Il Piccolo Principe
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Il Piccolo Principe
Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry Passo a passo nella lettura dell'opera Classe I C-a.s. 2015-2016 Nota sull'Autore. Il Piccolo Principe è stato scritto dallo scrittore francese Antoine de SaintExupéry ed è stato pubblicato nel 1943. Autore di numerosi romanzi e racconti, come il protagonista della sua opera più famosa anche Antoine era un aviatore: lavorava come Direttore del Servizio Postale, portava la posta volando tra Francia e Africa, Africa e Sud America. Nel 1935 Saint-Exupéry vuole raggiungere in aereo Saigon, in Vietnam, ma precipita nel deserto libico, dove viene inizialmente aiutato da un beduino e poi salvato dall'Areonautica. Si arruolò durante la Seconda Guerra Mondiale, prima nell'Aviazione militare francese e poi a fianco degli Alleati. Morì durante uno dei suoi voli aerei, inabissandosi nel Mediterraneo, un anno dopo la pubblicazione del Piccolo Principe. Il Piccolo Principe è stato tradotto in 250 paesi. L'inizio della storia Elisa Malpede Il Piccolo Principe è un libro molto malinconico. La storia è raccontata in prima persona da un Aviatore che ricorda, nelle prime pagine, la sua infanzia. Un giorno fa il suo primo disegno che raffigura un elefante in un serpente: tutti i grandi a cui lo mostra dicono che è un cappello, questo perché i grandi non sono capaci di vedere con l'immaginazione, ma guardano solo con gli occhi. Il narratore, dopo questo episodio, decide di diventare un aviatore e di lasciar perdere la pittura. Un giorno, mentre si trova in volo sopra il cielo del deserto del Sahara, gli si rompe il motore dell'aereo. La situazione è rischiosa, perchè c'è acqua da bere per appena otto giorni. L'incontro con il Piccolo Principe. Angelo Léon Gomez È l'Aviatore a raccontarci la sua storia. Si trova nel deserto del Sahara e si sente abbandonato in mezzo all'oceano. All'improvviso, il protagonista sente una vocina che gli dice: «Mi disegni, per favore, una pecora?» Chi parla è un bambino, ma sembra una persona che conosce molto bene il deserto. È il Piccolo Principe. Il protagonista rimane un po' sorpreso dalla richiesta di disegnare una pecora e reagisce disegnando un boa che ha mangiato un elefante. Il Piccolo Principe dice: «No, no, no! Non voglio l'elefante dentro al boa!». Il protagonista, allora, fa quattro disegni. Il Piccolo Principe risponde, la prima volta, che la pecora è malaticcia, la seconda volta che è un ariete, la terza volta che è troppo vecchia, la quarta volta l'aviatore, un po' arrabbiato, disegna una scatola, dicendo che la pecora è all'interno. Il Piccolo Principe è contento, ma è anche preoccupato per la quantità di cibo da dare alla pecora: vede dentro la scatola la pecora che dorme. Fu così che l'aviatore fece la conoscenza del Piccolo Principe. Da dove vieni, Piccolo Principe? Elisa Malpede L'aviatore ricorda: il pianeta di origine del Piccolo Principe era poco più grande di una casa e probabilmente lui gli aveva chiesto una pecora per non sentirsi solo. Il suo pianeta, un asteroide, venne scoperto per la prima volta da un turco, che presentò ad una conferenza i risultati della sua ricerca, ma nessuno aveva dato importanza alle sue parole, perché era vestito con abiti tradizionali turchi. Anni dopo, egli ripropose la scoperta, indossando un classico abito occidentale, con il cravattino e solo allora tutti lo ascoltarono! Questo avviene perchè nel mondo dei grandi regna la convenzionalità, come scrive l' autore: se io dico a un adulto che il ragazzo del quartiere a fianco è milionario, si interesserà immediatamente al mio