Il Cantiere n° 6 Giugno 2013

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Il Cantiere n° 6 Giugno 2013
IL CANTIERE
MENSILE DI INFORMAZIONE DELLA PARROCCHIA SAN BERNARDO - CASTEL ROZZONE
GIUGNO 2013 - NUMERO 6 ANNO XIV
«Stretti tra
due Cuori
colmi
d’Amore»
Sacro Cuore di Gesù
Cuore Immacolato
della
Beata Vergine Maria
LA SANTITÀ RESISTE AL PASSARE DEL TEMPO
PERCHÉ ESSA È TRACCIA DELL’ETERNO DIO
NELLA STORIA DEGLI UOMINI
Beato Papa Giovanni XXIII dopo 50 anni
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In questo Editoriale del Mese di Giugno, non potevo non inserire un ricordo legato
al «Papa Buono». Egli, dopo cinquant’anni dalla sua morte è ancora vivo nei cuori e
nella memoria di moltissimi che o lo hanno conosciuto di persona oppure lo hanno
conosciuto tramite l’affetto trasmesso da altri. Vorrei riprendere, prima di tutto, la
stupenda e biografica Omelia pronunciata dal Beato Giovanni Paolo II il giorno della
Beatificazione del «Papa Buono»; proseguire, poi, con la presentazione dello Stemma
Pontificio di Giovanni XXIII che porta in sé i tratti salienti del suo pontificato; e, concludere, quindi, con il grande «DISCORSO ALLA LUNA». In appendice, dopo la bellissima
esperienza del Pellegrinaggio con il CRE a Sotto il Monte di venerdì 21 giugno scorso,
desidero riportare l’immagine della Cripta con l’evento che l’ha ispirata, cioè la morte
del «Papa Buono». 
EDITORIALE
IL CANTIERE
IN QUESTO NUMERO
PAG. 2
EDITORIALE
LA SANTITA’ RESISTE AL PASSARE DEL TEMPO
PAG. 4
CULTURA
OMELIA DI SUA SANTITA’ GIOVANNI PAOLO II
PAG. 7
IL DISCORSO DELLA LUNA
PAG. 8
LA CRIPTA <<OBOEDENTIA ET PAX>>
PAG. 9
L’ ANEDDOTO DEL CROCIFISSO D’AVORIO
CARITAS
PAG. 10 LA FEDE E’ L’ AVVENIMENTO E RAGIONE
DIRETTORE RESPONSABILE
DON RICCARDO CASTELLI
Tel. Casa Parr. 0363 381022
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REDAZIONE
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SITO WEB PARROCCHIALE
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PAGINE & PAROLE
Paola Montella
Claudia Brambilla
Michela Cavenago
Massimiliano Lava
Yari Viganò
Il Cantiere
www.parrocchiasanbernardo.it
Notiziario mensile
della Parrocchia San Bernardo
di Castel Rozzone
Stampato in proprio
PAG. 11 CARITAS PARROCCHIALE CASTEL ROZZONE
STORIA
PAG. 13 MADONNA DI MEDJUGORJE
POESIA
PAG. 14 CUORE IMMACOLATO DI MARIA
SPORT
PAG. 15 PULCINI 2003
EVENTI
PAG. 16 GIRO DEI RIFUGI 15-18 GIUGNO CON IL G.A.M.
MUSICA
PAG. 18 MORENO
CUCINA
PAG. 19 POLLO AL CURRY
PAG. 20 CAMPAGNA SOSTEGNO 2013
Per informazioni e corrispondenza
rivolgersi alla Redazione presso
la Casa Parrocchiale o scrivere all’indirizzo
di posta elettronica
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Direttore Responsabile Don Riccardo Castelli
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OMELIA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II IN OCCASIONE
DELLA BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI XXIII
Piazza San Pietro, 03 settembre 2000
G
Giovanni XXIII nacque a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, il 25 novembre 1881, primo
figlio maschio di Marianna Mazzola e di Giovanni
Battista Roncalli. La sera stessa il neonato venne
battezzato dal parroco don Francesco Rebuzzini,
ricevendo il nome di Angelo Giuseppe. Gli fece da
padrino l’anziano prozio Zaverio Roncalli, il primo dei sette zii di papà Battista, uomo molto pio,
che, rimasto celibe, si era assunto il compito di
educare religiosamente i numerosi nipoti. Il futuro Giovanni XXIII conservò un ricordo commosso e riconoscente per le cure e le sollecitudini di
questo vecchio patriarca.
Manifestando fin dalla fanciullezza una seria inclinazione alla vita ecclesiastica, terminate le
elementari, si preparò all’ingresso nel seminario
diocesano ricevendo un supplemento di lezioni
di italiano e latino da alcuni sacerdoti del luogo
e frequentando il prestigioso collegio di Celana. Il
7 novembre 1892 fece il suo ingresso nel seminario di Bergamo, dove fu ammesso alla terza classe
ginnasiale. Dopo un avvio difficoltoso per l’insufficiente preparazione, non tardò a distinguersi sia
nello studio che nella formazione spirituale, tanto
che i superiori lo ammisero prima del compimento del quattordicesimo anno alla tonsura. Avendo proficuamente terminato nel luglio del 1900
il secondo anno di teologia, fu inviato il gennaio
successivo a Roma presso il seminario romano
dell’Apollinare, dove esistevano alcune borse di
studio a favore dei chierici bergamaschi. Pur con
l’intermezzo di un anno di servizio militare prestato a Bergamo a partire dal 30 novembre 1901,
la formazione seminaristica risultò particolarmente fruttuosa.
