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Estate 2015
Sommario
3 • Il cristiano al centro della vita della Comunità
in copertina
L’arcobaleno
Periodico della parrocchia di
San Bartolomeo apostolo
Roveredo in Piano e Villotte
Direttore: don Ruggero Mazzega
Direttore responsabile:
don Bruno Cescon
Vice direttori:
Francesca Muner  Daniele Miotti
Redazione:
Gianni Lorenzon  Andrea Radovan
Bruno De Luca
Collaboratori:
Sergio Gentilini (per la Cultura)
Eugenio Latin (per le Villotte)
per le foto si ringraziano:
Rudi Tramontin, Giusy Capasso,
Giancarlo Moras, Sergio Gentilini
Impaginazione grafica:
Silvia Badia
Stampa:
Sincromia •
il periodico esce dal 1954
Il numero chiuso in ottobre 2014
Redazione: Piazza Roma, 3
33080 Roveredo in Piano.
[email protected]
www.sanbartolomeo-roveredopn.it
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4 • Il lavoro in tempo di cambiamenti. La chiesa vicina
5 • Avvicendamenti in Casa Suore
6 • Giovani consapevoli delle proprie scelte
8 • 5 raggi di Luce
12 • Alfabeto della Fede
13 • Scegliere ancora la famiglia
14 • R.S.A.: solo assistenza sanitaria?
15 • Prepararsi alla Pasqua: la Via Crucis nelle vie del paese
• 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016: anno della vita consacrata
18 • Un servizio piccolissimo per piccolissimi
nostri “Nuovi Vicini”: un’esperienza di volontariato
• Ialla
Caritas con i rifugiati
21 • Giornata dei Migrantes 2015
22 • Non sappia la destra...
23 • Associazione Oratario S. Pancrazio: assemblea 2015
24 • Attività in Oratorio
26 • Scuola dell’infanzia “Sacro Cuore”
27 • Lauree
28 • Roveredani in Festa
31 • Pensieri ... e Musica
32 • Un gruppo, tante esperienze
34 • Coop Operaie
35 • “Rosario Scarpolini”
36 • L’Università delle Liberetà dell’Auser di Roveredo in Piano
• Aneddoti Paesani
37 • Volontariato in Uganda
38 • Un vecchio Crocifisso
• La Grande Casa
41 • La Sindone e don Antonio Cojazzi, il salesiano roveredano
• Don Antonio Cojazzi
43 • Ricordando padre Bruno
46 • Donazioni
49 • Le voci del Gelso ora anche in DVD
50 • Sport
54 • Scrigno dei ricordi
55 • Anagrafe Parrocchiale
59 • Ultimissime
numero 42 / Estate duemilaquindici
Editoriale
don Ruggero Mazzega
Il cristiano al centro della vita della Comunità
Tante volte quando mi preparo per dire o scrivere
qualcosa mi domando se è necessario aggiungere ancora a
quanto c’ è già, o se non vale la pena aver pazienza e ripescare nel tesoro della Chiesa (Sacra Scrittura e Magistero) quanto ci serve per la nostra riflessione e vita cristiana.
Quindi scrivendo qualcosa sulla corresponsabilità dei
laici, del loro ruolo nella Chiesa (in sintonia col piano
diocesano) parto dal Concilio Vaticano II dal decreto
dell’apostolato dei laici del 18 novembre 1965 e poi vado
da papa Francesco.
Questo è il fine della Chiesa: con la diffusione del regno di Cristo su tutta la terra a gloria di Dio Padre, rendere partecipi tutti gli uomini della salvezza operata dalla
redenzione e per mezzo di essi ordinare effettivamente il
mondo intero a Cristo. Tutta l’attività del Corpo mistico
ordinata a questo fine si chiama ‘apostolato’; la Chiesa
lo esercita mediante tutti i suoi membri, naturalmente
in MODI DIVERSI. Come nella compagine di un corpo
vivente non vi è membro alcuno che si comporti in maniera del tutto passiva, ma unitamente alla vita partecipa
anche alla sua attività, così nel corpo di Cristo, che è la
Chiesa, “tutto il corpo... secondo l’energia propria ad ogni
singolo membro... contribuisce alla crescita del corpo stesso” (Ef 4, 16).
C’ è nella Chiesa diversità di ministero ma unità di
missione… anche i laici, essendo partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico, regale di Cristo, all’ interno della missione di tutto il popolo di Dio, hanno il proprio compito
nella Chiesa e nel mondo.
A tutti i Cristiani quindi è imposto il nobile impegno
di lavorare affinché il messaggio della salvezza sia conosciuto e accettato da tutti gli uomini.
Per questo lo Spirito Santo elargisce ai fedeli anche dei
doni particolari “ distribuendoli a ciascuno come vuole...”.
La fecondità dell’apostolato dei laici dipende dalla loro
unione vitale con Cristo che viene alimentata dalla partecipazione attiva alla Sacra Liturgia...; siccome poi le donne, ai nostri giorni, prendono parte sempre più attiva a
tutta la vita sociale, è di grande importanza una loro più
larga partecipazione anche nei vari campi dell’apostolato
della Chiesa... La parrocchia offre un luminoso esempio
di apostolato comunitario. I laici si abituino ad agire in
stretta unione con i loro sacerdoti; apportino alla Chiesa i
propri problemi e quelli del mondo perché siano esaminati
e risolti con il concorso di tutti; diano il loro contributo ad
ogni iniziativa apostolica e missionaria della propria parnumero 42 / Estate duemilaquindici
rocchia. Coltivino il senso della Diocesi... non limitino la
propria cooperazione entro i confini della Parrocchia, ma
procurino di allargarla nell’ambito interparrocchiale…
tanto più che il crescente spostamento delle popolazioni, la
facilità delle comunicazioni non consentono di rimanere
chiusi in se stessi… L’apostolato dei coniugi e delle famiglie
acquista una particolare importanza in questi tempi…
Non meno necessaria è la collaborazione tra le varie iniziative. Infatti perché sempre splenda la carità fraterna si
raggiungano le comuni finalità e siano evitate dannose rivalità. Si richiede una stima vicendevole per tutte le forme
di apostolato della Chiesa e un conveniente coordinamento.
Termino con papa Francesco: «All’ interno del Popolo
di Dio e nelle diverse comunità, quante guerre! Ai cristiani
di tutto il mondo
desidero chiedere
specialmente una
testimonianza di
comunione fraterna che diventi
attraente e luminosa. Che tutti
possano ammirare come vi prendete cura gli uni
degli altri, come
vi incoraggiate
mutual-mente,
come vi accompagnate. È quello che ha chiesto con intensa preghiera
Gesù al Padre: “siano una sola cosa… in noi perché il
mondo creda”.
Perciò mi fa tanto male riscontrare come in alcune comunità cristiane, e persino tra persone consacrate, si dia
spazio a diverse forme di odio, divisione, calunnia, diffamazione, vendetta, gelosia, desiderio di imporre le proprie
idee a qualsiasi costo fino a persecuzioni che sembrano
una implacabile caccia alle streghe. Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti?
Quanto ci fa bene amarci gli uni gli altri al di là di
tutto! Tutti abbiamo simpatie ed antipatie, e forse proprio
in questo momento siamo arrabbiati con qualcuno. Diciamo almeno al Signore: Signore, sono arrabbiato con
questo, con quella. Ti prego per lui e per lei».
Grazie e Buon cammino comunità cristiana.
Grazie e Buon cammino operatori pastorali.
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Editoriale
Dal documento dei Vescovi del Triveneto del 15 aprile 2015
Il lavoro in tempo di cambiamenti.
La chiesa vicina
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In questi anni le nostre chiese
diocesane hanno toccato con mano
le conseguenze della crisi economica e sociale che ha investito decine di migliaia di persone, famiglie e
imprese del nostro territorio. Le popolazioni delle nostre regioni si sono
trovate improvvisamente impreparate ad affrontare una situazione di
difficoltà economica e a fare i conti
con una severa crisi occupazionale.
Sembrano incapaci di far fronte al
COME e al DOVE attingere le risorse materiali necessarie e di senso
I grandi documenti del Magistero
sociale fin dalla Rerum Novarum di
papa Leone XIII, hanno accompagnato tutti i grandi cambiamenti del
lavoro negli ultimi cento e più anni.
È necessario avere chiari i criteri perché un lavoro sia definito “decente” e non produca “costi umani”
insostenibili. Il tempo che stiamo vivendo è connotato da un profondo
cambiamento che non è per forza
qualcosa di cui avere paura. È necessario dunque accompagnare e,
per così dire, anticipare il cambia-
necessarie per essere in grado di
affrontare un momento così prolungato di difficoltà.
Immersi in questa situazione i
Vescovi del Triveneto sostengono
e confermano l’impegno delle nostre chiese nelle iniziative concrete
di solidarietà, ma sentono anche
il dovere di attirare l’attenzione su
alcuni aspetti strutturali di questo
passaggio d’epoca e di indicare alcuni criteri fondati sul Vangelo e la
dottrina sociale della Chiesa.
mento investendo sui giovani, che
sono portatori di novità. Le generazioni più adulte devono indicare loro
ciò che del passato non può essere
lasciato:
•deve essere custodito l’alto valore
assegnato al lavoro;
•la sostanza dei diritti fondamentali
dei lavoratori;
•la dimensione comunitaria e solidale del lavoro e dell’impresa;
•la consapevolezza che il lavoro ha
il primato sul capitale e che l’uomo
ha il primato sul lavoro;
•il lavoro per la famiglia;
•l’armonizzazione tra il lavoro e la
vita complessiva della persona
che lavora, rispettando riposo e
festa;
•la crescente sensibilità per la custodia del creato;
•far camminare di pari passo politiche del lavoro e quelle della famiglia;
•la possibilità concreta di strumenti
di previdenza sociale.
Va apprezzato il potenziale positivo della dimensione europea e
globale che il lavoro e l’economia
stanno assumendo purché ciò non
si traduca in sfruttamento dei più
poveri. La globalizzazione deve servire alla logica di sviluppo integrale e
solidale non come crescita degli uni
a scapito degli altri.
“Quando la società abbandona
nella periferia una parte di sé… non
ci si può attendere un futuro migliore” (papa Francesco).
Un NO chiaro “all’idolatria del
denaro” e al denaro che “governa
invece di servire” richiamando l’importanza dell’etica e prima ancora
di Dio (sempre papa Francesco).
Nelle nostre regioni, fino a qualche tempo fa, il rapporto lavoro-denaro era abbastanza scontato perché erano abbondanti tutti e due,
ora non è così. L’etica, dobbiamo
ricordarcelo, è fondamentale nel
rapporto lavoro-denaro.
Vanno rispettati gli accordi lavoro-paga e paga in tempi ragionevoli.
Purtroppo questo meccanismo ha
subito una grande deformazione:
•Dobbiamo ripartire ripristinando
un’etica nei rapporti economici. In
questo lo Stato da troppo lungo
numero 42 / Estate duemilaquindici
Casa Suore
tempo continua a non essere di
esempio.
•Il secondo elemento etico riguarda l’intenzione con la quale s’investe il proprio denaro, lo si presta,
lo si utilizza. È fondamentale, anche nelle nostre terre, ricostruire
un circolo virtuoso dove il denaro
è mezzo subordinato al bene della
persona, che comprende anche il
lavoro dignitoso.
•Il terzo elemento: la corruzione.
La corruzione ha origine nel cuore
umano. Servono le leggi e i controlli ma questi sono armi spuntate se non si risveglia la coscienza.
Infine i vescovi ricordano a tutti
che la conversione passa attraverso le scelte della coscienza illuminata di ogni persona per modificare
interessi egoistici e peccaminosi.
“Vogliamo -scrivono- confermare
l’impegno delle nostre chiese diocesane a dedicarsi con generosità
apostolica ai giovani che rischiano
di essere le vere vittime incolpevoli”.
Non abbiamo ricette ma indicazioni di fondo:
•la comunità deve essere luogo
dove si ascolta, si approfondisce,
si annuncia il vangelo del lavoro contenuto nella tradizione del
pensiero sociale cristiano;
•la comunità deve trovare il coraggio per sperimentare nuove forme
di vicinanza ai giovani. Mettere
loro a disposizione spazi vuoti;
•le associazioni laicali devono ritrovare il loro ruolo, rispondendo alle
domande che il mondo del lavoro
pone inventando strumenti al servizio dei lavoratori e imprenditori.
La sinergia tra parrocchie e associazioni può mostrare il volto di
una chiesa vicina a queste generazioni di giovani.
Il vangelo del lavoro non si è
esaurito: è affidato a tutti.
numero 42 / Estate duemilaquindici
Editoriale
Avvicendamenti in Casa Suore
Suor Cecilia Tosoni
chiamare me per un tempestivo
aiuto.
Ora la madre mi ha detto di rimanere a Garda, io vi confesso che
ho il cuore a Roveredo ma ho il dovere dell’obbedienza ai superiori.
Prego per voi, carissimi Roveredani; “grazie” alle mie consorelle
della comunità; un saluto particolare alla sorella e al cognato di don
Ruggero; ciao don Ruggero, “viva”!
gli amici di Roveredo
22 febbraio 2015
Carissimi,
desidero anzitutto giustificare e
motivare la mia improvvisa assenza
da Roveredo.
Il 27 gennaio, la madre Provinciale, madre Paola Rebellato, mi ha
chiamata d’urgenza ad aiutare una
fraternità e sostituire una consorella
che è mancata improvvisamente.
Questa sorella era l’unica impegnata nella pastorale parrocchiale.
Essendo stata, in passato, in quella Comunità, ha visto opportuno
Carissima Cecilia,
ancora una volta dobbiamo dirci, con dispiacere, arrivederci.
Questa però è la vita, la tua in
primo luogo, la nostra di conseguenza.
Ci lasciamo comunque con tanti
bellissimi ricordi. Giornate trascorse insieme tra momenti profondi di
preghiera, di meditazione, di raccoglimento e momenti molto spensierati, tra battute, scherzi e risate che
uscivano dal cuore in totale amicizia.
Ci lasci una testimonianza di vita
5
Vita della comunità
Casa Suore
cristiana vera, vissuta fino in fondo,
nella sincerità, nell’amore e nella
comprensione.
Ti raccomandiamo di rimanere
così, perché a noi sei piaciuta in
tutto il tuo essere, testimone della
fede, disponibilità infinita, riferimento costante!
Siamo sicuri che non cambierai
mai e quindi chi ti accoglie ora, ha
un bellissimo regalo dal Signore, a
noi resta un vuoto che però riempiremo nel tempo con i ricordi, la preghiera reciproca e magari qualche
visita/ telefonata.
Un abbraccio e una lacrima, da
tutti noi.
di suora Elisabettina con gratuità e
amore coinvolgendo attivamente
“scuola e famiglie”, attività pastorale e Chiesa. In ogni scuola: a Pordenone, a Bassano del Grappa, a
suor Savina Pacchin
Padova e Piazzola sul Brenta, unico
è stato il desiderio: fare della scuola una grande famiglia in cui ogni
componente regala a piene mani
tempo, capacità, competenze e
amore. “...scelta da Gesù, dall’eternità destinata a operare nella Sua
Sono ultima di cinque fratelli di
cui un sacerdote diocesano, una
laica e tre suore Elisabettine.
Con la passione per l’uomo ho
cercato di animare la mia missione
vigna come gli Apostoli, la suora
Elisabettina accoglie tale vocazione
come grazia specialissima e la custodisce con fedeltà e amore” (dal
carisma di Elisabetta Vendramini). Il
Grazie a Dio si fa anche invito: mettiamoci ogni giorno alla scuola di
questo Maestro, “quasi esagerato”
che moltiplica senza misura, che
semina in abbondanza, che suggerisce di portare il Suo sorriso, anche solo con un bicchiere d’acqua,
perché alle volte, tutto il Vangelo è
un bicchiere d’acqua se è dato con
tutto l’amore.
Chi mi incontra per le vie di Roveredo in Piano possa dire, non
solo: quella suora fa cose belle e
utili, si sacrifica per tutti...ma anche
soprattutto: questa religiosa esprime in tutta la sua vita un amore appassionato e unico verso il Signore,
in Lui è la radice del suo volto sorridente e gioioso, per Lui dona se
stessa fino al sacrificio.
Paolo Michelon
Giovani consapevoli delle proprie scelte
Questa è la definizione usata
dal Vescovo Giuseppe nell’ incontro foraneale con i cresimandi, famiglie, padrini e madrine….tenutasi nella nostra parrocchia.
Ma vediamo nello specifico che
cos’è la consapevolezza?
È un termine usato soprattutto
in psicologia e in filosofia.
Si parla di solito di consapevolezza di sé, delle proprie azioni e
delle conseguenze di esse; consapevolezza del mondo intorno a noi
e del presente. Il significato dietro a
questa parola è così ampio e profondo da non essere facilmente
spiegabile.
Comprenderlo richiede appun-
6
to consapevolezza.
Una buona spiegazione anche
se parziale: la capacità di essere
presenti in quello che stiamo facendo, mentre lo stiamo facendo.
Capacità di ogni uomo o donna di
riflettere su se stesso e di attribuire
un significato ai propri atti e quindi
alle proprie scelte; come la capacità di percepire e di intendere; di
valutare eventi, azioni, conseguenze e altro ancora.
Consapevolezza quindi consiste in conoscenza, comprensione, coscienza, e si manifesta
attraverso uno stato mentale che
possiamo definire lucido, aperto e
presente.
numero 42 / Estate duemilaquindici
Pastorale Giovanile
Si è consapevoli quando si conosce e si comprende in piena
coscienza un oggetto, un evento,
una caratteristica, una persona,
un’azione, un sentimento, una
conseguenza, ecc.
È capitato a tanti, penso, di avere un problema da risolvere e di
non riuscire a vederne la soluzione. O dover affrontare una grossa
decisione da prendere, ma non
comprendere chiaramente quale
fosse la scelta più giusta.
