Anno 9 - Numero 4 # Gennaio

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Anno 9 - Numero 4 # Gennaio
TITOLO BRANO PRINCIPALE
SOMMARIO:
Dove regnano i sogni
2
Redde asterigi quod est
astirigis
4
Incubo a capodanno
6
Conosci te stesso
8
Musica musica
10
Eccoci di nuovo
11
Parole e musica della
shoa
12
La vita è bella..fino ad
un certo punto
13
Lettera ad un amico
fragile
14
I pensieri di oliver
16
Riprendiamo il nostro impegno scusandoci per il ritardo
di questa uscita.
In questo numero vogliamo
ricordare, in occasione del
giorno della memoria, le
vittime dei genocidi perpetrati dalla follia dell’uomo.
L A N O S T R A R E DA Z I O N E D I G E N N A I O
T I T O L O B R A N O S E C O N DA R I O
Lorenzo Bazzano
Arturo DE Faveris
Lorenzo Fornasieri
Federico Piccolo
Cecilia Parigi
Alessia Grillone
Giorgia Pellegrino
Edoardo Ciammariconi
Maddalena Bardarelli
Paola Gullone
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D OV E R E G N A N O I S O G N I
La Cina è il Paese in cui
regna il silenzio, dove la
verità viene nascosta o
repressa. Dove scrivere
articoli come questo è
impossibile e comporta la prigione. Le
notizie sulla repressione cinese ai danni del Tibet ci arrivano mitigate, molto
incerte.
Il Tibet ha conosciuto per poco tempo la
libertà,
subendo
Proprio al 1950
l’assoggettamento
risalgono le prime
dell’Impero mongolo
costruzioni dei campi di prima, e della Re-
concentramento, i
Laogai,
zati a vantaggio economico del Regime
comunista cinese e di numerose multinazionali
che in Cina investono,
infischiandosene di concetti come dignità umana
all’avanguardia ma mentalmente fermo al Medioevo: le condizioni igieniche sono quasi inesistenti, il cibo è inadeguato e sempre sommi-
pubblica
Popolare
Cinese poi. Proprio al
1950 risalgono le prime costruzioni dei
campi di concentra-
mento, i Laogai, dove
tutt’ora sono detenuti
milioni di uomini,
donne e bambini condannati ai lavori for-
e decenza morale
(che in effetti nulla
hanno a che vedere
con il denaro). Sia il
numero dei Laogai
sia il numero dei detenuti è assoluto segreto di Stato; certamente sono numeri
troppo
inquietanti
perché la maggior
parte delle persone
le ignori.
Le condizioni di vita
all’interno dei Laogai
sono ovviamente degradanti, degne di un
Paese economicam
e
n
t
e
nistrato in base alla
quantità di lavoro eseguito, i pestaggi e
le
torture
sono
all’ordine del giorno e
i detenuti possono
intrattenersi con ratti,
topi e serpenti che
assiduamente passano di lì. Le celle sono
incommensurabilmente troppo piccole
rispetto al numero di
detenuti che accolgo-
no, detenuti che si vedono costretti a dormire sul pavimento accanto ai servizi igienici,
che, nei rari casi in cui
esistono, sono costituiti da bidoni.
La tortura non è soltanto uno strumento di
punizione, quanto
spesso un puro divertimento delle guardie;
ognuno si distrae a
modo suo. Le torture
J o e be r ti
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spaziano dal ricevere
scariche elettriche in
ogni parte del corpo,
all’essere obbligati a
stare con i piedi nudi
sul ghiaccio fino a
che le piante dei piedi non rimangono attaccate al ghiaccio
stesso. Nuovi metodi
di tortura vengono
regolarmente brevettati, specialmente per
evitare di lasciare sul
corpo tracce visibili.
La peculiarità di questi campi di concentramento rispetto ai
Lager nazisti o ai Gulag sovietici, caratteristica che forse li rende sin più crudeli dei
suddetti, è il sistematico lavaggio del
cervello del detenuto,
che
come
O’Brien in 1984 è
costretto a subire
un umiliante indottrinamento sulle verità infallibili del Partito Comunista cinese, che di comunista ha ben poco.
A cosa serve questa
brutalità è inutile
dirlo. I Laogai forniscono
un’ingente
manodopera a costo
zero che permette di
vendere i prodotti ottenuti anche al decuplo di ciò che si è investito (di fatto nulla).
Non è un caso che il
costo del lavoro cinese sia il 5% del costo
del lavoro dell’Unione
Europea. L’Italia è il
Paese più danneggia-
to dall’invasione di
prodotti e materie
prime cinesi in Europa. La Cina ha escogitato un escamotage
brillante per mascherare il suo modo di
produzione: il termine
Laogai presenta infat-
ti due accezioni, una
che indica una prigione, l’altra che indica
un’impresa commerciale; nel prodotto
finito compare solo il
secondo nome, per
cui tutto sembra svolto nella massima correttezza e
legalità.