Il 13 luglio 1904, alla giovanissima età di ventidue anni e mezzo, conseguì il dottorato in teologia. Con il più lusinghiero giudizio dei superiori, il
10 agosto 1904, fu ordinato sacerdote nella chiesa di Santa Maria di Monte Santo; celebrò la pri-
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CULTURA
ma Messa il giorno seguente nella Basilica di San
Pietro, durante la quale ribadì la sua donazione
totale a Cristo e la sua fedeltà alla Chiesa. Dopo
un breve soggiorno nel paese natale, nell’ottobre
iniziò a Roma gli studi di diritto canonico, interrotti nel febbraio del 1905, quando fu scelto quale
segretario dal nuovo Vescovo di Bergamo Monsignor Giacomo Radini Tedeschi. Furono circa dieci
anni di intenso impegno accanto ad un Vescovo
autorevole, molto dinamico e ricco di iniziative
che contribuirono a fare della diocesi bergamasca
un modello per la Chiesa italiana.
Oltre al compito di segretario, svolse altri numerosi incarichi. Dal 1906 ebbe l’impegno dell’insegnamento di numerose materie in seminario:
storia ecclesiastica, patrologia e apologetica; dal
1910 gli fu assegnato anche il corso di teologia
fondamentale. Salvo brevi intervalli, svolse questi incarichi fino al 1914. Lo studio della storia
gli consentì l’elaborazione di alcuni studi di storia locale, tra cui la pubblicazione degli Atti della
Visita Apostolica di San Carlo a Bergamo (1575),
una fatica durata decenni e portata a termine alla
vigilia dell’elezione al Pontificato. Fu anche direttore del periodico diocesano «La Vita Diocesana»
e dal 1910 assistente dell’Unione Donne Cattoliche. La prematura scomparsa di Monsignor Radini nel 1914 pose fine ad un’esperienza pastorale eccezionale, che, se pur segnata da qualche
sofferenza come l’infondata accusa a lui rivolta di
modernismo, il futuro Giovanni XXIII considerò
sempre punto di riferimento fondamentale per
l’assolvimento degli incarichi a cui fu di volta in
volta chiamato. Lo scoppio della guerra nel 1915
lo vide prodigarsi per più di tre anni come cappellano col grado di sergente nell’assistenza ai feriti ricoverati negli ospedali militari di Bergamo,
giungendo ad atti di autentico eroismo. Nel luglio
del 1918 accettò generosamente di prestare servizio ai soldati affetti da tubercolosi, sapendo di
rischiare la vita per il pericolo di contagio.
Del tutto inaspettato giunse nel dicembre del
1920 l’invito del Papa a presiedere l’opera di Propagazione della Fede in Italia, quando a Bergamo
aveva da poco avviato l’esperienza della Casa degli studenti, un’istituzione a metà tra il pensionato e il collegio, e contemporaneamente fungeva da
direttore spirituale in seminario. Dopo forti
titubanze, finì con l’accettare, iniziando con molta
cautela un incarico che si presentava molto delicato per i rapporti con le organizzazioni missionarie già esistenti. Compì un lungo viaggio all’estero per la realizzazione del progetto della Santa
Sede mirante a portare a Roma le varie istituzioni
di sostegno alle missioni e visitò diverse diocesi
italiane per la raccolta di fondi e l’illustrazione
delle finalità dell’opera da lui presieduta.
Nel 1925 con la nomina a Visitatore Apostolico
in Bulgaria iniziò il periodo diplomatico a servizio della Santa Sede, che si prolungò fino al 1952.
Dopo l’ordinazione episcopale avvenuta a Roma il
19 marzo 1925, partì per la Bulgaria con il compito soprattutto di provvedere ai gravi bisogni della
piccola e disastrata comunità cattolica. L’incarico
inizialmente a termine si trasformò in una permanenza decennale, durante la quale Roncalli pose le
basi per la fondazione di una Delegazione Apostolica, di cui lui stesso venne nominato primo rappresentante nel 1931. Non senza difficoltà riuscì
a riorganizzare la Chiesa cattolica, ad instaurare
relazioni amichevoli con il Governo e la Casa Reale bulgara, nonostante l’incidente del matrimonio
ortodosso di re Boris con la principessa Giovanna
di Savoia, e ad avviare i primi contatti ecumenici
con la Chiesa Ortodossa bulgara. Il 27 novembre
1934 fu nominato Delegato Apostolico in Turchia
ed in Grecia, paesi anche questi senza relazioni
diplomatiche con il Vaticano. A differenza della
Grecia, dove l’azione di Roncalli non ottenne risultati di rilievo, le relazioni con il governo turco
invece migliorano progressivamente per la comprensione e la disponibilità mostrate dal Delegato nell’accettare le misure ispirate dalla politica di
laicizzazione perseguite da quel governo. Con tatto e abilità organizzò alcuni incontri ufficiali con
il Patriarca di Costantinopoli, i primi dopo secoli
di separazione con la Chiesa Cattolica.
Durante la Seconda Guerra Mondiale conservò
un prudenziale atteggiamento di neutralità, che
gli permise di svolgere un’efficace azione di assistenza a favore degli Ebrei, salvati a migliaia dallo sterminio, e a favore della popolazione greca,
stremata dalla fame.
Inaspettatamente, per decisione personale di
Pio XII, fu promosso alla prestigiosa Nunziatura
di Parigi, dove giunse con grande sollecitudine il
30 dicembre 1944. Lo attendeva una situazione
particolarmente intricata. Il governo provvisorio
chiedeva la destituzione di ben trenta Vescovi,
accusati di collaborazionismo con il governo di
Vichy. La calma e l’abilità del nuovo Nunzio riuscirono a limitare a solo tre il numero dei Vescovi
destituiti. Le sue doti umane lo imposero alla stima dell’ambiente diplomatico e politico parigino,
dove instaurò rapporti di cordiale amicizia con
alcuni massimi esponenti del governo francese.
La sua attività diplomatica assunse una esplicita
connotazione pastorale attraverso visite a molte
diocesi della Francia, Algeria compresa.
L’effervescenza e l’ansia apostolica della Chiesa
francese, testimoniata dall’avvio dell’esperienza
dei preti operai, trovarono in Roncalli un osservatore attento e prudente, che riteneva necessario
un congruo periodo di tempo prima di una decisione definitiva.
