Leggo

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Leggo
Settembre 2O10
NUMERO II
Direttore
Claudio Falchetti
Vicedirettori
Andrea Pacini
Lorenzo Zolfanelli
ANNO XI
In questo numero…
I paradisi fiscali
On the road
In gita col DeGe: Bologna
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Editoriale
Settembre2010
editoriale
TERZIGNO (NA)- La mozzarella di bufala
non è certo il piatto specialità di una volta e
forse non è più presente sui piatti dei napoletani come una volta. Emissioni, inquinamento, rifiuti. Ormai, se vedi per strada una
montagna di rifiuti, non ti preoccupi più di
tanto, ci hai fatto l’abitudine, ma non si può
di certo pretendere di allestire una discarica
vicino a casa tua. Allora manifesti di giorno
contro le autorità civili, che comunque non
sanno trovare una soluzione adeguata al
problema, e di notte compi atti vandalici: camion della spazzatura dati alle fiamme, compattatori bloccati in mezzo alle strade, fumogeni contro la polizia.
Ormai l’odore dei rifiuti impregna l’aria ed il
sapore vero della mozzarella di bufala te lo
sei già dimenticato, forse contiene anche sostanze tossiche, ma è meglio non pensarci.
Poi ti ritorna in mente l’immagine della discarica che inquina la terra, le mucche che pascolano ed il latte inquinato. La rabbia torna
in superficie e gli attacchi di vandalismo si
ripetono notte dopo notte, aspettando che
la situazione cambi, sperando che una discarica non “venga” ad “abitare” nel vicinato.
Una polemica particolare quella di Terzigno,
vicino Napoli, una polemica piena di violenza, contro lo smaltimento di rifiuti per mezzo
di una discarica costruita troppo vicino alle
case. Gli anni passati, a parte un’eccezione
di Napoli dell’inizio del 2008, le strade della
provincia napoletana non erano bloccate da
montagne di rifiuti, poiché queste venivano
smaltite presso delle discariche in periferia, in
aperta campagna. Quando però queste discariche hanno cominciato a riempirsi, i rifiuti
venivano caricati su dei treni e poi spediti in
Germania, verso la combustione in alcuni
termovalorizzatori tedeschi. Il costo era però
troppo elevato (“intervenne” infatti la Camorra, che guadagnò enormi somme di denaro
grazie allo smaltimento dei rifiuti in delle di-
scariche abusive), per questo, invece della
Germania, venne scelto il nord Italia. Qui infatti, soprattutto nella regione dell’Emilia Romagna, sono stati edificati termovalorizzatori
(ovvero inceneritori che, dalla combustione
dei rifiuti, ricavano energia elettrica) in grado
di disperdere nell’aria gas, frutto della combustione stessa, a inquinamento zero, grazie
a moderne tecnologie di filtraggio e simili;
inoltre gli abitanti campani protestavano
contro il consumo e la dispersione di ingenti
quantità d’acqua, ma questi inceneritori disperdono quantità veramente minime
d’acqua, grazie all’utilizzo di un circuito di
tubature e non semplicemente ad una
“linea” di passaggio (esempio emblematico è
quello di Forlì, sottolineato per la sua modernità anche dall’Assessore della Provincia di
Firenze per l’ambiente, ma potrei citarne altri, come quello di Ferrara o di Modena; la
stessa società adesso è in gara per la progettazione dell’inceneritore di Firenze e per
quello di Salerno).
I napoletani, però, non hanno accettato
questa soluzione, poiché così facendo si troverebbero a dipendere dalle regioni del
nord.
È stata proposta la costruzione di un inceneritore nella provincia di Napoli, lontano dai
centri abitati, ma, nonostante i progetti previsti per l’edificazione di un termovalorizzatore
a Salerno, la popolazione ha rifiutato anche
questa soluzione.
Ed ecco che si crea un paradosso per gli abitanti della provincia di Napoli: se infatti non
vogliono né l’inceneritore né la discarica, a
che soluzione porterà questa forma violenta
di protesta, cosa vogliono i napoletani? Dove andranno a finire i cumuli dei rifiuti che
ingombrano le strade? Resteranno lì per
sempre in attesa della fine dei tempi, o dovrà
“intervenire” la Camorra?
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Indice
INDICE
Di
Dio?
Lo
ha
trovato
zzzzzz
D a r w i n Di zzzzz
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Tra ateismo e religione esiste oggi una terza
strada, che identifica Dio con l'evoluzione.
Non esiste descrizione di Dio formulata dall'uomo
priva di contraddizioni. Qualsiasi definizione di
Dio comprende molteplici infiniti: onnipotenza,
onniscienza o esistenza eterna, per fare qualche
esempio. Tuttavia, quando un essere è "infinito
in ogni direzione" le estensioni infinite a un certo
punto si intersecano tra loro e iniziano a contraddirsi. L'indovinello che facevamo a scuola quando
giocavamo in cortile, «Dio sarebbe capace di creare una pietra così grossa che neppure Lui riuscirebbe a sollevarla?» era un esempio di come
l'onnipotenza diventi un concetto confuso quando
si mettono a confronto varie infinità. I molti altri
paradossi della definizione di Dio messi in evidenza dai teologi di solito si fondano proprio su
queste dimensioni infinite e conflittuali. Com'è
possibile essere infinitamente giusti e misericordiosi al tempo stesso? O sconfinatamente onniscienti e liberi nel proprio arbitrio? E se nella definizione Dio è meno di infinito, anche solo in alcune dimensioni, diventa un Dio che pochi sono
disposti a onorare perché gli esseri umani, pur
nella limitatezza delle loro menti, riescono a immaginare solo un Dio più grande, infinito in tutte
l
e
d
i
r
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z
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o
n
i
.
Ed intento, loro sono andati
Di Francesco Calamai
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Fuga nei paradisi fiscali
Di Niccolò Fiaschi
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Credere, Obbedire, Combattere
Di Bartolomeo e Vincenzo
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Special: amico Silvio
Di Niccolò Fiaschi
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Viva la vida
Di Agnese Dolis
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Il Bradipo on the road
Di Vieri Piazzesi
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In viaggio con il DeGe
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DOPPIA IMPOSSIBILITÀ Ma anche una descrizio- De La Redazione
ne dell'universo che non preveda Dio è piena di
contraddizioni. Come inizia l'esistenza se non c'è
inizio? Se l'universo è deterministico, che cosa ne
determina il movimento iniziale? Da un punto di
vista logico si arriva così alla conclusione che sia Delirio in via La Marmora
Dio, sia l'assenza di Dio, sono impossibili. Almeno Di Chiara Mugnai
così appare alle nostre menti limitate. Le 2 possibilità potrebbero infatti anche essere semplicemente oltre la comprensione umana e le loro
contraddizioni, così evidenti per noi, potrebbero De | Ge | Mi | Fa | Sol
essere risolte da intelletti superiori ai nostri. In
effetti, alcuni teisti che sostengono la realtà del Di Marco Castelli
Divino, spiegano le contraddizioni affermando
che Dio è ineffabile, irraggiungibile attraverso le
capacità della nostra conoscenza. Dal loro punto La grande ca$$ata
di vista, gli atei spiegano invece le contraddizioni
affermando che l'ignoranza e le nostre incapacità De La Redazione
sono superabili attraverso la scienza. Nella recente ondata di pubblicità e di attenzione di cui
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Scienza&Tecnologia
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sono stati oggetto, gli atei hanno condannato la religione delle divinità e promosso l'assenza di Dio
come prospettiva superiore, che dovrebbe incontrare il favore dei moderni e degli appassionati della tecnologia. Così è stato. Gli appassionati di tecnologia, infatti, sono molto attratti dall'approccio
s c i e n t i f i c o
d e l l ' a t e i s m o
c o n t e m p o r a n e o .
UN NUOVO PANTEISMO Di recente, tuttavia, è emersa una terza scuola di pensiero, anche questa
allettante per gli appassionati di scienza e tecnologia. Deriva da una delle teologie più antiche, ma
ha acquistato una nuova giovinezza grazie alle conoscenze della tecnologia. Risulta più affascinante
e coinvolgente del vuoto dell'ateismo e sospetto che, a lungo andare, conquisterà l'apprezzamento
di coloro che non riescono a fare il salto della "fede in Dio". Questa nuova terza via è una forma di
panteismo. Nella definizione ortodossa, Dio "trascende" l'universo e, in questa visione, l'universo è
quindi una creazione emanata da Dio. Il rapporto tra l'universo e Dio è lo stesso che esiste tra una
storia o un dipinto e il suo autore, dove l'autore, in quanto tale, trascende il capolavoro. E così è
anche decisamente "altro". Al massimo creatore e creazione possono intrecciarsi in un dualismo
come quello esistente tra corpo e anima. L'ateismo non prevede dualismi; l'universo esiste e basta.
Invece il panteismo, per lo meno nella forma tornata in auge, offre un concetto di divinità e di unità. Esistono molte varietà storiche del panteismo. Se ne potrebbe sintetizzare la maggior parte con
la traduzione letterale del termine pan-teismo: "Tutto, Dio" (dal greco pan= tutto e theòs=dio). Nel
panteismo creazione e Dio sono un tutt'uno. I filosofi panteisti amano dire che Dio è "immanente"
nell'universo,
anziché
affermare
che
Dio
trascende
l'universo.
DIO È ANCHE IL MALE? I filosofi mistici sottolineano un fatto sorprendente: poiché l’universo è Dio, in ciascuno di noi c’è Dio e, fatto ancora più scioccante, ciascuno di noi è Dio. Dio è ovunque
guardiamo. Da questo punto iniziano le contraddizioni insite anche in questa descrizione
dell’universo. Se Dio è tutto, infatti, allora significa che il divino comprende anche lo stupro,
l’omicidio, l’inganno, la guerra, la distruzione e tutto il peggio al quale possiamo pensare. Alcune
delle più antiche religioni orientali accolgono questa visione di una divinità a 2 facce con il concetto
di yin e yang. E se i confini di Dio si estendessero ovunque (infinito in tutte le direzioni) per includere ogni cosa dell’universo, non ci sarebbe nulla d’intelligente da aggiungere perché ogni parola,
alla fine, avrebbe sempre lo stesso significato: Dio. Senza alcuna distinzione tra Dio e assenza di
Dio (perché non c’è nulla che non sia Dio), l’idea di Dio associata all’idea di mondo diventa una tautologia: è come dire che Tutto = tutto. Eppure questa prospettiva particolarmente contraddittoria
p r e s e n t a
c a r a t t e r i
i n t e r e s s a n t i .
