Capitolo secondo

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Capitolo secondo
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Capitolo
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La domanda e l’offerta
Se domandate “qual è la cosa più importante che sapete di economia?”, molti vi
risponderanno: “l’offerta eguaglia la domanda”. Questa affermazione fornisce una
descrizione sintetica di uno dei più semplici eppure più potenti modelli di teoria economica. Il modello della domanda e dell’offerta descrive il modo in cui i consumatori e i fornitori interagiscono per determinare la quantità di un bene o un servizio
venduto in un mercato e il prezzo al quale esso è venduto. Per utilizzare il modello
occorre stabilire tre fattori: il comportamento degli acquirenti, quello dei venditori
e il modo in cui essi interagiscono. Dopo aver letto questo capitolo, dovreste essere
sufficientemente abili nell’utilizzare il modello della domanda e dell’offerta da analizzare alcune delle più importanti questioni di politica economica affrontate oggi
dal vostro Paese, come quelle riguardanti il commercio internazionale e la determinazione dei salari.
Dopo una tale premessa vi domanderete, forse, se l’economia non si riduca a ciò e
non possiate diventare esperti economisti in così breve tempo. La risposta è ovviamente negativa: dovete apprendere anche i limiti del modello della domanda e dell’offerta e sapere quali altri modelli usare quando questo non vi può essere di alcun aiuto.
Nonostante i suoi limiti, il modello della domanda e dell’offerta è il modello economico più largamente impiegato: esso fornisce una buona descrizione del modo in
cui funzionano molti mercati ed è particolarmente preciso nell’analisi di quelli in cui
sono presenti molti acquirenti e molti venditori, come nella maggior parte dei mercati agricoli e nel mercato del lavoro. Come tutte le buone teorie il modello della
domanda e dell’offerta può essere sottoposto a verifica empirica e, a volte, risulta
essere falso. Tuttavia, nei mercati in cui è applicabile, ci consente di formulare facilmente delle previsioni accurate.
1.
2.
3.
4.
5.
La domanda. La quantità di un bene o un servizio domandato dai consumatori
dipende dal prezzo e da altri fattori, come il reddito dei consumatori e il prezzo dei
beni collegati.
L’offerta. La quantità di un bene o un servizio offerto dalle imprese dipende dal
prezzo e da altri fattori, come il costo degli input che le imprese utilizzano per produrre tale bene o servizio.
L’equilibrio di mercato. L’interazione tra la domanda dei consumatori e l’offerta
delle imprese determina il prezzo e la quantità di mercato del bene o servizio che
viene acquistato e venduto.
Le alterazioni dell’equilibrio. Le variazioni di un fattore che influenza la domanda
(come una variazione del reddito dei consumatori) o l’offerta (come un aumento del
prezzo degli input) oppure una nuova politica governativa (come una nuova imposta) alterano il prezzo e la quantità di mercato di un bene.
Gli effetti prodotti dagli interventi delle amministrazioni pubbliche. Le politiche
adottate dalle amministrazioni pubbliche possono alterare l’equilibrio e provocare
una differenza tra la quantità offerta e quella domandata.
In questo
capitolo
esaminiamo
sei argomenti
principali
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CAPITOLO 2
6.
2.1
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La domanda e l’offerta
Quando utilizzare il modello della domanda e dell’offerta. Il modello della
domanda e dell’offerta funziona correttamente solo nei mercati concorrenziali.
LA DOMANDA
I potenziali consumatori decidono la quantità di un bene o un servizio da acquistare
prendendone in considerazione il prezzo e molti altri fattori, compresi i propri gusti,
le informazioni in proprio possesso, i prezzi di altri beni, il reddito percepito e gli
interventi delle amministrazioni pubbliche. Prima di concentrarci sul ruolo svolto dal
prezzo nel determinare la domanda, esaminiamo brevemente alcuni altri elementi.
I gusti dei consumatori contribuiscono a determinare che cosa essi acquistano: un
consumatore non acquista le pietanze che non gli piacciono, le opere d’arte che detesta o i capi di abbigliamento che ritiene fuori moda o scomodi. La pubblicità può
influenzare i gusti delle persone.
In maniera analoga, le informazioni (anche scorrette) riguardo un prodotto
influenzano le decisioni dei consumatori. Alcuni anni fa, molti consumatori americani erano convinti che la farina di avena potesse abbassare il livello del colesterolo
e si precipitavano nei negozi di alimentari per acquistarne in grandi quantità.
Anche i prezzi degli altri beni influenzano le decisioni di acquisto dei consumatori.
È infatti possibile che, prima di decidere di acquistare un paio di jeans Levi’s, si controllino i prezzi di altre marche; se il prezzo di un sostituto stretto (un prodotto che
si considera simile o identico a quello che si sta pensando di acquistare) è molto più
basso del prezzo dei jeans Levi’s, allora si potrebbero acquistare i jeans dell’altra
marca. Analogamente, anche il prezzo di un complemento (un bene che si utilizza
volentieri insieme al prodotto che si sta considerando di acquistare) potrebbe influenzare la nostra decisione: per esempio, se mangiate la panna solo con le fragole, più
alto sarà il prezzo delle fragole, meno sarà probabile che acquisterete della panna.
Il reddito svolge un ruolo fondamentale nel determinare che cosa acquistare e in
quale quantità. Le persone che ereditano all’improvviso una grande ricchezza
potrebbero acquistare una Rolls-Royce e altri articoli di lusso e probabilmente non
acquisterebbero più i kit per le riparazioni fai da te.
Le leggi e le regolamentazioni imposte dalle amministrazioni pubbliche influenzano le decisioni di acquisto. Le imposte sulle vendite aumentano il prezzo che i consumatori devono pagare per acquistare un bene e i limiti imposti dal governo
sull’uso di un bene potrebbero influenzarne la domanda: per esempio, se l’amministrazione di una città decide di vietare l’uso degli skateboard sulle strade, le vendite
di skateboard diminuiranno.
Anche altri fattori possono influenzare la domanda di determinati beni. Sarà
più probabile che i consumatori dispongano di un telefono se anche i loro amici
ne posseggono uno, e la domanda di sempreverdi di piccole dimensioni è decisamente superiore in dicembre rispetto a ogni altro periodo dell’anno.
Sebbene la domanda sia influenzata da diversi fattori, gli economisti si concentrano in genere sugli effetti che il prezzo provoca sulla quantità domandata: la relazione tra il prezzo e la quantità domandata svolge infatti un ruolo fondamentale
nella determinazione del prezzo e della quantità scambiata nel mercato in una analisi basata sulla domanda e l’offerta. Per stabilire come una variazione del prezzo
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influenzi la quantità domandata, gli economisti devono mantenere inalterati gli altri
fattori che influiscono sulla domanda, quali ad esempio il reddito e i gusti.
La curva
di domanda
La quantità di un bene che i consumatori desiderano acquistare a un dato prezzo,
mantenuti costanti gli altri fattori che influenzano gli acquisti, è la quantità domandata. La quantità domandata di un bene o un servizio può superare la quantità effettivamente venduta. Per esempio, un negozio potrebbe organizzare una promozione
e vendere solo per un giorno CD musicali a un euro; a un prezzo così basso, è possibile che vogliate acquistare 25 CD, ma, poiché il negozio ha finito le scorte, potete
acquistarne solo 10; la quantità da voi domandata è quindi pari a 25, ossia la quantità che volete, mentre la quantità che effettivamente acquistate è pari solo a 10.
Possiamo rappresentare graficamente la relazione sussistente tra il prezzo e la
quantità domandata con la curva di domanda, che indica la quantità domandata in
corrispondenza di ogni possibile prezzo, mantenendo inalterati gli altri fattori che
influenzano gli acquisti. La Figura 2.1 mostra la curva di domanda stimata, D1, per
la carne di maiale trattata in Canada (Moschini e Meilke, 1992). Sebbene questa
curva di domanda sia una linea retta, le curve di domanda possono anche essere
delle linee curve o ondulate. Per convenzione, l’asse verticale del grafico misura il
prezzo, p, per unità del bene (in questo caso, dollari al chilogrammo, kg), mentre
l’asse orizzontale misura la quantità, Q, del bene, che è in genere espressa in una
Figura 2.1 Una curva di domanda. La curva di domanda stimata, D1, della carne di
maiale trattata in Canada, sulla base dei dati raccolti da Moschini e Meilke (1992),
mostra la relazione tra la quantità domandata in un anno e il prezzo al chilogrammo.
L’inclinazione verso il basso della curva di domanda indica che, mantenendo costanti
gli altri fattori che influenzano la domanda, i consumatori domandano un bene in
quantità minori quando il prezzo è elevato e in quantità maggiori quando il prezzo è
basso. Una variazione del prezzo provoca un movimento lungo la curva di domanda.
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misura fisica (qui, il peso della carne di maiale ripulita e refrigerata espresso in
milioni di chilogrammi) per periodo di tempo (all’anno).
La curva di domanda interseca l’asse verticale al livello $ 14,30, indicando che
non è domandata alcuna quantità quando il prezzo è pari (o superiore) a $ 14,30,
mentre interseca l’asse orizzontale della quantità al livello 286 milioni di chilogrammi, ossia la quantità di carne di maiale che i consumatori vorrebbero se il
prezzo fosse pari a zero.
Per utilizzare correttamente il grafico di una curva di domanda è molto importante sapere ciò che non viene indicato: tutte le variabili economiche che influenzano
la domanda ma che non sono indicate esplicitamente nel grafico (gusti, informazioni, prezzi di altri beni come la carne di manzo o di pollo, il reddito dei consumatori ecc.) sono mantenute inalterate. In questo modo, la curva di domanda
mostra come varia la quantità al variare del prezzo, ma non al variare dei gusti, delle
informazioni, del prezzo dei sostituti o di altre variabili.1
L’effetto dei prezzi sulla quantità domandata. Molti economisti sostengono che l’evidenza empirica più importante in economia sia la legge della domanda: i consumatori domandano un bene in quantità maggiori quanto più basso è il prezzo, se si
mantengono inalterati i gusti, i prezzi degli altri beni e gli altri fattori che influenzano la quantità che essi consumano. Secondo la legge della domanda, le curve di
domanda sono inclinate verso il basso, come nella Figura 2.1.2
Una curva di domanda inclinata verso il basso indica che i consumatori domandano un bene in quantità maggiori quando il prezzo è inferiore e in quantità minori
quando il prezzo è superiore. Che cosa succede allora alla quantità di carne di
maiale domandata se il suo prezzo scende e tutte le altre variabili rimangono
costanti? Se il prezzo della carne di maiale diminuisce di $ 1 passando da $ 3,30 a
$ 2,30 (Figura 2.1), la quantità che i consumatori vogliono acquistare sale da 220 a
240.3 Analogamente, se il prezzo aumenta passando da $ 3,30 a $ 4,30, la quantità
che i consumatori domandano scende da 220 a 200. Tali variazioni della quantità
domandata in risposta a variazioni del prezzo corrispondono a movimenti lungo la
curva di domanda. In questo modo, la curva di domanda è un riassunto stringato
delle risposte al quesito: “che cosa succede alla quantità domandata mano a mano
che il prezzo varia, quando tutti gli altri fattori rimangono costanti?”
1
Poiché i prezzi, le quantità e gli altri fattori variano contemporaneamente in un periodo di
tempo, gli economisti utilizzano delle tecniche statistiche per mantenere invariati gli effetti provocati dai fattori diversi dal prezzo del bene, così da poter determinare in che modo il prezzo
influenza la quantità domandata (Appendice 2A). Moschini e Meilke (1992) si sono avvalsi di tali
tecniche per stimare la curva di domanda della carne di maiale; come tutte le stime, anche le loro
sono probabilmente più precise in corrispondenza della fascia dei prezzi osservati (da $ 1 a $ 6 al
chilogrammo) piuttosto che a livelli molto più elevati o di molto inferiori.