Coerentemente al suo stile di obbedienza, accettò prontamente la proposta di trasferimento alla
sede di Venezia ove giunse il 5 marzo 1953, fresco della nomina cardinalizia decisa nell’ultimo
Concistoro di Pio XII. Il suo episcopato si caratterizzò per lo scrupoloso impegno con cui adempì i
principali doveri del Vescovo, la visita pastorale e
la celebrazione del Sinodo diocesano. La rievocazione della storia religiosa di Venezia gli suggerì
iniziative pastorali nuove, come il progetto di riavvicinare i fedeli alla Sacra Scrittura, rifacendosi
alla figura del proto - patriarca San Lorenzo Giustiniani, solennemente commemorato nel corso
del 1956.
L’elezione, il 28 ottobre 1958, del settantasettenne Cardinale Roncalli a Successore di Pio XII induceva molti a pensare ad un Pontificato di transizione. Ma fin dall’inizio Giovanni XXIII rivelò
uno stile che rifletteva la sua personalità umana e
sacerdotale maturata attraverso una significativa
serie di esperienze. Oltre a ripristinare il regolare funzionamento degli organismi curiali, si preoccupò di conferire un’impronta pastorale al suo
ministero, sottolineandone la natura episcopale
in quanto Vescovo di Roma. Convinto che il diretto
interessamento della diocesi costituiva una parte
essenziale del Ministero Pontificio, moltiplicò i
contatti con i fedeli tramite le visite alle parrocchie, agli ospedali e alle carceri. Attraverso la convocazione del Sinodo diocesano volle assicurare
il regolare funzionamento delle istituzioni diocesane mediante il rafforzamento del Vicariato e la
normalizzazione della vita parrocchiale.
CULTURA
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Il più grande contributo giovanneo è rappresentato senza dubbio dal Concilio Vaticano II, il cui annuncio fu dato nella basilica di San Paolo il 25 aprile 1959. Si trattava di una decisione personale, presa dal
Papa dopo consultazioni private con alcuni intimi e col Segretario di Stato, Cardinale Tardini. Le finalità assegnate all’Assise Conciliare, elaborate in maniera compiuta nel discorso di apertura dell’11 ottobre 1962, erano originali: non si trattava di definire nuove verità, ma di riesporre la dottrina tradizionale in modo più adatto alla sensibilità moderna. Nella prospettiva di un aggiornamento riguardante
tutta la vita della Chiesa, Giovanni XXIII invitava a privilegiare la misericordia e il dialogo con il mondo
piuttosto che la condanna e la contrapposizione in una rinnovata consapevolezza della missione ecclesiale che abbracciava tutti gli uomini. In quest’apertura universale non potevano essere escluse le
varie confessioni cristiane, invitate anch’esse a partecipare al Concilio per dare inizio ad un cammino
di avvicinamento. Nel corso della prima fase si poté costatare che Giovanni XXIII voleva un Concilio
veramente deliberante, di cui rispettò le decisioni dopo che tutte le voci ebbero modo di esprimersi e
di confrontarsi. Nella primavera del 1963 fu insignito del Premio «Balzan» per la pace a testimonianza
del suo impegno a favore della pace con la pubblicazione delle Encicliche Mater et Magistra (1961) e
Pacem in terris (1963) e del suo decisivo intervento in occasione della grave crisi di Cuba nell’autunno
del 1962. Il prestigio e l’ammirazione universali si poterono misurare pienamente in occasione delle
ultime settimane della sua vita, quando tutto il mondo si trovò trepidante attorno al capezzale del
Papa morente ed accolse con profondo dolore la notizia della sua scomparsa la sera del 3 giugno 1963.
Di rosso, alla fascia d’argento,
alla torre al naturale chiusa e finestrata di nero attraversante sul tutto
e accostata in capo da due gigli d’argento,
col capo patriarcale di Venezia:
d’argento, al leone alato passante, guardante e nimbato,
tenente con la branca anteriore destra un libro aperto recante la scritta
PAX TIBI EVANGELISTA MEUS, il tutto d’oro.
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CULTURA
IL DISCORSO DELLA LUNA
U
Uno dei più celebri discorsi di papa Giovanni, forse una delle allocuzioni in assoluto più celebri della storia della Chiesa, è quello che ormai si conosce come «Il discorso della luna».
L’11 ottobre 1962, in occasione della serata di apertura del Concilio, piazza San Pietro era gremita di fedeli che, se pur non comprendendo a fondo il valore teologico dell’avvenimento, ne percepivano la storicità, la fondamentalità, la difficoltà, ed erano nel
luogo che simboleggia il cattolicesimo, la piazza appunto.
A gran voce chiamato ad affacciarsi, Roncalli disse di non voler
parlare, ma limitarsi a benedire i presenti. Il discorso a braccio
fu poetico, dolce, semplice, e pur tuttavia conteneva elementi
del tutto innovativi. Con un richiamo straordinario salutò la Luna: salutò i fedeli della sua diocesi (il papa è anche il vescovo di
Roma), e si produsse in un atto di umiltà forse senza precedenti,
con il parlare di un curato.
«Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una sola, ma riassume
tutte le voci del mondo; e qui di fatto il mondo è rappresentato.
Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera ... Osservatela in alto, a guardare questo spettacolo ... Noi chiudiamo una
grande giornata di pace ... Sì, di pace: “Gloria a Dio, e pace agli
uomini di buona volontà”. Se domandassi, se potessi chiedere
ora a ciascuno: voi da che parte venite? I figli di Roma, che sono
qui specialmente rappresentati, risponderebbero: ah, noi siamo i figli più vicini, e voi siete il nostro vescovo. Ebbene, figlioli
di Roma, voi sentite veramente di rappresentare la “Roma caput mundi”, la capitale del mondo, così come per disegno della
Provvidenza è stata chiamata ad essere attraverso i secoli. La
mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi, un fratello divenuto padre per volontà di Nostro Signore ... Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così; guardandoci
così nell’incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte,
se c’è, qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà ... Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite:
“Questa è la carezza del Papa”. Troverete forse qualche lacrima
da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Sappiano gli afflitti che il Papa è con i suoi figli specie nelle ore della
mestizia e dell’amarezza ... E poi tutti insieme ci animiamo: cantando, sospirando, piangendo, ma sempre pieni di fiducia nel
Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuiamo a riprendere il
nostro cammino. Addio, figlioli. Alla benedizione aggiungo l’augurio della buona notte».
