XXV Convegno SISP - Società Italiana di Scienza Politica

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XXV Convegno SISP - Società Italiana di Scienza Politica
XXV Convegno SISP
Università degli Studi di Palermo
Facoltà di Scienze Politiche
8-10 settembre 2011
La partecipazione e i partecipanti alle primarie comunali: il doppio profilo degli
elettori
Giulia Sandri (Université Libre de Bruxelles) e Carlo Pala (Università di Cagliari)
Abstract. Il paper si propone di analizzare chi partecipa alle elezioni primarie comunali. A tal fine, vengono individuate due particolari dimensioni di analisi, costituite da quelli che possiamo definire i due “profili” sociografico e
politico. Nella prima dimensione esamineremo le caratteristiche socio-demografiche della popolazione interessata al
fenomeno primarie: coorti di età, sesso, titolo di studio, professione, allo scopo di costruire un identikit del partecipante-tipo; la seconda dimensione, maggiormente significativa per noi, traccerà un profilo dell’elettore in relazione
al rapporto con i partiti che promuovono le primarie, alla auto-collocazione all’interno dello spazio politico destrasinistra, alle motivazioni principali addotte alla partecipazione e alla scelta di un determinato candidato. Si cercherà,
quando il dato appare significativo, di incrociare le due dimensioni, al fine di valutare l’eventuale corrispondenza di
caratteristiche desunte dai due profili. Nel descrivere la doppia dimensione analitica suindicata, cercheremo di mettere in risalto le principali somiglianze e/o differenze con l’elettore generale di centro-sinistra, tentando di rispondere al tema di una vera o presunta differenza dell’elettore delle primarie rispetto a quello generale del centro-sinistra.
Infine, in relazione all’atteggiamento dei partecipanti in occasione delle primarie, verrà valutato il rapporto dei partecipanti delle primarie con le elezioni amministrative vere e proprie; si misurerà quindi la fedeltà, o meno, dei partecipanti tra le due elezioni. Nelle conclusioni, cercheremo di individuare e descrivere una categoria dell’elettore alle primarie comunali, al fine di porre in evidenza quelle caratteristiche individuali e collettive che possano contribuire a spiegare meglio come e perché un sempre maggior numero di cittadini si senta attratto da tale forma di partecipazione politica.
Sommario
Introduzione ..................................................................................................................................... 2
Il doppio profilo degli elettori ............................................................................................................ 3
Il profilo sociografico degli elettori ................................................................................................... 4
Il profilo politico degli elettori ........................................................................................................... 6
L’elettore “primario” come elettore a sé? .......................................................................................... 15
Conclusioni ...................................................................................................................................... 17
Bibliografia ..................................................................................................................................... 18
Sezione IX: ELEZIONI E COMPORTAMENTO DI VOTO
Paolo Bellucci ([email protected]) e Paolo Segatti ([email protected])
Panel 9.3: I PARTITI AI TEMPI DELLE PRIMARIE
Chairs: Antonella Seddone ([email protected]) e Marco Valbruzzi ([email protected])
La partecipazione e i partecipanti alle primarie comunali:
il doppio profilo degli elettori
Introduzione
Nel panorama generale delle elezioni primarie, quelle italiane si sono attestate come le maggiormente
inclusive in termini di possibilità di partecipazione. La caratteristica fondamentale è quella di permettere
all’intero corpo elettorale, senza limitazioni particolari1, di intervenire attivamente nella scelta dei candidati alle cariche apicali. Il grado di massima apertura nella partecipazione lo si può dare per assodato in
relazione all’unica esperienza di primarie nazionali (Venturino 2007), alle successive tornate di primarie
comunali (Pasquino e Venturino 2009) e persino, con un certo allargamento del concetto di primarie, nelle elezioni per la scelta del segretario nazionale del maggior partito del centrosinistra italiano (Pasquino e
Venturino 2010).
La nascita del Partito Democratico nel 2007 non solo eredita le prime esperienze di primarie volute
dagli ex DS e Margherita, ma arriva a contenere nel proprio Statuto la necessità di scegliere con tale modalità i candidati del partito ad ogni livello. Il risultato di tale processo è che le primarie sono entrate a far
parte del patrimonio politico comune della coalizione di centrosinistra e non solo più del maggiore partito
che le ha promosse. I livelli di partecipazione sempre maggiori (Seddone 2011) che le primarie vanno riscontrando richiedono ai partiti di centrosinistra quantomeno la necessità di affrontare la questione
dell’opportunità o meno delle primarie come metodo di scelta dei candidati alle elezioni vere e proprie.
Inoltre, il ricorso alle primarie interroga la comunità scientifica sulla reale crisi dei partiti, sul loro
appeal nei confronti dei cittadini (Ignazi 2004) e sulle risposte che i partiti danno a questi problemi (Hazan e Rahat, 2010). Nei partiti, ed in particolare nel loro funzionamento interno spesso poco “democratico”, è stata individuata la principale causa del declino della mobilitazione politica dei cittadini, in quanto
attori non più in grado di rappresentare i bisogni e i mutamenti delle società occidentali (Wattenberg
2000). Una delle risposte che i partiti hanno voluto dare a questa “crisi di rappresentanza” risiede
nell’allargamento della platea deputata a scegliere i candidati. Formalmente, i partiti decidono al proprio
interno i candidati da sottoporre al giudizio elettorale. Tuttavia, è proprio questa azione all’interno del
“giardino segreto della politica” (partitica) ad avere contribuito ad allontanare la partecipazione dei cittadini (Gallagher e Marsh 1988). Dunque, la risposta alla scelta del selettorato appare come centrale per ottenere un riavvicinamento dei partiti ai cittadini (Hazan 2006).
Almeno nelle intenzioni, era proprio questa congerie di problemi ad aver spinto i partiti italiani di
centrosinistra a includere definitivamente nel proprio vocabolario politico la parola primarie; e i cittadini
sembra che abbiano assolutamente apprezzato tale nuova forma di partecipazione politica (AA.VV 2006;
Venturino 2009a; Venturino 2009b). Forma che vede indubbiamente nel livello comunale il maggior numero di esperienze realizzate. A partire dall’analisi dei casi che questo studio prende in considerazione,
questo lavoro si pone l’obbiettivo di analizzare il fenomeno partecipativo delle primarie focalizzandosi in
particolare sugli attori principali, ovvero sui votanti. Il fatto che sia un corpo elettorale, almeno teoricamente, coincidente con quello generale appare motivo di interesse scientifico per diverse ragioni. Il filo
conduttore in questa sede sarà quello di mantenere una duplice dimensione di analisi. Il profilo dei partecipanti dei quali si vogliono ricostruire le caratteristiche attiene all’aspetto sociografico (ovvero, quali caratteristiche principali il campione possiede in merito al sesso, all’età, al titolo di studio, alla professione,
ecc.) per costruire un primo identikit del partecipante-tipo; il secondo profilo, più importante per noi, si riferisce all’aspetto politico, ovverosia il rapporto che i cittadini hanno con i partiti, la loro auto collocazio1
Anzi, le primarie “modello italiano” prevedono stabilmente, nei vari regolamenti, la partecipazione dei sedicenni e degli immigrati regolarmente residenti, benché privi della possibilità di voto, nel nostro Paese.
2
ne politica, le motivazione alla partecipazione e via discorrendo. Si cercherà quindi di verificare quali linee di congruenza o dissomiglianza è possibile tracciare con l’elettorato del centrosinistra e il rapporto, di
fedeltà o meno, dei partecipanti con le elezioni amministrative vere e proprie.
Il doppio profilo degli elettori
Indipendentemente che si tratti di piccole città o di grandi comuni, i cittadini apprezzano le primarie.
Oltre alla partecipazione in sé, il gradimento per questa nuova forma di mobilitazione politica lo si può
dedurre dall’impegno in campagna elettorale che i sostenitori dei diversi candidati impiegano per raggiungere il maggior numero di cittadini. Sebbene ancora poco studiate, le campagne elettorali delle primarie sembra non si discostino poi tanto da quelle amministrative. In ogni caso, si può dire che il contatto
diretto (con porta a porta, comizi, incontri nei quartieri) o quello mediato (soprattutto con internet e i social network, e con manifesti) tra i candidati e i sostenitori e i cittadini, riconducano a un rapporto ravvicinato. Mezzi di comunicazione come la TV sono poco impiegati, proprio perché vi è una necessità di arrivare il più possibile personalmente a tutti i potenziali votanti. Le primarie comunali italiane non prevedono una riduzione nei diversi regolamenti , almeno in teoria, del numero dei cittadini che poi andranno a
votare alle amministrative. Non trattandosi di primarie chiuse ai soli esponenti di partito, le primarie comunali tendono a riprodurre in larga parte le particolarità dell’elettorato generale. Diviene così certamente
importante investigare sulle caratteristiche dei votanti nel solo Paese dove le primarie sono aperte a tutti i
cittadini senza necessità di aderire formalmente alla coalizione che le ha promosse.