2 In teoria, una curva di domanda potrebbe essere inclinata verso l’alto (Capitolo 5); tuttavia, i
dati empirici disponibili sono a forte sostegno della legge della domanda.
3 Per brevità e nel testo si seguirà la convenzione di non indicare esplicitamente le misure fisiche
e di durata a meno che ciò non crei confusione. Ci riferiremo alla quantità piuttosto che a misure
quali le “tonnellate all’anno” e al prezzo piuttosto che ai “centesimi al chilogrammo”. Da qui in
avanti, quindi, indicheremo generalmente il prezzo con il numero preceduto dalla valuta (per esempio: $ 3,30, sotto inteso “al chilogrammo”) e la quantità con il solo numero (per esempio: 220,
sotto inteso “milioni di chilogrammi all’anno”).
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La domanda
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Gli effetti prodotti dagli altri fattori sulla domanda. Se una curva di domanda misura gli
effetti provocati dalle variazioni del prezzo quando tutti gli altri fattori che influenzano la domanda sono mantenuti inalterati, in che modo possiamo utilizzare le
curve di domanda per mostrare gli effetti di una variazione di uno di questi altri fattori, come il prezzo della carne di manzo? Esiste un metodo semplice per indicare
l’effetto prodotto sulla domanda da una variazione di un fattore che la influenza
diverso dal prezzo del bene. Una variazione di un fattore diverso dal prezzo provoca
infatti uno spostamento della curva di domanda anziché un movimento lungo la
curva di domanda.
Molte persone considerano la carne di manzo come un sostituto stretto di quella
di maiale; quindi, per un dato prezzo della carne di maiale, se il prezzo della carne
di manzo aumenta, alcune persone consumeranno carne di maiale invece che di
manzo. La Figura 2.2 indica in che modo la curva di domanda della carne di maiale
si sposta verso destra andando dalla curva di domanda originale D1 alla nuova
curva di domanda D2 mano a mano che il prezzo del manzo sale da $ 4,00 a $ 4,60
al chilogrammo. Nella figura l’asse della quantità parte da 176 anziché da zero per
concentrare l’attenzione sulla porzione della curva di domanda che ci interessa.
Sulla nuova curva di domanda, D2, si domanda una maggior quantità di carne di
maiale rispetto a D1 in corrispondenza di ogni dato prezzo: a un prezzo della carne
di maiale pari a $ 3,30, la quantità di maiale domandata passa da 220 su D1, prima
della variazione del prezzo della carne di manzo, a 232 su D2, dopo la variazione
del prezzo.
Figura 2.2 Uno spostamento della curva di domanda. La curva di domanda della carne
di maiale trattata si sposta verso destra da D1 a D2 mano a mano che il prezzo della
carne di manzo sale da $ 4 a $ 4,60. Come conseguenza dell’aumento dei prezzi della
carne di manzo, vengono domandate quantità maggiori di carne di maiale in corrispondenza di ogni dato prezzo.
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Analogamente, anche una variazione delle informazioni è in grado di spostare la
curva di domanda. Il numero medio di uova mangiate da ogni statunitense in un
anno continua a diminuire dal 1955, nonostante in questo periodo il prezzo delle
uova sia sceso rispetto a quello di altri beni. Brown e Schrader (1990) hanno scoperto che sono state le nuove informazioni sul legame tra il colesterolo (di cui le uova
sono ricche) e le malattie cardiache a provocare uno spostamento verso sinistra della
curva di domanda di uova. Tale spostamento è stato largamente responsabile di una
riduzione del consumo di uova fresche pro capite negli USA dal 16% al 25% entro il
1987, consumo che è ulteriormente diminuito del 6% tra il 1987 e il 1997.
Per analizzare in modo adeguato gli effetti che la variazione di una variabile produce sulla quantità domandata, è necessario distinguere tra un movimento lungo la
curva di domanda e uno spostamento della curva di domanda: una variazione del
prezzo di un bene provoca un movimento lungo la curva di domanda, mentre la
variazione di un qualsiasi altro fattore eccetto il prezzo del bene causa uno spostamento della curva di domanda.
La funzione
di domanda
Oltre a dare una rappresentazione grafica della curva di domanda, potete scriverla
sotto forma di una relazione matematica, ossia la funzione di domanda. La funzione
di domanda stimata della carne di maiale risulta essere quindi:
(2.1)
Q = D( p, p , p ,Y )
b
c
ove Q è la quantità di carne di maiale domandata, p è il prezzo di tale carne, pb è il
prezzo della carne di manzo, pc è il prezzo della carne di pollo e Y è il reddito dei
consumatori. L’espressione indica che la quantità di carne di maiale domandata
varia al variare del prezzo di tale carne, dei prezzi dei sostituti (manzo e pollo) e del
reddito dei consumatori. Si ipotizza che tutti gli altri fattori che non sono esplicitamente elencati nella funzione di domanda siano irrilevanti (come il prezzo della cioccolata) o mantenuti invariati (come il prezzo del pesce).
Quando scriviamo la funzione di domanda in questa formula generica, non spieghiamo esattamente in che modo la quantità domandata vari al variare di p, pb, pc,
o Y. Possiamo invece riscrivere l’Equazione 2.1 come una funzione specifica:
Q = 171 – 20p + 20pb + 3pc + 2Y
(2.2)
L’Equazione 2.2 è la funzione di domanda stimata corrispondente alla curva di
domanda D1 delle Figure 2.1 e 2.2.4
Quando abbiamo disegnato la curva di domanda D1 nelle Figure 2.1 e 2.2,
abbiamo mantenuto pb, pc e Y costanti durante il periodo studiato, ai loro valori
1
usuali: pb = 4 (dollari al chilogrammo), pc = 3 3 (dollari al chilogrammo) e Y = 12,5
(migliaia di dollari). Se nell’Equazione 2.2 sostituiamo pb, pc e Y con questi valori,
4
I numeri sono leggermente arrotondati rispetto alle stime per semplificare i calcoli. Per esempio, la stima del coefficiente del prezzo della carne di manzo è 19,5 e non 20, come indicato invece
nell’equazione.
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La domanda
possiamo riscrivere la quantità di domanda come una funzione del solo prezzo della
carne di maiale:
Q = 171 − 20 p + 20 pb + 3 pc + 2Y
(
)
= 171 − 20 p + (20 × 4) + 3 × 31 + (2 × 12, 5)
3
= 286 − 20 p
(2.3)
D1
delle Figure 2.1 e 2.2 (ove abbiamo manteLa curva di domanda a linea retta
nuto i prezzi delle carni di manzo e di pollo e il reddito disponibile costanti a questi livelli usuali) è descritta dalla funzione di domanda lineare dell’Equazione 2.3.
Il termine costante, 286, dell’Equazione 2.3 corrisponde alla quantità domandata
se il prezzo è pari a zero: ponendo il prezzo p pari a zero nell’Equazione 2.3, troviamo che la quantità domandata è Q = 286 – (20 × 0) = 286. La Figura 2.1 mostra
che Q = 286 dove D1 interseca l’asse della quantità in corrispondenza di un prezzo
pari a zero.
Questa equazione ci mostra anche in che modo la quantità domandata varia al
variare del prezzo: essa si sposta lungo la curva di domanda. Se il prezzo aumenta
passando da p1 a p2, la variazione del prezzo, ∆p, è pari a p2 – p1 (il simbolo ∆ la
lettera maiuscola greca delta, significa “variazione” della variabile che segue, quindi
∆p significa “variazione del prezzo”). Come mostrato nella Figura 2.1, se il prezzo
della carne di maiale aumenta di $ 1 passando da p1 = $ 3,30 a p2 = $ 4,30, ∆p = $ 1
e ∆Q = Q2 – Q1 = 200 – 220 = –20 milioni di chilogrammi all’anno.
Più genericamente, la quantità domandata in corrispondenza di p1 è Q1 = D(p1)
e la quantità domandata in corrispondenza di p2 è Q2 = D(p2). La variazione della
quantità domandata, ∆Q = Q2 – Q1, in risposta alla variazione del prezzo è, sfruttando l’Equazione 2.3:
∆Q = Q2 − Q1
= D( p2 ) − D( p1 )
= (286 − 20 p2 ) − (286 − 20 p1 )
= −20( p2 − p1 )
= −20∆p
La variazione della quantità domandata, ∆Q, è quindi pari a – 20 volte la variazione
del prezzo, ∆p. Se ∆p = $ 1, ∆Q = –20∆p = –20.
La pendenza di una curva di domanda corrisponde a ∆p/∆Q, ossia il rapporto tra
la variazione lungo l’asse verticale (∆p) e la variazione lungo l’asse orizzontale (∆Q).
La pendenza della curva di domanda D1 delle Figure 2.1 e 2.2 è:
∆p
$ 1 per kg
=
∆Q −20 milioni di kg all’anno
= −$ 0,05 per milione di kg all’anno
Pendenza =
Il segno negativo di questa pendenza riflette la legge della domanda. La pendenza ci
dice che il prezzo aumenta di $ 1 quando la quantità domandata diminuisce di 20
milioni di chilogrammi all’anno; oppure, viceversa: la quantità domandata diminuisce
di 20 milioni di chilogrammi all’anno quando il prezzo aumenta di $ 1 al chilogrammo.
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La domanda e l’offerta
In questo modo possiamo utilizzare la curva di domanda per rispondere ai quesiti
che indagano sul modo in cui una variazione del prezzo influisce sulla quantità
domandata e su come una variazione della quantità domandata influisce sul prezzo.
Possiamo rispondere a questi quesiti anche servendoci delle funzioni di domanda.
Per sapere come una variazione della quantità influenza il prezzo, facciamo dei
passaggi algebrici per riscrivere l’Equazione 2.3 in modo che il prezzo sia una funzione della quantità. Chiamiamo la curva della domanda così riscritta curva di
domanda inversa. Sottraendo Q da entrambi i membri dell’Equazione 2.3 e aggiungendo 20p a entrambi, abbiamo che 20p = 286 – Q. Dividendo entrambi i membri
dell’equazione per 20, otteniamo la funzione di domanda inversa:
p = 14,30 – 0,05Q
(2.4)
L’Equazione 2.4 indica che se la quantità aumenta di ∆Q, il prezzo diminuisce di
∆p = –0,05 ∆Q (ove – 0,05 è il numero moltiplicato per Q nell’equazione).5 Perché
i consumatori domandino un ulteriore milione di chilogrammi di carne di maiale
all’anno, il prezzo deve scendere di quasi 5 centesimi al chilogrammo, il che corrisponde a un movimento lungo la curva di domanda.
Sommare
le curve
di domanda
Se conosciamo la curva di domanda di ciascuno di due consumatori, come determiniamo la domanda complessiva dei due consumatori? La quantità domandata totale
in corrispondenza di un dato prezzo è pari alla somma delle quantità che ogni consumatore domanda in corrispondenza di quel prezzo.
Possiamo utilizzare le funzioni di domanda per determinare la domanda totale di
diversi consumatori. Supponiamo che la funzione di domanda del Consumatore 1 sia
Q1 = D1(p)
e che la funzione di domanda del Consumatore 2 sia
Q2 = D2(p)
In corrispondenza del prezzo p, il Consumatore 1 domanda Q1 unità, il
Consumatore 2 domanda Q2 unità e la domanda totale di entrambi i consumatori
è pari alla somma delle quantità che ognuno di essi domanda separatamente:6
Q = Q1 + Q2 = D1(p) + D2(p)
Ha senso sommare le quantità domandate solo se entrambi i consumatori sono soggetti allo stesso prezzo. Sommare la quantità che il Consumatore 1 domanda a un
certo prezzo con la quantità che il Consumatore 2 domanda a un altro prezzo è logicamente scorretto.
