toscana - Corriere Fiorentino

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toscana - Corriere Fiorentino
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Lunedì, 21 Settembre 2015
Il punto
Locomotive
Distretti
Non solo acciaio,
la ex Lucchini aspetta
il doppio passo
Sirio Panel al decollo
verso l’affare
Eurofighter-Kuwait
Il presidente Hofer
e i piani per Ginori
«New York ci aspetta»
5
5
7
IMPRESE
TOSCANA
UOMINI, AZIENDE, TERRITORI
Economia, politica
LA PARTITA
(DECISIVA)
DI LIVORNO
di Paolo Ermini
Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera
R
iuscirà Enrico Rossi a
salvare Livorno? La
sfida è cominciata
con la prima
missione a Bruxelles
per convincere gli
imprenditori europei a
credere nel porto toscano e
a investire sulla sua voglia di
crescere, alimentata dal
progetto di scavare altri
quattro metri di fondale per
consentire l’arrivo delle
grandi navi merci (con
capacità fino a 19 mila, o
addirittura 24 mila,
container). Il risultato pare
che sia stato incoraggiante.
Dal punto di vista
economico il governatore
dovrà gestire l’operazione
Livorno inserendola
armonicamente nel rilancio
economico di tutta la costa e
dei suoi porti, che ne sono
la spina dorsale (da Marina
di Carrara a Piombino, il
bacino che potrebbe più
facilmente entrare in rotta di
collisione con Livorno,
soprattutto sul fronte delle
crociere). Ma la questione si
presenta ancor più delicata
sul piano politico. Con un
Pd cittadino ancora sotto
schiaffo, è Rossi che si è
assunto il compito di fare
uscire Livorno dalla sua crisi
per tagliare molta erba sotto
i piedi dei Cinquestelle che
un anno fa conquistarono
clamorosamente il Comune
con Filippo Nogarin. Sarebbe
però del tutto insensato che
la Regione tendesse a tagliar
fuori dalla partita proprio il
sindaco. Così come sarebbe
incomprensibile che fosse il
sindaco ad autoescludersi dal
tavolo di gioco regionale. I
livornesi più attenti al
destino della città si
aspettano una concorrenza
collaborativa tra le due
istituzioni. Un sogno?
[email protected]
Stoccaggio di pelli lavorate in un magazzino del distretto conciario toscano
Nemici per la pelle
La Cina compra più materiale grezzo possibile e fa schizzare i prezzi alle stelle,
i Paese emergenti alzano le barriere del protezionismo contro le nostre imprese
Così i conciatori toscani chiedono aiuto a Roma e a Bruxelles, per difendersi
dalla concorrenza sleale e mantenere il primato conquistato nonostante la crisi
a pagina 3 Ognibene
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Sguardi
I GRILLINI E L’IKEA
DELLA DEMOCRAZIA
di David Allegranti
S
crive Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, deputato del M5S: «Ogni
giorno la Camera dei Deputati ci costa
2 milioni e 584.000 euro, il Senato ci costa
un milione e 300.000 euro. Avete capito
bene, al giorno… Sulle riforme costituzionali in un anno e mezzo si sono tenute 61
sedute al Senato e 60 sedute alla Camera. Il
costo complessivo ad oggi delle inutili
quanto pericolose riforme di Renzi è 239
milioni 163.000 euro!». Aggiunge, il Di Maio, che potrebbe essere il candidato del
partito di Grillo alle prossime politiche,
indicato dai sondaggi come l’avversario più
temibile per Renzi: «Avete pagato in tasse
(voi; e lui non le paga, ndr?) una spesa
abnorme e non servirà neanche ad abolire
il Senato». In una intervista a Repubblica,
l’ex candidato alle elezioni regionali toscane
del M5S, Giacomo Giannarelli, dice: «Se il
Consiglio fosse un’azienda, la produttività
del nostro gruppo sarebbe del più 400 per
cento. Noi facciamo il doppio degli altri
tagliandoci lo stipendio della metà». Per
fortuna, le aule parlamentari e consiliari
non sono aziende, ma anche lì ci si preoccupa di come dare valore all’intangibile. E
comunque, perché dovrebbe essere considerato un argomento politico il calcolo del
costo delle istituzioni pubbliche. Cari grillini, volete forse un’Ikea della democrazia?
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Lunedì 21 Settembre 2015
Corriere Imprese
FI
IL PUNTO
di Marzio Fatucchi
L’EX LUCCHINI ASPETTA IL DOPPIO PASSO
U
n incontro in Algeria,
una lettera indirizzata a
Palazzo Sacrati Strozzi, due
vertici a Roma. Ma il meglio
deve ancora arrivare, questa
settimana, con due confronti
(uno tra Regione, privati e
ministero e il secondo allargato ai sindacati) che dovrebbero chiarire il futuro
dell’acciaio di Piombino, targato «Aferpi» dopo il passaggio nelle mani del magnate algerino Issad Rebrab.
MATRIMONI
VESPA PIÙ ARMANI,
PER CONQUISTARE
LE STRADE D’ORIENTE
N
E
W
S
Piazza Affari
mentare. Per il forno elettrico sono al lavoro (ed al confronto per conquistarsi la
commessa) «sette società di
ingegneria di caratura internazionale», scrive Rebrab.