Sera dell’11 ottobre 1962, al termine della giornata di apertura del Concilio Vaticano II
CULTURA
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LA CRIPTA «OBOEDENTIA ET PAX»
Il «cuore» del pellegrinaggio a Sotto il Monte è la cripta, inaugurata anche questa l’11 ottobre 2012: si trova sotto la chiesa parrocchiale consacrata proprio da papa Giovanni nel 1929 e la cappella costruita negli
anni ‘70 dallo stesso architetto della Basilica di Nazareth, Giovanni
Muzio e dedicata a «Maria regina della pace». Quest’ultima è il luogo
abituale della devozione al papa buono: c’è una vetrinetta con l’abito
bianco del pontefice, le scarpe rosse e lo zucchetto. La gente lascia foto,
preghiere e anche un orsetto di peluche e un Gesù Bambino di plastica in un ampio bacile. Si ringrazia
per delle guarigioni ma anche per la figlia che «finalmente si è sposata». La cripta, totalmente riqualificata dagli architetti Paolo Belloni e Elena Brazis, si identifica con il motto di Roncalli «Oboedentia
et pax» ed è il luogo dove il pellegrino viene invitato a raccogliersi, a stare con se stesso, a pregare.
Per questo la luce dialoga sommessamente con il colore scuro dell’ambiente mentre la rapida fiamma delle candele scopre frasi di papa Giovanni. «Vengo dalla povertà e fui educato a una povertà
contenta e benedetta». «Nel sacrificio di ciascuno c’è il mistero della pace che il mondo aspetta e che ciascuno deve saper meritare per sé e per tutto il mondo. Invochiamo questa pace e
meritiamola».
Al centro c’è la teca di cristallo che aveva accolto il corpo del papa fino a quando venne traslato dalle
grotte vaticane nella basilica di San Pietro dove sono stati posti i calchi in bronzo del volto e della
mano del papa appena morto, opera di Giacomo Manzù. Una lama di luce scolpisce il crocifisso in
avorio su cui il beato posava lo sguardo negli ultimi giorni della sua vita: «Nelle mie conversazioni
notturne - racconta una frase tratta dal suo diario del 31 maggio 1963, tre giorni prima della morte ho sempre avuto davanti a me questo Gesù crocifisso, con le braccia aperte per ricevere tutti».
«La spiritualità di papa Giovanni - spiega don Claudio Dolcini - è fondata sul Crocifisso, sulla consegna
totale a lui. Ha voluto il crocifisso davanti al letto per potergli parlare e scansava con impazienza la suora che lo assisteva e per sistemargli le coperte glielo nascondeva alla vista». La cripta, dopo l’itinerario
lungo i luoghi cari a Giovanni XXIII, ricorda al pellegrino che la meta ultima del cammino di fede non
è il papa buono, anche se appartiene alla schiera dei Santi, ma Cristo ed è davanti a lui che si conclude
il pellegrinaggio di ogni uomo.
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CULTURA
L’ ANEDDOTO DEL CROCIFISSO D’AVORIO
Avvisano i suoi fratelli a Sotto il Monte: il Papa sta morendo. Alfredo, Giuseppe e Zaverio Roncalli partono subito, e con loro, oltre alla sorella Assunta, sale sull’aereo il cardinale Giovanni
Battista Montini. All’alba di lunedì 3 giugno, papa Giovanni XXIII è immobile e silenzioso nella
sua stanza. Al suo capezzale ci sono «le nipoti suore, suor Angela e suor Anna», racconta don
Battista Roncalli, nipote di Giovanni XXIII, «i fratelli, la sorella, monsignor Capovilla, il cardinale Cicognani, monsignor Dell’Acqua, i fratelli Gusso, mio fratello Zaverio, mia sorella Enrica e mio
cugino Privato». Ma il Pontefice non li riconosce più. «La febbre ha continuato a salire: il termometro registra ora una temperatura di 42 gradi». Uno dei medici che hanno in cura il Papa,
il professor Valdoni, sentenzia: «Giovanni XXIII è nelle mani di Dio. Clinicamente è già morto».
Passano le ore, ed ecco che «la temperatura scende improvvisamente, il Papa non ha ormai che
poche linee di febbre - continua il nipote - Ci guardiamo sgomenti, sappiamo che questo è il segno della fine». Nel frattempo, in piazza San Pietro è stato eretto un altare. E il cardinale Luigi
Traglia, Vicario del Papa per Roma, ha iniziato a celebrare una Messa. Giovanni XXIII, «che era
ricaduto affranto e che da qualche momento non dava segno di vita, si muove, abbozza dei cenni
con le mani, agita il capo». I suoi occhi sembrano fissare una direzione precisa nella camera «e
chiedere dolorosamente qualcosa: un favore, un aiuto. I cenni si fanno sempre più intensi. Muove
le labbra a fatica, come se volesse parlare. Guarda mio fratello Zaverio, che è proprio davanti
a lui, gli fa un cenno, sembra che lo chiami. Cosa succede? Il gesto del Papa è dolorosamente
eloquente». Giovanni XXIII sta domandando a Zaverio di spostarsi, perché «nel fervore della
preghiera, si è posto davanti al Crocifisso, al bel Crocifisso d’avorio che Angelo Roncalli,
quando è stato creato Papa, ha voluto mettere là, sopra l’inginocchiatoio, per poterlo vedere al momento del risveglio e in ogni attimo della sua giornata». Subito Zaverio
«comprende l’ultimo desiderio del Papa morente, si scosta, e nella penombra della stanza riappare il viso doloroso di Cristo. Sui lineamenti che abbiamo tanto amato sembra allora tornare un
ultimo sorriso. Giovanni XXIII si è riadagiato sul letto, gli occhi fissi sul crocifisso». Dalla piazza
sale il canto della folla. E alle 19.49, la gente accorsa per essere vicina al Papa morente può liberare il pianto. Si vedono accendersi in pieno le luci della stanza del Pontefice, e dunque tutto
è chiaro. Giovanni XXIII è morto. Lo salutano a nome di tutti le campane di San Pietro, e anche
le rondini che volano nel tramonto di giugno tra gli Apostoli sulla Basilica.
