Impiego di chiarificanti e stabilizzanti in enologia

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Impiego di chiarificanti e stabilizzanti in enologia
Impiego di chiarificanti e
stabilizzanti in enologia
Antonio Grazietti
Pisa, 18/11/2016
Imbottigliamento
Chiarifica
Stabilizzazione
Affinamento
Vinificazione
Quali sono gli obiettivi
• Chiarifica : migliorare l’aspetto visivo dei vini
(colore, limpidità) ed anche gustativo
(eliminazione di tannini astringenti, amari,
ecc)
• Stabilizzazione : rendere stabili nel tempo i
caratteri visivi e gustativi dei vini
Quali coadiuvanti
• Chiarificanti :
Gelatine
Albumina
Colla di pesce
Caseina
PVPP
Derivati di lieviti
Derivati del carbone
• Stabilizzanti :
Bentonite
Gomma arabica
Acido metatartarico
Mannoproteine
CMC
Anidride solforosa
Gelatine
• Sono il prodotto della parziale idrolisi del
collagene contenuto nelle pelli, nei tessuti
connettivi e nelle ossa degli animali
• La fabbricazione corrisponde alla distruzione
della struttura organizzata del collagene, una
proteina, a mezzo di differenti processi chimici
ed enzimatici, al fine di ottenere delle gelatine
costituite da diverse frazioni proteiche e
polipeptidiche.
Principali fasi di produzione di una gelatina
Preparazione della materia
prima
Estrazione o cottura
Purificazione
Ottenimento di gelatine
semilavorate
Idrolisi supplementare
Miscelazione
GELATINE COMMERCIALI
Idrolisi acida, basica o enzimatica
a diverse temperature e per
diversi tempi
Eliminazione impurezze
filtrazione
demineralizzazione
concentrazione
sterilizzazione
Lavorazione specifica dei
semilavorati per adattarli alle
esigenze enologiche e
formulazione finale delle gelatina
La diversità tra le gelatine è dovuta a:
• la qualità della
materia prima ;
• la natura delle
reazioni di idrolisi :
enzimatica,chimica
o fisica ;
• l’intensità
dell’idrolisi
PUREZZA
NATURA
INTENSITÀ
gelatine di
qualità differenti
Grado di
idrolisi
Massa
molecolare
Aspetto
gelatina
Densità di
carica
<
1,1
1,0
solubile a caldo
(meq/g)
(Kdalton)
50
40
30
liquida
0,8
0,6
20
<
GELATINA
60
10
5
solubile
a
freddo
0,4
0,2
Gelatine
• Al pH del vino le gelatine assumono carica
positiva
• La carica è tanto più alta quanto maggiore è la
sua massa
• La carica aumenta al diminuire del pH
• La gelatina nel vino si comporta come un
polielettrolita di carica positiva che innesca
rapporti di tipo forze di Van der Waals, forze
polari, legami H, forze di London ed effetti
idrofobi con tutte le sostanze che nei vini hanno
cariche di tipo negativo (polifenoli, tannini,
polisaccaridi, …)
Gelatine
C’era una volta…….
FORZA DI GELIFICAZIONE
Gradi BLOOM
• 7,5 grammi di gelatina + 105 g di acqua sono posti in un particolare
contenitore di Bloom
• La gelatina si lascia a riposo per 2 ore, poi si mette in bagnomaria a
60°C per completarne la solubilizzazione
• La soluzione é termostata a 10°C per 17 ore
• Il peso in grammi necessario a spingere un cilindro di ebanite del
diametro di 12,7 mm nel gel fino ad una profondità di 4 mm é il
numero di Bloom.
Due parametri essenziali
Oggi…….
CARICA
d (meq/g)
1,1
Misura della carica
superficiale
1
0,9
0,8
0,7
0,6 0,5
0,4
0,3 0,2 0,1
29 400
Abs
2 600
Cromatografia di
esclusione molecolare
MASSA
115 000
<1000
tempo
0
Variazione della carica al variare del pH
1
0,5
0
pH
3
Gelatine
3,4
Gelatina A
Gelatina B
Gelatina C
X
Y
Z
3,8
La carica diminuisce quando aumenta il pH
COLLAGGIO con una gelatina
1. Scelta della gelatina
risultato desiderato
esigenze tecniche
conoscenza del prodotto
2. Preparazione
secondo l’aspetto fisico
solida (solubile a caldo, a freddo)
liquida
3. Aggiunta al vino
corretto dosaggio della gelatina
omogeneità dell’aggiunta
4. Conseguenze
chiarificazione
stabilizzazione
caratteri organolettici
1. Scelta della gelatina
➤ Risultato desiderato
chiarificazione
stabilizzazione
aromi
Rispetto equilibrio
Ammorbidimento
Diminuzione dell’astringenza
➤ Esigenze tecniche
- materiale
- tempo
- mezzi
➤ Esperienza e conoscenza
del prodotto
1. Scelta della gelatina
Il principio guida da seguire nella scelta puó essere cosí
riassunto :
Tanto maggiore é la carica superficiale più ampio è lo
spettro d’azione, ossia la gelatina va a reagire un po’
con tutte le classi di tannini, affinandone le
caratteristiche ma rispettandone gli equilibri ;
Tanto minore è la carica superficiale tanto più stretto é
lo spettro d’azione, ossia la gelatina va a reagire
soprattutto con i tannini più reattivi, più aggressivi,
permettendo di riequilibrare vini disarmonici.