IL VUOTO DELLA MATERIA Nell'antichità il fascino del panteismo è stato in un certo modo contrastato dalla conoscenza. L'universo era un insieme di cose come atomi, stelle, pianeti, pioggia e luce
e anche gente strana e diversa. Forse tanto tempo fa pastori e contadini, nella loro ignoranza, sarebbero stati capaci di venerare queste cose come un Dio. Ma la natura invariabile, immobile, di
questa divinità avrebbe avuto scarsa presa sulle menti illuminate. Per quanto grande fosse il mondo, non sembrava sufficientemente grande da essere Dio. Così, mentre la nostra visione e la nostra
conoscenza dell'universo (e quindi di Dio, ndr) crescevano, diminuivano anche l'attrazione e il fascino del panteismo. Quando la scienza cominciò però a sondare il mondo della materia, scoprì che di
fisso, di immobile, c'era ben poco. Smontando i solidi, questi si rivelarono fatti essenzialmente di
spazio e di minuscole parti ruotanti (gli atomi, ndr). Smontando le minuscole parti ruotanti, scoprirono che per la maggior parte la materia era costituita da vuoto, con pochi frammenti ancora più
piccoli sparsi qua e là (elettroni, protoni, quark, ndr). Questi pochi frammenti, a loro volta, coincidevano anch'essi sostanzialmente con il nulla, e così via. Gran parte dell'universo era costituita dal
nulla. E, cosa ancora più preoccupante, tutto ciò che era qualcosa, sembrava avere una natura informativa, ovvero: le cose rivelavano di essere tutto fuorché ciò che noi chiamiamo materia. Gli
elementi costitutivi erano in costante trasformazione in qualcos'altro. Nulla era statico.
L'UNIVERSO È UN FANTASMA? Ulteriori esperimenti mostrarono che il cuore dell'universo fisico godeva di proprietà che attribuiremmo ai fantasmi: capaci di essere contemporaneamente in due luoghi oppure di non essere da alcuna parte. Una cosa poteva essere definita solo in relazione ad altre
cose. Quanto più gli scienziati guardano all'universo, tanto più sembra che questo non abbia un
corpo, ma solo un'anima. La natura eterea del mondo rese più facile per la persona normale capire
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in che modo l'ineffabilità della coscienza e l'essenza eterea dell'universo potessero viaggiare sulla
stessa barca. Tutto è uno. D'accordo, però "Tutto è uno" non significa "Tutto è Dio." A mio parere,
la forza principale che ha spinto la nostra intelligenza verso il "Tutto è Dio" è stata l'evoluzione,
condannata dai teisti e celebrata dagli atei per aver spodestato Dio e l'uomo dal loro trono. Normalmente l'evoluzione è considerata l'antidoto alla religione. Iniziando da Copernico, che spostò la Terra dalla sua posizione al centro del sistema solare, passando per Hubble e altri che hanno trasferito
il sistema solare ai margini della galassia e poi la galassia fuori dal centro dell'universo, per arrivare
ai recenti teorici che hanno spostato la nostra dimora da un universo al multiverso di universi multipli. Ciascuna di queste ricollocazioni ha ridotto la supposta unicità dell'uomo aumentando la consapevolezza di quanto comune, illogica e naturale sia la nostra storia, e riducendo il ruolo e la necessità di Dio.
L'EVOLUZIONE È UN SOFTWARE Ma Darwin non ha fatto semplicemente scivolare gli esseri umani
su un ramo laterale della vita di un pianeta secondario all'ombra di una minuscola stella di una minuscola galassia di un minuscolo universo. La conoscenza nata dall'evoluzione è stata come un paio
di occhiali magici che improvvisamente ci hanno fatto intravedere una forza invisibile che poteva
costruire cose positive di fronte all'indifferenza universale. Questa forza non era solo in grado di
creare ogni essere vivente tangibile ma probabilmente anche di dare origine a qualsiasi creatura
che avremmo potuto immaginare. La forza contenuta nell'evoluzione sembra disseminata in tutto
l'universo, liberata al momento del Big Bang. Sembra la stessa forza che ha creato la nostra coscienza. Quando guardiamo all'evoluzione, oggi la vediamo come un software. Viene lanciato a distanza e in maniera invisibile, cresce, si modifica e ci sorprende sempre. L'universo potrebbe essere un programma che programma se stesso. In questo è possibile vedere quanto l'evoluzione assomigli alla mente: si adatta, cerca soluzioni e si eleva acquisendo nuovi significati.
DAGLI ATOMI ALLA SUPERMENTE In effetti, se adottassimo questa lunghissima prospettiva di miliardi di anni e rappresentassimo il lento dispiegarsi della complessità dai primi femtosecondi di vita
dell'universo fino ad arrivare a oggi, è come se l'universo fosse una mente che assembla se stessa.
Quando l'energia indifferenziata del Big Bang viene raffreddata dallo spazio in espansione dell'universo, si fonde in entità misurabili e, nel tempo, le particelle si condensano in atomi. A ogni scatto
delle lancette dell'orologio, aumenta la complessità degli organismi e la velocità con cui complessità
e cambiamento si aggiungono a tutto il sistema. Nel suo sviluppo, l'evoluzione continua ad accumulare nuove strategie di adattamento e di apprendimento fino a quando la mente degli animali raggiunge uno stadio di auto-consapevolezza. Questa genera l'idea di nuove menti e, insieme, di un
universo di menti, va oltre tutti i limiti materiali. Insieme diventiamo una sola mente, una mente
superiore, la mente di Dio.
DIO NON È UN MONUMENTO Non sorprende che questo moderno panteismo evoluzionistico abbia
un seguito religioso. Nei circoli cristiani, è noto come "teologia del processo". In termini semplificati, descrive Dio come un processo: Dio non è un'entità monumentale e infinita in tutte le direzioni,
bensì è in mutazione o in evoluzione. L'iniziale riluttanza ad accettare un Dio che non sia infinito in
tutte le direzioni è superata in parte dal riconoscimento che un Dio in evoluzione è superiore a un
Dio statico. D'altronde, quale Dio è più grande? Uno incapace di migliorarsi o uno che si perfeziona
costantemente?
CONTRADDIZIONI Come ogni definizione di Dio, anche il panteismo evoluzionistico non sfugge a
qualche assurdità. Tecnicamente, questa prospettiva dovrebbe chiamarsi più correttamente panenteismo. Dio si evolve e quell'evoluzione è ciò che noi chiamiamo "universo". Proprio ora ci sono alcuni missionari itineranti che predicano questa dottrina dell'evoluzione spirituale. La chiamano
Grande Storia, e narra dell'evoluzione come forza divina e di come siamo tutti coinvolti nella mente
di Dio, una mente in continua espansione. Ogni descrizione dell'universo e della sua ragion d'essere
è piena di contraddizioni. Un mondo senza Dio, un mondo di Dio e un mondo che è Dio, sono tutti
l o g i c a m e n t e
i m p o s s i b i l i .
F a t e
l a
v o s t r a
s c e l t a .
[Kevin Kelly, 25 settembre 2010, per Focus 216]
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Attualità
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Ed intanto, loro sono andati…
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Da tutte le regioni, da metropoli e paesini, giovani e meno giovani. Anche se hanno titoli,
se non sono familiari, non hanno la possibilità di crearsi il loro futuro. Non appena si apre uno spiraglio, una chance (perché tanto l'italiano non lo usano) loro se ne vanno,
sperando un giorno di poter tornare perché infondo "home sweet home" vale per tuttiquando le cose saranno cambiate un po'. Ed intanto in paesi, più o meno lontani, si creano una vita migliore di quella che avrebbero potuto avere in patria. Trovano lavoro, trovano casa (la loro, non quella della famiglia), trovano mogli o mariti. Trovano il futuro.
Scappano da uno Stato dove, anche se avessero un lavoro, non potrebbero permettersi
nulla di tutto ciò. Se guardiamo questa storia dall'ottica italiana, questi sono emigranti.
No, non mi sto confondendo, non sto parlando di immigranti in Italia, sto descrivendo il
processo della Fuga dei Cervelli tutto italiano. Si stima in media che 1 neo-laureato su
25 abbandonerà l'Italia, per non farci mai più ritorno; che 11.700 diplomati italiani hanno trovato lavoro all'estero; che il 33,6% dei neo-laureati pensa che sia meglio andare a
cercare lavoro fuori dall'Italia e che dopo un anno la percentuale balza al 61,5%.
Leggo sul numero del 18 Ottobre del Time, un servizio ("Arrivederci, Italia") scritto dal
corrispondente in Italia della rivista. Dunque, occhi esterni, occhi americani. Stephan
Faris intervista alcuni di questi italiani scappati all'estero. Hanno età differenti, lauree
diverse, lavorano in varie nazioni ma dicono tutti le stesse cose. Una volta laureati hanno provato, anche per più anni, a cercare un lavoro qualificante in Italia. I loro curriculum non erano mai all'altezza di posti di lavoro che non fossero a tempo determinato,
sottopagati e sconnessi dal loro percorso di studi. Con gli stessi curriculum, hanno trovato subito lavoro all'estero, a tempo indeterminato, retribuiti più dei loro colleghi in
Italia e nel loro settore. A 27 anni Luca Vigliero si è laureato a Genova. Oggi, a 31, supervisiona un team di sette architetti a Dubai, è sposato, ha un figlio. Tutti gli amici lasciati
in Italia sono disoccupati, vivono con i loro genitori, non hanno la possibilità di crearsi
una famiglia. Da noi, 1 persona su 5 tra i 15 e i 29 anni non studia e non ha nessuna forma di lavoro retribuito. Ma, si sa, lo dice anche Federico Soldani, 37 anni, epidemiologo
alla Food and Drug Administration di Washington, D.C., l'Italia è una gerontocrazia. Faris deve spiegare agli americani cosa vuole dire questo termine: "rule by the elderly", potere dei più vecchi. Ed incalza:"Italy's political culture is sclerotic. It has failed to produce
young reform minded leaders like Barack Obama, David Cameron or Nicolas Sarkozy. Berlusconi is 74 years old and serving his third term as Prime Minister [...] The economy will
continue to fade as long as it stifles innovation by excluding its young. Meanwhile, every
young person driven away is one less voice calling for reform" (La cultura politica dell'Italia è sclerotica. Ha fallito nel produrre leader riformatori come Barack Obama, David Cameron o Nicolas Sarkozy. Berlusconi ha 73 anni ed è al suo terzo mandato come Primo
Ministro[...]L'economia continuerà a disgregarsi fintanto che reprimerà l'innovazione
escludendo la gioventù. Nel frattempo, ogni giovane che è spinto via, è una voce in meno
che reclama un cambiamento.)