Sul polo logistico e del cibo,
si partirà con i lavori appena
finite le bonifiche, si avranno notizie più precise «entro
i primi mesi del 2016». Insomma secondo Rebrab (e il
presidente toscano Enrico
Rossi, che ha reso nota la
0,0390
Settimana
dal 14
al 18 settembre
Rosss S.p.A.
Dada S.p.A.
2,566 2,554 2,570 2,540
2,532
41,63
SOSPESA
Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.
1,7620 1,7930
1,7440
0,0895 0,0900 0,0900 0,0922 0,0902
Eukedos
Banca Etruria
SOSPESA
1,095 1,095 1,091
BioDue Spa
Borgosesia
1,170 1,141
Sesa
14,46 14,50 14,60 14,58 14,60
Snai S.p.A.
1,161 1,156 1,160 1,191 1,167
Softec S.p.A.
FrendyEnergy
6,200 6,125 5,865 5,850
5,720
SOSPESA
0,769 0,770 0,771 0,7735 0,7725
Intek Spa
0,2990 0,3000 0,2999 0,2990 0,2990
SOSPESA
0,9985
23,14 23,42 23,14 23,21 23,34
41,40 41,41 41,13
Ergy Capital
1,6730
1,3800
1,0550 1,0550 1,0080
Salvatore Ferragamo S.p.A.
40,56
Ultime battute per la cessione di Ansaldo Breda a Hitachi.
Anche il Tesoro francese, dopo l’Antitrust cinese e il
dipartimento di Stato americano, avrebbe dato il via libera
all’operazione che prevede il passaggio, da Finmeccanica ai
giapponesi, della società ferroviaria e del 40% di Ansaldo
Sts. La scorsa settimana Hitachi, AnsaldoBreda e i
sindacati si sono incontrati a Roma: il gruppo giapponese
Toscana Aeroporti S.p.A.
16,29
15,69 15,87 15,50
15,23
ha ribadito che punta a diventare «leader globale nelle
soluzioni ferroviarie, rafforzando la posizione nei sistemi
di gestione di segnalamento, espandere le operazioni
“chiavi in mano” e allargare il proprio portafoglio con
prodotti di altissimo livello». Nel 2014 Hitachi ha realizzato
un fatturato di 9.761 miliardi di yen, circa 72 miliardi di
euro. Il 24 settembre l’incontro con i lavoratori.
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SANITÀ
SOLIDARIETÀ
IL SIGARO TOSCANO
FA DUECENTO
E BATTE ANCHE CUBA
SIENA STUDIA
IL MIX DI FARMACI
CURA TUMORI
EQUO E SOLIDALE,
UNA CRESCITA
CONTROTENDENZA
Duecento anni da
protagonista. E un record: la
produzione di Manifatture
Sigaro Toscano, nell’anno del
bicentenario, raggiungerà
quota 200 milioni di sigari.
Una vetta considerevole visto
che «tutta Cuba ne produce
un quarto» come ha
precisato Gaetano Maccaferri,
presidente del gruppo. Non
male per una leggenda nata
da un errore: nel 1815 un
acquazzone, bagnando il
tabacco, diede vita
accidentalme
nte al
Toscano. Che
festeggia con
«Toscano
Originale
1815»,
un’edizione
di sigari fatti
ICONE
a mano con
una selezione
di tabacchi Kentucky,
stagionati in rovere 4 anni.
La cura a fuoco dura 30
giorni, più a lungo della
lavorazione tradizionale, con
una stagionatura lunga che
migliora la maturazione delle
foglie mescolate secondo una
ricetta ovviamente top secret.
Edoardo Lusena
D
La bussola della settimana
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Briefing
ANNIVERSARI
ieci anni di ricerca per
arrivare a sperimentare
una cura innovativa per il
tumore della pelle. Sarà presto avviato a Siena il primo
studio al mondo di «immunoncologia nel melanoma
cutaneo»: nei nuovi esperimenti saranno combinati
due farmaci all’avanguardia,
mai associati tra loro. Si
tratta dell’ipilimumab, che
utilizzato da solo ha già dato
ottimi risultati, e dell’SGI-110,
un nuovo farmaco epigenetico che modifica il Dna delle
cellule tumorali. La ricerca è
stata condotta dall’équipe di
immunoterapia oncologica
dell’ospedale di Siena diretta
dal dottor Michele Maio.
«Questa nuova sperimentazione — spiega — ha una
forte rilevanza perché, partendo dal melanoma cutaneo, un tumore ‘modello’
per l’applicazione di nuove
combinazioni di farmaci,
apre al loro utilizzo anche in
altri tipi di cancro». I risultati delle prime sperimentazioni sono stati pubblicati su
Clinical Cancer Research, che
in questi giorni li ha diffusi
negli Stati Uniti e in Italia.
Giorgio Bernardini
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RICERCA
li, 30 regionali) a cui si aggiungono i «bonus» che la
Regione ha previsto per le
nuove assunzioni, agevolate
nelle aree di crisi della costa, fino ad 8 mila euro per
ogni nuovo contratto. Ma
forse la migliore notizia è
che il futuro di Piombino,
punta dell’iceberg nella crisi
della costa toscana, viene
seguito passo passo, stavolta,
anche dal governo.