Poi passa un giorno, due, una
settimana, e ... arriva il momento in
cui tutto è chiaro, lì, ovvio: la soluzione o la scelta è quella, non sai
ancora i particolari, ma è quella.
Tutto questo ci viene dato da
una grande forza soprannaturale
che è lo Spirito Santo.
Quello Spirito che, se invocato, vi darà e ci darà la capacità di
fare le scelte più giuste nella vita,
come anche la scelta di non chiedere il sacramento della cresima,
purché consapevole. È stata una
bella serata, la nostra chiesa gremita, ha respirato un momento
gioioso, intenso, di speranza, con
la consapevolezza appunto, che il
Signore non abbandona mai i suoi
figli specialmente se giovani; gionumero 42 / Estate duemilaquindici
Vita della comunità
vani che hanno voglia di mettersi in
discussione ed andare alla ricerca
della vera fonte che disseta.
“L’acqua che ricevi” e
“L’acqua che doni”.
Chiediamo veramente al Signore che possa donare a tutti i giovani della nostra parrocchia e non
solo, l’acqua viva che disseta e dona forza.
Concludo con questa riflessione: Dio ha chiesto al profeta Isaia: “Chi manderò? E chi andrà per
noi?”
Il Signore pone a ciascuno e
ciascuna la stessa domanda e
attende la nostra risposta... come
quella fatta dal Vescovo ai giovani presenti: “perché non chiedere
come regalo per la vostra cresima un viaggio a Lourdes?” Non vi
nascondo che è uno dei desideri
che porto nel cuore, come quello di Medjugorje in occasione del
festival dei giovani. Chiedo a tutti i
ragazzi che si stanno avvicinando
a piccoli passi alla confermazione,
di non scartare anche queste possibilità... io nel mio piccolo mi rendo disponibile ad accompagnarvi
come penso con gioia anche don
Ruggero.
Buon cammino a tutti.
a tutti i ragazzi che faranno la cresima
nel corso di questo 2015, a tutti gli animatori che prestano servizio ai grest,
Punti Verdi, Campi Scuola delle nostre
Parrocchie, a tutti gli Universitari presso
le Parrocchie della Diocesi ConcordiaPordenone
c’è post@ per voi!
Se vuoi vivere un’esperienza estiva che
lasci il segno nel tuo cuore e in quello
dei tuoi amici, assieme ad altri giovani
della nostra Diocesi, ti aspettiamo a Lourdes per vivere una settimana di servizio,
amicizia, gioia e fraternità in compagnia
dei nostri amici ammalati e di Maria!
il tuo Vescovo
Giuseppe Pellegrini
e i giovani dell’Oftal
LE
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I
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SP OVAN
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OT I G 00 !
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3
P
€
PARROCCHIA
a tutti i giovani
che si iscriveranno
al pellegrinaggio,
la Parrocchia comparteciperà
alle spese con un contributo di
euro 100,00 a partecipante!!!
7
Vita della comunità
Pastorale Giovanile
Giusy, Den, Mara, Valentina, Martina, Stefano, Leonardo, Paolo e Domenico
5 raggi di Luce
Tanto tempo fa, da una galassia lontana, arrivò un gruppo di
giovani stellieri, ai quali venne affidata una missione molto importante... Avrebbero dovuto animare
i cuori di tanti bambini, donare loro
momenti di felicità e infondere nei
loro cuori alcuni principi, utili per
una vita piena e bella. Per raggiungere questo obiettivo, però,
avrebbero dovuto affrontare diverse avventure.
Iniziarono quasi per gioco, ma
ben presto si accorsero che ciò
avrebbe significato molto di più:
anche il loro cuore, come quello
dei bambini, si sarebbe arricchito.
Nel giugno del 2010 ebbe inizio
la loro prima missione: l’obiettivo
era quello di accendere i sogni dei
fanciulli. Non fu impresa semplice,
ma riuscirono a far splendere nei
loro piccoli occhi una luce di
d e t e r-
minazione e speranza.
Dopo aver completato questa
prima tappa, attraversando numerose galassie, i giovani stellieri
atterrarono su un piccolo pianeta,
abitato dal Piccolo Principe e dalla
sua volpe. I nuovi amici aiutarono
gli stellieri a capire cosa volesse
realmente dire “addomesticare” e
prendersi cura, giorno dopo giorno, del prossimo, insegnando loro
che “non si vede bene che col
cuore. L’essenziale è invisibile agli
occhi”, poichè è con pazienza e
amore che si creano i legami più
solidi e sinceri.
Scoperta questa semplice ma
non banale verità, i nostri giovani avventurieri decisero di donare
questo messaggio ai loro piccoli amici, completando così la loro
seconda missione.
Tramonti 2011
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numero 42 / Estate duemilaquindici
Pastorale Giovanile
Tramonti 2012
In seguito a turbolenze temporali, gli stellieri precipitarono sul
pianeta Terra, nell’anno circa 1120
ad Assisi, dove incontrarono un
uomo, diventato poi loro amico,
che aveva deciso di abbandonare
tutte le sue ricchezze per donarle
ai poveri e mettersi al loro servizio.
Certo non fu semplice comprendere le ragioni di una scelta così radicale, ma osservando la sua vita
compresero la sua gioia e sincerità
nel donarsi all’altro. Tutti coloro che
ricevettero il suo amore furono a
loro volta invasi da questa gioia. Gli
stellieri capirono allora l’importanza
dei piccoli gesti “terreni” fatti con
amore e sincerità; raccontarono e
spiegarono quindi, poi, ai loro bimbi che “chi dona con gioia, dona di
più”.
numero 42 / Estate duemilaquindici
Vita della comunità
Tramonti 2013
Dagli abissi della povertà, non
tanto materiale, quanto quella dello spirito e dell’anima, i nostri giovani riscoprirono il bisogno di volare in alto con la fede, fondamento
per uno spirito libero e puro, come
avevano imparato dalla storia di un
giovane gabbiano, il gabbiano Jonathan Livingston.
Non volendo venir meno proprio ora alla loro missione, gli stellieri decisero di far capire ai bambini (che oramai stavano crescendo..
e in fretta!) questa quarta ricchezza che ciascuno di loro già possedeva; aiutarono loro a scoprire
che, affinchè la loro vita diventasse
davvero piena e significativa, sarebbero dovuti essere coraggiosi,
avrebbero dovuto aprire le proprie
ali senza timore e lasciarsi guidare
dal Vento Caldo.
Col passare del tempo, i nostri
protagonisti si ritrovarono all’ultima tappa per completare la loro
missione, ma di certo non era rimasta loro indifferente l’avventura
precendente: essi infatti capirono
di aver bisogno di entrare nel profondo di loro stessi per essere in
sintonia con gli altri e con la natura; decisero, così, di rivolgersi a
colui che sarebbe stato a sua volta
il loro maestro. Immersi nella foresta, andarono a cercare il tanto
nominato capo tribù degli Indiani,
l’unico che sarebbe riuscito a dar
loro quella giusta chiave di lettura per quanto avevano bisogno.
Il concetto era molto semplice:
“Canta e danza, segui il ritmo dello
Spirito”. Ciò voleva dire di seguire
il Grande Spirito, riponendo fiducia
nei Suoi insegnamenti, per trasmetterli al prossimo, in modo da
poter maturare con la
9
Vita della comunità
Pastorale Giovanile
consapevolezza di essere più lucidi e altruisti nelle proprie decisioni,
affidandosi serenamente al Grande Spirito, Dio, permettendoGli di
illuminare il proprio cammino, per
seguire le Sue orme.
I giovani stellieri, entusiasti, decisero di condividere e sperimentare altrettanto la loro avventura con
i loro ragazzi, sperando che anche
questi cogliessero la bellezza e ne
facessero tesoro per la loro vita.
La missione dei nostri stellieri
stava giungendo al termine… Rivivere emotivamente ogni ricordo riempiva i loro occhi di gioia;
la consapevolezza di aver donato
tanto di loro stessi, di aver imparato cose nuove a loro volta, e di
essersi arricchiti, quindi, soprattutto grazie ai loro bimbi, riempì i loro
cuori di un’immensa felicità.
Ed eccoci qua: abbiamo voluto
raccontarvi il nostro percorso da animatori in forma diversa e unica, condividendo con tutti voi questa nostra
grande avventura. E forse non sarà
nemmeno sufficiente per farvi capire
quanto abbiamo vissuto nel profondo in così poche settimane!
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Tramonti è gioia di stare insieme ad altra gente.
Tramonti è libertà di essere se stessi veramente almeno per una settimana.
Tramonti è amicizia tra grandi e piccini.
Tramonti è gioco e mettersi in gioco,
Tramonti è vacanza,
Tramonti è serietà,
Tramonti è comunità,
Tramonti è esperienza,
Tramonti è Natura,
Tramonti è il caffè di prima mattina,
preparato con tanto amore dai nostri cari cuochi,
è il caffè senza il quale non riusciresti ad affrontare una nuova giornata.
Tramonti è energia pura,
necessaria per risplendere durante tutto l’anno.
Tramonti sono gli sbagli che commettiamo,
ma che ci aiutano a migliorare.
Tramonti è Passione
che ognuno di noi ha nell’essere animatore.
Tramonti è respirare aria di Vita, è voglia di vivere!
Tramonti è il falò dell’ultima sera,
che come ogni saluto non è mai un addio ma un arrivederci.
Tramonti è cantare insieme,
Tramonti è lo “spuntino” delle undici in cucina,
che dopo un’intensa giornata è la cosa più bella che ci sia.
Tramonti sono i pianti che aiutano a liberarci.
Tramonti sono i Sorrisi, spontanei e impagabili, onesti e genuini,
sono il regalo migliore che esista.
Tramonti è il lago,
oasi gelida e meravigliosa, fonte di adrenalina pura!
Tramonti è Preghiera e riflessione,
lo Spirito guida di tutta la settimana di campeggio.
numero 42 / Estate duemilaquindici
Pastorale Giovanile
Vita della comunità
ZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHI;
DONATE CON GIOIA, la vostra ricompensa nel regno dei cieli sarà
immensa! VOLATE IN ALTO CON
LA FEDE… CANTATE E DANZATE,
SEGUITE IL RITMO DELLO SPIRITO.
Infine, non perché meno importanti, ringraziamo tutti i genitori,
collaboratori, cuochi, capicampo e
catechiste, che hanno sempre fatto
sì che non ci mancasse nulla!
Grazie suor Daniela, suor Maria
Gabriella e suor Luciana che ci hanno accompagnato in questi 5 anni.
Un grazie speciale a don Ruggero.
Il nostro augurio più grande va
ai nostri bambini, che abbiamo visto crescere, maturare e diventare
grandi in questi 5 anni e che ora
si trovano ad iniziare un’avventura
simile alla nostra: possiate scoprire quanto è bello donare se stessi,
senza aspettarsi un riconoscimento materiale. Possiate gioire dei
piccoli ma sinceri gesti! E soprattutto fatevi forza l’uno con l’altro,
affichè la felicità di uno possa essere quella di tutti!
NON SPEGNETE MAI I VOSTRI
SOGNI, lasciatevi trasportare dall’amore di Dio, poichè NON SI VEDE
BENE CHE COL CUORE, L’ESSEN-
CALENDARIO CAMPI-SCUOLA TRAMONTI 2015:
Turno
01
Data
venerdì 12 - sabato 13 - domenica 14 GIUGNO
Animati
2a elementare
02
da giovedì 18 a domenica 21 GIUGNO
3a elementare
04
da domenica 28 GIUGNO a domenica 5 LUGLIO
5a elementare
03
05
06
da domenica 21 a domenica 28 GIUGNO
da domenica 5 a domenica 12 LUGLIO
da domenica 12 a domenica 19 LUGLIO
4a elementare
Animatori
1a superiore
2a superiore
1a media
3a superiore
3a media
5a superiore
2a media
4a superiore
07
da domenica 19 a domenica 26 LUGLIO
08
SOGGIORNO RELAX PER ANZIANI da martedì 28 LUGLIO a martedì 11 AGOSTO
numero 42 / Estate duemilaquindici
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Vita della comunità
Pastorale Familiare
Paola Bortoluzzi, Stefania Re, Enzo Re
Alfabeto della Fede
Quest’anno il nostro Vescovo Giuseppe ha invitato genitori,
parroci e catechisti a rinnovare
la propria fede in Cristo per poterla vivere e trasmettere all’interno
della famiglia e per poter accompagnare e sostenere i bambini nel
loro percorso di crescita spirituale.
Noi catechisti abbiamo ben
accolto questa proposta, consapevoli del fatto che, se vogliamo
avvicinare bambini e ragazzi alla
Chiesa dobbiamo prima di tutto
coinvolgere le loro famiglie.
Abbiamo quindi organizzato
3 incontri di Catechesi per i genitori dei bambini di Prima Elementare. I primi due si sono tenuti
nel Periodo Quaresimale, e quello
conclusivo nella nostra bella casa
di Tramonti, il 10 Maggio, in concomitanza con la festa della mamma.
In questi incontri, genitori e catechisti siamo stati impegnati in un
lavoro di riflessione con una nuova esperienza di evangelizzazione,
12
riscoprendo i valori della fede per
diventarne testimoni.
La FEDE è il nostro modo di relazionarci con Dio;
la FEDE è qualcosa che cambia, che fa parte della nostra maturazione, della nostra crescita;
la FEDE è vissuta in maniera diversa da ognuno di noi.
Partendo da questi tre presupposti fondamentali, abbiamo analizzato alcuni passi del vangelo,
cercando di cogliere quelle parole
e frasi che li rendono attuali e adeguati ad un raffronto con le situazioni della nostra vita quotidiana,
ed abbiamo cercato insieme delle risposte che potessero esserci
d’aiuto nel nostro compito di educatori.
... e mentre genitori e catechisti erano impegnati, i bambini con
i loro fratelli sono stati intrattenuti
dall’animazione coinvolgente di un
gruppo affiatato di ragazzi della
nostra parrocchia, che con entusiasmo ci ha affiancato.
Naturalmente non sono mancati la messa nella quale tutti insieme abbiamo accolto la “Parola di
Dio”, ed il pranzo conviviale che ci
ha dato l’opportunità di chiacchierare e condividere dei bei momenti
insieme.
Abbiamo respirato una bella
atmosfera in queste tre giornate trascorse insieme, con un clima sereno e gioioso….. nessuno
ha avuto difficoltà nell’esprimere i
propri pensieri e nel raccontare le
proprie esperienze, perché ci si
sentiva “in famiglia” e non c’era la
sensazione di essere giudicati.
Per noi catechisti è stata una
bellissima esperienza, impegnativa ma ricca di emozioni; ci ha
permesso di entrare in contatto
con le famiglie dei “Piccoli cuori
di Gesù” (è così che i bambini di
Prima Elementare hanno deciso di
chiamare il loro gruppo), e di conoscere delle belle persone con
le quali siamo orgogliosi di fare un
cammino insieme.
numero 42 / Estate duemilaquindici
Pastorale Familiare
Vita della comunità
Luisella e Mario Lunardelli con don Fabio Magro
(presidenti e direttore dell’Ufficio Pastorale Famiglia e Vita)
Scegliere ancora la famiglia
Ci si sposa di meno e, ancor
più, ci si sposa di meno in Chiesa:
questa è l’evidenza che emerge
dall’osservazione della nostra società, anche a livello locale. Leggendo i dati pervenuti quest’anno
alla Commissione Famiglia sulle
coppie che hanno frequentato i
percorsi di preparazione al Matrimonio, si nota una tendenza al calo
rispetto all’anno precedente. Nel
2013-14 in base alle informazioni
giunte da 24 percorsi svolti in Diocesi, risultava la partecipazione di
345 coppie di fidanzati; quest’anno (2014-15) la presenza sarebbe
di 181 coppie, ma i dati provengono solo da 17 percorsi, in quanto
alcuni non sono ancora iniziati ed
altri non hanno inviato informazioni.
Sappiamo, inoltre, che alcuni percorsi che l’anno scorso si erano regolarmente svolti, quest’anno non
sono stati avviati per mancanza di
partecipanti.
Diverse sono le cause di questo
preoccupante fenomeno, sicuramente la ragione di fondo risiede
nella cultura di questi ultimi 10-15
anni centrata sul benessere personale, sullo “stare bene” personale,
che mal contempla un atto come
il matrimonio che costringe a confrontarsi e ad assumere obblighi
nei confronti di altri, che spaventa
perché mette a rischio il proprio essere e il proprio benessere per un
bene maggiore comune.
Di fronte a questa realtà che
interpella la nostra comunità ecclesiale, il tentativo che la Commissione diocesana Famiglia e
Vita sta portando avanti è quello
di puntare alla formazione pastorale delle equipes che accompanumero 42 / Estate duemilaquindici
gnano i fidanzati al Matrimonio e,
in particolare, delle coppie di sposi
che le compongono. Queste sono
ormai presenti in quasi tutti i percorsi per affiancare il sacerdote e
necessitano di una formazione alla
corresponsabilità per offrire un valido contributo alla crescita delle
giovani coppie nel cammino dell’amore. Sono loro che con il loro
vissuto, possono testimoniare in
modo credibile la bellezza e la dignità della vocazione matrimoniale.
La speranza è che, anche alla luce
degli Orientamenti nazionali sulla
preparazione al Matrimonio cristiano, i percorsi possano raggiungere
due obiettivi: aiutare i partecipanti
a riscoprire la fede e a riallacciare il
legame con Cristo, per molti interrotto da tempo, e far cogliere a coloro che celebreranno il Matrimonio
nel Signore la ricchezza che è propria di questa vocazione, il salto di
qualità che essa comporta rispetto all’esperienza della convivenza. Importante è, a nostro avviso,
approfondire, durante i percorsi, la
liturgia del Rito del Matrimonio che
racchiude un’immensa ricchezza
di significati e consacra la relazione
d’amore per una felicità vera.
Accanto a questo impegno, la
Commissione propone altre attività
perché si creino le condizioni affinchè le famiglie diventino parte attiva nel tessuto parrocchiale e sociale. A tal proposito, già da alcuni
anni, viene organizzato un Itinerario
biennale di formazione per operatori di pastorale familiare di approfondimento sul sacramento del matrimonio e sulla vita coniugale alla
luce del Vangelo e del Magistero.
