n. 3marzo 2006

Transcript

n. 3marzo 2006
08/02/2006
AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006
n.
Rivista mensile della Provincia Autonoma di Trento
3
marzo 2006
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DIDASCALIE
Rivista della scuola in Trentino
Periodico mensile
Anno XV, numero 3 marzo 2006
Rivista promossa dalla
Provincia Autonoma di Trento
(L. P. 3 maggio 1990, n.15, art. 22)
Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 745
dell’11.1.1992
Direttore responsabile:
Alberto Faustini
Coordinatore:
Mario Caroli
E-mail: [email protected]
In redazione:
Monica Antoniolli
Idil Boscia
Manuela Saltori (segreteria)
In questo numero:
Carlo Andreatta, Monica Antoniolli, Maria Antonella
Bernardis, Idil Boscia, Michele Bragagna, Gaetano
Calleja, Mario Caroli, Silvio Cattani, Giorgio Cesari, Fabio
Dellagiacoma, Lorenzo Dellai, Andrea Delmonego, Ilaria
Galletti, Maurizio Giongo, Michele Malfer, Riccardo Mazzeo,
Maria Rosa Mura, Pierluigi Negriolli, Angela Pulis, Tiziano
Salvaterra, Marcella Scalfi, Elvia Tarter, Maria Videsott,
Massimo Zampieri, Chiara Xodo.
Studenti: Greta, Valentina, Eliana, Chicca, Alessia, Marty,
Stefania, Yuri, Jasmine, Vanessa, Nicolas, Luca S.
la notizia:
Le nuove sfide della scuola trentina 1
SESTO RAPPORTO DEL COMITATO DI VALUTAZIONE
Nella direzione giusta 2
La vera sfida: orientamento 3
Troppe richieste sociali sulla scuola (tavola rotonda) 4-5
La sintesi 6-9
Europa.scuola: Visti da Malta 10-11
oltre la scuola
Rovereto, Ala e Avio:
Cavalese:
I laboratori del fare:
Apprendere nella relazione 12-15
Dieci anni di Peter Pan 16-17
A scuola col diabete 18-20
dalle scuole
Istituto comprensivo Trento 7: Cara musica... 21-23
Istituto Istruzione “Rosa bianca” Cavalese: Con don Ciotti 24-26
I.S.A. “A. Vittoria” Trento: Le piante impossibili 27
Istituto “Don Milani – Depero” Rovereto: Le mete del Depero 28-29
I.T.I. “Marconi” Rovereto: Le chiavi per l’Europa 30
formazione professionale
L’indagine:
Formazione e occupazione 31
Cfp UPT Varone: Simulimpresa, si fa sul serio 32-33
colori in classe
Redazione: Via Gilli 3,
38100 Trento
tel. 0461/497268 - 70
fax 0461/497267
Stampa
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Per richiedere la rivista Didascalie
telefonare o mandare un fax o scrivere a:
Redazione Didascalie,
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Didascalie è stampata su carta
ecologica, sbiancata senza cloro
Le foto di questo numero sono di:
archivio Didascalie, fornite dai diretti interessati, archivio
Ufficio stampa della giunta provinciale
In copertina in alto: studenti
dell’Istituto “La Rosa Bianca” di
Cavalese alla manifestazione di
Torino contro le mafie (vedi pp.
24-26); a destra, sempre in alto,
la copertina del libro di Paolo
Cornaglia Ferraris letto a due mani
a pag. 36-37 da Riccardo Mazzeo e
Maria Antonella Bernardis; in basso,
al centro, la presentazione del Sesto
Rapporto del Comitato di valutazione
sul sistema scolastico provinciale
nella giornata di martedì 7 marzo
2006 (vedi pag. 2-9)
Materne provinciali: Genitorialità d’altrove 34
Materne equiparate: A scuola con gli altri 35
segnaliamo
Io sento diverso, letto da Riccardo Mazzeo e Maria Antonella Bernardis 36-37
La recensione:
Vivere altre vite, capire altre storie 38
offerta varia
centro Audiovisivi: Proposte per le scuole 39
Concorsi:
Bandi della Fondazione Caritro
Esercizio amico dei bambini 40
europa.scuola
In Europa in tre lingue
terza di copertina
La novità:
Politiche giovanili, il sito c’è!
quarta di copertina
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LA NOTIZIA
Le nuove sfide della scuola trentina
Dopo il Sesto Rapporto, verso la legge quadro...
Il sistema “scuola trentina” ha resistito alla “tempesta elettorale” ed è rimasto
saldamente in cronaca anche nel mese di marzo e nei primi giorni di aprile, in
piena campagna elettorale.
Di scuola s’è continuato a parlare e non solo per le innumerevoli iniziative
dei singoli istituti che proprio in questo periodo registrano un crescendo fino
all’esplosione verso l’esterno di mostre, spettacoli, “porte aperte” ed altro
ancora.
Di scuola abbiamo sentito parlare anche e soprattutto in termini di sistema
scolastico e formativo, innanzitutto con la presentazione del Sesto Rapporto
generale del Comitato di valutazione, dal titolo: “Le nuove sfide per il sistema
trentino”, martedì 7 marzo presso la Sala della Cooperazione in via Segantini a
Trento.
Poche sorprese, verrebbe da dire, se non altro per gli aspetti positivi
rilevati dal Rapporto. È stato, infatti, confermato l’ottimo stato di salute
del sistema scolastico e formativo della Provincia autonoma di Trento.
I livelli quasi d’eccellenza della scuola trentina, peraltro già anticipati dai
risultati delle indagini internazionali, a cominciare da quelle recenti dell’OCSE
Education, che restano valide anche se per alcuni test d’apprendimento non
sono stati coinvolti i ragazzi della Formazione professionale (anche se fossero
stati coinvolti – ha ribadito il presidente del Comitato Allunni – l’influenza
sui risultati complessivi sarebbe stata quasi insignificante, vista l’incidenza
percentuale degli studenti iscritti alla formazione professionale di base
sull’utenza complessiva degli studenti degli istituti superiori in Trentino).
Confermati, peraltro, anche alcuni punti di debolezza, a cominciare dallo scarso
coinvolgimento degli adulti nell’apprendimento e nella formazione permanente,
e l’urgenza di un ridisegno complessivo delle strategie sull’orientamento non
solo scolastico, ma proprio come “orientamento alla vita”.
In definitiva -questa è stata anche la conclusione degli interventi sia del
presidente Dellai che dell’assessore Salvaterra- la scuola trentina sta andando
nella direzione giusta per affrontare le sfide che il Comitato ha elencato nella
parte finale del Rapporto, e proprio in questa direzione -è stato ribadito- vanno i
contenuti del disegno di legge provinciale tuttora in Commissione legislativa.
Il Rapporto, la Conferenza d’informazione, la legge in aula...
A proposito di “nuove sfide”, la prossima si chiama “disegno di legge della
giunta provinciale del 27 settembre 2005 n. 129: Sistema educativo di istruzione
e formazione del Trentino”. La scuola trentina al centro del confronto anche nel
mese di aprile (ne parleremo sul prossimo numero della rivista ormai in dirittura
d’arrivo), nella prosecuzione dell’approfondimento in quinta commissione
legislativa del disegno di legge nr. 129 della Giunta provinciale che ormai
dovrebbe giungere in aula del Consiglio provinciale per l’approvazione nel
prossimo mese di luglio. Non mancano le novità, anche sostanziali di modifiche
al testo originario per alcune parti specifiche, a cominciare dagli organi collegiali
(consiglio di classe, collegio ecc. ecc.).
E la scuola trentina dovrebbe essere anche al centro di una mattinata di
informazione, giovedì 27 aprile prossimo, nella conferenza promossa da quattro
consiglieri di minoranza del Consiglio provinciale. Ne riparleremo.
Mario Caroli
N° 3 - marzo 2006
didascalie
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COMITATO
DI VALUTAZIONE
il rapporto
Nella direzione giusta
Il Sesto Rapporto del Comitato provinciale di valutazione
Il sesto Rapporto generale del Comitato di valutazione è stato presentato
martedì 7 marzo 2006 presso la Sala della Cooperazione in via Segantini
a Trento da Giorgio Allulli, presidente del Comitato di Valutazione, e dai
due componenti dello stesso Luisa Ribolzi, per tutti gli aspetti riguardanti
l’introduzione dell’Autonomia nelle scuole, e Michele Colasanto, per il rapporto
con il mondo dell’impresa e del lavoro.
Per lo scenario nazionale sono intervenuti Antonio Pileggi – Dirigente Dipartimento
per l’Istruzione del Ministero (MIUR) e Lina Grossi – Rappresentante INVALSI,
l’Istituto di Valutazione nazionale. Nella mattinata, intervento del presidente
della Giunta provinciale, Lorenzo Dellai, a conclusione quello dell’assessore
provinciale all’istruzione e alle politiche giovanili, Tiziano Salvaterra.
Nel pomeriggio, tavola rotonda sui risultati del Rapporto con il mondo
dell’economia, sindacale, scolastico e del territorio: Gianni Poletti, Flavio Ceol,
Carlo Buzzi, Gianni Anichini, Helmut Graf, Renzo Anderle.
Didascalie tornerà presto sul sesto Rapporto del Comitato provinciale di valutazione
sul sistema scolastico e formativo trentino con un numero speciale monografico della
rivista di circa
100
pagine interamente dedicato alla presentazione del
riproduzione integrale degli interventi.
In
Rapporto
con la
queste pagine anticipiamo un’estrema sintesi degli interventi del
dell’Assessore
Presidente Dellai,
Salvaterra e dei relatori della tavola rotonda del pomeriggio.
Il cuore della scuola, la didattica
Lorenzo Dellai
“Adesso rinnoviamo la didattica”
“I risultati del Sesto Rapporto hanno
confermato l’ottimo stato di salute del
sistema scolastico e formativo della
Provincia autonoma di Trento. I livelli
quasi d’eccellenza della scuola trentina,
vengono confermati dai risultati delle
indagini internazionali, a cominciare
da quelle recenti dell’OCSE Education,
che restano valide anche se per alcuni
test d’apprendimento non sono stati
coinvolti i ragazzi della Formazione
professionale. Malgrado alcuni punti
di debolezza, a cominciare dallo
scarso coinvolgimento degli adulti
nell’apprendimento e nella formazione
permanente, stiamo andando nella
direzione giusta per affrontare le sfide
che il Comitato ha elencato nella
parte finale del Rapporto, e proprio
in questa direzione vanno i contenuti
del disegno di legge provinciale che
spero venga approvato al più presto
dal Consiglio provinciale. Insomma,
la scuola trentina va nella direzione
giusta e punta a rinnovare ancora di
più la didattica.”
Dal tabù sulla valutazione ad un
sistema maturo
Con queste parole ha concluso il suo
intervento il presidente della Provincia
autonoma di Trento alla presentazione
del Sesto Rapporto sul sistema
scolastico e formativo della Provincia
autonoma di Trento. “Sulla valutazione
– ha ricordato il presidente dalla
Provincia – siamo passati dal tabù
ad una crescente consapevolezza in
ordine di importanza, siamo passati
da una valutazione di sistema ad
didascalie
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un sistema che si valuta nelle molte
forme ritenute più idonee, dalla
valutazione di sistema, appunto,
all’autovalutazione degli istituti, dalle
indagini sugli apprendimenti alla
valutazione dei dirigenti scolastici,
fino all’evoluzione più recente sulla
valutazione esterna delle singole
scuole e spero – gradualmente e con
equilibrio – anche alla valutazione dei
docenti”.
La conclusione della sua riflessione,
però, il presidente l’ha voluta riservare
a quello che ha detto di ritenere da
sempre “il cuore” della scuola, ovvero
la didattica. “Il Rapporto ci dice che
l’introduzione dell’autonomia degli
istituti ha voluto dire innovazione
organizzativa e istituzionale, ma
non ancora, o almeno con parimenti
innovazione nella didattica. Credo e
spero che autonomia e riforma vogliano
anche dire, più di quanto oggi già non
avvenga: fare scuola in modo nuovo,
attenti come sempre agli aspetti agli
studenti più deboli, ma anche alla sfida
dell’eccellenza”.
Riguardo alle altre “nuove sfide
per il sistema trentino” (questo il
titolo anche del Sesto Rapporto), il
presidente si è soffermato sul ritardo
nell’apprendimento degli adulti e sulla
necessità dei riequilibri territoriali.
“Su questi temi non a caso possiamo
intrecciare due leggi di riforma sulle
quali siamo oggi impegnati: quella
sulla scuola e la riforma istituzionale.
Sfide, che ci portano al necessario
coinvolgimento delle comunità locali,
già da tempo attente a quanto succede
nel sistema scolastico e formativo
trentino”.
N° 3 - marzo 2006
La vera sfida: orientamento
Le 10 piste di lavoro dell’Assessore Salvaterra
I risultati del Sesto Rapporto del Comitato di valutazione, presentato
nella mattinata sono stati al centro di un confronto nella tavola rotonda
tra rappresentanti di forze sindacali, economiche, amministrazioni locali,
dell’università e degli studenti, coordinata da Andrea Casalegno, giornalista del
Sole 24 ore. Conclusioni dell’assessore provinciale all’istruzione e alle politiche
giovanili, Tiziano Salvaterra, che ha individuato dieci piste di lavoro prioritarie,
ribadendo, però, che la vera sfida si chiama “orientamento”.
Con gli occhi dello studente...
Nell’intervento conclusivo l’assessore
Tiziano Salvaterra ha dapprima indicato
due avvertenze e poi tracciato dieci
possibili piste di lavoro.
Queste le avvertenze: “Serve da
parte di tutti uno sforzo per leggere
la nostra presenza nel sistema con
l’occhio di chi deve apprendere
(bambino, ragazzo, adulto, genitore,
docente, assessore...); è un tema
complesso dalle molte sfaccettature,
tanto che semplificare porterebbe ad
una situazione debole, mentre serve
operare nell’ottica di sistema, attenti
a ciò che va migliorato”.
Dal Rapporto, dieci piste
di lavoro
“La lettura del rapporto offre almeno
l’indicazione di dieci piste di lavoro,
e la giornata di oggi è solo una tappa
intermedia. È necessario pensare
alcune forme di divulgazione mirata
sul territorio coinvolgendo insegnanti,
scuole, amministratori e soggetti del
territorio”.
Passando alle dieci piste di lavoro, “che
si identificano, invece, in altrettante
parole chiave”, l’assessore le ha
indicato come conseguenza diretta di
una prima lettura attenta del Rapporto
sul sistema scolastico e formativo.
Cultura dell’autonomia
non
vuol
dire
solo
pratica
dell’autonomia, ma rispetto dei
ruoli tra scuole davvero autonome e
responsabili, e la Provincia autonoma
di Trento la quale mira ad essere un
partner nella crescita del sistema
dell’istruzione trentina. Ci sono livelli
diversi di partecipazione. partecipare
non vuol dire necessariamente e
sempre partecipare alle decisioni finali,
ma anche esprimere il proprio punto di
vista e rispettare i diversi ruoli.
Innovazione
le scuole superiori devono saper
definire la propria offerta formativa
evitando la tentazione di cambiare
solo la veste o il nome di un indirizzo,
puntando invece su ricerca e patti col
territorio.
Processi educativi/Welfare/Salute
in Trentino vanno chiariti i luoghi
dell’intersecazione ed i rispettivi ruoli,
va chiarito il rapporto tra loro così
come serve trovare i giusti equilibri.
La spesa
le risorse sono garantite in bilancio
fino a fine legislatura, non caleranno
ma vanno riqualificate; la spesa
va riprogettata e riqualificata con
coraggio.
Squilibri territoriali
vanno rivisti i supporti normativi sul
diritto allo studio e va analizzata la
situazione valle per valle, così da capire
dove e come intervenire; nelle periferie,
in particolare, serve intervenire contro
lo squilibrio sociale.
Contratti del personale
vanno
riqualificati,
evitando
appiattimenti e il rischio di una
progressiva
deresponsabilizzazione
N° 3 - marzo 2006
delle persone, come succede con le
figure di sistema attorno al dirigente
scolastico; servono contratti che
possano permettere la valorizzazione
delle diverse figure.
Il disegno di legge di riforma
la legge quadro va approvata anche con
nuovi emendamenti e suggerimenti ma
nel rispetto delle leggi dello Stato e
delle nostre competenze provinciali;
fino al momento dell’approvazione in
aula resta sempre aperto e possibile il
confronto.
Apprendimento permanente degli adulti
questione su cui bisogna ragionare:
il Trentino è in ritardo e per questo
serve un rilancio con nuove risorse
riqualificate e diffuse su tutto il
territorio provinciale.
Disagio a scuola
il disagio deve essere costantemente
monitorato e devono essere individuate
interventi precisi; questo è un ambito
nel quale serve riqualificare le risorse.
Orientamento
rappresenta il cuore e la vera sfida
della politica scolastica trentina.
L’orientamento va pensato non solo
come guida per i giovani in vista
della scelta scolastica, ma come
orientamento alla vita.
La lettura del Rapporto deve continuare
Dopo aver dato queste piste di
lavoro, l’assessore Tiziano Salvaterra
ha concluso così la tavola rotonda:
“Cosa ne facciamo di questo rapporto?
Dovremmo pensare alla divulgazione,
perché è un lavoro che non può fermarsi
alla giornata di oggi, sennò avremmo
buttato via una grossa occasione.
La lettura e la riflessione di questi
contenuti deve proseguire almeno per
i prossimi due anni.
A cura di Mario Caroli
didascalie
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la tavola rotonda
Troppe richieste sociali
C’è il rischio che la scuola perda la sua vera mission
autovalutazione o dei test è diffusa.
Servirebbe una valutazione di tutti
gli operatori attraverso una procedura
mista, esterna ed interna”. Poletti ha
poi evidenziato due punti critici, i
bassi livelli di competenza degli adulti
e il sovraccarico di compiti che ha la
scuola: “Le scuole dovrebbero partire
da quello che già fanno e reinterpretare
il proprio ruolo, stringendo alleanze
con i diversi attori del territorio”.
Le considerazioni del sindacalista vanno
poi sull’autonomia(“responsabilità di
scelte che va incentivata riconoscendo
professionalità diverse e ridefinendo le
dinamiche di potere, in particolare il
rapporto docenti – dirigente”) e sulla
piccola realtà della Provincia Autonoma
di Trento(“dotata di un potere forte
che può essere un pericolo”). Cosa
serve in questa situazione? “Trovare
un equilibrio tra unitarietà del
sistema e realtà territoriale, rendere
le regole omogenee [il riferimento è
qui soprattutto agli organi collegiali],
avere un po’ di umiltà, ricordando
che non si tratta di un confronto
nazionale e che il sistema trentino
non è esportabile”. Tono un po’
polemico, quando Ceol ha sottolineato
i non confortanti dati sul disagio
e sull’occupazione, ma soprattutto
quando ha parlato dei risultati molto
positivi degli Istituti Tecnici, “indici di
una proposta didattica valida, che di
fatto sta morendo”.
Ceol
Anichini
Ha moderato gli entusiasmi anche
Flavio Ceol, secondo cui è importante
confrontare i dati che emergono
dal Rapporto con le percezioni e gli
atteggiamenti, per trovare la giusta
posizione tra “autoincensazione della
scuola trentina” e “sottovalutazione
degli aspetti positivi”. Questa la sua
riflessione: “C’è minore dispersione
scolastica e un aumento del tasso di
scolarità, ma bisogna tenere presente
il punto di partenza e ricordare che la
situazione negli istituti non è idilliaca”.
Nessun dubbio, però, che quello del
Comitato di valutazione sia stato un
lavoro molto interessante, anche per
Gianni Anichini, che in apertura del suo
intervento ha sottolineato la centralità
delle risorse umane e l’importanza di
perseguire obiettivi comuni, attraverso
il dialogo e l’interazione. Il suo occhio
è quello dell’industria che dalla
scuola, in particolare dalla Formazione
Professionale, attinge risorse di
professionalità, e che con la scuola attua
una importante compartecipazione. Con
Nel pomeriggio del 7 marzo 2006, tavola rotonda sui contenuti del 6° Rapporto
del Comitato di valutazione introdotta e poi coordinata da Andrea Casalegno,
giornalista de “Il sole 24 ore”. Sono seguiti gli interventi di:
Gianni Poletti – Dirigente dell’Istituto Comprensivo del Chiese
Flavio Ceol – segretario generale CGIL-scuola
Gianni Anichini – vicedirettore dell’Associazione industriali del mondo
imprenditoriale
Carlo Buzzi – prorettore per il rapporo scuola-università
Helmut Graf – presidente della Consulta provinciale degli studenti
Renzo Anderle – presidente del Consorzio dei comuni del Trentino
Casalegno
“Sembra una situazione difficilmente
migliorabile – ha detto in riferimento
alla realtà scolastica trentina quale
appare dal Rapporto e da indagini
internazionali -, in cui Trento appare
più avanti, sia da un punto di vista
qualitativo che quantitativo. Ora
si è arrivati al delicato punto della
valutazione esterna”.
Tutti gli intervenuti hanno posto con
forza il problema del sovraccarico
sulla scuola di competenze sociali,
con richieste di aiuto e intervento
che arrivano da soggetti diversi(in
supplenza di altre realtà e della
famiglia). Il rischio – è stato
sottolineato – è di far perdere alla
scuola la sua vera missione, ovvero
quella di formare gli studenti.
Poletti
“Il sistema funziona”. Questa la prima
considerazione di Poletti, che non può
fare a meno di evidenziare i meriti
del governo e di chi la scuola “la fa”,
per poi soffermarsi sulla relazione
insegnanti – dirigenti; qualche
perplessità sul peggioramento della
relazione dopo l’autonomia, che il
Dirigente dell’IC del Chiese legherebbe
ad una diminuzione del tempo per gli
insegnanti, e sull’atteggiamento più
positivo dei dirigenti, a suo giudizio
attori fondamentalmente diversi, quindi
non comparabili in maniera sinottica.
“Sono sorpreso – ha detto inoltre
– dell’accordo di insegnanti e dirigenti
sulla necessità di un forte sistema di
valutazione, seppure con percentuali
diverse. Ci sono ancora molte
resistenze, anche se la cultura della
didascalie
������� N° 3 - marzo 2006
una precisazione: “Nelle conclusioni
si dice che la domanda delle imprese
trentine è orientata verso il basso, ma
questa affermazione, presa così, va
chiarita. Il tessuto produttivo, infatti,
è solido e attento all’innovazione; a
volte mancano, però, le competenze
nel corso scolastico, ma a questo serve
l’impresa formativa”. Questo l’appello
finale: “Non sempre c’è interazione.
Cogliamo la sfida del dialogo tra scuola
e mondo delle imprese, mettendo sul
tavolo le competenze che entrambe
hanno. Dobbiamo insegnare cose
diverse con metodologie diverse. Serve
una chiave di codifica comune che
permetta di orientare bene i nostri
giovani”.
Buzzi
Sul
tema
orientamento
anche
l’intervento di Carlo Buzzi, che ha
individuato due punti di attenzione:
il passaggio dalla scuola secondaria
di secondo grado all’università e
l’interazione scuola – università.
Positivo il dato relativo al passaggio
all’università, che è aumentato
negli ultimi sei anni, ma con
alcune criticità, come le differenze
territoriali,
la
disuguaglianza
sociale(seppure con una maggiore
presenza femminile), l’incremento
della disoccupazione (per i giovani
maschi), la persistenza di un elevato
tasso di abbandono universitario.
Quest’ultimo punto – ha spiegato
Buzzi – è strettamente legato al
processo di scelta, che vede i diplomati
disorientati di fronte a trenta diversi
corsi di laurea esistenti oggi in
Trentino: “L’Università ha cercato di
indagare questo processo decisionale,
arrivando alle conclusioni che c’è poca
consapevolezza nella scelta; attorno a
marzo-aprile solo 1/3 dei maturandi
sa cosa farà, 1/3 sceglie attorno ai
giorni dell’esame, 1/3 a settembre
– dunque come per fare una prova.
Il ruolo dell’orientamento è importante
ed in futuro saranno sperimentati
anche dei laboratori orientativi”. Un
orientamento, però, che deve essere
svolto in coordinamento con la
scuola: importante, dunque, “superare
l’occasionalità dei rapporti tra scuola e
N° 3 - marzo 2006
università, per sviluppare la cultura della
collaborazione”. In questa direzione
va la costituzione del Centro per i
rapporti scuola–università, avvenuta
nello stesso mese di marzo 2006.
Graf
“Scegliere non è facile”, “ha
confermato Helmut Graf. “Ci sono
iniziative di porte aperte, ma non dei
programmi specifici, e lo stesso credo
avvenga nel passaggio dalle medie
alle superiori”. Molti i flash dati dal
Presidente della Consulta, desideroso di
sollevare alcune importanti questioni,
come il futuro degli istituti tecnici,
l’interpretazione dei dati dei vari test
(Iprase, Invalsi, Ocse), la percezione
di non avere adeguate competenze
per affrontare una scelta universitaria.
Ulteriori riflessioni le riportiamo
nella loro formulazione originaria.
Prima, sul Rapporto del Comitato di
valutazione: “Dovrebbe essere un
punto di partenza e non di arrivo.
Mi hanno colpito le differenze
territoriali e mi sento in disaccordo
sulla correlazione tra titolo di studio
dei genitori e risultati scolastici del
figlio, ma credo sarebbe importante
coinvolgere di più i genitori,
soprattutto alle elementari e alle
medie”. Seconda: “Serve razionalizzare
le spesa per l’istruzione, ma una
piccola preoccupazione è ritrovarsi
con sempre più studenti per
insegnante, mentre si sa che si lavora
meglio in classi meno numerose”.