Le riforme
che il go-
verno cinese ha promesso, promette (e
prometterà) di attuare sono solo promesse di facciata, promesse cosmetiche
volte a ricostruire
l’immagine della Cina
di fronte agli occhi
miopi dei Paesi stranieri che tollerano
coscienziosamente
tutto ciò.
Le proteste avvenute
durante le Olimpiadi
di Pechino del 2008
e la nascita di movimenti come Free Tibet non sono bastati
a
scrollare
l’indifferenza
e
l’ignoranza collettiva
sulla barbarie di una
potenza economica
che sta letteralmente
dominando il mondo.
La tortura non è
soltanto uno strumento
di punizione,
(Da una ricerca svolta con Edoardo De Giorgio e Leandro Palaia) Lorenzo Bazzano
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REDDE ASTERIGI QUOD EST ASTERIGIS
Il fumetto di
Goscinny e Uderzo
dimostra che il
latino non è una
lingua morta
Una stimolante attività
ci è stata proposta
dall’insegnante di latino per l’interruzione
scolastica relativa alle
festività Natalizie: la
lettura di un fumetto di
Asterix, rigorosamente
in latino. Seppur accolta con riserbo, si è
rivelata un modo interessante per distrarci
tra una versione e l’altra senza perdere l’allenamento.
Le vicende di cui trattano i fumetti si svolgono nel corso della
conquista della Gallia
da parte dell’esercito
romano comandato da
Giulio Cesare; solo un
villaggio situato all’incirca nell’attuale Britannia è più che deciso a non indossare
la toga romana. La
strenua resistenze si
avvale dell’aiuto della
pozione magica del
druido
Panoramix.
Tra i Galli si distinguono: il nostro eroe
Asterix, la cui statura
è tanto bassa quanto
acuto il suo ingegno;
Obelix, il suo amico
inseparabile, ghiotto
di risse e di carne di
cinghiale; Maeistix, il
capo del villaggio,che
nulla teme se non
che il cielo
gli cada in
testa,
e
come egli
stesso
dice:
“Nondum
omnium
dierum sol
occidit”. Un
posto d’onore spetta
a Cesare, il
quale,
benché
sovente
ridicolizzato
dai
Galli si dimostra
una figura
per nulla
crudele e
senza
pietà.
È
assai divertente l’uso
delle frasi celebri del
dittatore che sono
oggetto di parodia, a
titolo di esempio
citiamo “Veni, vidi e
non credo ai miei occhi!” Spesso è anche
riconoscente ai Galli
per l’aiuto che più
volte gli viene dato.
La scelta di una
traduzione in latino si
basa, oltre che all’intenzione di dare una
sfumatura divertente
e coinvolgente per
ambientare la storia,
sul pensiero sempre
più condiviso che il
latino non sia una
lingua morta, ma un
modo del tutto vivo
per
intendersi
e
comunicare in Europa. Fungono infatti
da esempio le trasmissioni in latino di
una radio finlandese,
alcuni blog su internet che lo utilizzano
per discutere di argomenti di svariato
interesse, la presenza di un quotidiano in latino che
tratta degli argomenti
più importanti del pianeta. ,
J o e be r ti
Per chi fosse interessato alla questione
sul latino come lingua
viva ecco alcuni siti:
www.latinitatis.com/
latinitas/menu_it.htm
(radio, blog,fumetti…)
Www.ephemeris.alcui
nus.net/ (quotidiano)
Infine vi consigliamo
la
lettura,
rig-
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orosamente in latino)
di alcuni fra i celebri
nubeculati libelli di
Asterix tradotti: Certamen Principum, Asterix et Cleopatra, Asterix
apud
Helvetios,Clipeus Arvernus, quelli che hanno
riscontrato maggiore
successo in classe.
Per concludere ecco
una simpatica vignetta tratta da Certamen Principum che
vede coinvolti il prefetto
dell’accampamento e il suo centurione.
Arturo De Faveris e Lorenzo
Fornasieri
Vignetta di Federico Piccolo
Pa g in a 6
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I N C U B O A C A P O DA N N O
Do ve v a
es s e re
un
bell’evento quello organizzato in piazza San Carlo
alla notte di Capodanno.
Un concerto che molti
a s p e t t a v a n o .