A tal proposito occorre comprendere meglio chi va a votare alle primarie comunali in Italia. Ovvero,
occorre mettere in luce le caratteristiche, individuali e collettive, che possiedono gli elettori. Tale disamina permette di conoscere meglio a quale target di popolazione i partiti si rivolgono, più o meno consapevolmente, quando promuovono l’adozione di questo strumento; e, fatto non meno importante, quali tratti
distintivi gli elettori possiedono che possano, poi, interessare ai candidati al lato della loro campagna. Per
comprendere e gestire meglio tutte le informazioni che sono state desunte dalle interviste agli exit poll,
per nostra comodità struttureremo l’analisi in una duplice dimensione al fine di trarre un doppio profilo
dei partecipanti relativo a due ambiti importanti.
Il primo profilo che andremo a tracciare è quello che chiameremo sociografico. L’obbiettivo sarà nello specifico di capire quali siano le caratteristiche personali dei votanti e se alcune di queste proprietà individuali siano maggiormente presenti nei partecipanti, divenendo quasi degli elementi facilitatori alla
mobilitazione. Il sesso, il genere, il titolo di studio, la professione, l’età rientrano nella considerazione di
quel capitale sociale che spinge alla (e favorisce la) partecipazione politica, nelle sue varie forme (Almagisti 2009; Cartocci 2007). Un netto elemento di distinzione tra le primarie e le elezioni generali riguarda
una partecipazione più marcata dei più anziani e in possesso di titoli di studio più elevati, nelle prime
piuttosto che nelle seconde. Come mostra chiaramente la letteratura, in quei non numerosi esempi di studi
su primarie aperte, in queste ultime l’elettorato tende a differenziarsi per alcune caratteristiche sociografiche (Diamanti e Bordignon 2006; Morini et alt 2006; Ceccarini e Diamanti 2006; Kaufmann et al. 2003)
che fanno delle primarie un’arena di mobilitazione politica che potremmo definire sperimentale. Benché
la partecipazione sia numerosa e tendenzialmente sempre in crescita, le primarie non riescono pienamente
a coinvolgere i cittadini maggiormente presenti in occasione delle elezioni locali: i giovani, i possessori di
titoli di studio più bassi e così via.
Tuttavia, in questa sede cercheremo di mettere in luce soprattutto quello che è il secondo profilo,
quello politico. Con questa dizione vogliamo tenere in considerazione diversi indicatori di analisi, ritenuti
tutti parimenti importanti al fine di valutare le caratteristiche dei votanti nel contesto specifico della loro
stessa mobilitazione, ovvero quella della politica. In primis, ci interessa vedere se gli elettori abbiano un
rapporto, e di che tipo, con i partiti politici: sono fondamentalmente degli iscritti? Si limitano ad essere
dei simpatizzanti? Sono orientativamente elettori di centrosinistra senza un partito chiaro di riferimento?
Il rapporto tra i partiti e i propri aderenti è stato ampiamente dibattuto in letteratura (cfr. Heidar e Koole
3
2000; Scarrow 2000, 1996; Panebianco 1982; Milbrath 1965; van Haute, 2009). Le elezioni primarie rappresentano un momento di mobilitazione politica per (ri)considerare l’ambito del party on the ground. Inoltre, sarà importante studiare l’autocollocazione politica dei votanti rispetto allo spazio politico destrasinistra. Le primarie vengono viste come un’esaltazione delle posizioni più “estreme” dei cittadini. Lo
scostamento dell’elettore “primario” rispetto a quello generale sarebbe la motivazione per la quale, in occasione delle elezioni vere e proprie, i candidati scelti alle primarie risultano essere generalmente poco
appetibili, perché ritenuti più radicali (Ranney 1972; Crotty e Jackson 1985; Norrander 1989; Kendall
2000; Wayne 2001). Tenteremo di mettere in risalto le principali somiglianze e/o differenze con l’elettore
generale di centro-sinistra. Infine, in relazione all’atteggiamento dei partecipanti in occasione delle primarie, verrà valutato il rapporto dei partecipanti delle primarie con le elezioni amministrative vere e proprie;
si misurerà quindi la fedeltà, o meno, dei partecipanti tra le due elezioni. Ovvero, vedremo se i partecipanti alle primarie restano fedeli ai partiti della coalizione che ha organizzato l’appuntamento elettorale e
se, pur sconfitto il candidato votato, siano disposti ad appoggiare ugualmente il candidato vincitore.
La nostra analisi sarà riferita, quindi, alle grandi città italiane oggetto di studio attraverso questionari
somministrati all’uscita dei seggi ai cittadini: queste città sono Genova (nel 2007), Bologna (nel 2011),
Firenze (nel 2009), Milano (nel 2010), Cagliari (nel 2011) e infine Torino, sempre nel 2011. Oltre che esaminare in maniera comparata il doppio profilo nelle varie città, cercheremo di enucleare le caratteristiche più importanti dei partecipanti, per verificare se vi siano le condizioni per poter delineare i tratti peculiari di questa tipologia di elettori rispetto ai generici elettori del centrosinistra.
Il profilo sociografico degli elettori
Abbiamo visto nel paragrafo precedente che la ricostruzione del profilo sociografico degli elettori tenta di capire le caratteristiche personali dei votanti, in modo tale da poter supporre l'esistenza di alcuni elementi facilitatori alla partecipazione. Ovviamente, questa disamina sarà condotta attraverso il nostro
campione di città, in modo da poter osservare comunanze e discordanze in maniera comparata.
Tabella 1. Profilo socio-demografico dei votanti alle primarie comunali (%): genere
Genere
Donna
Uomo
Totale
Torino
47,6
52,4
2155
Milano
53,3
46,7
1374
Genova
46,7
53,3
2156
Firenze
48,2
51,8
1702
Cagliari
52,3
47,7
2248
Bologna
50,5
49,5
1074
La tab. 1, relativa al sesso dei votanti, ci mostra subito una sorta di “pari opportunità”: su 6 città, in 3
(Torino, Genova e Firenze) prevale la componente votante maschile e nelle restanti, ovviamente, quella
femminile. In rapporto al maggior numero di intervistati, sembrano significativi i valori di Genova, per la
partecipazione maschile (il 53,3%) e Cagliari, per quella femminile (il 52,3%). A livello delle singole
percentuali, invece, Milano e Genova, con il medesimo valore del 53,3%, appaiono come le città in cui
hanno maggiormente votato rispettivamente donne e uomini. Forse in leggera mutazione rispetto alle analisi precedenti, si sta assistendo a un riallineamento della partecipazione femminile a quella maschile.
4
Tabella 2. Profilo socio-demografico dei votanti alle primarie comunali (%): età
Coorti di età
16-24
25-34
35-44
45-54
55-64
>65
Totale
Torino
6,7
8
15,1
16,8
21,7
31,7
2161
Milano
9,5
8,7
13,2
18,9
21,9
27,7
1385
Genova
5,5
9,4
10,5
18,8
23,4
32,4
2085
Firenze
6,9
12,1
15,5
21,4
22
22,1
1698
Cagliari
5.5
10.3
12.1
18,8
23,9
29,4
2272
Bologna
7,6
12,8
13,1
15,0
24,2
27,2
1074
Per quanto riguarda le coorti di età, la tab. 2 conferma la tendenza che vede i partecipanti alle primarie
comunali appartenenti a fasce di età piuttosto elevata (Pasquino e Venturino 2009). La città che ha visto
mobilitarsi maggiormente i più anziani è Genova, che col 32,4% segna anche la percentuale per coorti di
età più elevata. Se questo è spiegabile con un elettorato residente nel comune ligure abbastanza elevato (Italia, Morini e Orzati 2009, p. 122), ulteriore elemento esplicativo può essere la maggiore propensione
degli elettori genovesi più anziani a mobilitarsi politicamente. L’elettorato più giovane, fino ai 34 anni, si
mobilita in maggior misura a Bologna (col 20,4%), mentre Torino ha un minor tasso di rispondenza di
giovani (14,7%). Firenze e Cagliari riescono a mobilitare maggiormente le fasce di età più basse anche
perché i candidati alle primarie, poi vincitori, erano anch’essi giovani; ma il dato non appare comunque
significativo. Anche in questo caso, possiamo affermare che le primarie comunali sono mobilitate soprattutto da un elettorato più maturo.
Tabella 3. Profilo socio-demografico dei votanti alle primarie comunali (%): titolo di studio
Titolo di studio
Torino
Milano
Genova
Firenze
Cagliari
Bologna
Lic. elementare
8,1
1,9
11,2
7,5
4,7
9,7
Licenza media
18,1
10,6
18,7
13,8
14,4
10,1
Diploma
38
35,3
40,5*
36,4
38,5
31,2
Laurea
35,8
52,2
29,6
42,3
42,4
49
Totale
2159
1392
2251
1716
2257
1074
* E’ presente il dato relativo alla formazione professionale, presente nei questionari genovesi, e assimilato qui,
per comodità, al Diploma.