Terza: “6000 studenti hanno la
certificazione linguistica, ma tanti
raggiungono soltanto il livello minimo
sancito dal Ministero”. Quarta: “Ma
cosa ci serve quello che facciamo a
scuola per il mondo del lavoro?, si
chiedono tanti. Serve maggiore dialogo
per aiutare gli studenti”.
Anderle
Ha cominciato con una lode al lavoro
del Comitato (“interessante e nuovo,
frutto dell’impegno di tante persone
nel tempo e nell’investimento di
risorse”) ed un apprezzamento sui
positivi risultati. Renzo Anderle, ha
espresso una generale soddisfazione,
con qualche elemento da ripensare.
“Non c’è un riferimento al rapporto
tra mondo della scuola e autonomie
locali, se non di sfuggita; auspico,
quindi, un capitolo su questo nel
prossimo Rapporto”. “I costi sono
elevati –ulteriore sottolineatura-,
soprattutto nei gradi più bassi, e questo
interessa tutta la comunità trentina.
È importante garantire le risorse
necessarie, tenendo presente che le
risorse non sono infinite”. Servirebbe,
a giudizio del presidente del Consorzio,
una riforma a livello nazionale e a
livello locale, ed “un’architettura del
sistema scolastico dinamica, che tenga
conto dei nostri valori e delle nostre
tradizione; fortemente agganciato alla
realtà territoriale, un sistema che offra
formazione a tutte le età. Bisogna
creare osmosi tra le varie competenze”.
Tutto questo nel momento in cui per i
comuni è tempo di importanti riforme
istituzionali, che interessano anche il
sistema scolastico e formativo.
Le richieste dei Comuni sono di:
maggiore
coinvolgimento
nella
programmazione dell’offerta didattica(a
livello centrale e locale), maggiore
attenzione all’educazione permanente,
considerazione di ciò che riguarda
gli enti locali(personale non docente
ed edilizia scolastica, ad esempio)
e percorsi scolastici adeguati alle
esigenze del territorio(per esaltare le
peculiarità dei comuni).
Sintesi a cura di Idil Boscia
didascalie
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la sintesi
Le nuove sfide per il sistema trentino
Il sesto rapporto del comitato
1) Il sesto Rapporto generale del Comitato di valutazione del sistema scolastico
e formativo della Provincia di Trento, che esce in una fase di riordino del
sistema dell’istruzione e formazione, sia a livello nazionale che a livello
provinciale, conferma gli elementi positivi del sistema trentino già riscontrati
nelle precedenti analisi
- emergono dati molto buoni dalle indagini internazionali sugli
apprendimenti, che posizionano il rendimento degli alunni trentini ai primi
posti del mondo
Punteggi medi conseguiti nelle prove Ocse-Pisa
Trentino
Finlandia (a)
Media Paesi OCSE
Italia
(a)
Matematica
Lettura
Scienze
547
544
500
466
542
543
494
476
566
548
496
486
La Finlandia è il Paese con il punteggio più elevato nelle tre prove.
Fonte: Indagine Ocse-Pisa 2003
- cresce il successo formativo dei giovani trentini, nettamente superiore alla
media nazionale, ed in linea con gli obiettivi europei che pongono come
traguardo minimo l’85% di diplomati e qualificati.
Di conseguenza scende l’abbandono al 10%, raggiungendo anche in questo
caso il traguardo europeo.
Produttività del sistema scolastico e formativo trentino e italiano
Conseguono un diploma
Conseguono una qualifica nella F.P.
Totale
2002
65.0
21.8
86.8
TRENTINO
2003
69.5
23.4
92.9
2004
68.9
20.5
89.4
2005
70.0
21.6
91.6
ITALIA
2004
76.8
3.0*
79.8
*dato stimato
FONTE: elaborazione del Comitato di Valutazione su dati PAT e ISTAT
2) Sul versante delle risorse viene confermato il forte investimento che il
Trentino dedica alla scuola ed alla formazione, di gran lunga superiore alle
medie nazionali e europee.
Investimento per l’Istruzione e formazione in Trentino rispetto al
Prodotto interno lordo
provinciale (Anno 2002, milioni di Euro).
Totale spesa per
istruzione
Trento
Rapporto spesa
istruzione/PIL
Trento
Rapporto
spesaistruzione
/PIL Italia
Rapporto spesa
istruzione
/PIL Europa
714,6
6,2
4,7
5,2
Fonte: Elaborazione Comitato di Valutazione su dati Pat, Università degli studi di Trento, ed
Eurostat
didascalie
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N° 3 - marzo 2006
Pertanto un alunno trentino costa ogni anno alla Provincia oltre 8.800 euro, il
50% in più di quanto costi mediamente un alunno italiano allo Stato.
3) Il buon funzionamento del sistema trentino è confermato dalle famiglie
che si dicono molto od abbastanza soddisfatte riguardo:
•
•
•
Vi
la qualità delle scuole (92,7%)
l’organizzazione delle scuole (89,7%)
l’apertura delle scuole al territorio (88,9%).
è invece soddisfazione minore per la qualità delle strutture
4) Sono bassi invece i livelli di competenza e di partecipazione alla
formazione da parte degli adulti:
l’indagine internazionale sulle competenze possedute dalla popolazione
adulta (All) mette in evidenza livelli di competenza in linea con la media
nazionale, che però è nettamente più bassa rispetto agli altri Paesi dell’Unione
Europea. Anche il tasso di partecipazione degli adulti trentini ad attività
di formazione permanente, pur superiore alla bassa media italiana, risulta
lontano dall’obiettivo fissato nel processo di Lisbona per quanto riguarda
questo particolare aspetto.
5) Perde capacità di attrazione l’Istruzione tecnica:
sebbene i suoi studenti ottengano buoni risultati nelle prove oggettive di
apprendimento, nel giro di 10 anni la quota dei suoi iscritti è scesa dal
45,7% al 36,2% del totale degli iscritti alla scuola secondaria, perdendo così
quasi il 10% di capacità di attrazione.
Distribuzione delle iscrizioni tra le scuole secondarie superiori
valori percentuali
Serie storica degli ultimi 10 anni
Fonte: elaborazione a cura del Comitato di Valutazione su dati Servizio Statistica (annuario
statistico)
N° 3 - marzo 2006
didascalie
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6) Nel mercato del lavoro rimane buona la spendibilità della qualifica professionale,
mentre crescono le difficoltà per i diplomati
La tabella seguente mostra che i livelli di occupazione dei qualificati si
mantengano buoni anche nelle indagini più recenti
Inserimento lavorativo dei qualificati della formazione professionale
Totale qualificati
Leva 1997/98
Leva 2000/01
Leva 2001/02
tasso di attività
75,7
79,0
78,6
tasso di occupazione
percentuale di
occupati coerenti*
tasso di disoccupazione
65,4
72,6
71,7
69,7
67,1
71,3
13,5
8,0
8,7
percentuale di studenti
4,9
11,2
15,4
A 18 mesi dal
conseguimento
della qualifica
*calcolata sul totale degli occupati
Fonte: Elaborazione su dati OMLù
Scendono invece i livelli di occuoazione dei diplomati
Inserimento lavorativo dei diplomati
Totale indirizzi (esclusi i licei)
Leva 1996/97 Leva 1999/2000
A 42 mesi dal diploma
tasso di attività
75,4
69,4
tasso di occupazione
69,8
61,9
percentuale di occupati coerenti*
64,3
62,8
tasso di disoccupazione
7,4
10,8
percentuale di studenti
23,4
29,6
calcolata sul totale degli occupati
Fonte: Elaborazione su dati OML
Insomma diversi segnali (l’aumento di oltre 12 punti percentuali del tasso di passaggio
dalla scuola all’università, le crescenti difficoltà occupazionali dei diplomati, la
diminuzione percentuale dell’affluenza agli Istituti tecnici, mentre cresce l’affluenza
ai licei) mostrano come il Trentino sta abbandonando il suo modello di scolarità
tradizionale, rivolto soprattutto a creare professionalità intermedie per il mondo del
lavoro, e si sta indirizzando verso un nuovo modello di scolarità, dai contorni per il
momento ancora non ben definiti, ma sicuramente più articolato e più spostato verso
l’alto. Questo processo, per diversi aspetti positivo, presenta alcuni risvolti che potrebbero
divenire problematici se non vengono adeguatamente presidiati e governati:
- il primo riguarda il senso dei percorsi di scuola secondaria, in particolar modo
dell’istruzione tecnica, che appare sempre di più una sorta di “Giano bifronte”, con una
faccia rivolta verso il mercato del lavoro e con l’altra rivolta verso il collegamento con
l’Università.
- il secondo riguarda il presidio dell’efficacia dei percorsi universitari per evitare che
una frequenza di massa produca anche abbandoni di massa, o quantomeno un aumento
del disagio giovanile;
- il terzo riguarda il collegamento con il mondo del lavoro, per mantenere saldo il
legame tra esigenze del mondo produttivo e comportamenti scolastici e formativi dei
giovani;
- il quarto riguarda l’offerta formativa superiore, per offrire a questa nuova spinta verso
l’alto un’articolazione di proposte formative che non includa solamente l’Università.
didascalie
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N° 3 - marzo 2006
Il mutamento dei comportamenti scolastici e formativi, l’evoluzione del sistema
economico e produttivo, e la stessa consapevolezza di poter fare importanti passi in
avanti, pongono dunque nuove sfide al sistema scolastico e formativo trentino, che deve
ridefinire e spostare i propri obiettivi in avanti e su nuove dimensioni, evolvendosi:
•Da sistema centrato sull’utenza giovanile a sistema fondato sull’apprendimento
permanente.
Occorre rafforzare la riflessione e l’impegno sulla formazione della popolazione adulta,
che secondo le indagini internazionali possiede livelli di competenza inadeguati
rispetto agli altri Paesi e partecipa in modo insufficiente ad iniziative di formazione
permanente.
•Da sistema centrato sul governo provinciale a sistema a forte autonomia e responsabilità
locale
Occorre rafforzare il processo di evoluzione verso un più maturo sistema di autonomie
scolastiche e formative, fortemente raccordato con le comunità locali, dotato degli
strumenti giuridici e finanziari per affrontare le sfide che vengono poste, ma anche
pienamente responsabile dei risultati raggiunti con la loro attività. Scuole e comunità
locali vanno coinvolte sul perseguimento di obiettivi precisi, minimi e massimi,
stabilendo patti formativi locali ed attivando le Conferenze di Comunità di valle.
•Da sistema che garantisce l’accoglienza a sistema che promuove il riequilibrio sociale
e persegue l’eccellenza
Al solidarismo caratteristico della società trentina va affiancata una specifica
progettualità rivolta a promuovere il riequilibrio e la mobilità sociale e ad incentivare
l’espressione dell’eccellenza.
•Da sistema basato sulle conoscenze a sistema più attento alla verifica ed allo sviluppo
delle competenze utili per il successivo percorso di studio.
Occorre:
-sviluppare le competenze chiave per inserirsi nella società civile ed economica
-potenziare le attività di orientamento alla scelta dopo il percorso secondario
-sviluppare percorsi di autovalutazione che consentano agli studenti di misurare le
proprie effettive capacità
-favorire un atteggiamento positivo verso l’apprendimento permanente
•Da sistema adattivo rispetto al mercato del lavoro a sistema che sostiene e promuove
un’economia ompetitiva a livello internazionale.
Occorre concepire il sistema formativo trentino anche come sistema propulsivo, in
grado di promuovere la riqualificazione del tessuto produttivo trentino. Va rafforzata
l’integrazione del sistema formativo con il sistema imprenditoriale, sviluppando
verso l’alto le opportunità di formazione, con un modello centrato su cicli brevi
(sviluppo e stabilizzazione dell’anno di diploma post-qualifica e della formazione
tecnico-professionale superiore, master universitari) e potenziando la componente
formativa dell’Apprendistato. Vanno raccordate ed integrate le strutture scolastiche
e formative afferenti alla stessa area produttiva, per creare sul territorio trentino
Poli tecnologici in grado di organizzare raccordi stabili con il sistema produttivo
locale.
•Da sistema basato sull’autovalutazione a sistema che utilizza la valutazione esterna per
la gestione strategica delle istituzioni scolastiche e formative
Per completare il disegno complessivo del sistema di valutazione, snodo fondamentale
del governo strategico di un sistema basato sulle autonomie, è necessario compiere il
passo successivo verso la valutazione esterna delle strutture scolastiche e formative.
Attenzione alla qualità ed ai risultati e spinta al miglioramento continuo devono
diventare sempre di più elemento costitutivo del sistema scolastico e formativo
trentino.
N° 3 - marzo 2006
didascalie
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EUROPA SCUOLA
Visti da Malta
La lente di due aspiranti dirigenti sulla scuola trentina
Angela Pulis e Gaitano Calleja si preparano per diventare Dirigenti Scolastici a
Malta. La loro scuola, dove lei è insegnante e lui vicepreside, è il Liceo “Maria
Regina” di Malta. A metà marzo erano in Trentino “tirocinanti” presso il liceo
“da Vinci” di Trento ed hanno anche assistito alla presentazione del 6° Rapporto
del Comitato di valutazione sulla scuola provinciale. Sono venuti a trovarci per
condividere su “Didascalie” le loro impressioni: molto positive le osservazioni
sul sistema scolastico provinciale, per quanto l’hanno intuito sia attraverso il
tirocinio svolto al Liceo “Da Vinci” sia nell’incontro di presentazione del sesto
rapporto del Comitato di Valutazione. Dalle loro parole la realtà della scuola
maltese pare a tratti differenziarsi, a tratti accomunarsi alla nostra, ma entrambi
sono entusiasti dell’esperienza vissuta in Trentino e vorrebbero che fosse solo
l’inizio della collaborazione tra scuole europee. Si alternano nel parlare, con
la voglia di raccontarsi, commentare e ringraziare; raccogliamo qui alcune
osservazioni suddivise per tema affrontato.
Tirocinanti al liceo “Da Vinci” di
Trento e colpiti positivamente
dal 6° Rapporto
L’esperienza della presentazione del
rapporto del comitato di valutazione
è stata nuova per noi. Non abbiamo
un sistema di valutazione tipo quello
trentino, ma, visti i cambiamenti
velocissimi degli ultimi anni, stiamo
pensando ad un sistema interno ed
esterno. Abbiamo però la valutazione
degli insegnanti: non vogliamo
castigare, ma sviluppare un rapporto
amichevole, perché la valutazione
dei docenti sia un’esperienza per
migliorare la pratica pedagogica. È
un sistema che parte dall’idea che
l’insegnante, così come il personale
non docente, deve dimostrare ciò che
sta facendo; si tratta di un Performance
Management Program (PMP) strutturato
didascalie
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10
da settembre a giugno. È un sistema
che esiste da 2-3 anni (in seguito
ad un accordo coi sindacati), quindi
ancora in sperimentazione: prevede
un supervisore, con una funzione
di controllo, e un’autovalutazione.
All’inizio c’era molta resistenza, ma
adesso le cose sono cambiate e si
sta iniziando a rendere la valutazione
più oggettiva, più standardizzata,
mantenendo sempre un collegamento
ed una coerenza tra il piano di lavoro
del docente e quello d’istituto.
Il sistema trentino è molto
avanzato
Ci sono tre cose in particolare
che ci hanno colpito. Prima: la
comunicazione tra scuola, provincia,
territorio, forse anche perché da noi
manca un rapporto con l’esterno (ad
eccezione di quello con i genitori). La
scuola non può esistere come castello
isolato, ma è parte di una realtà
variegata e deve essere il motore per
fare camminare la macchina, una forza
quindi di novità e di cambiamento. Si
è parlato anche di avvicinare scuola e
lavoro, ma poco di come fare: serve
essere concreti, e ci sembra siano gli
stessi discorsi che anche la scuola
trentina si trova ad affrontare. La
seconda cosa che ci ha colpito è il
concetto di educazione permanente,
di motivare gli adulti a continuare a
studiare; la scuola, spesso, non si
adegua però alle esigenze degli adulti,
non fa differenze nella valutazione.
Terzo aspetto è quello economico:
le scuole costano e dobbiamo vedere
che i soldi siano utilizzati bene, cioè
essere consapevoli dell’efficienza. Il
Trentino ha un sistema molto avanzato
ed è primo al mondo per i risultati:
crediamo che ci siano i soldi ed anche
l’efficienza. Le scuole sono attrezzate
ed il clima sembra positivo, a quanto
abbiamo visto incontrando alcuni
docenti e vedendo esempi di progetti;
è un denaro ben speso, anche se c’è
sempre la possibilità di fare meglio.
La nostra scuola sperimenta il
networking
Nella nostra piccola e frammentata
realtà non ha senso parlare di
autonomia: da 10 anni c’è un sistema
decentralizzato che permette di
dare alle scuole sempre più potere
(prima in mano al ministero). Stiamo
sperimentando il networking: scuole
di diverso livello sono raggruppate
insieme sotto un rettorato che gode
di una certa autonomia (più potere ai
presidi, al principale, ai collegi...). Uno
degli obiettivi è facilitare i passaggi da
un grado all’altro; c’è maggiore libertà
anche per i programmi scolastici, così
da diminuire l’effetto della selezione.
I ragazzi sostengono ancora un
esame alla fine delle elementari, per
poi scegliere i licei (60%) o scuole
secondarie generali (dove si affrontano
le stesse materie ad un livello diverso).
L’obbligo scolastico è a 16 anni: si
vuole così dare un’educazione di base
a tutti, poi permettere una scelta a
seconda dei risultati, delle capacità
e dei desideri di ognuno. Dopo i 16
anni c’è un biennio al termine del
N° 3 - marzo 2006
quale si sceglie l’indirizzo. L’idea del
network è proprio quella di rompere
il meccanismo di chiusura per creare
più collaborazione tra varie fasce del
sistema ed utilizzare meglio le risorse.
Obiettivo 2008: un computer
e una lavagna interattiva per
classe
Una cosa particolare della nostra scuola
è un progetto nazionale in informatica:
già dalle scuole primarie ogni classe ha
un computer per preparare le lezioni,
così da subito i bambini imparano
ad usarlo, e anche nelle secondarie
ci sono laboratori obbligatori; ogni
scuola ha un progetto personale, ad
esempio per il 2008 l’obiettivo è di
avere in ogni classe un computer ed
una lavagna interattiva. Vari licei
portano avanti un progetto pilota e
l’esame di metà anno (a febbraio) si
può svolgere interamente al computer,
con la possibilità di avere i risultati
subito dopo. L’informatica è trasversale
ai curricoli e noi incoraggiamo all’uso
del computer gli insegnanti di tutte
le materie. Questo è in linea con la
politica nazionale di fare un centro
di eccellenza per l’informazione
tecnologica.
Il docente medio: 40 anni e
buona motivazione
Stiamo lavorando molto in team. Per gli
insegnanti è previsto un programma di
aggiornamento, poi gli stessi docenti
durante l’anno sono a disposizione dei
colleghi. Da noi il lavoro è stabile, non
c’è turn over, anche perché l’accesso
è permesso dallo stesso sistema
universitario; l’età degli insegnanti
è varia, in media di 40-45 anni, ma
anche più bassa.
C’è sempre stress nella professione
insegnante, anche con gli studenti
ideali: insegnare è una cosa faticosa e
spesso ripetitiva, ma ci sembra che la
motivazione e la voglia ci sia, a volte
anche di più in insegnanti di 50 anni
che nei nuovi. Poi c’è sempre un 10%
che non va... Tutto è relativo al livello
di sviluppo, ma esiste il problema del
basso stipendio: dicono a parole che le
scuole sono il cuore e il futuro del paese,
ma senza concretezza. Non è possibile
N° 3 - marzo 2006
che un figlio al suo primo lavoro
guadagni più del padre insegnante dopo
20 anni. Dobbiamo andare sull’aspetto
positivo e valorizzare ciò che c’è di
buono, cercando di portare avanti un
sistema di incentivi e di opportunità
di sviluppo personale.
Nei nostri licei
troppo peso al contenuto
Conta molto il Dirigente scolastico
e la sua idea di scuola: se la sua
considerazione, ad esempio, è bassa,
la relazione sarà negativa; il Dirigente
deve cercare un dialogo costruttivo.
Da noi i presidi hanno poteri, ma non
assoluti: dalle impressioni i Dirigenti del
Trentino hanno più potere e autonomia
dei nostri; ci vorremmo avvicinare al
“bilanciamento” del sistema inglese.
È un potere da gestire bene e da
tenere monitorato. Non ci piace l’idea
dell’azienda scuola: adesso dobbiamo
usare alcuni principi che sono un po’
quelli dell’azienda, ma la scuola non
è una fabbrica, se non di idee e di
intelligenza. Una cosa bella dei licei
che abbiamo visto è che ci sono diversi
indirizzi: questo dà una vera identità
alla scuola, che offre spazi per fare
progetti e approfondire lo studio. Bella
anche l’idea delle lezioni al mattino e di
altre attività al pomeriggio. Crediamo
che un nostro problema sia che ci sono
troppe materie e un contenuto troppo
pesante. Di questo soffre il nostro
sistema.
Sul disagio, coordinamento
ancora assente
Le elementari sono miste, invece nella
scuola secondaria maschi e femmine
sono divisi (anche se con alcuni
momenti comuni): è un dibattito
continuo, e i dati contrastanti in
merito non aiutano. In ogni caso è un
esempio unico in Europa. Particolare,
ma voluta dai genitori, è anche la
decisione di fare indossare a tutti
gli studenti, a partire dai 5 anni,
l’uniforme della scuola, come esempio
di autodisciplina e come modo per
combattere la disuguaglianza sociale.
A 16 anni c’è l’esame e la possibilità
di recuperare a settembre; durante
la secondaria per ripetere un anno
devi “fallire” 8 materie e puoi essere
bocciato due volte nel ciclo, previo
accordo coi genitori. Facciamo classi
dove si trovano insieme studenti più
deboli in una materia, con un sistema
di selezione in base ai voti, così che si
possa lavorare per livelli. Per i casi più
gravi c’è qualche scuola speciale, ma
la politica nazionale è per l’inclusione:
c’è il supporto di “facilitatori” (non
insegnanti) che aiutano gli studenti in
difficoltà una lezione dopo l’altra.
Il problema degli alunni stranieri,
invece, si presenta soprattutto a
livello primario e non è ancora stato
indirizzato: ci sono tanti clandestini e
le leggi sugli ingressi sono strettissime
(siamo tanta popolazione in poco
spazio); a differenza del Trentino,
inoltre, non abbiamo uno specifico
coordinamento.
C’è poi la questione delle coppie
miste: verso di loro, come verso le
persone di colore, c’è un risentimento
della popolazione, perché la nostra
esperienza è monoculturale, di contatti
con l’Occidente.
Stiamo sperimentando queste cose
per la prima volta, ma sempre con
maggiore frequenza, tanto che per i
nostri figli non si tratta di qualcosa
di straordinario, ma di una vicinanza
quotidiana.
Angela Pulis e Gaitano Calleja
11
didascalie
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OLTRE LA SCUOLA
ROVERETO
Apprendere nella relazione
Esperienze dei “Laboratori del fare”
Dal 1990 l’Associazione “Ubalda Bettini Girella” lavora in diversi ambiti del
sociale portando avanti attività di formazione, ricerca, consulenza, progetti e
servizi (con una particolare attenzione al disagio e alle difficoltà), in un legame
costante col territorio. Tra le varie attività l’associazione propone da più di due
anni i suoi “Laboratori del fare” per ragazzi, adolescenti e giovani di Rovereto e
dintorni, le cui attività sono organizzate, programmate e gestite dall’Associazione
Giovanile “Il Nuovo Mondo”. Un giornale, “Laboratori in viaggio”, racconta poi
in modo vivace alcune di queste esperienze.
Informazioni
Tel. 0464 439732 / 423958
e-mail: [email protected]
sito web: www.associazionegirella.it
Dall’arte alla multimedialità
Nel 2005 è stato realizzato un video
- a cura dei ragazzi dell’associazione
“Il Nuovo Mondo” e del regista Micol
Cossali,
dell’associazione
“Passo
Uno” - sui laboratori delle varie sedi:
riparazione e manutenzione bici e
scooter, cucina, multimedialità, arte,
look. Il video ha fotografato però
anche momenti di vita quotidiana
(nelle strade, sugli autobus, in una
sede associativa) e l’organizzazione
di un grande concerto di gruppi
musicali giovanili a Rovereto. Il
convegno “Lavori in corso” (promosso
dall’Associazione UBG e dal Comune
di Rovereto, con la collaborazione
di Iprase e Iard), nel mese di marzo
2005, proponeva invece una riflessione
sulle esperienze portate avanti fino ad
allora dai Laboratori, che diventano
veri e propri luoghi di “costruzione
e ridefinizione di identità e senso di
appartenenza”.
In una “rete di relazioni”
All’incontro erano intervenuti vari
personaggi del mondo politico e
dell’educazione, tra cui Fabiano
Lorandi, presidente dell’Associazione
“Girella”, e Franco Floris, direttore
della rivista “Animazione Sociale”
del Gruppo Abele di Torino.
Nel suo intervento Lorandi aveva
sottolineato che i Laboratori sono prima
di tutto una “rete di relazioni” (anche
giovani – adulti) che vedono coinvolti
ragazzi e ragazze di età e contesti
differenti, oltre che “laboratori di
democrazia, di pratiche di intelligenze,
di contaminazioni”. Floris, invece,
didascalie
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12
aveva rivolto queste domande ad alcuni
ragazzi – coordinatori dell’associazione
“Il Nuovo Mondo”: “Cosa vi ha convinti?
Cosa pensate dei ragazzi più giovani di
voi che frequentano i laboratori? Cosa
fate nei Laboratori, e cosa vi danno?
Qual è il messaggio che vorreste dare
alla città?”.
Insieme... Rovereto più colorata!