Un’occasione
per festeggiare
l’arrivo
dell’anno nuovo. Certo, la
musica è stata travolgente
e tutti si sono
divertiti
da
matti, ma sono stati ibotti
e l’alcool a
farla davvero
da
padroni.Tutto comincia a circa mezz’ora
dal countdown, quando
esplosioni e botti,
che hanno
provocato dieci
feriti in tutto, tra
cui tre minorenni
alcune persone hanno
tirato fuori i primi petardi e hanno cominciato
a lanciarli. E da quel
momento il Caval
d’brons ha visto da so-
pra il suo grande piedistallo un’esplosione di
botti e petardi arricchita da fiumi di alcool. Le
volanti delle Forze
dell’Ordine sembravano stare lì intorno solo
per bellezza, incuranti
della gente che girava
distribuendo alcolici.
Altre zone della città e
dintorni assistono a
esplosioni e botti, che
hanno provocato dieci
feriti in tutto, tra cui tre
minorenni. Il più grave
tra le vittime è un romeno di 37 anni ricoverato al Maria Vittoria, che, a causa
dell’esplosione di una
“cipolla”, ha perso
quattro dita alla mano
sinistra e ha riportato
una frattura alla gamba
destra. Caso sconvolgente è anche quello
del tredicenne che, trovandosi nel posto sbagliato nel momento
sbagliato, è rimasto
vittima di un petardo e,
ricoverato all’Oftalmico,
ha perso la vista da un
occhio. Oggi in piazza
San Carlo sono ancora
presenti tappi di bottiglia, pezzi di vetro e
tappi di sughero. Tuttavia non è la prima volta
che ne sentiamo parla-
re e, per questo, proprio Torino si era battuta per contrastare questi problemi, stabilendo
il “divieto di far esplodere petardi, botti e
fuochi d’artifici” e sanzioni da 50 a 500 euro,
al fine di tutelare gli
animali. Sono proprio i
nostri amici a quattro
zampe coloro che vedo-
no la festa di
Capodanno come un vero e
proprio incubo.
Essi, infatti, soffrono moltissimo i botti, e
spesso lo choc
provato dai rumori è talmente
grande che alcuni non sopravvivono. Per
questo la città ha imposto il divieto previsto
dal l’art 9, comma 23 del
“Regolamento per la tutela e il benessere degli
animali in città” il quale
a f f e r m a
c h e
“L’attivazione di petardi,
botti, fuochi d’artificio e
simili può rivelarsi come
maltrattamento e comportamento lesivo nei
confronti degli animali”.
Molte campagne sono
state anche messe in
atto dalla città, tra cui i
numerosi manifesti “Gli
J o e be r ti
Pa g in a 7
animali valgono + di un
botto” e gli spot messi
in onda dalle radio. Secondo
l’AIDAA
(Associazione Italiana
Difesa Animali ed Ambiente) il numero dei
cani e dei gatti morti a
re venuti in piazza, alcuni accompagnando
anche dei cani, fidandosi della sicurezza che
era stata garantita, e di
essersi poi trovati in
mezzo ai guai. Molti
ironicamente si chiedo-
causa
dei fuochi
d’artificio è in calo ma
comunque molto alto,
ed e,rispettivamente, di
44 e 76, contro i 65 e
111 registrati l’anno
scorso. Importante però
è anche il numero di
animali spaventati e
scappati: 890 contro i
978 dell’anno scorso.
Insomma, sembra che
tutta la fatica della città
e degli animalisti sia
stata vana, e non sorprende che sia stato
così dopo lo scarso impegno dimostrato da
quelli che dovevano far
rispettare queste norme. Molti si sentono
delusi dal fatto di esse-
no com’è possibile che
un proposito non sia
stato mantenuto ancor
prima che l’anno nuovo
iniziasse. Certo, forse
solo la promulgazione
di
una
legge o
l’imposizione di un divieto non basta, ma
allora, tutti dovremmo
fare qualcosa. Tutti do-
vremmo fare la nostra
parte per far sì che certe cose non accadano
più. Forse noi siamo
capaci di difenderci da
due petardi, ma i cani o
i gatti no. Per aiutarli,
come minimo possiamo
stargli vicini, o tenerli
lontani dai luoghi dove
ci sono botti, ma a volte
non basta. Invece, sensibilizzare l’opinione
pubblica, amici e parenti su quanto questi rumori possono essere
dannosi per gli animali
può già fare la differenza, come la può fare
qualunque cosa in grado di diminuire il numero di vittime, umane e
non, che si registrano
ogni anno. Solo così ci
sarà la possibilità di
non avere più notizie,
l’anno prossimo, di ricoverati o di animali scappati.
Cecilia Parigi
forse solo la
promulgazione di
una legge o
l’imposizione di
un divieto non
basta
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C O N O S C I T E S T E S S O ( E C H I T I S TA I N T O R N O )
DI ALESSIA GRILLONE E GIORGIA PELLEGRINO
la terzaci offre un interessante excursus di questi
primi tre anni di liceo:
Quanta strada percorsa
dal primo giorno di scuola nel lontano 2011!