GELATINA
Gelatina
PM = 38 - 40 Kd
Cs = 0,8 - 0,9
meq/g
Gelatina
PM = 26 -28 Kd
Cs = 0,5 - 0,6
meq/g
Preparazione
RISPETTARE
schede
temperatura
tempo
quantitativi
LIQUIDA
utilizzata pura o meglio
diluita in un volume d’acqua pari a 1 o 2 volte il loro peso
SOLIDA
sciogliere nell’acqua
Solubile a freddo
acqua a temperatura ambiente
100 g per litro d’acqua
Solubile a caldo
acqua a 35-40°C
50 g per litro d’acqua
Utilizzazione
aggiunta
progressiva
omogenea
durante un rimontaggio
con un sistema tipo venturi
!
con gelatina solubile a caldo
mantenere la temperatura
a 35-40°C
durante l’aggiunta
turbidità
NTU
Evoluzione NTU
Vino non trattato
Flocculazione
Vino trattato
Sedimentazione
Chiarificazione
tempo
aggiunta
di colla
COLLAGGIO dei vini rossi
Effetti :
Chiarificazione ossia acquisizione
di > Limpidezza
Stabilizzazione della materia
colorante
Stabilità microbiologica
Correzione dell’astringenza, del
carattere vegetale e delle note
metalliche
Esempio di riduzione della carica microbica
con il collaggio
Vini trattati con gelatina
Vino travasato non collato
BRETT = 3,1. 104 UFC/ mL
20 ml/hL
BRETT = 1.8.102 UFC/ mL
40 ml/hL
BRETT = 1.102 UFC/ mL
• L’effetto di una gelatina sul vino è molto
sfaccettato
• Non esiste una gelatina universale per tutti i
vini
• L’enologo può giocare sul tipo di gelatina, sulla
dose ed eventualmente sul tempo di contatto.
Albumina
• E’ rappresentata dal bianco dell’uovo
• E’ formata da diverse proteine la più
rappresentata delle quali è l’ovoalbumina.
• E’ il chiarificante proteico più antico,
tipicamente utilizzato sui grandi vini.
• Si può utilizzare in forma:
• Liquida tal quale
• Liquida pastorizzata
• Polvere
• Scaglie
Carica superficiale
Albumina d’uovo in polvere
a pH 3,5 d = + 0,80 meq/g ss
dose d’impiego media : 5 a 10 g/hl
a 10 g/hl => 8 meq/hl
Albumina d’uovo fresca
a pH 3,5
d = + 0,10 meq/g tq
dose d’impiego : 5 a 6 bianchi/barrique
a 5 B x 40g /2,25 hl => 8,9 meq/hl
Per uova calibrate di circa 65 g,
il bianco pesa 40 g, circa 60% della massa dell’uovo
Utilizzazione
Liquida raddoppiare il volume
con acqua e rimescolare avendo
cura di non fare schiuma.
Eventualmente addizionare un po’
di NaCl
Polvere sciogliere in acqua a
temperatura ambiente in rapporto
1:10.
Incorporare al vino durante un
rimontaggio
impiegando un enodosatore
Colla di pesce
• E’ ottenuta a partire dal collagene estratto dalla
vescica natatoria di alcuni pesci
• E’ di natura proteica.
• E’ ritenuto il chiarificante proteico dei grandi vini
bianchi.
• Consigliata sui vini dolci passiti.
• Conferisce grande brillantezza ai vini.
• Si presenta sotto forma di scaglie o di polvere.
• Alcuni enologi la consigliano anche nei
vini rossi a dosi dell’ordine dei 5 g/hl.
Colla di pesce
➤ Caratteristiche
➥ Carica positiva : d = + 0,6 meq/g (a pH 3,5)
➥ Flocculazione in particelle fini
➥ Vini bianchi “brillantissimi”
➥ Impiega anche 2 - 3 settimane a precipitare
➥ dose d’impiego : 1,5 a 3 g/hl
➤ Collaggio misto
➥ viene usata spesso sola o
➥ in associazione
☛+ bentonite
☛+ Sol di Silice
☛+ tannino
per la stabilizzazione
per accelerare la sedimentazioni
per i vini bianchi poveri in tannini
Colla di pesce
➤ Utilizzazione
• Per 100 g di colla di pesce si consiglia di procedere nel seguente
modo :
• Si deve sciogliere in rapporto 1:100;
• In 10 litri di acqua fredda sciogliere preventivamente 50 g di acido
citrico (se è pura);
• Spolverare sulla superficie la colla di pesce;
• Lasciare a riposo per 2 o 3 ore;
• Rimescolare ancora la soluzione lentamente in modo da rendere
il preparato omogeneo;
• Si dovranno impiegare da 150 a 300 ml di questa soluzione per
ettolitro di vino;
• Addizionare la miscela al vino da trattare nel modo più omogeneo
possibile.
Caseinato di potassio
Cosa è
• Sostanza proteica derivante dal latte di mammiferi
(solitamente estratta latte vaccino)
• Caseina lattica / Caseinato di potassio
• Una soluzione di caseinato di potassio che viene a
contatto con il vino (basso pH, forza ionica) coagula e
precipita (stesso fenomeno che avviene nella
coagulazione dei formaggi)
Caseinato di potassio
Cosa fa nel vino
• Nel vino si forma tutto un insieme di flocculi che danno
origine ad un reticolo che precipita trascinando con se le
particelle in sospensione (chiarifica)
• Inoltre il caseinato adsorbe selettivamente frazioni
polifenoliche ossidabili e ferro trivalente con facoltà di
prevenire fenomeni ossidativi e casse ferrica
(stabilizzazione)
Caseinato di potassio
Come si usa
•Dosaggio 60-100 g/hl
• Disperdere in acqua (1:10-15 o più)
qualche ora prima del trattamento e
introdurre nel mosto nel modo più
omogeneo possibile
• Il metodo migliore è far assorbire un filo
sottile di miscela attraverso venturi
durante un rimontaggio
• Più sono piccoli i fiocchi che si formano
più lenta é la decantazione ma migliore il
risultato
Un piccolo richiamo sulla problematica allergeni:
• Rimane valido il principio di rendere nota attraverso
l’etichettatura la presenza di ovoalbumina o caseina.