Beato Papa Giovanni XXIII,
facci buoni come hai cercato di vivere tu;
intercedi per noi e per le nostre famiglie;
metti nel nostro cuore il desiderio di una vera santità seguendo il Cristo.
Vostro
don Riccardo
CULTURA
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II
LA FEDE E L’ AVVENIMENTO
Oggi molti dicono: in tutte le religioni c’è del buono.
O addirittura: tutte le religioni sono uguali; sicché
ognuno può scegliere quella che gli va bene come
può scegliere il colore della sua cravatta o il luogo
della sua villeggiatura.
Credo che si possa anche dire così, purché però si
capisca bene che in questo discorso il cristianesimo
non c’entra niente.
Perché il cristianesimo, a differenza di tutte le altre
visioni religiose o filosofiche o etiche, è prima di tutto un avvenimento: l’avvenimento del Figlio di Dio
che si fa uomo, muore in croce, risorge; e ci coinvolge, se ci lasciamo coinvolgere, in questa vicenda di
morte, di risurrezione, di una vita destinata a diventare una “vita eterna”.
Certo il cristianesimo è anche una religione: difatti
implica delle idee sulla Divinità, stabilisce una regolamentazione del culto, propone una legge morale.
Ma primariamente il cristianesimo, ed esso solo, è
un fatto; un fatto che si può accogliere o rifiutare.
Perciò è imparagonabile, e non può essere contato
insieme con le altre posizioni ideologiche o spirituali. La fede cristiana è un arrendersi a questo avvenimento che salva ed è un lasciarsi cambiare di
dentro da ciò che è avvenuto. Le altre persuasioni
religiose possono essere anche belle, buone, utili,
affascinanti; ma non hanno niente a che vedere con
la fede.
III
LA FEDE E LA RAGIONE
Da qualche secolo va in giro per il mondo la curiosa idea che fede e ragione siano tra loro incompatibili: chi crede, si dice, smette di ragionare; e chi ragiona perciò spesso rinuncia a credere. Questa posizione si chiama “razionalismo”, ma non ha niente a che vedere con la ragione. Confondere
ragione e razionalismo è come confondere i polmoni con la polmonite. E’ vero invece il contrario:
fede e ragione si richiamano reciprocamente. Certo la fede è oltrepassare le capacità conoscitive
naturali; ma è un salto che è ragionevole fare perché la ragione, lasciata a sé sola, va a finire nella
gabbia dell’assurdo.
E’ assurdo che l’uomo sia venuto al mondo a caso, e poi abbia la necessità inderogabile di darsi dei
principi e delle norme di vita e di convivenza. E’ assurdo che l’uomo capiti nell’esistenza senza che
gli sia dato di sapere che cosa sia venuto al mondo a fare, né quale sarà il suo traguardo finale.
E’ assurdo che l’uomo sia costretto entro una realtà visibile che non gli basta: non basta alla sua
domanda di senso e non basta alla sua domanda di amore. L’atto di fede è un atto scomodo; ma è il
solo che mi consente di conservarmi ragionevole. Se sto dormendo al secondo piano di un palazzo
e si sviluppa dal basso un incendio che ha già distrutto le scale, è ragionevole che mi butti dalla finestra dopo essermi accertato che sotto ci sia il telone dei pompieri. Non è la discesa, che di istinto
preferirei, ma è l’unica che può salvarmi.
Caritas
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CARITAS
CARITAS PARROCCHIALE CASTEL ROZZONE
Tra breve comincerete a vedere un nuovo simbolo
per le vie di Castel Rozzone, il simbolo della Caritas Parrocchiale; un cerchio che racchiude quattro immagini: il logo della Caritas, San Bernardo,
Madre Teresa di Calcutta e due mani che si avvicinano scambiandosi un cuore.
Ecco il perché di queste scelte.
Partiamo da San Bernardo, il nostro Patrono, ma
anche il monaco che ricordava ai suoi confratelli
di non curarsi troppo delle apparenze «mentre il
povero ha fame» per poi continuare con Madre
Teresa. Il suo volto è sicuramente l’immagine
che tutti associamo alla carità e all’amore incondizionato per gli ultimi, attraverso i suoi occhi ci
piace leggere una frase che ripeteva spesso: «Se
giudicate la gente, non avrete il tempo di amarla». Dopo due grandi personalità abbiamo scelto
un’immagine che ci ricorda ciò che possiamo fare:
donare e donarci agli altri. Non serve andare oltre
alle nostre possibilità, cercare di fare qualcosa al
di fuori delle nostre esperienze, basta il cuore. Per
ultimo il logo della Caritas, l’Associazione a cui ci
rifacciamo e che si propone di promuovere la testimonianza della carità, della giustizia sociale e
della pace.
e che come tutti noi hanno un solo sogno, dare ai
propri figli un futuro migliore. É per tener viva
questa speranza in tutti gli abitanti di Castel Rozzone che abbiamo sentito l’esigenza di lavorare
direttamente sul nostro territorio, senza demandare a nessuno un lavoro che potevamo fare noi,
che potevamo fare qui.
Per poter aiutare le persone per prima cosa bisogna conoscerle, comprendere i loro bisogni.
Per questo è attivo un «Centro d’ascolto» aperto tutti i lunedì dalle 16:00 alle 18:00 presso la
Casa Parrocchiale. Qui si comincia con l’accogliere
le richieste di aiuto e si procede con un accompagnamento e un sostegno alle persone che vi si
rivolgono. Il passo più importante è l’educazione
alla carità: andare al di là dei soli aiuti materiali
e imparare a guardare alle esigenze del singolo.