Quanti volti incontrati per
la prima volta tre anni fa
e ora parte integrante
della nostra vita quotidiana! Quanti ostacoli superati insieme, nonostante
le divergenze, le incomprensioni, le difficoltà che
si sono sempre però risolte in una crescita personale e
collettiva, creando quella che
oggi posso dire
essere la III H!
Questo mese è la Mi trovo in una
po-
lettori sentitevi liberi di
esercitare i vostri diritti in
quanto tali, leggere
l’ultima frase di questo
breve articolo, saltare le
parti che non vi si addicono e anche interrompere
completamente la lettura!
Siate comprensivi si cercherà di non lasciare indietro niente e nessuno!
Allora cominciamo... La
nostra classe la III H ha il
profilo tipico di tutte le
classi di classico e linguistico di questa terra: tante, forse troppe, donne e
pochi, troppo pochi, uomini! Siamo 23 giovani pulzelle e 6 baldi cavalieri
che ogni giorno cercano
disperatamente, e soven-
sezione H a
presentarsi
sizione quanto mai delicata in questo
momento,
infatti mi è
stato chiesto
di riassumere l’esperienza di tre ricchi e movimentati anni in
sole venti righe, quindi
come dice il grande romanziere Daniel Pennac
perdonate lo scrittore per
i suoi errori e in quanto
te senza successo, di coniugare le esigenze del
gentil sesso con quelle
della minoranza maschile.
A parte questi dettagli puramente tecnici potrem-
mo definire questa
classe, forse più che
altre, un vero e proprio
microcosmo, un campione della più varia
umanità: vantiamo dal
futuro premio nobel
per la letteratura al
fanatico dei videogiochi, dalla cultrice della
bellezza prêt à porter alle rivoluzionarie
di antica memoria. Ma
nonostante questa
grande varietà di storie e necessità, e soprattutto le dispute
per le programmate di
storia e filosofia, siamo insieme ormai da,
sempre.. Nuovi acquisti e vecchi arrivederci
ci hanno portato a essere quello che siamo
oggi, un po’ più grandi,
non necessariamente
più saggi, ma sicuramente più consapevoli
che nella vita ci potremo trovare davanti
alle persone più differenti, proprio come ci
era capitato il primo
giorno di liceo quando
abbiamo varcato la
soglia della nostra
nuova classe!
Una piccola chicca che
vi lascerà senza parole!
J o e be r ti
ILa professoressa X
soffre particolarmente i rumori forti, e deboli dall’allegro din
don delle campane
percepito dalle sue
orecchie alla pari del
martello pneumatico
al ticchettio
dell’orologio. Sfruttando questa nostra
conoscenza abbiamo
deciso un bel mattino
di tenderle
un’imboscata! Proprio a metà della lezione cominciamo in
simultanea, 29 persone, a canticchiare un
motivetto sempre più
forte che ha suscitato
uno totale sconcerto
nella nostra insegna-
La quarta, invece,
sente già l’imminenza
della separazione e
guarda al primo anno
di università con eccitazione, ma anche
con timore: "Siamo in
29. 24 femmine e 5
maschi. Se aggiungiamo la new entry arrivata dal Messico arriviamo a 30 tondi tondi. Quest'anno ci stiamo cimentando in
nuove esperienze come il corso di arrampicata, le uscite che i
prof ci stanno proponendo, insomma nuo-
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te! Si è girata gridando: “Cos’è questo terribile rumore????”
Hahahah momento
indimenticabile!!n
conclusione a questo
breve excursus che
dà soltanto una pic-
ve gioie e nuovi dolori.
Ma tutto nuovo. Perché
in ogni caso, anche se
non siamo la classe più
unita della terra, stiamo
crescendo INSIEME,
stiamo scoprendo ogni
giorno che passa una
nuova parte di noi. Abbiamo ancora un anno
da passare insieme e
dopo andremo a cimentarci in un altra nuova
esperienza, forse la più
drammatica, felice, spaventosa, bella, faticosa
ed eccitante della nostra vita: quella del primo anno di universi-
cola idea di quello che siamo
diventati e quello che siamo
ora, posso solo esprimere un
desiderio per il futuro, ossia che potremo continuare a crescere insieme, superando le divergenze
che a volte ci dividono, ma che alla fine
finiremo per risolvere.. come la matassa di un gomitolo,
che ogni tanto si
mostra aggrovigliata
e indistricabile, ma
che alla fine sarà
srotolata e intessuta
in una sciarpa colorata e irregolare a memoria dei nostri
anni del liceo! (III H)
tà."(IV H)
Alessia Grillone e Giorgia
Pellegrino
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MUSICA MUSICA...