Per quanto attiene il titolo di studio, a parte il caso significativo di Genova relativamente ai laureati, il
campione si mostra in possesso di un titolo di studio decisamente medio-alto. Milano fa registrare il dato
più alto, attinente tra l’altro al titolo di studio più elevato, la laurea: il 52,2%. Sempre il capoluogo lombardo segna la percentuale minore, l’1,9%, relativa al titolo di studio più basso. Milano mostra un elettorato con un’alta formazione scolastica. Paiono confermate, insomma, le analisi, presenti in letteratura, relative a un maggior coinvolgimento politico dei cittadini dotati di un titolo di studio elevato (Dalton
1984). Le varie città mostrano un impegno politico sempre maggiore gradualmente all’aumentare del livello di istruzione ricevuto. La percentuale dei diplomati è superiore rispetto a quella dei laureati solo a
Torino e a Genova. La tab. 3 pone in luce comunque una partecipazione di cittadini con un elevato titolo
di studio, in relazione anche con il fatto che le primarie sono organizzate dal centro-sinistra, elettorato in
Italia generalmente più istruito rispetto ad altri.
5
Tabella 4. Profilo socio-demografico dei votanti alle primarie comunali (%): professione
Professione
Dirigente
Imprenditore
Lav. autonomo
Professionista
Insegnante
Impiegato
Operaio
Precario
Pensionato
Disoccupato
Casalinga
Studente
Altro
Totale
Torino
5,4
1,9
2,5
7,8
4,9
19,9
5,2
1,5
37,3
2,4
3,9
6,5
0,6
2166
Milano
9,4
2,7
5,1
14,0
6,1
14,7
0,3
2,3
29,6
1,5
3,6
9,9
0,3
1407
Genova
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Firenze
6,8
1,8
5,1
14
29,9
3,5
0,3
25,5
2
3
7,8
0,3
1715
Cagliari
5,4
1,4
2,5
12,4
7,0
18,3
2,4
1,6
30,9
3,6
7,6
6,8
0,2
2266
Bologna
7,7
1,7
1,9
10,4
3,1
21,9
2,2
2,6
35,0
1,4
1,2
10,9
Nd
1083
Ultimando con le professioni2, la tab. 4 pare speculare coi dati emersi per ciò che attiene le coorti di
età. Il campione delle città esaminate pare essere ormai in buona parte uscito dal sistemo produttivo per
raggiunti limiti di età. La categoria dei pensionati si registra come maggioranza relativa in tutte le città. Il
dato maggiore lo si registra a Torino, con quasi il 40% degli interpellati. Se i lavoratori autonomi e gli
imprenditori sono poco rappresentati, probabilmente ascrivibili a un elettorato in buona parte orientato al
centrodestra, le percentuali salgono con i liberi professionisti e gli impiegati. Vi è una scarsa mobilitazione dei disoccupati e dei precari, teoricamente i più lontani dall’interesse per la politica e una certa mobilitazione degli studenti. Cagliari, in relazione alla partecipazione femminile, si distingue per il 7,6% di casalinghe come Bologna, con quasi l’11%, per una certa presenza di studenti.
Il profilo politico degli elettori
La partecipazione ad elezioni primarie presuppone, naturalmente, un coinvolgimento di tipo politico.
Gli elettori dimostrano di possedere, per quanto lontani dalla militanza attiva, un certo interesse per la politica e comunque sono in grado di autocollocarsi in un punto preciso dello spazio destra-sinistra. La descrizione dei dati di tipo eminentemente politico consente anche di valutare il rapporto dei cittadini con le
strutture che le primarie hanno promosso, ovvero i partiti. Inoltre, diviene importante studiare gli effetti
politici delle primarie, cioè stabilire se queste elezioni siano responsabilizzanti per i cittadini che si recano alle comunali vere e proprie. Quindi, se i cittadini, indipendentemente dagli esiti delle primarie, votino
comunque il centro-sinistra, se abbiano un partito già identificato da votare o se invece preferiscono attendere il momento elettorale per decidere.
Le primarie rappresentano, insomma, una specie di humus per la coalizione di centro-sinistra, un terreno, molto probabilmente fertile, su cui sperimentare il livello di gradimento dei cittadini per la coalizione e preparare il loro impegno sul campo in vista delle comunali. Questo appuntamento elettorale riveste,
da un punto di vista dell’implicazione politica, un’importanza che può andare al di là della “mera” scelta
del candidato a sindaco. Costruisce invece il nucleo della mobilitazione e della campagna elettorale per il
centrosinistra e favorisce la partecipazione dei cittadini, anche quelli a-partitici. In quest’ottica, diviene
importante conoscere chi è, politicamente, il cittadino che si reca a votare.
2
Nel questionario sottoposto a suo tempo a Genova non era presente una domanda sulla professione.
6
Tabella 5. Profilo politico dei votanti alle primarie comunali (%): iscrizione a partiti politici
Iscrizione
Torino
Milano
Non iscritto
86,9
87,9
PD
10,5
9,7
Altri part sinistra
0,4
1,5
SEL
1,3
0,7
IdV
0,2
Nd
Centro-destra
0,7
0,2
Totale
2161
1397
*PD da intendersi come DS+Margherita+Ulivo
Genova
78,3
17,6*
2,9
0,1
1,2
2230
Firenze
79,6
18,6
1,4
Nd
Nd
1,2
1722
Cagliari
79,8
14,2
1,2
3,1
0,4
1,2
2242
Bologna
75,2
22,4
0,5
1
0,6
0,3
1081
Il primo profilo che andiamo a ricostruire è l’iscrizione a un partito, ovvero l’adesione formale a chi ha
costruito le primarie concretamente. La tab. 5 è inequivocabile. In tutte le città, sistematicamente, più del
75% del campione dichiara di non essere iscritto a nessun partito politico. Tale dato potrebbe, allo stesso
tempo, deludere e far ben sperare i promotori delle primarie. Se è vero che questa raffigurazione testimonia del disimpegno marcato dei cittadini da organizzazioni strutturate di partito, altrettanto vera appare la
volontà di partecipazione politica proprio dei non iscritti. Milano, città tradizionalmente di centro-destra,
è quella in cui si è registrata la percentuale più alta di non iscritti (87,9%); Bologna, invece, tradizionalmente di centro-sinistra, la città dove tale percentuale è più “bassa” (75,2%). Stiamo comunque parlando
di oscillazioni che, seppur significative intorno al 12%, non influiscono nella valutazione da farsi. Le
primarie italiane, anche in virtù del selettorato aperto che viene chiamato a votare, restano appannaggio
dei non iscritti a nessun partito.
Passando al campione che dichiara una certa iscrizione, occorre constatare subito un dato: il PD, partito di maggioranza relativa della coalizione di centro-sinistra, non supera il 22,4% di iscritti. Se
quest’ultimo dato, riguardante la città di Bologna, ove tradizionalmente i partiti sono ben strutturati e il
PD è sistematicamente la prima forza politica, può essere spiegato più facilmente, diverso è il caso di Torino. Nel capoluogo piemontese gli iscritti al PD arrivano appena al 10,5%, pur in presenza di un candidato forte come Fassino e malgrado la (o, meglio si dovrebbe dire, grazie alla) divisione del partito in fase di
scelta del candidato. Se il dato di Genova non può essere verificato appieno perché nel febbraio del 2007
il PD non era nato ancora, Firenze dimostra una certa rispondenza (il 18,6%) con il ruolo del partito in città. Il dato di Cagliari appare importante. Nel capoluogo sardo, di centrodestra da vari decenni, il PD non
ha mai segnalato grossi consensi. Per questo il 14,2% di iscritti assume un valore maggiore se rapportato
alla considerazione fatta in precedenza.
Le altre percentuali sono poco significative. SEL paga lo scotto di essere un partito molto nuovo, che
esiste solo dall’ottobre del 2010. Ciò nonostante, in alcune città ha presentato propri candidati, poi risultati vincenti. Cagliari, con il 3,1%, rileva il dato maggiore del partito di Vendola. Gli altri partiti del centrosinistra (dove sono da intendersi i Socialisti, la Federazione della Sinistra, ovvero Rifondazione e Comunisti Italiani, i Verdi e poche altre sigle locali) hanno una presenza leggermente superiore alla media solo
a Genova, ma in un contesto tradizionalmente favorevole e in un periodo politico, febbraio 2007, dove
questi partiti erano al Governo del Paese e ancora non avevano conosciuto la profonda crisi di oggi. Se
l’IdV non arriva da nessuna parte all’1%, in sintonia con le posizioni politiche del partito riguardo
l’adozione delle primarie come strumento di scelta, i dati della tabella permettono di sfatare una sorta di
mito, negativo, che si è costruito intorno alle primarie italiane. I detrattori sostengono che, con la modalità
aperta, sia possibile la partecipazione di elettori del centro-destra che si recherebbero ugualmente alle urne per falsare i risultati. I valori riscontrati sono, più o meno, attestati sull’1%. L’ondata delle truppe
cammellate dei partiti di centro-destra, inviati alle urne per favorire il candidato ritenuto più debole ed agevolarne così la sconfitta alle comunali, resta solo una paura assolutamente non suffragata dai dati. Il fenomeno è veramente poco significativo e non ha fondamento, nemmeno da un punto di vista scientifico
(Ranney 1972), con le motivazioni addotte: il caso di Cagliari a tal riguardo è indicativo, visti i risultati
7
delle comunali. Benché non iscritti in massima parte, i votanti alle primarie sanno dove auto-collocarsi
nello spazio politico.