Due fronti che sentiamo urgenti e
sui quali ci stiamo formando per un
prossimo impegno concreto, sono
l’educazione affettivo-sessuale degli adolescenti e le reti di prossimità
solidale tra le famiglie.
Papa Francesco più volte ha ricordato che l’attuale realtà sociale
è molto difficile per la famiglia, ma
mai come oggi essa è “un buon
13
Vita della comunità
Pastorale del Malato
annuncio” che viene donato da
Dio per salvare l’umanità, ne sono
testimonianza i due sinodi che la
Chiesa ha indetto per mettere al
centro la famiglia, per ridarle il giusto valore.
Accompagnare, formare e sostenere le famiglie sono i compiti
ai quali, come Commissione, cerchiamo di rispondere con iniziative,
ma soprattutto con la preghiera
che anima ogni forma di servizio
per il bene della coppia e della famiglia.
.Sergio Milani
R.S.A.: solo assistenza sanitaria?
A Roveredo in Piano esiste la
RSA, una residenza sanitaria assistenziale extra ospedaliera, che
ospita molte persone per lo più
anziane non autosufficienti a livel-
lo fisico o psichico, provenienti da
varie località, che necessitano di
cure riabilitative o di un’assistenza sanitaria complessa di cui non
possono disporre nella loro abitazione. Queste persone vivono nella struttura per periodi diversificati,
a seconda delle loro esigenze, e
costituiscono una comunità provvisoria a se stante all’interno del
tessuto del nostro paese.
Per tale motivo la comunità
ecclesiale di Roveredo ha volto lo
sguardo verso questi fratelli, alcuni dei quali, lontani dalle loro realtà
parrocchiali, sentono la necessità
di mantenere vivo il loro rapporto
con la fede attraverso i Sacramenti. È per questo che ogni giovedì,
alle 16.30, il parroco, don Ruggero
14
Mazzega, in accordo con i responsabili del personale sanitario e con
la collaborazione di una suora e
di una laica, celebra nella cappella dell’edificio la santa messa per
coloro che liberamente desiderano
parteciparvi. Per lo stesso motivo
ogni domenica, durante la mattinata, alcuni laici svolgono volontariamente il loro servizio di Ministri
straordinari della Comunione, offrendo a chi lo desideri la consolazione della Parola del Vangelo e
l’Ostia consacrata.
È commovente, talvolta, poter
constatare alla fine del servizio mi-
nisteriale la gioia e la riconoscenza
dei partecipanti alla liturgia della
Parola che non smettono di ringraziare, manifestando col loro sorriso e le parole il desiderio di poter
continuare quel rapporto di amore
fraterno che aleggia durante i brevi
momenti della celebrazione. È la
continua riscoperta del messaggio d’Amore che Gesù è venuto
ad annunciarci: “Qualunque cosa
avete fatto al più piccolo dei miei
fratelli l’avete fatto a me…”, “Amatevi l’un l’altro come io ho amato
voi…”
numero 42 / Estate duemilaquindici
Azione Cattolica
Vita della comunità
Marina Cadelli
Prepararsi alla Pasqua: la Via Crucis nelle vie del paese
Negli ultimi anni il percorso di
avvicinamento alla Pasqua si è
gradualmente arricchito con la celebrazione all’esterno della via Crucis del venerdì in diverse zone del
paese e della parrocchia.
Questa esperienza si svolgeva
già da tempo in via Cavour, zona
tranquilla e centrale del paese, attraverso un percorso serale a piedi
lungo le stazioni preparate dalle famiglie. Tutto avveniva grazie all’impegno dei responsabili della parrocchia ed alla cura degli abitanti
della via che allestivano con fiori,
immagini, simboli e piccole luci le
tappe di meditazione. Partecipare
a questa celebrazione era una occasione in più per riflettere sul significato della via della croce, coinvolgendo la comunità ed in modo
particolare gli abitanti della zona.
Ha rappresentato una novità, negli
anni in cui la via Crucis quaresimale si teneva in Chiesa ed era preparata, di settimana in settimana,
da diversi gruppi ed associazioni
con riflessioni personali e comuni,
e preghiere di meditazione.
Gradualmente a quella prima
esperienza si sono aggiunte, alternandosi, altre località del paese, fra
cui Villotte, Tornielli, zona Sant’Antonio, via del Gelso e via Ungaretti.
E’ un significativo momento, in
cui grandi e piccoli partecipano
alla preparazione delle stazioni e
alla lettura delle riflessioni. Il cammino che conduce alla Pasqua si
arricchisce così di una nuova occasione per incontrare le famiglie,
il parroco, i vicini e la comunità. Si
condivide una serata di preghiera
nei luoghi di vita quotidiana e si
compie un tratto di cammino comune riflettendo sul Vangelo. Ed è
anche bello scambiarsi un saluto
cordiale tra vicini di casa.
Ivana De Mattia
30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016: anno della vita consacrata
L’A.C. VUOLE ESSER VICINA
ALLE CONSACRATE E CONSACRATI IN QUEST’ANNO A LORO
DEDICATO E PRENDE SPUNTO
DALLA LETTERA APOSTOLICA
DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN CUI SI RIVOLGE A TUTTI,
PER RIFLETTERE.
“L’anno della Vita Consacrata
non riguarda soltanto le persone
consacrate, ma la Chiesa intera.
Mi rivolgo cosi a tutto il popolo
cristiano perché prenda sempre
più consapevolezza del dono che
è la presenza di tante consacrate
e consacrati, eredi di grandi santi
che hanno fatto la storia del cristianesimo. Vi invito tutti a stringervi
attorno alle persone consacrate,
a gioire con loro, a condividere le
loro difficoltà, a collaborare con
esse, nella misura del possibile,
per il perseguimento del loro mininumero 42 / Estate duemilaquindici
stero e della loro opera che sono
poi quelli dell’intera Chiesa. Fate
sentire loro l’affetto e il calore di
tutto il popolo cristiano.
Benedico il Signore per la felice coincidenza dell’Anno della Vita
Consacrata con il Sinodo sulla fa-
miglia. Famiglia e Vita Consacrata
sono vocazioni portatrici di ricchezza e grazia per tutti, spazi di
umanizzazione nella costruzione di
relazioni vitali, luoghi di evangelizzazione. Ci si può aiutare gli uni gli
altri.”
1943. Don Riccardo De Mattia animatore, foto A.C.
15
Vita della comunità
Azione Cattolica
8 dicembre 1945. Bruno Del Piero 5° da sinistra ultima fila
1953. Ultima fila, 6^ da destra suor Susanna Cadelli; 4^ fila,
5^ da sinistra suor Clarita Del Piero; 2^ fila, 4^ da sinistra
suor Annamaria Sedrani. Foto A.C. storiche ragazze asilo
1969. Gianni Sedrani, don Dino Didonè, don Riccardo e don
Guido De Mattia, don Mario Del Bosco, padre Bruno Del
Piero
Con il contributo di alcuni abbiamo raccolto delle
foto che ci ricordano alcune vocazioni di speciale consacrazione, nate proprio nel nostro paese ed anche
immagini di suore e sacerdoti che forse alcuni di noi
non hanno conosciuto. Qualcuno riconoscerà Padre
Bruno, ancora bambino, che ha diviso in due il suo
cuore: metà è rimasto qui e l’altra metà in Colombia.
Tutti hanno accolto l’invito di Gesù: “Andate in tutto
il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc
16,15). Alcuni di loro ci hanno accompagnato nella
fede e ci hanno saputo comunicare la passione per
l’A.C., associazione nata nella Chiesa e per la Chiesa.
Il nostro impegno primo sia quello di pregare per
le vocazioni e di preparare il terreno buono affinché il
Signore possa continuare a seminare. Al nostro parroco, don Ruggero chiediamo di aiutarci a vivere con
gioia, serenità, creatività nella nostra comunità, per
poter prenderci cura gli uni degli altri.
suor Annamaria e don Gianni Sedrani  don Paolo Mojoli, salesiano  don Giancarlo Parutto
16
numero 42 / Estate duemilaquindici
Azione Cattolica
Il 30 maggio a Concordia ci
siamo riuniti quindi per tutti questi
motivi attorno a don Giancarlo. A
lui un augurio con le parole di papa
Francesco: “Tu possa sperimentare e mostrare che Dio è capace di
colmare il tuo cuore e di renderlo
felice, senza bisogno di cercare altrove la tua felicità; che l’autentica
fraternità vissuta nella comunità in
cui sarai mandato dal Vescovo alimenti la tua gioia, che il tuo dono
totale nel servizio della Chiesa, delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei poveri ti realizzi come persona e dia pienezza alla tua vita.”
Alle sorelle elisabettine che dal
1949 ad oggi non hanno smesso
di condividere le fatiche e le gioie
Vita della comunità
dei roveredani, la gratitudine per la
loro preziosa e discreta presenza
in mezzo a piccoli e grandi.
Fraternità francescana Betania - VR - sorella Monica Redivo
28 dicembre 2014. Le coppie sposi ringraziano il Signore per gli anni trascorsi insieme
8 Dicembre 2013. Mostra del 60° anniversario dell’Azione Cattolica
numero 42 / Estate duemilaquindici
8 Dicembre. Festa con pranzo per l’Azione Cattolica
17
Vita della comunità
Azione Cattolica
Lina, Giulietta, Carla, Ivana, Lisa, Sara
Un servizio piccolissimo per piccolissimi
Il gruppo “Coccole e giochi”
è nato con l’intenzione di aiutare
i genitori dei piccolissimi (1 – 5
anni) a partecipare in serenità e
tranquillità alla S. Messa domenicale delle ore undici.
Come mamme e nonne non
riteniamo giusto che i genitori
debbano vivere la celebrazione
della S. Messa senza i propri figlioletti perciò abbiamo pensato
di offrire questo servizio non tutte
le domeniche ma soltanto la terza
di ogni mese, con l’approvazione
del Consiglio Pastorale Parrocchiale.
Abbiamo cominciato a novembre 2014 e terminato il 17 maggio
2015 con l’impegno di continuare,
se richiesto, all’inizio delle attività
parrocchiali a settembre, sempre
che questo sia ritenuto ancora un
servizio utile alle famiglie.
Durante la giornata per la vita
del 3 febbraio scorso abbiamo
notato che le famiglie dei piccolissimi hanno risposto numerose
all’invito di don Ruggero a partecipare con i bimbi alla S. Messa e
questo ci fa pensare che, in futuro, ci possa essere ancora bisogno di noi.
3 febbraio 2015: Giornata per la Vita
Marisa Pedron
I nostri “Nuovi Vicini”:
un’esperienza di volontariato alla Caritas con i rifugiati
Mi è stato chiesto di descrivere brevemente la mia attivitá di
insegnante volontaria di Italiano a
un gruppo di rifugiati richiedenti
asilo presso la Caritas di Pordenone. Come sono arrivata a questa
decisione? Una premessa: posso
definirmi una roveredana anche se
non proprio D.O.C., visto che mi
sono trasferita qui con la famiglia
quasi quarant’anni fa. Ho vissuto
poi all’estero per parecchi anni,
ma ho sempre mantenuto l’abitazione a Roveredo, ritornandovi
18
almeno due volte l’anno e proprio
durante uno dei miei rientri in patria, due anni fa, in pieno periodo
ferragostano, sono salita su un
treno superaffollato alla stazione
di Pordenone: aria condizionata
non in uso, gente in piedi, quasi
un miracolo un posto libero a sedere, che io occupo subito. Ma poi
ho capito: era libero perché vicino
a un ragazzo di colore, alle prese
con un libro di esercizi di grammatica italiana. Durante il tragitto
l’ho aiutato un po’ nel suo lavoro,
abbiamo chiacchierato piacevolmente e prima di scendere lui mi
ha a malincuore confessato che
era la prima volta che una signora
italiana gli rivolgeva la parola. Il suo
sogno era quello di riuscire a integrarsi e a comunicare con gli altri.
Ma come, se nessuno nemmeno
ti guarda o si siede accanto a te in
un treno? Confesso l’imbarazzo e
la tristezza che le parole di questo
ragazzo hanno prodotto in me.
Dopo 25 anni trascorsi all’estero, al mio ritorno a Roveredo,
numero 42 / Estate duemilaquindici
Caritas
ormai in pensione, i figli cresciuti e
lontani, mi sono detta, e adesso?
Niente hobby, niente giardinaggio,
ricamo, cucito, unica mia grande
passione l’insegnamento, lavoro
che ho svolto per buona parte della mia vita.
Sono arrivata alla Caritas di
Pordenone e lì, subito, mi è stato
proposto di occuparmi dell’insegnamento dell’italiano a un gruppo di stranieri arrivati da poco in
Italia, tutti principianti. Confesso
che il problema socio-umanitario
dei profughi mi ha sempre toccata: essere nata e cresciuta in un
paese libero, esente da guerre e
persecuzioni, mi fa sentire molto
fortunata e in dovere di restituire
in cambio, se così si può dire, almeno una briciola del mio privilegio. Le tragedie in mare, i naufragi,
i racconti dei mesi trascorsi per
attraversare a piedi deserti, con
poco cibo e acqua a disposizione,
per fuggire da guerre e genocidi,
sono sconvolgenti. Mi è rimasta
impressa una frase del discorso di
papa Francesco a Lampedusa in
occasione dell’anniversario del primo terribile naufragio in seguito al
quale è stata istituita l’operazione
Mare Nostrum: “Viviamo nell’era
della globalizzazione dell’indiffenumero 42 / Estate duemilaquindici
Vita della comunità
renza, siamo tutti responsabili senza nome e senza volto; dovremmo
tutti piangere per questi morti.”
Ho accettato l’opportunità offertami dalla Caritas con entusiasmo ma anche con trepidazione.
Mi sono chiesta: sarò all’altezza,
riuscirò a insegnare in modo proficuo, ma non noioso?
Le classi di Italiano sono tenute presso la Casa della Madonna
Pellegrina, in cui si incontrano persone di ogni tipo: rifugiati, italiani
poveri in cerca di aiuto, sacerdoti
in pensione, volontari. La Caritas
fa riferimento al Ministero dell’Interno, e a Mare Nostrum, nato come
emergenza per soccorrere chi arriva via mare. Questo programma è
ora sospeso ed è stato sostituito
dall’Europeo Triton.
La mia classe si compone di
15, 16 alunni. Il numero varia dato
che spesso qualcuno viene destinato a un’altra città o c’è un
nuovo arrivo. Si tratta di ragazzi, i
più, e ragazze di età media sui 24
anni, che provengono da Afghanistan, Pakistan, Mali, Nigeria, Congo, Senegal e Ghana. Tre volte la
Diocesana si occupa dei rifugiati
attraverso la Cooperativa Sociale Nuovi Vicini. L’accoglienza dei
profughi è affidata prevalentemente allo SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati),
riconosciuto a livello europeo e che
settimana, dalle 10 alle 12, ci incontriamo in un’aula della Casa. I
miei strumenti didattici sono una
lavagna, dei pennarelli, un paio di
libri e delle fotocopie. I ragazzi ricevono un quaderno e una penna,
che custodiscono amorevolmente
19
Vita della comunità
Caritas
che mi arricchisce e mi tocca ogni
giorno di più; non vorrei sembrare retorica, ma devo aggiungere
che mi ha cambiato, seppur tardi,
la vita. A volte, mentre propongo
loro le regole del verbo al presente
o al passato remoto, e cosi via, mi
sorprendo a pensare: e se fossi io
al loro posto, che cosa farei, come
mi sentirei, dopo essere fuggito
dal mio paese, in una realtà cosi
diversa e difficile? E questo mi porta a vedere in prospettiva diversa
in una cartellina di plastica. Entro
sempre in classe con un piano di
lavoro prestabilito, ben sapendo
che quasi sicuramente la mia lezione prenderà una svolta diversa!
Basta una domanda posta da uno
dei ragazzi per far nascere una discussione, cui fanno seguito dieci,
cento altre domande, seguite da
altri chiarimenti, e tutto quello che
io dico va scritto, a loro richiesta,
alla lavagna per poi essere diligentemente copiato nel quaderno.
Certo, mi soffermo anche sulle
regole grammaticali (declinazioni
dei verbi, preposizioni etc.), ma
prevalentemente li incoraggio a
parlare in Italiano, anche perché
quelle ore sono tra le rare occasioni
di contatto con la cultura del paese in cui adesso si trovano. Questi
ragazzi mostrano infatti una grande curiosità di conoscere quello
che accade in Italia, le domande
che mi vengono rivolte sono le più
svariate. Qualcuno si è stupito perché l’elezione del Presidente della
Repubblica non sia stato preceduto da masse di cittadini che si
recavano a votare! Abbiamo anche
festeggiato insieme qualche loro
compleanno, qualche biscotto e
un po’ di bibite sono stati accolti
con sorpresa e gratitudine, la pri-
20
ma “festa di compleanno” per tutti!
A volte mi arriva la domanda: ”Maestra Marisa, come posso trovare
una ragazza, italiana però”. Risposta non facile!
Alcuni hanno un’ottima preparazione di base ed apprendono
in fretta, altri più lentamente. Tutti però hanno il desiderio di integrarsi, di comunicare e di capire
come funziona l’Italia. Ogni tanto
qualcuno racconta la sua storia.
In classe ho portato una mappa
dell’Italia e una del mondo, e allora col dito mi fanno vedere il loro
cammino, durato mesi: a piedi nel
deserto, in barca, nascosti nei camion, spesso rinchiusi nei terribili
centri-prigione libici: sofferenze indicibili. Il loro sogno è ricevere dalla
Commissione di Gorizia il permesso di soggiorno e poi di trovare
un lavoro per poter mandare dei
soldi alla mamma o ai fratelli più
piccoli, se sono fortunati ad avere ancora membri della famiglia rimasti in vita nel Paese di origine.