• Rimane invariato l’uso del pittogramma e le menzioni
scritte eventualmente in una sola lingua comunitaria.
• Viene fissata una soglia di residuo massimo accettato di
0,25 mg/L con riferimento ai metodi di analisi proposti
dall’OIV
• Ha decorrenza 1 Luglio 2012 e applicazione a tutti i vini
elaborati da uve vendemmia 2012
• Restano esclusi vini di vendemmie precedenti.
Alcune problematiche
• Allergeni:
Obbligo di indicare in etichetta la presenza di residui
Direttiva CE 2007/68 riguarda :
albumina (uovo) caseina (latte)
impiegate nel trattamento dei vini
• Problemi sanitari (mucca pazza, ….) :
grossi sospetti sulle proteine di origine animale
Riguarda le gelatine.
….ricerca di nuove proteine di origine vegetale
Proteine Vegetali in Enologia
Approvate in Dicembre 2005 dall’ OIV, le proteine
vegetali rappresentano una delle ultime innovazioni in
campo enologico. Inizialmente approvate due fonti : da
Pisello e da Frumento.
Per le proteine di frumento ci furono subito dei
problemi riguardanti il rischio di allergie da glutine.
Oggi le proteine da pisello non sono molto usate
probabilmente a causa del loro basso potere
chiarificante,
Ricerca di una nuova fonte
E’ possibile utilizzare una proteina di
patata purificata come agente di collaggio?
Deriva da un vegetale largamente consumato
La patata non è contemplata nelle liste degli alimenti
allergenici.
I suoi estratti sono particolarmente ricchi di proteine
ottenute con processi non denaturanti
Proteins HMW
Patented technology
Proteins LMW
fibres
proteins
Ne sono state studiate le
caratteristiche fisiche ed elettriche,
che influiscono sulle proprietà enologiche
Dimensione delle
particelle
Con un metodo che si basa sulla
diffusione della luce (DLS)
Potenziale Zeta
Con Laser Doppler Electrophoresis
NanoZetaSizer
Questo metodo misura la velocità di
migrazione di particelle in un liquido
sottoposte ad un campo elettrico
Modello schematico del comportamento di una particella
carica in soluzione; posizionamento della superficie di
misura del pζ
Particella carica negativamente
Fascia
metastabile
Strato stazionario
o di Stern
Piano di
scorrimento
Viene definito pζ il potenziale elettrico misurabile
sulla superficie del piano di scorrimento.
Appare evidente come ad esso siano legate buona
parte delle proprietà e dei comportamenti delle
particelle nei sistemi dispersi.
Potenziale ZETA
Potenziale Zeta e velocità di sedimentazione di differenti
collanti proteici
RedVino
wine pH
3.8
rosso
P. protein
pH 3,8
Gel. Sol. 2
Pm.24.000
Gel. Sol.
freddo
Gelatina
Deriv.
lievito
Gel. Sol. 1
Pm 16.000
Pisello
protein
Gel. Sol. 3
Pm 29.000
Gel. Sol.
caldo
Velocità di sedimentazione
Albumina
pζ
Chiarificanti con elevato Potenziale Zeta (positivo o negativo) agiscono più velocemente.
Il Potenziale Zeta varia col variare del pH del vino Sono coinvolti anche altri aspetti fisicochimici. (es. taglia particella)
Effetti Macromolecolari
Zeta Potential
> Sedimentation rate
> Lees
?
Particle size
< Sedimentation rate
< Lees
Molecular
weights
Sensorial impact
P.Protein in Flottazione
Elevata velocità di flottazione
Colombard
Volume 1.000 hL
(France)
Tempo di formazione del flottato
Compattazione del flottato
Torbidità finale (NTU)
P protein
p.protein
Gelatina
5g/hL
100 mL/hL= 100 ppm
30 min
1 h 30 min
<10%
>10%
56
53
p.protein in Flottazione
Test in scala di laboratorio
Pressione 6 bar
Sauvignon blanc/Sauvignon gris/Semillon
>1000
NTU
104
80.6
91.2
185
Feccia
12.4%
11.4%
12.6%
12.4%
p.protein nella chiarifica dei mosti bianchi
5 g/hL
•
•
•
•
10 g/hL
15 g/hL
Elevata rapidità di sedimentazione
Buona compattazione delle fecce
Nessun impatto sulla cinetica della FA
Interessante effetto sul profilo aromatico
P. Protein nella chiarifica dei vini bianchi giovani
MALVASIA dell’EMILIA
da destra:
1 - Testimone
3 – P protein 10g/hL
2, 4, 5 - 10 g/hL
carbone + 25 g/hL
altro chiarificante
1
2
3
4
5
Dose effettiva:
p. Protein 6,75 g/hL
rispetto al testimone
trattato con gelatina
più pulito e netto
all’olfatto,
armonico al gusto;
più morbido e fresco
con tonalità più vivace;
dotato di maggior
volume in bocca;
globalmente più pulito,
netto e piacevole.
VINO ROSSO D’ITALIA
PoliVinilPoliPirrolidone PVPP
Cosa é
• Prodotto di sintesi che si ottiene dalla polimerizzazione del
vinil pirrolidone in presenza di basi forti
•E’ un prodotto insolubile in acqua e in soluzione idroalcolica.
PoliVinilPoliPirrolidone PVPP
Cosa fa nel vino
• Ha la capacità di adsorbire catechine, leucoantociani, acidi
cinnamici ossidabili, chinoni e tannini.
• Grazie alla sua totale insolubilità precipita nel vino
permettendo l’allontanamento dei fenoli adsorbiti.
• Viene usato prevalentemente nei vini bianchi per prevenire
i fenomeni ossidativi.
• Il trattamento con PVPP attenua il sapore amaro di alcuni
vini.