Tabella 6. Profilo politico dei votanti alle primarie comunali (%): auto-collocazione destra-sinistra
Autocollocazione
Torino
Milano
Genova*
Sinistra
46,8
49,3
Nd
Centro-sinistra
42,5
45,6
Nd
Centro
9,1
4,7
Nd
Centro-destra
1,4
0,3
Nd
Destra
0,3
0,1
Nd
Totale
2143
1393
Nd
* Non era presente la domanda sull’autocollocazione
Firenze
43,5
47,6
5,8
2
1,1
1684
Cagliari
54,7
35,9
7,4
1,3
0,7
2238
Bologna
58,7
39
2
0,2
0,2
1073
Non v’è dubbio che i votanti delle primarie si posizionino lungo lo spazio destra-sinistra coerentemente con lo spirito delle coalizione che ha promosso l’appuntamento elettorale. Nella tab. 6, con valori che si
attestano sul 90%, i partecipanti dichiarano di sentirsi di sinistra e di centrosinistra. Se questo non sorprende, guardando il dato con maggiore attenzione ci si rende conto che i rapporti di forza tra la sinistra e
il centro-sinistra non sono forse quelli attesi. Le primarie vengono spesso promosse e organizzate dal PD,
partito che certamente non è collocabile alla sinistra dello scacchiere politico. Ci si potrebbe attendere inoltre che, proprio per la natura delle primarie, aperte, e per il ruolo di scelta del candidato a cariche apicali, i cittadini esprimano posizioni politiche più moderate. Invece, a parte il caso di Firenze,
l’autocollocazione a sinistra è maggiore quasi sistematicamente rispetto al centro-sinistra. La letteratura
mostra come talvolta i cittadini siano effettivamente più radicali delle posizioni ufficiali assunte dai partiti
di riferimento (Kitschelt 1989; Norris 2004; 1995). E sembra che in questo caso, nelle primarie, si possa
parlare di votanti più “estremi”. Bologna con il 58,7% e, sorprendentemente, Cagliari con il 54,7% sono
le città in cui è maggiore l’autocollocazione a sinistra. La scarto minore tra le due posizioni è a Torino,
con poco più del 4% a separare le posizioni dei cittadini, dato che si spiega anche in raffronto al 9% dei
cittadini torinesi collocatisi al centro, valore maggiore tra le città.
Tabella 7. Profilo politico dei votanti alle primarie comunali: collocazione destra-sinistra in rapporto ad elettorato PD e
generale, Politiche 2008 (posizione media)
Auto collocazione sul continuum sinistra/destra
Torino
Milano
Firenze
Cagliari
Bologna
Elettorato PD
Politiche 2008
Elettorato generale Politiche
2008
1,66
1,56
1,70
1,57
1,44
3,05
3,50
I dati che proponiamo nella tab. 7 partono dalla autocollocazione politica come nella tabella precedente, per essere raffrontati all’elettorato del PD in occasione delle Politiche del 2008 e all’elettorato in generale, sempre delle medesime elezioni. Quello che intendiamo comprendere è, nello specifico, come, e
quanto, gli elettori delle primarie si discostino da quelli alle Politiche, del PD e dell’elettorato in generale.
Tali valori sono elaborati sui dati di sondaggio relativi ai partecipanti all’elezione del Segretario del PD
(Pasquino e Venturino 2010) del 25 ottobre ed ai partecipanti alle elezioni Politiche del 2008 raccolti da
Itanes (www.itanes.org). In entrambi i casi, i dati sull’autocollocazione ideologica dei rispondenti sono
stati raccolti su di una scala 1-10 e poi ricodificati su una scala 1-53.
3
Dove 1 è sinistra, 2 centro-sinistra, 3 centro, 4 centro-destra, 5 destra.
8
Vediamo chiaramente che per gli elettori delle primarie nelle varie città si riscontrano valori tendenti a
una maggiore radicalità nella autocollocazione, rispetto ai votanti del PD alle Politiche del 2008 e ancora
al campione globale dei votanti nelle stesse elezioni Politiche. Il valore più radicale, vicino a posizioni di
sinistra, è quello di Bologna, con il valore di 1,44. Firenze, invece, segna il valore “più lontano” dalla sinistra, con l’1,70, spiegabile probabilmente con la presenza di Matteo Renzi, il quale proviene dal mondo
dell’associazionismo cattolico e verosimilmente ha spostato un elettorato non chiaramente di sinistra, finendo per abbassare il valore medio del capoluogo toscano. Se rapportati coi valori rilevati alle Politiche,
i dati paiono maggiormente interessanti. Anzitutto, appare che l’elettorato del PD in occasione delle Politiche del 2008 si autocolloca su posizioni di centro, con il 3,05. I votanti alle Politiche del 2008, invece, si
attestano su posizioni a metà tra il centro e il centro-destra, con il 3,50, a conferma dell’affermazione della coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi. Da questi valori ricaviamo l’immagine di un
corpo elettorale, quello delle primarie, che non solo appare più schierato ideologicamente su posizioni di
sinistra rispetto all’elettorato generale delle Politiche 2008, ma appare anche più a sinistra dell’elettorato
del PD nelle stesse elezioni; partito, questo, come abbiamo visto in questo capitolo e in altri, il più votato
e quello con maggiori simpatizzanti. Alle primarie un elettorato facente riferimento al PD è più a sinistra
della autocollocazione media dell’elettorato generale del partito. Anzi, la distanza esistente tra l’elettorato
del PD e quello generale è molto meno marcata della distanza esistente tra i votanti alle primarie e lo stesso elettorato del PD. Fatto difficilmente interpretabile ricorrendo solo al fatto che alle primarie vi siano
anche votanti di altri partiti: abbiamo visto in che peso questi ultimi abbiano inciso. Da questo punto di
vista possiamo davvero dire che le primarie esaltano le posizioni più estreme.
I dati delle due tabelle precedenti sembrano non collimare con quello riguardante il voto espresso dai
cittadini intervistati alle Politiche del 2008. Il voto alle ultime Politiche è in grado di darci informazioni
sia sul partito votato dai cittadini che hanno dichiarato per la maggior parte di non essere iscritti a partiti,
ricavando quindi informazioni sui simpatizzanti; sia sul rapporto con le opinioni espresse relative
all’autocollocazione.
Tabella 8. Profilo politico dei votanti alle primarie comunali (%): voto alle Politiche del 2008
Voto espresso
PD
IdV
Sin. Arcobaleno
Altri centro-sin.
Centrodestra
Non ha votato
Totale
Torino
75,1
6,8
7,5
3
2,1
5,4
2062
Milano
74,4
5,5
11,4
1,1
1,5
6
1371
Genova
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Firenze
78,6
3,2
6,8
0,8
5,3
5,3
1657
Cagliari
73,4
6,2
9,1
1,9
2,7
5,4
2152
Bologna
78,3
5,4
11,5
0,3
0,5
4,1
1037
Il PD resta indubbiamente il partito più votato nelle diverse città. La tab. 8 mostra valori prossimi
all’80% a Firenze e Bologna, di poco superiori al 70% (a Cagliari) e a metà tra il 70% e l’80% (a Torino e
Milano). La Sinistra Arcobaleno, dalla quale presumibilmente provengono poi iscritti e votanti di SEL, è
il secondo partito più votato, con percentuali superiori all’11% a Milano e Bologna. L’IdV non arriva al
7% a Torino e Cagliari, città nelle quali consegue i migliori risultati. Sorprendentemente i cross over voters del centro-destra rilevano del 5,3% a Firenze, restando su percentuali inferiori nelle altre città. Non
così insignificanti appaiono invece i valori degli astensionisti, recatisi poi alle primarie comunali. In parte
questi dati vanno spiegati con la mobilitazione per le primarie di cittadini disillusi dalla politica, mobilitatisi solo in un contesto locale e perché spinti dalla propria cerchia di conoscenze per appoggiare un candidato segnalato. Valori tra il 4,1% di Bologna e il 6% di Milano mostrano un elettorato che partecipa probabilmente solo perché spinto da altre persone. Ma questa tabella è maggiormente importante perché rileva, in maniera non diretta, due dimensioni interpretative delle primarie considerate. La prima attesta che
elettori comunque identificabili come simpatizzanti del PD, si mobilitano per le primarie, cogliendo lo
9
spirito del partito maggiore di centro-sinistra che le promuove maggiormente. Benché non iscritti, quindi,
i simpatizzanti del PD sono realmente impegnati nella scelta dei candidati per le comunali. La seconda
dimensione, invece, sembra contraddire un’opinione comune che si ha del Partito Democratico, visto che
i cittadini intervistati hanno votato PD alle Politiche, ma si autocollocano su posizioni politiche decisamente di sinistra. Questo può essere spiegato sia col ricorso ad un voto utile dato al partito, in quanto ritenuto maggiormente in grado di battere Berlusconi; sia col fatto che i cittadini probabilmente esprimono
una necessità nel vedere il PD orientato su posizioni maggiormente di sinistra, malgrado tale partito sia il
processo di fusione di due precedenti formazioni con tendenze politiche certamente diverse (Pasquino
2009).