Curiosità, amicizie, confronto e aiuto,
ma anche possibilità di fare qualcosa
insieme nella propria città... Nelle
risposte che hanno dato Francesca,
Jessica, Luca, Clelia e Fabrizio, troviamo
questi come argomenti centrali che
motivano la loro partecipazione.
Volevano fare diventare Rovereto più
vivace e colorata, e continuano ad
impegnarsi per questo, insieme a tanti
altri. Vogliono cambiare, costruire
quelli che Massimiliano Tarozzi nel
suo intervento ha definito “spazi
di cittadinanza attiva”. Laboratori,
sottolineava Ernesto Passante, come
luogo in cui si impara in modo diverso
da quello abituale, meno formale, quasi
fossimo degli apprendisti. Laboratori
in cui si fa ma in cui si impara, e per
cui gli spazi sembrano non essere mai
abbastanza, soprattutto dando uno
sguardo ai numeri: circa 240 iscritti da
novembre 2003 e oltre 4500 presenze
nei vari laboratori.
“Passaggi”, un laboratorio
di pensiero
Tra le novità del 2006 ci sono proprio gli
spazi. Venerdì 3 febbraio 2006, infatti,
si è inaugurata a Rovereto la nuova
sede dell’Associazione “Girella”, che
diventerà sede di un nuovo laboratorio
“del pensiero costruttivo e riflessivo”.
L’iniziativa, che ha preso il via il
giorno dell’inaugurazione, si chiama
“Passaggi” e nasce dall’idea di fare
merenda insieme, durante il laboratorio
di cucina, e cogliere così l’occasione
per riflettere su diversi argomenti
appartenenti al vissuto quotidiano dei
ragazzi (musica, alcool, relazioni...). È
un laboratorio per “pensare i pensieri”,
“riflettere sul fare”, “raccogliere i segni
del mondo”, prendendo anche spunto
dal 2006 come anno della riflessione
sui consumi. L’appuntamento è il
venerdì pomeriggio fino a giugno: tre
venerdì al mese sono programmati,
uno è libero (cioè sono i ragazzi che
possono proporre la riflessione).
Il lavoro continua
Probabile anche che i ragazzi
dell’associazione, coordinati dall’artista
Pierluigi Negriolli, continueranno a
lavorare a dei murales proseguendo il
lavoro che li ha portati a realizzare, su
proposta della Circoscrizione SaccoS. Giorgio, il murales “S. Giorgio e
il Drago”, nel sottopassaggio di via
Manzoni a Rovereto, inaugurato a
giugno 2005. Proprio Negriolli racconta
qui questa esperienza, mentre Massimo
Zampieri e Irene Galletti ci fanno
conoscere rispettivamente le proposte
per l’anno scolastico 2005/2006 e
la manifestazione “Fuori Onda”. I
“Laboratori del fare” continuano,
dunque, ad aprirsi sul territorio,
accogliendo sempre nuove sfide
impegnative.
Idil Boscia
N° 3 - marzo 2006
le proposte
Contro il vuoto
Molte le novità tuttora in corso
Dopo una brevissima pausa di chiusura estiva a cavallo di Ferragosto, i
“Laboratori del fare” dell’Associazione “Ubalda Bettini Girella” hanno riaperto
i battenti e già dall’inizio dell’anno scolastico in corso si sono messi in moto
per accogliere i ragazzi che intendono riempire i loro pomeriggi con qualcosa di
utile ed interessante. Quest’anno c’è stata molta carne al fuoco e diverse novità
su più fronti.
Nuove sedi...
Prima di tutto è divenuta una realtà
il trasferimento definitivo nelle sedi
di via Portici: il grosso dei Laboratori
infatti (multimedialità, look-immagine,
cucina, arte e falegnameria-bricolage)
è stato allestito in pieno centro
storico, costituendo un unico grande
punto di riferimento per i giovani
della città. Si è pensato così, da un
lato, di rendere più viva ed animata
una zona piuttosto trascurata e poco
frequentata di Rovereto e, dall’altro,
di rispondere all’esigenza dei ragazzi
che sollecitano maggiori spazi da
poter abitare per dare un senso al loro
tempo libero. Si è dunque creato una
sorta di “centro giovani” proprio nel
cuore della città, con la possibilità per
loro sia di poter scegliere tra un’ampia
gamma di proposte laboratoriali, sia
di poter vivere e riempire di volta in
volta con idee, proposte e iniziative
spazi aperti e meno strutturati.
I due restanti laboratori strettamente
legati alla meccanica (manutenzione
e riparazione di biciclette e motorini),
rimangono invece nella sede di
San Giorgio, dove sono riusciti a
proporsi come un importante punto
di aggregazione per molti ragazzi del
quartiere e ad attirare l’interesse di un
folto gruppo di autentici appassionati
dei motori.
...e nuove idee
Come spesso succede, nuovi e maggiori
spazi a disposizione portano con sé
anche nuove idee, iniziative, progetti.
Così, sulla spinta degli stessi giovani che
in prima persona e a vario titolo hanno
partecipato ai nostri eventi e sulla
scorta delle esperienze molto positive
dei concerti al palazzetto, dei concerti
di strada e della manifestazione estiva
“Fuori Onda”, si è pensato di creare una
sorta di “ottavo laboratorio”, legato
N° 3 - marzo 2006
appunto alla musica, con la possibilità
di registrazione, creazione di musica
tramite pc e magari uno spazio per
poter anche suonare. Mantenendo
sempre gli appuntamenti ormai fissi
ed apprezzatissimi dai giovani dei
due concerti annuali al palazzetto
dello sport e riproponendo i concerti
primaverili nelle piazze della città, con
questa ulteriore proposta si intende
fornire un’occasione ulteriore nella
quale i ragazzi possano esprimersi nel
loro “linguaggio” preferito: la musica.
E siccome una cosa tira l’altra, di
recente un gruppo di ragazzi che
frequentano da tempo i Laboratori ci
hanno lanciato una proposta ed hanno
alzato il tiro: essendo appassionati
di danza hip hop e latino-americana,
perché non pensare insieme ad un
luogo aperto a tutti dove poterla
praticare in libertà?
Tanta voglia di fare
Proprio da queste ultime richieste
e dalle esperienze di questi due
anni di vita dei Laboratori, sembra
emergere con forza la voglia dei
giovani di farsi avanti, l’esigenza di
costruire occasioni e modi diversi di
stare insieme e trascorrere il proprio
tempo, il bisogno di essere ascoltati
e di ricevere attenzioni e risposte.
I ragazzi, insomma, ci lanciano
continuamente delle sfide ed è grazie
a queste forti spinte che i Laboratori
vanno a configurarsi sempre più come
una realtà dinamica, flessibile, in
continua evoluzione o, per meglio
dire, “in viaggio”, come esprime bene
il nostro stesso giornale. A ben vedere,
col tempo, si sono progressivamente
trasformati anche in qualcosa di diverso
da come erano usciti dalla mente di
coloro che li avevano pensati: l’apertura
al cambiamento e la volontà di dare
risposte ai bisogni dei ragazzi ci ha
spinto a cercare, costruire e percorrere
con loro nuove strade. Ecco allora
che, dopo la straordinaria esperienza
del murales, si è pensato di rendere
permanente anche il Laboratorio
d’arte, il quale verrà arricchito di volta
in volta da proposte diverse, anche in
stretto contatto con il laboratorio di
bricolage.
Il giornale dei giovani
Infine, per quanto riguarda le attività già
consolidate, proseguirà la realizzazione
del giornale “Laboratori in Viaggio”,
con frequenza trimestrale. Così come è
successo nel corso di questi due anni
di attività anche per i componenti
dell’associazione giovanile “Il Nuovo
Mondo” - un folto gruppo di ragazzi che
lavora spalla a spalla con gli educatori
nell’organizzazione e nella gestione
delle attività e degli eventi -, anche
il giornale ha cambiato radicalmente
redazione ed ha dato spazio a ragazzi
più giovani. Questo è un chiaro segno
di un ricambio generazionale anche tra
coloro che frequentano i Laboratori:
alcuni “fondatori”, ormai maggiorenni,
hanno passato il testimone ai loro
colleghi più giovani, che si muovono
sempre più incuriositi nelle nostre sedi
e che ora sono chiamati a prendersi
maggiori responsabilità.
Massimo Zampieri
Educatore presso l’Associazione
“Girella”
13
didascalie
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l’evento
Fuori onda
Divertimento e creatività per i giovani
Nell’estate 2005 le occasioni per divertirsi non sono davvero mancate ai giovani
roveretani. Grazie alla collaborazione con il “Progetto Giovani” del comune, i
“Laboratori del fare” hanno organizzato la manifestazione “Fuori Onda”. Si è
trattato di un evento con e per i giovani, che li ha visti alla ribalta, chi nel ruolo
di organizzatori, chi di spettatori e chi di attori protagonisti in prima persona.
Tre giornate ai giardini...
“Fuori Onda” si è svolta in tre giornate
distinte, in luglio e in settembre, con
due appuntamenti ai giardini Perlasca
e uno ai giardini di San Giorgio.
All’interno
della
manifestazione
hanno preso vita varie attività in
contemporanea: la musica dei gruppi
giovanili della città, lo “spazio arte”,
il laboratorio di look che ha proposto
taglio capelli, trucco viso e tatuaggi
con l’hennè.
Non è tutto, perché i partecipanti
hanno potuto ammirare anche dei
gruppi che si sono alternati ballando
break-dance,
capoeira,
un’arte
marziale brasiliana molto suggestiva e
dalle antiche origini e il gruppo delle
ragazze di hip hop con le quali è nata
una collaborazione che le porterà ad
esibirsi durante i nostri concerti al
palazzetto.
... musica fino a mezzanotte
La manifestazione, che ha avuto
inizio alle 17.00 per poi continuare
con successo fino a mezzanotte,
ha richiamato ed entusiasmato un
pubblico di tutte le età, anche se siamo
stati noi giovani a fare la parte del
leone. Nelle tre date si sono esibiti ben
12 gruppi emergenti della zona - dai
Millestorie ai Nox, dai Nuova Gestione
ai Valium Suicide - tra i quali hanno
potuto suonare in pubblico e per la
prima volta anche dei giovanissimi.
Largo alla creatività
Nel corso delle ultime due edizioni
lo “spazio arte” si è arricchito della
presenza del pittore Franco La Spada,
il quale ha affiancato i ragazzi nella
creazione di locandine e manifesti,
dando preziosi consigli sull’utilizzo di
varie tecniche grafiche. Personalmente,
penso sia un’ottima idea, un’ulteriore
possibilità per noi ragazzi per esprimere
la nostra creatività attraverso dipinti e
disegni. Le opere realizzate, verranno
utilizzate in futuro per pubblicizzare i
vari eventi organizzati dall’associazione
Girella ed ora si trovano esposte nella
sede di via Valbusa, per il piacere di
tutti.
Tutti i ragazzi coinvolti hanno davvero
apprezzato queste occasioni di ritrovo.
Trovo anch’io che siano utili e che
arricchiscano la città di manifestazioni
e iniziative che spesso mancano e di
cui noi ragazzi sentiamo il bisogno.
Un grande successo quindi per i
ragazzi dei Laboratori del fare, che
continueranno a costruire occasioni
di incontro e inventare momenti
divertenti e creativi per i giovani.
Ilaria Galletti
Associazione giovanile
“Il Nuovo Mondo”
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N° 3 - marzo 2006
il murale
San Giorgio e il Drago
Tutti pittori nel sottopasso di Rovereto
All’inizio dell’autunno del 2004, Fabiano Lorandi, presidente dell’Associazione
“Ubalda Bettini Girella”, mi contattò in merito al progetto che i “Laboratori del
Fare”, assieme alla circoscrizione Sacco-San Giorgio, intendevano concretizzare
all’interno di questo quartiere di Rovereto. Si trattava di realizzare un murale nel
sottopasso pedonale di via Manzoni, in modo da rendere più gradevole, almeno
alla vista, un percorso altrimenti anonimo e desolato.
La scelta del soggetto
La proposta di “guidare”, in qualità
di esperto, ma soprattutto di
appassionato disegnatore e pittore
nonché insegnante elementare, un
gruppo di studenti delle superiori,
era per me nuova ed affascinante e
comportava due obiettivi investiti
di un certo impegno: creare un’opera
valida esteticamente e nei contenuti
e, ancor più, coinvolgere e motivare
i ragazzi e le ragazze che avevano
aderito al laboratorio artistico appena
istituito.
Accettai l’invito e a novembre
iniziarono, presso la sede di via
Portici, i nostri incontri. Andrea, Gaia,
Michele, Stefania, Nicola, Jessica,
con Luisa educatrice responsabile
e coordinatrice del gruppo e con il
contributo di idee, temi, suggerimenti
anche di altri ragazzi, incominciarono
a confrontarsi con la prima difficoltà:
che cosa raffigurare nel murale? La
fantasia e l’entusiasmo spaziavano da
mondi, esseri e figure bionico-robotiche
a universi popolati da fate, gnomi,
foreste e creature d’altri tempi, finché,
in breve, il tema scaturì, semplice ma
suggestivo e più che mai adatto per
il quartiere in cui si doveva realizzare:
San Giorgio e il drago.
Un bozzetto sempre più grande
A questo punto si trattava di iniziare
a “buttar giù” disegni, bozzetti,
particolari e vedute d’assieme. Serpenti,
scaglie e teste di drago, piante di città
del futuro prendevano forma su fogli
e fogli di carta dalla mano di Gaia,
Stefania, Michele e di tutti gli altri. I
ragazzi erano presi dall’emozione, a volte
con qualche incertezza, piccole ansie,
momenti di sfiducia, ma comunque
motivati anche dal sapere che il loro
lavoro sarebbe poi rimasto patrimonio
visibile e godibile per tutta la città.
N° 3 - marzo 2006
automobili, nonché gas di scarico vari,
luce scarsa e intirizzirsi di mani sui
pennelli. Sul posto ci rendemmo conto
che il nostro lavoro, mano a mano che
procedeva e prendeva vita sulla parete,
sarebbe probabilmente stato oggetto
di imbrattamenti e scarabocchi da
parte di ignoti, ma i bellissimi colori,
le atmosfere, lo splendido movimento
delle spire del nostro drago ricacciavano
indietro questi timori. Sottile piacere
invece per i commenti entusiasti e
gli incoraggiamenti di molti passanti
durante i lavori.
Il dipinto si rivelava via via ben più
suggestivo del bozzetto su carta ed
i ragazzi, nonostante gli impegni
scolastici sempre più pressanti,
riuscirono a portare a termine la loro
fatica in tempo per il 9 giugno, giorno
dell’inaugurazione ufficiale.
Il murale è finito... forse!
In gennaio iniziammo a disegnare e
dipingere a grandezza naturale, su
grandi fogli fissati al muro, almeno
una piccola parte del murale che,
nell’esecutivo, avrebbe avuto le
dimensioni di 20 metri per 2. Questo
lavoro preparatorio si rendeva
necessario soprattutto per “avviare” i
ragazzi a dipingere su grandi dimensioni
e per dare loro l’idea di quale sarebbe
stato poi il risultato finale. Per circa
tre mesi, per quattro ore la settimana,
lavorammo al grande bozzetto che
andava prendendo forma: San Giorgio e
il suo destriero presentavano, secondo
l’idea di alcuni ragazzi del gruppo,
degli elementi biomeccanici, quindi
creature del futuro. In quell’occasione
suggerii di non eccedere con particolari
eccessivamente “metal”, anche se così
temevo, a volte, di invadere l’iniziativa
e la creatività altrui.
Sulla parete sud, all’entrata ovest
del sottopasso, una suggestiva,
coloratissima città del futuro si affaccia
sull’ansa di un grande fiume; da uno
scoglio che lo sovrasta si sviluppano le
spire dai colori cangianti del drago, le
cui fauci, a metà parete, fronteggiano
San Giorgio ed il suo cavallo.
Il lavoro è terminato, ma sulla parete
opposta, quasi una continuazione,
sta prendendo forma, con due alberi
dipinti da Jessica, un altro murale...
Chissà che altri ragazzi, o gli stessi,
non trovino la voglia e l’entusiasmo,
in un prossimo futuro, di continuare in
questa avventura.
Pierluigi Negriolli
coordinatore del progetto murales
Al lavoro tra i passanti
Quando ritenemmo che il preparatorio
fosse sufficiente e la temperatura
esterna
sopportabile,
iniziammo
la nostra avventura creativa nel
sottopasso, tra il rombo di treni,
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OLTRE LA SCUOLA
ALA E AVIO
10 anni di Peter Pan
Le iniziative del Gruppo pedagogico
Dieci anni di attività per il gruppo pedagogico “Peter Pan”, un’associazione di
volontariato molto attiva sul territorio con diverse iniziative di aggregazione,
iniziative pedagogiche per le scuole e di formazione. In occasione del decennale
dalla fondazione 1994-2004, è stata organizzata una tavola rotonda di riflessioni
libere sul ruolo delle associazioni di volontariato nel settore formativo. Successiva
l’idea di non disperdere quanto fatto, ma di raccoglierlo in un semplice manuale
d’uso, per tutti coloro che desiderano promuovere la qualità dello stare insieme
alla scoperta del territorio, della creatività, della solidarietà, della sostenibilità
ambientale.
Chi siamo
Siamo il Gruppo Pedagogico “Peter
Pan” di Ala-Avio, un’associazione
senza scopo di lucro costituitasi nel
1994, con sede presso il Parco delle
Bastie di Ala, con ritrovo quindicinale
il primo e il terzo mercoledì del mese.
Siamo associati al CGD (Coordinamento
Genitori Democratici), associazione
genitori con sede a Roma riconosciuta
dal Ministero per la Ricerca e
l’Istruzione.
In particolare siamo 10 associati:
il presidente Andrea Delmonego, il
vicepresidente Marina Pastrello, e i
collaboratori Mauro Ferone, Cinzia
Ranuzzi e Rosanna Salvetti, Marilena
Prezzi, Ana Torres, Marino Cofler, Petra
Kiefer e Flora Cazzanelli.
Cosa ci proponiamo
Il Gruppo, consapevole che la
collaborazione tra le diverse esperienze
educative possa solo portare beneficio
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alla crescita delle nuove generazioni, si
è attivato nell’intento di raggiungere
tre obiettivi primari. In primo luogo,
si organizzano iniziative autogestite
allo scopo di favorire momenti
di aggregazione, il più possibile
qualificati, tra bambini/e e ragazzi/e, i
loro genitori, gli insegnanti, al di fuori
dell’ambito scolastico; sono proposte
iniziative pedagogiche da svolgersi in
collaborazione con le realtà scolastiche
locali, ai vari livelli; creiamo occasioni
di formazione ed informazione su
tematiche pedagogiche “ operative”
mediante scambi di esperienze sugli
aspetti educativi tra i partecipanti del
Gruppo, con l’eventuale supporto di
persone esperte su temi specifici.
L’ organizzazione
Innanzitutto ci siamo strutturati
in Associazione senza scopo di
lucro, dotandoci di uno Statuto, un’
assicurazione, poi abbiamo trovato
una sede dove poterci incontrare:
siamo presso il Parco delle Bastie
di Ala. Ci incontriamo, con cadenza
quindicinale ( al mercoledì sera della
prima e terza settimana del mese),
per poter condividere le esperienze di
crescita dei nostri figli, gioie e dolori
nelle collaborazioni con le istituzioni
scolastiche, organizzare le molteplici
iniziative da proporre alle comunità
locali.
Primo momento organizzativo e di
condivisione si presenta al momento
della elaborazione del programma
annuale della Associazione che prevede
di realizzare almeno un’ iniziativa al
mese.
Nel dettaglio, quando organizziamo
degli eventi specifici c’è prima una
riflessione di gruppo sugli obiettivi
formativi ed sugli aspetti organizzativi
generali ed i soci si rendono disponibili
nel gestire i diversi compiti: contatti
con l’ente pubblico, elaborazione
delle locandine, contatti con la
stampa, acquisti di materiali, gestione
dei laboratori, ricerca di materiale
bibliografico.
Genitori “competenti”
Sin dall’inizio ci siamo posti come
obiettivo pensare e organizzare
le nostre attività partendo dalla
formazione della persona seguendo
principi quali il rispetto della persona,
del gruppo, promuovere la formazione
della persona. Si privilegia il dialogo
e la discussione aperta nella presa
di decisioni comuni, con lo scopo
di salvaguardare l’ambiente di vita,
promuovendo scelte a sostegno della
qualità della vita, obiettivi ambiziosi
ma necessari per mantenere sempre
quell’attenzione che consente di
caratterizzare sotto l’aspetto formativo
la nostro proposta.
Nella scelta dei percorsi da
programmare cerchiamo di analizzare
le attività svolte negli ultimi anni e
privilegiamo, quindi, quelle nuove, o
di maggior gradimento; cerchiamo di
interpretare le richieste del territorio,
della cittadinanza, dei genitori,
bambini, famiglie e scuola. Ci sostiene
la natura di volontariato della nostra
Associazione, la collaborazione reciproca
ed il disinteresse finanziario in tutto il
N° 3 - marzo 2006
nostro operare. Nel Gruppo Peter Pan
si incontrano prevalentemente persone
che sono fondamentalmente genitori
con le loro esperienze da condividere, a
loro si aggiungono alcune competenze
che possiedono legate al lavoro
che svolgono, impiegati, docenti,
professionisti.
Un manuale, per documentare
Dieci anni sono passati da quando,
alcuni genitori ed alcuni insegnanti,
decisero di formare un “gruppo” per
potersi confrontare su “gioie e dolori”
relative all’accrescimento dei propri
figli, pensare insieme a soluzioni
che consentissero di affrontare, in
modo non casuale ma il più possibile
informato, gli interrogativi quotidiani
su come crescere i propri figli.
Nella ricerca su come superare i propri
dubbi e le proprie difficoltà, emerse
subito l’esigenza di allargare l’azione
al di fuori della dimensione della
propria famiglia ma, come sosteneva
Gianni Rodari, di agire per la “società
bambina”, se si riesce a migliorare
l’ambiente complessivo di vita, ne
beneficeranno anche i propri figli.
Si cominciò quindi ad offrire
collaborazioni alle realtà scolastiche ed
alle Amministrazioni pubbliche locali
ritenendo importante la collaborazione
dei genitori nella proposta formativa
ed educativa delle scuole. Molte quindi
le iniziative realizzate, molti anche i
momenti più difficili, è nato quindi
il desiderio, in tutti noi, che questa
esperienza non vada dispersa ma possa
essere di riferimento per altri genitori,
insegnanti, associazioni che desiderino
fare un analogo percorso o una parte
di esso oppure anche solo una piccola
esperienza.
Questo nella convinzione che anche
una piccola goccia nello stagno
dell’indifferenza e dell’individualismo
oggi così diffusi, può diffondere un
cerchio d’onde che prima o poi potrà
raggiungerà le menti ed il cuore di
tutti.
I settori tematici
Il manuale è stato pensato per tutti
coloro che si occupano per piacere,
per dovere, per casualità o per fatalità,
N° 3 - marzo 2006
di formazione, di educazione, di
animazione delle giovani generazioni
nel ruolo di genitori, insegnanti,
educatori, animatori o semplici
cittadini del mondo.
Al suo interno la divisione è per settori
tematici, diversi colori definiscono
settori quali le attività di esplorazione
del territorio, le animazioni nei parchi
pubblici, i laboratori creativi e di
lettura, gli spettacoli teatrali e musicali,
le mostre tematiche, le iniziative di
formazione, la collaborazione con
le scuole, le iniziative di solidarietà
e quelle riferite alla sostenibilità
d’ambiente e di vita.
Per ogni settore, sono evidenziate le
finalità, la struttura della proposta,
i materiali utilizzati, il numero dei
volontari, il numero degli alunni ideale
per la proposta, i tempi di realizzazione,
i contatti e le collaborazioni possibili.
I laboratori per le scuole
Oltre a queste attenzioni, nella
programmazione
delle
attività
cerchiamo di inserire uscite sul
territorio con ragazzi e le loro famiglie
per la scoperta e la conoscenza di
ambienti naturali di pregio quali
parchi, biotopi o anche semplicemente
le nostre montagne, nei luoghi meno
frequentati e più integri dal punto di
vista naturalistico. Spesso ci facciamo
accompagnare dal personale forestale
o da esperti di pedagogia forestale
proponendo attività che mettano in
contatto i bambini con gli elementi
della natura attraverso attività di
espressione artistica e manuale
(laboratori di pittura con tecniche
differenti, di costruzione con oggetti
naturali trovati sul posto, ecc.) o
suggerendo semplici momenti di ascolto
ed osservazione delle manifestazioni
naturali evidenti e meno evidenti.
In futuro desideriamo proporre
alcuni laboratori che affrontino la
sostenibilità ambientale e di vita sotto
diverse forme e modalità interattive.
Laboratori proposti agli adulti (
genitori,
educatori,
insegnanti)
affinché possano conoscere alcune
proposte pratiche e operative da
realizzare con i propri figli o con i propri
studenti. Potranno essere residenziali
o semi residenziali, nei fine settimana,
oppure direttamente presentati nella
scuola a seconda delle esigenze e delle
richieste.
Su richiesta delle scuole o dei singoli
docenti è possibile realizzare alcuni
interventi nelle classi a tema, quali
la biodiversità e la solidarietà,
progetti di solidarietà internazionale
a
compensazione
dell’impatto
ambientale delle nostre scelte di vita.
Ma anche l’impronta ecologica a casa
e a scuola, un percorso di conoscenza
e buone pratiche per promuovere
la qualità dell’ambiente nei luoghi
familiari. Un’altra tematica può essere
definita “dal micro al macro”: percorsi
di conoscenza ed esplorazioni nella
natura attraverso la pedagogia forestale
utilizzando giochi cooperativi, semplici
simulazioni eco-sistemiche di gruppo.