PoliVinilPoliPirrolidone PVPP
Come si usa
•Dosaggio: dose mediamente applicata 20-50 g/hl
dose massima ammessa 80 g/hl
• Disperdere in acqua (1:4 - 5) almeno mezz’ora prima del
trattamento e introdurre nel mosto nel modo più
omogeneo possibile
• Mantenere in sospensione per almeno ½ ora operando
un rimontaggio al chiuso o con agitatore elettrico
• Lasciare decantare e separare con travaso o filtrazione.
• Può essere impiegato anche in filtrazione ad
alluvionaggio
Derivati dei lieviti
Potrebbero rappresentare il futuro nella
chiarifica
Prendono spunto dalle modificazioni che subisce il vino durante
il periodo di affinamento sulle fecce, sempre responsabile di un
miglioramento qualitativo dei vini.
Dietro queste modificazioni facilmente percettibili alla
degustazione ci sono differenti fenomeni molecolari così
riassumibili:
1 fenomeni di cessione da parte delle fecce di molecole
direttamente attive dal punto di vista sensoriale;
2 fenomeni di interazione molecolare tra composti liberati
dalle fecce e polifenoli del vino;
3
fenomeni di sottrazione di molecole a impatto gustativo
indesiderato.
Derivati dei lieviti
0,35
[composti azotati] (in g/l equivalenti leucina)
1
Fenomeno di cessione di sostanze azotate (amminoacidi e
peptidi) derivanti dal citoplasma cellulare
Enzimatica
0,30
0,25
Testimone
0,20
0,15
0,10
0,05
0,00
0
20
40
60
80
100
Tempo di autolisi (in giorni)
120
140
160
180
Derivati dei lieviti
2
Fenomeno di rivestimento di molecole tanniche da
parte di polisaccaridi
Derivati dei lieviti
3
Fenomeno di eliminazione selettiva
Evoluzione della torbidità di un vino rosso Cabernet sauvignon, dopo
aggiunta di 50 g/hl di un derivato di lievito.
400
turbidité (NTU)
350
300
augmentation
250
de la turbidité
dûe à la floculation
200
150
niveau de turbidité d'une solution
Addition de 50 g/hl
di derivato
di lievito
100
50
vin témoin
0
vin traité
0
5
10
15
20
25
30
35 temps (heures)
Derivati dei lieviti
Piccoli peptidi derivanti
dall’interno della cellula con
effetto edulcorante ed
1 esaltatore del gusto
Polisaccaridi derivanti dalla
parete cellulare in grado di
2 interagire con i tannini
smorzandone l’aggressività
3 Effetto adsorbente a carico
della parte residuale della
struttura del lievito che opera
una sorta di microcollaggio
allontanando piccoli polifenoli
Formula del Glutatione
(γ-glutamilcisteinilglicina)
Ac. glutamico
Cisteina
Glicina
Tenori in glutatione, sotolone e 3-mercapto-esanolo di un vino
Sauvignon al termine del suo affinamento in barrique.
Glutatione
Sotolone
3-MH
Barrique usata con fecce
5,8
1,3
1400
Barrique usata travasata
3,1
3
730
Barrique nuova con fecce
4,8
4,2
1210
Barrique nuova travasata
2
9,7
420
Tenori di 3-mercapto-esanolo, sotolone, 2amminocetofenone e D.O. 420 nm e in un vino Sauvignon
dopo 3 anni di conservazione in bottiglia in due diverse
modalità .
controllo
3MH (ng/l)
Sotolone (µg/l)
2-amminocetofenone
(ng/l)
D.O. 420 nm
testimone
320
Addizionati 10
mg/l glutatione
445
9
3
215
125
0,203
0,136
Apportatori di glutatione
Prodotti derivati dal lievito naturalmente ricchi in
metaboliti riduttori per la protezione degli aromi
fruttati
Glutatione (tripeptide)
Cisteina
N Acetil Cisteina: NAC
Modalità d’uso
Dose
addizionare alla dose di 30 g/hl
Modalità
come un attivatore di fermentazione nella vinificazione in bianco
Momento
nella prima metà della fermentazione
Effetto
Verrà metabolizzato dal lievito che poi rilascia a fermentazione
completata i composti riducenti
Nota bene
Se aggiunto a FA già avviata non sarà ossidato dai chinoni del mosto, presenti ad
inizio FA, e sarà metabolizzato dai lieviti nel pieno della loro attività e poi
rilasciato rapidamente dagli stessii nei primi 15 – 20 gg dopo il termine della FA
Per una protezione ottimale : misurare e correggere l’azoto assimilabile del mosto,
proteggere efficacemente il mosto contro l’ossidazione, mantenere condizioni
riducenti durante l’affinamento.
CARBONE
• I carboni enologici sono carboni di origine vegetale.
• Il loro meccanismo d’azione si basa sul fenomeno di
adsorbimento, diverse categorie di molecole sono
trattenute sulla superficie del carbone grazie a forze di
attrazione tipo forze di Van der Waals.
Waals.
• I carboni enologici arrivano a sviluppare superfici
specifiche di adsorbimento che raggiungono i 5005002000 m2/g.
• Al fine di aumentarne la capacità d'adsorbimento
possono subire processi di attivazione di tipo fisico al
vapore ad alte temperature a cui segue una attivazione
di tipo chimicochimico-fisica in presenza di un acido.
CARBONE
Adsorbente inerte, costituito da
uno scheletro carbonioso.
Caratterizzato da una porosità
importante e da una superficie
specifica elevata ( 500-2000 m2/g ).
CARBONE
Forme differenti di prodotti commerciali
POLVERE
GRANULARE
ESTRUSO (pellets)
CARBONE
PROPRIETA’ ADSORBENTI
Le proprietà adsorbenti dei carboni attivi sono
caratterizzate da indici che ne definiscono il potere
adsorbente nei confronti di molecole di grandezza
diversa.