Le primarie sono comunque una procedura di scelta di candidati, per i quali fondamentalmente i cittadini si recano alle urne. Possiamo quindi contribuire a tracciare un profilo politico degli elettori delle primarie in relazione alla motivazione della scelta di un determinato candidato.
Tabella 9. Profilo politico dei votanti alle primarie comunali (%): motivazioni della scelta dei candidati*
Motivazioni
Torino
Milano
Genova
Firenze
Indicato dal part.
5,6
7,7
9,9
3,6
Identificazione
24,2
27
31,6
26,2
Electability
18,1
26,1
4,7
6,6
Programmi
20,8
23,2
12,7
29,3
Passato politico
6,6
1,8
6,9
4,1
Caratt. personali
18,3
11,4
26,5
11,5
Segnal. amici
2,6
1,5
5,3
2,2
Indip.dai partiti
0,8
0,9
9,9
0,4
Il meno peggio
0,1
Nd
Nd
1,5
Continuità
0,3
Nd
Nd
Nd
Novità/cambiam
1
Nd
Nd
1
Voto strategico
0,4
Nd
Nd
Nd
Altro
0,2
Nd
Nd
14,6
Totale
2141
1398
2224
1701
* I valori in percentuale sono superiori al 100% perché erano possibili più risposte
Cagliari
10,7
23,7
11
17,1
2,8
22,6
5,8
1,7
1,3
Nd
2,1
Nd
1,3
2239
Bologna
12,3
23,5
11,4
25,4
4,9
16,2
2,6
3,5
Nd
Nd
Nd
Nd
0,4
1069
Anche le primarie non si sottraggono a un processo di personalizzazione della politica. Anzi, al contrario, finiscono per esaltare la figura del candidato, anche in relazione al fatto che i partiti svolgono un ruolo meno politico e che, ad ogni modo, la scelta dei cittadini che orientati al centro-sinistra si attua pur
sempre in quell’ambito politico. Motivo per cui gli iscritti e i simpatizzanti dei diversi partiti, spesso ricorrono a scegliere candidati che non sono proposti dai partiti di riferimento. La tab. 9 traduce la personalizzazione che i cittadini interpretano nel momento in cui si recano al voto. Le percentuali più alte nelle
nostre città si notano nell’identificazione con la personale visione politica e i valori dei cittadini, con le
caratteristiche personali incarnate dai candidati, con la effettiva possibilità di battere il centro-destra (electability) e con i programmi presentati a favore della città. In relazione a quanto finora emerso dall’analisi,
non sorprende il ruolo minoritario giocato, per la mobilitazione dei cittadini, dall’indicazione dei candidati da parte dei partiti di appartenenza. E, proprio per sottolineare il rapporto di apatia che potrebbe contraddistinguere i cittadini e i partiti, bassi restano i valori anche della motivazione alla scelta sulla base
della lontananza dei candidati dai partiti. Come a dire che i cittadini, né nel bene né nel male, si mobilitano nelle primarie tenendo granché conto del ruolo giocato dai partiti politici. Il dato più alto, il 31,6%, lo
si riscontra a Genova in relazione alla rappresentazione, da parte del candidato, della identità politica dei
cittadini; l’alto numero di votanti anziani nella città della lanterna può essere una spiegazione di una forte
identificazione valoriale dei cittadini con i candidati. Se i cittadini fiorentini si mostrano maggiormente
attenti, nella loro scelta, al programma elettorale degli aspiranti sindaco (per il 29,3%), a Milano, città di
centro-destra, la scelta diveniva dirimente riguardo alla possibilità di poter candidare per le comunali un
candidato della coalizione in grado di battere la coalizione al governo del Comune (il 26,1%). Le caratte10
ristiche personali sono ampiamente valutate a Genova (26,5%) e a Cagliari (22,6%); in quest’ultima città,
la presenza di un candidato molto giovane, poi vincitore della competizione, appare la spiegazione di gran
lunga più importante per gli elettori. Solo a Cagliari (10,7%) e soprattutto a Bologna (12,3%)
l’indicazione di partito è considerata decisiva dai cittadini per la partecipazione. Se il caso di Bologna lo
si comprende facilmente in relazione al ruolo dei partiti di centro-sinistra nel capoluogo emiliano, diverso
è il caso del capoluogo sardo; a Cagliari era presente un candidato ritenuto molto forte del PD, che ha in
massima parte raccolto i voti di coloro che dichiaravano di recarsi alle urne per l’indicazione del proprio
partito. La passata esperienza politica è di garanzia per i cittadini soprattutto a Torino (con il 6,6%), per la
presenza della candidatura di Piero Fassino, e a Genova (con il 6,9%), dove era candidata Marta Vincenzi, già Presidente della Provincia ed europarlamentare. Restano ad ogni modo valori mai superiori ai precedenti. Infine, la segnalazione degli amici e dei circoli di conoscenze interpersonali sono di gran lunga
più importanti come informazioni di voto per le primarie, meno incidono invece nella motivazione al voto
definitiva; a tal proposito il dato più importante lo si rileva a Cagliari, dove i gruppi a sostegno del vincitore Massimo Zedda si sono contraddistinti per una campagna elettorale molto efficace e particolarmente
capillare.
Una ricostruzione del profilo politico degli elettori non poteva prescindere dal rapporto che i singoli
votanti percepiscono con la politica in senso lato. Nei questionari, a parte Genova, è stata predisposta una
domanda che interrogava il campione sull’interesse alla politica percepito.
Tabella 10. Profilo politico dei votanti alle primarie comunali (%): interesse per la politica
Interesse politica
Molto
Abbastanza
Poco
Per niente
Totale
Torino
27,1
51,5
17,1
4,3
2158
Milano
38,1
52,1
9
0,8
1382
Genova
Nd
Nd
Nd
Nd
Nd
Firenze
23
53,9
20,5
2,6
1722
Cagliari
31
51,6
13,4
3,9
2256
Bologna
37,8
50,1
10,5
1,6
1084
Come si deduce dalla tab. 10, l’interesse per la politica è decisamente elevato. Benché il grado di identificazione partitica continui a restare basso, i votanti dimostrano di non fare confusione con i concetti di
politica e di partito. Milano si mostra la città in cui il campione dimostra un interesse maggiore per la politica. Rispondono di interessarsene molto o abbastanza ben il 90,1% dei cittadini. Segue Bologna con
l’87,9% complessivo. Sono anche le due città ove il valore del massimo interesse per la politica è più
marcato: Milano per il 38,1% e Bologna per il 37,8%. In valore maggiore in termini percentuali lo si registra a Firenze dove un interesse per la politica medio-alto è presente nel 53,9% delle risposte. Così come
Milano dimostra un interesse elevato per la politica, al contrario e di converso segna i valori più bassi tra i
disinteressati alla politica: solo il 9% che dice di interessarsi poco di politica e addirittura solo lo 0,8%
che dice risponde di non occuparsene affatto. La città lombarda mostra dei cittadini molto consapevoli
dell’importante valenza politica delle primarie, mostrando una mobilitazione di elettori interessati alla politica stessa. Firenze è invece la città che, a sorpresa, mostra un atteggiamento tiepido dei cittadini verso
la politica, con il 23,1% del campione che ha un interesso basso se non nullo.
Le primarie oramai sono percepite come una stabile novità del sistema, non solo partitico, ma politico
italiano. Il desiderio di primarie sembra crescere tra gli elettori del centro-sinistra e pare contagiare gradualmente anche quelli di centro-destra. In quanto fenomeno importante della vita politica italiana, diviene interessante verificare come i cittadini delle diverse città studiate si rapportino proprio al fenomeno
primarie in sé. Ovvero, nella ricostruzione del profilo politico degli elettori bisogna verificare se vi sia un
certo grado di affezione alla procedura politica in oggetto. Le primarie comunali esaminate in questo lavoro precedono altre primarie. In primis, svoltesi in tutta Italia e quindi in tutte le città esaminate, le primarie per la scelta del leader della coalizione del Centro-sinistra nel 2005, primarie vinte da Romano Prodi. Poi, alcune città, Cagliari e Bologna, sono già arrivate al secondo appuntamento con tale modalità di
11
selezione. Tuttavia, occorre menzionare anche due appuntamenti che, sebbene non possano rientrare
scientificamente nella tipologia delle primarie, si assomigliano per alcuni caratteri alle stesse: la scelta del
Segretario Nazionale e di quelli regionali del PD, svoltisi nel 2007 e nel 2009. Infatti, benché la scelta del
segretario sia un fatto tutto interno a un partito, per quanto il maggiore del centro-sinistra, le modalità aperte di partecipazione a tutti i cittadini richiamano ciò che avviene in occasione delle primarie comunali.