Non solo negli States parlano di questo problema. Questa volta la mia fonte è il numero
del 13 Novembre di D la Repubblica delle Donne. Il loro servizio verte su dieci italiane
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Attualità
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che hanno trovato lavoro in Spagna (quella nazione di comunisti che prima della crisi ci
aveva superato in tutto). Quando leggi l'articolo, hai come una specie di dejà vu: dicono
le stesse cose degli intervistati dal Time. Qualcosa di più, forse. Quando parlano della
vita de emigrante: "[...] in bilico tra la riconoscenza per il paese che ti ha accolto e l'attaccamento ai colori della tua infanzia.” Qualcuna di loro è in Spagna da prima della caduta
del Muro di Berlino, perché è da più di 20 anni che l'Italia non offre spazi ai giovani. Solo
negli ultimi dieci anni "sono ufficialmente emigrati 300.000 italiani". Certo, nessuno di
loro ha voluto usufruire di favoritismi, di nepotismo, altrimenti ad esso sarebbero qualcuno anche in Italia. Personalmente, quando penso che per anni dei laureati non trovano lavoro, non riesco a non desiderare di incontrare Renzo "Trota" Bossi. Come può non
nascere da dentro il bisogno di domandare ad un 4 volte maturando (bocciato tre volte
all'esame di maturità, come si fa?!) esattamente grazie a cosa guadagna 9.400€ netti il
mese. Che potrà mai farsene lui di una laurea?
Ma non voglio ammorbarvi con queste lamentele, forse state preparando le valigie per il
vostro trasferimento all'estero, ché qui in Italia non si sa più verso che spiagge stiamo
navigando.
Fuga nei paradisi fiscali
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Questa è una storia che parla di denaro.
Da anni gli stati sono in deficit e le casse dei patrimoni pubblici si svuotano. Noi cittadini (la
maggior parte) paghiamo le tasse, quindi dov’è finito tutto il denaro che ci manca terribilmente?
Hanno cercato e hanno visto che il denaro che dovrebbe entrare nelle casse dei nostri stati evade
nei paradisi fiscali, infatti vengono persi ogni anno milioni di dollari in tasse. Basti pensare che
l’ONU (che finanziamo con le nostre tasse) ha bisogno di 50 miliardi in 5 anni per sconfiggere
la fame nel mondo e qui soldi corrispondono appena allo 0.5 % dei soldi dei conti privati depositati nei paradisi fiscali. E non serve nemmeno andare ai tropici perché a jersey, un’isola della
manica, vi è depositato parte dei soldi che contribuiscono al deficit degli stati di mezza Europa.
Lì tutti sono banchieri, avvocati, commercialisti il dirottamento fiscale è il loro lavoro e la prima
qualità che devono avere è la discrezione. E saper contare. Quella piccola comunità gestisce un
gruzzolo di 650 miliardi di euro che, grazie ad un sistema di leggi favorevoli, sfuggono alle tasse. Dato che corrispondono al doppio del budget della Francia questi sono soldi importantissimi
per risanare i conti degli stati ma tutto questo denaro è protetto da società schermo gestite da
prestanome e uomini di paglia che ne impediscono la fiscalizzazione. John Cristis era uno di loro. Aveva prestato il nome a grandi società per anni ma poi ha smesso per creare la prima rete di
lotta ai paradisi fiscali. In quei posti banchieri e avvocati percepiscono salari altissimi ma il problema è che non creano denaro. Attirano lì delle fortune che sono state create in altri paesi ( in
Europa, Africa, America). È proprio il loro lavoro: portare fuori da quei paesi i capitali per
“rinchiuderli” al sicuro nelle loro banche. Come risultato abbiamo a Jersey più banche che pub,
più studi di avvocati che fish and cips (BNP house, HSBC private bank, OFFSHORE limited,
Countinental, tanto per fare degli esempi). E questo sistema attira sempre più persone che vogliono aumentare i loro profitti evitando le imposte infatti diverse società internazionali hanno
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Attualità
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intenzione di trasferirsi a Jersey (tra le quali spicca Google).
Lì tutto è possibile. Infatti Jersey è la maggior esportatrice di banane verso l’Europa, ma naturalmente lì non crescono dato che è troppo freddo, eppure sulla carta si. Le banane vengono esportate dai paesi sud americani verso il paradiso fiscale. Al passaggio le società di Jersey prendono
la loro parte dei profitti e inviano le banane in Europa. Il risultato di questa triangolazione è che
su quelle banane non sono state pagate le tasse a nessuno stato e i profitti vanno alle società registrate nei paradisi fiscali.
Chi subisce di più da questo sistema sono gli Stati Uniti e solo alcuni incorruttibili denunciano
questi abusi e fanno ricordare che le tasse sono il prezzo da pagare per una società civilizzata.
La faccenda è seria a Washington, la commissione di inchiesta del senato denuncia a sua volta il
sistema. Affermano che i paradisi fiscali nascondono più di 1500 miliardi di dollari di capitali
privati. Questa evasione provoca ogni anno la perdita di 70 miliardi di dollari per il tesoro. Inoltre si dicono trasparenti e pronti a togliere la segretezza sulle loro pratiche. Ma questo è falso.
Sono diventati il far-West della finanza.
Ed ora un po' di storia. Il paradiso fiscale è stato inventato dalla Svizzera ( poco dopo la nascita
del primo orologio a cucù) e inserito in una legge del 1934 che ha fatto del segreto bancario una
politica di stato. È diventato un crimine per un banchiere rivelare informazioni sui conti in banca di clienti stranieri. In seguito i Britannici hanno imitato il loro esempio e hanno creato paradisi fiscali alle Bermuda, Bahamas e in altri luoghi. Negli anni ’60 esistevano già 5 paradisi fiscali. Oggi ce ne sono 72 sparsi in tutto il pianeta. Si stima che i paradisi fiscali nascondano 11 mila miliardi di dollari (qualche soldo in più della mia paghetta) di proprietà privata a cui bisogna
aggiungere il denaro delle società cioè altre migliaia di miliardi. Questa politica ha portato alla
fuga di miliardi che corrispondono a una fetta enorme delle ricchezze del pianeta “solo” per
sfuggire alle tasse. È spaventoso perché ha due conseguenze: da una parte distrugge il capitalismo (che forse è un bene... consiglio la visione di Capitalism: a love story, di Michael Moore),
dall’altro questo sistema sferra un duro colpo allo sviluppo dei paesi poveri.
Perché ogni centesimo che un contribuente non paga, dato che sfugge ai suoi doveri inviando
denaro ad un paradiso fiscale, è una altro centesimo che un contribuente onesto (noi) dovrà pagare al posto suo per finanziare lo stato. Quindi appesantisco il carico delle imposte che grava su
ognuno di noi.
Il mondo dei paradisi fiscali è in continua espansione e il Ghana farà parte di questo mondo. Infatti è diventato il primo paradiso fiscale africano e le conseguenze saranno disastrose. È fondamentale far capire ai politici e al popolo a cosa stanno andando incontro. Il Ghana è ricco di legno e oro e da poco sono stati scoperti giacimenti petroliferi. È stabile politicamente e circondato da stati pieni di ricchezze minerarie ma a causa dei conflitti non sono sfruttabili. Una situazione perfetta per investitori ma il ghanese medio cosa ci guadagna? Nulla. Anzi molti di loro non
sono nemmeno a conoscenza di questa riforma finanziaria. Molti in ghana sono costretti ad evadere le tasse perché non hanno i soldi per andare avanti. Quindi i ricchi imprenditori vengono
agevolati con tasse bassissime mentre i piccoli imprenditori vengono “rinchiusi” in mercati per
essere controllati ma principalmente per farli pagare le tasse. Tutto questo per attirare imprenditori stranieri e capitali. Ma il risultato è che perdono molti soldi a causa di questi provvedimenti.
Il presidente ha fatto passare la legge, dopo essere stato consigliato da esperti internazionali, che
ha trasformato il Ghana nel 73esimo paradiso fiscale. Da qui in poi il parlamento regolerà questa legge con la massima discrezione. Ma perché non è positivo? In questo paese non si pagano
le tasse o se ne pagano pochissime e gli sviluppi sono evidenti. Lo stato ha bisogno delle tasse
affinché il paese prosperi. Soldi per i lavori pubblici, per la scuola, per la sanità. Tutto pagato
con le tasse. Se il denaro non entra più nelle casse dello stato perché è un paradiso fiscale perdono il loro reddito.
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Inoltre se si riducono le tasse i ricchi diverranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Questo darà loro ancora più potere (tanto per capirci...in confronto a loro Berlusconi è un bambino dell’asilo, loro possiedono stati interi e miliardi di dollari...). gli imprenditori potranno anche far lavorare i “poveri” e quindi ridistribuire la ricchezza indirettamente ma i salariati dovranno pagare le tasse sui loro magri guadagni.
Questa trasformazione porterà le multinazionali a diventare il governo non eletto del paese. I
ministri, in un certo senso, diventeranno i proprietari delle grandi società e spadroneggeranno su
intere province.
Naturalmente, come insegna il sistema capitalistico, poche persone fanno i veri miliardi sfrut-
Credere, Obbedire, Combattere
Di Tagliaferri Bartolomeo
Qualche giorno fa, sui giornali locali, è uscita la notizia della richiesta da parte della comunità islamica fiorentina per la costruzione di una moschea in città, come punto di ritrovo di importanza anche regionale, per tutti i fedeli.
La notizia ha suscitato opposte reazioni anche tra i cittadini, divisi sulla possibilità di dare a queste persone un luogo dove praticare il loro culto.