Dopo i primi dieci anni…
Dieci anni sono trascorsi, dieci
anni vissuti insieme ai nostri figli
condividendo esperienze, gioie e dolori,
giocando, esplorando, sperimentando
insieme a loro , ai loro amici, ai loro
genitori, ai loro insegnanti. Dieci anni
donando e ricevendo gemme preziose
che hanno reciprocamente arricchito
mente, cuore ed anima.
L’impegno ora sarà quello di proseguire
con le nostre attività, sempre attenti
ai cambiamenti, ai pericoli della
omologazione dei modelli educativi,
al diffondersi dell’individualismo,
favorendo lo star bene insieme,
possibilmente divertendosi.
Non sarà sempre facile ma per questo
noi continueremo ad ispirarci a ciò che
diceva Gianni Rodari:
“Difficile è fare le cose difficili, parlare
al sordo, mostrare la rosa al cieco.
Ragazzi imparate a fare le cose difficili!
Parlate al sordo, mostrate la rosa al
cieco, liberate gli schiavi che si credono
liberi.”
Andrea Delmonego
Presidente Associazione “Peter Pan”
e-mail: [email protected]
Tel.: 0464-672804
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OLTRE LA SCUOLA
l’associazione
A scuola col diabete
Una madre racconta: delusioni e conquiste
“Qualcosa sta succedendo”, mi sono detta un giorno di dieci anni fa, notando
che mio figlio non stava bene e la situazione non riusciva a migliorare. Allora ho
capito che serviva fare delle analisi approfondite. Risultato: esordio di diabete. Mio
figlio era iscritto in prima elementare e fino a quel momento aveva manifestato
dei segnali che si potevano confondere con altre malattie. Niente inizio d’anno,
dunque, ma tre settimane a Bolzano e più di due mesi di scuola saltati.
A chi ha il diabete serve
la giusta benzina
Dopo è tornato a scuola ed abbiamo
scelto fin da subito di non nascondere il
problema, perché è davvero un segreto di
Pulcinella. Le persone che conoscevano
cosa significa avere il diabete potevano
proteggere e comprendere mio figlio,
inoltre io ho preparato l’arrivo a scuola
parlando con i suoi compagni di classe.
Abbiamo paragonato il corpo ad una
macchina che ha bisogno tutti i giorni
della giusta quantità di benzina, né
troppa, né poca: io, come un benzinaio,
andavo a scuola a misurare il valore
glicemico prima della ricreazione; anche
i compagni partecipavano a questo
momento e non sono mancate situazioni
ilari. Ho messo quindi subito al corrente
gli insegnanti e ho raccomandato che
curassero il passaggio di informazioni
tra tutti. Uno dei primi problemi si è
manifestato a causa dell’iperglicemia, che
causava il bisogno di bere e di urinare:
le regole non permettevano di farlo e la
situazione era molto pesante. Quando
aveva l’ipoglicemia, invece, diventava
pallido e aveva bisogno di mangiare:
a volte i compagni mangiavano le sue
merende di scorta, altre volte lo faceva
mio figlio quando non doveva. Alle medie
è capitato più volte che in questi casi lo
mandassero fuori a mangiare da solo, ma
non andava bene.
Feste, caramelle e gite, possibili
problemi
I compagni l’hanno accettato benissimo,
con maggiore facilità degli insegnanti.
Altri problemi erano le caramelle come
premio per un lavoro ben fatto, oppure
le feste di compleanno: sono situazioni
che dovrebbero essere concordate e
che, invece, raramente lo sono. Per
chi non può è una punizione, non
una gratificazione; una sola fetta di
Pandoro per Natale, ad esempio, ti fa
stare malissimo. La malattia porta,
soprattutto in iperglicemia, momenti
di forte nervosismo, inoltre non sono
facili quei momenti in cui sei costretto
a guardare gli altri mangiare, mentre tu
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non puoi farlo. Grosso problema erano poi
le gite scolastiche: un ragazzo diabetico
deve fare un test appena sveglio per
controllare la glicemia e organizzare la
giornata; un altro test prima di pranzo
e altre punture. Così ci siamo messi
d’accordo di far partecipare, oltre a
me, un’altra mamma, così da non farlo
sentire diverso e da non creare problemi
nel rapporto madre-figlio.
Docenti, bastano piccoli
accorgimenti
Basterebbero piccoli accorgimenti. Una
cosa che non va bene, ad esempio, sono
le verifiche ad ora di pranzo, perché è
un momento di calo; capita anche di
trovare il docente che non accetta i
tempi di riposo che servono a riprendere
le forze, non accorgendosi che sono
assolutamente necessari (si trasforma
addirittura la calligrafia, che diventa
irriconoscibile). Ad educazione fisica
fa molto bene partecipare, ma bisogna
mantenere l’ora di attività stabilita,
perché se la lezione salta lo zucchero
che il bambino ha nel corpo non viene
scaricato e lui sta male.
Alle medie gli insegnanti erano
abbastanza informati, ma si sono
verificate delle situazioni spiacevoli.
Ricordo un’insegnante che aveva
scambiato l’apparecchio per misurare la
glicemia con un telefonino, così glielo
ha fatto mettere via e non lo ha fatto
uscire, ma potrei portare tanti altri
esempi, come mancati permessi di fare
la puntura. Non so a cosa siano dovuti
questi comportamenti degli insegnanti,
forse hanno paura di perdere tempo...
Mio figlio ne ha sempre parlato, anche
agli esami di terza media, ma non sempre
è facile; un aiuto per non sentirsi soli
può venire certamente dai campi scuola
per ragazzi diabetici.
Una malattia non visibile
Nel nostro paese mio figlio è stato il primo
ad avere il diabete, mentre adesso sono
in sette, dall’asilo all’università. Abbiamo
anche creato una rete di genitori per non
fare sentire soli i bambini, che hanno
bisogno di un aiuto per esprimersi...
Sono bambini che diventano presto
responsabili; anche loro attraversano la
crisi dell’adolescenza, dove trasgredire
vuol dire mangiare, nascondendo – ad
esempio – il cibo nell’armadio, qualsiasi
cibo. Per creare un clima il più possibile
positivo credo sia molto importante
fare una precisazione terminologica: il
bambino ha il diabete, non è diabetico.
Avere ed essere sono due cose molto
diverse, soprattutto per chi ha una
malattia.
Se un ragazzo ha il diabete dall’esterno
non vedi niente. Si fa difficoltà a capire
le esigenze di questi giovani, a capire che
fanno le cose come gli altri, ma in alcuni
momenti non è possibile; anche i genitori
spesso sono spaventati e bloccati dal “per
sempre”. Quasi subito, in età scolare, i
ragazzi imparano a fare il test e ad essere
legati ad orari e a regole, ma è comunque
importante la decisione di rendere
visibile la malattia. Anche nella scelta di
uno strumento medico piuttosto che di
un altro c’è il problema della visibilità
all’esterno: alcuni strumenti, infatti,
ti permettono di essere più libero, ma
mostrano visivamente il problema. Per
chi ha il diabete trasgredire può voler
dire fare una puntura in più per mangiare
il pandoro, oppure dimenticarsi di farla.
C’è poi l’aspetto psicologico del rapporto
con gli altri (che può condizionare
addirittura i valori della glicemia):
confidarsi dà sicurezza, ma all’inizio
mette in profonda crisi.
Importante la socializzazione
La scuola dovrebbe favorire l’integrazione,
la socializzazione. I bambini col diabete
ti sconvolgono la vita (basti pensare
alla necessità del test), poi convivi e ti
abitui, ma ci vuole tempo. Una proposta
potrebbe essere affidare il ragazzino
con il diabete a chi ha già avuto
esperienza di questo. Anche alle scuole
superiori l’informazione va passata
immediatamente: non si può aspettare il
primo consiglio di classe: basterebbe una
lettera messa nel registro, oppure una
comunicazione agli insegnanti. A casa ne
abbiamo parlato molto, ma tanti ragazzi
non lo fanno, perché non si vogliono far
vedere diversi.
È una tortura non potere bere il succo di
frutta, se non quando è ora, inoltre per
chi ha il diabete è difficoltoso andare in
tanti posti, come in colonia o al mare. In
generale noto una grande carenza: poca
partecipazione e tanta ignoranza, anche
da parte dei medici. Sarebbe importante
anche un loro aggiornamento! Nel nostro
paese c’è un gruppo di mamme che si
ritrova: siamo “amiche di avventura”,
seguiamo congressi in giro per l’Italia,
approfondiamo il tema del diabete... ma
si ride anche!
Marcella Scalfi
insegnante e mamma
di un ragazzo col diabete
N° 3 - marzo 2006
Famiglie sempre più coinvolte
il medico
Diabete giovanile
Dieci anni d’aiuto con l’Associazione
Il diabete è una malattia cronica che richiede la cura con insulina (iniezioni
quotidiane) e continue determinazioni della glicemia. Le famiglie devono
ricevere adeguata informazione, educazione alla malattia e sostegno psicologico
per affrontare con capacità la cura della malattia e riuscire a gestire da soli i
propri figli. L’aiuto psicologico serve a trovare in se stessi la forza di reagire
al diabete che determina importanti cambiamenti nella vita di ogni giorno e
difficoltà a vivere normalmente. Il ruolo dell’Associazione è fondamentale per
dimostrare che è possibile vivere quasi normalmente anche in compagnia del
diabete.
La provincia di Trento oltre la
media nazionale
A giugno 2005 l’Azienda Provinciale per
i Servizi Sanitari ha pubblicato il volume
“L’andamento del diabete mellitio di tipo
1 [cioè insulinodipendente] in Provincia
di Trento”, organizzando per l’occasione
un convegno sul tema. La provincia
di Trento si presenta con una media
medio-alta 15-18/100.000 rispetto
alla media nazionale 10/100.000.
L’incidenza è minore al sud e maggiore
al nord; questo andamento si verifica
anche in Europa dove il maggior numero
di casi 40/100.000 abitanti si trova
in Finlandia: lo stesso numero anche
in Sardegna, tra le regioni del mondo
più colpite dal diabete. Alla base di
questa distribuzione vi sono fattori
genetici sui quali possono intervenire
anche fattori ambientali. In questi
ultimi anni si ha l’impressione di un
progressivo aumento dei casi di diabete
soprattutto nella prima infanzia anche
in provincia di Trento. A complicare
la situazione vi sono poi patologie
associate al diabete come la celiachia
e una certa patologia tiroidea; vi sono
anche famiglie con 2 fratelli diabetici.
La situazione del Trentino è, dunque,
ancora da approfondire sotto diversi
aspetti, anche per questo si è reso
necessario affrontare l’argomento in un
ulteriore convegno, tenutosi a Trento il
18 gennaio 2006.
Conoscere, prevenire, aiutare
L’Associazione Diabete Giovanile onlus
della Provincia Autonoma di Trento
si pone come obiettivi statutari:
sostenere le famiglie ad affrontare la
cura del diabete; favorire la conoscenza
del diabete giovanile al fine di facilitare
la diagnosi precoce, la cura efficace e
N° 3 - marzo 2006
la prevenzione delle complicanze;
favorire l’inserimento del bambino nella
scuola e del l’adolescente nel mondo
del lavoro; organizzare campi-scuola
educativo-terapeutici;
combattere
la discriminazione e il pregiudizio;
aiutare-informare le famiglie su
aspetti legislativi di tutela. La sede
dell’Associazione è a Trento, ma
l’attività (iniziata nel 1995 grazie a 7
genitori, soci fondatori) è proiettata
su tutta la Provincia, in collaborazione
con altre Associazioni dei pazienti
con diabete a livello nazionale nel
coordinamento Agd Italia. Gli associati
sono più di 160, la maggior parte
minorenni, e vengono coinvolte anche
le loro famiglie. Queste le modalità di
coinvolgimento: accoglienza e sostegno
psicologico all’esordio della malattia;
informazione-aggiornamento scientifico
mediante incontri con esperti; contatto
personale,epistolare e con giornalino.
Per i ragazzi incontri
e campi – scuola
Le attività svolte nell’arco del
2005 hanno spaziato da incontri
di aggiornamento scientifico per
medici, infermieri e genitori su temi
di importanza pratica (dieta, terapia
insulinica,
complicanze,
nuove
prospettive terapeutiche), a incontri di
educazione alla malattia guidati da una
psicopedagogista (due gruppi a Trento
e uno a Cavalese); dalle riunioni con
altre Associazioni regionali su temi di
rilevanza nazionale all’organizzazione
di 2 campi scuola estivi a Cesenatico.
Al Campo “piccoli con genitore “ hanno
partecipato 22 bambini, al Campo
“ragazzi” 35 ragazzi tra 9 e 17 anni,
provenienti da tutta la provincia, oltre
naturalmente ad animatori, operatori,
personale medico...
In Provincia di Trento sono sempre stati
considerati necessari e qualificanti per
insegnare il metodo dell’autocontrollo
e migliorare la cura del diabete. Il
ruolo organizzativo dell’Associazione è
centrale. È aumentato progressivamente
il numero dei partecipanti che ne
possono beneficiare, coinvolgendo
in questi ultimi due anni quasi 50
famiglie n 115 prevede l’organizzazione
di corsi di educazione all’autogestione
della malattia e demanda l’attività
di organizzazione di Campus estivi
e invernali al Centro diabetologico
pediatrico. I campi scuola, così come
vengono realizzati, rispondono alle
Linee Guida per l’organizzazione
di Soggiorni educativo-terapeutici
elaborate dalla SIEDP, Società Italiana
di Endocrinologia e Diabetologia
Pediatrica.
Fondamentale insegnare l’autocontrollo
Nell’ambito della cura del diabete
insulinodipendente è di fondamentale
importanza
l’insegnamento
del
metodo dell’autocontrollo ai ragazzi
diabetici il più precocemente possibile.
Il campo scuola è una situazione ideale
per l’apprendimento dell’autogestione
del diabete: il bambino/ ragazzo vive
insieme ad altri coetanei con gli stessi
problemi, impara la gestione della
malattia durante tutta la giornata,
riceve informazioni scientifiche sulla
malattia e insegnamenti pratici su come
eseguire le iniezioni e come variare
il dosaggio dell’insulina a seconda
del tipo di attività previsto durante il
giorno. La riuscita dei campi scuola è da
attribuire alla collaborazione esistente
tra Associazione e Centro diabetologico,
supportati dall’Azienda Sanitaria e in
parte dalla Provincia e soprattutto alla
professionalità e disponibilità umana di
tutti gli operatori. Il successo di queste
iniziative porta ad un arricchimento di
tutti i partecipanti.
Giorgio Cesari
Presidente dell’Associazione Diabete
Giovanile PAT
Per informazioni
Associazione Diabete Giovanile del
Trentino – PAT
Via Veneto, 24 – Trento
Tel. 0461-921472 / 930464; fax
0461-903224; email [email protected]
Sito nazionale: www.agditalia.it
www.diabete.net
19
didascalie
�������
Pubblicazioni
Per saperne di più
L’Associazione Diabete Giovanile del
Trentino pubblica un periodico informativo
dal titolo L’Esordio, in cui trovano spazio
consigli di specialisti, appuntamenti,
racconti di esperienze, posta, ricette,
informazioni, giochi.
Approfondimenti sul diabete sono inoltre
possibili consultando agili libretti
pubblicati da case farmaceutiche. Due
di essi hanno a che fare con la scuola.
Diabete e scuola, di Stefano Tumini
(editrice Kurtis), pubblicato col contributo
di “Lifescan – Johnson&Johnson
company”, non solo spiega cos’è il
diabete giovanile e come si cura, ma
presenta alcune situazioni quotidiane a
scuola, dall’educazione fisica alla mensa,
dai compiti in classe alle feste, dalle gite
agli orari; nelle sue colorate 50 pagine ha
inoltre una Scheda personale del bambino
col diabete e delle Tabelle degli equivalenti
per gli zuccheri. Il secondo libretto, “La
bella, la bestia e la sfiga di Mara, “a cura
della Paola”, stampato col contributo
della Roche Diagnostics, è realizzato
dall’Associazione Diabete Giovanile del
Trentino, grazie alla seconda classe non
sperimentale (a.s. 2002/03) dell’Istituto
d’Arte “Soraperra” di Pozza di Fassa. La
Paola in questione è la psicopedagogista
Paola Marchionne, autrice della breve
introduzione al libretto, Mara invece è
una ragazza – allora quindicenne – che
racconta sensazioni, paure, esperienze di
chi scopre il diabete e cerca di imparare a
convivere con esso e a stare bene con le
persone accanto a se. Sempre tra i libretti
della Roche Diagnostics segnaliamo
Giorno dopo giorno. Conoscere il
diabete, strutturato in quattro capitoli:
Che cos’è il diabete, che approfondisce
diagnosi e cause di questa malattia;
l’autocontrollo, sull’importanza del
team e del sentirsi sicuri; Gli strumenti;
Glossario e appendice, con la definizione
di alcuni termini legati al diabete e
alcuni riferimenti di pubblicazioni, siti
internet, associazioni. Tra quelli della
BD Consumer Healthcare ci sono: Vivere
con il diabete, che spiega i tipi diversi di
questa malattia fornendo alcuni consigli
pratici; Diabete e viaggi, per scegliere
mezzi di trasporto, destinazioni, diete
e attività nel modo migliore; Diabete
e corpo umano. L’Esercizio fisico, con
consigli sugli sport praticabili; 10
domande sulla lipodistrofia, cioè la
“formazione e/o distruzione di tessuto
adiposo nelle aree del corpo in cui viene
iniettata l’insulina”; Ipoglicemia. Come
trattarla e prevenirla.
didascalie
������� 20
N° 3 - marzo 2006
�������
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DALLE SCUOLE
Cara musica...
Istituto Comprensivo
“Trento 7”
Avventura musicale tra Gardolo e Rimini
“Cara Musica, quella del concerto di ieri è stata una giornata magnifica. Ci siamo
proprio divertiti. Ero molto agitata e mi tremavano le mani. Ma non appena le ho
appoggiate su quel paradiso bianco e nero, mi sono accorta che mi sussurrava
qualcosa, mi diceva: ‘Stai tranquilla! Tu sei brava!’. E come se fosse un mio caro
amico, ho sentito un abbraccio al cuore da parte di quel pianoforte, sentivo che
lui era lì seduto vicino a me come fosse una persona. E mentre lasciavo scorrere
le mie dita su di lui provavo una dolce sensazione”. Questa simpatica solidarietà
tra una ragazza e il suo strumento ci è descritta in una delle lettere che gli
studenti del Corso ad Indirizzo Musicale dell’Istituto Comprensivo “Trento 7”
scrivono alla musica per esprimere con le parole le loro emozioni. Il rapporto
tra suoni, emozioni e parole è al centro dell’esperienza che da tre anni a questa
parte è stata avviata a Gardolo.
Elementari e medie: accordarsi è
possibile
Il corso ad indirizzo musicale intende
offrire la possibilità ai ragazzi di scuola
media, ma anche ai più piccoli della
scuola elementare, di cantare, suonare
e studiare uno strumento musicale
in orario scolastico, con i possibili
intrecci di percorsi pluridisciplinari
che questa occasione può offrire.
Il progetto trae i suoi presupposti
pedagogici e metodologici dalle
disposizioni relative ai Corsi a Indirizzo
Musicale previsti dalla L. 124 del 3
maggio 1999 e applicati in provincia
di Trento, attualmente, ma solo
limitatamente alla scuola media, presso
la scuola “Bresadola” dell’Istituto
Comprensivo “Trento 5”.
Gardolo: medie “S. Pedrolli” ed
elementari “S. Anna”
Meano: elementari “De Carli”
Vigo Meano: Elementari “I. Calvino”
Il progetto di Gardolo si rivolge
invece non solo al triennio di scuola
media, ma, all’interno dell’Istituto
Comprensivo “Trento7”, anche alle
scuole elementari “Sant’Anna”, “De
Carli” di Meano e “Italo Calvino” di
Vigo Meano (al primo ciclo, per quanto
riguarda il supporto alle insegnanti
per l’educazione musicale di base e
al secondo ciclo per quanto riguarda
lo strumento musicale e l’educazione
corale). Per la realizzazione del
progetto sono stati valorizzati i
docenti di Musica presenti nella scuola
(risorse interne) e sono stati coinvolti
altri docenti attraverso il ricorso
al Fondo Qualità (risorse esterne).
Nell’anno scolastico 2003-2004 è stato
elaborato un Progetto Musica Integrato
con il nuovo Piano dell’Offerta Formativa
alla luce della riformulazione del tempo
scuola e dell’introduzione di attività
facoltative che hanno preso il via nel
N° 3 - marzo 2006
corrente anno scolastico. Tra le idee di
fondo del progetto vi è anche quella
di considerare la Musica come uno
degli elementi forti di continuità tra
scuola elementare e scuola media: gli
alunni possono studiare uno strumento
musicale per 4-5 anni all’interno del
curricolo scolastico e inoltre bambini
e ragazzi di diverse età, si trovano in
particolari momenti dell’anno a cantare
e a suonare insieme.
Scuola elementare:. Approccio
multisensoriale
Nella
Scuola
elementare
il
potenziamento della Musica all’interno
del curriculum permette di sperimentare
e valorizzare l’aspetto culturale e
formativo della disciplina inserito in
un contesto più ampio di fruizione,
sviluppo e conoscenza dei linguaggi
comunicativi. Le attività musicali sono
svolte favorendo il piacere, lo stupore
e l’espressione di sentimenti, con
particolare attenzione all’approccio
multisensoriale e allo stimolo di curiosità
attraverso esperienze ludiche, corali
e strumentali. In tre plessi di scuola
elementare dell’ Istituto il progetto
coinvolge tutte le classi, trattandosi
di plessi piccoli. Nella prima e nella
seconda classe si attivano laboratori di
esperienze musicali globali, attraverso
la voce, l’ uso di strumenti didattici
e il movimento in progetti legati
alla formazione di tutti gli ambiti
educativi con la collaborazione e
presenza di un’ insegnante interna con
formazione musicale, e con il supporto
di insegnanti esterni. Tali progetti si
svolgono lungo tutto il corso dell’anno,
con la presenza dell’esperto a settimane
alterne durante il corso dell’anno. Nella
terza classe si sperimenta l’esperienza
corale con l’insegnante esterna esperta
di vocalità che affianca le insegnanti
di classe un’ora ogni quindici giorni
per tutto l’anno scolastico. Nella
quarta e quinta classe si sperimenta
una propedeutica strumentale che
permette di avvicinarsi allo studio di
uno strumento per un intero anno,
a gruppetti di 3-4 bambini, e, se
vi è il desiderio, di proseguire o di
sperimentare un secondo strumento
nell’anno successivo. Tale propedeutica
ha il fine di orientare gli alunni verso
una scelta maggiormente consapevole
in prima media. Gli strumenti proposti
sono attualmente sei: pianoforte,
chitarra, flauto dolce, flauto traverso,
clarinetto, violino. Gli alunni che
non sono interessati alla pratica
strumentale proseguono l’esperienza
di coro o svolgono attività musicali di
base con gli insegnanti di classe.
Scuola media: musica
per l’integrazione
Nel progetto formativo della Scuola
Media si dà spazio all’insegnamento
personalizzato per favorire l’autostima,
le
potenzialità
individuali
e
l’integrazione di persone in difficoltà
o di diverse culture. Gli insegnamenti
strumentali attualmente disponibili
sono cinque: chitarra, flauto traverso,
pianoforte, violino, violoncello e nel
prossimo anno scolastico si avvierà il
corso di clarinetto. I programmi svolti
dai docenti vengono elaborati sia
secondo finalità di approfondimento
culturale, sia con il fine specifico della
preparazione in campo strumentale e
vocale, e si rifanno ai programmi del
D.M. del 6 agosto 2000 e ai programmi
dei corsi inferiori di Conservatorio. Gli
alunni del corso a Indirizzo Musicale
svolgono le lezioni di Strumento,
Educazione corale, Teoria e Lettura della
musica e Musica d’insieme, all’interno
del curricolo opzionale obbligatorio,
con possibilità di integrazione nel
curricolo facoltativo in seconda e in
terza media. Ciascun alunno, oltre alle
due lezioni di Musica settimanali in
orario antimeridiano (con un programma
diverso rispetto agli altri corsi,
maggiormente centrato sull’educazione
corale e sullo sviluppo di capacità di
ascolto e di produzione ritmica), svolge:
una lezione di strumento a coppie;
una lezione di strumento collettiva in
gruppetti variabili (quattro-sei alunni
in prima media, meno in seconda e in
terza); una lezione di teoria e lettura
della musica a gruppi di 8 alunni.
Nella preparazione dei momenti
pubblici (concerto di Natale, concerto
di primavera, concerto di fine anno),
la co-presenza di insegnanti di
strumento e di Musica favorisce le
esperienze di musica d’insieme e la
collaborazione degli insegnanti di
Lettere consente la realizzazione di
progetti interdisciplinari.
L’articolazione dello schema orario
settimanale e il progetto nei suoi
dettagli può essere richiesto alla scuola
media “Pedrolli”.
didascalie
21 �������
Gli studenti
Rimini 1300 studenti del mondo
I ragazzi delle classi seconda e terza C raccontano
Nell’ambito delle proposte del Corso Musicale a Gardolo grande soddisfazione ha
ottenuto la partecipazione allo Scuola Musica Festival, quattro giornate di musica
“fatta “ dai ragazzi di scuole medie e superiori di tutte le regioni italiane con
rappresentanze estere, manifestazione organizzata da varie associazioni musicali
nazionali, tra le quali la SIEM, e patrocinata dal MIUR. Il percorso didattico è
cominciato a novembre 2004, con lo studio di musiche a carattere multiculturale
(tema proposto dal Ministero), a febbraio vi è stata la selezione delle scuole
ammesse alle giornate finali e l’invio del pezzo d’obbligo da suonare al Concerto
di Rimini ad aprile 2005. Per selezionare le scuole ammesse alle giornate finali è
stato richiesto un CD inciso a scuola con musiche interetniche suonate e cantate
dai ragazzi, un video che riprendeva i momenti più significativi della prima
fase del percorso e un articolato progetto didattico che i nostri ragazzi hanno
intitolato “Accordarsi è possibile”. E quindi, dopo mesi di attesa, festeggiato
il risultato positivo, sono iniziate le prove del brano d’obbligo “Omaggio ai
Beatles” per la serata del Concertone e delle musiche per l’esibizione delle
singole scuole. Nelle parole dei ragazzi tante emozioni e grande soddisfazione.