E a questo proposito, il loro pensiero e preoccupazione ricorrente
va alla famiglia, particolarmente
alla mamma, che molti non vedono da troppo tempo, ignorandone
spesso la sorte. Questa è per me
un’esperienza molto interessante,
L’associazione nasce il 23 aprile
2003 per volontà della Caritas Diocesana di Concordia – Pordenone
per perseguire, senza scopo di lucro, finalità di solidarietà sociale. In
particolare la nascita dell’associazione si deve all’esigenza di dare una
risposta articolata, competente ed
efficace alla sempre maggiore richiesta di accoglienza da parte di fasce
di popolazione socialmente vulnerabili.
I progetti per i rifugiati sono nati e si
sono sviluppati per poter rispondere
alla sempre crescente presenza di
stranieri che hanno fatto richiesta di
asilo sul suolo nazionale e al protrarsi
dei tempi di attesa per il riconoscimento dello status e l’ottenimento
dei documenti. Prevedono l’accoglienza diffusa e il sostegno di singoli
e famiglie, che possiedono regolare
permesso di soggiorno per richiesta
di asilo o che abbiano appena ottenuto lo status di rifugiati o il permesso di soggiorno per motivi umanitari.
I progetti dell’area rifugiati rientrano
nel quadro del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati
promosso dal Ministero dell’Interno,
ACNUR (Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Rifugiati) e ANCI
(Associazione Nazionale Comuni Italiani).
Per ogni ulteriore informazione:
www.nuovivicini.it
www.diocesi.concordia-pordenone.it
numero 42 / Estate duemilaquindici
Caritas
i miei problemi quotidiani, un nulla
rispetto ai loro.
Come scrive Claudio Magris, i
migranti, i perseguitati politici, gli
esuli fanno parte della storia dei
popoli e della loro crescita nonchè
rinnovamento. Certo, le difficoltà vanno considerate, i problemi
sono molti specie oggi in piena crisi economica. Non c’è talk show
in televisione che non enumeri i
soliti slogan: l’Europa deve farsi
carico, dobbiamo aiutarli a casa
loro, c’è un’invasione in atto, e ai
nostri vecchi e ai nostri poveri chi
ci pensa? Tutto vero, ma chiediamoci con onestà: pensiamo davvero che i nostri poveri e i nostri
anziani starebbero meglio se solo
ci rifiutassimo di accogliere qualche migliaio di persone in fuga,
per cui il rischio di morire durante
la traversata, sebbene alto, non è
nemmeno confrontabile a una minaccia ancora più incombente di
soccombere ad attacchi armati e
persecuzioni?
Una delle prime frasi che alcuni studenti Musulmani mi hanno chiesto di tradurre in italiano è
“insh’Allah”, che significa se Dio
vuole. Alla fine di ogni lezione mi
salutano con queste parole: grazie
maestra Marisa, ci vediamo domani, se Dio vuole. E io a loro replico,
“insh’Allah”.
Vita della comunità
La Caritas si impegna per l’accoglienza dei più deboli e per favorire il dialogo. Da questa mia
esperienza di volontariato ho imparato che, al di là del permesso
di soggiorno e di un’opportunità
lavorativa, il profugo ha bisogno di
non sentirsi un diverso e di essere
guardato con ostilità. Un sorriso,
il solo fermarsi a chiedere il loro
nome, la provenienza, mostrare
loro interesse, fa sì che i loro occhi si illuminino. Non sono invasori:
sono persone meno fortunate di
noi, alla ricerca di una vita dignitosa. Il dovere di ogni cristiano è di
aiutarli.
Loretta Pigatto
Giornata dei Migrantes 2015
Anche quest’anno, il 18 gennaio, abbiamo celebrato la giornata dei Migrantes assieme alle
persone straniere che vivono nel
nostro paese. È già da alcuni anni
che proponiamo questo evento e
notiamo con soddisfazione che
siamo sempre più numerosi. Il programma prevede solitamente l’incontro in chiesa per la Messa durante la quale vengono anche fatte
preghiere e canti in lingue diverse.
numero 42 / Estate duemilaquindici
Quest’anno poi, un coro di ragazzi rumeni con la loro voce potente e ben educata ha arricchito
la celebrazione. Il pranzo comunitario in oratorio ha dato occasione
di condividere i cibi offerti e cucinati secondo le tradizioni del proprio
Paese. L’iniziativa portata avanti
in collaborazione Caritas, Auser e
Arcobaleno, si presenta sempre
anche come momento di vera aggregazione e scambio di ricette e
consigli su come cucinare gli alimenti propri della cucina italiana.
La presenza del Sindaco di Roveredo, la signora Mara Giacomini,
e dell’Assessore ai Servizi sociali
ha dato maggiore risalto alla festa.
È molto bello sentirci comunità e trasmettere il nostro affetto a
queste persone che per vari motivi
hanno dovuto lasciare il loro paese
di origine per la ricerca di un futuro
più sereno.
21
Vita della comunità
Caritas
Gruppo Caritas
Non sappia la destra ...
La comunità di Roveredo in
Piano è sempre stata molto attenta nei confronti di quelle persone
che sono in difficoltà economiche.
Attraverso la Caritas parrocchiale queste famiglie vengono aiutate
con borse spese e sussidi per pagare bollette di luce acqua gas. Il
tutto in collaborazione con i Servizi
Sociali del Comune di Roveredo
con il quale da alcuni anni viene rinnovata una convenzione che copre
la maggior parte delle spese.
I nominativi delle persone in difficoltà vengono segnalati dall’assistente sociale che ha modo di
controllare la loro situazione economica (ISEE e altro) e decidere
sull’entità dell’aiuto da fornire.
Gli alimenti distribuiti vengono
in parte offerti dal Banco Alimentare di Udine e dalla colletta fatta
in chiesa e in parte vengono acquistati.
Da un anno poi, la Caritas ha aderito ad una proposta del Siticibo
– Banco Alimentare di Pordenone,
per cui tre volte alla settimana distribuisce anche prodotti freschi
vicini alla scadenza, forniti dai supermercati Conad e Penny di Porcia. Sono alimenti buoni, ma che
devono essere consumati entro
breve tempo.
La disponibilità di generi alimentari è buona e quindi invitiamo
le persone o le famiglie in difficoltà a motivo della crisi economica
a farsi avanti. I componenti della
Caritas si mettono a servizio con
discrezione e senza pregiudizi e
sperano che tutta la generosa comunità di Roveredo segua e partecipi a queste azioni di sostegno,
aiuto, condivisione e accoglienza,
in modo tale che a ciascuno di noi
22
il Signore possa dire “Ho avuto fame e mi hai dato da mangiare”.
La caritas parrocchiale con il
ricavato della distribuzione del
vestiario e mobili usati oltre a
interventi caritativi in parrocchia
sostiene 4 adozioni a distanza:
in Brasile, in Myanmar, in Serbia
e in Armenia
Riportiamo la lettera arrivata
dalla Thailandia da suor Domitilla che con altre sorelle, dedica
la sua vita ad aiutare i più poveri:
Nonostante le difficoltà alle quali vanno quotidianamente incontro non perdono mai il desiderio
di dare a chi ha più bisogno.
Amici carissimi
Dal mese di Agosto mi trovo
in Thailandia dove da tre anni la
nostra Famiglia religiosa ha aperto una comunità. … è vero che la
regione è molto bella, ma essendo
una zona di turismo e di droga, è
purtroppo una regione che ci chiede un impegno molto grande con
le ragazze che vivono in un nostro
centro per poter dar loro la possibilità di frequentare la scuola. Sono soprattutto ragazze profughe
del Myanmar e abitano, quasi in
maniera clandestina, nei villaggi situati sui monti della Thailandia.
Le sorelle poi sono impegnate
nell’evangelizzazione dei villaggi e
là attraverso un modo molto semplice cercano di ascoltare e aiutare
le tante famiglie che hanno lasciato
il Myanmar per la tanta miseria e
dittatura.
Nel mese di ottobre sono andata a trovare le sorelle del Myanmar,
ho potuto rivedere la scuola materna di Moung Lar che voi, negli anni
precedenti avete aiutato per la costruzione e per il funzionamento. È
bello vedere come le sorelle sono
impegnate non solo nella scuola,
ma attraverso la scuola aiutano
tante famiglie povere e con i bambini sono impegnate anche nella
catechesi parrocchiale.
… vi avevo parlato di un progetto che le sorelle stanno tentando di
portare avanti, con fatica ma con
tanta serenità riguardo alla costruzione di pozzi che sono molto
urgenti per poter coltivare e poter
cosi mantenere i tanti bambini e ragazzine che hanno nei diversi Boarding gestiti con tanto sacrificio.
Sono comunque riuscite a fare
delle riserve di acqua e un pozzo
in modo molto artigianale, in attesa
di avere i soldi necessari per poter fare dei pozzi più profondi e più
duraturi. In un territorio non molto
lontano dalla scuola sono riuscite
quest’anno a fare un orto molto
bello e questo è servito a loro, alle ragazze ed anche hanno potuto
vendere qualche cosa per avere
qualche ricavato.
Scrivendovi queste poche righe, penso anche a tante famiglie
in Italia che con molta fatica arrivano alla fine del mese, penso alla
tanta povertà che ora c’è anche da
noi, ma nello stesso tempo mi dico che la solidarietà più grande è
sempre fra poveri perché sensibili
e capaci di rinunce per chi ha ancora meno di loro.
…Salutandovi, vi porto l’abbraccio dei tanti bambini che ho
incontrato in questo tempo e che
avevano tutti sul volto “Il sorriso
di Dio”.
Suor Domitilla e
le sorelle del Myanmar
numero 42 / Estate duemilaquindici
Caritas
Lettera di suor Vittoria dalla
Missione delle Suore Elisabettine di Talì nel Sud Sudan
Carissimi suor Luciana e gruppo Caritas della Parrocchia di Roveredo in Piano
Volevo ringraziarvi di cuore per
l’offerta generosa che avete mandato per la missione di Talì: sapete, incontrarsi e toccare con mano
una realtà così povera e con così
tanti problemi, impensabili per noi
che abbiamo la fortuna di nascere e crescere in tutt’altra realtà,
fa pensare immediatamente: ma
com’è possibile che nel 2014 ci sia
ancora così tanta gente nel mondo che non ha avuto la possibilità di fare “un passo più in là delle
capanne” e di costruire un futuro
diverso per i propri figli? … e poi
Vita della comunità
mi rendo conto che se gli occhi di
tutto il “mondo che conta” sono
costantemente girati verso i propri
affari, gli occhi di Dio sono invece costantemente rivolti a questi
suoi figli, solo lui non ha ancora
smesso di cercarli, di sperare, di
chiamare persone che li aiutino a
trovare la strada per una vita dignitosa e bella!
Mi rendo conto che è proprio
questo suo amore per loro che
muove tutti i nostri cuori,le nostre
volontà, i nostri progetti, per realizzare questo suo disegno.
Ecco, vi ringrazio perché avete
lasciato che il Signore usasse anche il vostro cuore e le vostre forze
per far arrivare il suo amore a questa gente!
Il Signore vi benedica e ricompensi, come sa fare Lui, la vostra
generosità.
Un abbraccio grande a ciascuno da me, dalle mie consorelle e
da tutta la gente di Talì.
Suor Vittoria
Enrico Gladulich
Associazione Oratorio S. Pancrazio: assemblea 2015
Alla presenza di una trentina di
soci si è svolta domenica 22 marzo l’assemblea annuale dell’associazione Oratorio San Pancrazio
che cura la gestione dell’oratorio
della Parrocchia.
Il presidente Giorgio Toffoli ha
espresso la sua soddisfazione per
le numerose attività che anche
quest’anno sono state ospitate
dall’Oratorio; ciò conferma l’importanza di questa struttura oltre che
per l’attività pastorale anche come
sede di incontro per la vita sociale
di Roveredo, valore che è stato ufficialmente più volte riconosciuto dal
numero 42 / Estate duemilaquindici
sindaco Giacomini.
È certamente significativo ricordare come ancor oggi l’attività
dell’Oratorio rispecchi totalmente il
programma presentato al momento dell’inaugurazione il 29 settembre 2002: un sogno che dopo tanti
anni si concretizza, una realtà che
prende vita per i bambini, giovani,
adulti e famiglie; luogo che diventerà punto di incontro, di formazione e di preghiera ed anche di divertimento per tutta la Comunità.
Piano ribadito già allora da Giorgio
Toffoli “l’unione e la condivisione
fanno la nostra forza; e questo in-
fatti il modo migliore – se non l’unico – per proporre l’Oratorio come
punto di incontro e di riferimento
a tutto il paese pur rispettando la
pluralità di interessi e di stili di vita
ma dando una efficace risposta
alla vitalità di Roveredo”.
La vice-presidente Susy Romanin dopo aver citato le oltre venti
associazioni roveredane che sono
state ospitate nell’Oratorio ha voluto ricordare quelle non roveredane (oltre una decina) citando fra
queste l’Associazione Provinciale
di Teatro, Il Gruppo Allgen di Pordenone, la Compagnia della Scuo-
23
Vita della comunità
Oratorio San Pancrazio
la Popolare di Teatro, l’Associazione Maruzza FVG, l’Associazione
Cardinal Costantini, menzionando
che sono già in corso contatti che
fanno preveder che questo numero aumenterà nel 2015.
L’attività dell’Oratorio proseguirà quindi molto intensa anche
quest’anno: basti ricordare i due
spettacoli teatrali svoltisi in gennaio e quelli già programmati fra cui
il cinema per i ragazzi la domenica
pomeriggio, la festa di san Pancrazio del 12 maggio, la pesca di
beneficienza di agosto, la cena del
Grazie oltre che gli incontri strettamente pastorali in collaborazione
con la Parrocchia.
La tesoriera Jessica Pompa ha
illustrato il bilancio 2014 che chiude
con un saldo positivo di 273 euro
dopo aver versato alla Parrocchia
euro 2.700 per concorso contributo spese; da ricordare il contributo
del Comune di euro 1.540 relativo
ad iniziative del 2013. Il bilancio
preventivo 2015 conferma le ormai
consolidate cifre dei bilanci precedenti e prevede di chiudere in pareggio a euro 8.600.
L’attrezzatura dell’oratorio si
è arricchita con l’acquisto di una
affettatrice (euro 710) mentre nel
2015 verrà acquistato un carrello
per le pulizie della Chiesa.
Questi segni positivi non devono far dimenticare i problemi che
naturalmente esistono. In particolare la necessità di una maggior
partecipazione dei roveredani ed in
particolare dei genitori dei bambini
e ragazzi principali fruitori dell’oratorio nella gestione della struttura.
Viene evidenziato il problema della
pulizia dei locali che non può essere lasciata alla cura di pochi volenterosi e del riscaldamento dei locali
che evidenzia plateali sprechi. Viene inoltre sollevata l’opportunità di
rendere edotti i roveredani dell’elevato costo dell’Oratorio che rimane a intero carico della Parrocchia
(circa euro 14.000).
Il Presidente ha voluto infine
sottolineare l’impegno che questa attività richiede al Consiglio
Direttivo chiedendo l’adesione di
altri componenti che si aggiungano ai sette attuali. Hanno aderito
Claudio Valeri, Alfredo Grazioli e
Antonio Zivoli. Pietro Plazzotta è il
nuovo revisore dei conti che si aggiunge a Enrico Gladulich e Massimo Vecchione confermati.
Consiglio dell’Oratorio
Attività in Oratorio
Anche quest’anno come direttivo dell’Associazione Oratorio
San Pancrazio abbiamo organizzato diversi eventi e iniziative per
la comunità, con lo scopo di coinvolgere grandi e piccini del paese
e far trascorrere alcuni pomeriggi
ed alcune serate in compagnia nel
nostro Oratorio.
Da diversi anni, l’Associazione
Oratorio San Pancrazio organizza
eventi che oramai sono diventati
una tradizione per la comunità roveredana. Citiamo la “cioccolata
24
calda” per lo scambio degli auguri
la notte della Vigilia di Natale dopo
la messa di mezzanotte, la “Befana” con la Benedizione dei bambini
in chiesa, il concerto della B-Band
e l’arrivo della Befana che regala le
calzette a tutti i bimbi e san Pancrazio, che ricorre il 12 maggio e
ancora il cinema domenicale per
bimbi e ragazzi e la festa di carnevale ogni anno nel giorno di martedì grasso, sempre per i bambini
delle elementari.
Il 2014 è stato un anno mol-
to intenso. Il 4 maggio abbiamo
intitolato la stanza al piano terra
dell’Oratorio dedicandola a san
Pancrazio, una festa molto sentita
e partecipata fin dalla messa delle
10.30 e a seguire con la benedizione di Don Ruggero della targa e
il brindisi doppio per dare il benvenuto ad un bel gruppetto di Alpini
della sezione Ana di Brescia che
sono stati ospiti del nostro Oratorio per tutta la settimana, in attesa
della grande adunata dell’11 maggio a Pordenone.
numero 42 / Estate duemilaquindici
Oratorio San Pancrazio
Vita della comunità
sario dal Trofeo don Bosco. Ricordiamo infatti che il salone dell’Oratorio è stato intitolato “Salone don
Bosco” nel gennaio 2006, durante
la domenica conclusiva del Trofeo
don Bosco.
Infine non possiamo dimenticarci la festa di compleanno di don
Ruggero, una bellissima festa in
Oratorio per tutta la Comunità.
Altro ancora ci aspetta in Oratorio nei prossimi mesi, l’importante
è non mancare!!!
Ricordiamo inoltre il bellissimo
evento che ha riunito tutta la comunità di Roveredo il 20 agosto 2014:
serata dedicata al nostro missionario roveredano padre Bruno Del
Piero. L’associazione San Pancrazio e la Parrocchia, in collaborazione con tante altre associazioni di
Roveredo, hanno voluto ricordare
la straordinaria storia di padre Bruno: dall’infanzia al percorso sacerdotale, dalla missione nel Caquetà
in Colombia fino all’ultimo periodo
di vita trascorso con Alberto Cancian. È stata una serata ricca di
interventi, di testimonianze, di immagini, di voci e di musiche, ma
soprattutto è stata una serata ricca
di ricordi ed emozioni, un grande
momento di comunione e di condivisione per la nostra comunità.