Consci della forzatura, ai fini della tipologia di votanti che andremo a delineare, anche la partecipazione
dei cittadini alla scelta del segretario del Partito Democratico può essere definita come una primary experience. Ricorrendo ai concetti di veterani e matricole presenti in letteratura (Seddone 2011), definiremo i
primi come gli elettori che, in occasione delle primarie nelle varie città, abbiano dichiarato di essersi recati alle urne in occasione di almeno uno di questi appuntamenti: primarie della Coalizione nazionale del
centro-sinistra del 2005; elezioni del segretario Nazionale del Partito Democratico del 2007 e del 2009.
Saranno invece matricole i votanti per i quali la partecipazione alle primarie comunali in oggetto è la prima esperienza politica similare.
Tabella 11. Profilo politico dei votanti alle primarie comunali (%): veterani e matricole nella fedeltà allo strumento
primarie
Fedeltà primarie
Veterani
Matricole
Totale
Torino
77
33
2100
Milano
73
27
1357
Genova
83,7
16,3
2227
Firenze
74,7
25,3
1403
Cagliari
75,1
24,9
2158
Bologna
78,2
21,8
1055
La tab.11 mostra prima di tutto che il campione interpellato nelle varie città è un campione “fedele” allo strumento primarie. Non solo, ma buona parte dei veterani hanno partecipato a quasi tutti e tre gli appuntamenti presi in considerazione al fine della nostra analisi. Con valori che vanno dal 73% di Milano
all’83,7% di Genova, l’elettorato delle primarie comunali ha già ampiamente sperimentato e apprezzato
tale metodo di selezione delle candidature. Il dato del capoluogo ligure, poi, assume un’importanza ancor
maggiore se si considera che gli elettori avevano a disposizione solo un appuntamento precedente; assiomaticamente si può quindi affermare che i genovesi hanno partecipato alle primarie vinte da Prodi nel
2005 per l’83,7%. Le matricole più numerose si riscontrano a Torino, con il 33%, fatto questo sorprendente se si considera che Torino è una roccaforte del Partito Democratico. Al contrario, sempre a Genova
segnaliamo il dato estremo, all’opposto: il 16,3% degli elettori genovesi sono matricole, ma avendo avuto
solo una sola esperienza di primarie (e similari) alle spalle. Indicativo anche il dato sulle matricole a Milano, città tradizionalmente di centro-destra, dove la percentuale sale al 27%.
Se le primarie esistono, è evidentemente in una proiezione futura legata alle elezioni vere e proprie, in
questo caso le comunali. Sarebbe errato metodologicamente e scientificamente non valutare, nel tracciare
il profilo politico degli elettori delle primarie, il loro comportamento alle amministrative. Laddove è concreta la possibilità di differenti tipi di comportamento politico, a seconda del successo o meno, del candidato votato alle primarie. Per completare la ricostruzione del profilo politico dei primary voters ci soffermiamo adesso sulle intenzioni di voto per i partiti alle elezioni comunali.
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Tabella 12. Profilo politico dei votanti alle primarie comunali (%): intenzioni di voto alle Comunali
Intenzion di voto
Torino
Milano
Genova
Non ha deciso
26
42,8
15,6
PD
64,9
45,8
44,1*
SEL
4,7
4,9
Nd
FdS
0,6
2
7,4**
IdV
0,8
0,6
0
Altro centro-sin.
2,5
2,2
31,9***
Centro-destra
0,4
1,6
0,8
Totale
2158
1381
2248
*PD da intendersi come DS, Margherita e Ulivo; **Dato scomposto
***Unione + altri partiti di centrosinistra.
Firenze
Cagliari
Bologna
30,9
31,5
28,6
63,3
46,1
58,7
Nd
13,3
Nd
1,3
0,2
8,8
0,8
0,8
Nd
3,3
6,7
3,7
0,5
0,5
0,2
1704
2243
1065
in Rifondazione e Comunisti Italiani;
Come appare chiaro nella tab. 12, il Partito Democratico è quello che dichiarano i cittadini di voler votare alle comunali. Con valori che oscillano tra il 45,8% di Milano e il 64,9% di Torino, la scelta degli elettori è chiara4 e di-mostra una certa fedeltà al partito maggiore della coalizione. Significativo appare
comunque il secondo partito, che è quello degli indecisi. In queste percentuali dobbiamo intendere sia coloro che non dichiarano il partito per il quale voteranno, sebbene il loro voto sarà per il centrosinistra, sia
coloro che effettivamente non hanno deciso se recarsi alle urne o se votare proprio per il centro-sinistra.
La non decisione può essere determinata, da parte dell’elettorato, dalla scelta che devono compiere nei riguardi del candidato consigliere comunale, il solo a definire bene la lista di provenienza e quindi
l’affiliazione partitica. Infatti, nel sistema elettorale per i comuni maggiori, il candidato a sindaco, pur espressione di un partito politico, è sostenuto da diverse liste. Al momento delle interviste non si consoce
chiaramente ancora la composizione delle stesse, motivo per il quale una certa parte dell’elettorato preferisce attenderne la pubblicazione per poi attribuire il proprio voto. I cittadini meno legato ai partiti possono anche decidere di non recarsi alle urne se il proprio candidato alle primarie dovesse perdere; questa è
un’altra motivazione che spinge una parte degli intervistati a non avere ancora le idee chiare.
Gli indecisi sono relativamente pochi a Genova (15,6%), segno che i votanti hanno ben chiaro il partito a cui votare. Sono invece in una dimensione considerevole a Milano, ben il 42,8%. La presenza di un
candidato ritenuto radicale, poi comunque vincitore delle primarie, come Pisapia, ha probabilmente influenzato l’elettorato che ha preferito non esprimersi in attesa del risultato di primarie combattute come
quelle milanesi. Altra città con un candidato in lizza alle primarie, anche qui vincitore, è Cagliari, dove gli
indecisi sono il 31,5%. IN questo caso gli elettori si sono fortemente mobilizzati per Zedda e diversi rispondenti al questionario dichiaravano di non sapere cosa avrebbero fatto se il proprio candidato non fosse risultato vincitore. Sinistra Ecologia e Libertà, presente come sigle sono in occasione delle primarie di
Cagliari, di Milano e di Torino registra propri nel capoluogo sardo il dato più importante, con il 13,3%.
Fattore trainante, in questo caso, il partito del vincitore alle primarie, Zedda. La Federazione della Sinistra, ovvero il cartello elettorale costituito di recente tra il Partito della Rifondazione Comunista e il Partito dei Comunisti Italiani, registra un buon risultato solo a Bologna, con l’8,8% delle intenzioni di voto; a
Genova la sigla non era ancora presente e il dato è il risultato della sommatoria tra PRC e PdCI, con una
percentuale significativa del 7,4%. Nelle altre città la sigla è prova lampante della crisi politica che sta attraversando in Italia la sinistra più radicale. Anche nelle intenzioni di voto, si registrano pochi elettori “disturbatori”, ovvero disposti a votare centro-destra, a riprova che le teorie del complotto delle destre per
de-valorizzare le primarie in quanto espressione politica del centro-sinistra, sono prive di fondamento:
percentuali che arrivano all’1,6% solo a Milano. L’Italia dei Valori registra un gradimento scarso, in relazione alla scarsa partecipazione dei sostenitori del partito di Di Pietro al metodo primarie, non arrivando
4
Il caso di Genova è precedente alla creazione del PD, per cui abbiamo provveduto, non senza una qualche forzatura, a sommare le intenzioni di voto per i due partiti fondatori del PD assieme agli elettori che rispondevano “Ulivo”.
13
mai a superare lo 0,8%. E solo a Cagliari (con il 6,7%), altri partiti del centro-sinistra, per lo più a diffusione locale, superano il 5%.
Questo per quanto attiene ai partiti. Ma se invece vediamo il comportamento politico generale degli
elettori, sulla base dei risultati delle primarie che al momento delle interviste non erano evidentemente
noti, traiamo ulteriori, importanti, elementi di analisi.