Perché volere così fermamente un gruppo di Le famiglie di cui ci occupiamo sono state seleziopersone che opera direttamente sul nostro ter- nate con l’aiuto dell’assistente sociale del Comune
ritorio e non appoggiarci più semplicemente e gli aiuti erogati sono monitorati attraverso un
alla Caritas decanale di Treviglio?
tesserino personale. In questo modo riusciamo
per quanto ci è possibile a valutare i bisogni reali
La risposta è semplice e purtroppo se prestiamo ed il lavoro svolto è veramente diretto a chi ne ha
un poco di attenzione possiamo vederla tutti: la necessità.
crisi economica ha creato molti nuovi poveri, persone che magari ci camminano a fianco, italiani e Questo è sicuramente il cuore del nostro operare,
stranieri che ogni giorno faticano a tirare avanti ma per poter andare avanti è necessario raccoCARITAS
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gliere i beni da distribuire. A tale scopo i progetti sono
tanti. Stiamo trattando coi supermercati della zona per
raccogliere i prodotti vicino alla scadenza, partirà a
breve una raccolta alimentare anche nei negozi di Castel Rozzone e stiamo partendo con la raccolta di abiti
usati, ma in buono stato. Per quest’ultimo impegno si
è reso necessario trovare uno spazio adatto a stoccare tutto il materiale raccolto; a tale scopo grazie alla
Fondazione dell’Asilo «San Giuseppe» cercheremo
di poter utilizzare due stanze dell’ex-asilo come magazzino. Vogliamo creare una sorta di «guardaroba»
che possa raccogliere gli abiti, ma anche passeggini e
carrozzine per i bambini.
Detto tutto ciò non ci resta che invitarvi al nostro appuntamento di esordio nella nostra comunità.
La sera del 13 luglio in occasione della «Notte Bianca»
saremo presenti con uno banchetto sul sagrato della
Chiesa. In tale occasione partirà la prima raccolta alimentare.
Ci servono pasta, riso, farina, zucchero, olio, latte e
scatolame a lunga conservazione. Abbiamo bisogno
di voi e vi aspettiamo a braccia aperte.
Grazie fin da ora per aver scelto di guardare verso chi
ha bisogno e per non aver girato la testa dall’altra parte, grazie per la vostra consapevolezza contro ogni ingiustizia sociale.
Francesca D’ Alfonso
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CARITAS
Madonna di Medjugorje, detta anche Regina della Pace o Gospa, è l’appellativo con
cui viene chiamata dai credenti la venerata
Maria, madre di Gesù; queste apparizioni
mariane sarebbero tutt’ora in atto. Il nome
della località è quello in cui sarebbero iniziate le apparizioni e dal quale provengono
i sei veggenti: Ivanka Ivanković, Mirjana
Dragićević, Vicka Ivanković, Ivan Dragićević, Jakov Čolo e Marija Pavlović. Nella prima
apparizione, avvenuta il 24 giugno 1981, i
veggenti affermano di aver ricevuto un’apparizione della Vergine Maria, che in seguito si presenterà con il titolo di “Regina della
Pace” (Kraljica Mira), altro appellativo con
cui è venerata. Per questo motivo Medjugorje è divenuta meta di numerosi pellegrinaggi.
STORIA
Il 24 giugno 1981 sei ragazzi avrebbero visto «una figura femminile luminosa sul sentiero che costeggia
il Podbrdo», con un bambino fra le braccia. Il giorno seguente ella si sarebbe presentata come la «Beata
Vergine Maria».
Bisogna premettere che nel 1981 la Bosnia-Erzegovina apparteneva alla Repubblica Socialista Federale
di Jugoslavia, guidata da una dittatura comunista. Verso la metà di luglio 1981 un ragazzo pubblicò un
articolo su un giornale di Zagabria, che racconta i fatti di Medjugorje, facendo conoscere questa storia
anche all’estero e ripresa anche da altri giornali. Ciò attirò diversi pellegrini e ammalati dall’estero. La
polizia, pertanto, iniziò ad irritarsi assieme alle autorità comuniste slave, tanto da decidere di chiudere
la zona del Podbrdo a chiunque. Le apparizioni iniziate sul Podbrdo continuarono, nei primi tempi,
nelle case dei veggenti e nella casa parrocchiale, tanto che padre Jozo, allora parroco di Medjugorje, fu
arrestato per attentato alla sicurezza e all’unità dello Stato.
Dal 1981 ad oggi, i veggenti avrebbero continuato ad avere visioni, anche se non vivono più tutti a Medjugorje. Il gruppo definitivo dei veggenti è così costituito: Ivanka Ivanković, Mirijana Dragičević, Vicka
Ivanković, Ivan Dragičević (dal 24 giugno 1981), a cui si sono aggiunti (il 25 giugno 1981) Marija Pavlović e Jakov Čolo. Tra i veggenti esiste una fitta trama di parentele.
Luca Coletta
STORIA
13
Cuore Immacolato di Maria, ardente di bontà,
mostra il tuo amore verso di noi.
La fiamma del tuo cuore, o Maria,
scenda su tutti gli uomini.
Noi ti amiamo tanto.
Imprimi nei nostri cuori il vero amore,
così da avere un desiderio continuo di te.
O Maria, umile e mite di cuore,
ricordati di noi quando siamo nel peccato.
Donaci per mezzo del tuo Cuore Immacolato
la salute spirituale.
Fa’ che sempre possiamo guardare alla bontà
del tuo Cuore materno
e che ci convertiamo per mezzo della fiamma
del tuo Cuore.
Amen
(preghiera dettata dalla Madonna di Medjugorje alla veggente Jelena Vasilj il 28 novembre 1983)
O Madre mia, Madre di bontà, d’amore e di misericordia, Ti amo infinitamente e Ti offro
me stessa.
Per mezzo della Tua bontà, del Tuo amore e della Tua grazia, salvami.
Io desidero essere Tua. Io Ti amo infinitamente, e desidero che Tu mi custodisca.
Dal profondo del mio cuore Ti prego, Madre di bontà, dammi la Tua bontà.
Fa’ che per mezzo di essa io acquisti il Paradiso.
