Sar telegrafico - Rotary Club Arezzo Est
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Massimo Rossi Restauro del paesaggio e/o valorizzazione del territorio Forse avrei dovuto chiamare questo intervento: Restauro e/o Restaurazione perché nell’atto del Restauro sta anche la Valorizzazione mentre la Restaurazione esprime altre azioni ed è un concetto significativo applicato al campo della gestione del territorio può assumere dimensioni innovative. Era l’estate del 1998 quando un mio amico acquista il “poderetto” (Tafi) sulla collina di Santa Maria delle Grazie ad Arezzo composto di due edifici, una casa padronale ed una casa colonica. La collina è sottoposta a vincolo ambientale ai sensi della legge vigente 1497/39 ed il vigente P.R.G. del Comune di Arezzo classifica i due edifici nella scheda n° 58 come fabbricati in zona E4 agricola speciale sui quali è ammessa la Trasformazione T/2 (Restauro Conservativo). Tuttavia gli stessi fabbricati non sono vincolati ai sensi della legge 1086/39 in quanto non sono particolarmente pregiati nella loro consistenza edilizia. La legenda delle tavole della Variante Generale del PRG indica come scopo degli interventi edilizi di Trasformazione T/2 la Valorizzazione di edifici di interesse storico culturale. Per me tuttavia in quel momento l’oggetto del mio intervento erano ancora gli edifici nella loro materialità. Gli interventi ammessi, Restauro Conservativo e Valorizzazione costituiscono una base agrodolce, nella prospettiva di una progettazione non bene identificata e che fosse accettabile da parte degli enti amministrativi di controllo. Il restauro conservativo porterebbe se applicato alla lettera, al congelamento di una situazione strutturale eterogenea e inadempiente nei confronti delle attuali normative edilizie; la valorizzazione diversamente permetterebbe di riqualificare le strutture esistenti con interventi che risolvano i problemi di adeguamento alle normative in vigore e la necessità di aggiornare il layout degli interni. L’intervento edilizio è terminato nel marzo del 2003. Per gli edifici si può dire tutto ad eccezione che abbiano subito un semplice restauro. Nel giugno del 2001 l’avvento di Peter Calthorpe il vate del New Urbanism ha contribuito sostanzialmente a farmi capire quanto era importante il nostro territorio, l’ambiente esterno alla città murata e alla periferia, quel territorio che fino a quel momento sembrava terra di nessuno. Nel Dicembre del 2004 in occasione del Convegno “Il Silos di Pescaiola” incontro il professor Guerrieri e vengo a conoscenza dell’Associazione Arspat (Associazione per il Restauro Sostenibile del Paesaggio, dell’Ambiente e del Territorio). È in quel momento che mi rendo conto che forse avevo compiuto un intervento di Restauro del paesaggio e quindi dell’ambiente e del territorio (toscano). Da questo momento, la cosa è nota, i problemi ambientali acquistano sempre più importanza tanto che la tutela dinamica del territorio assume un senso di dovere civico in quanto diventa oggetto di menzione nella Costituzione Italiana e Costituzione della comunità Europea e contemporaneamente entra in vigore il “Codice Urbani” per i beni culturali. Dal ’98 al 2004 ho subìto quindi un’evoluzione di pensiero, una sorta di assestamento caleidoscopico delle mie idee e di concetti che contribuiscono a chiarire l’importanza dei Valori nella prospettiva di una migliore qualità della vita senza nulla togliere al dovere di “fare business”. Ho ripensato ad alcuni progetti del passato: 1. Il cerchio d’acqua, concorso per la riqualificazione della tangenziale urbana di cui sono stato ideatore e coordinatore del gruppo di professionisti quali Giulio Rupi, Pier Ludovico Rupi, Pietro Pagliardini, Donatella Tassinari, Restauro come restaurazione della presenza dell’acqua nel territorio, come in passato i fiumi scorrevano a cielo aperto fuori dalla città murata. La valorizzazione è conseguente! una sorta di parco fluviale attrezzato: itticoltura, pescasportiva, effetto clitunno, teatro sull’acqua, vela e canottaggio ecc…. 2. Il progetto per il silos (Restauro e Valorizzazione insieme del monumento che si riflette nell’ambiente urbano) costruito interamente in cemento armato, viene integrato con un volume in acciaio e cristallo evocando i materiali usati dai futuristi nostri predecessori e anch’essi ormai “radici del territorio” anche se di recente produzione. Il progetto è stato redatto con la collaborazione degli architetti Roberto Felici, Fabrizio Di Sangro e del geometra Mauro Di Sangro. 3. Sempre in ambiente urbano l’ipotesi di trasformare i grossi contenitori industriali ormai dismessi Lebole, Gori e Zucchi, mercato ortofrutticolo, Consorzio Agrario, Piazza su Viale urbano, ex Vega, ex Konz, permettendo tipologie edilizie che evocano l’Arezzo turrita con conseguente limitazione di consumo del territorio. Questa progettualità può essere definita (Restauro come Restaurazione di tipologia edilizia) per emergere e rappresentare nel territorio a memoria degli involucri delle attività industriali del passato ormai in fase di rottamazione. 4. All’interno della città l’ipotesi d’utilizzare i ritrovamenti archeologici della ex scuola Margaritone al fine di realizzare antiche domus romane in vista, per aumentare l’effetto di Arezzo come città di antica origine e soprattutto contribuire al concetto di città stratificata. Lo stretto rapporto con l’anfiteatro romano contribuirebbe a rafforzare l’identità di una zona di alto valore archeologico nel cuore della città moderna. Quest’intervento si configura come Valorizzazione dell’ambiente urbano. Concludo il mio intervento dichiarando che il tema di questo convegno Restauro del Paesaggio e Identità culturale non è soltanto un atto teorico ma è concreto e contribuirà a indicare la strada per nuove forme di produttività “basate non solo sulla conoscenza e sull’innovazione ma anche sull’identità, la storia, la creatività, la qualità; un’economia in grado di coniugare coesione sociale e competitività e di trarre forza dalle comunità e dai territori” (Carlo de Benedetti, la Soft Economy). Per la veicolazione dei concetti espressi anche dall’ARSPAT di cui sono promotore di un convegno a Cortona dal titolo “Restauro del Paesaggio e identità culturale” del 27-28-29 Aprile 2006, con alcuni amici e colleghi ho formato un comitato dal nome provocatorio ma molto significativo:“Petrolio di Toscana”. Ciò che è terra di nessuno potrà essere una risorsa importante per la nostra economia. Relazione tenuta il 2 Febbraio 2006