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ACCORDI
2,3780 2,3700 2,3680 2,3680 2,3200
0,0386 0,0384 0,0387 0,0388
El.En. S.p.A.
B & C Speakers S.p.A.
lettera), tutto procede. Ma ci
sono altre cose che vanno
avanti. Le modifiche alle
procedure sulla legge 181,
appena introdotte, consentiranno di partire con le «altre» reindustrializzazioni dell’area ad ottobre: nei due
incontri, infatti, il governo
probabilmente annuncerà il
via libera alla «call» per le
aziende che vorranno insediarsi a Piombino, con 50
milioni di incentivi (20 stata-
Piaggio & C. S.p.A.
CHL S.p.A.
V
espa e Armani insieme,
in edizione speciale,
adesso puntano ai mercati
asiatici. Vespa 946 Emporio
Armani, nata per celebrare il
quarantesimo anno della
Giorgio Armani ed il centotrentesimo del Gruppo Piaggio, dopo il lancio europeo
sarà disponibile anche in
Giappone, in Vietnam e Indonesia.
«Sono tutti
mercati strategici nell’ambito delle
operazioni
del Gruppo
Piaggio in
Asia», spieMERCATI
gano da
Pontedera. In
Giappone il lancio è avvenuto a Tokyo il 12 settembre,
all’Emporio Armani di Aoyama nella Vogue Fashion
Night. La Vespa griffata, con
colore unico, permetterà di
migliorare l’offerta del Gruppo Piaggio, che nei primi sei
mesi dell’anno ha incrementato dei ricavi del 19,4% nei
mercati dell’area Asia Pacific.
Ed i ricavi di Vespa hanno
segnato più 9,3% nel mondo.
Mauro Bonciani
Le dimissioni del direttore
generale Andrea Zambon
avevano allarmato i sindacati.
Rebrab ha prima parlato con
il ministro Federica Guidi in
Algeria, poi inviato una lettera alla Regione rassicurando
sulla ripartenza delle acciaierie, sull’arrivo del forno elettrico e sull’impiego di alcune
aree per l’altra parte del business che la multinazionale
algerina vuole portare a
Piombino, logistica e agroali-
I
l caffè del Nicaragua e la
cioccolata della Repubblica
Domenicana, il tè del Perù e
le noci del Brasile. Sempre
più persone, nei supermercati Unicoop Firenze, scelgono
i prodotti equo-solidali che
arrivano in Italia senza intermediari, acquistati direttamente nei Paesi in via di
sviluppo. Nel primo semestre
del 2015, l’area Solidal dei
supermercati Coop ha registrato un incremento dell’11
per cento, pari a un fatturato
di circa 2 milioni di euro.
Una crescita, spiegano da
Unicoop, in controtendenza
rispetto alla vendita degli
altri prodotti, che risentono
della recessione. Segno che,
nonostante la crisi e il costo
dei prodotti equi e solidali
un po’ più alto della media,
è in atto una crescente tendenza al consumo responsabile. La linea Solidal Coop
vuole offrire opportunità di
sviluppo a chi è in condizioni di svantaggio. Attraverso
la certificazione «Fairtrade»
vengono garantiti ai produttori prezzi stabili, prefinanziamenti agevolati e contratti
di lunga durata.
Jacopo Storni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SOCIALE
11%
L’incremento
delle vendite
«Solidal» nei
supermercati
Unicoop Firenze
da gennaio
PHILIP MORRIS,
SHOPPING IN ITALIA
PER TRE ANNI
B
uone nuove da Palazzo
Chigi per i produttori
toscani di tabacco. Il presidente del Consiglio ha firmato, alla fine di luglio, un
accordo con il gigante Philip
Morris dal valore di 500 milioni di euro: la multinazionale del tabacco si è impegnata ad acquistare tabacco
italiano per circa 80 milioni
l’anno da qui al 2020. L’accordo prevede che per i primi tre anni Philip Morris
stipuli contratti annuali di
acquisto di tabacco secco
sciolto italiano Burley (circa
undicimila tonnellate, quasi
il 60% del totale prodotto in
Italia) e diecimila tonnellate
per la varietà Virginia Bright
(pari al 30% del totale italiano). La Toscana, storica
produttrice
delle varietà
Virginia Bright e Kentucky, è tra
le regioni
che forniranno materia
ROMA
prima, insieme a Campania, Umbria e
Veneto. La
Toscana pesa
per circa il
Milioni l’anno,
7% sulla pro- da qui al 2020,
duzione nagli acquisti
zionale di
a cui si è
tabacco, con
impegnata
oltre 18 mila
Philip Morris
ettari coltivati
e quasi 5 mila tonnellate
raccolte nel 2014. «L’accordo
è molto importante perché è
la prima volta che una multinazionale si impegna all’acquisto con un accordo di
medio periodo e questo consente ai produttori di programmare gli investimenti»,
dice Luigi Auriemma, presidente di Burley Italia e Ad di
Ont Italia, l’associazione che
riunisce i produttori di tabacco. «Il prossimo passo è
che Philip Morris, che ha già
un accordo commerciale con
Coldiretti in scadenza entro
il 2015, lo rinnovi sulla base
delle condizioni previste dall’impegno preso con il Governo, fino al raccolto 202021». La varietà «Kentucky»
finisce nel sigaro Toscano,
quella «Bright» viene acquistata prevalentemente da
Philip Morris e Jacob Tobacco quindi, dice Auriemma,
«l’impegno di medio periodo
della multinazionale sarà
determinante per le coltivazioni toscane. Senza contare
che questo accordo costituisce anche uno stimolo per le
altre major del tabacco ad
acquistare in Italia».