Facciamo aumentare la quantità da Q1 a Q2 in modo che ∆Q = Q2 – Q1. La variazione del
prezzo è ∆p = p2 – p1:
5
∆p = (14,30 – 0,05Q2) – (14,30 – 0,05Q1) = –0,05(Q2 – Q1) = –0,05∆Q
6
Possiamo generalizzare tale metodo in modo da calcolare la domanda totale di tre o più consumatori:
in ogni caso, la domanda totale è pari alla somma delle singole domande di ogni consumatore in corrispondenza di un determinato prezzo. Per esempio, al prezzo p, la domanda totale, Q, di tre consumatori è
Q = Q1 + Q2 + Q3 = D1(p) + D2(p) + D3(p)
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L’offerta
Applicazione
AGGREGARE LA DOMANDA DELLE PESCHE DURACINE
Spieghiamo ora come combinare graficamente singole curve di domanda per ottenere una curva di
domanda totale, servendoci delle curve di domanda stimate delle pesche duracine (French e
King, 1986). Le pesche duracine vengono generalmente utilizzate per l’inscatolamento. La domanda totale di pesche duracine della figura è pari
alla somma della domanda di pesche duracine da
confezionare in lattine di pesche e la domanda di
2.2
pesche duracine da confezionare in lattine di
macedonia di frutta.
Nel 1984 gli agricoltori hanno venduto le pesche
duracine a $ 183 la tonnellata. Per quel prezzo, i
produttori di macedonia di frutta hanno domandato
la quantità Qf = 4 tonnellate ogni 10 000 consumatori all’anno e i produttori di lattine di pesche hanno
domandato Qc = 18, quindi la quantità domandata
totale era pari a Q = Qf + Qc = 4 + 18 = 22.
L’OFFERTA
Conoscere le quantità che i consumatori desiderano non costituisce un’informazione
sufficiente, di per sé, per poter indicare il prezzo e la quantità che si osservano in un
mercato; è necessario infatti conoscere anche le quantità che le imprese vogliono
offrire in corrispondenza di ogni dato prezzo.
Le imprese determinano la quantità di un bene da offrire sulla base del prezzo di
quel bene e di altri fattori, come i costi di produzione, le leggi e le regolamentazioni
introdotte dalle amministrazioni pubbliche. In genere, ci aspettiamo che le imprese
offrano quantità maggiori in corrispondenza di un prezzo più elevato. Prima di concentrare la nostra attenzione sul ruolo svolto dal prezzo nella determinazione dell’offerta, descriviamo brevemente il ruolo svolto da alcuni altri fattori.
I costi di produzione influiscono sulla quantità di un bene che le imprese vogliono
vendere. Mano a mano che il costo sostenuto da un’impresa diminuisce, questa
vorrà offrire quantità maggiori del bene, a parità di altre condizioni. Se il costo
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CAPITOLO 2
La domanda e l’offerta
sostenuto dall’impresa è superiore a ciò che questa potrebbe guadagnare vendendo
il bene, l’impresa decide di non venderlo. Quindi, i fattori che influenzano i costi
influiscono anche sull’offerta. Un’innovazione tecnologica che consente a un’impresa di produrre un bene a un costo inferiore la porta a offrirne in quantità maggiori, a parità di altre condizioni.
Anche le leggi dello Stato e i provvedimenti delle amministrazioni pubbliche
influiscono sulla quantità che le imprese vogliono o possono vendere. Le imposte, le
normative, come quelle riguardanti l’inquinamento, le misure igieniche e l’assicurazione contro le malattie, modificano i costi di produzione. Altre regolamentazioni
influiscono sui tempi e le modalità di vendita del prodotto: in Germania, i negozi al
dettaglio non possono vendere gran parte dei beni e servizi di domenica e nelle ore
serali; in Italia è vietata la vendita di sigarette e alcolici ai bambini; New York,
Roma e molte altre città nel mondo pongono dei limiti al numero dei taxi.
La curva
di offerta
La quantità offerta è la quantità di un bene che le imprese vogliono vendere a un
dato prezzo, mantenuti costanti gli altri fattori che influiscono sulle loro decisioni
di offerta, come i costi di produzione o i provvedimenti della pubblica amministrazione. Possiamo rappresentare graficamente la relazione esistente tra prezzo e quantità offerta con una curva di offerta, che indica la quantità offerta in corrispondenza
di ogni prezzo possibile, mantenuti invariati gli altri fattori che influenzano le decisioni di offerta. La Figura 2.3 mostra la curva di offerta stimata, S1, della carne di
maiale (Moschini e Meilke, 1992); come nel grafico della curva di domanda, il
prezzo sull’asse verticale è misurato in dollari per unità fisica (dollari al chilogrammo) e la quantità sull’asse orizzontale è misurata in unità fisiche per periodo di
tempo (milioni di chilogrammi all’anno). Poiché manteniamo inalterate le altre
variabili che potrebbero influenzare l’offerta, come i costi e le leggi, la curva di
offerta risponde in maniera concisa al quesito: “che cosa succede alla quantità
offerta quando il prezzo varia, mantenuti costanti tutti gli altri fattori?”
L’effetto del prezzo sull’offerta. Spieghiamo ora come il prezzo influisce sulla quantità offerta, con l’ausilio della curva di offerta della carne di maiale trattata della
Figura 2.3. La curva di offerta della carne di maiale è inclinata verso l’alto: all’aumentare del prezzo di tale carne, le imprese ne offrono quantità maggiori; se il prezzo
è pari a $ 3,30, il mercato offre una quantità pari a 220 (milioni di chilogrammi
all’anno); se il prezzo sale a $ 5,30, la quantità offerta sale a 300. Un aumento del
prezzo della carne di maiale provoca quindi un movimento lungo la curva di offerta,
corrispondente a un aumento della quantità di carne di maiale offerta.
Nonostante la legge della domanda imponga alla curva di domanda un’inclinazione verso il basso, non esiste alcuna “legge dell’offerta” che imponga alla curva di
offerta di mercato una particolare inclinazione: la curva di offerta di mercato può
essere inclinata verso l’alto o verso il basso, oppure ancora può essere una linea
verticale od orizzontale. Molte curve di offerta sono tuttavia inclinate verso l’alto,
come quella della carne di maiale; lungo tali curve di offerta, maggiore è il prezzo,
maggiori quantità le imprese vorranno vendere, a parità di costi e norme governative.
Gli effetti prodotti da altre variabili sull’offerta. La variazione di un fattore diverso dal
prezzo della carne di maiale provoca uno spostamento dell’intera curva di offerta.
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L’offerta
Figura 2.3 Una curva di offerta. La curva di offerta stimata, S1, della carne di maiale
trattata in Canada, sulla base dei dati raccolti da Moschini e Meilke (1992), mostra la
relazione esistente tra la quantità offerta ogni anno e il prezzo al chilogrammo, mantenuti costanti il costo e gli altri fattori che influenzano l’offerta. La pendenza verso l’alto
della curva di offerta indica che le imprese offrono tale bene in quantità maggiori
quando il prezzo è elevato e in quantità minori quando questo è basso. Un aumento del
prezzo della carne di maiale provoca un movimento lungo la curva di offerta, che corrisponde a un incremento della quantità offerta di tale carne.
Supponiamo che il prezzo, ph, dei maiali (il fattore principale utilizzato nella produzione della carne di maiale trattata) aumenti passando da $ 1,50 a $ 1,75 al chilogrammo; dato che ora è diventato più costoso produrre la carne di maiale, la
curva di offerta si sposta verso sinistra, da S1 a S2 nella Figura 2.4: le imprese
vogliono offrire quantità minori di carne di maiale in corrispondenza di ogni dato
prezzo rispetto a prima che il prezzo dei maiali salisse. A un prezzo della carne di
maiale trattata pari a $ 3,30, la quantità offerta scende da 220 su S1, prima dell’aumento del prezzo dei maiali, a 205 su S2, dopo che si è verificato tale aumento.
Anche in questo caso è importante distinguere tra un movimento lungo la curva
di offerta e uno spostamento della curva di offerta. Quando si modifica il prezzo
della carne di maiale, la variazione della quantità offerta si riflette in un movimento
lungo la curva di offerta; quando invece cambiano i costi, le leggi governative o altre
variabili che influenzano l’offerta, si sposta l’intera curva di offerta.
La funzione
di offerta
Possiamo scrivere la relazione tra la quantità offerta e il prezzo e altri fattori in termini matematici, con la funzione di offerta. La forma generica della funzione di
offerta della carne di maiale trattata è
Q = S(p, ph)
(2.5)
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CAPITOLO 2
La domanda e l’offerta
Figura 2.4 Uno spostamento della curva di offerta. Un aumento del prezzo dei maiali
da $ 1,50 a $ 1,75 al chilogrammo fa spostare la curva di offerta della carne di maiale
trattata da S1 a S2. In corrispondenza di un prezzo della carne di maiale trattata pari a
$ 3,30, la quantità offerta scende da 220 su S1 a 205 su S2.
ove Q è la quantità di carne di maiale trattata offerta, p è il prezzo di tale carne e
ph è il prezzo di un maiale. La funzione di offerta, l’Equazione 2.5, può anche essere
una funzione di altri fattori, come ad esempio i salari; quando però omettiamo tali
fattori, significa che li teniamo implicitamente costanti.
Sulla base dei dati pubblicati da Moschini e Meilke (1992), la funzione di offerta
lineare della carne di maiale in Canada è
Q = 178 + 40p – 60ph
(2.6)
ove la quantità è misurata in milioni di chilogrammi all’anno e i prezzi sono misurati in dollari canadesi al chilogrammo. Se manteniamo il prezzo dei maiali fisso al
suo valore usuale di $ 1,50 al chilogrammo, possiamo riscrivere la funzione di
offerta dell’Equazione 2.6 nel seguente modo:7
Q = 88 + 40p
(2.7)
Che cosa accade alla quantità offerta se il prezzo della carne di maiale trattata
aumenta di ∆p = p2 – p1? Utilizzando lo stesso metodo sfruttato in precedenza,
apprendiamo dall’Equazione 2.7 che ∆Q = 40∆p.8 Un aumento del prezzo pari a
7
Se sostituiamo ph con $ 1,50 nell’Equazione 2.6, abbiamo che
Q = 178 + 40p – 60ph = 178 + 40p – (60 × 1,50) = 88 + 40p
8
Mano a mano che il prezzo aumenta andando da p1 a p2, la quantità offerta passa da Q1 a Q2,
quindi la variazione della quantità offerta, ∆Q = Q2 – Q1, è
∆Q = (88 + 40p2) – (88 + 40p1) = 40(p2 – p1) = 40∆p
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L’offerta
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$ 1 (∆p = 1) provoca un aumento della quantità offerta pari a ∆Q = 40 milioni di
chilogrammi all’anno. Tale variazione della quantità di carne di maiale offerta
all’aumentare di p corrisponde a un movimento lungo la curva di offerta.
Sommare
le curve
di offerta
La curva di offerta totale mostra la quantità prodotta complessivamente da tutti i
fornitori in corrispondenza di ogni prezzo possibile. Per esempio, l’offerta totale di
riso in Giappone corrisponde alla somma della curva di offerta di riso interna e di
quella estera.