Prende il via da questo mese una rubrica musicale
che mira a suggerire diversi percorsi dell’animo ...
Ludovicus van Beethoven nasce a
Bonn a metà dicembre del 1770 da
una famiglia di origini contadine .
Figlio di Johann van Beethoven,uomo violento e dedito all'alcolismo, musicista presso il principe elettore di Colonia, ebbe un
infanzia difficile e soffocante, oppresso dal padre che, notandone le
doti musicali, voleva farne un
bambino prodigio per ricavarne il
massimo profitto economico. La
sua vita prende una svolta quando
gli viene data l'opportunità di studiare a Vienna presso il pianista
Haydn, il piu' famoso musicista
dell'epoca. A Vienna diventa presto il piu' richiesto e famoso musicista gettando ombra su tutti gli
altri mentre le sue prime sinfonie
confermano il suo genio. Viene a
contatto con gli ideali del romanticismo e della rivoluzione francese
dai quali rimane affascinato anche
se poi rimarrà profondamente deluso dalle azioni di Napoleone a
cui inizialmente dedico' la sua ter-
za sinfonia. Beethoven rimase
sempre uno spirito irrequieto,
estremamente legato alla sua
indipendenza economica e libertà morale, arrivando a scontrarsi
con numerose figure di alto rango o importanza. La scoperta
della sua crescente sordità ebbe
un effetto devastante sulla sua
personalità e lo indusse a ritirarsi sempre piu' in isolamento, per
cio' che sembrava misantropia ma
che era in realtà terrore di mostrare
il proprio difetto.
Sebbene le sue opere furono influenzate dagli ideali dei preromantici egli non puo' essere classificato come tale , c'è infatti nel suo
stile un elemento estremamente
profondo, inquietante ed estraneo,
qualcosa che non dipende da un
certo periodo storico ma é proprio
dell'interiorità agitata di qualsiasi
essere umano . Non a caso è l'idolo
dell'inquietante e psicopatico protagonista di Arancia Meccanica.
Consigli di ascolto
"KEMPFF plays BEETHOVEN Sonata No
23 Op.57 Appassionata COMPLETE
(1960)"
www.youtube.com/watch?
v=UCbLHfYkiwg&feature=youtube_gda
ta_player
Ludwig van Beethoven - Sinfonia n° 7
in La maggiore - 2) Alllegretto
www.youtube.com/watch?
v=l9AVQei8a_I&feature=youtube_gdat
a_player
Beethoven's Tempest Sonata mvt. 3 -Wilhelm Kempff
www.youtube.com/watch?v=LfjDDQ5REk&feature=youtube_gdata_play
er
Symphony No. 9 ~ Beethoven
www.youtube.com/watch?
v=t3217H8JppI&feature=youtube_gda
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A cura di Edoardo Ciammariconi
La musica è una rivelazione più profonda di ogni
saggezza e filosofia. Chi penetra il senso della mia
musica potrà liberarsi dalle miserie in cui si trascinano gli altri uomini.
J o e be r ti
Pagina 11
E C C O C I D I N U OVO
Comincia un nuovo
periodo di scuola. Il
periodo decisivo. Il
periodo in cui faremo
vedere qual che siamo,
quel che vogliamo essere.
Ci sentiremo sottopressione,
vorremo magari sempre
ottenere
di
più, ma nel
frattempo
crolleremo.
Più andrà avanti l’anno
meno ci sentiremo
invogliati a studiare, a passare
lunghissime e
interminabili
ore pomeridiane seduti
in una camera
che ci apparirà buia e deprimente.
Le mura improvvisamente si avvicineranno a noi. Nemmeno la
musica emessa dalle
casse ci aiuterà, nemmeno le telefonate agli
amici. Certo abbiamo
sempre l’obiettivo di
esserci per loro e a
volte ci sentiamo in
colpa di metterli in
secondo piano, ma
l’amicizia è fatta da
compromessi e da fiducia, per cui non ci si
deve preoccupare.
I mesi andranno avanti, cadremo e poi ci
rialzeremo. Perderemo
il controllo, urleremo,
insulteremo la gente,
troveremo improvvisamente tutto superfluo.
Le opinioni altrui conteranno sempre di più,
ci confronteremo con
In fondo non smettiamo
mai
di
cercare
l’ammirazione delle persone in cui vediamo
qualcosa in più.
Ma questo periodo tanto
angosciante, o meno che
sia, viviamolo come un
Guarderemo
tutto e tutti con
occhi da giganti.
la nostra classe, il nostro compagno di banco e indubbiamente
tutti appariranno migliori di noi. Magari
ci accontenteremo di
un 6, magari no. Magari vorremo eccedere,
distinguerci dalla mischia.