Io Ti prego per il Tuo amore infinito, di donarmi le grazie, affinché io possa amare ogni uomo,
come Tu hai amato Gesù Cristo.
Ti prego affinché Tu mi dia la grazia di essere misericordiosa verso di Te.
Ti offro me stessa totalmente e desidero che Tu segua ogni mio passo. Perché Tu sei piena
di grazia.
E desidero che io non me ne dimentichi mai.
E se per caso io perdessi la grazia Ti prego di restituirmela.
Amen
(Dettata dalla Madonna di Medjugorje a Jelena Vasilj il 19 aprile 1983)
Luca Coletta
14
POESIA
PULCINI 2003
Castel Rozzone 8 Giugno 2013
E’ con grande soddisfazione che il C.S.G. CASTEL ROZZONE presenta alla comunità di Castel Rozzone la squadra “Pulcini 2003” che ha vinto il campionato laureandosi campione C.S.I. 2012/2013, al termine di una stagione intensa e bellissima vissuta in testa dall’inizio fino alla fine del campionato, ma
nonostante tutto vinto solo all’ultima giornata, grazie anche alla caparbietà
dell’ASPERIAM, che fino all’ultimo non ha mai mollato, rendendo ancora più
bella e significativa l’impresa dei nostri piccoli campioni, ai quali va senz’altro
il nostro più vivo ringraziamento e mi permetto di aggiungere, il ringraziamento di tutta la comunità di Castel Rozzone.
Il ringraziamento va esteso naturalmente anche allo staff tecnico per l’impegno e l’applicazione metodica e costante in questa lunga ed intensa stagione
sportiva, che ha portato questo gruppo a primeggiare attraverso il gioco di
squadra, insegnando loro l’importanza dell’aiuto reciproco, il rispetto dell’avversario e l’applicazione negli allenamenti, condizione necessaria per raggiungere questi risultati sportivi.
Sabato 1 Giugno tutta la squadra è stata invitata a Bergamo presso la sede del
C.S.I. Per la festa in loro onore e il ritiro del trofeo a loro assegnato, il quale
adesso fa bella mostra nella nostra sede.
Grazie ancora per la bella impresa e in bocca al lupo per i prossimi appuntamenti.
C.S.G. CASTEL ROZZONE
Carlo Finardi
SPORT
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IL Giro dei Rifugi - 15-18 Giugno 2013 con il G.A.M.
Ciao sono un bambino che ha fatto per ben tre anni il
giro dei rifugi e questa esperienza è fantastica perché
si cammina in compagnia e nel frattempo si vedono
paesaggi suggestivi.
Siamo partiti sabato mattina con tanto entusiasmo e
lo zaino sulle spalle con destinazione Carona con i pulmini.
Durante questi quattro giorni oltre a camminare tra il
verde delle montagne dove abbiamo visto laghi, torrenti e anche degli animali come stambecchi e marmotte, abbiamo giocato e abbiamo condiviso ogni momento della giornata, dalla mattina alla sera.
Oltre a noi bambini c’erano dei ragazzi più grandi, gli
adulti ed anche il don.
Voglio ringraziare tutti, gli organizzatori per avermi
permesso di vivere questa fantastica esperienza, i ragazzi per avermi aiutato nelle scalate e i miei amici per
la compagnia.
Purtroppo per me quest’anno è stato l’ultimo anno e
voglio suggerirvi a voi che avete la possibilità di non
perdervi questa occasione di partecipare al giro dei rifugi dell’anno prossimo.
Fabio
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EVENTI
- IL Giro dei Rifugi 15-18 Giugno 2013
con il G.A.M.
Di Alessia Possenti e Chiara Cortesi
Eccoci qua pronti per iniziare un altro giro dei rifugi!!!
Un po’ assonnati ma molto contenti siamo partiti alle ore 8.00 del mattino destinazione Carona.
Per il viaggio abbiamo usato tre pulmini e la macchina del Don; abbiamo effettuato molte curve, ma in alcune andavamo piano altrimenti si
scendeva a spingere il pulmino!!!
Arrivati a Carona, ci siamo messi subito in cammino, nel primo tratto di
strada abbiamo incontrato una cascata dalla quale passando sul ponte
gli schizzi d’acqua ci rinfrescavano, poco dopo ci siamo fermati ad un
laghetto per pranzare e riposarci.
Verso le 17.00 siamo arrivati al rifugio Longo e dopo aver lasciato gli
zaini ci siamo recati al lago del Diavolo per vedere come era un lago
ghiacciato, il lago era quasi tutto coperto da neve e ghiaccio era molto
bello e faceva freddo.
Dopo esserci sistemati nella camere abbiamo cenato e celebrato la Santa Messa con Don Riccardo.
Siamo andati a letto presto perché eravamo stanchi ed il giorno dopo di
buon mattino ci aspettava un lungo cammino per il rifugio Calvi.
Durante il percorso abbiamo visitato l’interno di una diga, e dopo pranzo siamo arrivati al rifugio Calvi, dove ci siamo rilassati davanti ad un
bellissimo panorama.
Il Terzo giorno siamo partiti alla volta del rifugio laghi Gemelli, il tragitto è stato molto lungo ma divertente, abbiamo scherzato e giocato
per tutto il viaggio, i giochi sono continuati anche quando siamo arrivati
al rifugio.
Dopo cena il don ci ha raccontato la leggenda della Dama Bianca che
aveva gli occhi come i laghi gemelli e quando morì ingiustamente per
mano del marito i laghi diventarono uno per le lacrime versate …
poi siamo usciti con le torce al buio e abbiamo visto la dama arrivare
vicina vicina ed abbiamo avuto paura!!!
La mattina seguente abbiamo iniziato il viaggio per il ritorno a casa,
durante il tragitto ci siamo fermati al lago Becco ed al lago Colombo
bellissimi e con l’acqua freddissima e limpidissima dopo pranzo siamo
arrivati alle macchine e dopo un gelato siamo partiti per Castel Rozzone.