discorso! L'autore afferma di aver scritto questo libro per non dimenticare il suo caro amico, il Piccolo Principe. Anche io ritengo che si possa descrivere una persona per ricordarla. Anche a me è successo di perdere degli amici, in particolare per la distanza. Non penso che dimenticarli sia la strada più semplice per vivere felici, ma piuttosto esprimere emozioni e sentimenti nel loro ritratto è ciò che può rendere minore la lontananza, non fisicamente, ma emotivamente. Sento che questo libro mi ha scavato nel profondo, dandomi l'occasione di riflettere su cose che davo per scontate e a cui, prima, non prestavo attenzione. Il Piccolo Principe e la sua rosa Simone Ferri Il tema principale del capitolo ottavo, ambientato sull'asteroide del Piccolo Principe, è una rosa e le cure che il Piccolo Principe le dedica. Il Piccolo Principe ne racconta la storia all'aviatore, da quando spunta il primo ramoscello a quando il Piccolo Principe decide di andarsene dall'asteroide, abbandonandola. Questo fiore era una rosa molto vanitosa, si vantava di essere nata col sole. Ci mise molti giorni a sbocciare e l’autore descrive l’attesa della sua nascita come se la rosa fosse una persona. Essa desiderava essere bella e pettinata, si vestiva lentamente, aggiustava i suoi petali uno ad uno. La rosa voleva un paravento per il giorno e una campana di vetro per la sera e il Piccolo Principe esaudiva sempre i suoi desideri, perché l’amava più di qualsiasi cosa. Quando racconta la storia all’aviatore, il Piccolo Principe dice che era stato un ingenuo ad ascoltare la rosa e che se ne pentiva, ma rimpiangeva anche il fatto di essere andato via. Il Piccolo Principe fa capire che non bisogna giudicare dall’apparenza, ma bisogna prima imparare a conoscersi bene. Questo succede con la rosa che, all’inizio, sembra bella e simpatica, ma poi diventa vanitosa e insopportabile e porta infelicità al Piccolo Principe. Il Piccolo Principe capisce anche, però, che alla rosa ha concesso poco tempo per conoscerlo e a se stesso per conoscere lei. Il viaggio del Piccolo Principe: panoramica tra le pagine del libro Simone Ferri CAP.9 Il Piccolo Principe saluta la rosa e il fiore ammette le sue colpe. I due personaggi esprimono grande malinconia perché dal litigio si passa a un volersi bene estremo. CAP.10 Il Piccolo Principe inizia il suo viaggio e incontra un monarca. Il monarca crede di governare su tutto ma il Piccolo Principe gli fa notare che quel tutto in verità è nulla. Infatti non c’è nessuno sui pianeti da lui governati. CAP.11 Il Piccolo Principe continua il suo viaggio e arriva su un altro pianeta dove c’è un vanitoso. Lo scrittore dice che per i vanitosi gli altri uomini sono ammiratori ma io penso che tutti gli uomini siano vanitosi. L’autore scrive ancora che i vanitosi sentono soltanto le lodi, questo è vero, secondo me, infatti, alcune persone non ascoltano mai, anzi ascoltano solo se le si ammira. CAP.12 Il Piccolo Principe incontra l’ubriacone. L’ubriacone mette molta malinconia al Piccolo Principe, che gli chiede il perché del suo bere e lui risponde che lo fa perché vuole dimenticarsi di vergognarsi di bere. In questo caso l’uomo si dimostra paradossale e anche sciocco, perché, per dimenticare, l’uomo fa quello che deve dimenticare (bevo per dimenticare di bere). CAP.13 In questo pianeta il Piccolo Principe incontra l’uomo d’affari, che è l’allegoria dell’uomo che vuole tutto e pensa di possedere tutto. L’uomo d’affari conta e riconta le stelle che lui pensa di possedere, ma il Piccolo Principe gli fa un'osservazione: dice: << Le stelle appartengono al re>>. L’uomo gli risponde che i re ci regnano sopra ma non le possiedono. Questa