Silvia Ognibene
80
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere Imprese
Lunedì 21 Settembre 2015
3
FI
PRIMO PIANO
Aiuto, la Cina ci fa la pelle
Qui si va alla guerra dei dazi
L’appello dei conciatori toscani alla politica italiana e europea per difendersi
dall’offensiva di Pechino, che fa incetta di materiale grezzo spingendo in alto i prezzi,
e dal protezionismo dei Paesi emergenti che adesso vogliono fare tutto da soli
Profilo
Il distretto
comprende i
Comuni di
Santa Croce
sull’Arno, San
Miniato,
Castelfranco di
Sotto, Santa
Maria a Monte,
Montopoli
Valdarno e
Fucecchio.
Produce 65
milioni di metri
quadri di
di Silvia Ognibene
S
tretti in una morsa, tra
la Cina che fa incetta
di pellami grezzi sul
mercato spingendo i
prezzi alle stelle e l’indifferenza dei Paesi europei
che non vogliono intervenire
per mettere un argine alle politiche protezionistiche dei
concorrenti sleali.
I conciatori toscani chiedono l’intervento del Governo e
soprattutto dei rappresentanti
italiani a Bruxelles per salva-
Piero Maccanti,
presidente
Associazione
Conciatori
di Santa Croce
Maria a Monte e Fucecchio la
pelle si lavora dalla fine dell’Ottocento. Poi il grande balzo
degli anni Cinquanta, quando
si lasciavano i campi per andare a lavorare in conceria, a
respirare solventi in una delle
attività più pericolose per la
salute. E infine l’inversione a
«U» di un distretto che ha saputo mantenere l’eccellenza
mondiale della concia rispettando l’ambiente e i diritti dei
lavoratori. Qui si concentra
circa il 35% della produzione
nazionale di pelli e il 98% della produzione di cuoio da suo-
La mappa
Anno 2014
NEL DISTRETTO
SONO PRESENTI
EXPORT DI PELLE FINITA VERSO
123 paesi
Unione Europea
50%
Regno Unito
Francia
Spagna
Portogallo
600
Germania
Polonia
Romania
Cina
Aziende
(concerie
e lavorazioni
conto terzi)
Corea
Giappone
8.000
Vietnam
Addetti
12
Estremo
Oriente
Altri
paesi
pellami e 53
milioni di chili
di cuoio da
suola. Oltre il
98% del carico
inquinante
prodotto viene
depurato in tre
impianti tra i
più avanzati
d’Europa
guardare un distretto che è
cresciuto stabilmente del 3%
l’anno anche durante la crisi e
si è trasformato da un’attività
pseudomedievale nell’avanguardia della tecnologia e del
rispetto ambientale, con investimenti milionari.
A Santa Croce sull’Arno, Castelfranco di Sotto, Montopoli
Val d’Arno, San Miniato, Santa
27%
addetti in media
per azienda
23%
la.
Ma il rischio, oggi, è di farsi
fare la pelle dai Paesi del Centro e Sud America, dall’India e
dal Pakistan, soprattutto dalla
Cina. Dove si lavora ancora come nel Medioevo, in barba alle normative di rispetto ambientale e dei diritti delle persone e, nel caso cinese, con
una capacità di acquisto del
pellame grezzo sui mercati
mondiali capace di trascinare
al rialzo il prezzo in maniera
vorticosa: i conciatori toscani
comprano all’estero (in 122 Paesi) il 90% del pellame grezzo
da trattare per poi restituire il
66% della materia conciata al
mercato europeo e il 17% del
totale mondiale (con esportazioni destinate a 123 Paesi).
Oltre i tre quarti della produzione sono destinati all’esportazione e i più importanti
clienti sono da sempre i produttori di calzature, seguiti
dalle pelletteria. Ovvero le
grandi griffe della moda.
Per il distretto conciario le
relazioni con l’estero sono vitali, sia per l’acquisto del grezzo che per l’esportazione del
prodotto finito. E qui viene il
difficile, visto che i Paesi che
esportano pellame grezzo
adottano agguerrite politiche
tariffarie e di dazi per scoraggiare l’acquisto da parte degli
italiani e lavorare la materia
prima in casa loro. «I Paesi
che producono pellame grezzo non lo esportano oppure,
se lo fanno, impongono dazi
molto elevati perché hanno la
necessità di difendere l’occupazione interna — spiega il
direttore dell’Associazione
conciatori di Santa Croce, Piero Maccanti — La Cina, invece, non produce esclusivamente con il proprio pellame
ma aggredisce il mercato europeo per approvvigionarsi di
materia prima di alta qualità
da destinare alla lavorazione
interna. Quindi noi, non solo
non possiamo importare pellame dai Paesi extra Ue a causa dei dazi, ma ci ritroviamo
con la Cina che fa man bassa
di grezzo sul mercato europeo
provocando rialzi dei prezzi
che in alcuni momenti sono
aumentati anche del 300%. Ci
sono stati periodi in cui i cinesi compravano tutto e noi
non riuscivamo a trovare sul
mercato pellami da acquistare
per le nostre lavorazioni». Il
prezzo del pellame grezzo sul
mercato europeo adesso sta
calando perché la Cina, alle
prese con una crisi non da
poco, acquista meno. Ma resta
il fatto che poi la lavorazione
del grezzo in Cina avviene con
costi bassissimi e quindi il
prodotto conciato viene riesportato a prezzi da concorrenza sleale.