LE TESTIMONIANZE
Cara musica,
....quando penso a te i miei occhi
brillano e le mie labbra si tendono
al sorriso. Quando canto il ritmo mi
coinvolge dalla testa ai piedi,come se
un raggio di sole colorato entra dalla
bocca e percorre tutto il mio corpo per
poi arrivare ai piedi e uscire.
Greta
L’esperienza “scuola musica festival “
di Rimini mi è servita a farmi capire
quanto è bello conoscere la musica e
poterla suonare con tanti altri ragazzi
della mia età... Essere stati scelti per
partecipare ad un concerto nazionale
è una vittoria sia come scuola sia da
parte di ogni alunno.
Valentina
Il concertone di 1300 ragazzi è
stato un successone e questo è tutto
merito nostro, dei nostri insegnanti
ma particolarmente Tuo, cara musica!
Quando penso a te in una frazione di
secondo mi passano per la mente tutte
le vicende più belle passate insieme
te: le risate e gli errori nelle prove, i
concerti assieme ai miei compagni...
senza di te penso che ...non lo so, la
vita non sarebbe così allegra!
...a Rimini ho scoperto che sei una
compagna eccezionale per molte
persone. Ad esempio con il tuo potere
hai fatto venire fino a qui i ragazzi
della Colombia.
Yuri
...vorrei dirti un grosso grazie per
tutte le emozioni che mi fai vivere....
non solo quando suono da sola nella
mia camera, ma per il contatto che si
ha con gente durante i concerti, per
gli amici che conosco grazie a te!!!
ScoprendoTi mi sono conosciuta più a
fondo, ho iniziato a tirar fuori tutte le
emozioni...
...A Rimini ero molto agitata
soprattutto quando abbiamo cantato
Somebody, perché in quella canzone
dovevo fare la solista...ma quando
abbiamo cominciato a cantare tutti
insieme mi sono rallegrata e quando
toccava a me ...ho stretto forte la mano
alle mie compagne e...ho buttato fuori
tutto quello che avevo dentro..
....mi sembrava...di scivolare leggera
sulle note del tuo pentagramma, di fare
i giri della morte sul ricciolo della tua
chiave di FA, di pattinare sui simboli
della dinamica e di nuotare dentro la
testa della nota musicale ora piena
e ora vuota... senza musica è come
vivere in un buco scuro ...
Chicca
...ti ho scoperto a poco a poco,un
passo alla volta... e adesso devo
ammettere che suonare e cantare è un
divertimento, non solo studio. Anche a
Rimini al Musica Festival ho imparato
molto soprattutto che è importante
ascoltare gli altri per poi suonare
insieme...
Marty
22
Stefania
...Tu riesci a trasmettere tutto:
amore, allegria, tristezza, solitudine,
timidezza, paura, noia. Suonare uno
strumento, poi, è impegnativo, bisogna
fare sacrifici che però si ricambiano
con una grande soddisfazione di essere
riusciti ad avere il meglio. Ovviamente
ne devi essere convinto ed essere
coinvolto da tutta la musica come
essere trasportato con la mente in un
pensiero o in un sogno.
Eliana
Alessia
didascalie
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...a Rimini ho scoperto che sei ancora
più bella suonata da 1300 ragazzi
contemporaneamente. Ancora non
capisco come così tanta gente sia
riuscita a suonare e cantare una pezzo
lungo e difficile...eravamo diretti da
un bravo maestro. Sembra una cosa
impossibile ma forse è la tua forza...
la forza della musica!!! Se io fossi in
te sarei contentissima di riuscire a far
sognare le persone, tirarle su di morale,
perfino farle innamorare. Perché tu sei
così, romantica, sognante, ma anche
scottante, entusiasmante e divertente.
Jasmine
Vanessa
So che potrò contare su di te se per
caso mi ritroverò tra la spazzatura
Nicolas
...la rifarei subito, auguro felicemente
alle prossime classi musicali della
nostra scuola di passare il concorso e
di impegnarsi al massimo par arrivare
a Rimini!
Luca S.
N° 3 - marzo 2006
I genitori
Incredibile Festival
Momenti emozionanti per chi ha partecipato
La partecipazione delle classi ad indirizzo musicale 3C e 2C alla manifestazione
Scuola Musica festival è stata una straordinaria esperienza per i ragazzi e nel
contempo una forte emozione per i genitori al seguito e (ne sono convinto) per
gli insegnanti che l’ hanno resa possibile.
L’esibizione delle singole scuole ed il favoloso concertone finale delle scuole
tutte assieme, si è tenuto nel fine settimana dal 22 al 25 aprile nell’ambito della
fiera DISMA Musica degli strumenti e delle attività musicali che si tiene ogni
anno a Rimini, città nella quale sono nato ed ho abitato fino a tre anni fa.
Scuole bravissime nella nuova
fiera
La nuova fiera, recentissima, è molto
ampia e moderna con tanto di stazione
del treno da farla sembrare parte di
Gardaland... un’ idea valida pure per
Trento. La Fiera è stata ovviamente il
nostro punto di riferimento nei due
giorni successivi, il sabato mattino
abbiamo assistito all’arrivo festoso delle
varie comitive da tutta Italia... Ogni
padiglione della fiera è molto grande
tanto da permettere ad una scuola di
esibirsi mentre un’altra si prepara. Le
varie esibizioni sono tutte estremamente
gradevoli. Le scuole sono introdotte
da una brava presentatrice: Deborah.
Veniamo a sapere dagli insegnanti che
i nostri ragazzi si esibiranno nel pieno
pomeriggio verso le 15.00 ma non ci
sono problemi perché seguiamo quasi
tutte le esibizioni degli altri divertendoci
molto: i repertori spaziano dalla musica
classica, ai cori, alla musica rock, a
quella folcloristica. Tutti molto bravi.
Lunghi applausi per i giovani
musicisti
I nostri sono straordinari esibendosi in un
repertorio ben conosciuto da loro: “Epo”
(Isole Haway), “Bisho ‘n Tongo” (Africa)
e lo spiritual “Somebody’ s Knocking at
your door”. I genitori presenti, anche
quelli di altre scuole, applaudono a
lungo.
La domenica i ragazzi raggiungono presto
la Fiera per prepararsi tutti insieme
diretti dal Maestro Paolo De Lorenzo.
È un lavoro colossale: un’ orchestra di
1300 elementi che deve prepararsi in un
giorno.Il Concertone finale è talmente
bello da essere incredibile: una marea
di ragazzi e ragazze ciascuno con il suo
strumento. Oltre all’impatto di 1300
personcine concentrate non è frequente
trovare una orchestra che ai violini, ai
flauti, agli ottoni, affianca percussioni
e chitarre elettriche con altri strumenti
tipici della musica leggera e del folk.
N° 3 - marzo 2006
Al Concerto finale artisti di ieri
e di oggi
Il Concerto è infatti preceduto da un
video trasmesso sul grande schermo
nel quale il grande Paul Mc Cartney si
complimenta per l’evento straordinario
e promette di comporre un pezzo per
il concerto del prossimo anno. Sempre
sul video appaiono i Beatles degli anni
sessanta mentre suonano “Yesterday”
... poi i ragazzi di Liverpool sfumano e
continuano i nostri 1300 che proseguono
con una bella collezione delle musiche
dei Beatles: “Day tripper” (attacco
stupendo), “micelle”, “Hey Jude”, “Yellow
Submarine” ... arrangiate per l’occasione
dal compositore Javier Perez-Forte.
I ragazzi sono condotti oltre che dal
maestro De Lorenzo, anche dai singoli
insegnanti che si separano tra i vari
strumenti. Vediamo bene chitarristi e
pianisti, mentre i violinisti sono un po
nascosti rispetto al mio punto di vista.
Alla fine applausi a scrosci e richieste
di bis che i 1300 ed il chitarrista
della P.F.M. Franco Mussida che suona
con loro, devono concedere. E non
finisce qui: la serata prosegue sempre
presentata dalla bella Maria Teresa Ruta.
Arriva Mingardi dirompente come al solito
e canta due sue canzoni accompagnato
dai 1300. Infine arriva quel matto di DJ
Francesco, che pure cerca di cantare due
sue canzoni ma viene assalito da una
moltitudine di furie scatenate in cerca
di autografi.
un padiglione dedicato alla liuteria,
ascoltato un suonatore di fisarmonica
e sgraffignato una moltitudine di quelle
penne che davano gratis. Finalmente è
arrivato il nostro turno, abbiamo suonato:
“EPO”,”BISHO N’TONGO” e “SOMEBODY IS
KNOCKING AT YOUR DOOR”. Il padiglione
è così grande che ti fa girare la testa.
È stato bello esibirsi in un posto del
genere...ma la conduttrice non era
troppo simpatica. La sera abbiamo
fatto una “ROMANTICA” passeggiata nei
viali intorno all’ ”hotel”. Qualche mio
compagno e qualche prof ha ceduto
alla tentazione di crepes al cioccolato,
mentre altri si sono comprati dei gelatoni
da guiness. Mentre passeggiavamo si
chiacchierava con allegria e si sparavano
molte cavolate. Ora devo chiudere, se no
la prof mi sistema... tua Val
24 aprile Caro diario,
sono riuscita a dormire anche con la
puzza del deodorante e con l’ eccitazione
dell’ imminente concerto. Oggi ho
provato per la prima volta l’emozione
di suonare con 1286 ragazzi. Non ci
crederai, ma mi sentivo a mio agio
fra tutti quei musicisti, mi è quasi
dispiaciuto andarmene (tralasciamo il
problema con la bimba colombiana che
con la sua codina continuava a far cadere
lo spartito...). Il direttore d’orchestra è
eccezionale. Ha molto carisma e poi sai
che fatica dirigere tutti questi ragazzi
che non si conoscono neanche? Ecco,
ora si cena.
DOPO: Sai,diario, dovrei essere stanca,
forse esausta. Ma non è così. Il
concertone, l’omaggio ai Beatles, è stato
colossale, fantastico, me lo sono goduta
fin da quando la Maria Teresa Ruta ha
cominciato a presentarlo. Se potessi,
incollerei su queste pagine quelle note,
quei brani...va beh, ora bisogna dormire.
Sai com’è,
1 bis, balli e canti con Mingardi, quel
simpaticone di DJ Francesco...e domani
dobbiamo ripartire per Tridentum.
baci, tua Val
servizio a cura di Elvia Tarter
e Maria Videsott
Insegnanti I.C. “Trento 7” – scuole
medie “Pedrolli” – Gardolo
papà di Valentina
Caro diario,caro block...
I pensieri di Valentina
23 aprile Caro block,
oggi abbiamo fatto la nostra esibizione
al padiglione A1. La mattina abbiamo
ascoltato le altre scuole, poi abbiamo
pranzato con panini vicino a una grande
fontana. Il pomeriggio, in attesa del
nostro turno, abbiamo gironzolato per i
padiglioni della Fiera, comprando gelati,
pelouche, cartoline, abbiamo visitato
23
didascalie
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E “LA ROSA
ISTITUTO ISTRUZION
BIANCA” CAVALESE
Con don Ciotti
Terza Css i 5 giorni col Gruppo Abele
Si è svolto dal 20 al 25 marzo 2006 a Torino presso
la sede del gruppo Abele fondato da don Luigi Ciotti,
uno stage formativo che ha visto protagonista la classe
3 Css dell’Istituto di Istruzione di Cavalese “La Rosa
Bianca – Weisse Rose”, dell’Indirizzo delle Scienze
Sociali. L’iniziativa, che prevede per gli anni futuri una
collaborazione continua sui temi della centralità della
persona, della prevenzione e della cura del disagio, oltre
che della partecipazione ai diritti e alla cittadinanza
consapevole, rientra in una collaborazione avviata
dall’Istituto in modo particolare per l’Indirizzo delle
Scienze Sociali, ma che non esclude la possibilità di
partecipazione ad iniziative e/o percorsi didattici ad altri
indirizzi.
Studentesse in gioco
Questa iniziativa in modo specifico era mirata
all’approfondimento dei temi centrali del metodo di lavoro
che da oltre quarant’anni contraddistingua il Gruppo Abele.
Alla base di ciò fondamentali sono stati gli incontri con gli
operatori che quotidianamente si occupano di sociale nelle
varie comunità e realtà gestite sul territorio dell’associazione,
che si contraddistingue ed è riconosciuta a livello nazionale
come una delle più significative. Gli incontri si sono svolti
per l’intero arco della giornata presso la sede dell’Università
della Strada e della Fabbrica delle “e”, con la visita alla
redazione di Narcomafie e Macramé e ai laboratori, con la
regia attenta e competente del vice presidente del Gruppo
Abele, Michele Gagliardo e di Kristian Caiazzo responsabile
del piano giovani, che sono riusciti ad interessare, motivare e
mettere in gioco attivamente le 21 studentesse dalla classe.
Mafia e memoria
Gli argomenti centrali sono stati: partecipazione, legalità,
lotta contro la mafia (piccole o grandi, anche laddove
queste non hanno radici, ma solo ramificazioni), sviluppo
economico nel rispetto del diritto e della legalità, centralità
della persona, temi legati al disagio minorile (come carcere
e tossicodipendenze). La XI giornata della memoria e
dell’impegno in ricordo delle vittime della Mafia. Filo
conduttore della giornata di lavoro è stata una forte riflessione
sul tema delle mafie, che dove sono presenti tolgono legalità,
risorse e dignità a chi le subisce. In quest’ottica si colloca la
partecipazione alla XI giornata della memoria e dell’impegno
in ricordo delle vittime della Mafia che si è svolta a Torino
il 21 marzo 2006. Nella cornice di un corteo che contava
40/50.000 persone, quasi tutti giovanissimi, la classe con
trasporto e commozione ha potuto vivere dal di dentro
questo importante segnale che la società civile ha voluto
lanciare alla presenza dei parenti delle vittime di mafia,
mentre dal palco per tutto il tempo venivano letti i nomi dei
morti innocenti.
Testimonianze dal corteo
Tra la gente che ha sfilato c’era anche la vedova Fortugno,
raggiunta poche ore prima dalla notizia dell’arresto dei killer
del marito. È stata una grande opportunità per le nostre
ragazze e anche per noi insegnanti di poter camminare fianco
a fianco con studenti provenienti dai quartieri di Palermo,
Locri, Corleone e Lentini. Gli stessi ragazzi che hanno
inventato lo straordinario slogan della giornata di cui sono
stati anche protagonisti: “Non li avete uccisi, le loro idee
camminano sulle nostre gambe”. La marcia opportunamente
preparata la sera precedente da un operatore del gruppo, si
è conclusa con le testimonianze dal palco della centralissima
piazza San Carlo dei parenti delle vittime, moltissimi
venuti dal Sud d’Italia per l’occasione; prendono la parola
la vedova Fortugno, Nando Dalla Chiesa, don Luigi Ciotti,
Rita Borsellino, suscitando la commozione dei presenti con il
coraggio delle loro testimonianze.
Don Ciotti e Piero Grasso
Nel pomeriggio si conclude questo straordinario giorno
qualunque, con la partecipazione al convegno: “Sviluppo
economico, nel rispetto dell’educazione alla legalità”, dove
prende la parola don Luigi Ciotti, che ancora una volta dà
prova del suo straordinario carisma e della sua voglia di farsi
capire e le studentesse rimangono colpite dal suo personaggio.
Piero Grasso, procuratore di Palermo, ricorda come l’arresto
dei presunti killer sia un grande passo, ma ancora molto
rimane da fare perché il nostro Paese chiede molto di più e
rivolge un colorato appello ai giovani in particolare a quelli
didascalie
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24
N° 3 - marzo 2006
venuti dal Sud a raccontare la loro esperienza, come Mario,
uno dei promotori del movimento “No al Pizzo” del quartiere
Brancaccio di Palermo.
Il dono del piccolo Giuseppe, ucciso dalla mafia
Il Gesto dal giornale “Avvenire” del 26/03/06. La mamma del
piccolo Giuseppe di Matteo dona a don Ciotti lo strumento
musicale del figlio ucciso dalla mafia, perché figlio di un
pentito: lo strumento è una diatonica, una tastiera a fiato.
“L’ultima volta che l’ho visto – racconta- stava suonando il suo
strumento per prepararsi alla lezione a scuola. Poi mi ha detto
‘Ciao mamma’. Non l’ho più rivisto” Era il 23 novembre 1993:
il piccolo Giuseppe venne fatto rapire da Giovanni Brusca per
vendicarsi del pentimento del padre Santino; dopo più di due
anni di patimenti nel gennaio 1996, ormai ridotto a pelle e
ossa, venne strangolato e il suo corpo sciolto nell’acido. “Un
giorno – ricorda don Ciotti – al termine della cerimonia al
cimitero nella ricorrenza della strage del giudice Borsellino e
della sua scorta, mi si avvicinò una donna che era rimasta in
disparte tutto il tempo. Era la mamma di Giuseppe”.
Per i giovani, un’occasione per riflettere
Tanti giovani: chi la Mafia la combatte ogni giorno
perché se la trova accanto, chi la combatte educandosi
ai valori universali. Tutti insieme erano in piazza
accanto al grande muro fatto con centinaia di
mattoncini, ognuno che riporta il nome di una vittima.
Rimane molto da fare perché accanto ai giovani impegnati
(la stragrande maggioranza) alcuni hanno dimostrato
ancora una volta di non aver saputo cogliere lo spirito
dell’iniziativa, nemmeno di fronte alla commozione suscitata
dalle testimonianze dei parenti delle vittime. Con orgoglio
possiamo rilevare come le nostre studentesse abbiano invece
capito l’importanza di tale occasione e fatto spunto per un
loro personale riflessione. La serata è sta caratterizzata da
un momento di festa con il concerto di Max Gazzè e Paola
Turci che fra un brano e l’altro hanno cercato di lanciare
ai giovani un forte appello all’impegno personale per una
cittadinanza attiva.
Accoglienza, cultura, cooperazione
Lo stage si è caratterizzato dall’aver affrontato i tre filoni
storici della metodologia di lavoro dell’associazione Gruppo
Abele: l’accoglienza che comprende i servizi, l’assistenza in
comunità per persone alle prese con la tossicodipendenza,
l’impegno contro l’alcolismo, l’ospitalità ai senza fissa
dimora, agli immigrati alle persone con HIV, ai percorsi
di tutela per soggetti coinvolti nella tratta delle persone;
l’approccio culturale ai temi della strada, perché rinasca
speranza dove i diritti non sono garantiti, attività presso il
Centro Studi, denominato appunto Università della Strada;
il lavoro delle cooperative sociali attivate dal Gruppo Abele
in diversi settori produttivi e commerciali di volontariato
internazionale.
Educazione alla legalità
Per approfondire questi tre macrotemi, il Gruppo Abele
e l’associazione Libera, sempre fondata da don Ciotti,
ha organizzato la sua azione in alcuni particolari settori:
l’educazione alla legalità, il riutilizzo a fini sociali dei beni
confiscati ai mafiosi, il sostegno a realtà dove forte è la
penetrazione mafiosa, con progetti tesi a sviluppare risorse
di legalità umane, sociali, economiche presenti sul territorio,
la formazione e l’aggiornamento sul fronte antimafia. È
importante poter collaborare con chi concretamente su
occupa di questi temi da 40 anni in Italia, perché permette
agli studenti di affrontare l’educazione alla legalità e quindi
proporre valore quali: il rispetto della persona umana, il senso
della responsabilità, il confronto critico e consapevole con
la realtà, l’opposizione cosciente alla violenza, la capacità
di cooperare.
Detenuti, barboni, tossicodipendenti...
Nello specifico lo stage della settimana ha approfondito
i seguenti temi: genesi e storia dei 40 anni del Gruppo
Abele; metodologia del lavoro e punti peculiari del suo
operato; la legalità; la mafia; il carcere minorile con
testimonianze di prima mano da parte di operatori sul
campo; le tossicodipendenze . L’esemplificazione fatta dagli
operatori che quotidianamente lavorano con i detenuti del
carcere minorile “Ferrante Apporti” di Torino, in situazioni di
strada con i barboni, nei Drop-in, centri di primo aiuto per
l’assistenza dei tossicodipendenti, per la riduzione del danno
(distribuzione di siringhe sterili, un posto per ripararsi,
con bibite calde, un tetto, una doccia e la lavanderia) per i
disperati della strada. Tutto questo sono stati reali fattori di
conoscenza che vanno oltre la pur importante teoria, che a
volte però non rende la precarietà di un lavoro che comporta
un mix fra tecnica e cuore.
“Studiate, senza fermarvi alle apparenze...”
N° 3 - marzo 2006
Un fattore che realmente è stato trasmesso alle studentesse
è stato quello della motivazione al proprio lavoro, così
come la pressione e il lavoro costante che, lavorando con
gli altri, un operatore sociale deve inevitabilmente fare
su se stesso. Questo fra gli altri è stato uno dei passaggi
fondamentali, così come l’invito conclusivo del vice-direttore
didascalie
25 �������
Michele Gagliardo (di nome e di fatto) ha proposto alla
classe, quello di studiare, cercando di non fermarsi alle
apparenze, al primo giudizio, alla prima persona incontrata,
ad Internet, ma di cercare a 360° senza fermarsi al giudizio
prematuro e al preconcetto. A conclusione del percorso
l’invito rivolto ad ogni singola studentessa di esprimere un
giudizio, ma anche eventuali critiche al lavoro e al metodo.
Una bella fatica vissuta assieme
Quindi si è riscontrata da un certo lato la fatica di viaggio
d’istruzione alternativo, con otto ore dilezione al giorno,
non solo frontale, ma anche laboratoriale e concertata, ma
dall’altra parte la consapevolezza di aver toccato con mano
questioni considerate conosciute, ma di fatto sconosciute,
e soprattutto aver posto le basi per un confronto con
chi è tecnico del settore e un’idea di scuola che non si
affida solo ad interventi estemporanei, ma inseriti in un
percorso progettuale, che tiene conto di teorie, realtà e
tempi di assimilazione e maturazione degli studenti stessi.
Il lavoro svolto assieme ha inoltre visto un adattamento
flessibile delle attività da svolgere, che pur non tradendola
programmazione iniziale, ha saputo reimpostare alcune
attività attraverso una presa di coscienza del perché
è stato necessario quel cambiamento di attività.
L’alternanza delle lezioni dello stage con alcune uscite
tipiche di un viaggio d’istruzione come la visita la Museo
Egizio, alla mostra Metropolis presso la Galleria di Arte
Moderna, al Duomo di Torino e alla cappella della Sindone e
infine della basilica di Superga ha permesso uno svolgimento
ottimale anche sul piano culturale e della socializzazione
degli studenti fra loro e con gli insegnanti.
Michele Malfer,
insegnante di religione e di storia dell’arte
Fabio Dellagiacoma,
docente di storia dell’arte Istituto di Istruzione
“La Rosa Bianca” – Cavalese
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Libera
L’associazione
Libera è nata il 25 marzo del 1995, con l’intento di
coordinare e sollecitare l’impegno della società civile
contro tutte le mafie. Fino ad oggi, hanno aderito a
Libera 1000 gruppi tra nazionali e locali, oltre a singoli
sostenitori. Libera agisce per favorire la creazione di una
comunità alternativa alle mafie, certa che il ruolo della
società civile sia quello di affiancare la necessaria opera
di repressione propria dello Stato e delle forze dell’ordine,
con una offensiva di prevenzione culturale. Libera ha
organizzato la sua azione in alcuni particolari settori:
• Il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati ai mafiosi;
• L’educazione alla legalità;
• Il sostegno diretto a realtà dove è molto forte la
penetrazione mafiosa, con progetti tesi a sviluppare
risorse di legalità umane, sociali ed economiche
presenti sul territorio;
• La formazione e l’aggiornamento sul mutare del
fenomeno mafioso e sulle soluzioni di contrasto ad
esso, attraverso campi di formazione, convegni e
seminari;
• L’informazione sul fronte antimafia.
Libera è presente su tutto il territorio nazionale attraverso
sedi regionali e coordinamenti provinciali. Il presidente di
Libera è don Luigi Ciotti, già fondatore del Gruppo Abele
di Torino.
Perché aderire?
La circolare ministeriale 302 del 25.10.1993 indicava
l’educazione alla legalità quale strumento da utilizzare per
contrastare gravi situazioni di violazione dei diritti umani,
di criminalità minorile, tossicodipendente, fenomeno
mafioso. Ma perché aderire a Libera?
• L’adesione a Libera da parte dell’Istituto è un rinforzo
a quella volontà, già più volte espressa in questi anni,
di diffondere la legalità e quindi valori come:
• il rispetto della persona umana;
• il senso di responsabilità;
• il confronto critico e consapevole con la realtà di cui
si fa parte;
• l’opposizione cosciente alla violenza;
• la capacità di cooperare.
• È opportuno aderire a Libera perché l’Istituto, con
l’indirizzo delle Scienze Sociali, ha avviato una
collaborazione con il Gruppo Abele a partire dall’anno
scolastico in corso e che si svilupperà nei prossimi anni
• Aderire a Libera è una naturale conseguenza delle
azioni svolte in questi anni da parte dell’Istituto sul
fronte dei diritti umani, della condanna della pena di
morte, della prevenzione alla tossicodipendenza, della
cooperazione, dell’attenzione a chi ha più bisogno,
della peer education.