Molti sono i motivi per i quali questa domanda non può essere per noi accolta;
il più importante riguarda i principi stessi dell'islamismo, che noi reputiamo essere fondamentalmente una religione violenta, che fin dalla sua nascita è stata esportata con la forza
e le armi, cercando di sopprimere le altre fedi che vi si opponevano.
Ancora oggi numerose frange estremiste, e non solo, continuano ad uccidere in nome del
loro dio, Allah, per il quale sono pronti a farsi esplodere, se questo comporta la morte di
molti "infedeli".
E quale modo migliore ci potrebbe essere per arruolare altri "difensori della fede islamica", se non dare a loro il permesso di riunirsi e di far propaganda anche qui in Occidente?
Gli attentati a Londra e Madrid sono stati fatti da islamici che avevano la residenza in
quegli stessi Paesi.
Perché noi dovremmo cercare il dialogo ed essere comprensivi e tolleranti con persone
che vogliono annullare la religione cristiana, quindi la nostra cultura ed il nostro modo di
pensare, che comunque sono stati condizionati da essa negli anni, per soppiantarla con la
loro?
Noi siamo una nazione democratica, quindi è nostro dovere accettare tutte le religioni,
però non ci sembra giusto che noi si debba far costruire a loro moschee, quando, se nei
Paesi mussulmani, ti trovano con una Bibbia in mano ti linciano?
Il dialogo deve essere minimo tra due parti, non possiamo solo fare concessioni senza riceverne, solo per dimostrare che noi siamo "i buoni".
Concedendo libertà alla loro religione dobbiamo esigerla per la nostra: questa è democrazia.
Noi le prime mosse le abbiamo fatte, siamo andati incontro alla religione islamica: la libertà di culto noi la concediamo a tutti ed è giusto così.
Ma prima di far costruire un minareto accanto al campanile di Giotto, vorremmo quantomeno poter tranquillamente portare una croce al collo dovunque nel mondo senza il ri-
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Politica
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schio di perdere la testa.
Non dobbiamo essere costretti a togliere il crocifisso dalle aule delle scuole per non offenderli: siamo a casa nostra e la precedenza ce l'ha il cristianesimo, che da 2000 anni fa
parte di noi, della nostra cultura e che implicitamente ha condizionato il nostro stile di
vita.
Democrazia non è rinunciare a ciò che ci caratterizza, ma rispettare chi la pensa diversamente, esigendo a nostra volta rispetto.
Noi non siamo razzisti: abbiamo solo paura che, a forza di concessioni gratuite e non ricambiate, queste persone si prendano gioco di noi approfittando della nostra eccessiva
"bontà".
Questa religione ci deve dimostrare coi fatti di essere pronta ad un dialogo, a rinunciare
alla sua intransigenza, e non ci costringa a modificare per loro la nostra fede con la forza.
Special: amico Silvio (e non solo)
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Questo articolo è incentrato sul nostro amato presidente del consiglio.
I sui processi pendenti sono noti a tutti, Mediaset..., come anche tutte le divertentissime battute
che ha detto, tra cui anche quella sui gay. I suoi festini a luci rosse su cui ancora il popolo italiano non riesce a sapere la verità sono ancor più noti e le sue scappatelle con minorenni ( bunga
bunga e affini) ormai non si contano più. E allora se non voglio parlare di queste cose di cosa
dovrei scrivere? Delle leggi ad personam? Dei tagli ai bilanci? Della assenza per moltissimi
giorni del ministro dello sviluppo, oltretutto in tempi di crisi? oppure della costituzione di una
casta di dirigenti intoccabili fatti a sua immagine e somiglianza? Del libro ''due anni di governo''
fatto con i nostri soldi e quindi dell'utilizzo del denaro pubblico per propaganda? Io non so cosa
scrivere. Ho iniziato l'articolo con l'intenzione di parlare di Berlusconi ma mi si blocca la penna
(virtuale in questo momento) dallo schifo che mi sale in gola al pensiero di quello che ha fatto e
che continuerà a fare. Quello che la gente deve capire è che non è solo Berlusconi a mandare in
rovina il nostro amato paese ma tutta la classe dirigente che governa e spadroneggia senza possibilità di essere fermata seguendo le vie legali (prescrizione e quant'altro). Bisogna fermarli. Bisogna rovesciare tutto il sistema corrotto e marcio e ripartire. Bisogna impedire a persone come
quelle che vedrete nel prossimo articolo di comandarvi. Non ne hanno il diritto. Sono, come li
definisce il mio mito Marco Travaglio, dei ladri. Che rubano tutto quello su cui mettono le mani. Degli infami che si abbarbicano al potere divenendo parassiti della società. Persone che rimangono in politica non per migliorare l'Italia o per aiutare il popolo ma per proteggere i propri
interessi e per il vile denaro. Basta mi devo fermare ora sennò mi viene l'ulcera. Dovrete continuare voi con ricerche sul web, con discussioni tra amici o altro. Dovete mantenere viva e pulsante la stampa libera e indipendente (come questo giornalino, quindi venite a redazione!) perché nonostante le leggi bavaglio e libertà di stampa ormai ridotta a nulla sono queste pagine che
riescono a sfuggire al loro controllo oppressivo. Se posso darvi un consiglio leggete il prossimo
articolo (lo so sembra pura auto-pubblicità e forse lo è) ma non lo fate in classe. In classe potete
leggere questo. Il prossimo lo dovreste leggererlo a casa. E rifletteteci sopra. Perché è quella
massa grigiastra che vi distingue dalle rocce. E voi non volete essere delle rocce, vero?
Se questo articolo vi ha spaventato, impaurito e impensierito non preoccupatevi, è normale. Sono solo i vostri neuroni che si ribellano al sistema e iniziano ad agitarsi.
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Politica
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Special 2: amico Silvio (e non solo)
Perché Berlusconi si occupa ancora della giustizia in tempi di crisi? Ci sono aziende che non
sanno se riapriranno dopo le vacanze e c'è gente che perderà ancora il lavoro. Il reddito degli
italiani crolla sempre di più e lui si occupa solo di quelle cose.
Ma è il suo dovere e la sua missione. È entrato in politica per quello. Non è un politico per risolvere gli affari nostri. È un politico per risolvere gli affari suoi. Anzi, nemmeno suoi, di un'intera
classe dirigente cresciuta e selezionata a sua immagine e somiglianza. Ha un disperato bisogno
di leggi per impedire i processi, le indagini, le intercettazioni telefoniche e la libertà di stampa
perché ha una tale montagna di merda da nascondere che se venisse fuori in aule di giustizia o
sugli organi d'informazione non potrebbe più stare sulla poltrona che occupa. E non è l'unico.
Vediamo come sono messi quelli che comandano in Italia e capiamo perché fino a che non verrà
giù tutto il sistema di questa classe dirigente il parlamento si occuperà esclusivamente di bloccare le iniziative della magistratura e quel pochissimo che resta della libertà di stampa. Andiamo
più a fondo.
Il presidente del consiglio l'ha sfangata in una quindicina di processi ora per amnistia ora per
prescrizione del reato, spesso propiziato dalla legge che aveva fatto lui per aver depenalizzato il
suo reato di falso in bilancio, o per insufficienza di prove. Quasi mai perché è stato ritenuto innocente. E in più ha dei processi in corso. Ne ha 3 a Milano: Mediaset e mediatre
(appropriazione indebita, falso in bilancio, e evasione fiscale) e uno per corruzione in atti giudiziari, il processo Mills (che è stato giudicato colpevole fino in cassazione ma poi il reato è caduto in prescrizione). Uno per minaccia a organo dello stato, per dare in pretesto alla RAI di chiudere annozero. Poi c'è Previti, il suo braccio destro, che è pregiudicato. 7 anni e mezzo di galera
per corruzione giudiziaria, quindi è stato espulso dal Parlamento (interdizione perpetua dai pubblici uffici). Marcello dell'Utri, il suo braccio sinistro, è stato condannato a 7 anni per concorso
esterno in associazione mafiosa, aveva già una condanna di 2 anni e tre mesi per frode fiscale e
false fatture, cumulato con alcuni patteggiamenti per falso in bilancio per la gestione ''allegra'' di
publitalia e le ruberie sui suoi fondi neri. Ha un processo in appello che ha bloccato in extremis
questa estate con una richiesta di trasferimento in altra sede per legittimo sospetto grazie alla
legge Cirami, una di quelle leggi che il centro sinistra avrebbe dovuto abolire secondo le loro
favolette, e invece è ancora in vigore e dell'Utri l'ha utilizzata per allontanare il momento della
sentenza. Ha un altro processo per estorsione mafiosa a Milano, in cui è accusato di aver fatto
minacciare dal boss di Trapani Mirga l' imprenditore Garraffa. Giancarlo Abelli, vice coordinatore nazionale, ex Democristiano, già beccato per strane consulenze mai fatturate, è stato beccato di nuovo nell'inchiesta sulla 'ndrangheta a Milano, dopo un blitz che ha fatto arrestare più di
300 'ndranghetini legati a uomini politici.
Poi ci sono i Ministri. Matteoli è sotto processo per favoreggiamento con l'accusa di aver avvertito l'ex prefetto di Livorno che c'erano delle intercettazioni su di lui per un'indagine sull'edilizia
dell'isola d'Elba. Poi c'è Fitto. E tanti altri ancora. Parlamentari, carabinieri e tante altre persone
che ricoprono ruoli di potere in Italia.
Ed è una schifezza. Perché mi vengono a dire che la legge è uguale per tutti, ma non è così.
Io ho sempre pensato che tutti volesse dire anche politici e i loro amici, ma a quanto pare no. E
il bello è che ora con il Lodo Alfano hanno anche il coraggio di dircelo in faccia che sono intoccabili. Ma io non ci sto. Vi consiglio vivamente di andare a vedere ''gli elettori dei ladri'' di Marco Travaglio. Da cui è tratto questo articolo.
Perché è vero la scuola ti forma e ti istruisce ma ci sono cose che non ti dice. E questa è una di
quelle.