frase conferma la volontà di supremazia e di possesso degli adulti. CAP.14 Il Piccolo Principe continua il viaggio e incontra il lampionaio. Il lampionaio, secondo il Piccolo Principe, è il personaggio meno assurdo per due motivi: il suo lavoro ha un senso; il suo lavoro non serve a lui, ma serve a tutti. Il lampionaio è l’allegoria dell’uomo umile e servizievole, fedele alla consegna data anche se non più gestibile. CAP.15 Il Piccolo Principe sta per finire il suo viaggio e incontra il geografo. Il geografo chiede al Piccolo Principe di descrivere il suo pianeta. Il Piccolo Principe spiega che ci sono tre vulcani, due attivi e uno spento. Il Piccolo Principe dice anche che c’è una rosa, ma il geografo spiega che una rosa è effimera, cioè che morirà in tempo breve. Il Piccolo Principe si pente di averla lasciata da sola. CAP.16 Il Piccolo Principe si trova sulla terra, ma è in pieno deserto e quindi pensa che sulla terra adulti non ce ne siano. Il monarca e il Piccolo Principe: non giudicare! Federico Ronchi Il Piccolo Principe partì dal cercarne uno nuovo perché la suo pianeta per andare a rosa lo irritava. Il primo pianeta che visitò fu il numero 325. Incontrò un sovrano che disse di essere il re dell’universo e di avere un potere assoluto su tutto, comprese le stelle. Il Piccolo Principe pensò di chiedere un favore al re domandandogli di poter vedere un tramonto. Per questo lo pregò di ordinare al sole di tramontare. Il re gli rispose in un modo che lo stupì. Gli fece un esempio, per fargli capire che lui, affinché gli ubbidissero, doveva dare ordini ragionevoli. Per questo, per esempio, disse che avrebbe chiesto al sole di tramontare, ma solo la sera, intorno alle 19.40. A quell’ora, infatti, il re era certo che il sole gli avrebbe ubbidito. Il re stava in parte ingannando il Piccolo Principe: il sole infatti sarebbe tramontato naturalmente, senza dover ubbidire al re. Questo insegnamento è molto significativo nella vita di tutti noi: non possiamo pretendere da qualcuno qualcosa che non è in grado di darci, qualcosa che non può accadere. Occorre invece accettare gli altri per quello che sono in grado di offrirci. Il re cerca di convincere il Piccolo Principe a restare per fare il giudice di se stesso; lui si rifiuta, gli dice che per fare il giudice di se stesso non è necessario restare su quel pianeta. Allora gli dice piuttosto di fare il giudice di un ratto che dava fastidio al sovrano. Il Piccolo Principe però sostenne di non essere in grado di giudicare un altro. Il monarca allora gli spiega che giudicare gli altri può essere difficile, ma lo è molto di più giudicare se stessi. Anche ai giorni d’oggi, prima di giudicare gli altri bisogna provare a giudicare se stessi, sicuramente è molto più complicato. Un viaggio tra solitudini Elisa Malpede Il Piccolo Principe, quella mattina, stava togliendo le erbacce dei baobab e, ad un tratto, gli venne da piangere, perché si sentiva a disagio nel restare su quel pianeta, dopo che la rosa lo aveva ingannato. Dopo alcuni istanti di riflessione, dalla bocca del fiore uscirono parole impacciate che assomigliavano quasi a scuse: il Piccolo Principe ne rimase sorpreso e quasi esitò a partire, ma il fiore, per tenere vivo quel briciolo di orgoglio che gli era rimasto, lo cacciò via senza mostrare le lacrime agli occhi. Il Piccolo Principe vagò in cerca di posti in cui stabilirsi e visitò cinque pianeti, ognuno con caratteristiche e personaggi diversi. Il primo pianeta era abitato da un re, molto vecchio e anche abbastanza modesto: appena il Piccolo Principe approdò su quel pianeta, al re si illuminarono gli occhi: quello sarebbe stato il suo