Il distretto conciario è stato
tra i pochi a superare la grande crisi senza traumi eccessivi: «Dopo i primi due anni

Il presidente Maccanti
Abbiamo investito milioni
per costruire l’eccellenza,
ora dobbiamo combattere
la concorrenza sleale

Da febbraio a giugno
nessuna commessa,
le case del lusso hanno
pagato le turbolenze
sui mercati russo e cinese
durissimi, il 2008 e il 2009,
siamo cresciuti poco ma sempre — continua Maccanti —
Abbiamo avuto, invece, alcune
difficoltà tra la fine del 2014 e
l’inizio del 2015 a causa del
calo sofferto dalla moda di
lusso per via del rallentamento dei mercati cinese e russo».
Un campanello d’allarme
iniziò a suonare forte quando
la moglie del presidente cinese Ki Jinping iniziò a mostrarsi in pubblico con accessori
prodotti in Cina, invece che
dalle griffe straniere. Il cambio di passo della classe politica e dei ricchi cinesi, tra i
maggiori consumatori di lusso
europeo, fu quasi immediato:
il messaggio, chiaro, che bisognava favorire le produzioni
domestiche era stato recepito.
«Le turbolenze sui mercati
cinese e russo hanno messo
in difficoltà le case del lusso
nel programmare le scelte di
investimento — dice Maccanti
— Da febbraio a giugno del
2015 non abbiamo avuto quasi
nessuna commessa: basta
considerare che la depurazione delle acque ha segnato un
calo del 15%. A partire da luglio gli ordini sono ricominciati». Il distretto della concia,
però, ha saputo cavarsela anche in un avvio d’anno poco
brillante: mentre calava il lavoro cosiddetto «di prima linea», quello destinato alle
grandi griffe, risalivano gli ordini soprattutto dagli Stati
Uniti per le «seconde linee»,
cioè i pellami di fascia alta ma
non altissima. Gli Usa continuano a spostare la produzione dai Paesi a basso costo verso sponde più qualificate e
questo ha fatto bene alle
aziende toscane in un periodo
complicato. Sullo sfondo, però, restano da risolvere le politiche protezionistiche dei Paesi extraeuropei che costringono i conciatori toscani a difendersi da una concorrenza
sostanzialmente sleale.
«Il governo italiano e l’Ue
devono agire per riportare
condizioni di equità. Ci rendiamo conto che chiedere la
reintroduzione dei dazi appartiene a un modello economico
vecchio, ma il mercato deve
aprirsi per tutti, altrimenti
tutti, anche noi, hanno il diritto di proteggersi», conclude il
direttore dell’Associazione
conciatori. «Abbiamo incontrato il vicepresidente del Parlamento europeo Antonio
Tajani e anche l’onorevole Simona Bonafé che si sono impegnati, anche se è una strada
difficile. Soprattutto perché ai
Paesi del Nord Europa importa poco o niente: quando hanno dovuto smettere di produrre con modalità da terzo mondo, invece che trasformare le
aziende le hanno chiuse, abbandonando la produzione di
pellame. È chiaro che non abbiano alcun interesse a reintrodurre dazi».
Ma in Toscana no. Qui è
andata diversamente perché le
aziende, invece di chiudere,
hanno investito e si sono trasformate in isole di eccellenza
in una produzione che altrimenti sarebbe scomparsa dalla geografia industriale europea.
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4
FI
Lunedì 21 Settembre 2015
Corriere Imprese
Corriere Imprese
Lunedì 21 Settembre 2015
5
FI
LOCOMOTIVE
Sirio Panel pronta al decollo
sulle ali dell’affare Eurofighter
L’azienda legata a Finmeccanica si prepara alla maxi commessa militare del Kuwait
Montevarchi leader per i pannelli di controllo e sistemi di illuminazione degli aerei
Frontiere
330
A Firenze
i signori
dei superyacht
Dipendenti
di Sirio Panel
che lavorano
dentro lo
stabilimento
di Montevarchi
80
«S
iamo felici di
annunciare che
l’edizione 2016 della World
Superyacht Awards si terrà
a Firenze». Le parole con
cui Tony Harris della Boat
International media ha
comunicato la scelta di
Firenze per uno dei premi
più ambiti tra i costruttori
di yacht superlusso non
sono di sola diplomazia.