Guarderemo tutto e
tutti con occhi da giganti.
Ma in fondo che cosa
è una vita senza obiettivi, una vita scolastica, o la nostra quotidianità.
periodo e non “il” periodo. Affrontiamo sfide
ogni giorno, questa sarà
una delle tante, certo.
Anche se ci sentiremo
tanto delusi da noi stessi,
rimbocchiamoci le maniche e autoconvinciamoci che ce la possiamo
fare, che siamo come gli
altri, che meritiamo
quello che loro hanno e
che in fondo ognuno
prende in mano la propria vita e non quella del
vicino di banco.
Maddalena Bardelli
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P A RO L E E M U S I C A D E L L A S H OA H
Giorno della Memoria 2014
Il programma comprende testi di :
Liceo Statale “D. Berti”
Bertold Brecht, Henny Schermann,
Anna Frank, Etty Hillesum,
Imre Kertesz, Primo Levi,
Fania Fénélon, Elie Wiesel
Brani musicali:
J.Williams, ” Tema di Schindler's List”
J. Strauss jr., “ Sul bel Danubio blu”
F. Lehár, Valzer
da’ “La vedova allegra”
P. Kreuder , “Dodici minuti”
G. Puccini, “Un bel dì vedremo…”
da “Madame Butterfly”
Parole e Musica della Shoah
Venerdì 31 Gennaio 2014 h. 20.30
Aula Magna Liceo Statale “D. Berti”
Via Duchessa Jolanda 27/bis
Torino
Con il patrocinio di:
W. A. Mozart, “Sonata in la maggiore” K 331
Monologhi:
Margherita Patti
Testi didascalici:
Glorjana BELLOJ
Simona BISCIONE
Cristina DI GESU’
Federico GALLISTA
Irene GARETTO
Cristiana GUZZON
Alessandra MALORGIO
Chiara NEGRISOLO
Alessia A. NEPOTE
Alessandra RESTELLI
Giulia ROLLO
Luca RUSSO
Fiorella ZENA
Esecuzioni musicali:
Lisa ANTONUCCI (pianoforte)
Christian GILLIO (pianoforte/composizione)
Clarissa MARINO (violoncello)
Carmen MUSICO’ (voce)
Camilla PATRIA (violoncello)
Paolo RASERO (pianoforte)
Coordinamento: Paola Marzia GAZZI
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Vi segnialiamo questa
iniziativa che vede protagonista Margherita
Patti, l’attrice che
qualche mese fa ha
presentato al nostro liceo lo spettacolo
“Ipazia”.
J o e be r ti
Pa g in a 13
LA VITA È BELLA… MA FINO AD UN CERTO
PUNTO
Questa non sarà una recensione come le altre.
Non ci sarà il tono ironico che sempre le caratterizza, perché non c’è
niente da ridere sul tema
di questo film. Non ci
sono attori di Holliwood,
ma vanta ben tre Oscar
(Roberto Benigni, miglior attore protagonista.
“La vita è bella” di Nicola Piovani, miglior
colonna sonora. Miglior
film straniero.).
Guido Orefice (Roberto
Benigni) è ebreo, ma
questo non è un proble-
ma (ancora). Nella prima
parte del film è spensierato, senza freni… e innamorato. È innamorato
della maestra di scuola
elementare, Dora, che lui
chiama “Principessa”.
Dopo che riesce a conquistarla portandola via
dalla sua festa di fidanzamento, il loro amore si
concretizza nella nascita
del piccolo Giosué. Il
bambino passa i tipici
anni spensierati della
fanciullezza in tutta tranquillità.
Giosué e il papà trovano un modo per stare comunque insieme.
Per non farlo preoccupare, Guido convince
il figlioletto che questa
situazione è tutto un
gioco, che come premio ci sarà un grosso
carro armato e che gli
adulti devono lavorare
tutto il giorno per costruirlo, mentre lui de-
ve stare nascosto nel
dormitorio.
Guido, grazie alla sua
antica amicizia con un
funzionario
nazista,
scampa per
un pelo alla
morte ser-
Durante la loro permanenza nel Lager, Guido e Giosué riescono
ad avere solo due o tre
contatti con Dora, che
sentendoli si rincuora.
Poi arriva il fatidico
giorno: la Germania
perde la guerra e le
forze americane arrivano. I tedeschi sgomberano il campo uccidendo tutti gli ebrei
rimasti. Il piccolo Gio-
sué, invece,
viene nascosto da Guido
in una cabina. Ne uscirà
solo una settimana dopo,
e al contrario del padre
(fucilato da un nazista
mentre cerca di portar via
la sua Principessa) lui viene salvato da un soldato
americano, che lo fa salire
sul suo carro armato. Gio-
Poi succede, è inevitabile.
