per stoviglie e questo è stato ricollegato al fatto che occorressero dai 9 ai 15 ettolitri al giorno di svelto per rimuovere dalla padella le incrostazioni della frittata che propinava ai suoi amici. Insieme all’ideatore Giggi Playmobil e me medesimo, nei secondi anni ’90 co-diresse la nota rivista universitaria “I Balordi Metropolitani”. Nell’agosto del 1997 frequentò clandestinamente a Giovinazzo (BA) la ambitissima sala di suonatori di violoncello, posta in un seminterrato del centro storico. Rimane un fatto ancora in ombra e ancora al vaglio degli analisti di Bloomberg: quando avverrà il pagamento in un’unica rata del Monopoli magnetico comprato da me, che Cri detiene dal 1990?? (Mario er Sonno) Quartiere di provenienza: Montesacro LA PRESENTE RACCOLTA: 1) 2) 3) NON HA PERIODICITA’ ALCUNA; NON HA ALCUN FINE DI LUCRO; PRESENTA UN ESCLUSIVO SCOPO NARRATIVO, in quanto costituita da rubriche e articoli divulgati in maniera del tutto spontanea da parte degli scriventi; nonché da narrazioni, episodi e avvenimenti realmente accaduti tra il 1990 e il 2009. REDAZIONE UNICA ED INIMITABILE (in ordine analfabetico): Giggi Playmobil – Direttore Irresponsabile, Redattore Capo, portatore sano di numerose malattie tropicali; Oreste Bazzicaluva – fornitore fotografico, di testi, rubriche, quiz, impaginatore grafico e campione rionale di arrotolamento degli spaghetti; Dolores De Panza – correttrice di bozze e abile cuoca del team.