Ci sono poi stati ulteriori importanti appuntamenti di solidarietà
per la nostra Comunità.
Il 18 ottobre abbiamo avuto il
piacere di ospitare la Compagnia
teatrale “Gli Amici del teatro” di Pescincanna con lo spettacolo divertentissimo “L’osel del marescial” e
il 30 novembre abbiamo ospitato il
concerto Gospel “Nativitas 2014”
del Gruppo Collis Chorus di Santa
Lucia di Budoia.
Tutte le offerte raccolte in entrambi gli spettacoli sono state
devolute all’Associazione Maruznumero 42 / Estate duemilaquindici
za FVG pro Assistenza Domiciliare
Pediatrica e abbiamo consegnato al presidente Omar Leone con
grande gioia ben 1.400 euro (foto
grande).
Il 22 dicembre la Parrocchia, in
collaborazione con il comune di
Roveredo e la Provincia di Pordenone, ha avuto il piacere di ospitare il concerto Gospel “The Disciple
Gospel singers” (foto 2) per il quale, come Associazione Oratorio,
abbiamo deciso di raccogliere tutte le offerte per un’altra realtà sempre vicina a noi, l’Area Giovani del
Cro di Aviano (foto 3). Sono stati
devoluti e consegnati direttamente
al dott. Mascarin dell’Area Giovani
la cifra di 2.093 euro.
Proseguendo con i vari eventi,
ricordiamo domenica 4 gennaio,
quando abbiamo avuto il piacere di ospitare ancora una volta il
Gruppo Controcorrente di Tamai
con lo spettacolo “Il Piccolo Principe – l’essenziale è invisibile agli
occhi”. Oramai sono di casa in
Oratorio e ogni anno abbiamo il
piacere di averli tra noi con spettacoli sempre bellissimi e portatori di
intensi messaggi morali e spirituali.
Il 16 gennaio 2014 abbiamo
avuto ospite l’Associazione culturale “Lupus in fabula” di Prata con
lo spettacolo “Ci sono anch’io”, in
occasione dei 10 anni di anniver-
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Vita della comunità
Scuola Materna e Nido
Patrizia Portinaro e Antonio Arcolin
Scuola dell’infanzia “Sacro Cuore”
Una scelta libera e consapevole: ANCORA CI SIAMO
Prova di evacuazione antisismica con la collaborazione della Protezione civile. Maggio 2015
Pur con le note difficoltà finanziarie che sono state
evidenziate anche di recente nei quotidiani locali, la
nostra scuola prosegue il suo percorso che da quasi
settant’anni accompagna la crescita dei bimbi roveredani e da qualche anno, con la nascita della scuola
statale, confrontandosi non con spirito antagonistico
ma collaborativo.
I prossimi mesi saranno decisivi su quello che sarà
il futuro della nostra scuola che fin qui riteniamo abbia
contribuito in modo significativo all’educazione delle
generazioni passate e presenti.
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numero 42 / Estate duemilaquindici
Roveredani in Festa
Vita della comunità
Lauree
Elena Biason
Università degli Studi di Udine, Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria civile. Tesi di laurea con argomento: “Interventi per l’emergenza nei campi di accoglienza: dall’organizzazione distributiva alla definizione degli spazi privati e di
comunità per il medio periodo. Il caso di studio del Comune
di Roveredo in Piano (PN)”.
Relatrice: prof. ing. Anna Frangipane.
Correlatore: dott. geol. Fabio Di Bernardo, tecnico della
Protezione Civile della Regione.
Tirocinio ai fini di rendere operativo lo studio della tesi
svolto nei mesi ottobre 2014 - gennaio 2015 presso l’Ufficio
Tecnico del Comune di Roveredo in Piano, con supervisione
dell’arch. Mauro Bortolotto e del geom. Stefano Pivetta.
il 23/03/2015 Silvia To ffoli ha conseguito la
Laurea Magistrale presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Trieste, presentando la seguente Tesi:
in diritto penale:
“La questione degli OGM e il caso Fidenato del Friuli Venezia Giulia: banco di prova per il principio di precauzione”.
Malala Yousafzai
nata a Mingora, 12 luglio 1997,
è un’attivista pakistana.
È la più giovane vincitrice
del Premio Nobel per la pace,
nota per il suo impegno
per l’affermazione dei diritti civili
e per il diritto all’istruzione
(bandito da un editto dei talebani)
delle donne della città di Mingora,
nella valle dello Swat.
numero 42 / Estate duemilaquindici
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Vita della comunità
Roveredani in Festa
Anniversari
Olimpia Sedrani e Pietro Redivo
sposi nel 1931
Maria Sferco e Renato Coslovich
20.2.1955 Materada
20.2.2015
Flora e Venicio Redivo
hanno festeggiato il 50° di matrimonio
con i figli Agostino e Alessandra e il nipote Edoardo
I festeggiamenti per i 45 anni di matrimonio di Nella Romano e Gelindo Del
Piccolo il 12 aprile con il coro giovani
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numero 42 / Estate duemilaquindici
Roveredani in Festa
Vita della comunità
Coscritti
Coetanei nati nel 1940 in festa
La fortuna, nella vita, è che non ti
siano accadute gran parte di quelle cose
negative che avrebbero potuto accaderti.
Noi coetanei e coetanee del 1940 e
familiari, che ci sentiamo in termine di
salute tutto sommato abbastanza fortunati, abbiamo ritenuto fosse bello ogni
tanto (meglio se spesso) ritrovarci e socializzare tra di noi.
Così domenica 3 maggio lo abbiamo fatto. Una cosa semplice, da 75enni.
Messa di ringraziamento, pranzo a base
di pesce a Caorle, quattro passi in centro
storico della bella località di mare e poi
tutti a casa: “I veci, i diseva i nuostre
noni, a una therta ora, i sta ben a ciasa
soc” (Gli anzianotti, dicevano i nostri
nonni, a una certa ora, stanno bene a
casa loro)”. Saremo anche anzianotti ma
ci sentiamo in forma.
È arrivato, anche se un po’ in ritardo per la festa (ma un augurio è sempre
gradito) un messaggio di auguri da parte
del Vescovo Mons. Pellegrini. Se la salute continuerà ad assisterci ci risentiremo
(nel senso di “ci ritroveremo”) presto con
la speranza di vedere tra noi anche quella quarantina di coscritti/e che non hanno potuto o voluto essere presenti questa volta.
I Coscritti, in occasione della festa, hanno donato 160,00 euro alla chiesa e 300,00 euro per le famiglie roveredane bisognose.
Bruno De Luca per il Comitato Organizzatore
Genealogie
In occasione della S. Pasqua abbiamo
avuto l’occasione di fare una foto con le
5 generazioni della famiglia Plazzotta
Nella foto:
Jolanda Di Benedetto classe 1915, mia
nonna
Ofelia Miani classe 1931 mia madre
Il sottoscritto Pietro classe 1956
Stefano Plazzotta classe 1985
Leonardo Plazzotta nato il 28 dicembre
2014
numero 42 / Estate duemilaquindici
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Vita della comunità
Roveredani in Festa
Sergio Gentilini
Ad Multos Annos don Ruggero!
In un Oratorio gremito di parrocchiani e amici, Banda compresa che ha accolto l’ingresso di don Ruggero con musicali auguri, sabato 21 febbraio 2015 abbiamo festeggiato i ‘primi’ 70 anni del nostro Parroco.
Un traguardo NON trascurabile per il don, una vera
fortuna per lui ma anche per tutti noi che lo vediamo
ancora così tanto giovanile, incontrandolo per le strade di Roveredo con il passo sicuro ed elegante con
tanto di cappello in testa.
Ognuno di noi avrebbe senz’altro tanti personali
ricordi di lui e con lui ma noi ci limitiamo almeno a
tratteggiare per sommi capi la sua intensa e feconda
attività spirituale e comunitaria, che per brevità accenniamo soltanto: la cura per i giovani; per i cori parrocchiali; per le varie opere di restauro e abbellimento
della Chiesa parrocchiale e delle varie cappelline e glisiùts che abbelliscono e ingentiliscono anche artisticamente il paese; la Voce di Roveredo che raggiunge
i roveredani emigranti, sparsi in tutti i continenti; poi i
tanti e diversificati servizi parrocchiali (molti di questi,
anche poco noti ma fecondi e importanti!); l’appoggio
alle più diverse iniziative che di volta in volta nascono
in Parrocchia. Tra le più importanti ricordiamo l’Asilo,
la Casa di Tramonti (1998), l’Oratorio (2002) che ci ha
ospitato anche per questa bellissima festa: strutture
che richiedono veramente tanto tanto impegno, come per la Parrocchia, con i suoi molteplici e variegati
aspetti e problematiche.
Desidero rivolgere anche un doveroso e commosso ricordo alla signora Anna Tassan Zorat, o meglio
alla signora Anuta, mamma di don Ruggero, spentasi
nel 2007 alla vigilia del suo 88° compleanno, che tanto ha seguito e donato a questo suo caro figlio, don
Ruggero.
Un caloroso e fraterno abbraccio da tutti i Parrocchiani al nostro don Ruggero affinché il Signore
illumini la sua strada e le sue opere e renda sempre
più fecondo il suo ministero spirituale nella nostra Comunità roveredana e in quella più ampia, come vicario
foraneo Alto Livenza.
Evidenziamo un altro importante traguardo: quello raggiunto dal
nostro diacono dottor Gian Luigi
Gottardi (secondo a destra nella
foto, durante i festeggiamenti per
don Ruggero), da ben 24 anni al
servizio della nostra Comunità.
A lui e alla sua famiglia giunga il
plauso da parte nostra con l’augurio di ogni bene e l’auspicio di un
ancora lungo e fruttuoso impegno
nella nostra comunità roveredana.
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numero 42 / Estate duemilaquindici
Filarmonica
Associazioni
Francesco Dal Bo
Pensieri…e Musica
Domenica pomeriggio... uscita
con la banda in un paese di poche
anime del pordenonese: processione.
Si aspetta nella piazza, tra una
chiacchiera e l’altra, dopo aver distribuito i libretti con le marce religiose. Si aspetta che la funzione
religiosa termini e quindi i portatori
escano con il santo patrono dal
portone principale della chiesa.
Ah, ecco si apre il portone: la banda fa sfilare la croce e gli uomini,
quindi si infila tra loro e il prete con
i portatori e quindi tutta la gente.
Si scandisce il tempo per iniziare il brano, ci si mette a passo,
unò-due unò-due avanti marsch:
iniziamo sempre con Santa Cecilia scritta dal compianto Maestro
Celia. Mentre ognuno di noi suona
siamo concentrati sì sulla musica, ma forse siamo in una sorta di
estasi. Le note scorrono sotto i nostri occhi e, senza accorgercene, il
brano è già terminato. Preghiere,
mentre si prepara un altro brano o
in onore al Signore o qualche Santo oppure in onore alla Madonna.
E si riparte nuovamente. Guardo il paese, il davanzale con i fiori,
la vecchietta che assiste dal portone della propria casa, i campi
incolti e i muretti. Ogni tanto ho
come il pensiero che i paesi, l’Italia siano in abbandono. Non c’è
cura della propria storia. Viviamo
troppo di ricordi e forse non ci rendiamo conto quanto il presente ci
sfugga via. C’è un’edera che mangia un muro da tanti anni, un affresco della Madonna sbiadito su un
muro di pietra, un piccolo capitello
con qualche lumino acceso e la
porta aperta. Guardo le montagne
in lontananza. Mi chiedo: fino a
numero 42 / Estate duemilaquindici
quanto porteremo innanzi queste
tradizioni? Perché queste sono le
tradizioni che rendono grande l’Italia. Si rende grazie a Dio per ciò
che abbiamo. Si prega perché le
nostre genti riescano a vivere o
meglio sopravvivere nonostante le
difficoltà, che gli ammalati guariscano, che il Mondo possa migliorare, insomma si spera.
Mentre suono o “porto” la banda mi chiedo se l’anno prossimo
ci torneremo, come da tanti anni
a questa parte. Ho fatto un calcolo che i musicisti più longevi della nostra banda hanno suonato a
circa mille di queste processioni.
Una passione che va al di là della
gia, sole o vento. Ma non è solo
far continuare una tradizione, è
costruire, innovare l’associazione,
renderla al passo con i tempi: far
innamorare i bambini o comunque
le persone alla musica, a questo
tipo di musica…è una dolce e difficile missione, se così vogliamo
chiamarla. Siamo semplici volontari di una tradizione ultra-centenaria: ma non ci fermiamo mai!
Anche quest’anno le iscrizioni
nella nostra scuola, hanno portato tanti nuovi bambini, ma anche
ragazzi e adulti ad abbracciare la
musica. Noi abbiamo un nostro
stile, un nostro modo, degli strumenti nostri.
musica: è la passione per la nostra
bistrattata cultura, per la nostra bistrattata musica, per portare sempre e innanzi i valori delle nostre
tradizioni. Camminare e suonare
è qualcosa di speciale: è concentrazione, musica, stare nelle fila,
cercare di essere ordinati, precisi.
Portiamo centoquarantuno anni di
storia, se non di più, sulle nostre
spalle: che sia caldo, freddo, piog-
A generazioni di persone abbiamo imprestato e impresteremo
i nostri strumenti, acquistati con
sacrifici e forza di volontà, affinché
i neo-musicisti possano esprimersi.
Ecco, la processione è finita, si
torna alle proprie auto con gli strumenti. C’è il rinfresco e poi magari
si fa un salto in un bar a bere un
caffè ristoratore: entro, mi giro e
31
Associazioni
Artugna
vedo ragazzi, adulti e persone anziane, uomini e donne, giocare alle
“macchinette”, le slot-machine e
tutte quelle diavolerie, come automi davanti a uno schermo che inganna fino nel profondo. Tristezza.
Penso: ma vuoi che un Paese
come il nostro si riduca a questo?
C’è un po’ di orgoglio per dire basta? Poi bevo il mio caffè e penso...che anche il mio caffè è un
vizio.
“Chi è senza peccato, scagli la
prima pietra.”
Allora penso che bisogna comprendere, che bisogna cercare di
aiutare chi è in difficoltà. Ma non
sempre si è capaci da una parte
di farsi aiutare e dall’altra di aiutare veramente. In tutti i campi della
vita, in tutte le situazioni negative
che sorgono.
E allora penso nuovamente: la
solidarietà è una grande cosa! È
una comunione di intenti, è la volontà di fare insieme dei progetti
per aiutare le persone: l’unione fa
la forza!
E allora, con gli amici musicisti
ci sediamo e proponiamo: sarebbe bello far nascere un progetto,
un concerto a favore di quell’associazione che aiuta le persone, magari i bambini, visto che la maggior
parte dei nostri allievi sono giovanissimi. E così nasce un evento
che può aiutare qualcuno in difficoltà.
Diffondere l’arte della Musica,
associarla poi alla solidarietà è
grandioso: il linguaggio universale
della musica, unisce le persone e
gli animi.
Rientriamo quindi in scuola di
musica, sistemiamo gli strumenti,
un saluto e una stretta mano. La
voglia di stare insieme a raccontarci le cose, a programmare il futuro, a vivere il presente, ci fa ritardare il rientro nelle nostre case.
Giulia Manconi
Un gruppo, tante esperienze
Nell’inverno 2014 noi del gruppo
Artugna abbiamo visitato gli incantevoli territori della val d’Aosta,
ospiti del coro Saint Roch di Fenis. La nostra permanenza è stata
occasione per passare due belle
giornate in compagnia immergendoci nell’atmosfera fiabesca dei
castelli valdostani e conoscendo
nuovi amici, luoghi e sapori. Nei
due giorni di trasferta non abbiamo
solo avuto l’occasione di esibirci
nei nostri canti e nelle nostre danze di fronte al pubblico locale, ma
abbiamo anche potuto visitare il
caratteristico centro storico di Aosta e i paesi circostanti. Potremmo
dilungarci a spiegare ciò che abbiamo visto e sentito, a descrivere
le sensazioni che abbiamo provato
e a raccontare quanto ci siamo divertiti, ma stavolta abbiamo deciso
di farvi vivere il nostro viaggio da un
punto di vista particolare… infatti i
rappresentanti di due generazioni
dell’Artugna, il veterano Stefano
Zambon e il quattordicenne Mattia
Redivo, hanno risposto alle nostre
domande. Sentiamo cosa ci hanno detto.
Cosa ti ha colpito della zona che ci
ha ospitati ad Aosta?
Stefano: È stato molto interessante
visitare il centro di Aosta. Mi hanno
affascinato i paesaggi, soprattutto
le montagne ed i castelli.
Mattia: Mi ha colpito molto il paesaggio e l’aspetto imponente del
castello di Fenis.
Come descriveresti l’accoglienza
del gruppo che ci ha ospitati?
Stefano: Sono stato molto colpito dalla loro ospitalità e dalla loro
calorosa accoglienza. Penso che
siano molto uniti, ed è un aspetto
32
numero 42 / Estate duemilaquindici
Artugna
che li rende simili ai gruppi friulani.
Mattia: L’accoglienza è stata molto
calorosa e amichevole e il loro affiatamento mi è piaciuto molto.
Cosa pensi dei viaggi dell’Artugna?
Stefano: Penso che siano non solo
un modo per stare in compagnia,
ma che siano anche molto istruttivi
perché si visitano molti paesi e si
conoscono sempre cose nuove.
Mattia: Penso che i viaggi dell’Artugna siano sempre occasione
per conoscere posti nuovi e gente
nuova!