Supponete che in Giappone le curve di offerta di riso interna ed estera siano come
quelle della Figura 2.5, rispettivamente nei grafici (a) e (b). La curva di offerta
totale, S nel grafico (c), è la somma orizzontale della curva di offerta giapponese
interna, Sd, e la curva di offerta estera, S f. Nella figura, per ogni prezzo pari o inferiore a p, l’offerta giapponese e quella estera sono nulle, per cui l’offerta totale è
–
nulla. Per ogni prezzo superiore a p, l’offerta giapponese e quella estera sono posi–
tive, quindi anche l’offerta totale è positiva: per esempio, quando il prezzo è pari a
p*, la quantità offerta dalle imprese giapponesi è pari a Q*d , come mostrato nel grafico (a), la quantità offerta dalle imprese straniere è pari a Q*,
f come mostrato nel
grafico (b), e la quantità offerta totale è pari a Q*= Q*
+
Q
*,
d
f come mostrato nel
grafico (c); poiché la curva di offerta totale è la somma orizzontale della curva di
offerta interna e di quella estera, essa è più piana rispetto a ciascuna delle altre due
curve di offerta.
Figura 2.5 L’offerta totale: la somma dell’offerta
interna e di quella estera. Se le imprese straniere possono vendere il proprio riso in Giappone, l’offerta
giapponese totale di riso, S, è pari alla somma orizzontale dell’offerta giapponese interna, Sd, e dell’of-
ferta estera importata, Sf. In presenza di un divieto
–
di importazione, la curva di offerta estera, S f, è pari
a zero in corrispondenza di ogni prezzo, quindi la
–
curva di offerta totale, S , è identica alla curva di
d
offerta interna, S .
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CAPITOLO 2
Gli effetti
delle politiche
governative
sulle curve
di offerta
Possiamo servirci del metodo utilizzato per ottenere la curva di offerta totale per
analizzare l’effetto prodotto su tale curva dalle politiche governative. Per tradizione,
il governo giapponese vietava l’importazione di riso straniero: vogliamo ora determinare la misura della riduzione della quantità offerta sul mercato giapponese in
corrispondenza di ogni prezzo a causa di questo divieto.
Senza il divieto, la curva di offerta estera è St, come nel grafico (b) della Figura 2.5.
Il divieto di importazione elimina l’offerta straniera, quindi la curva di offerta estera
–
dopo l’imposizione di tale divieto, S f, è una linea verticale in corrispondenza di Qf = 0.
Tale divieto non produce invece alcun effetto sulla curva di offerta interna, Sd, che è
quindi la stessa del grafico (a).
–
Poiché l’offerta estera in presenza del divieto S f, è pari a zero in corrispondenza
–
di ogni prezzo, l’offerta totale in presenza del divieto, ossia S nel grafico (c), è idend
tica all’offerta interna giapponese, S , per ogni dato prezzo. La curva di offerta
totale in presenza del divieto si trova a sinistra della curva di offerta totale senza tale
divieto, S. L’effetto prodotto quindi dal divieto di importazione è una rotazione
della curva di offerta totale verso l’asse verticale.
Il limite che un governo impone alla quantità di un bene prodotto all’estero che
può essere importata è chiamato contingente di importazione. Vietando in maniera
assoluta l’importazione del riso, il governo giapponese impone un contingente pari
–
a zero sul riso importato. A volte i governi fissano contingenti positivi, con Q > 0;
le imprese straniere possono quindi offrire la quantità che desiderano, Qf, a patto
–
che tale offerta non superi il contingente: Qf ≤ Q.
Analizziamo nel dettaglio l’effetto prodotto da un tale contingente nel Problema
risolto 2.1. Nella maggior parte dei problemi risolti in questo testo, vi si chiede di
determinare in che modo la variazione di un fattore o di una politica influenza uno
o più fattori. In questo problema, il governo passa da una politica di libero commercio internazionale a una in cui è imposto un contingente all’importazione,
influendo quindi sulla curva di offerta totale.
La domanda e l’offerta
Problema risolto 2.1
–
In che modo un contingente pari a Q fissato dagli Stati Uniti sulle importazioni di acciaio influisce sulla curva di offerta americana totale di acciaio, data l’offerta interna, Sd nel grafico (a), e l’offerta estera, Sf nel grafico (b)?
Risposta
1. Determinate la curva di offerta americana senza restrizioni alle importazioni. La curva di offerta totale quando non sono imposte restrizioni sull’importazione, S nel grafico (c), è la somma orizzontale della curva di
offerta interna americana, Sd, e la curva di offerta estera senza contingente, Sf.
2. Descrivete l’effetto provocato dalla restrizione sull’offerta estera. In corri–, i fornitori stranieri vogliono offrire
spondenza di prezzi inferiori a p
–
quantità inferiori al contingente, Q; di conseguenza, in corrispondenza di
–
prezzi
– inferiori a p, la curva di offerta estera in presenza del –contingente, Sf, è identica alla curva di offerta estera senza contingente, p
. In corrispondenza di prezzi superiori a Sf, i fornitori stranieri vogliono offrire
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L’equilibrio di mercato
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–
quantità maggiori ma devono limitarsi a Q; quindi, in corrispondenza di
–
prezzi superiori a p, la curva di offerta estera in presenza del contingen–
–
te, Sf, è una linea verticale al livello Q.
3. Determinate la curva di offerta totale americana in presenza di restrizioni
sull’importazione. La curva di offerta totale in presenza del contingente,
–
–
S, è la somma orizzontale di Sd e Sf. In corrispondenza di ogni prezzo superiore a –p, l’offerta totale è pari alla somma del contingente e dell’offerta
interna; per esempio, in corrispondenza di p*, l’offerta interna è Q*d e l’of–
–
ferta estera è Qf, per cui l’offerta totale è pari a Q*d + Qf. In corrispon–
denza di prezzi superiori a –p, S corrisponde alla curva di offerta interna
–
–
spostata verso destra di Q unità. Di conseguenza, la parte di S che si trova
sopra il livello –p ha la stessa pendenza di Sd.
4. Confrontate le curve di offerta totale statunitensi in presenza o meno di contingenti sull’importazione. In corrispondenza di prezzi inferiori o uguali a –p,
viene offerta la stessa quantità a prescindere dall’imposizione del contin–
gente, quindi S è identica a S. In corrispondenza di prezzi superiori a –p, l’of–
ferta è minore in presenza del contingente che senza di esso, quindi S è più
ripida di S, a indicare che un dato aumento del prezzo incrementa la quantità offerta in maniera minore in presenza del contingente che senza di esso.
2.3
L’EQUILIBRIO DI MERCATO
Le curve di domanda e di offerta determinano il prezzo e la quantità ai quali i beni
e i servizi vengono acquistati e venduti: la curva di domanda indica le quantità che
i consumatori vogliono acquistare a ciascun prezzo e la curva di offerta indica le
quantità che le imprese vogliono vendere a ciascun prezzo. A meno che non venga
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CAPITOLO 2
La domanda e l’offerta
fissato proprio il prezzo per cui i consumatori desiderano acquistare esattamente la
stessa quantità che i venditori vogliono vendere, accade che alcuni acquirenti non
possono acquistare tanto quanto vogliono oppure alcuni venditori non possono
vendere tanto quanto vogliono.
Quando tutti coloro che partecipano allo scambio sono in grado di acquistare e
vendere la quantità che desiderano, diciamo che il mercato è in equilibrio: in questa
situazione nessun partecipante vuole modificare il suo comportamento. Un prezzo
al quale i consumatori possono acquistare tanto quanto vogliono e i venditori possono vendere tanto quanto vogliono è detto prezzo di equilibrio. La quantità acquistata e venduta al prezzo di equilibrio è detta quantità di equilibrio.
Determinare
l’equilibrio
con l’ausilio
di un grafico
Per spiegare in che modo le curve di domanda e di offerta determinano il prezzo e
la quantità di equilibrio, continuiamo a utilizzare l’esempio della carne di maiale
trattata. La Figura 2.6 mostra le curve di offerta, S, e di domanda, D, della carne di
maiale. Le due curve si intersecano nel punto e, l’equilibrio di mercato, ove il prezzo
di equilibrio è pari a $ 3,30 e la quantità di equilibrio è pari a 220 milioni di chilogrammi all’anno: al prezzo di equilibrio, la quantità che le imprese vogliono vendere
è pari alla quantità che i consumatori vogliono acquistare.
Figura 2.6 L’equilibrio di mercato. L’intersezione tra la curva di offerta, S, e la curva
di domanda, D, della carne di maiale determina il punto di equilibrio, e, in cui p = $ 3,30
al chilogrammo e Q = 220 milioni di chilogrammi all’anno. Al prezzo inferiore p = $ 2,65,
la quantità offerta è solo 194, mentre la quantità domandata è pari a 233: vi è quindi
un eccesso di domanda pari a 39. Per p = $ 3,95, un prezzo superiore a quello di equilibrio, vi è un eccesso di offerta pari a 39 perché la quantità domandata, 207, è inferiore alla quantità offerta, 246. Quando si verifica un eccesso di domanda o di offerta,
le forze di mercato riconducono il prezzo al livello di equilibrio, ossia $ 3,30.
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L’equilibrio di mercato
Determinare
l’equilibrio
utilizzando
gli strumenti
matematici
Possiamo determinare matematicamente l’equilibrio di mercato della carne di
maiale trattata, utilizzando le funzioni di domanda e di offerta. Ci serviamo di queste due funzioni per ricavare il prezzo di equilibrio in corrispondenza del quale la
quantità domandata è pari alla quantità offerta (la quantità di equilibrio).
La funzione di domanda, Equazione 2.3, mostra la relazione esistente tra la quantità domandata, Qd, e il prezzo:
Qd = 286 – 20p
La funzione di offerta, Equazione 2.7, indica la relazione che esiste tra la quantità
offerta, Qs, e il prezzo:
Qs = 88 + 40p
Vogliamo trovare il prezzo p in corrispondenza del quale Qd = Qs = Q, quantità di
equilibrio. Poiché nella condizione di equilibrio i membri a sinistra nelle due equazioni
si eguagliano, ossia Qs = Qd, anche i membri a destra devono essere equivalenti:
286 – 20p = 88 + 40p
Aggiungendo 20p e sottraendo 88 a entrambi i membri di questa espressione,
abbiamo che 198 = 60p. Dividendo entrambi i membri di quest’ultima espressione
per 60, troviamo che il prezzo di equilibrio è p = $ 3,30. Possiamo determinare la
quantità di equilibrio sostituendo questo valore di p nell’equazione di domanda o in
quella di offerta:
Qd = Qs
286 − (20 × 3, 30) = 88 + (40 × 3, 30)
220 = 220
Quindi la quantità di equilibrio è pari a 220.
Le forze
che portano
il mercato
all’equilibrio
L’equilibrio di mercato non è solo un concetto astratto o una possibilità teorica: i mercati in equilibrio possono essere anche osservati. Una prova indiretta che indica che un
mercato è in equilibrio è costituita dal fatto che potete acquistare esattamente la quantità che desiderate del bene in questione al prezzo di mercato; questa condizione si verifica quasi sempre nel caso dei beni comuni quali, ad esempio, il latte e le penne a sfera.
Vi sorprenderà apprendere che l’equilibrio di mercato si realizza senza alcun
coordinamento esplicito tra consumatori e imprese. In un mercato concorrenziale
quale quello dei prodotti agricoli, milioni di consumatori e migliaia di imprese effettuano in maniera indipendente le proprie decisioni di acquisto e di vendita; eppure,
ogni impresa può vendere la quantità che desidera e ogni consumatore può acquistare tanto quanto vuole. È come se una forza invisibile del mercato, una sorta di
mano invisibile, indirizzasse le persone a coordinare le proprie attività per raggiungere un equilibrio di mercato.
Ma in realtà che cosa porta il mercato a muoversi verso una condizione di equilibrio? Se il prezzo non è al livello di equilibrio, i consumatori e le imprese sono
incentivati a modificare il proprio comportamento in modo da indirizzare il prezzo
al livello di equilibrio, come spieghiamo di seguito.