Indice di Melasso
(indice di media-porosità – pori compresi tra 100 Å - 450 Å)
Indice di Bleu metilene
(indice di maxi-microporosità – pori superiori a 20 Å)
Indice importante per la decolorazione dei prodotti.
Indice di iodio
(indice di mini-microporosità – pori superiori a 5 Å)
Informazioni sulla superficie specifica del carbone.
PROPRIETA’ DI ADSORBIMENTO
CARBONE
Struttura porosa del carbone definita dagli indici
Indice di iodio
Diametro
del poro minimo
5Å
(5 - 10)
Indice di bleu
Diametro
del poro minimo
15 Å
(15 - 20)
Indice di melasso
Diametro
del poro minimo
30 Å
(30 - 100)
CARBONE
• Ne è ammesso l’impiego per il trattamento di
mosti e vini nuovi ancora in fermentazione,
bianchi, rosati o rossi per gli scopi seguenti:
• Correzione delle caratteristiche organolettiche di
mosti alterati da attacchi fungini quali muffe o oidio,
• Eliminazione di contaminanti,
• Correzione del colore :
– dei mosti bianchi prodotti da uve rosse
– dei mosti molto gialli prodotti da uve bianche
– dei mosti ossidati
CARBONE
• Oppure ne è previsto l’impiego per il trattamento dei
vini bianchi macchiati al fine di perseguire i seguenti
obbiettivi :
• Correzione del colore:
colore:
• dei vini bianchi prodotti da uve rosse a succo bianco,
• dei vini bianchi accidentalmente macchiati ad
esempio con le attrezzature (pompa,
(pompa, tubature, …)
• dei vini molto gialli prodotti da uve a bacca bianca,
• dei vini ossidati.
ossidati.
• Il trattamento con carboni ad uso enologico è
autorizzato entro il limite dei 100 g/hL
g/hL
Struttura chimica della
bentonite
Bentonite
Strato di
tetraedri
Strato di
ottaedri
foglietto
Strato di
tetraedri
distanza tra i
foglietti
Ossigeno
Silicio
Alluminio
Cationi scambiabili
Schema funzionale struttura
della bentonite
Bentonite
SiO2
Al2O3
SiO2
Distanza tra
i foglietti
SiO2
Al2O3
SiO2
Sciolte in acqua o nel vino le bentoniti
assumono carica negativa
Bentonite
Dal punto di vista enologico esistono tre tipologie
di bentoniti:
•
Bentoniti sodiche, nelle quali il sodio rappresenta il
catione maggiormente scambiabile
•
Bentoniti calciche, nelle quali il calcio è il catione
maggiormente scambiabile
•
Bentoniti attivate, si tratta di bentoniti calciche
attivate al sodio attraverso un trattamento al
carbonato di sodio
Bentonite
Distanza tra i foglietti circa
100 Angstrom
Distanza tra i foglietti circa
10 Angstrom
Elevata capacità di
rigonfiamento
Limitata capacità di
rigonfiamento
Elevata capacità di
scambio
Limitata capacità di
scambio
Elevato potere
deproteinizzante
Limitato potere
deproteinizzante
Limitata velocità di
decantazione
Elevata velocità di
decantazione
Limitato compattamento
del deposito feccioso
Ottimo compattamento del
deposito feccioso
Proprietà
intermedie
Bentonite Sodica Bentonite Calcica Bentonite Attivata
Bentonite
Caratteristiche fisico-chimiche
indice di rigonfiamento: da misurarsi in acqua distillata (in caso
contrario gli ioni contenuti nell'acqua possono essere scambiati con gli
interfogliari della bentonite, alterando il risultato).
Da Maujean, RFOE, 1993
Differenti
bentoniti
Rapporto
Na+/Ca2+
Volume specifico di
rigonfiamento mg/g
Acqua distillata
Acqua comune
Proteine adsorbite
dalla bentonite
mg BSA/g
sodica
B1
B2
B3
1,8
1,5
1,4
13,8
13,0
12,0
87,5
92,0
45,5
571
571
408
Calcica
B8
B5
B10
0,5
0,3
0,3
10,0
4,0
5,0
7,0
4,0
5,0
271
300
242
Le bentoniti sodiche rigonfiano più di quelle calciche ed
adsorbono meglio le proteine.
Bentonite
Dosi di diverse bentoniti necessarie alla stabilizzazione
proteica di uno stesso vino
Bentonite
Le proteina dell’uva e del vino
• La maggior parte delle proteine presenti nei vini
derivano dall’uva
• Ne possiamo trovare qualche centinaio di mg/l
nei vini bianchi
• Si tratta di PR protein (Pathogenesis Related
Protein)
• Possono divenire la causa di “casse proteica”
• Massa molecolare compresa tra 15.000 e 35.000
daltons
• Punti isoelettrici tra 4 e 7
Bentonite
Il punto isoelettrico è il valore di pH al quale la molecola
proteica non ha nessuna carica, è caratteristico per ogni
proteina e dipende dalla composizione amminoacidica
carica
+
pI = 4
Positiva
pH
1
2
3
4
5
6
7
Negativa
-
8
Le proteina dell’uva e del vino
A questo proposito è interessante
ricordare che avendo la laccasi
(enzima ossidasico prodotto da
Botrytis cinerea e presente in
mosti e vini derivati da uve
infettate da questo patogeno)
punto isoelettrico intorno a 2,5 al
pH del vino assume carica
negativa e pertanto non può
essere rimossa da un trattamento
con bentonite.