Il nostro gruppo però insieme ai
frequenti viaggi, che ci hanno condotto a visitare tutta Europa, svolge anche numerose attività in paese. Ogni sabato alcuni di noi, tra le
undici e mezzogiorno, trascorrono
un’ora con i bambini delle elementari insegnando loro qualche divertente passo di danza e svolgendo
altre piacevoli attività. Proprio nello
spazio del sabato mattina i bambini hanno realizzato i costumi per
la sfilata di carnevale, alla quale
abbiamo partecipato con il carro
“La primavera dell’Artugna”, che
nell’occasione ha vinto il premio
numero 42 / Estate duemilaquindici
per il gruppo più numeroso. Anche
in questo caso abbiamo chiesto a
una giovanissima “artugnosa” di
dirci cosa pensa delle nostre iniziative.
Associazioni
Cosa ti piace in particolare dell’Artugna? Che si danza, che si canta, che si fa la gita tutti insieme e
che si può giocare tutti insieme…
insomma, è come essere in una
grande famiglia!
Ti è piaciuto partecipare al carnevale? Sì, perché insieme ai miei
amici abbiamo costruito il costu-
Come avete visto, l’Artugna è un
divertimento per ogni fascia d’età, dai giovani ai bambini passando per gli adolescenti. Il gruppo
è sempre pronto ad accogliere
chiunque voglia vivere esperienze
come quelle di cui vi abbiamo par-
me ed il carro e poi, divertendoci
un sacco, abbiamo sfilato vestiti
da api, da farfalle e da fiori. Durante la sfilata lanciavamo coriandoli
di ogni colore per le vie del paese!
lato. Se volete conoscerci meglio
(e vedere delle magnifiche foto)
potete visitare il nostro sito
www.artugnadanzerini.it.
Vi aspettiamo…
33
Associazioni
Franco Barbariol
Per il Comitato di tutela soci prestatori Coop Operaie dell’area Pordenonese
COOP Operaie
Il 17 ottobre 2014 il Tribunale
di Trieste ha ricevuto dalla Procura della Repubblica la richiesta di
fallimento delle Cooperative Operaie di Trieste, Istria e Friuli ed ha
nominato un Amministratore Giudiziario, l’avvocato Maurizio Consoli, che sostituisca nei suoi poteri il
Consiglio di Amministrazione con
il compito di trovare una soluzione alla grave crisi della società. Il
suo intervento è volto a salvare le
Coop Operaie e a conservarne il
patrimonio. Tutto questo è stato
originato da una gestione a dir poco “allegra”, che ha generato una
insostenibile passività che parla di
un debito di 103 milioni di euro nei
confronti dei soci prestatori e di 45
milioni di euro nei confronti di altri
creditori. Le immediate misure intraprese dall’Amministratore Giudiziario sono: tutti i punti vendita
rimangono aperti, tutti i dipendenti
al loro posto di lavoro; il prestito sociale viene congelato. Dopo quello
di Trieste, anche il Pordenonese si
è organizzato creando un Comitato di Tutela dei soci prestatori, per il
recupero del credito e di collaborazione per la salvaguardia dei punti
vendita e dei posti di lavoro della
nostra zona.
Dopo varie proroghe concesse dal Tribunale di Trieste per la
definitiva stesura del Piano di Salvataggio della società, lo stesso
Tribunale, con decreto, accoglie
positivamente il Piano stesso e
ammette alla procedura di Concordato Preventivo le Coop. Ordina la convocazione dei Creditori
davanti al Giudice Delegato per il
giorno 7 maggio 2015 per espri-
34
mere il loro assenso (o dissenso) al
Piano Concordatario. Ricordo che
se ci sarà dissenso si aprirà la procedura fallimentare che bloccherà
tutto, e i tempi, specialmente per il
recupero del credito, diventeranno
lunghissimi.
Il Concordato prevede:
- il pagamento integrale delle spese procedurali e dei professionisti
incaricati dal tribunale per la stesura del piano e per la sua gestione presente e futura;
- il pagamento integrale dei crediti
dei soci prestatori, garantito da
fidejussione rilasciata da Banca
Generali (pari al 30% del credito complessivo di 103 milioni di
euro);
- il pagamento dei crediti privilegiati
(TFR dipendenti, artigiani, Cooperative di produzione e lavoro,
Cooperative e Consorzi Agrari,
Erario):
- il pagamento parziale dei Crediti
Chirografari (fornitori, debiti finanziari e prestatori sociali) per
il 73,40% senza distinzione per
classi. Per i Prestatori Sociali,
grazie alla fidejussione bancaria,
si arriverà all’81,38%
- i flussi necessari al soddisfacimento delle spese sopra elencate saranno ottenuti dalla cessione, anche a più riprese, dell’intero
patrimonio della società costituito essenzialmente dai beni di seguito elencati: N° 20 punti vendita oggetto di acquisto di Coop
Nordest tra i quali Roveredo via
Carducci, San Quirino e Montereale; N° 8 punti vendita oggetto
di acquisto di Conad tra i quali
Aviano via De Zan. Per un totale,
tra 28 punti vendita, magazzino,
unità immobiliari, liquidità, titoli e
partecipazioni, di circa 122 milioni di euro.
In caso di voto favorevole, il Piano Concordatario sarà omologato
e si avrà la seguente tempistica:
- luglio 2015, pagamento del 30%
ai prestatori sociali (fidejussione
bancaria). L’Amministratore Giudiziario invierà ad ogni socio che
possiede delle somme registrate
sul suo libretto di prestito sociale una lettera con dei campi da
compilare tra cui il N° IBAN che
può essere del c/c bancario o del
numero 42 / Estate duemilaquindici
Scarpolini
c/c postale. La lettera dovrà poi
essere inviata tramite raccomandata RR alla Banca Generali di
Milano entro 90 giorni dal decreto di ammissione al Concordato
Preventivo (entro il 18 giugno).
Entro il 18 luglio la Banca verserà la somma spettante sul C/C di
ogni socio tramite bonifico bancario;
- settembre 2015, pagamento crediti privilegiati e di una quota di
crediti dei fornitori e dei soci prestatori;
- dicembre 2015, pagamento di un
ulteriore quota crediti dei fornitori
e soci prestatori;
- dicembre 2016, pagamento di
un’altra quota crediti dei fornitori
e soci prestatori;
- giugno 2017, pagamento finale ai
creditori e chiusura della procedura concordataria.
Nel caso che alcuni soci non
possano eseguire la richiesta del
loro credito relativo alla fidejussione
perché deceduti o residenti all’estero, l’Amministratore Giudiziario
fornirà tutto il suo appoggio per
risolvere le situazioni di criticità. Il
Creditore che avvalla il Piano Concordatario non serve che presenzi
all’adunanza e che voti, perché la
sua assenza viene considerata un
tacito assenso e quindi favorevole
al Piano stesso. Il Creditore contrario, se non è un socio prestatore,
deve munirsi dei documenti richiesti ed esprimere il suo voto anche
per delega previa opportuna documentazione. Il Creditore socio prestatore se contrario al Piano può
presenziare all’adunanza ed esprimere il voto tramite dichiarazione
di voto debitamente compilata e
firmata, oppure inviarla al tribunale tramite fax, telegramma o posta
elettronica.
Conclusioni: Il Piano Concordatario così strutturato presenta delle
ottime premialità soprattutto per i
numero 42 / Estate duemilaquindici
soci prestatori che riescono a recuperare una buona fetta dei loro
risparmi anche se dilazionati nel
tempo. Ci sarà parecchio da lavorare per la completa cessione di al-
Associazioni
cuni immobili e alcuni punti vendita
un po’ declassati, ma il lavoro finora svolto dall’Amministratore Giudiziario genera fiducia sull’esito positivo di questa deprecabile vicenda.
Stefano Zecca
“Rosario Scarpolini”
L’Associazione Rosario Scarpolini Onlus è un’associazione che
offre servizi di volontariato attraverso la gestione di un appartamento
che viene concesso, a titolo gratuito, alle persone malate di cancro
in cura presso il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, presso l’Azienda Ospedaliera “S.Maria
degli Angeli” o presso il Policlinico
“San Giorgio”, di Pordenone.
Costituita nel novembre 2009,
l’Associazione è nata su iniziativa
privata e volontaria di alcuni uomini
appartenenti all’Aeronautica Militare del Comando Aeroporto Aviano
che, in questo modo, hanno voluto ricordare la figura del Generale
SCARPOLINI Rosario, il quale durante il suo comando aveva desti-
che prestano assistenza ai propri
cari durante il periodo in cui si affrontano le cure oncologiche dando priorità alle famiglie di pazienti in età pediatrica e a quelle con
minori possibilità economiche. Le
strutture di riferimento sono il CRO
di Aviano.
Presso l’appartamento, situato
a Roveredo in Piano (PN) in Via
Garibaldi, sono state ospitate dalla
data di fondazione dell’Associazione, oltre trecento persone, giunte
da ogni parte d’Italia.
Un ringraziamento da parte del
Presidente e di tutto il Consiglio
Direttivo va a tutta la cittadinanza
di Roveredo in Piano e a tutti coloro che, in vario modo, sono vicini
all’Associazione.
nato alcuni alloggi all’interno dell’Aeroporto di Aviano ai militari e/o ai
loro familiari che si rivolgevano, per
le proprie cure, al CRO di Aviano.
L’ospitalità presso l’appartamento, viene data gratuitamente,
sia ai pazienti oncologici in cura
ambulatoriale che alle persone
Per maggiori info visitate il sito,
dove troverete anche e le modalità
per sostenere la nostra Associazione.
Seguiteci anche alla pagina
https://www.facebook.com/pages/Associazione-Rosario-Scarpolini-Onlus
35
Associazioni
Auser
Vincenzo Quartana
Bruno De Luca
L’Università delle Liberetà
dell’Auser di Roveredo in Piano
Aneddoti paesani
di vita vissuta
Si è concluso il 16 maggio
scorso, con un bel concerto della Filarmonica di Roveredo, l’anno
accademico 2014-2015 dell’Università delle Liberetà, gestito dal
Circolo Auser di Roveredo in Piano.
Le conferenze erano iniziate
il 4 ottobre scorso con una prolusione del Prof. Marco Pascoli,
direttore del Museo della Grande
Guerra di Ragogna, per ricordare
l’inizio della Prima Guerra Mondiale. Le conferenze, per un totale
di 31 appuntamenti, si sono poi
susseguite durante tutto l’anno ed
hanno spaziato dall’arte alla economia, dalla storia alla letteratura,
dalla medicina alla filosofia, dalla
natura alla musica e ai viaggi, intesi come conoscenza del mondo.
Le lezioni, che si svolgono tutti i
giovedì alle ore 17, con entrata libera, presso l’Aula Magna della
locale scuola media, sono molto
frequentate da persone che provengono anche da comuni vicini
e rappresentano un importante
36
momento di crescita culturale per
tutta la nostra comunità oltre che
una bella occasione di aggregazione sociale.
L’anno prossimo, l’Università
delle Liberetà di Roveredo compie
20 anni e pensa di celebrare questo importante anniversario con
un programma ancora più ricco.
Le lezioni inizieranno giovedì 8 ottobre, dopo una prolusione che si
terrà sabato 3 ottobre presso l’Auditorium del Comune. Il programma definitivo sarà disponibile nei
primi giorni di settembre 2015.
Il Circolo Auser di Roveredo,
fondato nel 1992, conta più di 270
soci ed è uno dei più importanti
della Provincia di Pordenone e
della Regione Friuli-Venezia Giulia.
È attivo sul fronte dell’assistenza
agli anziani, oltre che su quello
culturale. Organizza da molti anni
corsi gratuiti di informatica, di italiano per stranieri, sessioni di ballo
terapeutico, passeggiate, visite a
mostre e musei e tanto altro.
Grappino disinfettante
Chi aveva in casa un anziano
che non poteva recarsi da solo o
che non poteva essere portato a
tagliarsi i capelli, chiamava il barbiere a domicilio. Questi, sapendo
che sarebbe stato pagato poco,
raccontava di aver sentito dire che
un bicchierino di grappa avrebbe
disinfettato a dovere la parte rasata e facilitato la ricrescita dei capelli. Avuto il grappino, in un momento
di disattenzione generale (?), se lo
beveva sostituendolo con normale
acqua poi usata per il da farsi.
Misura dei salath
Quando chiamavamo per casa
“el purthitar” (norcino) per far ammazzare e per far su “el purthiel”
(maiale) era tradizione che l’incaricato, per celia, mandasse un
bambino della famiglia che lo ospitava, presso una casa vicina,
a chiedere in prestito una fantomatica ed inesistente “misura dei
salath” (salami). Il bambino alle
volte si sentiva rispondere che essa era già stata imprestata ad altri
ma che se aspettava un momento gliene avrebbe fatta una nuova.
Gli veniva consegnato un pezzo
di legno o un bacchetto che egli
portava a casa, felice di aver portato a compimemto l’incarico che
gli era stato assegnato salvo poi,
al suo rientro, essere preso da
tutti in giro per esserci cascato.
Questa presa in giro aveva però
un motivo ben diverso. Serviva
per far allontanare da casa il piccolo per non farlo assistere allo
sgozzamento, atto cruento, del
maiale stesso.
numero 42 / Estate duemilaquindici
Esperienze roveredane
Sguardo nel mondo
Bruno De Luca
Volontariato in Uganda
Roveredano di adozione, abita in via Grigoletti,
Gianfranco Nan (per tutti Franco), anni 68, fin da giovane ha sognato di andare in Africa per viaggiare, conoscere ed ...aiutare, facendo suo il pensiero del filosofo
greco Epicuro che già nel 341 a.C. diceva:” Non solo
è più bello ma anche più piacevole fare il bene anzichè
riceverlo”. Andato in pensione si è rivolto ai Comboniani di Cordenons che lo hanno indirizzato in un posto
dove c’era bisogno del suo intervento: Altipiano di Mbarara (Uganda). Franco è andato giù una prima volta
nel 2010, poi è tornato nel 2012 e nel 2014. Il prossimo
ottobre 2015 ritornerà in Uganda per un periodo di circa 40 giorni. Manutentore di macchine di pressofusione (questa è la sua qualifica), ottima conoscenza di
carpenteria, installazione di impianti elettrici, saldatore,
uso delle macchine artigianali di cucito (avuta in regalo
in Italia una partita di 3000 suole per scarpe, ha insegnato ai nativi a cucirsi e confezionarsi gli infradito,
che poi laggiù tutti usano). È il classico manutentore
“tuttofare” a 360 gradi, indispensabile per le Missioni.
A Mbarara Franco presta il suo volontariato presso la
Missione Cattolica di don Mansueto, Casa di Nazareth,
Scuole elementarie e medie con Mensa e di un’altra
Missione Cattolica di Padre Emmanuel, ugandese, che
gestisce un orfanatrofio con 100 presenze fisse più altri
620 studenti (solo scuola). È comunque bello constatare come le due componenti religiose del posto (80%
Cristiani e 20% Musulman) convivano in pace fianco a
fianco).
Mbarara, capoluogo dell’omonimo distretto, si trova
in un altopiano della Regione Occidentale dell’Uganda
in Zona Equatoriale dove piove moltissimo e l’acqua
piovana viene raccolta in grandi cisterne per farne gli
usi più svariati. Dalle cave a cielo aperto viene prelevata
la creta con la quale vengono fatti i mattoni per uso edilizio. Detti mattoni vengono parzialmente cucinati e poi
esposti al sole per renderli duri e resistenti. Al nostro
Franco da un po’ di tempo frulla per la testa una idea fissa. Impiantare colà una scuola di carpenteria per
giovani ugandesi. Per questo cerca in regalo attrezzatura, anche di seconda mano, per piccola carpenteria
tipo: flex, troncatrice, trapani, morse, saldatrice ed altro
(come ad esempio macchine da cucire). Per chi volesse collaborare inseriamo qui il suo numero di cellulare
392.2276998. Tutto questo materiale, assieme ad una
grande quantità di filo per impianti elettrici e una salnumero 42 / Estate duemilaquindici
datrice (questi avuti per l’interessamento dell’Auser di
Roveredo), verrà spedito in Uganda tramite container.
Il Nan collabora con la Fondazione “Soffio di Vita” di
Pordenone e quindi anche con il loro socio, il roveredano Antonio Marchesin, via Garibaldi (cell. 393.1128118 [email protected]) . Soffio di Vita è una associazione non governativa, Onlus, nata il 3 gennaio 2012
a Pordenone per promuovere la dignità della persona
attraverso un supporto alle attività svolte in loco.
Franco che si diletta qui a Roveredo producendo
piccole sculture in metallo e facendo la guida a gruppi
per “camminate” in pianura e montagna, cerca anche
qualcuno che desideri accompagnarlo in Uganda a fare volontariato (spesati di vitto e alloggio ma viaggio a
proprio carico). I volontari non sono remunerati, non
certo perchè non valgono, ma proprio perchè il loro
lavoro ha un valore inestimabile. Se qualcuno volesse
fare offerte in denaro o altro (no vestiario) interpelli il
nostro concittadino che registrerà in un foglio il tutto
(nominativo ed importo) con il totale che verrà devoluto in loco a chi preposto a ricevere detti aiuti, il quale
rilascerà una regolare ricevuta a fronte di ciò che verrà
versato. Questo per la massima trasparenza dell’operazione di cui sopra. Per info e/o partecipazione alle
attività di volontariato si può anche contattare il sito
www.soffiodivitaonlus.org (anche per adozioni a distanza). Ricordo che in Uganda il reddito pro capite è
di meno di 1 euro al giorno.
Franco Nan e i bambini della Scuola della Comunità Yesu
Ahuriire di Padre Emmanuel Tusiine di Mbarara (Uganda)
37
Cultura
Storia e Tradizioni locali
.Benedetta Cojazzi
La Grande Casa
Roveredo in Piano è costruita secondo lo schema romano:
il cardo e il decumano che corrispondono a via Garibaldi e via XX
Settembre.
Nel punto ove le due strade si
incrociano sorge la “Grande Casa”,
così la chiamavano i paesani.
Fonti certe testimoniano che già
nel 1600 la casa esisteva, vi abitava infatti Domenico Cojazzi (1665
– 1746). Alla sua morte ne celebrò
il funerale don Pietro Schiavolin,
che dal 1743 era parroco di Roveredo, con i sostituti (lo stesso) don
Domenico Cojazzi e don Angelo
Cadelli, cappellani.