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Pensieri
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Domenica. Una domenica grigia. Una domenica perfetta da passare nella tranquillità della propria famiglia. Mi sento un po’ una di quelle vecchie signore, bisognose del calore domenicale dei figli. Ho
appena finito di pranzare e non ho certo voglia di mettermi subito a studiare (cosa che però, poi, dovrò
fare! Ahinoi!) . Prendo il mio fedele iPod per dare quel tocco di “colonna sonora” di cui ho spesso bisogno. Metto “riproduzione casuale” e la sorte, guarda te, sceglie per me la canzone perfetta! E non è la
prima volta che accade! Esce fuori proprio la canzone giusta, con la melodia giusta e, soprattutto, il titolo giusto! È VIVA LA VIDA dei Coldplay..quei geniacci inglesi.. Mi faccio trascinare dal brano e
comincio a pensare a questo articolo. Mio padre ha appena finito di dirmi tante cose importanti, come
sempre, e ho paura di svalutarle e raccontarle senza il dovuto merito. Mi ha parlato del futuro; di quanto siano diverse la sua e la mia generazione; del fatto che a lui sono state offerte delle opportunità, che
io non potrò avere. Non cerca di rendermi pessimista nei confronti della vita, ma cerca di rendermi cosciente di ciò che fra pochi anni dovrò affrontare. Come fa molto spesso, mi invita a guardarmi intorno.
Mi fa capire quanto, in effetti, sia piccola Firenze, quanto poco mondo io possa vedere all’interno di
questa sola città. Proprio lui, il primo ad essere in ansia per me, mi incita anche ad andarmene da questo paese, a cercare futuro altrove, a partire pure per l’amata Francia, sapendo sempre che troverò in lui
e in mia madre un punto fermo, di appoggio, una sicurezza eterna. E non mi intristisco a parlare di questo. Divento seria, certo, ma rimango ottimista. Mi sento forte all’idea che posso, VOLENDOLO, andare lontano, fare ciò che mi sono prefissata, raggiungere quegli obiettivi che sogno di realizzare da
tempo.
So di non essere sola e questo è importante.
Alcuni di voi si staranno forse chiedendo perché mi sono messa a raccontare e a divulgare tutte queste
mie osservazioni e riflessioni sul giornalino scolastico.
La risposta è semplice : sono una di voi. Sono una ragazza di 17 anni come tante altre, che si confonde
tra la folla, ma che ha l’espansività per comunicarvi ciò di cui forse anche voi condividete le idee. Anche io vado a scuola con il mio bagaglio di preoccupazioni e la mia buona dose di difficoltà! Anche io
ho vissuto come voi questi giorni di proteste studentesche! Anch’io sono stata una “primina” snobbata
(e non è che sia cambiato poi così tanto da quegli anni ahah). Insomma sono uguale a voi! Solo che cerco di pensare, di rendermi conto e di elaborare delle mie idee. Non che voi non lo facciate questo. Non
sto insinuando nulla. Ma credo, in verità, che la società attuale stia formando tanti piccoli omini e donnine che già a 15 anni hanno un carattere supponente, arrogante e basato sulla competizione.
Io vi invito a soffermarvi un attimo, a pensare, a non avere paura se c’è IL SILENZIO intorno a voi per
qualche istante. Vi propongo di non passare tutta la sera davanti al monitor scrivendo c****te su Facebook (dove sono iscritta pure io!), ma di guardarvi un buon telegiornale, magari ben selezionato, e anche solo l’anteprima di importanti trasmissioni di dibattito, che ora non sto a citarvi. Vi suggerisco di
dare anche un occhiatina veloce mentre siete in bagno (!) al quotidiano che, mi auguro, troverete in casa. Giusto dargli uno sguardo, leggere le notizie in prima pagina, tanto per sapere cosa vi sta accadendo
intorno.
Devo, però, aggiungere che una bella dose di responsabilità ce l’hanno i genitori: è loro la colpa se i
propri figli sono cresciuti pensando che tutto gli è dovuto, che si deve passare sopra gli altri per essere
degni di nota ed avere valore. È grazie a loro, se gli adolescenti di oggi non sanno cosa sia l’educazione
e ad ogni minimo di responsabilità gridano “chissenefrega”. È anche grazie a loro se la classe dirigente
futura, in Italia, si prospetta una marmaglia di gente incolta, che ha come solo obiettivo nella vita quello di arricchirsi…
Ma ora basta, non voglio scrivere uno di quegli articoli illeggibili che si saltano per principio. Ho voluto solo darvi delle indicazioni per aiutarvi ad essere delle persone migliori, come sto cercando di diventare io.
Non dimenticatevi mai che la vita è un dono meraviglioso, degno di essere vissuto a pieno. Ma bisogna
stare attenti a non commettere errori, da cui poi non possiamo più tornare indietro.
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Satira&Varie
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Il Bradipo on the road
Avete sicuramente notato che sulle affollate strade fiorentine (e più in generale italiane), nonostante tutti
diano del cretino a colui che li precede si possono riscontrare delle costanti, perciò ecco a voi le 10 categorie di guidatori che non vorreste mai incontrare sulla strada, ma che ogni giorno si frappongono tra
voi e la vostra destinazione!
1. Il tamarro
Questo particolare fenomeno della razza umana guida sempre con gli occhiali da sole, anche di notte
tanto che molti scienziati si sono chiesti se non abbia forse sviluppato un senso radar come i pipistrelli.
Lo vedete dentro la macchina che guarda in alto con la bocca spalancata poiché è ormai diventato sordo
a causa del volume spropositatamente alto del suo impianto stereo da 2 giga watt, che tra l'altro è una
delle principali cause del buco nell'ozono.
Caratteristico è inoltre il fatto che nel suo impianto di areazione ci sia tabacco in combustione continua
per evitare di tenere la sigaretta tra le mani.
Segni particolari: quando passa davanti all'autovelox si mette in posa.
2. Quello nervoso
La sua macchina vibra incessantemente, ma non per via del motore, bensì perché lui stesso è in moto
oscillatorio perpetuo. Se sentite un fischio acuto avvicinandovi, sappiate che sono ultrasuoni provocati
dalla sua rapidità di vibrazione. Principalmente passa il tempo imbottigliato nel traffico raccontando i
suoi problemi al motore che ormai si fa le pere con l'olio scaduto per non suicidarsi.
Come se non bastasse infama tutti coloro che gli stanno intorno e, se provate a ribattere, scatta peggio di
un sedile ad espulsione automatica
Segni particolari: espressione da bufalo muschiato con un unghia incarnita
3. Quello che guarda il paesaggio
E' il romanticone o l'affranto di turno che sta guidando senza una meta precisa in cerca di una risposta ai
suoi problemi. Lo vedete sempre con la tipica espressione ebete con gli occhi tristi.
Questo guidatore non supera mai i 20km/h e ha sempre il viso rivolto verso il panorama, fregandosene
altamente di essere su una strada trafficata. Immancabilmente, se provate a superarlo vi lancerà dietro un
sequela tendente all'infinito di maledizioni dandovi dell'insensibile maleducato che non può comprendere la profondità di un animo sensibile come il suo.
Segni particolari: va a zig-zag
4. Quello che: “Maranello me fa 'na pippa”
E' l'esatto contrario del profilo 3. Questo asso del volante non guarda mai chi o cosa c'è sulla strada, siano essi la classica vecchietta o il malcapitato gatto; la sua attenzione è unicamente rivolta a comunicare
con i box per sapere quanti giri gli rimangono alla fine. Non permette mai a nessuno di superarlo, nemmeno fosse Sciumache in persona, mettendo in atto tattiche che nemmeno a Montecarlo se le sognano. I
pistoni della sua vettura stanno progettando uno sciopero ad oltranza.
Segni particolari: Quando ci passa davanti, gli autovelox gli fanno l'applauso!
5. Il distratto
per lui i cartelli sono tanti oggettini ornamentali messi lì per rendere meno grigia la strada. Il tipico distratto fa 200 km in prima per poi chiedersi come mai quello stupido motore abbia fatto harakiri. Un suo
classico è quello di inchiodare improvvisamente nel mezzo dell'autostrada e cominciare la retromarcia
perché ha mancato l'uscita a causa di una nuvola ha forma di ornitorinco bucefalo che ha attirato la sua
attenzione. La freccia poi, la mette solo quando ha bisogno del ticchettio per cantare a tempo.
Segni particolari: il cane che non aveva visto ancora attaccato alla ruota
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Satira&Varie
Settembre2010
6. Quello dello slalom
Il soggetto si caratterizza per un istinto incontenibile a superarti (da quale parte dipende da cosa ha mangiato a pranzo). Prevalentemente è tipico di coloro che vanno in motorino anche al bagno, ma i soggetti
della categoria con la macchina sono peggio, ve lo assicuro. Il guidatore di questa categoria ha lo stesso
andamento di Alberto Tomba tra i paletti: uno blu, uno rosso, uno blu, uno rosso. La sua più grande realizzazione sarebbe poterti superare passandoti sopra, per non parlare dell'indescrivibile ebrezza del passarti sotto come nei film. Nel caso inverosimile che questo soggetto trovi una strada sgombra, lo vedrete
cominciare a fare lo slalom tra le macchine parcheggiate e, in assenza anche di queste, dopo aver tentato
di aggirare se stesso senza grandi risultati, attenderà anche giorni che passi una macchina per superarla.
Segni particolari: fa lo slalom anche quando cammina
7. Quello de: perché tenere la destra con tutto questo spazio
E' il nemico giurato del profilo 6. Questo individuo ama la simmetria e perciò si piazza esattamente al
centro della strada equidistante tra i muri ai lati, lasciando, fra sé e questi, solo lo spazio sufficiente a far
passare Kate Moss di profilo.
Come se non bastasse segue la vecchia massima “chi va piano eccetera eccetera” e non supera mai i
30km/h. Inoltre ogni volta che deve fare una curva, frena per poter tenere con esattezza matematica l'angolo di svolta che gli permetta di non offrire spazi per superare a chicchessia.
E' uno dei principali motivi scatenanti del profilo 2.
Segni particolari: laurea in geometria della strada e rompimento di balle applicato
8. Quello de: la precedenza è proporzionale al tonnellaggio
Questo soggetto guida sempre un transatlantico i cui consumi fanno sospettare la presenza di una raffineria di petrolio integrata nel cruscotto. Ogni qual volta i suoi occhi incrocino un segnale di precedenza,
subito accelera. Lo vedrete quindi bucare deciso le rotonde senza guardare chi stia sopraggiungendo.