carica
+
pI = 4
1
-
pH
Positiva
2
3
4
5
6
7
8
Negativa
Bentonite
Influenza del pH sulla dose di bentonite necessaria
alla stabilizzazione proteica di un vino di Sauvignon
blanc
pH
vino
3,4
3,6
3,8
4
Dose di bentonite necessaria alla
stabilizzazione proteica
50
70
80
100
Più il pH è alto, più la dose di bentonite necessaria alla
stabilizzazione del vino aumenta
Bentonite
Tenendo conto delle informazioni fino a qui assunte e
degli obiettivi enologici che ci si prefiggono la
determinazione della dose di bentonite dovrà essere
fatta in modo adeguato:
Esistono diversi test rapidi di stabilità proteica :
- Si basano su processi di denaturazione chimica che non
riproducono i fenomeni "naturali" della casse proteica
- gli agenti chimici precipitano tutte le proteine : non sono specifici
delle proteine termoinstabili
- conducono a dosaggi di bentoniti più importanti di quelli necessari
per stabilizzare il vino
⇒ Il test a caldo è l unico test che permette di
riprodurre i fenomeni naturali della casse proteica
Le proteina dell’uva e del vino
Non tutte le proteine hanno la stessa instabilità nel vino
Frazionamento di proteine di Sauvignon (da lavori di Moine-Ledoux, Dubourdieu)
Frazione
termoinstabile
Frazione
termostabile
Bentonite
• Un trattamento eccessivo alla bentonite non può dare
surcollaggio.
• Ma l‘effetto negativo di un trattamento eccessivo sulle
qualità sensoriali dei vini è innegabile.
• La dose di bentonite necessaria alla
stabilizzazione deve pertanto essere
determinata con precisione.
Bentonite Protocollo del test a caldo
a. Misurare la torbidità del vino : se > 2 NTU, filtrare il vino (membrana in
polietersulfone) : (turb1)
b. Scaldare il vino in bagnomaria termostatatoa 80°C per 30 minuti
c. Lasciare raffreddare per 45 minuti a temperatura ambiente.
d. Misurare nuovamente la torbidità del vino : (turb2)
Se tempo di raffreddamento abbreviato (passaggio della provetta sotto acqua
fredda) :
Rischio di sotto-stima della dose di bentonite (il torbido è inferiore).
Se tempo di raffreddamento superiore a 45 minuti :
Rischio di sovra-stima della dose di bentonite (formazione di un torbido non
imputabile alla frazione di proteine termoinstabili).
Comunque affinchè il test sia attendibile e ripetibile i tempi e modi vanno
standardizzati
VINO INSTABILE se ∆ NTU (turb2 – turb1) > 2
Bentonite
Il trattamento alla bentonite è il
solo mezzo di prevenzione
attualmente disponibile per la
stabilizzazione dei vini nei
confronti della casse proteica.
Bentonite
In funzione del risultato del test a caldo si formula la decisione
∆ NTU (turb2 – turb1) > 2 ⇒ Trattare vino alla bentonite
A quale dose ?
Prove di laboratorio
a. Moltiplicare il valore d’instabilità (∆ NTU) per 2 e 3.
P.es ∆ NTU = (turb2 – turb1) = (34 – 2) = 32
provare con dosi di bentonite 32 – 64 – 96 g/hl
b. Testare le 3 dosi di bentonite al fine di inquadrare i valori
ottenuti.
c. 30 minuti dopo incorporazione della bentonite (piccolo
volume), rinnovare il test di misura della stabilità.
Bentonite
Preparazione della bentonite al laboratorio :
UTILIZZARE LA STESSA BENTONITE UTILIZZATA IN CANTINA !!
- Prepare
una soluzione al 5 % in acqua : 100 mL d’acqua in un beker
da 250 mL
- Mettere in agitazione (agitatore elettromagnetico)
- Incorporare la bentonite nel vortice di agitazione.
- Attendere 1 ora di reidratazione a temperatura ambiente
- Incorporare le tre dosi di bentonite designate al vino da trattare
- Dopo 1:4 d’ora, rifare il test a caldo
- Scegliere la dose di bentonite che permette di
ottenere un ∆ NTU < 2
⇒ La dose di bentonite identificata con questo test deve
essere aumentata di 10 g/hL.
Bentonite
Dosi testate:
30 g/hl
60 g/hl
90 g/hl
10 NTU
1,6 NTU
1 NTU
⇒La dose di bentonite identificata con questo test
deve essere aumentata di 10 g/hl.
⇒70 g/hl
Alla fine verificare l’efficacia del trattamento
Gomma Arabica
• La gomma arabica è una gomma di origine vegetale
costituita dall’essudato emesso da alcune specie del
genere Acacia: l’A. senegal e l’A. seyal.
• La gomma ricavata dalla A. senegal o verek è
conosciuta anche come Kordofan.
• Quella dell’A. seyal è nota anche come “friabile”
• La troviamo impiegata in molte industrie alimentari
come emulsionante, in diverse bevande come
stabilizzante di sistemi colloidali, nell’industria
farmaceutica per incapsulare medicinali o formare
compresse
Gomma Arabica
La zona di produzione di
questa gomma si
estende da est ad ovest
nella fascia sud
Sahariana dell’Africa.
Storicamente è stata
uno dei principali
prodotti delle colonie
francesi. Attualmente il
paese maggior
produttore è il Sudan.
Gomma Arabica
Gomma Arabica
E’ formata da 3 frazioni che si
differenziano per il peso
molecolare e per il contenuto di
proteine:
• Scheletro glicoproteico che
rappresenta l’1% della massa
totale;
• Complessi arabinogalattaniproteine (AGP) che
rappresentano dal 1 al 10 %
• Unità arabinogalattani (AG) che
rappresentano il 90 – 99 %.
scheletro proteico
Gomma Arabica
In seguito alla completa idrolisi acida della
gomma arabica si ottengono i seguenti prodotti
nelle rispettive percentuali:
• galattosio
35 – 45 %,
• arabinosio
25 – 45 %,
• ramnosio
4 – 13 %,
• acido glucuronico
6 – 15 %,
• proteine
1 – 2 %.