Tabella 13. Profilo politico dei votanti alle primarie comunali (%): orientamento strategico alle Comunali
Orientamento
Candidato sarà
eletto
Sostegno al cs
comunque
Dipende da chi
vince le primarie
Deciderà al
momento del voto
Voterà per altro
candidato
Non andrà a votare
Totale
Torino
Milano
Genova
6,6
2,5
7,9
67
76,2
68
11,9
10,7
10,6
11,4
9,1
10,2
1,5
0,8
1,4
1,6
0,7
2
2126
1378
2247
Firenze
4,9
Cagliari
4,2
Bologna
4,1
48,3
63,8
65
24,1
12,3
9,9
16,4
13,7
16
3
1,9
1,9
3,4
4,1
3,1
1694
2235
1054
La tab. 13 riporta i risultati delle risposte alla domande del questionario che chiedeva il comportamento politico alle comunali dei cittadini, i cui candidati alle primarie non fossero stati vincitori delle stesse e
quindi non più proposti dalla coalizione per la carica di sindaco. Ovviamente tale valutazione è smarcata
dall’opzione per il partito da scegliere, per due ordini di ragioni. La prima, dovuta alla personalizzazione
politica, che conduce i cittadini a scegliere direttamente il sindaca sulla base di tutta una serie di caratteristiche, che tendono a diminuire la valutazione sull’appartenenza partitica. La seconda, che non confligge
con la prima, il motivo per cui i cittadini, con il cosiddetto voto disgiunto, possono votare un partito (e
quindi quasi sempre un candidato consigliere) e un candidato sindaco che il partito non sostiene. Tale indicatore ricolloca i votanti in una dimensione personale della politica, che può diventare importante nel
momento in cui i cittadini decidessero di contravvenire alle indicazioni di una coalizione solo perché il
candidato preferito risulta perdente. Ovvero, i cittadini sono pronti a tradire lo spirito fondante delle elezioni primarie?
La risposta appare nettamente contraria. Con percentuali che vanno dal 48,3% di Firenze al 76,2% di
Milano, i cittadini sono fedeli e paiono aver colto appieno l’anima delle primarie. Affermano nettamente
di sostenere comunque il centro-sinistra, votando quindi qualunque altro candidato, se non il proprio, uscito dalle primarie. Tutti i dati ampiamente sopra il 60%, tranne, come visto, Firenze che resta sotto il
50%. Tale dato è da porre in relazione con un altro della città toscana, cioè con il 24,1% dei rispondenti
che decideranno di votare ugualmente per il candidato della coalizione ma solo dopo aver saputo l’esito
delle primarie. Ricorrendo alle famose distinzioni politologiche, un elettorato, quello fiorentino, propenso
per un voto razionale, benché le primarie siano in teoria un’elezione di parte. Gli indecisi sono importanti, sempre a Firenze, perché il 16,4% dichiara di decider al momento del voto. Il maggior sostengo comunque per il centro-sinistra lo si ha a Milano, che nel corso di tutta l’analisi fin qui svolta ha dimostrato
di essere una città con un elettorato in linea con le aspettative di chi organizzi una competizione primaria.
Generalmente tutto l’elettorato delle varie città si mostra fedele, e pochissimi dichiarano di votare per
un altro candidato, probabilmente del centro-destra. Ancora una volta è Firenze (con il 3%) che pare più
propensa a cambiare sicuramente coalizione. Cagliari invece è quella maggiormente orientata ad
un’astensione, se il candidato prescelto non dovesse vincere: il 4,1% manifesta di non volersi recare alle
urne, così come il 3,4% di Firenze e il 3,1% di Bologna. Nella città sarda la mobilitazione è stata favorita
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dalla presenza di un candidato giovane, che ha ridata speranze di una nuova politica ai cittadini cagliaritani. Venendo meno la sua candidatura, sarebbero venute meno le motivazioni del recarsi stesso alle urne.
Discorso simile a Firenze, anche per le motivazioni addotte prima. Ancora una volta Milano, con appena
lo 0,7% dei cittadini, che dimostra una maggiore tendenza alla partecipazione e alle implicazioni delle
primarie. I genovesi e i torinesi (rispettivamente con il 7,9% e il 6,6%) si dimostrano come i cittadini più
ottimisti, chiarendo che il problema non si sarebbe posto, visto la loro sicurezza della vittoria finale.
Firenze si mostra la città che “tradisce”, quindi, lo spirito delle primarie, mentre Milano quella che lo
“rispetta” di più.
L’elettore “primario” come elettore a sé?
Le primarie, come abbiamo visto, sono una procedura in via di affermazione definitiva nella concezione politica degli italiani, per ora solo quelli del centrosinistra, ma con segnali che fanno presupporre un
allargamento dell’esperienza ad altre coalizioni. Il fenomeno non cresce solamente dal punto di vista partecipativo, ma, forse soprattutto, dal punto di vista mobilitativo, ovvero di cittadini che si impegnano a
produrre la discussione sulle primarie, a organizzarle e a fare campagna elettorale. Lungi dall’essere stato
un avvenimento estemporaneo, quindi, le primarie italiane sono definitivamente penetrate nell’agenda politica italiana; e in quella istituzionale, se è vero come è vero che due Regioni come la Toscana e la Calabria hanno provato a normarle e che diverse altre regioni sono interessate a farlo. Per tornare poi alla dimensione nuovamente politico-partitica, dove riscontriamo il maggiore partito del centro-sinistra dotarsi
di uno Statuto che prevede una modalità aperta di partecipazione dei cittadini per scegliere il Segretario
Nazionale e contempera inoltre la scelta dei propri candidati alle cariche apicali istituzionali attraverso
primarie. Sebbene spesso il PD si sottragga quanto esso stesso statuisce, resta pur sempre l’unico partito,
sicuramente in Europa, a procedere in tale direzione.
Le esperienze sono già numerose per non cominciare a studiare quali siano i votanti e le caratteristiche
degli stessi. Si potrebbe obbiettare che un elettore è pur sempre un elettore, il quale non agisce in maniera
sempre uguale, rendendo quindi inutile l’esercizio scientifico della ricostruzione di un profilo di questi
cittadini. Noi riteniamo sia sbagliato commettere un tale errore, nel merito e nel metodo. Nel merito, perché le primarie rappresentano la più straordinaria occasione di partecipazione politica, al di là delle elezioni ovviamente, che i cittadini ultimamente si siano mai trovati a dover vivere. Questo, implica quasi di
conseguenza un’attenzione dei politologi per una procedura che spezza una raffigurazione dei partiti, e
dei cittadini, come nel passato. Nel metodo, perché, sempre da un punto di vista scientifico, tante sarebbero le motivazioni di attenzione per le primarie, talmente numerose da essere riprese in questa sede.
La fidelizzazione alla strumento primarie da parte di un numero sempre più consistente di cittadinielettori ha stabilizzato un insieme di valori, di procedure, di regole e di atteggiamenti politici, troppo importanti per essere trascurati. Da qui discende la volontà di voler comprendere meglio chi vota alle primarie e, da un punto di vista scientifico, se si discosta dalle caratteristiche dell’elettore del centro-sinistra e
di quello generale. La domanda che ci poniamo da un punto di vista analitico è quella se l’elettore delle
primarie possieda delle caratteristiche intrinseche. Caratteristiche ne favoriscono la partecipazione e che
ne definiscano meglio un profilo politico. Insomma, l’obbiettivo di “fotografare” i votanti delle primarie
comunali ci consente di comprendere a quale target socio-politico le stesse facciano, consapevolmente o
inconsapevolmente, riferimento.
Da un punto di vista sociografico, i votanti delle primarie possiedono caratteristiche similari a quelle
dell’elettorato generale (Caciagli e Corbetta 2002). Tuttavia, possiamo riscontrare alcune modificazioni
dell’atteggiamento partecipativo a seconda delle peculiarità considerate. Nonostante si noti un certo riavvicinamento, le donne in Italia registrano percentuali maggiori di astensione dal voto rispetto agli uomini
(Caciagli 2002). Tale dato pare confermato dalle prima analisi sulle primarie comunali studiate (Pasquino
e Venturino 2009). Dall’analisi delle città in campione, possiamo registrare invece una certa inversione di
tendenza. Le donne cominciano a partecipare alle primarie, a volte più degli uomini (come visto, su sei, in
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tre città le donne superano gli uomini in partecipazione). Dato che le primarie in oggetto si sono svolte
quasi tutte dopo le elezioni Politiche del 2008, momento nel quale ancora le donne erano più astensioniste
degli uomini (ITANES 2008), possiamo dire che, se i dati venissero confermati anche per le prossime Politiche, le primarie hanno costituito una sorta di anticipazione di un fenomeno probabilmente in evoluzione e non ancora studiato in quanto tale. Un’altra caratteristica propria ai votanti delle primarie è l’età più
avanzata che si reca la voto. In relazione con le elezioni generali (ITANES 2008), mentre in queste ultime
a votare maggiormente sono gli adulti sui quaranta e cinquanta anni, alle primarie le percentuali aumentano più si sale verso l’alto nelle coorti di età. L’elettore delle primarie è ancora un elettore più anziano di
quello più generale. Laddove i votanti delle primarie registrano un dato in tendenza con i sostenitori del
centro-sinistra, è sul titolo di studio. I titoli medio-alti, laurea e diploma, sono quelli maggiormente posseduti dai partecipanti. Da un lato, questo valore è positivo perché indica un elettorato, almeno teoricamente, più consapevole; diviene negativo, nel momento in cui si considera che l’allargamento verso i settori dei cittadini meno istruiti nelle città non ha avuto luogo, o solo parzialmente. Se abbiamo sottolineato
la crescita esponenziale dei votanti alle primarie al crescere dell’età, non ci sorprende il dato relativo alla
professione svolta. I pensionati sono la categoria più importante, in termini relativi, tra i partecipanti.