N° 3 - marzo 2006
I.S.A. “A. VITTORIA”
TRENTO
Le piante impossibili
Pannelli artistici al Policlinico di Verona
Un percorso lungo, della durata di due anni scolastici, dal 2003 al 2005; due
anni che hanno visto coinvolti diversi studenti dell’Istituto I.S.A. “Vittoria” di
Trento e che ha permesso di realizzare dei pannelli decorativi per il reparto di
Ematologia del Policlinico di Verona. Decorativi sicuramente, che permettessero,
a chi ogni giorno frequenta l’ospedale, di offrire un po’ di sollievo e colore, ma
capaci anche di lasciare un importante messaggio.
Venerdì 28 aprile 2006 presso l’Unità operativa di Ematologia di Verona c’è stata
la cerimonia di consegna, da parte degli studenti, dei prodotti realizzati.
Progetto e protagonisti
Diverse classi dell’Istituto hanno
partecipato all’importante iniziativa
di solidarietà, in particolare le classi
4E e 5D, coordinate dagli insegnanti
Caputo, Baldo, Merchiori e Paolo
Tartarotti, con il coordinamento di
Loretta Viscoso.
L’idea di realizzare una decorazione
in questo luogo di cura, è nata
dall’esperienza
che
ha
fatto
un’insegnante di discipline pittoriche,
familiare di una persona che è stata
qui ricoverata e curata.
Un sentimento misto tra la riconoscenza
e la possibilità di offrire agli occhi di
chi frequenta questi luoghi un po’
di sollievo, l’ha portata a proporre
questa idea agli studenti, ai colleghi
ed al Dirigente dell’Istituto. In un
secondo momento è stato contattato
il Prof. Giovanni Pizzolo, Direttore
dell’Unità Operativa di Ematologia con
la sua equipe di medici e infermieri,
che hanno accolto l’iniziativa con
entusiasmo.
La scheda
Progetto: “Le piante impossibili”
Luogo di destinazione: Reparto di
N° 3 - marzo 2006
Ematologia,
Ospedale
Policlinico,
Verona.
Realizzato da: Istituto d’Istruzione
delle Arti, Trento.
Classi coinvolte: 4E – 5A.
Insegnanti: Antonia Caputo, Luana Baldo, Cinzia Merchiori, Paolo Tartarotti.
Tempi di realizzazione: Anni scolastici
2003/04 e 2004/05.
Inaugurazione: 28 aprile 2006 ore
16.30
Coordina il progetto: Loretta Viscuso.
Sponsor materiali pittorici: A.I.L. Associazione Italiana contro le Leucemie,
Sezione di Verona.
Sponsor pannelli in legno: Ing. Tieni.
Studenti 5D: Casanova Stefania, Cazzanelli Annamaria, Filippi Chiara,Granero
Daiana, Gretter Alessandro, Merlini Valentina, Paris Isabella, Sega Caterina,
Zanotti Marika, Zanotti Maura.
Studenti 4E: Alaimo Joè, Bonvecchio
Francesco, Donazzolo Elisa, Fattore
Alex, Forti Jessica, Garbari Deborah,
Matino Umberto, Mottes Lara, Perotti
Sara, Tezzon Mattia, Tomasini Luca,
Costantino, Zanol Alessio.
Studentessa 3D: Costanzo Chiara.
Ex- studenti: Chincarini Matteo, Espiritu Jasmine, Mattiuzzo Lara, Michelon
Deborah, Facci Selena.
il cemento, tra due mattoni, sopra un
tetto: crescono comunque, nonostante
tutto.
Esse
rappresentano,
in
modo
assolutamente puro, con il loro ostinato
desiderio di esserci, la stessa qualità
di energia che ognuno di noi possiede,
per far fronte alle difficoltà che la vita
ci pone davanti. Con questa immagine
di forza vitale da comunicare, gli
studenti hanno iniziato il lavoro con
il disegno dal vero di alcune di queste
piante, che sono state poi trasformate
e arricchite di particolari, a diventare
un paesaggio balsamico agli occhi e al
cuore.
I pannelli, finora mai esposti,
hanno già dato dei frutti in chi li ha
pensati e dipinti, creando aperture e
disponibilità verso gli sconosciuti che
abbracceranno con i loro sguardi quelle
foglie e quei colori. Il progetto è stato
possibile anche grazie all’Associazione
italiana Leucemia (A.I.L), Sezione
di Verona, che ha fornito i materiali
pittorici.
Il tema scelto
Il percorso ha visto gli studenti
avvicinarsi alla realtà del reparto,
effettuare dei sopralluoghi, per potersi
avvicinare in modo consapevole al
delicato compito di realizzare dei
pannelli decorativi che potessero
essere in sintonia con l’ambiente. La
traccia seguita è quella delle ‘Piante
impossibili’.
Ci sono piante che crescono da sole,
senza nessuna cura, non desiderate, nei
luoghi più inospitali: in una fessura tra
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didascalie
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PERO” ROVERETO
“DON MILANI - DE
La mente del Depero
Vent’anni di idee in Mostra
“Mete> 20 anni di idee, progetti e comunicazione multimediale” – Palazzo
Trentini 24 marzo – 18 aprile 2006 –
Questo il titolo completo della Mostra a Palazzo Trentini a Trento, sede ufficiale
del Consiglio provinciale, per i 20 anni dell’Istituto d’Arte “Fortunato Depero”
di Rovereto. Un percorso, per la verità, che s’è snodato in vari momenti: prima
l’inaugurazione ufficiale della Mostra nel pomeriggio di venerdì 24 marzo, poi la
presentazione del Catalogo, mercoledì 12 aprile, sempre di pomeriggio e sempre
nella Sala Aurora di Palazzo Trentini. Nella stessa sede, vale la pena ricordarlo,
lo scorso anno c’era stata una mostra dell’Istituto d’Arte di Trento “A. Vittoria”
con opere di “ex alunni celebri” per i cinquant’anni della scuola.
Nelle presentazioni (Mostra e Catalogo) erano presenti, oltre al dirigente
scolastico Silvio Cattani ed al presidente del Consiglio d’Istituto Maurizio
Panizza, il sindaco di Rovereto, Guglielmo Valduga, il sindaco di Trento,
Alberto Pacher, l’assessore provinciale all’istruzione e alle politiche giovanili,
Tiziano Salvaterra, e la vicepresidente della giunta/assessora alla cultura,
Margherita Cogo.
La Mostra
Mete è il titolo dell’esposizione che
documenta e racconta i vent’anni di
attività dell’Istituto d’Arte “Fortunato
Depero” nel campo della comunicazione
e della ricerca artistica.
Il percorso espositivo si articola in
quattro sezioni:
marchio-immagine coordinata
illustrazione editoria
arti visive
fotografia e cinematografia
I
materiali
in
mostra
sono
testimonianza di una realtà formativa,
che si è sempre caratterizzata per una
fitta rete di rapporti con il territorio ed
una serie di collaborazioni di notevole
rilevanza. Ognuno di questi elaborati,
ideati dagli studenti, ha permesso
didascalie
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loro di confrontarsi con la realtà,
sperimentando situazioni di lavoro
esterno, non solo simulato.
In questo contesto la complessità
della società contemporanea viene
interpretata
attraverso
mezzi
comunicativi diversi ed il linguaggio
visivo, nelle sue diverse declinazioni,
diventa strumento di ricerca e
comunicazione. Il progetto formativo
dei docenti ed il lavoro degli studenti si
è dunque misurato dinamicamente con
le realtà professionali, individuando
in questa specifica metodologia lo
stimolo per la sua costante crescita
culturale e artistica.
Maurizio Giongo
Docente di tecniche grafiche e curatore
della Mostra
Il Catalogo
L’Istituto d’Arte “Fortunato Depero” si
presenta a Trento nella prestigiosa sede
di Palazzo Trentini, dopo vent’anni di
intensa e proficua attività formativa,
con l’intento di porre all’attenzione
della comunità alcuni esiti creativi dei
propri curricoli didattici.
Sulla scia di quella che è stata la
grande Scuola Reale Elisabettina, che
ha fatto nascere a Rovereto – tra la fine
dell’Ottocento e il primo Novecento
– straordinarie figure di intellettuali
e di artisti, il nostro Istituto ha
cercato di educare ad una creatività
consapevole i giovani studenti, che
oggi si confrontano positivamente nei
vari ambiti artistici e professionali.
Una mostra, questa, che pur non
potendo essere esaustiva rispetto al
lavoro svolto nell’Istituto, si presenta
come sintesi e simbolo di una più
ricca e complessa attività produttiva
che qui appunto è ncessariamente
sistematizzata.
Da questa esposizione emerge
soprattutto la passione che i nostri
docenti e gli studenti hanno saputo
infondere in un percorso di crescita
ideativa e creativa. Dunque, non
solo ricognizione ed esposizione di
elaborati e manufatti, ma segno forte
di vitalità, di intenso desiderio di
N° 3 - marzo 2006
comunicare, di sperimentazione ludica
e di consapevolezza metodologica.
Mostra-percorso attraverso quattro
ambienti: spazi concreti in cui la fase
progettuale si coniuga con quella
laboratoriale per giungere a risultati
di valenza estetica ed efficacia
comunicativa. Spazi che rappresentano
anche i campi nei quali l’Istituto d’Arte
“Depero” si è specializzato in questi
anni, partendo innanzitutto dalla
ricerca grafico-pittorica, fondamentale
per saper vedere e per sapere elaborare
criticamente
autonome
forme
espressive.
Nella prima stanza, quasi magica,
si raccolgono reperti del nostro
contemporaneo, mescolanze di sogni
e segni guardati da una serie di
ritratti che, nella loro trasparenza, si
lasciano anch’essi guardare e scoprire
alla ricerca di una nuova identità. Un
altro spazio è dedicato alla fotografia,
alla cinematografia e al video, per
dimostrare come essi siano il mezzo oggi
più libero e rigoroso per rappresentare
ed essere nella realtà contemporanea.
Immagini, fotografie e video che
denotano l’atteggiamento di curiosità
e di speculazione estetica proprie di
chi intende porsi di fronte agli eventi
con capacità di osservazione.
All’illustrazione grafica, non banale
e retorica rappresentazione di un
concetto narrativo, bensì viaggio
parallelo, fantasioso e liberatorio è
destinato un terzo spazio. Segni, colori,
collages che lasciano intravedere una
forte sensibilità poetica e una felice
sintesi tra parola e immagine.
E infine la testimonianza del nostro
intenso rapporto col territorio, con la
committenza pubblica che ha visto i
nostri studenti ripetutamente chiamati
a ideare, elaborare e produrre simboli
e loghi destinati ad una precisa
identificazione sociale. Impegno,
questo, che essi hanno sempre
saputo affrontare con attenzione alle
aspettative, ma anche agli scenari
più estesi della comunicazione. Una
mostra, dunque, che rappresenta
un’importante meta raggiunta, ma
anche un’indicazione di mete future.
Per tutti noi del “Depero” una grande
festa: quasi un compleanno che
vogliamo dedicare a quanti hanno
vissuto questa straordinaria esperienza
educativa.
Silvio Cattani
dirigente scolastico
Guardare avanti...
Sempre più frequentemente le scuole si
ritrovano a fare il punto con “anniversari”
che segnano tappe di un importante
percorso fatto assieme: studenti,
insegnanti, operatori e dirigenti; ma
anche genitori, famiglie degli stessi
studenti e comunità attorno alla singola
scuola. Sempre più spesso, queste
occasioni diventano anche stimolo
per “fare il punto” e guardare avanti.
E proprio in queste ricorrenze si
scopre con più forza l’importanza
della documentazione, dei “prodotti”
dell’azione quotidiana in classe dei
ragazzi coi propri insegnanti. Si scopre
l’importanza di “mostrare” anche alla
comunità il cammino puntellato da
progetti, parole, immagini, resoconti...
Tutti strumenti che aiutano la scuola a
riconoscersi, a capire che comunque un
segno s’è lasciato. Aiutano innanzitutto
i protagonisti diretti, i ragazzi e i loro
insegnanti a ritrovare le briciole lasciate
per strada, i segni che volenti e nolenti
hanno lasciato traccia anche dentro
ognuno di loro. Ma aiutano anche le
famiglie e la comunità a riconoscere
quell’identità di un istituto, di una
scuola costruita nel corso degli anni con
pazienza e con il contributo di tutti i
soggetti coinvolti.
L’Istituto Depero ha raccolto nella
Mostra a Palazzo Trentini a Trento e poi
in questo Catalogo la “testimonianza di
una realtà formativa, che si è sempre
caratterizzata per una fitta rete di
rapporti con il territorio” ed una serie
di collaborazioni fuori dalle mura
scolastiche.
Gli “oggetti” realizzati negli anni
parlano da soli e, in considerazione
del progetto sotteso, indicano con
chiarezza la capacità che hanno avuto
di trasformarsi in “idee, progetti e
comunicazione multimediale”, grazie
al laboratorio didattico “del dire e del
fare”.
L’anniversario dei 20 anni viene pensato
e rivendicato innanzitutto come “una
grande festa” per tutti coloro che hanno
vissuto “la straordinaria esperienza
educativa del Depero”. Ma come ogni
tappa raggiunta, va considerata solo
il punto di partenza per nuovi e più
lusinghieri traguardi in un panorama
nazionale e provinciale, che costringe
tutti noi a tenere il passo con le riforme
e l’innovazione.
Tiziano Salvaterra
Assessore all’istruzione
e alle politiche giovanili
Provincia Autonoma di Trento
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didascalie
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VERETO
ITI “MARCONI” RO
Le chiavi per l’Europa
Progettazione informatica e inglese veicolare
All’ITI “G. Marconi” di Rovereto si è appena concusa la prima
parte del progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo
di Informatica ed Inglese veicolare “Programmazione
informatica ed inglese veicolare per transitare in Europa”.
Il corso, tenuto dai docenti Chiara Pasquini (Inglese)
e Piergiorgio Bertolini (Informatica), ha coinvolto 18
allievi provenienti dalle diverse classi quarte dei corsi
di Informatica e di Elettronica:
Accordino Paolo, Albasini Alessandro, Avancini
Stefano, Bancaro Eugenio, Bonomini Matteo, Cantonati
Patrizio, Cova Luigi, Depetris Alberto, Gatti Simone,
Loss Giacomo, Montagnoli Claudio, Morandini Michele,
Polidori Nicola, Sannicolò Federico, Taccaglino Andrea,
Tommasi Andrea, Trombetta Antonio, Zatelli Mattia.
Progettazione informatica
in Java
Il Corso è stato pensato per approfondire la progettazione
informatica in Java, la realizzazione di un dispositivo
di riconoscimento vocalico, ma anche per poter fornire
quelle conoscenze che facilitino l’accesso al mondo del
lavoro. L’argomento d’informatica scelto è risultato
particolarmente stimolante perché ancora in fase di
sperimentazione e suscettibile di Ulteriori evoluzioni
a livello internazionale. A supporto della didattica e
nell’ottica della formazione a distanza e del telelavoro, è
stata adottata Una piattaforma di e-learning che sostiene
i partecipanti nelle situazioni extracorsuali, ottimizzando
i tempi, la gestione dei materiali didattici, delle attività,
del relativo feedback e della comunicazione in generale.
Clil, lingua inglese
Per quanto attiene all’apprendimento della lingua inglese,
a cui sono interessate tutte le classi dell’istituto, il
progetto rappresenta una solida sperimentazione di
didattica in “Clil” (Content Integrated Language Learning,
ovvero insegnamento veicolare delle lingue straniere),
in cui i contenuti di informatica ed extra-linguistici in
generale sono trattati in lingua inglese, in alcuni moduli
in maniera integrale, in altri alternativamente in lingua
inglese ed italiana per la parte orale e unicamente
in inglese per le abilità di lettura e di scrittura.
La scelta che la scuola ha effettuato, nasce dall’esigenza di
potenziare maggiormente negli studenti l’acquisizione di
una competenza linguistica e comunicativa adeguata alle
nuove richieste del mondo del lavoro, anche quello locale,
e della continuità formativa. Attraverso questa modalità
didattica è stato possibile estendere l’insegnamento della
lingua senza aumentare il tempo-studio dei discenti,
“calando” quindi la lingua in situazioni reali d’uso e così
rinforzando il percorso professionalizzante degli studenti
di Informatica o di Elettronica.
Collaborazioni fra docenti
Il progetto ha promosso, inoltre, una rete di collaborazioni
e di ricerca-azione fra diversi docenti dell’istituto (oltre
a quelli responsabili della docenza) che, a vario titolo,
hanno dato un contribuito personale con osservazioni
e suggerimenti che stanno confluendo in un repertorio
di buone pratiche e nella sempre più concreta
europeizzazione dell’istituto. Conclusi i moduli del percorso
professionalizzante, gli studenti partiranno per uno stage
linguistico a Folkestone (Gran Bretagna): frequenteranno
un corso di inglese generale e di “English for work”,
visiteranno alcune realtà scolastiche e aziendali locali in
modo da interagire con esperti di entrambi gli ambiti.
Di grande valenza educativa sarà, infine, il programma
sociale che prevede visite alla capitale britannica e a
cittadine locali.
Carlo Andreatta
didascalie
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N° 3 - marzo 2006
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FORMAZIONE
PROFESSIONALE
Formazione e occupazione
l’indagine
Una ricerca biennale del Cfp-Upt
“Strategie metodologiche innovative per un incontro congiunto tra formazione
e occupazione”. Questo il titolo dell’indagine del Cfp-Upt, curata da Michele
Bragagna e finanziata per due anni dalla Fondazione Caritro. Nel progetto sono
stati coinvolti gli allievi dell’Upt, per quanto riguarda in particolare gli aspetti
legati a rilevazione, data entry e gestione segretariale. Il rapporto completo (che
comprende una parte dedicata alla didattica) è disponibile in visione presso le
sedi del Cfp-Upt, ma le scuole possono richiederne il libretto di sintesi. Saranno
inoltre realizzati sul territorio alcuni momenti di presentazione della ricerca.
I presupposti
Il cambiamento è sempre faticoso: cambiare, soprattutto se imposto in tempi rapidi,
può addirittura generare uno schock. Oggi,
però, tutti i soggetti del sistema territoriale
sono chiamati alla flessibilità, interpretando
al meglio e con velocità le mutevoli esigenze del mercato. Il profondo e veloce cambiamento verificatosi in questi ultimi anni
ha attraversato verticalmente tutti mercati,
travolgendo o sconvolgendo abitudini e
consuetudini in vigore da decenni. La caduta delle barriere doganali, l’adozione di una
moneta unica, l’avvento di internet... hanno
generato un effetto fortissimo: i mercati da
territoriali sono diventati “aperti”, ovvero
globali. In questi mercati la competizione si
è spostata dalla singola impresa al territorio
e mette in relazione territorio con territorio,
non più impresa con impresa. Dentro questa
contesa sono chiamati ad agire tutti i corpi
sociali, tutta la società, inclusa la Pubblica
Amministrazione, che detiene lo straordinario potere della governance, strumento fondamentale per dettare le linee strategiche
di sviluppo della società civile.
La scuola come “agenzia formativa”
Dentro questo quadro in continuo movimento, si colloca come snodo importantissimo, se non fondamentale, la formazione, essendo divenuta centrale per l’impresa la stessa risorsa umana, che deve
essere costantemente e “freneticamente “
al passo con i tempi. Formazione che oggi
viene vista non più come un momento a sé
stante, ma che viene vissuta dalle aziende
quale verifica costante della progressione di carriera della persona, come vero
strumento di people management, ovvero
gestione delle risorse umane. Il giovane
passa dall’istruzione alla formazione, e la
scuola, quindi, diviene “un’agenzia” non
soltanto educativa, ma formativa: questo è un passaggio fondamentale, poiché
deve collocare le scuole, l’intero apparato
N° 3 - marzo 2006
dell’istruzione, a fianco delle imprese in
un vero sforzo sinergico di sistema. È altresì evidente che le aziende non hanno
più il tempo, né le risorse, per consentire
ai ragazzi che giungono dalla scuola un
percorso di inserimento, magari guidato,
utile a consentire una presa di contatto
non traumatica con il mondo del lavoro
e dell’impresa, per cui i giovani devono
arrivare “quasi pronti” all’appuntamento
con il passaggio fondamentale per la loro
vita, l’ingresso nel mondo del lavoro.
Il territorio chiamato a competere
“Oggi a competere – scrive Bragagna – è
chiamato l’intero sistema territoriale, inclusa
la pubblica amministrazione che è chiamata
ad essere regista dell’intero processo e non
più attore. Il successo, sotto certi aspetti
addirittura inaspettato, testimonia l’apertura e la volontà al cambiamento, ma soprattutto la disponibilità a costruire insieme,
soprattutto per le peculiarità del sistema
economico trentino, dove le nostre aziende
hanno il loro punto debole nella dimensione:
la maggior parte hanno infatti pochissimi
dipendenti ed è allora evidente che la scelta
di un collaboratore diventa un momento topico. Inoltre la società di dimensioni ridotte
non può consentirsi di attendere che il neo
assunto perfezioni la propria preparazione
personale all’interno dell’azienda”.
Monitorati gli sbocchi occupazionali
aziende trentine. Infine è stato estrapolato
un campione significativo di imprese, stratificato per territorio ed attività, alla quale
è stato richiesto quali siano le competenze pratiche-teoriche di cui deve essere in
possesso l’addetto ai servizi d’impresa e di
vendita (qualifiche del Cfp-Upt).
Le imprese approvano
il percorso fatto
Incoraggianti i dati: le imprese assuntrici
hanno assegnato all’Upt un voto pari a 3,6
(in una scala da 1 a 5). Favorevoli al percorso
formativo compiuto gli studenti (81%) di cui
solamente il 10,7% figura disoccupato. “La
sfida può considerarsi vinta – dice l’autoreper aver coinvolto pienamente le istituzioni
e le imprese, creando una sorta di circuito
sistemico di sinergia e collaborazione; attori
che con illuminato senso di progresso hanno
capito quanto stia accadendo nel mercato.
Anche le istituzioni hanno lavorato davvero
in sistema con la nostra azione, così come
i mass media che hanno dato giusto risalto
a questo monitoraggio e oserei dire di ‘customer satisfaction’ essendo vocata a capire
anche il grado di soddisfazione delle ‘aziende
clienti’ dell’opera di formazione. In quest’ottica sono stati attivati percorsi importanti e
continuativi di collaborazione con le principali associazioni di categoria che daranno
anche nascita alla stipulazione di convenzioni con il Cfp-Upt.”.(MI. C.)
L’indagine ha monitorato gli sbocchi occupazionali di tutti i qualificati del Cfp-Upt
degli ultimi quattro anni, analizzando e
comparando parallelamente il punto di vista
delle imprese assuntrici, con lo scopo di far
emergere i bisogni in materia di personale e
fabbisogni professionali. La ricerca, mirata
a far incontrare domanda e offerta, è proseguita con la realizzazione di focus group,
presso ciascuna sede dell’Upt, ai quali hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni di categoria e delle più importanti
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didascalie
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CENTRO UPT VARO
Simulimpresa
I ragazzi del centro UPT - Varone fanno sul serio
Lunedì 27 marzo alle ore 11 in punto, i ragazzi della classe Terza B del Centro
Università Popolare Trentina del Varone dell’Azienda simulata “Zetacell” si
presentano puntualissimi per una dimostrazione didattica di funzionamento
operativo della Simulimpresa alla stampa, al direttore dei centri UPT – Isidoro
Brugnolli, il direttore del Centro del Varone – Sergio Rocca, ed i responsabili
nazionali di Simulimpresa: Alberto Musolesi e Giovanni Sanna di Ferrara e la
docente Gabriella Zanetti del centro UPT di Tione, oltre agli insegnanti locali
Enrico Giammoena. Subito dopo, dalle parole ai fatti: visita guidata negli uffici
dell’impresa simulata.
Gli ospiti di Sulmona
Non è stata una coincidenza casuale,
ma
l’occasione
per
presentare
l’attività di simulimpresa proprio al
centro del Varone ha coinciso con un
appuntamento importante: la presenza
in Trentino dei ragazzi di un’altra
impresa simulata, la “Confetti Panfilo
Serafini s.r.l.” di Sulmona (Aquila),
gemellata con l’impresa simulata
“Zetacell s.r.l.” di Riva del Garda
già dall’aprile 2005. A suo tempo,
gli studenti del Varone sono stati a
Sulmona, in marzo di quest’anno il
gemellaggio ha registrato la visita
ricambiata. Nel pomeriggio gli ospiti
sono stati ricevuti anche dal sindaco,
Claudio Molinari, dall’Amministrazione
comunale e da altre autorità nel
Municipio di Riva.
Dall’azienda simulata di Sulmona sono
giunti, assieme ai ragazzi, Milena
Serafini, docente di lettere e direttrice
dell’impresa, Golfredo Giuliani, docente
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di inglese e formatore (“ero già stato
qui a riva del Garda in occasione della
Fiera nazionale di Simulimpresa, da lì
era nata l’amicizia, poi lo scambio ed il
gemellaggio tra imprese simulate”).
Va detto che quella di Sulmona è
un’impresa, l’unica, di scuola media,
che però “funziona bene”. A Riva gli
ospiti hanno trascorso quattro giorni,
tra loro – ci tengono a rimarcarlo- ci
sono alcni studenti che sono ormai
passati alle superiori, come Matteo,
ora in prima liceo scientifico, ma che
sono rimasti legati all’esperienza di
simulimpresa “perché anche nella
scuola media con questa esperienza si
ricrea la complessità che poi ritroviamo
nella vita “. In Abruzzo ci sono due
imprese simulate nella scuola media:
una confeziona confetti e bomboniere
e l’altra è un’agenzia viagi ed escursioni
legate sempre all’Abruzzo.