Gomma Arabica
Nel vino la gomma arabica esplica il suo ruolo di
colloide protettore assicurando:
una migliore stabilità della materia colorante nei
vini rossi;
un maggiore effetto del metartarico nella sua azione
di impedimento della crescita dei cristalli di
bitartrato;
una protezione nei confronti delle precipitazioni
dovute a casse ferrica o rameica;
una debole protezione nei confronti di precipitazioni
proteiche.
Gomma Arabica
I preparati ad uso enologico si possono presentare :
• In forma liquida (concentrazioni variabili tra il 15
ed il 35 %)
• In forma secca (polvere o granulare)
Dal punto di vista funzionale possono essere:
• Gomme a catena lunga (vera azione di colloidi
protettori)
• Gomme idrolizzate (ruolo organolettico)
Gomma Arabica
• Si aggiungono al vino poco prima della messa in
bottiglia.
• La dose d’impiego può variare dai 10 – 100 g/hl S.S.
• Le gomme idrolizzate possono essere aggiunte al vino
anche prima della microfiltrazione
• Le gomme a catena lunga non sono microfiltrabili per
cui devono essere aggiunte a valle della
microfiltrazione .
• In Europa non esistono limiti all’uso della G.A., ne
esistono invece negli Stati Uniti (max 25 g/hl ss), non
è ammesso in svizzera.
Acido Metatartarico
L’acido metatartarico é un poliestere risultante
dall’esterificazione intermolecolare dell’acido tartarico.
CH OH-COOH
H2O
CH OH-COOH
CH OH-COOH
CH OH-COOH
H2O
CH OH-COOH
CH OH-COOH
Indice di esterificazione è la % di funzioni acide coinvolte nella
polimerizzazione, dà misura della dimensione del poliestere,
dunque del suo potere stabilizzante
Acido Metatartarico
• L’acido metatartarico viene usato per evitare la precipitazione
dei sali di bitartrato di potassio (stabilizzazione tartarica)
• Agisce come un colloide protettore impedendo l’accrescimento
dei germi di cristallizzazione
• La sua azione non è definitiva nel tempo in quanto tende a
depolimerizzarsi restituendo molecole di acido tartarico
• Più alto è l’indice di esterificazione maggiore sarà la sua durata
nel tempo ;
• Più basso è il pH maggiore é la velocità di idrolisi ;
• Più alta è la temperatura di conservazione del vino maggiore è
la velocità di idrolisi.
Acido Metatartarico
Stabilità ed efficacia nel tempo :
Per numerosi anni a 0°C
Per 2 anni e più tra 10 e 12°C
Per 3 mesi a 20°C
Per 1 mese a 25°C
Per 1 settimana a 30°C
Per qualche ora tra 35 e 40°C.
Preparare sempre l’acido
l’acido metatartarico in acqua fredda
Acido Metatartarico
• La dose massima che è quella normalmente applicata
è di 10 g/hl
• Si addice particolarmente bene ai vini giovani da
consumo veloce
• Deve essere addizionato al vino in fase di
preparazione all’imbottigliamento prima della
filtrazione finale.
• Si deve sciogliere il prodotto in un volume di
acqua fredda in rapporto 1: 5;
Mannoproteine
Evoluzione della stabilità tartarica di diversi vini conservati
sulle fecce
(estratto dai lavori di Moine V et Dubourdieu D, 1996)
vini
Graves 94
Graves 95
Bx 94
Bx 95
Sancerre 94
Graves 94
Graves 95
Bx 94
Graves 95
stabilità
al mese di marzo
***
***
***
***
****
***
****
****
****
stabilità
al mese di luglio
0
0
0
0
0
0
0
*
0
Mannoproteine
Schema dell’organizzazione della parete cellulare di
Saccharomyces cerevisiae.
ambiente esterno alla cellula
mannoproteine
PARETE
β(1,6) e β(1,3) glucano
MEMBRANA CITOPLASMATICA
interno cellula
Mannoproteine
Stabilizzazione di tipo colloidale
variazione del potassio (g/l)
dopo passaggio a freddo
0,3
0,25
0,2
0,15
0,1
0,05
0
0
15
30
Mannostab® g/hl
100
Mannoproteine
• Il trattamento con Mannoproteine è l’ultimo
trattamento al vino prima dell’imbottigliamento
• Nessuna modificazione chimica o colloidale del
vino deve essere realizzata in seguito per evitare di
rispostare l’equilibrio colloidale del vino
• La dose di Mannoproteina necessaria deve essere
determinata precedentemente con un test di
stabilità
diversi test di stabilità possono essere applicati
• il test a freddo, facile da fare anche in cantina
Mannoproteine
Il test a freddo si può fare anche in cantina
Su un vino chiarificato :
1. Sciogliere 1,5 g di Mannproteina in 40 ml d’acqua distillata
2. Addizionare in bottiglie da 375 ml dosi crescenti di questa soluzione di
mannoproteina
3. Filtrazione in condizioni simili a quelle della pratica
4. Porre i campioni per 6 gg a -4°C
5. Controllo visivo della stabilità tartarica.
Mannostab®
Osservazione visiva
0
****
10
***
15
20
25
30
**
0
0
0
Mannoproteine
Travaso dopo collaggio
Analisi di laboratorio per la
determinazione della dose: stabilità
tartarica, torbidità, indice di
colmataggio.
Controlli di laboratorio nel
pomeriggio del giorno precedente
l’imbottigliamento: indice di
colmataggio, torbidità,
determinazione del mezzo di
filtrazione.
Il trattamento
Mannoproteine
La filtrabilità del vino deve essere verificata e conforme alla
sequenza di filtrazione pensata al travaso.
ogni filtrazione colmatante può indurre una perdita di
colloidi e/o di Mannoproteine , pertanto rendere il trattamento
parzialmente o totalmente inefficace.