Mentre nelle elezioni generali i pensionati sono più che altro astensionisti, alle primarie il valore si ribalta. Forse in queste ultime vi è una scrematura ulteriore dei cittadini, ove rimangano solo quelli più grandi
e interessanti alla politica, già fuori dal mondo del lavoro. Infatti, al contrario, i meno presenti sono disoccupati, precari e studenti, categorie di persone che manifestano le maggiori disillusioni sulla politica, e
sono meno propensi a recarsi alle urne, quando non è “obbligatorio”. Gli impiegati pubblici e gli insegnanti, spesso schierati a sinistra, e i liberi professionisti seguono i pensionati come percentuali di maggiore partecipazione.
Da un punto di vista politico, i votanti dichiarano sistematicamente più del 75% di non essere iscritti a
partiti politici. Le primarie di partito vengono vissute soprattutto dai cittadini non iscritti ai partiti. La
spiegazione di questo solo apparente paradosso sta nel fatto, anzitutto, che si tratta di primarie aperte alla
partecipazione di tutti i cittadini. E sappiamo quanto l’iscrizione e la militanza nei partiti politici, sia effettivamente in calo in tutte le democrazie occidentali. Ad ogni modo, dopo i non iscritti, sono gli iscritti
al PD quelli maggiormente presenti alle primarie. Fatto che attesta come gli inventori (o, almeno, i loro
discendenti) delle primarie italian style riescano a mobilitare il maggior numero di iscritti. Ovviamente è
da considerare che il PD è il primo partito per iscritti e votanti del centro-sinistra, per cui anche a livello
di n è lecito attendersi questo dato. Se gli altri partiti seguono a ruota e con percentuali minime, si può
cominciare a sfatare un mito: il centro-destra non inquina le primarie. Se è vero che si è più reticenti a dichiarare la propria iscrizione a un partito rispetto al voto dato, possiamo ugualmente ritenere che il centrodestra non influenzi in modo alcunché significativo le primarie.
È invece corretto immaginare che i votanti alle primarie si collochino su posizioni di sinistra e di centro-sinistra; questo lo fanno per il 90% dei rispondenti. Il dato che invece caratterizza gli elettori è la proporzione tra i due valori, sbilanciata per la sinistra. Il PD, partito non certo di sinistra radicale, organizza
le primarie, i maggiori iscritti ai partiti sono suoi esponenti, così i simpatizzanti e poi l’autocollocazione
dei votanti richiama maggiormente le posizioni più di sinistra e radicali. A parte Firenze, gli elettori “primaristi” e come se si collocassero a sinistra del centro-sinistra. Confermando, come abbiamo visto in
precedenza, quanto la letteratura afferma sui rapporti tra la base dei partiti e i suoi vertici, la prima più radicale e i secondi più moderati. Tuttavia, per stabilire se l’elettore primario è diverso, abbiamo posto in
relazione l’autocollocazione delle città con gli elettori del PD alle Politiche del 2008 e gli elettori in generale di queste ultime. Il dato appare chiaro. Gli elettori delle primarie comunali si collocano ben più a sinistra dell’elettorato (del quale in massima parte rientrano anche loro) del PD. Se questi votanti alle primarie votano maggiormente PD, come apre assodato, potrebbe porsi il caso quasi di una doppia personalità degli elettori del PD, che quando votano per le primarie sottolineano una propria appartenenza più marcata alla sinistra; e quando votano per le Politiche, tengono da parte la loro inclinazione politica interiore,
per svolgere comunque un voto utile.
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Ancora non è chiaro in letteratura se le primarie agevolino un processo di personalizzazione della politica. Certo è che le motivazioni che spingono i cittadini ad andare alle urne paiono poter provenire dalla
sfera personale. È ovvio che le primarie spingano quasi solamente a votare un candidato, benché espressione di partito, piuttosto che il candidato in quanto esponente del proprio partito; lo si è appurato a Milano e ancora di più a Cagliari, dove i sostenitori PD votavano candidati non proposti dal partito. Il processo di personalizzazione è quindi insito nella modalità in oggetto. Tale interpretazione non completa comunque la spiegazione. I cittadini infatti attribuiscono una grande importanza alle caratteristiche personali
del candidato, al fatto che possano impersonificare i valori morali dei cittadini. E nei rapporti con la sfera
della politica e dei partiti? Occorre distinguere tra le due. Se prendiamo a riferimento la sfera politica, gli
elettori delle primarie sono interessati all’esito delle stesse e alla proiezione in vista delle comunali:
l’electability è un aspetto importante per i cittadini che comunque sono interessati, politicamente parlando, a battere il centro-destra. Inoltre, non si può dire che siano del tutto disinteressati rispetto alle proposte
politiche che i candidati fanno. Benché l’aspetto della campagna elettorale delle primarie sia ancora da
analizzare a fondo, possiamo dire che durante la stessa i cittadini, che sono come visto sopra, istruiti, consapevoli e fedeli a una coalizione, ripongano una certa attenzione alle proposte politico-programmatiche
dei candidati. Se invece ci riferiamo ai partiti in quanto tali, come sigle organizzate operanti nella sfera
politica, il rapporto dei cittadini cambia. Per quanto l’interesse per la politica sia alto e il comportamento
sia comunque politico, la relazione coi partiti sembra invece essere all’insegna dell’apatia, sia quando il
rapporto potrebbe essere a favore del ruolo dei partiti sia il contrario. Infatti, senza molte variazioni, i votanti alle primarie non ritengono di essere motivati in ampia misura alla scelta dei candidati né per il fatto
che questi siano indicati dai partiti né che, al contrario, la loro scelta sia espressione di un’indipendenza
dagli stessi.
Infine il rapporto con le primarie stesse e la proiezione futura, in chiave amministrative, delle primarie
comunali e dei suoi risultati. Anzitutto, l’elettorato delle primarie comunali italiane è un elettorato che già
conosce il processo e ha già partecipato ad eventi per altre arene politiche. I veterani sono quindi in misura prevalente rispetto alle matricole. Ed è ragionevole pensare, sulla base di quanto finora emerso, che il
numero dei veterani possa sempre crescere a discapito delle matricole. Per cui la fiducia per lo strumento
è confermata ancora una volta; ciò rafforzerebbe la convinzione del buon accoglimento delle primarie
come procedura di selezione politica aperta.
Alla fin fine, tuttavia, i cittadini si recano alle primarie perché sono fondamentalmente interessati alle
comunali. Il profilo politico non sarebbe completo se non si investigasse su questo punto. Se ci limitiamo
a una dimensione partitica, ovvero la scelta del partito cui votare alle comunali, il dato appare scontato: il
PD è il primo partito, ma restano importanti le percentuali degli indecisi. Le liste al momento delle primarie non sono ancora pronte e se è indubbia la personalizzazione del voto, lo è ancor di più nella scelta del
candidato consigliere, per definizione più vicino ai singoli elettori. È comunque nel comportamento politico generale al momento delle comunali, che si osserva se le finalità delle primarie siano state colte. E i
partecipanti a queste ultime sono consci del valore delle stesse. Ribadiscono la fiducia per la coalizione,
dimostrando di essere cittadini non solo fedeli ma responsabili politicamente; ma in certa misura anche
razionali, visto che buona parte di essi preferiscono far contare il proprio voto, ragionando meno per appartenenza e più con razionalità.
Conclusioni
Nella prima parte di questo studio abbiamo esaminato le caratteristiche socio-demografiche della popolazione interessata al fenomeno primarie. Da tale disamenisa si puo’ concludere che i partecipanti alle
primarie comunali, ancorchè abbastanza equamente distribuiti in termini di genere, appartengono a fasce
di età piuttosto elevata e dispongono di un livello di educazione decisamente medio-alto. Sono in prevalenza pensionati o liberi professionisti e impiegati. L’elettore delle primarie si discosta dunque significa-
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tivamente dalle caratteristiche dell’elettore del centro-sinistra e di quello generale dal punto di vista sociografico.
L’analisi del profilo politico dei votanti alle primarie comunali del Partito Democratico ha permesso di
identificare alcune importanti caratteristiche dell’elettore-tipo. In primo luogo, le primarie comunali attirano principalmente un elettorato al di fuori del partito, benchè fedele al PD in termini di supporto elettorale ai vari livelli (elezioni comunali precedenti e politiche) e di partecipazione alle precedenti consultazioni primarie o per l’elezione del segretario. Risulta evidente, dunque, una certa corrispondenza, in termini di rapporto politico col partito, dell’elettorato del PD nel suo insieme con i votanti alle primarie comunali. Inoltre, per quanto concerne il profilo ideologico, la distribuzione dei partecipanti è fortemente
concentrata sulle posizioni di (centro)sinistra del continuo ideologico rispetto agli elettori del PD e
all’elettorato in generale. I votanti delle primarie comunali restano una minoranza mobilitata, dotata di un
profilo ideologico (e socio-demografico) chiaramente connotato e distante da quello dell’elettorato generale italiano.
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