primo suddito. Il re iniziò a conferirgli molte cariche governative, ma il Piccolo Principe non ne sembrava entusiasta, perché sarebbe voluto ripartire. Il re nascondeva il suo disagio di essere solo e triste, infatti tutte le proposte di cariche governative fatte al Piccolo Principe erano richieste indirette affinché il visitatore rimanesse su quel pianeta. Il re è rappresentato dall'autore con un mantello che ricopre tutto il pianeta, che in questo contesto è la maschera che indica il disagio di essere soli e l'idea del potere è la sua unica consolazione. Il secondo pianeta che visita il Piccolo Principe presenta come protagonista un uomo bizzarro. Appena l'ometto approdò sul pianeta, l'abitante iniziò a vantarsi, perché era un vanitoso: dato che sul suo pianeta non c'era nessuno ad acclamarlo, aspettava solo che arrivasse qualcuno. Il Piccolo Principe gli fece molte domande, ma i vanitosi sentono solo le lodi. Era palese che costui era un uomo solo sul suo pianeta, ma, come il re, nascondeva la sua tristezza. Il terzo pianeta che visitò aveva come protagonista un uomo ubriaco che continuava a bere. Forse fra tutti i pianeti che il Piccolo Principe visitò, in quello c'era un uomo che aveva qualcosa in più: fu l'unico, fra tutti, che gli rivelò il suo problema, al posto di girarci intorno: quell'uomo gli disse che provava vergogna di bere, ma il suo vero disagio era, anche questa volta, la solitudine, che però affrontava in modo diverso da tutti gli altri personaggi. Il quarto pianeta era occupato da un contabile che era troppo impegnato per alzare la testa dai suoi conti. Lo scrittore lo rappresenta con una sigaretta spenta in bocca, questo per sottolineare che è così indaffarato nei conti che non si accorge neppure di cosa fa e di cosa desidera... non ha il tempo di accendere o di buttare la sigaretta. Egli viene rappresentato con atteggiamento e carattere di un grande, o di chi si crede grande, infatti, nei brevi dialoghi che ha con il Piccolo Principe, ribadisce sempre lo stesso concetto: «Sono una persona seria, io!». L'ultimo personaggio dell'ultimo pianeta, ma non meno importante, era un uomo in apparenza molto onesto e umile, immerso nell'azione di spegnere e riaccendere un lampione, che rappresentava il giorno e la notte. Questo è il personaggio che mi ha colpita di più, dal momento che è l'unico che non lavora solo per se stesso, ma per il buon funzionamento del giorno e della notte: anche se sfinito, continuava a lavorare e oggi quasi più nessuno si sacrifica così. Il Piccolo Principe, durante il viaggio, ripeteva sempre che i grandi erano strani ed è effettivamente la cosa più evidente che emerge da questi capitoli. Creare legami Il Piccolo Principe giunse sulla Terra, portato da un volo di rondini. Solo, nel deserto, incontrò una creatura singolare, senza zampe, incapace di camminare, sottile come un dito ma «più potente del dito di un re». Al Piccolo Principe, che sospirava di sentirsi solo in quella landa disabitata, l'animale rispose che l'uomo è solo anche tra gli uomini. Poi, osservandolo così indifeso su una Terra dura come il granito, gli assicurò che un giorno lo avrebbe aiutato, se avesse rimpianto troppo il proprio pianeta. Il Piccolo Principe rispose di aver capito: il serpente era in grado di risolvere tutti gli enigmi dell'uomo e lo avrebbe fatto tornare indietro, sino al luogo, lontano nello spazio e nel tempo, della sua partenza. Camminando a lungo per sabbie e rocce, il Piccolo Principe incontrò, poi, una volpe: le chiese di giocare con lui. Per giocare insieme, però, rispose la volpe, avrebbero dovuto essere amici e per diventare amici lui avrebbe dovuto