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CAPITOLO 2
La domanda e l’offerta
Se il prezzo fosse inizialmente inferiore al livello di equilibrio, i consumatori vorrebbero acquistare quantità superiori a quelle che i venditori vorrebbero vendere.
Guardate la Figura 2.6: se il prezzo della carne di maiale fosse $ 2,65, le imprese
vorrebbero offrire 194 milioni di chilogrammi all’anno, mentre i consumatori
domanderebbero 233 milioni di chilogrammi. A quel prezzo, il mercato si trova in
una condizione di disequilibrio, per cui la quantità domandata non è pari alla quantità offerta. Al prezzo di $ 2,65 vi è quindi un eccesso di domanda (la quantità
domandata in eccesso rispetto alla quantità offerta in corrispondenza di un dato
prezzo) pari a 39 (= 233 – 194) milioni di chilogrammi all’anno.
Alcuni consumatori sono sufficientemente fortunati da acquistare la carne di
maiale a $ 2,65, mentre altri non riescono a trovare nessuno che voglia vendere loro
tale carne a quel prezzo: che cosa possono fare? Alcuni consumatori insoddisfatti
potrebbero offrire ai fornitori un prezzo superiore ai $ 2,65; oppure i fornitori,
osservando l’insoddisfazione di questi consumatori, potrebbero alzare i propri
prezzi. Tali azioni dei consumatori e dei produttori provocano un aumento del
prezzo di mercato. Mano a mano che il prezzo sale, la quantità che le imprese
vogliono offrire aumenta e la quantità che i consumatori vogliono acquistare diminuisce. Questa pressione che spinge il prezzo verso l’alto continua finché esso non
raggiunge il livello di equilibrio, ossia i $ 3,30, in corrispondenza del quale non vi è
alcun eccesso di domanda.
Immaginiamo la situazione opposta: se il prezzo è inizialmente superiore al livello
di equilibrio, i fornitori vogliono vendere quantità superiori a quelle che i consumatori vogliono acquistare. Per esempio, a un prezzo della carne di maiale pari a
$ 3,95, i fornitori vogliono venderne 246 milioni di chilogrammi all’anno, mentre
gli acquirenti vogliono acquistarne solo 207 milioni di chilogrammi, come indicato
nella figura. Quando il prezzo è pari a $ 3,95, il mercato si trova quindi in una condizione di disequilibrio e vi è un eccesso di offerta (la quantità offerta in eccesso
rispetto alla quantità domandata a un dato prezzo) pari a 39 (= 246 – 207). Non
tutte le imprese possono vendere le quantità che desiderano e quindi, piuttosto di
incorrere in costi di magazzinaggio (e magari far deteriorare la carne di maiale rimasta invenduta), preferiscono ridurre il prezzo per attrarre ulteriori consumatori.
Fintanto che il prezzo rimane a un livello superiore a quello di equilibrio, alcune
imprese rimarranno con della carne di maiale invendta e vorranno abbassare ulteriormente il prezzo; questo quindi scenderà fino a raggiungere il livello di equilibrio,
ossia i $ 3,30, in corrispondenza del quale non vi è alcun eccesso di offerta e non si
verifica più alcuna spinta verso un’ulteriore diminuzione del prezzo.
Riassumendo, in corrispondenza di ogni prezzo diverso da quello di equilibrio, i
consumatori o i fornitori non sono in grado di scambiare le quantità che desiderano;
queste persone insoddisfatte agiscono quindi per cambiare il prezzo, portandolo al
livello di equilibrio. Il prezzo di equilibrio è chiamato “prezzo che sgombera il mercato” perché esso rimuove dal mercato tutti gli acquirenti e i venditori insoddisfatti:
al prezzo di equilibrio non vi è alcun eccesso di domanda né di offerta.
2.4
LE ALTERAZIONI DELL’EQUILIBRIO
Una volta raggiunto l’equilibrio, questo può persistere per un tempo indefinito
qualora non intervenga alcuna pressione volta a modificare il prezzo. L’equilibrio
si modifica solo se si verifica uno shock che sposta la curva di domanda o quella
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Le alterazioni dell’equilibrio
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di offerta. Tali curve si spostano se si modifica una delle variabili che mantenevamo costanti: se i gusti, il reddito, le politiche governative o i costi di produzione
cambiano, la curva di domanda oppure quella di offerta oppure entrambe si spostano, e l’equilibrio cambia.
Gli effetti
prodotti
da uno
spostamento
della curva
di domanda
Supponiamo che il prezzo della carne di manzo aumenti di 60 centesimi e quindi
molti consumatori sostituiscano questa carne con quella di maiale. Ne consegue che
la curva di domanda della carne di maiale si sposta verso l’esterno da D1 a D2 come
nel grafico (a) della Figura 2.7: in corrispondenza di ogni dato prezzo, i consumatori vogliono quantità maggiori di carne di maiale rispetto a prima che aumentasse
il prezzo della carne di manzo. In particolare, al prezzo di equilibrio originario della
carne di maiale, ossia $ 3,30, i consumatori ora vogliono acquistarne 232 milioni di
chilogrammi all’anno; per quel prezzo, tuttavia, i fornitori vogliono venderne
ancora 220: si verifica quindi un eccesso di domanda pari a 12. Le pressioni di mercato fanno salire il prezzo finché esso non raggiunge un nuovo equilibrio a $ 3,50:
per quel prezzo, le imprese vogliono vendere 228 e i consumatori vogliono acquistare 228, la nuova quantità di equilibrio. Quindi l’equilibrio del mercato della
carne di maiale passa da e1 a e2 in conseguenza dell’aumento del prezzo della carne
Figura 2.7 Effetti di uno spostamento della curva di
domanda. Nel grafico (a): un aumento del prezzo
della carne di manzo pari a 60 centesimi provoca
uno spostamento verso l’esterno della curva di
domanda della carne di maiale, portandola da D1 a
D2; al prezzo di equilibrio (e1) originale, $ 3,30, vi è
un eccesso di domanda pari a 12; le pressioni di mer-
cato spingono il prezzo verso l’alto finché esso non
raggiunge il livello $ 3,50 in corrispondenza del
nuovo equilibrio, e2. Nel grafico (b): un aumento del
prezzo dei maiali pari a 25 centesimi provoca uno
spostamento verso sinistra della curva di offerta
della carne di maiale da S1 a S2, portando l’equilibrio di mercato da e1 a e2.
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CAPITOLO 2
La domanda e l’offerta
di manzo; sia il prezzo che la quantità di equilibrio della carne di maiale aumentano
in conseguenza dello spostamento verso l’esterno della curva di domanda di tale
carne: l’aumento del prezzo della carne di manzo provoca qui uno spostamento
della curva di domanda, con conseguente spostamento lungo la curva di offerta.
Gli effetti
prodotti
da uno
spostamento
della curva
di offerta
Supponiamo ora che il prezzo della carne di manzo rimanga costante al suo livello
originale, mentre il prezzo dei maiali aumenti di 25 centesimi. Ora è diventato più
costoso produrre la carne di maiale perché il prezzo di un input fondamentale, i
maiali, è aumentato. Ne consegue che la curva di offerta della carne di maiale si sposta verso sinistra da S1 a S2 come nel grafico (b) della Figura 2.7: in corrispondenza
di ogni dato prezzo, le imprese vogliono offrire quantità minori di carne di maiale
rispetto a prima che aumentasse il prezzo dei maiali. Al prezzo di equilibrio originario della carne di maiale pari a $ 3,30, i consumatori vogliono ancora acquistare
220, mentre i fornitori desiderano offrire ora 205, quindi vi è un eccesso di
domanda pari a 15. La pressione di mercato spinge il prezzo a salire finché esso non
raggiunge un nuovo equilibrio al punto e2, ove il prezzo di equilibrio è pari a $ 3,55
e la quantità di equilibrio è pari a 215. L’aumento del prezzo dei maiali provoca un
aumento del prezzo di equilibrio ma una diminuzione della quantità di equilibrio:
uno spostamento della curva di offerta provoca qui uno spostamento lungo la curva
di domanda.
Riassumendo, una variazione di un fattore come il prezzo di un sostituto o quello
di un input sposta la curva di domanda o quella di offerta; in seguito a tale spostamento, l’equilibrio cambia. Per descrivere l’effetto che la variazione di questo fattore
produce sul mercato, confrontiamo il prezzo e la quantità di equilibrio originali con
i nuovi valori di equilibrio.
Problema risolto 2.2
Calcolate come varia il prezzo di equilibrio della carne di maiale al variare del
prezzo dei maiali se i fattori che influenzano la domanda sono mantenuti costanti ai
loro valori usuali.
Risposta
1. Trovate il prezzo di equilibrio della carne di maiale rispetto al prezzo dei
maiali. La funzione di domanda non dipende dal prezzo dei maiali, quindi
possiamo ancora utilizzare l’Equazione 2.3:
Qd = 286 – 20p
Per vedere in che modo l’equilibrio dipende dal prezzo dei maiali, utilizziamo l’Equazione 2.6 della funzione di offerta:
Qs = 178 + 40p – 60ph
L’equilibrio si determina uguagliando i membri a destra di queste equazioni della domanda e dell’offerta:
286 – 20p = 178 + 40p – 60ph
Riordinando i termini di quest’ultima espressione, abbiamo che 60p =
108 + 60ph. Dividendo entrambi i membri per 60, abbiamo espresso il
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Gli effetti prodotti dagli interventi delle amministrazioni pubbliche
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prezzo di equilibrio della carne di maiale trattata come una funzione del
prezzo dei maiali:
p = 1,8 + ph
(2.8)
Verifichiamo che, quando ph è pari al suo valore usuale, ossia $ 1,50,
l’Equazione 2.8 indica che il prezzo di equilibrio della carne di maiale è
p = $ 3,30, che sappiamo essere corretto in base ai nostri calcoli precedenti.
Troviamo la quantità di equilibrio come una funzione del prezzo dei
maiali sostituendo questa espressione per il prezzo di equilibrio,
l’Equazione 2.8, nell’equazione di domanda (ma potremmo utilizzare anche
la funzione di offerta):
Q = 286 – 20p = 286 – 20(1,8 + ph) = 250 – 20ph
Verifichiamo di nuovo che, quando ph è pari al suo valore usuale, ossia
$ 1,50, Q = 220, che sappiamo essere la quantità di equilibrio originale.
2. Mostrate in che modo il prezzo di equilibrio della carne di maiale varia al
variare del prezzo dei maiali. Sappiamo dall’Equazione 2.8 che ∆p = ∆ph.
Ogni aumento del prezzo dei maiali provoca un pari aumento del prezzo
della carne di maiale trattata. Come mostrato nel grafico (b) della Figura 2.7,
se il prezzo dei maiali aumenta di ∆ph = $ 0,25 (andando da $ 1,50 a $ 1,75),
il prezzo della carne di maiale, p, aumenta di ∆p = ∆ph = $ 0,25 (andando
da $ 3,30 a $ 3,55).
2.5
GLI EFFETTI PRODOTTI DAGLI INTERVENTI DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE
Le amministrazioni pubbliche sono in grado di influenzare l’equilibrio di mercato in
molti modi: a volte i loro interventi provocano uno spostamento della curva di
offerta, di quella di domanda o di entrambe, con conseguente modifica dell’equilibrio; altri interventi, invece, provocano una differenza tra la quantità domandata e
quella offerta.
Le politiche
che spostano
le curve
di offerta
Come abbiamo spiegato in precedenza, i contingenti di importazione influiscono
sulla curva di offerta; mostriamo ora l’effetto che le restrizioni sull’importazione
producono sull’equilibrio di mercato.
Il divieto di importare riso posto dal governo giapponese ha aumentato il prezzo
del riso in Giappone in misura notevole. La Figura 2.8 mostra la curva di domanda
giapponese del riso, D, e la curva di offerta totale senza il divieto, S. L’intersezione
tra S e D determina l’equilibrio, e1, se è consentito importare riso.