La Toscana significa
qualcosa per chi sceglie di
far costruire le proprie
«barche» a
maestri
artigiani,
esperti di
design,
imprese hitech: queste
La festa 2015
competenze
qui ci sono
già. «Firenze è unica —
ha proseguito Harris — e
la Toscana non è solo
patria di alcuni dei
migliori costruttori di
barche, ma vanta la
presenza di molti marchi
del lusso e del design
leader a livello globale
che ne fanno la
destinazione perfetta per i
World Superyacht
Awards». Degli 8 sponsor
del concorso (che si terrà
a maggio), cioè Benetti,
CRN, Mondomarine,
Perini Navi, Rossinavi,
Sanlorenzo and VSY, la
metà hanno sedi o centri
di produzione sulla costa
toscana. La dimostrazione
che questa nicchia sta
ripartendo ed attirando
l’attenzione mondiale.
(Marzio Fatucchi)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Milioni di euro
il fatturato
con cui
l’azienda
aretina ha
chiuso il 2014
4
I miliardi della
commessa
Eurofighter
(su 8) destinati
alle imprese
italiane
A
ben guardare le dimensioni degli edifici della piccola frazione di Levanella —
alla periferia di Montevarchi — ci si aspetterebbe
che sia il fabbricato mastodontico, quello che ospita
l’outlet di Prada, a sostenere
da solo il peso della promessa
di beneficio per l’economia
del Valdarno. Tuttavia basta
percorrere pochi metri per incappare in un fabbricato più
contenuto, sede centrale della
Sirio Panel: l’azienda da pochi
giorni possiede uno dei più
alti potenziali di sviluppo dell’intera regione. Quella fabbrica costruisce da circa quarant’anni componentistica per aerei ed elicotteri, civili e militari, soprattutto creando
Un caccia
Eurofighter
Typhoon
in decollo
soluzioni e parti per i pannelli
aerei, l’interfaccia di guida dei
piloti. Sirio Panel impiega 330
dipendenti e ha chiuso il 2014
con un fatturato di quasi 80
milioni di euro. Cifre destinate a crescere, visto che l’impresa mangerà con tutta probabilità una fetta della torta
da 8 miliardi di euro in arrivo
dalla super commessa che il
gruppo Finmeccanica ha recentemente ricevuto — con riserva — dal Kuwait.
I condizionali che usano gli
ingegneri dell’azienda quando
si parla «dell’affare» sono
d’obbligo. E non è solo una
questione di scaramanzia, dato che Finmeccanica — da tre
anni proprietaria di Sirio Panel tramite la controllante Selex Es — non ha firmato alcun
assegno, benché fonti a conoscenza della trattativa riferiscano che la firma del contratto è questione di settimane.
L’ottimismo è d’obbligo dopo
che, a seguito di due anni di
trattative, sul tavolo è arrivato
finalmente un accordo con il
Kuwait per la vendita di 28
caccia-bombardieri Eurofi-
La sede
di Sirio Panel
a Levanella,
nel Comune
di Montevarchi
L’azienda
fa parte
del gruppo
Finmeccanica
ghter, che saranno prodotti
dall’omonimo consorzio europeo di cui fanno parte anche
aziende britanniche, tedesche
e spagnole. L’intesa definitiva
è vicinissima, la cifra in ballo
è evidentemente straordinaria. Secondo alcune fonti, degli 8 miliardi che lo sceicco
Jaber Mubarak Al-Hamad AlSabah verserà al momento
dell’accordo, almeno quattro
sarebbero destinati alle fabbriche italiane (generalmente
in accordi di questo tipo al
capocommessa, quindi a
Finmeccanica, spetta circa il
50% della quota stanziata per
la fornitura). La commessa del
Kuwait coprirà un arco temporale di 20 anni. Con circa
600 aerei commissionati, l’Eurofighter Typhoon è il più
grande programma militare di
collaborazione europea che
coinvolge oltre 100.000 posti
di lavoro in 400 aziende europee ad alta tecnologia. Tra le
quali Sirio Panel che opera nel
settore dal 1977. Un successo
mondiale con radici antiche. È
stata fondata da Graziano Forzieri che cominciò qui a produrre pannelli informativi e
lampade elettroluminescenti.
Fin dall’inizio la missione
aziendale era sviluppare prodotti innovativi: il primo contratto della società è stato sottoscritto per equipaggiare i
tornado dell’esercito. Oggi Sirio Panel è leader riconosciuto
nell’ambito dei pannelli di
controllo integrati e dei sistemi di illuminazione degli aerei, uno dei tre principali
player del settore nel mondo.
Scorrere la lista dei clienti per
credere: Airbus, Lockheed
Martin, AgustaWestland, Honeywell, oltre a partnership
con Goodrich e Rockwell Collins.
L’azienda ha un forte indotto nel territorio del Valdarno
dove conserva la sua sede operativa: sono di due anni fa i
lavori che hanno nuovamente
ampliato lo stabilimento che
per un terzo impiega ingegneri specializzati. E le prospettive di crescita non mancano.
Nel 2011 la società ha costituito la Sirio Panel Inc. negli Usa,
con lo scopo di essere più vicina al cliente statunitense. La
controllata Usa ha anche il
compito di sostenere i mercati
esistenti nella regione, individuare nuovi mercati e nuovi
clienti e sviluppare nuove opportunità di business.