Domenico mori a 81, ma era un
uomo forte, il più longevo di tutta la
famiglia Cojazzi. Probabilmente era
destinato a vivere ancora a lungo se
non fosse stato colpito, solamente
due anni prima, da un grande dolore dal quale non si riprese più.
Bruno De Luca
Un vecchio Crocifisso
Da piccolo andavo spesso a
trovare i nonni Cadelli, gli zii e le
cugine Nella e Luciana in fondo a
Via Garibaldi e mi ricordo di aver
sempre visto (l’impressione è che
fosse stato lì da molto prima della
Seconda Guerra Mondiale) all’incrocio con l’attuale Via Colombo
(seconda laterale a destra della
38
principale Via Garibaldi) un Cristo
“piciat a le cassies” (appeso alle acacie). La tradizione popolare, che
nasce da un culto tramandato nei
secoli, individuava una motivazione religiosa alla sua esposizione
in un certo luogo che poteva essere una meta della celebrazione
delle Rogazioni o, in un incrocio,
a protezione dei viandanti o dagli
invasori.
Quando l’allora proprietario Silvio Barbarioli ha ceduto il terreno,
prima di farlo ha tagliato la grande
siepe; l’acquirente Daniele Righini
ha recuperato il crocifisso e dopo
averlo ripulito, stuccato e pitturato
e aver montato la copertura gentilmente offerta da Ernesto Cadelli
(Nesto Besa, padre del compaesano Fabio) lo ha, per rispetto del
sacro crocifisso, installato nel luogo (proprio cortile) dove era sempre stato ed entro il quale arde (si
vede di notte) perennemente un
lumino.
Nel 1744, infatti, un terribile incendio avvolse la Grande Casa,
provocando la morte della nuora
Eugenia (di 56 anni) e della nipote
diciottenne Angela “mentre tutta
la casa circondata da fiamme impediva l’ingresso”.
Sorte analoga a quella di Domenico toccò a suo figlio Bartolomio (nato nel 1693 nella “Grande
Casa”); egli morì che aveva solo
56 anni, a 5 anni dall’incendio e a
3 anni dalla morte del padre.
Bartolomio lasciava due figlie
femmine (Giulia e Anna) ed un
solo figlio maschio, Antonio (nato
nel 1723 e “ferito mortalmente”
nel 1781) il quale ereditò la casa,
ove vedranno la luce i figli di lui
Celso, Eugenio, Alessandro e il
più piccolo Domenico.
Domenico sposerà la contessa
Chiara Belgrado di Lestans. Saranno i discendenti di Domenico
e di Chiara a proseguire la stirpe.
Si legge che “nel 1770 la popolazione di Roveredo era composta
di soli 722 abitanti divisi in 56 famiglie, di cui 156 ragazzi fino ai 14
anni, 214 uomini dai 14 ai 60, e 16
uomini oltre ai 60. Le donne erano 336. Lavoravano in campagna
209 persone, c’era un bottegaio e
6 erano le persone senza entrata
e uscita”.
Nel 1777 tale Giuseppe Cojazzi (economo), sarà parroco di Roveredo, prendendo il posto di don
Pietro Schiavolin.
Successivamente anche uno
dei 4 nipoti di Domenico, don
Carlo, diventerà sacerdote.
Carlo divenne parroco di Roveredo nel 1854, prestando la propria opera per diversi anni, ancorchè non consecutivi, fino al 1897.
numero 42 / Estate duemilaquindici
Storia e Tradizioni locali
Il suo nome e la data dell’anno
in cui cessò l’incarico di cappellano (1897) è riportato sulla porta di
ingresso della Grande Casa, scolpito sul ferro per mano di uno dei
discendenti Cojazzi, che ha realizzato pure tutte le inferriate delle
finestre, nonchè la ringhiera della
terrazza e della scala interna che
conduce al piano superiore.
Nel frattempo, tra il 1873 ed il
1875 un altro membro della famiglia, tal Domenico Cojazzi, verrà
numero 42 / Estate duemilaquindici
nominato sindaco del Comune di
San Quirino, da S.M. il re Vittorio
Emanuele II.
Nello stesso periodo la Grande
Casa fu oggetto di un primo grande intervento di ristrutturazione e
trasformazione. Originariamente,
infatti, il secondo piano era destinato a granaio, al piano terra venivano allevate le bestie e nel primo
piano vivevano e si svolgeva la
vita quotidiana della famiglia. Il reparto giorno era concentrato nella
porzione di casa quadrangolare
nell’angolo della piazza, mentre le
camere da letto si susseguivano
nella porzione di casa che si sviluppava lungo via Garibaldi.
Durante la più recente ristrutturazione sotto l’intonaco sono stati
trovati i segni delle originarie grandi aperture ad arco che dividevano la superficie della zona giorno
in due grandi ambienti.
La Grande Casa continuò ad
ospitare i discendenti di Domenico Cojazzi, tra i quali anche Antonio, capitano e filosofo, che finanziò, con la favolosa somma
di 1500 lire, la costruzione della
scuola di musica, che oggi ospita
la prestigiosa Filarmonica di Roveredo; era il 1906.
Si narra che il capitano Antonio
volesse che la scuola di musica
venisse eretta di fronte alla chie-
Cultura
sa, ma di fretta e furia nel silenzio della notte vennero gettate le
fondamenta lì dove oggi si trova la
scuola. “Ironia della sorte, il mattino dopo, il Cojazzi che abitava
nella grande casa ad angolo, in
piazza, scese sulla strada per una
passeggiata e voltando l’angolo,
vide dei segni di carriole e carrettini sulla strada affianco alla chiesa,
che conducevano alle fondamenta che erano state costruite dalla
parte opposta a quella da lui prescelta. Una smorfia tra il sorriso
e lo sbuffo gli si impressionò sul
viso. Ormai avevano costruito già
la base dell’edificio …” (da “1873
scuola di musica”, 2013, AA.VV).
Nacquero nella Grande Casa
anche i tre missionari salesiani Francesco, Antonio ed Enrico
Cojazzi, assieme ad altri 5 fratelli,
erano nipoti del capitano Antonio,
in quanto figli di suo fratello Giacomo (1832 – 1912).
Don Antonio o don Toni, come
lo chiamavano tutti, entrò tredicenne nel collegio salesiano di
Mogliano Veneto e cominciò così
gli studi di lettere, filosofia e teologia. Fu professore di lettere e filosofia al liceo di Valsalice a Torino,
rinunciando a ruoli più prestigiosi,
perché il suo desiderio più grande
era quello di portare ai giovani di
tutta Italia la parola di Gesù.
39
Cultura
Storia e Tradizioni locali
Don Antonio
Nel trentennio dalla morte di
don Toni, il Comune di Roveredo
ha voluto ricordare i tre fratelli salesiani con la targa commemorativa,
tutt’ora affissa sulla facciata della
Grande Casa.
I tre salesiani Cojazzi, avevano
altri fratelli, Maria, Santa, Felice,
Giuseppe e Giovanni, che continuarono ad abitare nella Grande
Casa, anche quando durante la
prima guerra mondiale venne occupata dai tedeschi, che ne fecero
il loro quartier generale.
I generali tedeschi, con prepo-
40
Don Enrico
tenza ed arroganza, entrarono nella casa con i cavalli, calpestando
e rompendo il pavimento di marmo, mentre i soldati occupavano
i granai, che ancora oggi portano
il segno del loro passaggio. Sui
muri del granaio più grande, infatti,
sono ancora presenti tre murales
disegnati dai soldati durante la loro
sosta.
Giovanni, fratello di don Antonio, era il mio bisnonno; egli acquisterà la casa dai suoi fratelli e
la lascerà al figlio Carlo, l’avvocato
come lo chiamavano a Roveredo.
Dei 34 avvocati del Foro di Pordenone, l’avv. Cojazzi era uno dei più
anziani. Egli aveva il proprio ufficio nella Grande Casa, ma diceva
sempre che “i migliori affari si fanno al Bar”, … il Bar Garibaldi probabilmente, che ancora oggi molti
ricordano.
Durante la seconda guerra
mondiale una granata fece tremare le finestre della casa; quelle della sala, che si affacciavano verso
il cortile interno, andarono in mille
pezzi, danneggiando un grande
quadro affisso alla parete.
Per volontà dell’avvocato, quel
quadro è ancora al suo posto, portando tutt’oggi ad imperitura memoria, i segni dello scempio.
La Grande Casa è ricordata
pure per essere stata il luogo dove
Rita D’Andrea, moglie dell’avvocato, insegnava canto e pianoforte
ai giovani di Roveredo e non solo.
Don Francesco
Dalla sua scuola uscirà, tra gli altri,
anche Mafalda Micheluz, che inau-
gurò la lirica alla RAI e fu star su
tutti i palcoscenici mondiali.
Tutto il resto … è storia recente.
numero 42 / Estate duemilaquindici
Personaggi
Cultura
Sergio Gentilini
La Sindone e don Antonio Cojazzi, il salesiano roveredano
In questo periodo la stampa rivolge particolare attenzione al Sacro lenzuolo, la Sindone, e alla sua
Ostensione, avvenuta il 19 aprile.
Sono comparse diverse interessanti e preziose pubblicazioni al
riguardo: in particolare nel Bollettino Salesiano (aprile 2015, pagina
21) si afferma come nelle vicende
della Sindone una parte di rilievo
sia stata riservata ai salesiani, con
un loro ampio contributo alla diffusione della conoscenza e del culto,
e anche di studio. Dopo don Noguier, ideatore della fotografia della
Sindone (siamo nel 1900) e primo
salesiano studioso della Sindone,
altri salesiani si posero a studiare
e a diffondere la conoscenza della
venerata reliquia: tra questi il ‘nostro’ don Antonio Cojazzi, nato
a Roveredo il 30 ottobre 1880,
quarto di sette figli (anche i fratelli
Enrico e Francesco diventeranno
salesiani). Laureato, sacerdote, insegnante e grande educatore, di
don Toni è notissimo e famoso il
suo libro su Pier Giorgio Frassati
(tradotto in una ventina di lingue).
Morì a 73 anni, di infarto, nell’ottobre del 1953 a Salsomaggiore,
parrocchia di don Ersilio Tonini,
dov’era stato chiamato per una
serie di conferenze.
Un altro ricordo da parte del futuro Papa Paolo VI: ordinato Sacerdote nel maggio 1920 poco dopo
conobbe don Antonio Cojazzi “uno
dei Salesiani più noti in Italia”, che
ha avuto il merito (secondo don
Montini) di scuotere la pigrizia di
un suo cugino, Luigi, aiutandolo a
maturare una vocazione salesiana e missionaria; fu don Antonio,
giovane prete, ad accompagnare il
cugino Luigi dai salesiani a Valdocnumero 42 / Estate duemilaquindici
co, seguendolo poi sempre durante gli anni di missione con grande
interesse, sentendosi legato a don
Bosco e alla sua Famiglia da una
‘affezione parentale’.
Don Toni Cojazzi (e fratelli): una
figura che dovrebbe ulteriormente essere studiata, approfondita e
adeguatamente riproposta in sede
roveredana e non solo!
Benedetta Cojazzi
don Antonio Cojazzi
Nel suo Veneto, che chiamava
«il paese più bello del mondo», Antonio Cojazzi era cresciuto vivace,
forte e intelligentissimo. A 13 anni
entrò nel collegio salesiano di Mogliano Veneto, dove gli insegnanti compresero subito che era un
originale e non gli imposero i loro
schemi personali. Dopo il ginnasio,
con molta naturalezza, comunicò
che voleva farsi salesiano e prete,
come già aveva fatto suo fratello
più grande, Francesco ... e come
l’anno dopo avrebbe fatto anche
suo fratello più piccolo, Enrico.
Laureato in lettere e filosofia e
diplomato in lingua inglese e persino in “lavori manuali” fu destinato
ad insegnare, prima italiano, poi filosofia al liceo Valsalice di Torino,
cattedra che terrà fino al 1948,
insieme ad altre «cattedre» che lui
stesso si cercava per il mondo, per
donare Gesù, unica ragione della
sua vita.
Coloro che furono suoi allievi
raccontavano come don Toni sapesse incantare con le sue lezioni,
“sicure per dottrina e profonde di
erudizione, vivaci, brillanti, animate
da grande affetto verso gli allievi. Li
aiutava a cogliere i grandi «perché»
della vita, li dibatteva, passando in
rassegna filosofi, letterati, studiosi,
guidando i giovani alla ricerca della
Verità. E annunciava con uno stile
originale, conquidente la Verità che
è solo Cristo, Via, Verità e Vita”.
41
Cultura
Personaggi
Giovane prete trentenne, gli capitò un incontro singolare, quello
con Piergiorgio Frassati, che all’epoca aveva solo 9 anni. Sbocciò,
in questo tempo, l’affezione di Pier
Giorgio, diventato poi modello e
trascinatore di giovani a Dio.
Vero apostolo e missionario
di Gesù, senza lasciare la cattedra, percorse l’Italia intera: nelle
parrocchie, negli incontri promossi dall’Azione Cattolica, negli
oratori, nelle scuole, nei cinema,
con la sua parola sicura e forte,
il suo stile allegro e scanzonato,
a dire a tutti una sola stupenda
parola: il Cristo! Lui il Redentore dell’uomo, la soluzione di tutti i problemi, dell’uomo e della
società, in ogni luogo e tempo.
Sentì presto di dover farsi divulgatore di Cristo con la penna: cominciò con un libriccino dal titolo «Don
Bosco diceva così» cui seguiranno più di 60 volumi, uno più bello
dell’altro. Don Cojazzi presentava
Gesù come il Salvatore e il Modello più alto e più affascinante da
vivere ed insieme figure di credenti
capaci di avvicinarsi a Lui. Uscirono dalla sua penna brillante, dal
1913 al 1925, gli studi sul Manzoni, su Maritain, le biografìe di giovani eroici come Federico Ozanam
(1913), Ernest Psichari (1918),
Giosuè Borsi (1919), Adolfo Ferrero (1919), libri che, tra i lettori,
ebbero anche Pier Giorgio Frassa-
42
ti, ormai studente al Politecnico e
anch’egli impegnato a testimoniare Gesù.
Dopo la guerra mondiale, don
Cojazzi ebbe un’idea: a tanti giovani disorientati per le false ideologie che si diffondevano era necessario offrire una rivista piacevole,
ricca di luce e di esempi, impregnata di Gesù vivo. Nel 1920, fondò la Rivista dei giovani, destinata
ad uscire per 28 anni.
Dalla sua scuola a Valsalice,
dalla sua guida, sorsero, sulle orme di Pier Giorgio Frassati,
decine e decine di giovani santi:
Giacomo Maffei, Federico Vallauri,
Giorgio De Micheli, Renato Sclarandi, Ferruccio Terinelli... sono
soltanto alcuni nomi: una cascata
di santità, attorno a questo prete
dalla faccia che sembrava scolpita
in un tronco d’albero, missionario
su tutte le strade, con la chitarra in
mano (che forse non sapeva suonare!), seminatore della gioia che
viene solo da Cristo.
Il dolore più grande della sua
vita, don Cojazzi, l’ebbe il 4 luglio
1925, quando a Torino, al tramonto, si spense a 24 anni, Pier
Giorgio Frassati. La sera del funerale, scrisse un articolo per la sua
Rivista dei giovani: «Non credevo
di amarlo tanto... Si parlerà di lui a
lungo, nei palazzi dorati e nei casolari sperduti! Perché di lui parleranno anche i tuguri e le soffitte, dove
passò un angelo consolatore...
Scriverò la sua vita».
Proprio a questo lo invitava il
Card. Giuseppe Gamba, Arcivescovo di Torino, l’indomani stesso... Nel marzo 1928, uscì la vita
di Pier Giorgio Frassati, scritta da
lui: fu un successo strepitoso. In
soli nove mesi, vennero esaurite
30 mila copie del libro. Nel 1932,
erano già state diffuse 70 mila copie. Nel giro di 15 anni, il libro raggiunse undici edizioni e fu il best-
seller dell’editoria cattolica di quel
periodo. Fu tradotto in 20 lingue.
Non è un libro perfetto - come nulla è perfetto in questo mondo - ma
segnò una svolta nella gioventù
italiana.
Non è possibile narrare in breve
la poliedrica vita di questo apostolo del nostro tempo: sarà necessario che qualcuno lo faccia, affinché
siano conosciute il più possibile le
meraviglie che Dio ha compiuto
per mezzo di lui.
Nell’ottobre 1953, scese a Salsomaggiore per una predicazione.
Aveva 73 anni, ma arrivò a parlare anche sei volte in una giornata.
Nella parrocchia di don Ersilio Tonini (illustre e noto Cardinale di S.
Romana Chiesa) predicò sul Vangelo del giorno: fu un inno trionfale
al dolce Re, Gesù, che egli aveva
servito con fedeltà, dal primo giorno. Concluse con le lacrime agli
occhi, esclamando «Viva Cristo
Re», come i martiri di tutti i tempi,
come il «suo» Pier Giorgio Frassati. Molti dei presenti piangevano
di commozione, toccati dentro da
uno che parlava come se il Cristo
lo vedesse in faccia e se lo stringesse al cuore.
Fu l’ultima Messa, l’ultima omelia. Due giorni dopo, l’infarto l’abbatté, come un soldato che cade
numero 42 / Estate duemilaquindici
Personaggi
sul campo. Appena accortosi che
la morte era lì, a due passi, disse,
sereno, come chi va incontro all’Amore lungamente atteso: «In ogni
modo, Deo gratias!».
Era il 27 ottobre 1953.
Subito l’elogio più bello e più
autorevole venne da Mons. Mon-
tini, pro-segretario di stato in Vaticano, il futuro Papa Paolo VI: «Era
molto amato; era molto seguito.