Questo comportamento provoca innumerevoli infarti negli “ostacoli” del profilo 9, non abituati ad essere ostacolati a loro volta.
Segni particolari: se trova qualcuno più grosso diventa subito un educatissimo guidatore modello.
9. L'ostacolo
E' il pericolo pubblico per eccellenza, di solito perché non è consapevole di quello che fa. La categoria è
composta prevalentemente da vecchietti neopatentati e giovani coi riflessi di una lumaca in coma, mmh,
c'è qualcosa che non mi torna in questo discorso... va beh. La loro azione più classica è quella di fermarsi di botto sulla corsia centrale del viale e cominciare tranquillamente il parcheggio, rigorosamente senza freccia, o ancora di svoltare sul lato opposto alla corsia sulla quale stanno viaggiando, lasciando le
altre macchine in fila tipo posizione di partenza del gran premio.
Per di più non ti ci puoi nemmeno arrabbiare, perché in fondo vanno capiti.
Segni particolari: pensano che quelle levette dietro al volante siano simpatici elementi di contorno.
10. Quello de: il rosso, che bel colore
A colui che fa parte di questa ultima categoria, il rosso dei semafori ricorda fulgidi tramonti su immacolati ghiacciai. Sfreccia, perciò, pensando che quel bellissimo colore potrebbe adattarsi benissimo con i
nuovi jeans che ha comprato il giorno prima. Il frequentatore assiduo di questa pratica non viene mai
beccato, come la moltitudine si auspica, mentre, se voi provate a oltrepassare solo di un micrometro la
linea del semaforo col rosso, sbucherà immediatamente da dietro al giornale, che quello strano uomo col
cappello sulla panchina sta leggendo, la volante della municipale. Se cercate di far capire a questo soggetto che il suo comportamento è pericoloso per lui e per gli altri, vi risponderà o che è daltonico o che
mancavano ancora due nanosecondi di giallo all'ultimo semaforo.
Segni particolari: se gli sventolate qualcosa di rosso davanti agli occhi comincia a fare il verso del motore con la bocca e accelera.
Personalmente penso di appartenere alla categoria degli slalomisti (ce lo vedete, no, un bradipo che fa lo
slalom). E voi che ne dite? A quale categoria pensate di appartenere? Quali altre categorie aggiungereste? Scrivetelo in un vostro articolo o lasciate un commento sul sito del dege, alla prossima!
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DeGe&Viaggi
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In Viaggio con il DeGe
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Stanchi della solita Firenze, tutta Rinascimento e Medici? Delusi dal non poter andare in gita?
Avete del tempo da perdere? Se avete risposto sì a queste domande ad alta voce, bella figura che
avete fatto! Se invece siete d'accordo ma non lo avete esternato al mondo continuate pure a leggere. Se invece avete risposto negativamente, potete anche voltare pagina, ma spero che vi si
tagli il dito con l'affilatissima carta del DeGe.
Alcuni membri della Redazione, ad esempio, non avevano meglio da fare che andarsene nel
giorno di Ognissanti in trasferta a Bologna! E adesso vi propina l'unica ed inimitabile "Guida
degenerata alle città italiane".
Sin da subito sottolineiamo la vicinanza da Bologna, che permette di essere raggiunta nel giro di
un'oretta scarsa con il treno (ovviamente non il Freccia Rossa da 24€ a viaggio, ma i comodi e
meno cari Intercity). Giunti alla Stazione di Bologna, arrivò la notizia in un baleno. Notizia d'emergenza, agite con urgenza: un pazzo si è lanciato contro il treno. D'obbligo è la visita al memoriale della bomba del 1980. Prendendo Via Indipendenza direzione centro cittadino, percorriamo i lunghi portici che caratterizzano la città emiliana, ma che impediscono la vista d'insieme
dei palazzi affacciati sul viale; si consiglia dunque di percorrerlo sulla carreggiata (ovviamente
NON chiusa al traffico). Quando state per raggiungere Piazza Maggiore, sulla vostra sinistra si
staglierà un’enorme chiesa monocroma: la Metropolitana. AVVERTENZE: sconsigliamo la visita nella giornata di Ognissanti, giacché nei luoghi di culto si svolge la Santa Messa; fatevi furbi e controllate prima quando si può visitare le varie chiese. Nella Metropolitana sicuramente
colpiscono molto le decorazioni interne (e vi potrete divertire a decifrare la simbologia cristiana). Appena usciti dalla cattedrale, si arriva in Piazza Maggiore. Sorpassando la Statua del Nettuno, che dicono sia tanto bella, ma vuoi mettere col nostro Biancone; possiamo ammirare la fenomenale facciata di S. Petronio, sicuramente il punto di forza della chiesa, decorata da Jacopo
della Quercia, ora impacchettata e nascosta per lavori di restaurazione (aspettate un paio di anni
almeno prima di andare a Bologna se ve la volete gustare). Scoraggiati dall'essere stati cacciati
dalla chiesa per l'inizio della funzione, possiamo dirigerci verso S. Domenico, vero gioiello della città a modesto parere nostro. Infatti, sono concentrati in questo edificio svariate opere imperdibili, a partire dall'Arca di San Domenico. Posta in una maestosa cappella, caratterizzata da immensi quadri della vita del santo, l'urna fu eseguita da Nicola Pisano con l'aiuto di Arnolfo di
Cambio e aggiunte di Michelangiolo. E scusate se è poco. Nell'altra navata, simmetricamente, si
apre la cappella con "I 15 misteri del Rosario" di autori vari, degno di una lunga osservazione.
Perla della chiesa è il coro. Già a distanza colpiscono le sue dimensioni, ma soltanto quando ci
avviciniamo, possiamo notare che ogni singolo scranno (e sono tanti) è stato intarsiato. Su ognuno di essi è stata ricavata una scena dalle storie bibliche. Non c'è molto da dire, soltanto andando a vederlo ci si può rendere conto della magnificenza dell'opera.
Ma come ci siamo fatti seri! Dopo tutto questo girare è tempo di andare a cercar cibo. Il DeGe
vi consiglia l'Osteria dell'Orsa. Tale locale propone solo piatti tipici di zona e di giornata. Infatti,
i primi cambiano di giorno in giorno, ma possiamo dirvi che quelli che abbiamo beccato noi erano fantastici. Non da meno l'affettato misto emilio-romagnolo (prosciutto di Parma, salame piccante, salame felino e mortadella). Il tutto innaffiato da un buon boccale di birra (Ops! Il DeGe
non vuole assolutamente invitarvi ad assumere alcolici, si capisce che è un refuso).
Il pomeriggio lo potete dedicare alla visita di musei. Basta che non facciate come noi, che siamo
andati a Bologna di Lunedì, quando tutti i musei sono chiusi, tranne due. Il primo, il Museo Ci-
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DeGe&Viaggi
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vico Archeologico, presenta una sezione etrusca con vari esemplari di vasi, di vasi, qualche vaso, due o tre vasi più in là e poi dei vasi. Senza scordarci i vasi o i vasi. Per non parlare dei vasi
e dei vasi. Insomma, vasi. Si consiglia dunque il piano sotterraneo, con la sezione egizia
(mirabili le mummie di due coccodrilli) ed una stanza vuota sormontata da un ottaedro di ferro e
vetro. Ottimo per passare una mezz'ora a riprendersi dai vasi. Meno monotematico il Museo Civico Medievale, che presenta anche una sezione delle armi (dalle spade ai fucili) ed una di vetreria. Ah! E mi raccomando non scordatevi che giù ci sono i codici miniati.
Se invece preferite riposarvi in qualche bar vi consigliamo quello "la cui porta è tenuta ferma da
una scarpa rossa". Gioco di parole? Cercare per credere.
Prezzo: 30€ tutto compreso
Voto complessivo: 8
Delirio in via La Marmora
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Gli ultimi avvenimenti hanno dato molto da pensare ai redattori. Certo, la nostra modestissima sede
non è un esempio di stacanovismo: in questo momento due minacciosi occhi stanno fissando la sottoscritta dall'oscurità di una fotocopia in bianco e nero. Qualcuno si domanda come siano possibili
alcuni processi chimici d'avanguardia. Un severo Re accanto ad un sole ci ha appena abbandonato,
portando con sé una serie di fedeli. Come sede non è neanche qualcosa di definito: testi antichi narrano che si trovasse su una collina verdeggiante, e che l'accesso fosse protetto da una staccionata
fornita di tre cancelli, dei quali solo uno era autentico. Attualmente i colori della redazione sono
più cupi e opachi; d'altro canto questo luogo non è una redazione, forse è la redazione che è questo
luogo.
...scusata, un signore di Porlok mi ha interrotto... dov'ero rimasta? Forse è meglio riprendere dalle
domande che ci siamo posti, tra un urlo sguaiato e l'altro.
Prospettiva.(questo è il piatto che ordina il critico di Ratatouille, per la cronaca). A prescindere dalle qualità, dalle capacità, dall'esperienza, dall'impegno, la società ha comunicato il suo verdetto:
come donne, non sarà la scienza,non sarà la cultura,non altri campi di studio ciò che vi porterà al
successo.
Come uomini, forse, sarà necessario un piccolo sforzo in più.
Ragazze, niente paura: tutto ciò che vi serve lo avete già! I modelli, pure. Basteranno poche, insignificanti rinunce e figure quali la ministra Carfagna, o la giovane ed avvenente Ruby non saranno
più miraggi lontani.
Guardatela, Ruby ha la nostra età e ha guadagnato milioni di euro in pochi giorni: ora gira con una
Ferrari e dichiara di voler aprire una scuola di danza del ventre. Su questo fronte siamo tutti a posto.
Ragazzi, che dire? Quanto siete furbi (non astuti: furbi)? Avete qualche soldino per cominciare i
vostri investimenti? Se non ce l'avete prendetelo a vostra sorella che lei se li è già fatti. Avete amici? Bene, dimenticateli perché adesso non lo è nessuno: tutti sono vostri amici. Tenetevi per ora
quelli che vi fanno più comodo e poi cominciate ad usarli come tronchi galleggianti per attraversare un fiume: un piede dopo l'altro, un tronco dopo l'altro, mentre questi scorrono via. Non è così
semplice prendere il via ma quando avete capito il sistema sarete a cavallo; inoltre, avete l'opportunità di conquistare l'Italia (e perché no? Il mondo poi.) perché vi affacciate sulla società proprio nel
momento in cui chi detiene il potere sarà in breve costretto a cedere il passo (per motivi naturali).