•La differenza di pressione alla filtrazione finale non deve
oltrepassare di 0.8 bar.
•La temperatura di imbottigliamento deve essere uguale a
quella a cui sono stati verificati gli indici.
E’ il motivo per il quale la filtrabilità del vino deve essere
verificata contemporaneamente alla determinazione della dose
di Mannoproteina
Mannoproteine
Effetto della Mannoproteina (Mannostab®)
sulla filtrabilità dei vini
IC
300
IC millipore
250
200
150
100
50
0
Testimone
Trattato
Se i vini sono ben preparati
(IC < 50) nessun effetto
Mannoproteine
Effetto della temperatura
sulla filtrabilità dei vini
IC
300 IC
250
200
Al di sotto di 15 °C,
i vini divengono colmatanti
150
100
50
0
5
10
15
20
25
température
Temperatura
°C
Mannoproteine
Preparazione del prodotto:
• Si consiglia di introdurre il prodotto almeno 12 ore prima della
messa in bottiglia, ma su vini rossi molto strutturati o avendo
tempo a disposizione anche 3-4 giorni prima. Questo lasso di
tempo permette ai colloidi mannoproteici di reidratarsi nel
modo ottimale riassumendo la loro conformazione e le loro
proprietà originali.
• La soluzione così preparata deve essere incorporare al vino,
preferibilmente attraverso un tubo venturi durante un
rimontaggio. L’omogeneizzazione della soluzione di
Mannoproteine al vino deve essere fatta in modo accurato,
operando un abbondante rimontaggio al chiuso (prevedere il
ricircolo di almeno una volta e mezzo l’intero volume)
Carbossi Metil Cellulosa (CMC)
gomma di cellulosa
• Prodotto autorizzato per la stabilizzazione tartarica
di tutti i tipi di vino
• Regolamento Ce n. 606/2009 del 10 luglio 2009 –
allegato 1A – punto 42
• Dose massima legale : 10 g/hl (come prodotto
secco)
• Disponibile commercialmente in forma granulare o
in forma liquida che deve avere concentrazione
non inferiore a 3,5%
Carbossi Metil Cellulosa (CMC)
gomma di cellulosa
UNITA’ BASE
Dove R può essere rappresentato da: H
o da : CH2COONa
Carbossi Metil Cellulosa (CMC)
gomma di cellulosa
Grado di sostituzione =
Presenza di gruppi
carbossimetilici
Grado di polimerizzazione =
Numero di unità glucosio
concatenate (cioè lunghezza
media di catena)
- al grado di sostituzione è legata l'efficacia stabilizzante del
prodotto, l'intensità cioè della sua azione inibente la
cristallizzazione;
- al grado medio di polimerizzazione è dovuta invece la
viscosità della soluzione di CMC, caratteristica che ne può
rendere anche molto difficoltoso od impossibile l'utilizzo in
enologia. Ad esso sono inoltre legati il suo effetto
sensoriale sulla percezione della tessitura del vino ed il suo
impatto sulla loro filtrabilità dopo aggiunta .
Carbossi Metil Cellulosa (CMC)
gomma di cellulosa
CMC “A”
Soluzione all’1%
CMC “B”
Soluzione all’10%
Carbossi Metil Cellulosa (CMC)
gomma di cellulosa
Agisce :
• inibendo la fase di nucleazione del cristallo,
impedisce cioè la formazione del germe di
cristallizzazione
• inibendo la crescita degli eventuali germi già
presenti in soluzione. Anche grazie alla carica
elettronegativa che assume al pH del vino
interagisce con facce specifiche del cristallo
impedendone l’accrescimento.
Carbossi Metil Cellulosa (CMC)
gomma di cellulosa
Per orientarsi nel mercato bisogna prendere in
considerazione diversi parametri :
• Filtrabilità : è legata alla viscosità del prodotto dunque
al peso molecolare (grado di polimerizzazione)
• Efficacia: legata al grado di sostituzione che comunque
non deve superare 0,95 (oltre 1 problemi di solubilità)
• Impatto organolettico: dovrebbe mantenersi neutrale
• Facilità di applicazione
Carbossi Metil Cellulosa (CMC)
gomma di cellulosa
Applicazione del prodotto
• Nei vini caratterizzati da spiccata instabilità tartarica è meglio eseguire
saggi preliminari di laboratorio per verificare la dose d’impiego e
convalidare l’efficacia del trattamento.
• Non sono state rilevate interazioni con gomma arabica e tannini.
• Sono note invece possibili interazioni a basse temperature con la
matrice colorante, soprattutto in vini giovani ove il colore è ancora
fortemente instabile, con la matrice proteica e con il lisozima.
• Stando alle attuali esperienze, è buona norma incorporare il prodotto al
vino pronto per l’imbottigliamento il giorno precedente questa
operazione, avendo cura di omogeneizzarlo nel miglior modo possibile.
• Sconsigliato nei vini rossi
• Sconsigliato ma possibile sui rosati
• Molto interessante per la stabilizzazione dei bianchi
Carbossi Metil Cellulosa (CMC)
gomma di cellulosa
Applicazione del prodotto
Consigli prima dell’uso:
Analisi di laboratorio per
conferma della dose di CMC;
Controllo dell’indice di
colmataggio dopo aggiunta;
Su vini rosati verifica
dell’eventuale reazione a freddo
con il materiale colorante
Sui vini bianchi verifica
dell’eventuale reazione con
frazioni proteiche instabili
Su vini rossi sconsigliata
Quando ?
La CMC è da inserire tra le
aggiunte finali prima
dell’imbottigliamento.
Nel caso di vini per i quali è
prevista una filtrazione finale CMC
deve essere addizionato tra la
prefiltrazione e la filtrazione
d’imbottigliamento.
L’aggiunta al vino è consigliabile il
giorno precedente
l’imbottigliamento.