Qual è l’effetto che un divieto di importare riso straniero provoca sulla domanda
e l’offerta giapponesi? Il divieto non produce alcun effetto sulla domanda se ai consumatori giapponesi è indifferente mangiare riso nazionale o straniero; esso provoca
invece una rotazione della curva di offerta totale verso l’origine che porta S (ove l’of-–
ferta totale è la somma orizzontale dell’offerta nazionale e di quella straniera) a S
(ove l’offerta totale è identica all’offerta nazionale).
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CAPITOLO 2
La domanda e l’offerta
Figura 2.8 Il divieto di importare riso aumenta il prezzo in Giappone. Un divieto sulle
importazioni di riso sposta la curva di offerta totale di riso in Giappone senza il divieto,
–
S, portandola a S, che è pari alla sola offerta interna. Ne consegue che l’equilibrio passa
da e1 a e2. Il divieto provoca un aumento del prezzo del riso da p1 a p2 e una diminuzione della quantità di equilibrio da Q1 a Q2.
–
L’intersezione di S e D determina il nuovo equilibrio, e2, che si trova in alto a sinistra di e1. Il divieto provoca uno spostamento della curva di offerta e un movimento
lungo la curva di domanda; esso porta a una riduzione della quantità di equilibrio
da Q1 a Q2 e a un aumento del prezzo di equilibrio da p1 a p2. A causa del divieto
giapponese di importare riso, il prezzo del riso in Giappone si è attestato in certi
periodi su valori pari a oltre
– sette volte il prezzo nel resto del mondo.
Un contingente pari a Q potrebbe sortire un effetto simile a un divieto integrale;
esso potrebbe tuttavia non produrre alcun effetto sull’equilibrio se viene fissato a un
livello così elevato da non limitare le importazioni. Analizzeremo questa possibilità
nel Problema risolto 2.3 e nell’applicazione che lo segue.
Problema risolto 2.3
–
Qual è l’effetto che un contingente di importazione pari a Q posto dagli Stati
Uniti per limitare le importazioni di acciaio, produce sull’equilibrio del mercato statunitense dell’acciaio? Suggerimento: la risposta dipende dalla misura in cui il
contingente è vincolante (ossia se è sufficientemente stringente da influire sull’equilibrio).
Risposta
–
1. Mostrate in che modo un contingente Q, influisce sull’offerta totale di
acciaio negli Stati Uniti. Il grafico riproduce la curva di offerta totale di
acciaio negli Stati Uniti senza restrizioni sull’importazione,
S, e la curva di
–
offerta totale in presenza del contingente, S (come è stata ottenuta nel
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Gli effetti prodotti dagli interventi delle amministrazioni pubbliche
– , le due
Problema risolto 2.1). In corrispondenza di un prezzo inferiore a p
curve di offerta sono coincidenti perché il contingente non è vincolante:
esso è superiore alla quantità che le imprese straniere
vogliono offrire. In
–, invece, S– si trova a sinistra di S.
corrispondenza di prezzi superiori a p
2. Mostrate l’effetto prodotto dal contingente se la quantità di equilibrio originale è inferiore al contingente tanto da renderlo non vincolante.
Supponete che la domanda americana sia relativamente bassa in corrispondenza di ogni dato prezzo, in modo che la curva di domanda, D l,
– . Gli equiliinterseca entrambe le curve di offerta a un prezzo inferiore a p
bri, sia prima che dopo l’introduzione del contingente, si trovano a e1, ove
– . Quindi, se la curva di domanda
il prezzo di equilibrio, p1, è inferiore a p
si trova sufficientemente vicina all’origine da rendere il contingente non
vincolante, quest’ultimo non provoca alcun effetto sull’equilibrio.
3. Mostrate l’effetto prodotto dal contingente se questo è vincolante. In presenza di una curva di domanda relativamente elevata, Dh, il contingente
produce un certo effetto sull’equilibrio. L’equilibrio senza il contingente si
trova a e2, dove Dh interseca la curva di offerta totale senza contingente,
h
S. Dopo l’introduzione del contingente, l’equilibrio si trova
– a e3, dove D
interseca la curva di offerta totale con il contingente, S . Il contingente
aumenta il prezzo dell’acciaio negli Stati Uniti da p2 a p3 e riduce la quantità da Q2 a Q3.
Applicazione
I CONTINGENTI DI IMPORTAZIONE SUL MERCATO STATUNITENSE DELL’ACCIAIO
Il governo statunitense ha ripetutamente limitato le
importazioni di acciaio negli Stati Uniti: in alcuni
anni ha negoziato con i governi del Giappone e di
diversi Paesi europei per limitare la quantità di
(continua)
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CAPITOLO 2
La domanda e l’offerta
acciaio che questi vendevano negli Stati Uniti e vari
accordi sono stati in vigore dal 1969 fino alla fine
del 1974; tuttavia, i contingenti fissati erano spesso
così elevati da non produrre alcun effetto.
Nel 1971 e nel 1972, invece, i contingenti erano
evidentemente vincolanti per gran parte dei produttori di acciaio: in questi anni, i contingenti hanno
aumentato i prezzi medi dell’acciaio negli Stati
Uniti rispettivamente dell’1,2% e del 3,5%.
Nel 1984, il Presidente Ronald Reagan annunciò una nuova serie di contingenti volontari, che
riguardavano gran parte dei Paesi esportatori di
acciaio e limitavano le importazioni statunitensi di
acciaio lavorato al 18% delle vendite totali negli
Stati Uniti per il periodo 1985-89. Questi limiti alle
importazioni fecero salire i prezzi a livelli superiori
a quelli che avrebbero avuto senza i contingenti: nel
biennio 1979-80, senza contingentamento, il prez-
Le politiche
che provocano
una differenza
tra la domanda
e l’offerta
zo medio dell’acciaio negli Stati Uniti era approssimativamente uguale al prezzo di mercato di
Antwerp, nel Belgio; nel 1984 e nel 1985, con i
contingenti imposti da Reagan, il prezzo medio statunitense era circa il 25% superiore al prezzo corrispondente di Antwerp.
Nel 1980 le importazioni di ghisa grezza e di
acciaio semilavorato soddisfacevano solo il 3,5%
dell’uso nazionale di acciaio, quota che è rimasta
praticamente invariata fino alla fine del 1992. In
seguito, senza restrizioni, le importazioni sono
aumentate in misura notevole e hanno raggiunto il
26,4% nel 1998. Nel 1999, la Camera dei Rappresentanti statunitense ha varato una legge che
richiedeva una riduzione del 30% delle importazioni di acciaio; il Senato ha però respinto tale
legge, di fronte alla minaccia di veto da parte del
presidente Bill Clinton.
Alcune politiche governative producono effetti superiori al semplice spostamento
della curva di domanda o di offerta. Per esempio, il governo potrebbe controllare i
prezzi in maniera diretta, attuando una politica che porta a un eccesso di domanda
o di offerta qualora il prezzo fissato dal governo differisca dal prezzo di equilibrio.
Spieghiamo come si giunge a questo risultato con due tipi di programmi di controllo
– , il prezzo al quale i
dei prezzi: quando il governo fissa un prezzo massimo pari a p
–
beni vengono venduti non può essere superiore a p; quando il governo fissa un
prezzo minimo pari a p, il prezzo al quale vengono venduti i beni non può scendere
–
sotto tale livello.
I prezzi massimi. I prezzi massimi non producono alcun effetto se sono fissati a un
livello superiore al prezzo di mercato che si osserverebbe in assenza del controllo dei
prezzi. Se il governo degli Stati Uniti impone alle imprese di fissare un prezzo non
– = $ 1,30 per litro di benzina e le imprese chiedono in realtà p = $ 1, la
superiore a p
politica di controllo dei prezzi attuata dal governo è ininfluente. Al contrario, nel
caso di un prezzo di mercato, p, superiore al prezzo massimo –p, il prezzo che si
riscontra effettivamente sul mercato corrisponderà al prezzo massimo.
Il governo statunitense ha applicato i prezzi massimi per evitare l’aumento dei
prezzi in tempo di guerra; durante la seconda guerra mondiale, per esempio, i prezzi
di tutti i prodotti principali (come lo zucchero e la benzina) erano controllati. Per limitare l’inflazione, il presidente Richard Nixon ha istituito il controllo dei salari e dei
prezzi di molti beni nel biennio 1971-72. Dal 1992 il Congresso è periodicamente animato da dibattiti sull’opportunità di applicare il controllo dei prezzi ai servizi medici.
L’esperienza statunitense con la benzina mostra chiaramente gli effetti prodotti
dai controlli dei prezzi. Negli anni Settanta, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori
di Petrolio (OPEC) ha ridotto le forniture di petrolio (che viene trasformato in benzina) destinate ai Paesi occidentali. Di conseguenza, la curva di offerta totale di benzina negli Stati Uniti (la somma orizzontale della curva di offerta nazionale e di
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Gli effetti prodotti dagli interventi delle amministrazioni pubbliche
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quella dell’OPEC) si è spostata verso sinistra da S1 a S2 come mostrato nella
Figura 2.9. A causa di questo spostamento, il prezzo di equilibrio della benzina
sarebbe aumentato in misura notevole, da p1 a p2; invece, per proteggere i consumatori evitando l’aumento dei prezzi della benzina, il governo statunitense ha fissato dei prezzi massimi nel 1973 e nel 1979.
Il governo statunitense ha imposto alle stazioni di servizio di fissare un prezzo
– = p . La Figura 2.9 mostra il prezzo massimo come una linea oriznon superiore a p
1
–. Il controllo dei prezzi
zontale ininterrotta che parte dall’asse del prezzo al livello p
–
è vincolante poiché p2 > p; il prezzo osservabile è quindi il prezzo massimo. In cor–, i consumatori vorrebbero acquistare Q = Q litri di benzina,
rispondenza di p
d
1
ossia la quantità di equilibrio che essi acquistavano prima dell’azione dell’OPEC,
ma le imprese offrono solo Qs litri, ossia la quantità determinata dall’intersezione
della linea del controllo dei prezzi con S2. Come conseguenza del prezzo massimo
vincolante, si crea un eccesso di domanda pari a Qd – Qs.
Se non vi fosse il controllo dei prezzi, le forze di mercato condurrebbero il prezzo
di mercato a p2, dove l’eccesso di domanda verrebbe eliminato. Il prezzo massimo
fissato dal governo non permette che avvenga questo aggiustamento: ne consegue
che esso provoca scarsità, ossia un eccesso di domanda persistente.
Al tempo del controllo dei prezzi, alcuni funzionari del governo sostenevano che
tale scarsità fosse provocata dalla riduzione da parte dell’OPEC della fornitura di
petrolio destinata agli Stati Uniti; questa non era però la verità: senza il controllo
dei prezzi, infatti, il nuovo equilibrio sarebbe e2 con un prezzo p2, molto superiore
Figura 2.9 Il prezzo massimo della benzina. L’offerta si sposta da S1 a S2. Quando il
governo attua il programma di controllo dei prezzi, le stazioni di servizio non possono
fissare un prezzo superiore al prezzo massimo p– = p 1. In corrispondenza di quel prezzo,
i produttori vorrebbero offrire solo Qs, che è inferiore alla quantità Q1 = Qd che i consumatori vogliono acquistare. Ne consegue un eccesso di domanda ovvero una scarsità
pari a Qd – Qs.
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CAPITOLO 2
La domanda e l’offerta
a p1, ma senza scarsità; inoltre, la quantità venduta Q2, sarebbe superiore alla quantità venduta sotto il programma di controllo dei prezzi, Qs.