E, come spesso succede, fa notare il
docente Giuliani, si comincia con le
scolaresche, poi si passa alle rispettive
amministrazioni comunali e l’obiettivo
finale resta il gemellaggio tra le due
città.
L’impresa “Zetacell s.r.l.”
Torniamo alla presentazione dell’impresa in conferenza stampa.
Nirmana comincia spiegando cos’è
un’impresa simulata “nella quale certo
tutto è simulato e non ha valore legale, ma per noi ha un valore enorme”.
Ma cosa commercia l’impresa? Non
c’è nemmeno il tempo di rivolgere la domanda che subito ti arriva
tra le mani un elegante depliant con
il marchio della Zeta Cell s.r.l., un
enorme cellulare Sansung al centro
della copertina e poi “il meglio della
telfonia... è davanti ai vostri occhi”.
Un elegante catalogo a colori con modello del cellulare, codice dell’articolo
e prezzo di listino.
Ci sono regolari riunioni preliminari,
durante le quali ogni ufficio fa il punto
ed espone rischi, difficoltà e situazione
finanziaria ed organizzativa.
Francesca ed Elisa sono addette alla
segreteria, coloro che praticamente
“hanno le chiavi della simulimpresa e
del magazzino, controllano la posta,
scaricano le e-mail e le smistano agli
altri uffici, rispondono agli ordini e
tengono in ordine i verbali, registrano
le telefonate ricevute, organizzano le
visite....
Claudia si occupa del personale,
così come Nirmana segue l’ufficio
contabilità
Francesco e Marco sono i responsabili
del Magazzino e di tutta la merce
depositata, sia del magazzino vero sia
di quello virtuale acquisito tramite
cellulare.
Alberto tiene i contatti con le aziende
N° 3 - marzo 2006
proprio prendere sul
serio l’esperienza
che stanno facendo.
La scheda
simulate estere, traduce i cataloghi
che non sono in lingua italiana (“viene
da un paesino in provincia di Brescia e
si alza ogni mattina alle sei per venire
al Centro del Varone”).
Stefano e Mattia hanno il compito di
certificare l’azienda e raccogliere tutta
la documentazione riciesta per questo.
Valentina e Massimo hanno in
consegna l’ufficio Marketing, sono stati
alla Fiera internazionale di Pescara ed
hanno preso contatti con 16 aziende
estere ed altrettante italiane. L’ufficio
vendite è campo esclusivo per Samir
e Silvia, che si dimenano tra lettere
accompagnatorie, bolle e fatture; ma
anche telemarketing per via cellulare.
Albertone e Lara sono all’ufficio
acquisti, quindi data base, contatti
con aziende sparse in tutta Italia.
La visita guidata... dai ragazzi
I docenti spiegano i passaggi
organizzativi e le ricadute didattiche.
Assicurano che molte delle competenze
che vengono utilizzate in questa
esperienza rientrano nel curricolo delle
discipline, a cominciare da tecnologie.
Si comincia in prima classe e si
procede negli anni successivi con ore
specifiche dedicate proprio all’attività
della simulimpresa. A volte si dedica
un’intera giornata all’attività, minimo
13 ore in settimana.
A giudicare da come si dimostrano a
proprio agio nel ritrovare scartoffie,
controllare ordini, aprire faldoni di
bolle e fatture, gli studenti sembrano
N° 3 - marzo 2006
Il Programma Simulimpresa nasce a
livello sperimentale
in Italia nel 1994 ed
attualmente è una
realtà consolidata
ed in continua crescita, sia a livello
numerico che a
livello di itipologia
di Enti e Istituzioni
che vi aderiscono.
Dal 2000 è stata
adottata anche nei Centri di Formazione Professionale dell’UPT presso le
sedi di Trento, Riva-Varone, Tione e
Cles per i corsi di qualifica “operatori
d’ufficio” e “addetti alle vendite”, ma
esperienze analoghe ci sono anche in
alcuni centri Enaip ed al Veronesi di
Rovereto.
Il progetto Simulimpresa fa parte
integrante del curricolo scolastico
di tutte le classi del C.F.P. con un
monte ore diversificato a seconda delle
classi:
- 120 ore in prima classe
- 240 in seconda classe
- 320 ore in terza classe
Il progetto di sperimentazione prevede
700 ore in tre anni di corso.
Nel Centro UPT del Varone ci sono sei
simulimprese, si alternano nella sala
informatica dinanzi ai computer ed
ogni impresa entra con un proprio
codice.
Ogni impresa ha un simul-direttore
ed un formatore (nel nostro caso il
docente di tecnologie, ma anche quello
di lingue straniere, di matematica e
contabilità).
Il metodo
La
metodologia
utilizzata
è
caratterizzata
dalla
riproduzione
di situazioni reali attraverso la
simulazione. Gli studenti apprendono
all’interno di un laboratorio dove
viene riprodotto l’ambiente lavorativo,
i suoi processi, le relazioni, i flussi
informativi, gli eventuali incidenti.
L’obiettivo è colmare l’anello mancante
tra formazione teorica e formazione
pratica integrando le attuali forme di
intervento, quali lo stage e l’alternanza
scuola lavoro. Ricreando l’ambiente
aziendale, Simulimpresa propone
all’allievo di mettersi direttamente
alla prova con il lavoro per impararne
le mansioni (conoscere e utilizzare
documenti, gestire rapporti con
l’esterno, con Banche, INPS, fornitori,
clienti,...).
Per questo, l’impresa simulata riproduce
i diversi uffici di un’azienda reale:
l’Ufficio vendite, l’Ufficio Acquisti,
la Segreteria, l’Ufficio Contabilità,
ecc.; ogni postazione di lavoro è
corredata di un mansionario e le varie
procedure (di vendita, di acquisto,
pagamento,...) sono codificate in
modo che un allievo possa occupare a
rotazione le varie postazioni e possa
lavorare autonomamente.
2004: Fiera internazionale a Riva
Due anni fa, nelle giornate del 11 e
12 marzo 2004 presso il Palacongressi
di Riva del Garda c’è stata la Fiera
Internazionale delle imprese simulate
93 stand, oltre 100 imprese simulate,
presenti (alcuni stand hanno ospitato
2 imprese). Durante la manifestazione
gli allievi avevano presentato la
propria specifica iniziativa e promosso
virtualmente in modo imprenditoriale
i propri prodotti espositori esteri,
9 Nazioni presenti: U.S.A., Spagna,
Austria, Polonia, Germania, Grecia,
Romania, Ungheria, oltre all’Italia.
Nelle due giornate si erano svolti 2
seminari ai quali hanno partecipato
oltre 700 persone; i visitatori registrati,
provenienti da ogni parte d’Italia erano
stati 11.400. (m.c.)
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COLORI IN CLASSE
i
materne provincial
Genitorialità d’altrove
La relazione scuola e famiglia immigrata
“Genitorialità d’altrove. Scuola e famiglia immigrata: una relazione in divenire” è il
titolo del convegno del 9 giugno 2005 organizzato dall’Assessorato all’Istruzione
e politiche giovanili e, nello specifico, dal Servizio Scuola dell’Infanzia della
Provincia Autonoma di Trento. L’obiettivo, alla fine dello scorso anno scolastico,
era trovare un momento di confronto tra diversi soggetti operanti nelle scuole
dell’infanzia, con un’attenzione particolare al rapporto con i genitori, soprattutto
immigrati, visto il considerevole aumento di bambini stranieri negli ultimi anni.
Si tratta di famiglie provenienti da luoghi diversi, quindi da mondi e culture
diverse che proprio per questo richiedono diversificate modalità d’intervento.
Alla base, un Progetto di ricerca e formazione interculturale degli insegnanti a
partire dal 2001, che si è svolto attraverso tre fasi (esplorativa, quantitativa,
dei bisogni formativi) e che ha dato origine a diverse sperimentazioni. Da qui
l’esigenza di approfondire il tema della relazione con i genitori, che è al centro
degli Atti del Seminario pubblicati successivamente con lo stesso titolo del
Convegno.
Gli Atti del Seminario
I contributi introduttivi sono di
Luisa Pedrini, Miriam Pintarelli
(Servizio Scuola dell’Infanzia della
PAT) e Vincenzo Cesareo (professore
dell’Università Cattolica di Milano),
a cui sono affidate l’apertura e le
conclusioni; gli interventi centrali
sono invece a cura di Elena Besozzi
(Università Cattolica di Milano),
Clara Silva (Università degli studi di
Firenze) e Lia Chinosi (Univesità Ca’
Foscari di Venezia). I temi trattati
dai relatori sono centrati su alcune
coppie di parole chiave: diversità e
appartenenza, incontro e relazione,
saperi e abitudini. L’idea è che i
rapporti tra culture, ormai divenuti
quotidiani, necessitino di adeguati
spazi, di mediazione e di scambi: si
tratta, infatti di una relazione che già
c’è, ma che, come dice il sottotitolo
del testo, è in divenire.
Una relazione in divenire in un
contesto scolastico complesso
Un rapporto quotidiano, dunque, che
richiede di conoscere bene il contesto
per capirne la complessità e intervenire
nel modo più adeguato, cercando di non
dimenticare il peso che ha il contesto
storico e socio – culturale in cui nasce
un’educazione interculturale. Anche la
scuola dell’infanzia della Provincia di
Trento è un contesto complesso: è una
scuola multiculturale, in cui l’incidenza
dei bambini stranieri è circa del 6%
(superiore alla media nazionale) e in
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cui ci sono nazionalità eterogenee, pur
provenendo i bambini da tre macro –
aree (bacino del Mediterraneo, Balcani,
Paesi dell’Est). La complessità, però,
non è data solo dal dato statistico,
ma dal contesto della scuola, che è
fatto di bisogni e apprendimento, di
incontri e di culture, di relazioni e di
organizzazione.
Dall’incontro alla relazione
“Gestire il confronto tra diversi
orientamenti e appartenenze significa
gestire l’incontro tra persone, poiché
e persone non sono le culture di
riferimento”, scrive Besozzi, che
in questa eterogeneità ipotizza la
creazione di una comunità di pratiche,
di una “comunità dialogica”, capace
di individuare alcuni nodi forti in
grado di creare orizzonti comuni, ed
individua l’educazione interculturale
come pratica dialogica e viaggio,
danza e casa come tre metafore
come percorso per incontrare l’altro.
Incontro, dunque, ma instarurare
una relazione tra scuola e famiglia
immigrata è difficile, sia perché – lo
spiega Silva nel suo intervento- la
partecipazione dei geitori è scarsa, sia
perché la scuola, come la famiglia, ha
del suo partner una rappresentazione
distorta e stereotipata.
aiutando gli insegnanti a conoscere
i percorsi di vita del migrante (con
problemi, traumi, sfide legati ad essi) e
i genitori a conoscere la lingua e cultura
italiana. Da questa sinergia nasce
l’intercultura. Altri importanti passi
illustrati da questo secondo contributo
sono la formazione alla genitorialità, in
cui la scuola diventa spazio di ascolto
e mediazione, l’impegno ed il dialogo
per arrivare alla condivisione di codici
e di valori. Ma questo incontro è anche
uno “scambio di saperi e abitudini”,
come spiega Chinosi: i genitori
stranieri incontrano la “cultura italiana
della gravidanza”, non più basata sulla
saggezza popolare, ma sulla cura (e
spesso delega) affidata alle varie figure
specialistiche. Le mamme straniere
hanno altri modelli di riferimento, che
è necessario conoscere e con cui è
importante confrontarsi, e negoziare.
(I.B.)
Provincia Autonoma di Trento
– Servizio Scuola dell’infanzia,
Genitorialità d’altrove. Scuola e
famiglia immigrata: una relazione
in divenire, Atti del Seminario di
Formazione 9 giugno 2005, a cura
di Miriam Pintarelli e Grazianna
Saporito, Trento 2005, pp. 46
Importante conoscere le “culture
altre”
Primo passo diventa, quindi, favorire
una conoscenza tra i due soggetti,
N° 3 - marzo 2006
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COLORI IN CLASSE
materne equiparate
A scuola con gli altri
Intercultura, esperienze nella scuola della comunità
L’intercultura nella scuola dell’infanzia. È questo il tema centrale della
pubblicazione “A scuola con gli altri. Esperienze di intercultura nella scuola
della comunità”, a cura di Lucia Stoppini (Unoedizioni, Trento 2006), direttore
scientifico della Federazione Provinciale Scuole Materne di Trento. Il titolo di
questo libro ricalca quello di un convegno tenutosi a Trento il 26 novembre
2004, ma gli interventi di quella giornata sono arricchiti da riflessioni sulla
pedagogia e sui curriculi interculturali nella scuola dell’infanzia.
Un’esigenza occuparsene
Sette i contributi, di carattere
sociologico, didattico e metodologico.
Il primo di essi, scritto da Stoppini,
spiega “il perché della ricerca”,
soffermandosi
sull’esigenza,
nel
contesto attuale, di occuparsi di
intercultura, e sulle questioni più
strettamente legate alla ricerca: il
metodo, la teoria e la prospettiva.
Tutto nasce dalla costituzione del
Gruppo Intercultura all’interno della
Federazione, al quale viene affidato
il compito di approfondire tematiche
multiculturali-interculturali nell’ambito
del sistema scolastico federale.
La scuola fa sempre da apripista
La scelta è stata partire dall’esperienza
delle scuole, raccolta attraverso
incontri con i coordinatori e in
seguito con gli altri soggetti coinvolti
(insegnanti, famiglie, comunità...), con
lo scopo di “aiutare la scuola ad essere
luogo di educazione interculturale”.
Tensione verso l’intercultura, sfida
identitaria e interazione sono i tre
concetti chiave definiti dal Gruppo e
dalla Federazione, concetti che si è
cercato di rapportare alla concretezza
delle diverse realtà scolastiche.
Alle scuole non viene proposto, però,
un modello da adottare, ma una
riflessione da portare avanti insieme,
creando un “circolo virtuoso” tra i
diversi soggetti che permetta un
confronto sulle “buone pratiche”.
Insegnanti come “comunità di
pratiche”
Su quali sono le tipologie di
immigrazione sul territorio trentino
e sulle modalità che la scuola
dell’infanzia può adottare si sofferma
Salvatore Abruzzese, che fornisce
un quadro complessivo relativo alla
N° 3 - marzo 2006
diversificazione dell’immigrazione e
alla “dinamica dei rapporti tra i diversi
soggetti nei casi di intercultura”.
Questo contributo sociologico è seguito
da un intervento di Loretta Fabbri sul
ruolo professionale dell’insegnante, a
fronte della presenza multiculturale,
in particolare per quanto riguarda
progetti e relazioni messi in atto
dagli insegnanti, che si sentono “una
comunità di pratiche che riflette sulle
proprie azioni”.
Un DVD per raccogliere le esperienze
Non potevano, quindi, mancare le
esperienze portate avanti in alcune
scuole
equiparate
dell’infanzia:
Cles, Cembra e Ala, racconti curati
rispettivamente da Bianca Bertol e
Graziella Pedrotti; da Silvia Cavalloro
e da Silvano Medves. Sono racconti di
“storie interculturali” fatte di difficoltà
e fatiche, ma anche di interventi
e conquiste, in cui appaiono come
cardini la relazione e la riflessione.
Nell’illustrare i loro progetti, le
insegnanti trattano il contesto
e le motivazioni della ricerca,
l’organizzazione ed il coinvolgimento
dei diversi attori, i punti critici e le
conquiste, sempre con lo sguardo
proiettato in avanti. Sempre in
un’ottica di condivisione è stato
realizzato un video DVD, allegato al
testo, che raccoglie, in sintesi, alcune
esperienze e riflessioni delle scuole
equiparate dell’infanzia.
di dinamico, che muta soprattutto nel
contesto attuale, in cui ci misuriamo
con il tema della multiculturalità
e dell’intercultura; in questo senso
l’identità diventa una sfida che
coinvolge l’esperienza e la cultura.
Il “pensarsi in azione” fa riferimento
alla necessità per coloro che sono
coinvolti in azioni professionali, perciò
anche gli insegnanti, di assumere una
posizione riflessiva. Nel sottolineare
che di questo pensiero sono state
capaci le insegnati protagoniste delle
esperienze interculturali, Scaratti
aggiunge: “Questo pensiero in azione
ha sollecitato l’identità delle scuole,
dei gestori, degli insegnanti, dei
genitori, chiamandola a ri-trovarsi, a
ri-guardarsi allo specchio, a dirsi ‘sono
io’, a rappresentarsi come un processo
mai finito una volta per tutte e perciò
a rilanciarsi e rimettersi in relazione”.
(I.B.)
Federazione Provinciale Scuole
Materne, A scuola con gli altri.
Esperienze di intercultura nella
scuola della comunità, a cura
di Lucia Stoppini, Unoedizioni,
Trento 2006, pp.102, € 20,00
L’identità: pensarsi in azione
Chiude il volume il contributo di
Giuseppe Scaratti, che riflette su
identità e “pensiero in azione”.
L’identità a cui si fa riferimento è
la nostra, intesa come processo di
costruzione e dunque come qualcosa
35
didascalie
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Scheda
Io sento diverso – “Il libro è il
primo di una serie di volumi dedicati
alle peculiari modalità percettive
ed espressive di bambini e ragazzi
che condividono uno speciale modo
di interagire con le persone e di
relazionarsi con il mondo e per i
quali è stata posta una diagnosi che
rientra all’interno dei disturbi dello
spettro autistico.
Paolo Cornaglia Ferraris raccoglie in
queste pagine il racconto in prima
persona di un bambino con sindrome
di Asperger, le esperienze di vita di
genitori di altri bambini come lui, e
una serie di schede di osservazione
per tentare di decifrare, comprendere
e valorizzare un modo di essere e di
comportarsi che spesso può essere
ritenuto bizzarro e incomprensibile
o, più grossolanamente, frutto di
maleducazione e insensibilità.”
Paolo Cornaglia Ferraris, Pediatra,
ha lavorato per vent’anni all’ospedale
“Gaslini” di Genova. Ha fondato la
ONLUS “Camici e Pigiami”’ presso la
quale dirige l’ambulatorio. Autore di
più di 200 pubblicazioni scientifiche
e di 8 monografie in ematologia,
oncologia
e
farmacologia.
Tra i suoi saggi più recenti: Primari
a delinquere? (2003), Asp... Asper...
Asperger e che vuol dire? (2003);
Malati di spreco (2004), Pediatri di
strada (2006).
Paolo Cornaglia Ferraris, Io sento
diverso, Cosa pensa un bambino di
10 anni con sindrome di Asperger,
Erickson, Trento 2006, pp. 112, €
12,00
La copia per la lettura è stata offerta da:
didascalie
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36
SEGNALIAMO
Letto da...
...un genitore competente
“Ringrazio il bel libro di Cornaglia che mi conforta nel valorizzare le manifestazioni
dei miei figli che sento così distanti dalle mie ma che posso apprezzare nel
valore che esprimono.”
Mi è stato chiesto di esprimere le
impressioni suscitatemi da questo
libro come genitore, e perciò non lo
descriverò nei suoi punti di forza più
lampanti, ma nell’utilità degli spunti
di riflessione che possono scaturirne
per qualunque genitore.
La diversità nel percepire il mondo
genera una diversità di risposte
comportamentali che non sarebbe né
corretto né proficuo squalificare come
“inappropriate” perché alternative
rispetto a quelle che ci attenderemmo
da un figlio o da un alunno. E allora,
visto che Howard Gardner ci ha
illustrato le numerose intelligenze
di cui disponiamo in varia misura,
che ci fanno propendere magari per
la musica o l’atletica piuttosto che
per la matematica o la chimica,
e che Robert Sternberg ci ha resi
edotti dell’esistenza di stili diversi
di pensiero, in conseguenza dei
quali un bambino “monarchico” sarà
totalmente assorbito dal compito che
ha intrapreso come un invasato, in
modo totalizzante, mentre un altro,
“gerarchico”, trascorrerà molto tempo a
compilare liste o addirittura liste delle
liste, il libro di Cornaglia ci sollecita
a guardare con più attenzione i nostri
figli, ad ascoltarli più attentamente
per cercare di capire come sono
veramente, che cosa sentono, che cosa
li anima, che cosa li galvanizza e che
cosa invece li nausea per riuscire a
sintonizzarci sul loro particolare modo
di essere nel mondo e avere maggiori
probabilità di svolgere meglio il nostro
compito educativo.
Paola Mastrocola ha denunciato
l’esitazione, l’inerzia e la sostanziale
permissività di molti genitori che
non riescono a dare una direzione
ai figli, come se si vergognassero di
assumere una posizione decisa e di
dire dei no ai loro adorati tiranni.
Ha ragione, senz’ombra di dubbio.
Ma porsi in ascolto e cercare di
assecondare le propensioni e gli stili
dei nostri figli non vuol dire abdicare
al proprio ruolo di genitore, vuol dire
invece interagire con autenticità (senza
mascherarsi) e al tempo stesso con il
gusto e spesso la meraviglia di leggere
e accompagnare una storia che non è
solo nostra ma anche e sempre più sua,
del bambino, intessuta di aspetti che
possono anche essere molto differenti
da quelli che caratterizzano noi e che
dovremmo sforzarci di rispettare. Io ho
due figli, Federico e Flavia, nati da due
madri diverse, che vivono in due città
diverse, che sono diversissimi anche se
amo entrambi con la stessa smisurata
intensità. Il problema con Federico è
che a 16 anni, “monarchico” com’è,
mette più energie nel suo “lavoro” di dj
che nel liceo che frequenta. Il problema
con Flavia è che a 8 anni, “oligarchica”
com’è, segue con lo stesso interesse
le varie lezioni della sua meravigliosa
classe, il violino, il karate eccetera.
Passioni ne ha anche lei (l’amica del
cuore, la cagnolina Maggie, la mamma),
ma è così ponderata nell’allocazione
delle risorse che se per un verso mi
dico: “Beh, ormai ha già quasi 9 anni...
Fra poco sarà in grado di condurre
la gestione finanziaria della famiglia
e ci salverà sicuramente dal baratro
della cosiddetta ‘nuova povertà’”,
dall’altro tanta saggezza mi sembra
quasi patologica e mi preoccupa. E di
Federico a preoccuparmi non è soltanto
lo stile monarchico ma anche il fatto
che i disc jockey lavorano tutta la
notte del fine settimana, e chiaramente
anche se è così alto rimane pur sempre
un cucciolo di uomo... beh, ringrazio il
bel libro di Cornaglia che mi conforta
nel valorizzare le manifestazioni dei
miei figli che sento così distanti dalle
mie ma che posso apprezzare nel valore
che esprimono (la passione ardente di
Federico, il raro equilibrio di Flavia) e
che è avvincente riuscire a percepire.
Anche se sentono... diverso – da me.
Riccardo Mazzeo
Genitore esperto
di tematiche psicologiche
N° 3 - marzo 2006
Le parole per dirlo
Letto da...
...un’insegnante di scuola elementare
“L’autore presenta le schede come una sorta di ricettario pronto per l’uso e non
il risultato di una continua ricerca di soluzioni possibili di volta in volta, caso
per caso...”
Il capitolo primo è scritto, come dice
l’autore, da un bambino Asperger di 10
anni. Scrittura semplice, diretta – fin
troppo lucida – e rende bene l’idea di
come si sente e cosa sente una persona
portatrice di tale disturbo. Ciò che più mi ha
impressionato è la piena consapevolezza
da parte del bambino della sua diversità
o meglio degli elementi di difficoltà
che caratterizzano la sua personalità,
dato che la diversità appartiene a tutti
i bambini, non solo a quelli considerati
portatori di sindromi particolari. L’analisi
particolareggiata che il bambino fa su
di sé è davvero inquietante. Resta da
capire quanto ciò che viene riportato sia
espressione diretta del bambino e quanto
interpretazione e produzione dell’autore.
In ogni caso non vengono presentate
conoscenze e riflessioni sul problema,
sulle difficoltà sociali dell’Asperger che
nascerebbero da “un eccesso di stimoli
sensoriali o da un’eccessiva attività
di traduzione e trasmissione degli
stimoli derivati dai sensi al mondo
delle emozioni e dei processi psichici
che le coinvolgono”. Al contrario, per
rappresentare le caratteristiche della
sindrome, si raffigurano in maniera
molto pragmatica le difficoltà con cui
il bambino quotidianamente, anzi in
ogni momento della giornata e in ogni
contesto, deve fare i conti. Nella seconda
parte del libro vi sono schede per
osservare, interpretare i comportamenti
del bambino Asperger finalizzate alla
individuazione di strategie valide per
agire, educarlo e fargli capire il senso del
suo mondo: c’è una “scala di valutazione“
del comportamento e ben 49 schede
che presentano altrettanti episodi di
difficoltà e ci sono “varie descrizioni del
comportamento del soggetto Asperger”
con le relative interpretazioni, ed
infine possibili interventi da parte degli
educatori.
Certo, la comunicazione e l’interazione
con questi bambini, le difficoltà di
“capire” di “decifrare” il loro modo di
pensare, di sentire, di comportarsi e di
essere, non rendono facili i rapporti.