Giorgio Bernardini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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FI
Lunedì 21 Settembre 2015
Corriere Imprese
Corriere Imprese
Lunedì 21 Settembre 2015
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FI
DISTRETTI
«Porto a NY la storia di Ginori»
Il presidente Hofer spiega il futuro della Manifattura. E non esclude una sorpresa sul Museo
di Mauro Bonciani
Profilo
R
ichard Ginori festeggia
i suoi 280 anni di storia. Dopo un lungo periodo di crisi, dal 2013
fa parte del gruppo del
lusso Kering (che controlla anche Gucci) ed è guidato da
Karlheinz Hofer, presidente e
ceo della Manifattura di Sesto
Fiorentino.
Presidente Hofer, a che
punto è il piano per il futuro
della Ginori?
«Il rilancio di una leggenda
che ha 280 anni di storia è una
sfida impegnativa e bellissima.
Abbiamo valorizzando il saper
fare artigiano patrimonio di
Richard Ginori, con le nuove
collezioni di decorato. In soli
due anni abbiamo a catalogo
92 collezioni tavola e oggettistica, decorate a mano, 16 collezioni tavola interamente dipinte a mano dai maestri pittori della Manifattura. Ci siamo presentati al mondo con
l’apertura dello storico negozio
di Firenze, dello straordinario
flagship store a Milano, e con
nostri shop nei più importanti
department store, come Harrods, a Londra. Non solo: in
occasione di Table Top, a metà
ottobre, la più importante fiera del settore in Usa, presenteremo a New York il nostro
show room interamente rinnovato».
È nuovo anche il sito.
«Il nostro sito internet
www.richardginori1735.com,
firmato del direttore creativo
Alessandro Michele, è il modo
di scoprire la Manifattura. Il
rilancio si consolida anche
nell’amplificare la nostra proposta con il progetto candele e
le nuove collezioni di oggettistica “Catene” e “Labirinto”.
Siamo orgogliosi di poter celebrare questo anniversario e di
Karlheinz
Hofer, già
consigliere di
Grg, dall’aprile
2015 è
presidente e
ceo di Richard
Ginori. Hofer,
laureato a
Firenze in
Economia, è
entrato in
Gucci nel
1995. Per il
gruppo Kering,
che possiede
anche Gucci, è
direttore
«supply chain
& logistics»
della Luxury
Division.
Presiede l’Alta
Scuola di
Pelletteria di
Scandicci
Style
Tutti tennisti,
anche
in ufficio
Q
uest’inverno saremo
tutti un po’ tennisti.
Smaltito l’orgoglio italiano
dopo l’eccitante vittoria di
Flavia Pennetta ( foto) agli
Us Open continueremo a
rendere omaggio allo
sport — che secondo le
cronache di Donato Velluti
è nato nel ’300 durante
una visita di cavalieri
francesi proprio a Firenze
— indossando look da
campi in terra battuta
anche in
orario
d’ufficio.
Tute con
sopra
l’ironica
scritta
Tennis anyone? che fanno
il verso al look di Richie
Tenenbaums di Wes
Anderson, sono state
d’ispirazione per Lacoste
della collezione 2015-2016
che ha sfilato a New York
lo scorso febbraio. Ma lo
stilista Felipe Oliveira
Baptista ha pensato bene
di reinterpretare il tennis
nel suo capo forse più
iconico: la polo, inventata
dal campione e inventore
del brand del coccodrillo,
René Lacoste. Solo cotone,
e manica corta anche in
inverno. Perfetta per il
casual friday.
(Laura Antonini)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
celebrare un marchio sinonimo di una straordinaria capacità manifatturiera e di Made
in Italy».
E i mercati italiano e internazionale come hanno risposto al nuovo corso?
«Stiamo iniziando a raccogliere i primi frutti. L’orizzonte
è certamente di lungo periodo
e ha come focus principale la
valorizzazione del marchio Richard Ginori tra le eccellenze
del Made in Italy nel mondo,
la massimizzazione della capacità produttiva e la conquista
di nuove quote di mercato attraverso investimenti in innovazione, ricerca, sviluppo e comunicazione. Richard Ginori è
un marchio con forte potenziale per esprimersi in tutti i
mercati. E stiamo anche operando un’accurata selezione
dei distributori per accelerare
il riposizionamento del marchio».
Cosa contraddistingue oggi Gucci-Richard Ginori?
«È proprio l’artigianalità,
che rappresenta il patrimonio
culturale di Richard Ginori, la
nostra caratteristica distintiva.
Abbiamo intrapreso un percorso volto a reinventare e tradurre in un linguaggio nuovo
la tradizione e il fascino di un
marchio che ha vestito le tavole per quasi trecento anni. Un
percorso che lega la tradizione
all’innovazione e
alla creatività:
questo patrimonio è la forza di Richard Ginori».