Imparate da questi anziani: una volta ottenuto il potere, tenetevelo stretto e non mollatelo mai più!
È evidente che con questi pochi accorgimenti è possibile cavarsela molto bene senza dover studiare
o altre simili perdite di tempo. È così che la redazione si chiede quale interesse per quale forma di
cultura stia portando avanti in un nuvoloso pomeriggio in cui pochi hanno voglia di scrivere.
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Scienza&Tecnologia
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Ebay: acquistare sicuro!
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Più volte mi è capitato di sentire la frase: "ma sei matto? Acquistare su internet? Sarà sicuramente
una fregatura. Non è possibile che costi così poco".
Certo è vero che comprare su internet comporta dei rischi; quando il prodotto arriva (se arriva...) potremmo essere scontenti della qualità della merce o dai tempi di spedizione (che non sempre, come
dire, sono velocissimi). Ciò non toglie che prestando un minimo di attenzione ai propri acquisti si
possa fare ottimi affari. Ecco quindi qualche consiglio pratico per acquistare su ebay: il maggiore e
più diffuso sito di aste online.
Ebay è una vastissima fonte di prodotti che soddisfano ogni tipo di esigenza, ciò è dovuto al fatto che
unisce moltissimi venditori in tutto il mondo; il poter confrontare semplicemente i prezzi dei vari oggetti ha creato un mercato altamente competitivo che ha abbassato i costi.
Dopo aver digitato nella barra di ricerca il prodotto scelto, ci troviamo davanti ad una scelta vastissima di merce. Due sono i metodi che utilizzo a questo punto: se ho bisogno di qualcosa in poco tempo
o un oggetto particolarmente caro, ordino i risultati per vicinanza (inserite il vostro codice postale) e
cerco gli oggetti a Firenze, sperando nella possibilità di scambio a mano, cioè un incontro diretto col
venditore (voglio proprio vedere come fanno a fregarvi); l'altro metodo è per gli oggetti per cui si è
disposti ad aspettare di più, si ordinano gli oggetti per prezzo e si scorre dal meno caro verso il più
caro, prestando attenzione ai feedback del venditore e al numero di offerte (nel caso di asta). Ebay è
basato su un sistema di feedback, cioè dopo ogni scambio richiede al venditore e all'acquirente di valutarsi a vicenda: un venditore con un alto numero di feedback positivi significa che ha portato a buon
fine un buon numero di scambi.
Se nessun venditore ha un numero di feedback sufficiente per voi, potete passare ad un analisi più approfondita: ogni venditore ha una pagina (sulla destra: informazioni sul venditore) in cui si riassume
tutta l'attività e sono presentati i feedback in modo un po' più approfondito. Se cliccate su vedi tutto
nel riquadro feedback più recente potrete vedere ogni singolo feedback e il prezzo del prodotto venduto: se un venditore vende prodotti di prezzo molto alto è un buon segno, se invece vende tutti oggetti di poco valore (5-20€) e vi apprestate a comprare un oggetto di alto valore (1000€) dubitate,
potrebbe essersi fatto una "buona reputazione" vendendo oggetti fittizi per fregarvi sul vero oggetto
di valore.
Un' ultima nota sugli acquisti extra-europei: tenete di conto che i prezzi sono privi di IVA (dovete
aggiungere il 20%) e che le spedizioni sono molto lente (1 mese) soprattuto se l'oggetto viene fermato
in dogana (1-3 mesi).
Il DeGe indice un nuovo concorso non-a-premi per vignettisti volenterosi!
La lezione è noiosa? Avete poca voglia di seguire? Non sapete cosa fare?
Ecco che il DeGe (come sempre) giunge in vostro aiuto! Scarabocchiate ben bene le vignette qui sotto
e inviatecele! Le migliori saranno pubblicate!
Pagina 18
Cultura&Spettacolo
Settembre2010
DE GE MI FA SOL LA SI
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Van der Graaf Generator
I Van der Graaf Generator sono un gruppo rock progressive/sperimentale inglese. Hanno pubblicato in
totale 23 album (10 in studio, 4 live e 9 raccolte). Il loro maggior periodo di attività va da fine anni sessanta (1967) a fine anni settanta (1978). Dal 2005 in poi, in mezzo a tour e concerti live, tornano in attività pubblicando 4 album. La loro formazione ha subito nel tempo molte trasformazioni, sciogliendosi
varie volte, ma quella considerata classica e maggiormente conosciuta, era composta dal leader Peter
Hammill (voce, chitarra, pianoforte, nonché principale autore delle
canzoni), Hugh Banton (tastiere,
basso elettrico, chitarra), Guy Evans (batteria) e David Jackson
(fiati). Ebbero un notevole successo, sin dagli inizi della loro carriera, soprattutto in Italia e raggiunsero la fama a livello europeo con
l'uscita dell'album Pawn Hearts nel
1971. Dopo lo scioglimento del
gruppo nel 1978, la formazione
classica dei VDGG si riunirà nel 2005. I Van der Graaf Generator non hanno molto in comune con gli
altri gruppi del genere, infatti i loro testi non trascendono il reale nel favolistico, come i Genesis, gli Yes
o i King Crimson, ma si sviluppano in contesti più filosofici vicini allo psicodramma. Anche la loro musica è abbastanza diversa dai loro contemporanei, non sono presenti virtuosismi, barocchismi o riempimenti vari, ma le atmosfere sono cupe, caratterizzate da arrangiamenti allo stesso tempo essenziali e
complessi, e mantengono un certo tono psichedelico. Non manca certo una componente aggressiva di
cupa violenza, condita da armonie intricate, laboriose, fatte di sobbalzi ritmici e di disturbi di sottofondo
che ne aumentano la drammaticità.
FORMAZIONE ATTUALE: Peter Hammill, Hugh Banton, Guy Evans.
EX MEMBRI: Judge Smith, Nick Pearne, Keith Ellis, Nic Potter, David Jackson, Graham Smith, Charles Dickie.
TOP SONGS: Darkness, Refugees, Killer, Emperor in His War-Room, White Hammer, After the Flood,
Afterwards, Every Bloody Emperor
La Redazione augura alla professoressa
Fantappiè di rimettersi al più presto
Settembre2010
CineDeGe
Pagina 19
The social network
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”Un milione di dollari non è figo. sai cos’è figo? un miliardo di dollari.“
11 novembre 2010. “The Social Network” esce nelle sale. 50 milioni di dollari l’incasso. Si parla di questo film già da mesi,
il film che racconta la nascita della rete più famosa e più diffusa negli ultimi 5 anni: Facebook.
Il film, ambientato negli Stati Uniti del 2003, mostra come un laureando della Harvard University, Mark Zuckerberg
(Jesse Eisemberg), riesce a creare un sito che metta in contatto tra di loro tutti gli studenti della sua università, per
poi ampliarsi agli studenti di tutte le università d’America e infine a tutto il mondo.
Il film ha inizio nell’ambiente studentesco dell’università di Harvard, dove Mark, appena lasciato dalla sua ragazza, decide di mettere in rete un sito, Facemash, dove gli studenti possono votare due ragazze messe a confronto, scelte casualmente dagli album fotografici dei club universitari. Il sito diventa talmente popolare che nella stessa notte il server
dell’università si blocca, così che Facemash e Mark diventano subito popolari. Con quel suo sito, Mark si è fatto notare
da molti, in particolare da tre ragazzi, i due gemelli Winklevoss e il loro amico Narendra, i quali sono alla ricerca di un
programmatore per progettare un sito in grado di mettere in contatto gli studenti di Harvard: Harvard Connection. In
seguito, Mark cerca un finanziatore per costruire il sito e chiede a Eduardo Severin (Andrew garfield) di fargli da direttore finanziario, il quale acconsente dando subito a Mark mille dollari. Mark e Eduardo creano così TheFacebook, che
subito si diffonde fra tutti gli studenti, Mark ed Eduardo decidono di espandersi a tutte le scuola americane. Quando i
gemelli Winklevoss e Narenda scoprono TheFacebook, fanno causa a Mark ritenendo che abbia rubato la loro idea (la
Harvard Connection). Mark e Eduardo incontrano Sean Parker (Justin Timberlake), fondatore del programma per scaricare musica gratis più famoso al mondo, Napster, il quale cattura completamente Mark mentre resta antipatico a Eduardo: qui, la prima crepa tra i due soci. Eduardo passa l’estate a fare uno stage a New York mentre Mark si reca a Palo
Alto con altri amici dell’università, dove rincontra Sean Parker che entra nell’azienda Facebook. In seguito a vari disguidi economici, Eduardo si ritrova con una quota notevolmente diminuita e decide di fare causa a Mark.
La storia del passato viene continuamente interrotta da scene del presente, scene dei processi in cui a Mark viene fatta
causa per aver rubato l’idea di facebook ai gemelli Winklevoss e accusato di frode da Eduardo.
Detto questo, sto scrivendo questo articolo con la pagina facebook aperta!
Il piccolo manuale dello studente
Questo manuale vi sarà utile per sopravvivere nel selvaggio mondo della scuola. La vita è una sfida che
diventa giorno dopo giorno più ardua.
Sempre più vittime sono mietute (mietute?) dalla spietata falce del voto. Già, il voto, il fine ultimo a cui
ormai tende il percorso scolastico. Quel fatale 3 da tutti sempre temuto e da nessuno (secchioni esclusi,
come sempre) evitato. Nel logorio della situazione scolastica attuale e nella distopia dell’istruzione finalizzata al bel voto, eccovi il Manuale dello Studente: la nuova lama per aprirvi la via nell’aspra giungla scolastica.
Con questo incipit si apre la nuova iniziativa del DeGe: creare un piccolo manuale di sopravvivenza
scolastica.
Il manuale è strutturato in Lezioni, che hanno un grande tema principale, su cui si strutturano i suggerimenti di quotidiana sopravvivenza. Le prime Lezioni due sono già state scritte e pubblicate sul sito e
danno delle dritte su come salvarsi ai compiti e alle interrogazioni.