In presenza di un prezzo massimo vincolante, il modello della domanda e dell’offerta prevede un equilibrio con scarsità: in questo equilibrio, la quantità domandata non è pari a quella offerta. Il motivo per cui chiamiamo questa situazione
“equilibrio”, nonostante la scarsità, è costituito dal fatto che nessun consumatore e
nessuna impresa vorrebbero agire in maniera diversa, data la legge vigente. Senza il
controllo dei prezzi, i consumatori che dovessero fronteggiare la scarsità cercherebbero di ottenere maggiori quantità di prodotto offrendo un prezzo più elevato;
oppure sarebbero le imprese ad alzare i prezzi; quando invece il governo applica un
controllo dei prezzi, essi sanno di non poter aumentare il prezzo, e quindi convivono
con la scarsità.
Che cosa accade? Alcuni consumatori fortunati riescono ad acquistare Qs unità
–, mentre altri potenziali consumatori sono insoddisfatti poiché voral prezzo basso p
rebbero anch’essi acquistare la benzina a quel prezzo, ma non riescono a trovare
nessuno disposto a vendergliela.
Quali sono i fattori che determinano chi sarà sufficientemente fortunato da trovare i beni da acquistare al prezzo basso in presenza del controllo dei prezzi?
Quando sono in vigore questi controlli, i venditori utilizzano criteri diversi dal
prezzo per allocare la merce scarsa: le imprese potrebbero fornirla agli amici, ai
clienti affezionati o alle persone appartenenti a una determinata etnia, genere, età o
religione; oppure potrebbero vendere i propri beni sulla base del criterio “primo
arrivato, primo servito”; oppure ancora potrebbero limitare a pochi litri la quantità
offerta ad ogni cliente.
Imprese e clienti dispongono poi di un’altra possibilità per sottrarsi al controllo
dei prezzi: un consumatore potrebbe recarsi dal proprietario di una stazione di servizio e proporgli un accordo segreto, in base al quale sarebbe disposto a pagargli un
prezzo doppio rispetto a quello fissato dal governo, potendo però acquistare la quantità di benzina che desidera. Se un tale comportamento fosse sufficientemente diffuso
tra consumatori e proprietari di distributori di benzina, non vi sarebbe scarsità.
Applicazione
LE CODE PER LA BENZINA
Il controllo del prezzo della benzina attuato del
governo degli Stati Uniti nel 1973 e nel 1979 provocò scarsità e lunghe code di auto alle stazioni di
servizio, dove i consumatori attendevano di acquistare la benzina scarsa. Alcune stazioni vendevano
la propria benzina sulla base del criterio “primo
arrivato, primo servito”, mentre altre razionavano
la quantità di benzina che avrebbero venduto a
ogni singolo individuo, limitando a volte la razione
individuale a cinque o dieci litri. Dopo aver venduto tutta la benzina, le stazioni chiudevano; erano
in poche ad aprire il fine settimana o la sera.
I clienti aspettavano per ore accodati in lunghe
file di automobili per acquistare la benzina. In
occasione di alcune festività, le code iniziarono persino alle 4 del mattino e alcune stazioni registrarono file di oltre 75 auto alle 7 del mattino. È stato
stimato che una coda di auto a sei cilindri lunga un
paio di chilometri consuma circa 600 litri di benzina all’ora: le code quindi peggioravano la condizione di scarsità.
Alcuni venditori al dettaglio ignoravano il controllo dei prezzi e aumentavano il prezzo di vendita;
altri eludevano il controllo utilizzando lo stratagemma delle vendite abbinate: i clienti potevano
acquistare benzina solo se acquistavano anche un
altro prodotto costoso, come un lavaggio dell’auto.
Il Procuratore Generale statunitense minacciò di
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Gli effetti prodotti dagli interventi delle amministrazioni pubbliche
intraprendere un’azione penale e civile contro gli
operatori delle stazioni che sfruttavano tali metodi
per sottrarsi al controllo dei prezzi.
I cittadini americani rispettavano la legge del
controllo dei prezzi in misura maggiore in alcune
città rispetto ad altre. Uno studio effettuato su 92
città principali americane ha rivelato che in 52 di
esse non vi erano code per la benzina; in città come
Chicago e New York, invece, i potenziali consumatori attendevano in fila per almeno un’ora prima di
raggiungere la pompa.
Alcune stazioni esponevano ogni giorno il cartello “benzina finita” fin dalla mattina presto, ma
coloro che avevano sul finestrino una striscia di plastica rossa, fornita dal venditore per contraddistinguere i clienti abituali, potevano acquistare benzina.
In risposta a questa tattica, l’amministrazione
statunitense proibì alle stazioni di servizio di discriminare gli acquirenti con metodi quali la vendita
esclusiva ai clienti abituali e a quelli che acquistavano in anticipo grandi quantità; gli automobilisti furono invitati a contattare immediatamente
l’Internal Revenue Service (il Fisco statunitense) se
39
ritenevano di essere stati oggetto di discriminazione. Il proprietario di una stazione che fosse stato
giudicato colpevole di violare la legge del codice
penale poteva essere multato fino a $ 5000.
In generale, il governo agiva per proteggere i
consumatori da prezzi troppo elevati per l’acquisto
della benzina, ma, in questo modo, creava scarsità
e incorreva in costi di esecuzione molto elevati.
Deacon e Sonstelie (1989) calcolano che, per ogni
dollaro che i consumatori hanno risparmiato nel
1980 durante i periodi in cui entrava in vigore il
controllo del prezzo della benzina, essi perdevano
$ 1,26 in tempo di attesa e altri costi indiretti.
Preferireste pagare un prezzo relativamente elevato e poter acquistare la quantità di benzina che
desiderate a quel prezzo, oppure pagare un prezzo
basso e dover attendere in fila per acquistarne una
quantità limitata? A questa domanda i consumatori
danno risposte diverse. Probabilmente, coloro che
valutano il proprio tempo relativamente poco sono
più disposti a incoraggiare il controllo dei prezzi
rispetto a coloro che assegnano maggior valore al
tempo e alla comodità.
I prezzi minimi. Le amministrazioni pubbliche si servono in genere anche dei prezzi
minimi. Uno degli esempi più importanti di prezzo minimo è rappresentato dal salario minimo nei mercati del lavoro.
La legge sul salario minimo vieta ai datori di lavoro di pagare un salario inferiore
a un minimo, w. Attualmente, il salario minimo federale negli Stati Uniti ammonta
a $ 5,15 all’ora. Se il salario minimo è vincolante, ossia è superiore al salario di equilibrio w*, esso crea disoccupazione, cioè un eccesso di offerta di lavoro persistente.9
Per ragioni di semplicità, supponiamo che vi sia un unico mercato del lavoro in
cui tutti i lavoratori vengano pagati con lo stesso salario. La Figura 2.10 mostra le
curve di domanda e di offerta delle ore di lavoro. Le imprese acquistano le ore di
lavoro, ossia assumono lavoratori. La quantità misurata sull’asse orizzontale rappresenta le ore di lavoro annue, mentre il prezzo corrisponde al salario orario.
Senza l’intervento dello Stato, l’equilibrio di mercato è e, con un salario pari a
w* e un numero di ore lavorative pari a L*. Il salario minimo crea un prezzo
minimo, ossia una linea orizzontale, all’altezza di w. In corrispondenza di questo
salario, vi è un eccesso di offerta ossia disoccupazione pari a Ls – Ld. Il salario
9
Se il salario minimo vale solo per alcuni mercati del lavoro (Capitolo 10) oppure un’unica
impresa assume tutti i lavoratori del mercato (Capitolo 15), un salario minimo potrebbe non provocare disoccupazione (si rimanda a Card e Krueger, 1995, per i dati empirici). Il Ministero del
Lavoro degli Stati Uniti registra sul suo sito web (www.dol.gov) un’ampia panoramica storica della
legge federale sul salario minimo, i mercati del lavoro, le leggi statali sul salario minimo e altre
informazioni.
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CAPITOLO 2
La domanda e l’offerta
Figura 2.10 Il salario minimo. In assenza di un salario minimo, il salario di equilibrio
è w* e il numero di equilibrio di ore lavorative è L*. Un salario minimo, w, fissato a
un livello superiore a w*, porta alla disoccupazione (un eccesso di offerta persistente)
poiché la quantità domandata, Ld, è inferiore alla quantità offerta, Ls.
minimo impedisce alle forze di mercato di eliminare tale eccesso di offerta, conducendo quindi a un equilibrio con disoccupazione.
È curioso osservare come una legge volta ad aiutare i lavoratori aumentandone i
salari possa danneggiarne alcuni facendoli diventare disoccupati: una legge sul salario minimo apporta infatti beneficio solo a coloro che mantengono l’impiego.10
Applicazione
LA LEGGE SUL SALARIO MINIMO IN PORTORICO
Nel 1938 una legge federale americana fissò un
salario minimo pari a w = 25 centesimi all’ora per
molte industrie statunitensi impegnate nel commercio tra gli Stati della Federazione. Questo livello era
pari o inferiore al salario di equilibrio in gran parte
di tali industrie, per cui il prezzo minimo non produceva un grande effetto. Sfortunatamente, lo
stesso salario minimo fu applicato in Portorico, una
confederazione di isole indipendente in libera associazione con gli Stati Uniti, i cui residenti sono cittadini statunitensi. Il salario medio in Portorico era
infatti molto inferiore, pari a soli 7 centesimi circa
(w* nella Figura 2.10) nelle industrie del tabacco e
del caffè, 12 centesimi nella conservazione della
frutta in lattina, 14 centesimi nelle lavanderie e 18
centesimi nelle industrie di abbigliamento.
I datori di lavoro di molte industrie portoricane
importanti si lamentarono fortemente; quelli dell’industria del tabacco si rifiutarono di obbedire
alla legge e chiusero gli stabilimenti.
Le industrie di esportazione del cucito furono
decimate. Un confronto tra i periodi 1939-40 e
10 Una legge sul salario minimo potrebbe anche aumentare il salario in misura sufficiente da
incrementare i pagamenti salariali totali, wL, nonostante la diminuzione della domanda di ore di
lavoro: se i lavoratori potessero suddividersi l’occupazione (lavorando tutti meno ore di quanto
vorrebbero), potrebbero beneficiare tutti del salario minimo.
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Gli effetti prodotti dagli interventi delle amministrazioni pubbliche
1940-41 mostra che le esportazioni diminuirono
del 61% nelle industrie del cotone e del lino, del
71% in quella della seta e del 47% in altre industrie
del cucito.
Una tale perdita di posti di lavoro e di prodotto
rovinò il Portorico. Per tutta risposta, il Congresso
degli Stati Uniti fissò dei salari minimi speciali per
determinate industrie portoricane. A partire dal
1974 il salario minimo portoricano venne gradualmente alzato al livello statunitense. Entro il 1983
entrambi i salari minimi ammontavano a $ 3,35.
Nel 1998 il salario minimo corrispondeva a quasi
Perché non
è necessario
che l’offerta
sia pari
alla domanda
41
i due terzi (61%) dei salari orari medi delle industrie
portoricane, ma a solo un terzo circa (37%) sul continente. Secondo i dati raccolti da Castillo-Freeman
e Freeman (1992), nel 1987 l’occupazione sull’isola
sarebbe stata superiore dell’8-10% se fosse stato fissato un salario minimo tale per cui il rapporto tra
questo e il salario medio fosse paragonabile a quello
calcolato negli Stati Uniti; secondo tali studiosi, la
variazione del salario minimo era responsabile di un
terzo della diminuzione del tasso di occupazione (il
rapporto tra occupazione e popolazione) in Portorico dal 1975 al 1987.