addomesticarla. Addomesticare significa creare legami e piccoli riti che rendano speciali i giorni insieme. Così il Piccolo Principe addomesticò la volpe. Quando l'ora della partenza e di un altro addio fu vicina, però, la volpe e il Piccolo Principe sperimentarono il dolore della separazione: il Piccolo Principe comprese che è il tempo che dedichiamo agli amici che amiamo a renderli importanti e a dare un senso ai nostri giorni. Alessandro Naracci La volpe è un personaggio molto importante nella vita del Piccolo Principe, perché gli insegna che le cose essenziali della vita non si vedono con gli occhi, ma si sentono col cuore. Quando i due si sono conosciuti, la volpe gli ha chiesto di addomesticarla, perché solo in quel modo avrebbero avuto bisogno l’uno dell’altra e sarebbero stati l’uno per l’altra unici al mondo. Questo è un sentimento importantissimo, infatti l’amicizia non nasce da un giorno all’altro, ma si forma nel tempo, con le abitudini, frequentandosi, giocando e parlando: purtroppo questo è un legame che gli uomini hanno dimenticato, perché, al giorno d’ oggi, si pensa più alle cose materiali che a valori come l’ amore e l’ amicizia. Addio, Piccolo Principe Passi dal capitolo XXVI «Anch'io, oggi, ritorno a casa.» (…) Sentivo che stava succedendo qualcosa di straordinario. Lo stringevo tra le braccia come un bimbetto, eppure mi sembrava che scivolasse verticalmente in un abisso, senza che io potessi fare nulla per trattenerlo... (…) «Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una stella, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere» (…) «E, quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me... E i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il Cielo.» Il Piccolo Principe si allontana nel deserto: ha un appuntamento con il serpente. L'aviatore lo segue per un tratto, il Piccolo Principe gli afferra la mano: «Avrai dispiacere. Sembrerò morto e non sarà vero.» Io stavo zitto. «Capisci? È troppo lontano. Non posso portare appresso il mio corpo. È troppo pesante». Io stavo zitto. «Ma sarà come una vecchia scorza abbandonata. Non sono tristi le vecchie scorze...» (…) Fece un passo. Io non potevo muovermi. Non ci fu che un guizzo giallo vicino alla sua caviglia. Rimase immobile per un istante. Non gridò. Cadde dolcemente come cade un albero. Non fece neppure rumore sulla sabbia. Alice Bottani Sono passati già sei anni dall'incontro dell'aviatore con il Piccolo Principe. Egli è ancora triste, ma lo consola sapere che il suo amico è tornato sul proprio pianeta: quella mattina di sei anni prima, il suo corpo non c'era più. La notte gli piace ascoltare le stelle, come tanti sonagli... A volte ripensa ai racconti del Piccolo Principe: si pente di non aver disegnato la correggia di cuoio per la museruola della pecora, si domanda se la pecora avrà mangiato la rosa, ma poi ricorda che il Piccolo Principe la metteva sempre in una campana di vetro per ripararla; poi, si preoccupa di nuovo: tutti si possono distrarre e forse il Piccolo Principe ha dimenticato di mettere la campana di vetro sulla rosa e la pecora è uscita di nascosto senza far rumore e se l'è mangiata! Sembrano cose stupide, ma i grandi non capiranno mai che questo abbia tanta importanza... Il narratore afferma più volte che gli adulti fanno tante domande, ma non ne capiscono il significato, a differenza dei bambini, perché tutti gli adulti sono stati bambini, ma pochi se ne ricordano. Durante la storia, l'Aviatore e il Piccolo Principe imparano qualcosa l'uno dall'altro e crescono. Questo libro racconta anche l'amicizia: quello che conta davvero non è la realtà, ma l'amicizia e l'affetto tra le persone.