Le future Lezioni sarebbero su:
Panini: come prenderli senza fare la fila
Ore: come saltarle senza risultare assenti
Scriveteci i vostri suggerimenti o scrivete una Lezione voi!
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Cucina
Settembre2010
La Grande Ca$$ata
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La Redazione tutta si è riunita nella ridente località di Caldine solo per il vostro piacere culinario. Frase
particolare: non eravamo tutti, Caldine non è ridente e lo abbiamo fatto solo per il nostro piacere culinario. Però già che c’eravamo abbiamo pensato di tirare giù un articolo. Per questo andiamo a presentarvi la mirabolante (visto che ad un certo punto si è alzata in volo) Frittata alla Bolognese e l’unico ed
inimitabile Tiramisù Inventato sul Momento!
Frittata alla Bolognese:
(per 4 persone)
-6 uova
-150g di mortadella in una sola fetta
-40g parmigiano grattugiato
-20g farina
-4 cucchiai di latte
-noce moscata
-1 ciuffo di prezzemolo
-30g burro
-sale e pepe q.b.
Primo passo: recatevi al supermercato più vicino e, giunti al bancone dei salumi, con la faccia più seria
che avete, chiedete cortesemente un etto e mezzo di mortadella in un’unica fetta. ATTENZIONE: non
ridete per nessun motivo, altrimenti sembrerà che li vogliate prendere in giro.
Secondo passo: giunti a casa con la vostra fetta di mortadella, prendete le 6 uova, una ciotola e calatevi nella deliziosa avventura della Rottura dell’Uova. Prendendo ogni singolo uovo con sole tre dita, bussate sul crinale della ciotola con forza, fintanto che il guscio non presenterà evidenti segni di danneggiamento. Solo allora, con i pollici, divellete (ma si dirà ‘divellete’?) le due metà, facendo scivolare il
tuorlo nella bacinella. Adesso sbattete le uova, aggiungete sale e pepe q.b., il formaggio grattugiato, un
pizzico prezzemolo, un paio di grattugiate di noce moscata, la farina ed il latte. Continuate a sbattere.
Terzo passo: mentre riscaldate la padella previamente imburrata, mescolate alle uova la mortadella
tagliata a dadini. La via più breve secondo alcuni è di ridurre la fetta ad una semplice griglia di linee parallele e perpendicolari, altri preferiscono dividerla in quattro, sovrapporre i quarti, dividerli a metà,
sovrapporre gli ottavi, dividerli a metà, sovrapporre i sedicesimi, dividerli a metà, sovrapporre i trentaduesimi, dividerli a metà, sovrapporre i sessantaquattresimi, dividerli a metà, sovrapporre i centoventottesimi e così via. Ora contate i dadini. Sono in numero dispari? Ricominciate da capo.
Passo quarto: messo sul fuoco il composto, assicurarsi che la cappa del laboratorio sia accesa
(eventuali giramenti di testa, cecità, debolezza non sono responsabilità della Redazione). Tornate alla
frittata. Siete arrivati al momento cruciale della giornata: girare la frittata. Prima regola: non bisogna
fare una frittata facendo la frittata (cadranno teste per questa battuta). Seconda regola: la frittata non
va lanciata da un sostegno all’altro, la cucina degli Zolfanelli ne soffre ancora. Terza regola: affidatevi
all’istinto, non agite con calma, o la va o la spacca. Quarta regola: con il cibo non si gioca; non usate la
faccia di vostro fratello per girare la frittata. Ci siete riusciti? Bravi! Noi no…
Quinto passo: in alto i calici! La frittata è pronta per essere degustata. La Redazione ha gradito questa
ricetta per l’80%!
Settembre2010
Cucina
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Tiramisù del Redattore
- 500g di mascarpone
- 100g di zucchero
- 4 uova
- 500g di gocciole
- caffè q.b.
- una barretta di cioccolato fondente
Una nuova sontuosa avventura con le uova vi aspetta: dividere i tuorli dalle chiare! La nostra esperta
spiega: “Cacchio! Dopo aver seguito le precedenti istruzioni per rompere il guscio, cacchio, tenere le
due metà dell’uovo nelle due mani. In una di queste si troverà il tuorlo, forse. Ora passare il tuorlo da
una metà all’altra più volte delicatamente, facendo colare l’ albume nella terrina. Se il tuorlo non sarà
rovinosamente caduto nella terrina con l’ albume, buttatelo in un’ altra terrina. Procedere così per tutte le altre tre uova, cacchio!” Ovviamente la nostra esperta non utilizza tali vocaboli, è molto più scurrile,lei…
Adesso, montare le chiare a Neve. No, non dovete andare a cercare un paesino che si chiama Neve,
dovete solo prendere una frusta elettrica, o non, e darci dentro, fino al raggiungimento di una consistenza spumosa. Mentre fate il caffè (toglietevi codesto vestito da caffettiera, imbecilli), mischiare i
tuorli con lo zucchero ed il mascarpone. Unire a quest’ultimo composto le chiare montate, mescolando
dal basso verso l’alto per evitare la smontatura delle chiare montate a neve, ridente paesino dello
Grondinavio. Grattugiare la barretta di cioccolata, mica tutta, anche se nella sua totalità va bene. Presa
una teglia, immergete, o per la nostra esperta del settore pucciate, i biscotti nel caffè. Costituite un
primo strato in fondo alla teglia con cotali biscotti e sommergetelo con il composto al mascarpone.
Reiterate il procedimento (la nostra esperta si è portata dietro un dizionario, non siamo noi così edotti
alla materia). Concludete l’opera da TATE Modern Gallery con un’abbondante spolverata di cioccolata
grattugiata. Se avete consumato tutta la barretta prima, bravi pirla; vi avevamo detto di utilizzarne una
parte nella sua totalità. Dopo un eminente riposo nel frigo (eminente in quanto lo passerete ascoltando il noto rapper Eminem), la torta sarà pronta al consumo! La Redazione e le sue papille esultano con
God on earth. And not only…
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Chuck Norris non scrive. Tiene la mano ferma e il foglio si muove sotto la sua penna.
Chuck Norris non sta mai fermo. Si muove oscillando così velocemente che i nostri occhi lo percepiscono come immobile.
Chuck Norris può volare. Rimanendo a terra.
Chuck Norris non stappa la bottiglia. Semplicemente la prende dalla parte del tappo e questa si svita da
sola. Anche se il tappo è di sughero.
Chuck Norris può tirare un calcio rotante senza ruotare.
Chuck Norris può tirare un calcio rotante senza calciare.
Chuck Norris può tirare un calcio rotante senza tirare un calcio rotante. Ma a Chuck Norris il sillogismo
non piace.
Non è che Chuck Norris non riesca ad amare. Semplicemente gli riesce bene odiare.
Gli esseri umani non muoiono mai di morte naturale. Vengono sempre uccisi da Chuck Norris. Con un
calcio rotante.
Chuck Norris ha ucciso la morte. Con un calcio rotante. Doppio.
Chuck Norris non respira. È l’aria che deve entrare in lui per poter vivere.
Chuck Norris è invincibile. Ma può battere se stesso. Sdoppiandosi.
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Sport
Settembre2010
Settembre2010
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Giochi
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Di Andrea Pacini e Cosimo Lorenzetto
ecco a voi una serie di dimostrazioni tanto vere quanto impossibili, a voi giudicare.
1
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1
1.
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dimostreremo per evidenza geometrica che 90=95.
disegnate un segmento orizzontale e chiamatelo AB,
da A tracciate un segmento perpendicolare ad AB,
chiamate l'altra estremità C; da B tracciate un segmento BD lungo AC, l'angolo ABD deve essere di
95°.
Unite C con D e tracciate l'asse del segmento, ora
tracciate l'asse di AB. Le assi si incontrano in V,
uniamo V con C e con D.
AC=DB per costruzione
CV=DV per costruzione (i due estremi di un segmento sono sempre equidistanti dall'asse)
AV=BV per costruzione (i due estremi di un segmento sono sempre equidistanti dall'asse).
Ciò significa che i triangoli ACV e DBV sono uguali, ma hanno gli angoli diversi: BAV=ABV, ma
CAD non è uguale a DBA.
istruzioni
Il SU - DOKU, letteralmente numero singolo, è un gioco le cui regole sono semplici: si tratta di riempire una tabella, in
cui sono scritti alcuni numeri, in modo
tale che:
 ogni riga contenga tutti i numeri da 1
a 9;
 ogni colonna contenga tutti i numeri
da 1 a 9;
 ogni area 3 × 3 contenga tutti i numeri da 1 a 9;
nessun numero risulti ripetuto né in una
riga, né in una colonna, né in ogni area
Il giornalino degli studenti del Liceo Castelnuovo
Direttore:
Claudio Falchetti IVB
Vice direttori:
Andrea Pacini IVB
Lorenzo Zolfanelli IVB
Redattori:
Chiara Mugnai VB
Marco Castelli VB
Vieri Piazzesi V B
Cecilia Di Loreto IVB
Francesco Calamai IVB
Niccolò Fiaschi IVB
Vincenzo Dal Cortivo IVB
Cosimo Lorenzetto Bologna IVB
Beatrice Volpi IIIB
Tommaso Zolfanelli I B
Vivien Frulloni I I
Chiara Burigana I I
Disegnatori:
Marco Castelli VB
Elena Meini IIIH
Gli articoli per il prossimo numero
vanno consegnati entro il 23 novembre
Gli articoli vanno spediti al seguente indirizzo:
[email protected]
oppure consegnati in floppy/cd/chiavetta usb
Tutti gli studenti sono invitati a partecipare
con la loro presenza alle riunioni di Redazione che si terranno regolarmente tutti i Venerdì dalle 14.30 in sede; con la produzione di
articoli o altri elaborati relativamente a ciò
che più gli piace o gli interessa. Il gruppo di
redazione si riserva di concordare con gli autori la pubblicazione dei lavori nei limiti dello
spazio disponibile e nella qualità rispettosa
degli stessi .
Si invitano inoltre tutti gli studenti a visitare e
commentare il sito del DeGeneratione.
Art director & impaginazione:
La Redazione
Sito internet:
http://degeneratione.wordpress.com
Indirizzo di posta elettronica:
[email protected]
(info ed invio articoli)
Finito di stampare
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