N° 3 - marzo 2006
L’autore vuole aiutare le persone che sono
in contatto diretto con loro ma, a mio
giudizio, lo fa in maniera eccessivamente
particolareggiata, quasi che le schede
costituiscano una sorta di “ricettario”
pronto per l’uso e non il risultato di una
continua ricerca di possibili soluzioni
che cambiano di volta in volta, da
soggetto a soggetto, da momento a
momento, da contesto a contesto e che
obbligano l’educatore – come avviene
frequentemente nelle pratiche educative
quotidiane – a un continuo interrogarsi
e reinventarsi nelle attenzioni e nelle
strategie. Grazie al rapporto e alle
relazioni quotidiane, alle esperienze da
cui trarre conoscenza e perché no anche
al buon senso, il genitore o l’insegnante
riescono spesso a capire, interpretare
e di conseguenza agire in maniera
adeguata nella gestione del bambino
Asperger. Va anche detto che sempre più
spesso, in casa o a scuola, abbiamo a
che fare con bambini in difficoltà.Capire
i loro bisogni, accettare e interpretare
i loro comportamenti facendone una
lettura attrezzata pedagogicamente e
psicologicamente superando gli stereotipi
perbenisti, aiutarli a stare bene con
sé stessi e con gli altri, non è facile.
È necessario dedicare molte attenzioni
e molta energia nei loro confronti,
costruendo un contesto educativo di
accoglienza e di integrazione che metta
in conto la fatica e l’impegno del bambino
in difficoltà ma anche quello delle altre
persone che si relazionano con lui a
partire dai suoi compagni di classe.
In questo senso le storie di bambini
Asperger e delle loro famiglie, riportate
nell’ultima parte del libro, risultano
esplicative – meglio di ogni altra cosa
– del disagio personale e familiare e
possono senz’altro essere utili agli
educatori, genitori, insegnanti e
operatori per riuscire a capire il bambino
e ad interagire con lui.
Maria Antonella Bernardis,
insegnante presso Scuola elementare
Alighieri – IC Rovereto Sud
(...)
“Ho dieci anni e il mio papà mi ha
spiegato che sono un bambino bravo,
che cresce bene, impara le cose, ma ha
un disturbo del comportamento.
Si chiama disturbo di Asperger.
È il nome di un dottore austriaco che
per primo lo ha identificato e studiato
in tanti bambini come me.
Questo è successo quasi sessant’anni
fa, ma molte persone che incontro
non lo sanno ancora. Neppure la mia
maestra lo sapeva. Per fortuna poi è
arriata l’insegnante di sostegno. Lei
forse lo sapeva; in ogni caso capiva
molte più cose su di me. Ma tanti
altri no ed è per questo che mi sono
deciso a scrivere questo libretto.
È difficile dire cosa ho io di diverso,
perché non me ne accorgo: anzi,io mi
sento del tutto normale.
Sto imparando, invece, che ci sono
cose che sento o che faccio in modo
diverso da come le sentono e le fanno
gli altri.
Io sento diverso.
Quindi penso che, forse, ha ragione
il mio papà: i bambini Asperger (io
sono così), sono diversi.
Come?
Beh, qualche volta è facile capirlo,
qualche altra mica tanto.
Ora provo a spiegarvelo.
Voci
Ci sono cose che per me sono difficili.
Per esempio non sopporto di stare
in un ambiente affollato o in una
stanza dove tutti parlano, come la
mia classe, quando c’è la ricreazione,
oppure a pranzo, soprattutto a
Natale, o in altre feste in cui c’è tanta
gente. Il rumore mi fa male.
Quando tutti parlano, infatti, ci
sono tante voci sovrapposte, ed è
come se mi scoppiasse una bomba
nelle orecchie. Le sento tutte e non ci
capisco più nulla. Allora mi alzo e
me ne vado. Mio papà dice che devo
stare seduto a tavola come gli altri,
ma vorrei vedere lui, se avesse tutto
quel frastuono nellle orecchie come
ce l’ho io! Quando mi allontano sto
meglio, prendo il mio giornale e lo
sfoglio, così mi rilasso e magari seguo
solo uno o due discorsi che sento da
lontano. Ma almeno ne elimino altri
e non sento più il rumore di piatti,
bicchieri e forchette, che è veramente
insopportabile.”
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didascalie
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la recensione
Vite e storie altre
Cinema e narrativa raccontano le diversità
Un testo curato da Chiara Xodo per la parte filmografica e Maria Rosa
Mura per la bibliografia, entrambe dell’Associazione ATAS Cultura, e che si
inserisce all’interno del più ampio progetto Il gioco degli specchi, progetto che
propone momenti di incontro e approfondimento sui temi dell’immigrazione,
utilizzando come strumenti privilegiati la cinematografia e la letteratura.
Un testo ragionato che affronta il tema della diversità, in tutti i suoi molteplici
aspetti, suddividendolo in percorsi differenti e presentando delle schede
filmografiche correlate da una valida bibliografia. Pensato per insegnanti,
operatori ed educatori sociali che intendono affrontare le tematiche sulla
diversità in modo da permettere a studenti e ragazzi di porsi in una situazione
di conoscenza e ascolto dell’altro.
Il linguaggio privilegiato del
cinema
Una scelta importante affrontare le
tematiche della diversità utilizzando il
linguaggio del cinema e della narrazione.
Secondo le curatrici del testo è un
linguaggio d’eccezione, capace di far
comprendere i luoghi ed i tempi di
cui non si ha esperienza diretta. Un
linguaggio che stimola sentimenti di
empatia che legano definitivamente lo
spettatore/lettore alle situazioni che
gli vengono presentate. È molto facile
sentirsi coinvolti dalla narrazione,
identificarsi con i diversi personaggi,
essere partecipi e farsi trasportare
dalla storia.
Cinque percorsi sulla diversità
Il testo suddivide la tematica della
diversità in cinque percorsi che si
caratterizzano per le differenti forme
e significati che può assumere questo
termine. È trattata la diversità che
ha origine da disabilità fisiche e
cognitive, affinché si possa apprezzare
l’unicità di ogni essere umano, oltre
qualsiasi pregiudizio. La seconda
sezione affronta la diversità generata
da diversità generazionali, gli scontri
e gli incontri fra giovani e adulti per
affermare la propria identità; una
terza parte tratta le diversità di tipo
culturale, una quarta la diversità
“razziale” che ha origine da ideologie
che hanno portato e portano ancora
con se infinite problematiche, l’ultima
sezione affronta la diversità di genere,
quando la diversità tra uomo e donna
viene rimarcata continuamente creando
difficili relazioni.
didascalie
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Schede e bibliografia
Per ogni percorso vi è una breve
presentazione delle proposte inserite,
con le relative motivazioni della scelta;
in ogni sezione sono presentati quattro,
cinque film corredati da una accurata
scheda informativa con la trama della
pellicola ed un’interessante parte
dedicata a come il film proposto può
sviluppare possibili itinerari didattici
nella scuola, con il proprio gruppo
di alunni, quali argomenti possono
essere affrontati e quali gli elementi
di discussione da proporre ai ragazzi.
In fondo alla pagina sono inserite le
indicazioni in merito all’età consigliata
per visionare il film e le motivazioni.
Al termine della sezioni vi è un ulteriore
approfondimento, è presente una
scheda correlata di tipo bibliografico
con dei suggerimenti di testi correlati
alla tematica con una breve scheda di
sintesi, questa parte relativa ai testi è
pensata soprattutto per gli adulti
e riflessione con i ragazzi preparando
anche del materiale programmato in
tempo. I testi bibliografici presenti
alla fine di ogni sezione di percorso
sono pensati per un approfondimento
da parte degli adulti, per conoscere
maggiormente la tematica; le curatrici
comunque prevedono la possibilità
di una lettura dei libri anche da
parte degli studenti, eventualmente
successiva ad una selezione preventiva
da parte dell’insegnante, di alcune
pagine o capitoli.
Le fonti e la ricerca
del materiale
Per poter reperire i film le curatrici
dell’Associazione
A.t.a.s
Cultura,
Chiara Xodo per la parte filmografica
e Maria Rosa Mura per la bibliografia,
hanno attinto quasi totalmente dal
materiale già presente presso il Centro
Audiovisivi della Provincia Autonoma
di Trento, materiale che è quindi a
disposizione.
Suggerimenti metodologici
Nella presentazione iniziale del
volume sono presenti degli importanti
suggerimenti rispetto al modo in cui
è meglio affrontare quanto proposto.
I docenti o gli operatori che sono
interessati ad utilizzare questa
filmografia sono invitati a prendere
visione del film prima di proporlo ai
ragazzi, questo per poter adattare il tipo
di proposta al gruppo di studenti a cui
è rivolta; è inoltre possibile in questo
modo sapere a priori quali passaggi del
film risultano essere più significativi
intervenendo in modo appropriato, si
possono costruire percorsi di confronto
Chiara Xodo e Maria Rosa Mura
(a cura di), Vivere altre vite Capire
altre storie – Cinema a Narrativa
raccontano la diversità – Didascalie/
Strumenti, Trento 2005
COMPATIBILMENTE CON LE COPIE
A DISPOSIZIONE, IL TESTO PUÒ
ESSERE RICHIESTO ALLA SEGRETERIA
DELLA RIVISTA “DIDASCALIE” DAGLI
INSEGNANTI, CHE UTILIZZANO NEL
PROPRIO LAVORO DIDATTICO ANCHE
MATERIALE FIMOGRAFICO PER UN
APPROCCIO MIRATO SULLA DIVERSITA’
N° 3 - marzo 2006
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OFFERTA VARIA
Centro audiovisivi
Proposte per le scuole
Cinema, fisica e spettacoli dei licei
Sono sempre numerose le proposte offerte alle scuole dal Centro Audiovisivi
della Provincia Autonoma di Trento: a disposizione di insegnanti e studenti ci
sono infatti videocassette e cd rom di diverse discipline, adatti a varie fasce
d’età. Tra le nuove pubblicazioni del 2005 ne abbiamo selezionate quattro, di
cui riportiamo le schede presenti sul sito del Centro Audiovisivi www.audiovisivi.
provincia.tn.it:
la prima riguarda la prosecuzione dei percorsi cinematografici per le scuole ed
è una sorta di catalogo di proposte, curato da due firme note nel settore: Laura
Grimoldi e Cecilia Salizzoni;
la seconda un CD di fisica prodotto da Diego Busacca;
infine, due si proposte che si riferiscono a progetti dei due licei scientifici di
Trento: “Galilei” e “Da Vinci” diventati VHS e DVD.
Caro diario. Il diario e la lettera
al cinema
Autrici: Laura Grimoldi e Cecilia
Salizzoni (2005)
Il lavoro propone l’analisi di alcuni film
che sono trasposizioni cinematografiche
di diari.
Il percorso lavora sull’idea e sulla
funzione del diario passando per la
fiaba (La città incantata straordinario
film d’animazione giapponese di
Miyazaki Hayao) e il romanzo di
formazione (Scoprendo Forrester, Il
diario di Bridget Jones, I diari della
motocicletta, Caro diario, Essere
e avere, Le relazioni pericolose,
Possession-Una storia romantica, C’è
post@ per te, 84 Charing Cross Road).
I temi dell’identità personale e della
necessità di conoscere se stessi per
poter realizzare al meglio la propria
personalità, sono al centro della
proposta didattica che può essere
utilizzata nella scuola media benché il
modello di analisi sviluppato lo renda
più adatto alle superiori.
Il libretto è suddiviso nei seguenti
capitoli:
- Ricordi il tuo nome? Percorso sul
tema dell’identità e della scrittura
- Tracce d’inchiostro. Dal blog al
taccuino di viaggio
- Tra fiction e non-fiction. Diari
cinematografici
- La lettera sul grande schermo. Dal
romanzo al cinema epistolare
Il professor Icetein impara a pattinare
Produttore: Diego Busacca
Realizzazione: Centro Audiovisivi
N° 3 - marzo 2006
della Provincia Autonoma di Trento
Dipartimento di Fisica dell’Università
Iprase del Trentino
Collaborazione: Circolo pattinatori
artistici di Trento.
È il racconto delle osservazioni del
professor Icetein (di professione
fisico e dall’aspetto vagamente
riconducibile al celebre Einstein) che
ad un certo punto vuole imparare
a pattinare e, scontrandosi con le
prime difficoltà, cerca di superarle
affrontandole a modo suo, cioè
studiando il comportamento dei corpi
a contatto con la superficie ghiacciata.
Da ogni sua osservazione si sviluppa
un argomento di fisica che viene
brevemente commentato.
La scuola fa spettacolo
Liceo scientifico “Galileo Galilei”
2005
Durata: 24 min
Produttore: Provincia Autonoma di
Trento – Piazza Dante, 15 – 38100
Trento
Realizzazione: Ufficio Stampa PAT
– Centro Audiovisivi
Il video, che è stato realizzato
con la diretta partecipazione dei
ragazzi, documenta la preparazione
dell’assemblea spettacolo messa in
scena all’auditorium ex Santa Chiara
nell’aprile del 2005 e ne raccoglie i
momenti più significativi. Gli studenti,
stimolati dalla loro fantasia e creatività,
hanno lasciato i banchi di scuola per
salire su un palcoscenico e presentarsi
al pubblico.
Dalle quattro ore di spettacolo
proposte dai ragazzi, sono stati scelti
gli spezzoni più eloquenti che, accanto
a interviste e prove dietro le quinte,
hanno dato modo ai giovani di spiegare
la loro impegnativa ma entusiasmante
esperienza.
Sulle tracce dell’America Latina
Lo spettacolo del liceo Da Vinci
ora è un dvd
Dal Guatemala all’Amazzonia, dal
Cile alla Bolivia, dall’Argentina al
Salvador affiancando sulla scena in
modo originale e provocatorio anche
Diego Armando Maradona e Oscar
Romero: è il viaggio che ci fanno
compiere i ragazzi del Liceo Scientifico
Leonardo da Vinci di Trento con il loro
spettacolo “Sulle tracce dell’America
Latina” in scena nel febbraio scorso né
“Il gioco degli specchi” e in maggio
per “AmericaLatina QuestAltroMondo”.
Ora questa performance è diventata un
DVD, realizzato dal Centro audiovisivi
della Provincia autonoma di Trento in
collaborazione con gli stessi studenti
che hanno effettuato anche le riprese.
Il video – accompagnato da una galleria fotografica – è una ulteriore
tappa di un percorso che ha portato
i ragazzi dapprima ad un approfondimento della cultura e della storia
dell’America Latina, quindi all’allestimento di una rappresentazione che i
protagonisti hanno affrontato non solo
dal punto di vista teatrale, ma anche
della “post produzione”.
E così, mentre i più hanno definito
la drammaturgia e la messa in scena,
dando vita allo spettacolo teatrale,
un piccolo gruppo si è preoccupato di
allestire la regia mobile e di manovrare le telecamere, sotto la guida degli
esperti del Centro audiovisivi.
Informazioni:
Centro audiovisivi della Provincia
autonoma di Trento
Sede provvisoria: via Vannetti 32
– 38100 Trento
Telefono: 0461-495117
Orario: 9-20 dal lunedì al
venerdì.
Sito: www.audiovisivi.provincia.tn.it
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didascalie
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concorsi
Bandi 2006 - 2007
La Fondazione Caritro per le scuole
Anche quest’anno la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, in accordo
con l’Assessorato all’Istruzione e alle politiche giovanili, propone la realizzazione
di progetti che prevedano l’innovazione delle metodologie della didattica e
dell’apprendimento da sperimentare tramite attività da svolgere con gli studenti,
al fine di coinvolgerli come protagonisti attivi del percorso stesso. I Bandi che
finanziano questi progetti sono due, il primo rivolto a tutti gli Istituti Scolastici
della Provincia di Trento, il secondo Bando si rivolge a tutti i Centri di Formazione
Professionale del Trentino.
Per gli Istituti scolastici: 70.000 Euro
La Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto propone un Bando rivolto
a tutti gli Istituti scolastici della provincia di Trento. I progetti potranno essere
programmati e realizzati anche con il coinvolgimento e la collaborazione di altri
Istituti Scolastici o di altre realtà pubbliche o private e in collegamento con
iniziative in atto sul territorio provinciale o in ambito più ampio. L’argomento e le
discipline coinvolte nel progetto potranno essere liberamente scelte dalle scuole
che partecipano; i progetti dovranno iniziare nell’a. s. 2006/2007, con durata
annuale o biennale, e comunque da concludersi entro l’a. s. 2007/2008.
Il budget complessivo messo a disposizione ammonta a 70.000 Euro, da
suddividere tra i progetti ammessi. La Fondazione potrà coprire il 70% del costo
complessivo, per i costi non coperti dovranno essere trovate risorse proprie o di
terzi. Le richieste di contributo dovranno tenere conto che la somma stanziata
per ciascun progetto non potrà essere superiore a 15.000 Euro.
La valutazione dei progetti presentati avverrà entro giugno 2006.
Per la Formazione Professionale: 100.000 Euro
Col Bando, La Fondazione vuole promuovere l’innovazione nella Formazione
Professionale, incentivando la realizzazione di progetti fondati sulla sistematica
collaborazione con gli ambienti esterni, anche lavorativi, e su una più partecipata
interazione tra docenti e allievi su progetti originali con un “prodotto finale”. I
contenuti dei progetti possono essere liberamente individuati in base alle esigenze
formative, esperienze e qualifiche proprie di ogni CFP. Dovranno essere svolti
nell’anno 2006/2007 con il coinvolgimento di più classi anche appartenenti a
macrosettori, qualifiche o CFP diversi.
La Fondazione mette a disposizione un budget complessivo di 100.000 Euro,
10.000 Euro per ciascun progetto ammesso al bando.
La valutazione dei progetti presentati avverrà entro luglio 2006 tramite
apposita Commissione, e verrà comunicato l’esito per lettera.
Documentazione e presentazione delle domande
I bandi sono stati inviati per posta a tutti i Dirigenti scolastici e a tutti i Direttori
dei CFP del Trentino con il testo completo di quanto previsto e gli allegati i moduli
di partecipazione.
La domanda di partecipazione dovrà essere inviata alla Fondazione
improrogabilmente entro le ore 18.00 del 20 maggio 2006 (farà fede la data del
timbro postale). La domanda di partecipazione e il progetto devono inoltre essere
inviati anche all’indirizzo [email protected].
Ulteriori informazioni e i testi dei Bandi si possono consultare e scaricare nell’Area
Agenda /Concorsi e progetti del portale della scuola trentina: www.vivoscuola.it
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Esercizio amico dei bambini
Oggi è possibile individuare gli esercizi
ed i locali “a misura di bambino”,
non sarà difficile perché saranno
contrassegnati da uno specifico marchio
e quindi facilmente riconoscibili. Un
logo pensato proprio dai più piccoli
che hanno partecipato al concorso di
disegno che ha coinvolto 966 alunni
delle scuole elementari del Trentino. I
vincitori sono stati premiati con una
gita all’Acquario di Genova. L’iniziativa
si inserisce nel più ampio progetto
provinciale “Family in Trentino” e
pone l’attenzione sull’importanza
di ripensare gli spazi progettati per
gli adulti rendendoli più a misura di
bambini perché possano sentirsi a loro
agio anche in contesti esterni insieme
ai propri genitori. Nei locali con il
logo è possibile avere cibi preparati
con alimenti adatti alle esigenze dei
bambini; non mancano giochi per
rendere più piacevole la permanenza
dei bambini nel locale, piatti e stoviglie
adatti a loro, ma anche possibilità di
organizzare festicciole. Il Concorso,
bandito dalla Provincia Autonoma di
Trento, Servizio Commercio – Ufficio
Polizia Amministrativa, e destinato
ai bambini delle scuole primarie del
trentino, prevedeva l’ideazione di un
disegno originale che identificasse gli
Esercizi amici dei bambini e potesse
rappresentare l’offerta presente in
questi servizi. Tra gli oltre 850 disegni
pervenuti la Commissione, composta
da diversi esperti, ha scelto 5 disegni
vincitori; ma sono stati scelti anche 5
altri disegni meritevoli di menzione.
Disegni vincitori:
1° – classe IV e V pluriclasse
elementare di Zuclo, IC Tione, docente
referente Miria Frizzi
2° – classe IV elementare di Sarche – IC
Vezzano, docente referente Norma Bortoli
3° ex aequo: classe V Scuola primaria
di Comighello, Ponte Arche, Ic
Giudicarie Esteriori, docente referente
Daniela Caracristi; classe IV elementare
di Comighello- Ponte Arche, IC
Giudicarie Esteriori, docente referente
Giliana Togni; classe III elementare di
Sardonico, IC Fondo, docente referente
Marcella Malech.
N° 3 - marzo 2006
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EUROPA SCUOLA
In Europa in tre lingue
Tre siti da visitare: italiano, inglese e tedesco
Vi presentiamo tre siti che permettono ai ragazzi di conoscere l’Europa in modo semplice, completo e divertente. Ricchi di
notizie interessanti, illustrazioni colorate e giochi, ma anche con chiare spiegazioni ed immagini. Sono un sito in lingua
italiana, inglese e tedesca, non potevamo che recensirli nella loro lingua rivolgendoci proprio ai ragazzi.
L’Europa
http://digilander.libero.it/laboratorioeuropa/europa/europa.htm
Ciao! Vuoi conoscere l’Europa in modo semplice e divertente? Abbiamo scoperto
un sito simpaticissimo, chiaro, completo e divertente realizzato dagli alunni della
Scuola Elementare Via Conforti e dalla Scuola Media Panzini-Borgese di Rimini,
nell’anno scolastico 2001/2002, nell’ambito del progetto “Laboratorio Europa”.
Potrai fare dei viaggi virtuali e non, per diventare un cittadino consapevole,
acquisirai conoscenze e rafforzerai il senso di partecipazione democratica e civile
alla vita sociale e politica. Un ampio spazio del sito è dedicato alla conoscenza
dell’Unione Europea, vi sono schede di ambito geografico, vi è la storia dell’UE
divisa per tappe, non mancano gli Stati, i Paesi e le bandiere. Sono affrontate
tematiche quali i diritti ed i doveri dei cittadini e l’istruzione. Come ogni sito per ragazzi che si rispetti, ti chiederai,
devono esserci delle aree dedicate a qualche gioco...ci sono e sono proprio belle, non mancano anche i quiz. Quando
sarai entrato nel sito ed avrai imparato per bene, ti consigliamo lo spazio Geografia Europea dove esplori e giochi con
un’Europa...vista dal satellite!
Let’s explore Europe!
http://europa.eu.int/europago/explore/welcome.jsp
Hello! Welcome to Europe, our home. It’s a beautiful place and there is lots
happenings here. How much do you know about it? Come with us and let’s explore
Europe togheter!
Whit this site will be an adventure journey throught time and space and you’ll find
out loads of interisting things. This is the begin of your research in this incredibile
site.
If you want you can entry in a fantastic world, you can discovery many information
only with a clic of mouse, all about geografy, climate and nature, farming and all
about the sea. Don’t miss a journey trought the time and it is possibile to know the story of forty famous faces. Than
there is the story of the European Union, what the EU does? How the UE takes decisions?
In the site there are, furthermore, a link on site Europe go, with fun games, and a quiz where do you can test your
knowledge of Europe.
But I can’t write to much about this site, because you must discovery by yourself....
Entdecke Europa!!!
http://www.entdeckeeuropa.de/
Hallo... Mein Name ist „Eurogaloppo“ und ich bin das Europa-Pferd, offizielles
Europa-Symbol des Landes Niedersachsen. Auf meinen Internet-Seiten, kannst Du
Europa entdecken....
Ich möchte Dir auch erklären, was die Europäische Union ist, wie sie funktioniert,
was die EU alles macht und welche Chancen und Möglichkeiten diese Gemeinschaft
von 25 Ländern den Kindern und Jugendlichen bietet.
Auf der Website findet man zahlreiche Informationen, Spielen, Tipps für Kids und
Lehrer, Tests, und Spass rund um Europa und die EU. Du kannst auch online unseren
offiziellen Europa-Song „In Europa werden Wunder wahr“ hören.
Du wirst auch erfahren, warum es so für die Zukunft so wichtig ist, Fremdsprachen zu lernen und andere Länder und
Kulturen kennen zu lernen.
Die Gestaltung und die redaktionelle Bearbeitung der Webseiten wird vom Europäische Informations-Zentrum (EIZ)
Niedersachsen, das zum europaweiten Netzwerk der „Europe Direct“-Informationsstellen der Europäischen Union (EU)
gehört.
LA NOVITÀ
Il sito c’è
www.politichegiovanili.provincia.tn.it
Progettato e curato dall’Assessorato provinciale all’istruzione e alle politiche
giovanili, da più di un mese è on line il nuovo sito web sulle politiche giovanili
in Provincia, con aree locali, ma anche “incursioni in quelle nazionali ed europee.
Un nuovo strumento, nato per costruire uno spazio informativo e di confronto fra
chi opera per le politiche giovanili sul territorio; un’area dove le idee possano
intrecciarsi, dove le conoscenze e le riflessioni sul mondo dei giovani possano
aprire nuove strade e nuovi sviluppi. Uno spazio per raccogliere ciò che si sta
facendo per i giovani, per creare un coordinamento ed un contatto tra Assessorato e
Associazioni, tra Associazioni ed enti locali. Diverse aree di contenuti, suddivise in
voci più amministrative e altre più progettuali. È possibile trovare informazioni sulla
struttura organizzativa e sui gruppi di lavoro che operano per la promozione delle
politiche giovanili sul territorio trentino; sono presenti la documentazione, le leggi,
le delibere in materia di giovani e Associazioni; aree di ricerca e analisi e una voce
relativa all’Osservatorio Giovani dell’Iprase. Nel settore di maggior progettualità,
ampio risalto ai Bandi promossi nel 2004 e 2005 ed alla rispettiva modulistica,
ai progetti dei Piani di zona e di Piani di ambito; non mancano le informazioni
in merito alle iniziative promosse dall’Assessarato. Uno spazio è specifico per gli
eventi, quali incontri e seminari; importante la finestra sull’Europa, alla voce
Europa.giovani. E poi spazio alle Associazioni, con le schede ed i progetti attuati
sul territorio; all’area Genitorialità; alle Pubblicazioni, ai link utili locali, nazionali
ed europei. A breve saranno attivi degli spazi di confronto quali un Forum e la Chat.
Insomma: visitatelo subito!