Quest’anno il giro dei rifugi è stato molto bello e intenso perché ogni
giorno abbiamo dormito in un rifugio diverso, quindi abbiamo sempre
portato con noi lo zaino affrontando tutti i giorni i diversi percorsi con entusiasmo ed energia.
By Alessia e Chiara
EVENTI
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MORENO
Ciao a tutti!!! Come promesso, RIECCOMI!!! Questa volta vi parlo di un artista che fino a
qualche settimana fa era richiestissimo... MORENO! :)
Moreno Donadoni, in arte solo Moreno, è un rapper italiano. Dopo alcune esperienze musicali con la sua crew gli Ultimi AED, si è imposto nel freestyle vincendo concorsi regionali
e nazionali, tra cui nel 2011 la competizione del Tecniche Perfette, gara in cui è il rapper
più decorato, mentre nel 2012 partecipa ad MTV Spit arrivando fino alla semifinale.
Nel 2013 è salito alla ribalta per aver partecipato e vinto la dodicesima edizione del Talent
show Amici di Maria De Filippi. Ha vinto nel medesimo programma, il relativo Premio
della critica giornalistica. È stato inoltre, il primo “rapper” ad essere ammesso nel Talent
show di Canale 5.
Successivamente ha firmato un contratto discografico con l’Universal Music e Tempi
Duri, con le quali ha pubblicato il suo primo disco solista, con la collaborazione e produzione di Fabri Fibra, intitolato Stecca.
La vittoria ad Amici ed il primo album Stecca
Nel febbraio del 2013 Moreno entra ad Amici di Maria De Filippi e diventa il primo rapper
ad essere ammesso nel Talent show. Di seguito raggiunge la fase serale del programma
entrando a far parte del team capitanato da Emma; nel corso del serale ha duettato con
diversi artisti tra cui Fabri Fibra, Fedez, Francesco Renga, la stessa Emma e Massimo Ranieri. Durante la trasmissione firma con l’etichetta discografica Universal Music, in collaborazione con la Tempi Duri, con le quali pubblica il suo primo album da solista, ovvero
Stecca, pubblicato il 14 maggio. Stecca ha debuttato direttamente alla 1ª posizione della
Classifica FIMI Artisti, per poi scendere alla 2ª posizione nella settimana successiva. Nella
terza settimana di rilevamento il medesimo album riconquista il vertice della classifica
ottenendo il disco d’oro per aver venduto oltre 30.000 copie. Il 1º giugno 2013 viene proclamato vincitore di Amici, conseguendo anche il premio della critica giornalistica. Mentre
il 3 giugno 2013 è uscito ufficialmente in radio il primo singolo estratto da Stecca, ovvero
Che confusione, singolo presentato anche ai Wind Music Awards 2013 dove è stato ospite.
Il brano ha raggiunto l’8ª posizione della Top Digital Download italiana.
Personalmente non seguo molto quest’artista, però mi è sembrato corretto metterlo dato
che sono in molti a essere suoi fan ... in ogni caso spero che l’articolo vi sia piaciuto!
Un bacio dalla vostra
Chiara :)
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MUSICA
Pollo al curry
a cura di Massimiliano
Ciao a tutti,
questa ricetta è per chi ama i sapori decisi e variegati. Spero sia di vostro gradimento!!!
Ingredienti per quattro persone
Per il fondo bianco (brodo)
-
un quarto di pollo
-
1 carota
-
2 gambe di sedano
-
1 cipolla steccata con alloro e chiodi di garofano
-
1 spicchio di aglio
-sale
Per il pollo
Un pollo intero diviso in quattro parti
Farina
Olio di oliva extravergine
Sale
Spezie: curry , curcuma, pepe bianco, pepe nero, zafferano e se si vuole un po’ di origano
Mezzo litro di fondo bianco
Procedimento per il fondo bianco
Far bollire tutti gli ingredienti e schiumare man mano. Far cuocere circa 2 ore fino ad
ottenere circa mezzo litro di fondo bianco, da utilizzare dopo averlo filtrato e fatto intiepidire.
Procedimento per la cottura del pollo al curry
Infarinare le parti di pollo e friggerlo in abbondante olio di oliva extravergine fino a dorarlo.
Trasferire il pollo in una casseruola alta e larga dove avrete già versato il fondo bianco
filtrato. Versare a piacimento tutte le spezie elencate negli ingredienti, dando prevalenza
al curry e mescolare bene.
Far cuocere con coperchio a fuoco medio/alto fino a cottura della carne. A fine cottura
mescolare delicatamente per amalgamare gli ingredienti e servire il pollo spolverando
ulteriormente la carne con il curry.
Fatemi sapere se vi è piaciuta questa ricetta ... amanti dei sapori forti!!!
Il vostro chef Massimiliano
CUCINA
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CAMPAGNA SOSTEGNO 2013
“ IL CANTIERE ”
CARO LETTORE,
CONTINUA LA CAMPAGNA PER SOSTENERE IL NOSTRO NOTIZIARIO CON UNA
NOVITA’:
PER DARE UN SERVIZIO PIU’ CONTINUATIVO
A CHI HA SOTTOSCRITTO
IL SOSTEGNO ANNUALE, O VORRA’
FARLO IN FUTURO,
‘IL CANTIERE’
VERRA’ CONSEGNATO IN FORMA CARTACEA
TUTTI I MESI.
COSA ASPETTI ALLORA?
RICORDIAMO INOLTRE CHE, PER CHI GIA’
SCRIVE SUL NOTIZIARIO O PER CHI VOLESSE INIZIARE A FARLO, GLI ARTICOLI DEVONO PERVENIRE ALLA REDAZIONE ENTRO
IL 15 DI OGNI MESE ALL’INDIRIZZO
[email protected]
PARROCCHIA SAN BERNARDO ABATE
ORARIO S. MESSE
FERIALI:ORE 08,30
GIUGNO 2013
MARTEDI’
ORE 09,15
GIOVEDI’
ORE 20,30
20
FESTIVI:
SABATO
ORE 18,00
ORE 08,00
DOMENICA
ORE 10,00
ORE 18,00