Arrivano i nazisti a prendere tutti gli ebrei. Il giorno
del suo quinto compleanno,
Giosué e il papà si mettono
in fila per salire sul treno
diretto in un Lager, così come la Principessa (lei non è
di razza ebraica, ma riesce a
convincere un ufficiale nazista a farla salire perché
vuole seguire i suoi ragazzi
fino alla morte).
Arrivati al campo di concentramento dividono subito i maschi dalle femmine e
gli adulti dai bambini. Ma
vendo ai tavoli della mensa degli ufficiali nazisti.
sué, convinto di aver vinto
il gioco, grida: È vero!!
mentre riabbraccia la mamma e torna a casa.
Non ho mai pianto tanto per
un film
Pa g in a 14
G e nna i o 2 0 1 4 — num e r o 4
LETTERA AD UN AMICO FRAGILE
Caro Faber,
pensavo che è bello
che dove finiscano le
tue dita debba in
qualche modo incominciare una chitarra. Tu e la tua chitarra siete diventati un
simbolo per me, insieme a quegli arpeggi non certo virtuosi
ma che accompagnavano la tua voce
splendida,
corretta dalle sigarette che tenevi sempre
accese.
Pensavo che te ne sei
andato troppo presto,
come capita spesso.
E mi chiedo se adesso potrai finalmente
intonare le tue poesie
insieme a don Gallo,
un amico ritrovato.
Spero abbiate tempo
di sedervi e cantare
dei vostri emarginati,
delle vostre prostitute, delle vostre princese, dei vostri droga-
ti, alcolizzati, dei vostri oppressi e dei vostri ultimi. Tu che li
hai cantati e lui che li
ha sempre aiutati,
sempre in direzione
ostinata e contraria,
ben consapevoli che
dai diamanti non nasce niente, sempre a
favore di una minoranza che la maggioranza,
coltivando
tranquilla l’orribile
varietà delle proprie
superbie, ha sempre
escluso.
H a i
semp r e
g u ar dato
i
l
mond
o
c o n
uno sguardo diverso,
certamente migliore.
Lo sguardo di un poeta che avuto poche
idee ma in compenso
fisse, convinto del
fatto che ci sia ben
poco merito nella virtù e ben poca colpa
nell’errore, idea che
ti ha permesso di accettare le cose senza
giudicarle. In un mondo di beceri che si
arrogano il merito di
essere portatori di
una verità assoluta
mi fa sempre bene
r i a -
avuto modo di vedere
come quaggiù sono
cambiate le cose ti
sei voltato dall’altra
parte. Siamo pervasi
dal cinismo, caro Faber, abbiamo smarrito il significato della
parola autenticità.
Così come abbiamo
perso l’amore per il
prossimo e il rispetto
per i diversi, valori che
hai insegnato e che
molti hanno finto, e
fingono, di non voler
ascoltare. Cantavi di
Anselmo, metafora del
tiranno che nel pieno
di un’alluvione a Genova sogna un amore
sensuale che non av-
“Per attirare l'attenzione del lettore, inserire qui una
citazione o una frase tratta dal testo.”
scoltare queste parole.
Ci hai lasciato troppo
presto, te lo ribadisco, ma forse se hai
J o e be r ti
Pa g in a 15
viene mai; bene, continuano a passarci
fiumi in piena ogni
giorno, sono i fiumi
degli oppressi, dei
soli, degli emarginati,
dei poveri… Parole
come giustizia sociale, libertà, amore,
speranza, sono diventate parole vuote. E
noi siamo del tutto
indifferenti. Credimi,
Faber, non ti piacerebbe. Non ti piacerebbe vedere quante
poche idee, e in com-
penso vuote, vengono
portate avanti oggi,
spesso condite con
una violenza immorale come quella del
tuo bombarolo.
Forse ti interesserà
sapere che il tuo nano di un metro e mezzo di statura con il
cuore troppo vicino al
buco del culo è tornato, e si è preso di
nuovo la sua rivalsa.
Mi hai insegnato molto, caro Faber. Mi hai
insegnato che nella
solitudine si può trovare un’ottima compagnia, che l’amore
platonico è possibile
solo se la donna in
questione è infinitamente brutta, che in
amore come in guerra i risultati migliori si
ottengono dal corpo a
corpo, che la fedeltà
altro non è che un
grosso prurito con il
divieto assoluto di
grattarsi e quindi il
valore della libertà.