Gli esempi del prezzo massimo e del prezzo minimo mostrano che, in un modello
della domanda e dell’offerta, la quantità offerta non è necessariamente pari alla
quantità domandata. La spiegazione di questa disparità si trova nel modo in cui
abbiamo definito questi due concetti: abbiamo definito la quantità offerta come la
quantità che le imprese vogliono vendere a un dato prezzo, mantenuti costanti gli
altri elementi che influenzano l’offerta, come il prezzo dei fattori di produzione;
mentre la quantità domandata è la quantità che i consumatori vogliono acquistare
a un dato prezzo, se gli altri elementi che influenzano la domanda sono mantenuti
costanti. Non è quindi necessario che la quantità che le imprese vogliono vendere e
la quantità che i consumatori vogliono acquistare a un dato prezzo siano pari alla
quantità effettivamente acquistata e venduta.
– sulla benzina,
Quando il governo impone un prezzo massimo vincolante pari a p
la quantità domandata è superiore a quella offerta; nonostante non vi sia uguaglianza tra la quantità offerta e quella domandata, il modello della domanda e dell’offerta è utile nell’analisi di questo mercato perché prevede l’eccesso di domanda
che si osserva nella realtà.
Avremmo potuto definire la quantità offerta e quella domandata in modo da rendere necessaria la loro uguaglianza. Se dovessimo definire la quantità offerta come
la quantità che le imprese vendono effettivamente a un dato prezzo e la quantità
domandata come la quantità che i consumatori acquistano effettivamente, l’offerta
sarebbe pari alla domanda in tutti i mercati perché la quantità domandata e quella
offerta sarebbero definite come la stessa quantità.
Vale la pena sottolineare questa distinzione perché molte persone, inclusi i politici e
i giornalisti dei quotidiani, hanno le idee confuse a questo proposito. Chi insiste
affermando che “la domanda deve essere pari all’offerta”, dovrà definire la
domanda e l’offerta come le quantità effettivamente vendute.
Poiché definiamo le quantità offerte e domandate in termini di desideri delle persone e non di quantità effettivamente acquistate e vendute, l’affermazione “l’offerta
è pari alla domanda” è una teoria, non una semplice definizione. Secondo questa
teoria, il prezzo e la quantità di equilibrio in un mercato sono determinati dall’intersezione delle curve di domanda e di offerta qualora il governo non intervenga.
Utilizziamo inoltre tale modello per prevedere gli eccessi di domanda o di offerta
quando una pubblica amministrazione applica il controllo dei prezzi; la scarsità di
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CAPITOLO 2
La domanda e l’offerta
benzina osservata nel periodo in cui il governo statunitense controllava il prezzo
della benzina è coerente con questa previsione.
2.6
QUANDO UTILIZZARE IL MODELLO DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA
Come abbiamo visto, la teoria della domanda e dell’offerta può aiutarci a comprendere e prevedere gli eventi che accadono realmente in molti mercati. Fino al
Capitolo 10 analizziamo i mercati concorrenziali in cui il modello della domanda e
dell’offerta è un valido strumento per prevedere che cosa accadrà all’equilibrio di
mercato se variano i fattori che influenzano la domanda e l’offerta (gusti, redditi e
prezzi degli input); in questi capitoli (soprattutto nel Capitolo 8) sono descritti in
dettaglio i tipi di mercato in cui il modello della domanda e dell’offerta risulta essere
uno strumento utile. Brevemente, questo modello è applicabile nei mercati in cui:
■
■
■
■
nessun agente determina il prezzo di mercato (ogni agente è “price taker”): poiché nessun consumatore e nessuna impresa costituiscono una parte molto
grande del mercato, nessuno di loro può influenzare il prezzo di mercato; è solitamente necessario un accesso facile delle imprese nel mercato, che comporta la
presenza di un grande numero di imprese, per assicurare che le imprese non possano determinare il prezzo di mercato;
le imprese vendono prodotti identici: i consumatori non preferiscono il prodotto di un’impresa rispetto a quello di un’altra;
ognuno possiede l’informazione completa sul prezzo e la qualità dei beni: i consumatori sanno se un’impresa fissa un prezzo superiore alle altre e se un’impresa
cerca di vendere prodotti di qualità inferiore;
i costi di transazione sono bassi: non è dispendioso in termini di tempo o di
denaro né è eccessivamente difficile per un acquirente trovare un venditore con
cui effettuare lo scambio o per un venditore trovare un acquirente con cui commerciare.
I mercati che possiedono tali caratteristiche sono detti mercati perfettamente concorrenziali.
Se sono presenti molte imprese e molti consumatori, nessuna singola impresa e
nessun singolo consumatore costituiscono una parte sufficientemente grande del
mercato da influenzare il prezzo: se smettete di acquistare il pane o se uno dei numerosissimi produttori di grano smette di vendere il grano utilizzato per fare il pane, il
prezzo del pane non cambierà. I consumatori e le imprese sono quindi price taker,
poiché non possono influenzare il prezzo di mercato.
Al contrario, se è presente un unico venditore di un bene o un servizio, ossia un
monopolio (Capitolo 11), tale venditore determina il prezzo di mercato. Poiché le
curve di domanda sono inclinate verso il basso, un monopolio può alzare il prezzo
che percepisce riducendo la quantità del bene che offre. Le imprese influenzano il
prezzo di mercato anche in un oligopolio, ossia un mercato con un numero ristretto
di imprese, oppure in mercati dove esse vendono prodotti differenziati in modo tale
che un consumatore preferisce un prodotto a un altro (Capitolo 13). In tali mercati,
il prezzo di equilibrio è di solito superiore a quello previsto dal modello della
domanda e dell’offerta; ma non per questo il modello è errato tout court: significa
solo che esso non si applica ai mercati con un piccolo numero di acquirenti o venditori – in questi mercati utilizziamo altri modelli.
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Riepilogo
Se i consumatori possiedono meno informazioni rispetto a un’impresa, questa può
trarne vantaggio vendendo loro beni di qualità inferiore o chiedendo un prezzo
molto più elevato di quello fissato da altre imprese. In un tale mercato, il prezzo
osservato è di solito superiore a quello previsto dal modello della domanda e dell’offerta, e il mercato potrebbe anche non esistere affatto perché i consumatori e le
imprese non riescono a raggiungere un accordo, oppure è possibile che imprese
diverse fissino prezzi diversi per lo stesso bene (Capitolo 19).
Il modello della domanda e dell’offerta non è completamente appropriato nemmeno nei mercati in cui sia costoso commerciare con altre persone perché il costo
sostenuto da un acquirente per trovare un venditore o da un venditore per trovare
un acquirente è elevato. I costi di transazione sono le spese sostenute per trovare un
partner commerciale ed effettuare lo scambio per ottenere un bene o un servizio,
oltre al prezzo pagato per tale bene o servizio. Questi costi includono il tempo e i
soldi spesi per trovare qualcuno con cui commerciare; per esempio, potreste dover
pagare per pubblicare un annuncio su un giornale per vendere la vostra Honda 1990
grigia con 137 000 chilometri; oppure è possibile che dobbiate recarvi in molti
negozi per trovarne uno che venda una camicia esattamente del colore che volete,
per cui i costi di transazione includerebbero le spese di trasporto e il tempo speso.
Anche il costo di una telefonata interurbana per fare un’ordinazione è un costo di
transazione. Altri costi di transazione includono i costi sostenuti per scrivere e applicare un contratto, come il costo del tempo degli avvocati. Se i costi di transazione
sono elevati, potrebbe non avvenire alcuna transazione, oppure, se ne avvenissero,
ogni singola transazione potrebbe aver luogo a prezzi differenti (Capitoli 12 e 19).
Il modello della domanda e dell’offerta non è quindi appropriato per l’analisi dei
mercati in cui sono presenti solo uno o pochi venditori (come nel caso dell’elettricità), in cui le imprese producono beni differenziati (come i CD musicali), i consumatori posseggono meno informazioni dei venditori riguardo la qualità o il prezzo
(come nel caso delle auto usate) oppure i costi di transazione sono elevati (come per
i motori a turbina nucleare). I mercati in cui il modello della domanda e dell’offerta
si è rivelato utile comprendono l’agricoltura, la finanza, il lavoro, l’edilizia, i servizi,
la vendita all’ingrosso e quella al dettaglio.
Riepilogo
1. La domanda. La quantità di un bene o un servizio
domandato dai consumatori dipende dai loro
gusti, dal prezzo di tale bene e da quello dei sostituti e dei complementi, dal reddito dei consumatori,
dall’informazione in loro possesso, dalle regolamentazioni delle amministrazioni pubbliche e da
altri fattori. La legge della domanda, che si basa
sull’osservazione, afferma che le curve di domanda
sono inclinate verso il basso: più alto è il prezzo,
minore è la quantità del bene domandato, mantenuti costanti gli altri fattori che influenzano la
domanda. Una variazione del prezzo provoca un
movimento lungo la curva di domanda. Una variazione del reddito, dei gusti o di altri fattori che
influenzano la domanda eccetto il prezzo provoca
invece uno spostamento della curva di domanda.
Per ottenere la curva di domanda totale, sommiamo orizzontalmente le curve di domanda di
singoli individui o tipi di consumatori o Paesi; vale
a dire che per ottenere il totale domandato sommiamo le quantità domandate da ogni individuo
in corrispondenza di un dato prezzo.
2. L’offerta. La quantità di un bene o un servizio
offerto dalle imprese dipende dal prezzo, dai costi,
dalle regolamentazioni delle amministrazioni pubbliche e da altri fattori. La curva di offerta di mercato non deve essere necessariamente inclinata
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CAPITOLO 2
La domanda e l’offerta
verso l’alto, anche se generalmente lo è. Una variazione del prezzo provoca un movimento lungo la
curva di offerta. Una variazione del prezzo o di un
input o delle regolamentazioni governative provoca invece uno spostamento della curva di
offerta. La curva di offerta totale è la somma orizzontale delle curve di offerta delle singole imprese.
3. L’equilibrio di mercato. L’intersezione della curva
di domanda e di quella di offerta determina il
prezzo e la quantità di equilibrio in un mercato. Le
forze di mercato (ossia le azioni dei consumatori e
delle imprese) portano il prezzo e la quantità ai
livelli di equilibrio se essi sono inizialmente troppo
bassi o troppo alti.
4. Le alterazioni dell’equilibrio. La variazione di un
fattore che influenza la domanda o l’offerta diverso dal prezzo provoca uno spostamento delle
curve di domanda o di offerta, con conseguente
alterazione dell’equilibrio. Per esempio, se il prezzo della carne di manzo aumenta, la curva di
domanda della carne di maiale si sposta verso l’esterno, provocando un movimento lungo la curva
di offerta e conducendo a un nuovo equilibrio in
corrispondenza di un prezzo e di una quantità più
elevati. Se le variazioni di questi fattori si susse-
guono l’una dopo l’altra, è possibile che un mercato che si aggiusta lentamente si trovi in una posizione diversa dall’equilibrio per un lungo periodo
di tempo.
5. Gli effetti degli interventi delle amministrazioni
pubbliche. Alcune politiche governative, come un
divieto di importazione, provocano uno spostamento delle curve di domanda o di offerta, alterando quindi l’equilibrio. Altre politiche governative, come i controlli dei prezzi o i salari minimi,
creano una differenza tra la quantità offerta e
quella domandata, portando a eccessi o scarsità
persistenti.
6. Quando utilizzare il modello della domanda e dell’offerta. Il modello della domanda e dell’offerta è
uno strumento potente per spiegare che cosa
accade in un mercato o per fare previsioni su che
cosa accadrà se un fattore che influenza la domanda o l’offerta di un mercato si modifica. Questo
modello, tuttavia, si può applicare solo in mercati
caratterizzati dalla presenza di molti acquirenti e
venditori, di beni identici, di informazione certa e
completa su prezzo, quantità, qualità, redditi,
costi e altre caratteristiche di mercato, nonché di
bassi costi di transazione.
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