Sesto Fiorentino esprime
ancora grandi professionalità o cercate altrove figure
specializzate che non riuscite

Dobbiamo
riposizionare
il marchio,
con nuovi
distributori
Crediamo
nella tutela
degli antichi
mestieri
sul territorio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fallimento e rilancio
I due anni con Gucci
Ieri e oggi
Sesto Fiorentino, la porcellana torna di moda
S
ono passati quasi due anni
da quando, con un blitz,
Gucci mise sul piatto 13 milioni di euro e acquisì la storica
Manifattura Richard Ginori, il
mitico marchio creato nel
1735 dal marchese Carlo Ginori, della antica famiglia fiorentina e che ha prodotto per decenni a Doccia, prima di trasferirsi nello stabilimento di
viale Giulio Cesare, a Sesto
Fiorentino, dove è ancora oggi. Due anni che, dopo il fallimento dichiarato il 7 gennaio
2013, hanno visto il cambio di
proprietà e segnato l’inizio del
rilancio del marchio. E la rina-
IMPRESE
A cura della redazione
del Corriere Fiorentino
Direttore responsabile:
Paolo Ermini
Vicedirettore:
Eugenio Tassini
Caporedattore centrale:
Carlo Nicotra
scita dell’azienda ha significato anche quella del distretto
della ceramica di Sesto Fiorentino, con un +6,9% di
export nel 2014 e addirittura il
+24,1% del primo trimestre
2015, frutto soprattutto dai
buoni risultati negli Usa.
Il blitz del colosso del lusso
è arrivato dopo anni di difficoltà finanziarie e manageriali, con il titolo a lungo sospeso
in Borsa e gli addetti ridotti a
circa 230 persone contro le
330 di un paio di anni prima,
scioperi per chiedere un futuro per l’azienda. Nel gennaio
di due anni fa in 2.000 —
Editoriale Fiorentina s.r.l.
Presidente: Marco Bassilichi
Amministratore Delegato:
Massimo Monzio Compagnoni
Sede legale: Lungarno delle Grazie 22
50122 Firenze
Reg. Trib. di Firenze n. 5642
del 22/02/2008
Responsabile del trattamento dei dati
(D.Lgs. 196/2003): Paolo Ermini
13
Milioni di euro
l’investimento
fatto da Gucci
per rilevare
Richard Ginori
nel 2013
230
Gli addetti
della
Manifattura
riassunti
sul totale
di 330
compresi il sindaco Gianni
Giannassi e don Giovanni Momigli, direttore dell’ufficio pastorale del lavoro della Diocesi
fiorentina — sfilarono per difendere la fabbrica e nessuno
si aspettava la buona notizia
della scelta fatta da uno dei
simboli del Made in Italy. «La
decisione di presentare l’offerta da parte di Gucci è coerente
con la strategia di valorizzazione dell’eccellenza del Made
in Italy nel mondo — spiegò
Gucci in una nota — L’offerta
si basa su un progetto industriale e strategico di lungo
periodo e si pone l’obiettivo di
COMITATO SCIENTIFICO
Paolo Barberis
fondatore di Nana Bianca e Dada,
consigliere per l’ innovazione della
Presidenza del Consiglio
Fabio Pammolli
Professore di Economia
e Management IMT Alti Studi
Lucca
Fabio Filocamo
Presidente Harvard Alumni Italia,
CEO Dynamo Venture, Member of
Board Principia SGR
Alessandro Petretto
Professore Ordinario di Economia
Pubblica Università degli Studi
di Firenze
a trovare?
«Siamo consapevoli delle
grandi professionalità presenti
nel territorio fiorentino e crediamo fortemente nella salvaguardia di antichi mestieri e
nell’importanza di tramandare
le tecniche artigianali affinché
la cultura del bello e del saper
fare sia trasmessa in modo
concreto ed efficace. È in quest’ottica che abbiamo avviato
un progetto di cui andiamo
molto fieri, la “Scuola dei Mestieri”, che pone al centro la
formazione di giovani talenti
per tramandare le arti e i saperi con corsi di formazione tecnico-pratica che coinvolgono
neodiplomati e neolaureati
degli istituti d’arte di Firenze».
È ipotizzabile un altro
sforzo economico per acquisire il Museo Ginori?
«Al momento dell’acquisizione il Museo non faceva
parte del perimetro dell’azienda. Oggi la situazione è ancora
nella mani della curatela. Richard Ginori sta monitorando
l’evoluzione della situazione».
tutelare e rilanciare un marchio storico di Firenze, quale è
Richard Ginori, sinonimo da
sempre di qualità e artigianalità. Gucci intende investire
per sostenere i piani produttivi e supportare Richard Ginori
nei processi di innovazione e
ricerca e sviluppo». Era la
Gucci dell’ad Patrizio di Marco
e del direttore creativo Frida
Giannini, ma nulla è cambiato
con le due G targate di Marco
Bizzarri e Alessandro Michele
Un artista
Richard Ginori
durante una
performance
nelle sale
dell’hotel Savoy
in piazza della
Repubblica
(dal settembre 2014 direttore
creativo di Richard Ginori),
complice anche il ruolo nell’acquisizione della fiorentina
Micaela Le Divelec, ormai promossa Evp e Chief Consumer
Officer di Gucci. Anzi tra poco
meno di due settimane Richard Ginori sarà protagonista
a New York con il nuovo look
del suo show room ed Hofer
prosegue nell’impegno per riposizionare il marchio.
Così tutti i 230 addetti sono
tornati al lavoro. è arrivata la
scuola per non perdere i segreti delle antiche (ed uniche)
professionalità. E quella che
Di Marco definì «un’operazione quasi romantica. L’Italia
non ha fatto nulla per la tutela
di questa eccellenza manifatturiera, mentre in Germania
hanno difeso Rosenthal a spada tratta» sta diventando un
business di successo.
M.B.
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