Mi hai convinto che a
un Dio “fatti il culo”
non bisogna credere
mai, mi hai fatto passeggiare con Sally,
volare tra le corde di
un’altalena insieme
alla tua Nina, mi hai
fatto
abortire
l’America per poi
guardarla con dolcezza, hai sciolto il mio
freddo pragmatismo
e hai allargato i miei
orizzonti verso la signora libertà, signorina Anarchia. Sì, anarchia. Che non significa violenza ma signi-
fica aspirare alla libertà.
Hai lasciato tante cose di cui non ci rendiamo conto: la libertà del suonatore Jones, le cosce di Jamin-a, il caffè di Don
Raffaè, la preghiera
del servo pastore, le
passeggiate in Via del
Campo, le acciughe
che fanno il pallone.
Ti ringrazio molto, caro Faber, e so che
non approverai questa lettera fastidiosamente pomposa
Firmato: un amico
fragile che aspetta la
pioggia per non piangere da solo
Lorenzo Bazzano
“Per attirare
l'attenzione del lettore,
inserire qui una
citazione o una frase
tratta dal testo.”
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G e nna i o 2 0 1 4 — num e r o 4
TITOLO BRANO INTERNO
I PENSIERI DI OLIVER
EP.4
Mio eroe!!
“Allora, ragazzi, vi siete riposati? Come sono andate le vacanze?” Ecco la fatidica domanda che fanno i prof quando
stanno per 1) darti i voti delle
ultime verifiche del trimestre,
2) programmare l’intero calendario del pentamestre. In tal
caso l’unica cosa che ti può
salvare dalla pazzia immediata
è pensare alle vacanze future o
passate.
Personalmente mi sono quasi
rotto una gamba su in montagna da Oscar. Vi basti sapere
che è stato per una buona caunini alla porchetta, maionel’unica cosa che ti se e inzalada.
può salvare dalla Qualche giro in
bob/ciambella.
pazzia immediata è Ritorno a casa.
Devo dire che
pensare alle
non ho preso né
vacanze future o perso nessun
kg.
passate.
Ma cosa c’entrò
la mia gamba
montagna, e proprio lì avevamo parcheggiato i nostri bob e
la ciambella di Marica.
Stavamo esaurendo le munizioni, e anche le ragazze.
All’improvviso Manu è uscita
allo scoperto correndo verso le
munizioni di emergenza che
avevamo sparso al centro della
pista. È successo tutto in pochi
secondi. Ha perso l’equilibrio
mentre correva ed è atterrata
esattamente sulla ciambella,
che naturalmente ha cominciato a scivolare. Troppo in fretta.
sa. È’ stato un capodanno
fantastico… C’eravamo
tutti: io, Oscar (dopotutto
era casa sua), Marica
(dopotutto è la sua ragazza), Azzurra, Luca, Manuela e la nonna di Oscar, che
era sempre (e dico sempre)
sulla porta a controllare che
non bevessimo o facessimo
nulla di zozzo.
Giornata tipo: sveglia di
nonna Pinuccia al canto del
gallo, della gallina e di tutti
i pulcini. Colazione ala sisciliaaaana completa di cannoli
e cioccolata calda. Tute, caschi,
maschere, scarponi. Sci/
con tutto ciò? Mo’ ve lo dirò.
Era mi pare l’ultimo giorno,
e
avevamo
deciso
all’unanimità di passare tutta
la giornata a fare le battaglie
a palle di neve con tanto di
trincee e borse termiche per
contenere le munizioni. Ovviamente abbiamo fatto maschi contro femmine. Sarà
incredibile da credere, ma
Azzurra, la depressa, si è ri“Manu buttati di lato!!” le ha
urlato Luca. Niente da fare,
era troppo lontana. Non ci ho
pensato due volte: sono saltato sul bob più vicino e mi sono lanciato a tutta velocità
incontro a Manu. Per fortuna
un minimo riusciva con le
gambe a frenare la discesa,
qiundi l’ho raggiunta dopo
pochi secondi. Quando le sono arrivato a fianco mi sono
buttato a capofitto contro di
lei, gettandola di lato. Abbia-
D I
P
A O L A
G
U L L O N E
snowboard. Pista. Cadute
spettacolari effetto domino.
Pranzo alla spartana con pavelata essere un ottimo generale e aveva già preparato il
piano di attacco delle donne
prima ancora che iniziasse la
guerra. Noi tre, invece, eravamo un pochettino meno
organizzati, ma più reattivi.
Primo tempo: stavamo perdendo colpi, e Luca era caduto valorosamente.
Di fianco alle trincee ed al
campetto di combattimento
cominciava la discesa della
mo rotolato per 6 metri, più
o meno. Il bob e la ciambella, invece, li abbiamo poi
ritrovati a fondovalle. Quella sera non solo ho constatato che avevo tutte le ossa
al posto giusto, ma sono
anche riuscito a rimediare
un appuntamento con Manu!!