Il suo nome, associato a quello
di Pier Giorgio Frassati, di cui egli
seppe fare splendido esempio di
giovanile virtù cattolica, è e sarà
tra quelli più cari a quanti hanno la-
Cultura
vorato per la rinascita cristiana del
nostro paese».
Nota: ampi spunti sulla vita di
Don Antonio Cojazzi sono stati
presi dalla biografia scritta dai
suoi allievi a vent’anni dalla sua
morte.
Alberto Cancian, Bruna Del Piero e Renata Sferco
Ricordando padre Bruno
I giorni del primo anniversario
di padre Bruno Del Piero sono stati
giorni di gioia.
La gioia del cuore, la gioia della
riconoscenza, la gioia dell’affetto,
la gioia della famiglia.
Infatti il Caquetà ed il Putumayo hanno gioito nell’ospitare parte
della famiglia di padre Bruno, gra-
San Bartolomeo a Puerto Refugio.
Per onorare il primo obiettivo
abbiamo dato vita ad un denso e
sentito percorso, partito a Florencia, ultima tappa di padre Bruno nel
Caquetà, continuato a San Vicente
del Caguàn, da dove il suo Vescovo, Monsignor Francisco Munera,
ci ha accompagnato a Puerto Rico
Puerto Rico con Mosnignor Munera e Padre Ariel
zie alla presenza di Bruna, accompagnata dall’amica Renata.
Fra il 12 ed il 25 aprile sono venute infatti a trovarci le nostre roveredane.
I motivi della visita erano principalmente due, ricordare “lo zio” nel
primo anniversario della sua nuova nascita e visitare il “cantiere” di
numero 42 / Estate duemilaquindici
ed a Cartagena del Chairà, luoghi
chiave della memoria.
Infatti a Puerto Rico abbiamo
celebrato la vigilia dell’anniversario, preparata con il cuore dal
parroco Ariel Torres, che ha accolto nella sua parrocchia il casco e
la veste di padre Bruno “reliquie”
tanto desiderate dal paese che l’a-
veva visto per molti anni parroco e
pastore.
Dopo la consegna dei cimeli la
celebrazione presieduta dal Ve-
scovo ed arricchita da una meravigliosa recita dei bambini del paese, capeggiati da Diego, un dolce
padre Bruno in miniatura, da tanti
riconoscimenti e testimonianze,
come quella di Bruna che ha letto
in un perfetto spagnolo imparato la
sera prima, una commovente lettera della famiglia Del Piero Cadelli
dedicata alla gente colombiana ed
al ricordo “dello zio”.
Da Puerto Rico il giorno seguente, giovedì 16 aprile, la data
tanto attesa, ci siamo diretti a Cartagena del Chairà, laddove riposa
43
Cultura
Personaggi
padre Bruno e dove è stata benedetta la nuova tomba, con le effigi
provenienti da Roveredo in Piano
e l’acquasantiera, benedette da
deon Ruggero la sera prima della
partenza di Bruna e Renata.
Dopo la benedizione sotto il
sole cocente di una tomba piena di
fiori e dalla quale si spera fioriscano
vocazioni e buoni sentimenti, i tre
Vescovi di Florencia, San Vicente
e Puerto Leguìzamo hanno concelebrato l’eucaristia in memoria e
ringraziamento per la figura del nostro Santo Missionario. Bellissima
e significativa la presenza dei tre
Vescovi rappresentanti della Chiesa locale, di più di 15 sacerdoti e di
una moltitudine di gente, arrivata in
pellegrinaggio dai luoghi più remoti delle due regioni, testimonianza
che la figura di padre Bruno ha
unito nel corso del tempo, lungo i
confini e dentro ai cuori.
Altro motivo di gioia la presenza
e gemellaggio delle tre associazioni nate a nome di padre Bruno,
quella di Roveredo in Piano, che
nel frattempo era impegnata nel
bellissimo concerto commemora-
44
tivo in patria, quella di Cartagena
del Chairà e quella di Puerto Rico,
evidenza che padre Bruno non ha
unito solo le regioni colombiane
ma anche i continenti.
Da Cartagena del Chairà ci siamo quindi diretti verso il sud, verso
le indimenticate zone di missione
di padre Bruno nelle quali l’unica
strada sono i fiumi amazzonici.
E quindi via, 11 ore di barca per
raggiungere prima Remolino del
Caguàn e poi Puerto Leguìzamo,
sede del nuovo Vicariato affidato ai
missionari della Consolata e Chiesa madre della cappella di Puerto
Refugio.
Infatti dopo i primi toccanti giorni dell’anniversario era venuto il
momento di rappresentare al meglio l’Associazione Padre Bruno
Del Piero, finanziatrice del restauro
della chiesetta di San Bartolomeo
nel Putumayo.
E così, il giorno dopo essere arrivati a Puerto Leguìzamo, la meta
è stata Puerto Refugio, un villaggio a quattro ore di barca dal capoluogo lungo il fiume Putumayo,
affluente del Rio delle Amazzoni ai
confini con il Perù.
Anche a Puerto Refugio la gioia
è stata grande. Infatti siamo arrivati in pieno “cantiere”, i lavori di
sistemazione della chiesetta erano
ferventi, nonostante le difficili condizioni legate alla distanza ed alla
complessa reperibilità dei materiali.
Cartagena del Chairà con Vescovi e sacerdoti
Cappella di San Bartolomeo
numero 42 / Estate duemilaquindici
Personaggi
Cantiere a Puerto Refugio
Bartolomeo Martire ed il duomo di
Roveredo in Piano, donato dalla famiglia Sampaolo all’Associazione.
Il quadro aveva fatto un po’ come
padre Bruno, sorvolato l’Oceano
fino ad arrivare in Colombia, varcato le cordigliere delle Ande, preso
corriere, taxi, jeep, navigato i fiumi
amazzonici, ore ed ore in barche
e barchette, sorretto dai suoi cari
in direzione dei luoghi più lontani,
della gente più isolata, per donare
speranza, forza e gioia.
Con il quadro di Sampaolo a Puerto Refugio
Eppure, appena entrati nella chiesetta che padre Bruno aveva dedicato al nostro Patrono e che
tanto voleva sistemare, ci siamo
trovati davanti al pittore ed al carpentiere.
Vedere con i nostri occhi l’opera
in atto e toccare con mano le nuove strutture ci ha rallegrato perché
abbiamo avuto la prova che i fondi
donati da tanti generosi e volenterosi sostenitori dell’Associazione
stavano contribuendo per davvero
a realizzare il sogno di padre Bruno. Missione compiuta!
Altra missione compiuta è quella di aver fatto arrivare nella chiesetta il quadro con raffigurati San
numero 42 / Estate duemilaquindici
A Puerto Refugio l’accoglienza
è stata genuina e sorridente, infatti chi ci ha accolto sono stati i
bambini e le bambine della scuola, così felici di ricevere i doni portati da Bruna, quaderni, penne e
vestiti che per loro sono valsi più
dei vari smartphone, tablet e pc.
Raggiunto anche il secondo
obiettivo siamo quindi ritornati
verso Florencia; chi ci ha visto nel
corso del lungo e significativo viaggio ci diceva che assomigliavamo
a padre Bruno, non solo nel volto
di Bruna, ma anche nel modo di
percorrere in lungo ed in largo foreste, fiumi e paesi, come faceva
il nostro Santo missionario, con la
Cultura
valigia sempre alla mano e senza dar a vedere nessun segno di
stanchezza... quest’ultimo punto
in realtà apparteneva solo a lui.
Che bello in questo viaggio aver
conosciuto profondamente e dal
vivo l’opera di padre Bruno e l’amore che la gente prova per lui. Sì,
dal vivo, perché qui il suo ricordo
è più vivo che mai, il ricordo della sua veste bianca col crocifisso,
il ricordo del suo impegno e della
sua totale donazione agli altri, agli
ultimi, il ricordo del suo sorriso e
del suo vigore e rigore.
Che bello per Bruna far sentire
allo zio la vicinanza e l’affetto della sua famiglia, come se Roveredo ed i suoi Del Piero, Cadelli nei
giorni dell’anniversario fossero lì ad
accompagnarlo ed a fargli sentire il
calore dei suoi cari.
Che bello per Renata ritrovare
se stessa, la pace e la tranquillità che questa zona del mondo
sa donare seguendo il ritmo della
natura e non la tensione della società moderna. Che belli per lei il
sorriso, la solidarietà e la fratellanza di vivere un’esperienza profonda con persone che non si conoscono ma che si sentono subito
amiche. Che bello per lei scoprire
che la gente dice: “padre Bruno
mi amava”.
Che bello per me chiudere il
mio secondo lungo periodo in Colombia in questo modo, con questa gioia e con questi ricordi. L’anno scorso la mia esperienza si era
chiusa con quel momento inaspettato, doloroso, forte. Quest’anno si
è chiusa ricapitolando quel periodo e scoprendo ancor più che, se
riusciamo a capire i significati delle
prove che la vita pone sul nostro
percorso, allora queste prove non
saranno dolore, fardello e pianto
ma saranno crescita, maturazione
e gioia.
45
Cultura
Personaggi
Sergio Gentilini
Ricordando padre Bruno Del Piero
Due affettuose iniziative promosse in onore e ricordo per il
‘nostro’ missionario padre Bruno
Del Piero: giovedì sera 16 aprile, anniversario della morte, una
santa Messa in Duomo e sabato
sera 18 aprile un Concerto a lui
dedicato dalla Filarmonica: chiesa gremita, ottime esecuzioni,
piena soddisfazione, un intenso
programma (oltre un’ora e mezza!) con 12 brani musicali eseguiti
dalla Società Filarmonica e dalla B-Band di Roveredo in Piano
diretta dal M° Elena Buset e dal
Chospel Chorus (il coro giovanile
parrocchiale) diretto da Federica
Barbariol: applauditissimi! Come
oramai tradizione, l’omaggio musicale è terminato con un brano
assai caro e amato da padre
Bruno: Pescador de hombres.
Hanno portato il loro saluto il Parroco don Ruggero e la Presidente
dell’Associazione intitolata a padre
Bruno, la sig.ra Donatella Del Piero,
che ha anche letto una affettuosa
e documentata lettera, inviata da
Alberto Cancian dalla Colombia.
Le offerte raccolte nella serata sono
state donate all’Associazione padre Bruno Del Piero che si propone
di onorare e ricordare la memoria
di padre Bruno e di continuare la
sua Opera missionaria.
Sergio Gentilini
Donazioni
Immagini che fanno tornare ai
primordi della fede, donate alla
Parrocchia di Roveredo in Piano 21 immagini sacre dell’artista
Antonio Sampaolo.
La Famiglia Sampaolo ha recentemente donato alla Parrocchia di Roveredo in Piano ben 21
dipinti del defunto artista Antonio
Sampaolo, collocati presso l’Oratorio in maniera stabile e definitiva
lo scorso dicembre a cura dello
scrivente con la collaborazione
di Loris Golin, Paolo Montanucci, Piero Moras e del Presidente
dell’Associazione San Pancrazio
Giorgio Toffoli. Qui potranno essere ammirati non solo dai bambini,
ma anche da tutti coloro che inter-
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vengono alle varie iniziative dell’Oratorio.
Questa donazione ha un significato profondo per la storia roveredana e, direi, anche per tutto il
territorio circostante, sia dal punto
di vista artistico in quanto il pittore, ora scomparso, ha ridato vita
ad affreschi devozionali dipinti sulle case (degli originari 21 affreschi
oggi più della metà non esistono
più e quei pochi rimasti sono in
brutte condizioni), sia dal punto
di vista devozionale, in quanto tali
immagini ripropongono e fanno riflettere sul sentire dei nostri avi, divenendo così anche testimonianza
storica.
Certamente un’invidiabile galleria d’arte popolare ma soprattutto
spirituale, per i suoi molti significati. Ecco dunque il grande valore di
questi 21 dipinti: artistico perché
realizzati da un nostro artista con
fine e commossa sensibilità, umana e religiosa insieme; devoto perché ci ricordano cos’era e com’era
il sentire di un tempo della nostra
gente; religioso perché veramente ispirato a valori profondi, quelli che contano nella pur faticosa
vita di ogni giorno.
La patrona degli aviatori, la Virgo Lauretana, immagine della Madonna di
Loreto
La Madonna, il Bambino e San Pietro
Questi 21 dipinti ripropongono
tutti gli affreschi che un tempo
comparivano sulle vecchie case
di sasso (les cjàses vècies così ben
cantate in poesia dalla nostra Silene Pasut) che si affacciavano lungo
la strada principale del nostro paenumero 42 / Estate duemilaquindici
Arte
A sinistra il nostro Patrono san Bartolomeo con il Vangelo in mano e nell’altra
mano il coltello che ricorda il suo martirio, al centro la Madonna e a destra S.
Giovanni Battista
se, in qualche laterale ed anche in
qualche cortile: sono lo specchio
fedele del ‘sentire’ devoto e di una
religiosità che man mano va scomparendo, lasciando tutti più poveri!
Già le case erano un miracolo di
fatica e di fraterna collaborazione,
quelle cjases vècies con alla base
il clap par sintâsi a polsà e in alto la
clâf del arc del portòn e i fogolars
all’esterno, con i balconi fioriti e le
piccole finestre con “le balconètes
e na cròus de fiàr in tel mièth (S.
Pasut)” e sulle facciate questi Santi
dipinti con i quali, così alla portata
di mano, era facile dialogare e confidare nella loro protezione, invocati contro il secco e il fuoco, l’acqua
e le cavallette, le malattie e le altre diverse calamità che Roveredo
purtroppo ha ben conosciuto.
E parlo di Santi come san
Rocco e san Martino, san Valentino, san Floriano e le Madonne
con il Bambino Gesù in braccio
e benedicente; non dimenticando Sant’Antonio che per la verità
erano-sono due, il vecchio abate
con il porcellino (quello del 17 gennaio, quello del frèit) immancabile
sulla porta di ogni stalla a protezione degli animali e quello di Padova
(13 giugno) al quale si ricorreva recitando il “si quaeris” per ritrovar
le cose perdute.
Santi ‘amici’, scelti molto
numero 42 / Estate duemilaquindici
bene, cui la gente si rivolgeva con
grande fiducia e devozione: che
li incontrava ogni mattina e poi
ogni sera, al ritorno dal lavoro nei
campi. Mentre il carro trainato dai
buoi avanzava lentamente, c’era
tutto il tempo e bastava alzare lo
sguardo per dialogare e pregare con loro: Santi alla finestra (li
chiamano oggi) che erano parte
viva della quotidianità, di una vita
intensa, laboriosa e povera o meglio poveramente ricca - e qui mi
sovviene don Mario che spesso
ricordava che sono i poveri che
fanno le grandi opere!
Mi piace pensare anche a un
giovane di allora, poi diventato padre Bruno, forse illuminato
proprio da questi Santi e Madonne, affrescati da quelli che io amo
definire “pictores vagabundi”, artigiani che giravano i paesi, dipingendo spesso la stessa immagine,
paghi di un po’ di cibo e la sera
dormendo al riparo nel fienile: non
erano certamente dei professionisti, eppur senza grande cultura
erano ricchi dentro, soprattutto
umili e devoti, come il proprietario
della casa che commissionava loro
il dipinto.
Oggi l’uomo è senz’altro più
povero spiritualmente: non sono le
immagini che hanno perso la forza della loro comunicabilità, ma è
l’uomo che ha perso la chiave dei
segreti del Regno di Dio…
Queste immagini ci parlano di
quella Roveredo ‘antica’, quella
dove in ogni casa c’era l’acqua
santa, una candela benedetta con
il rametto d’ulivo da bruciare durante il temporale per allontanare
la sua furia; era il tempo delle rogazioni fino al capitello della Madonna verso Porcia con la gente al
mattino presto, compresi i ragazzi,
prima di andare a scuola, in una
lunga processione che si snodava
lungo la campagna ancor ròrida di
Cultura
rugiada, per invocare la divina protezione su campi e raccolti, cantando le litanie dei Santi contro le
avversità che a Roveredo non son
mancate, purtroppo, come il fuoco, l’acqua, il secco, la peste e le
malattie degli animali nelle stalle;
tempi di fatiche, di stenti e di povertà, eppur con le pròvvide Confraternite per l’aiuto e il soccorso ai
meno abbienti, funerali compresi .
Sostiamo dunque dinanzi a
questi Santi e il nostro cuore palpiterà ancora, con rinnovata intensità!
Donazioni alla Chiesa a Roveredo in Piano
Dopo la donazione da parte
della famiglia di Antonio Sampaolo
di una ventina di dipinti del defunto artista, ne ricordiamo altre due
recenti.
Un dipinto, già collocato a fianco del fonte Battesimale in Chiesa, è stato donato dalla famiglia
Cancian (genitori di Alberto che ha
seguìto fin negli ultimi giorni di vita
47
Cultura
Arte
il nostro missionario padre Bruno).
Tale donazione avviene a breve
distanza dalla scomparsa (aprile
2014) di padre Bruno, che è stato
affettuosamente ricordato a Roveredo con varie iniziative. Il dipinto
(di circa cm 180x120) rappresenta
il Cristo risorto, in piedi, che si rivolge a chi guarda, mostrando le
sue mani ferite trafitte dai chiodi:
un’opera ispirata e molto bella.
Poco tempo fa un altro dono
che impreziosisce la nostra chiesa di san Bartolomeo, un dipinto
più grande del precedente, donato dalla Famiglia Marcellino Del
Piero, che raffigura il Cristo in
croce e ai suoi piedi la figura ingi-
Ricordiamo inoltre che sempre
la famiglia Sampaolo ha donato
alla Parrocchia un dipinto raffigurante il nostro Patrono San Bartolomeo destinato alla chiesa di
Anche in questa occasione, il
GRAZIE sincero della Comunità
roveredana.
DONAZIONE AL COMUNE DI
ROVEREDO DI UN’OPERA DI
ANTONELLA REDIVO
nocchiata, che abbraccia la croce,
di Maria (Maddalena?) emblema
dell’umanità redenta, con accanto la boccetta degli olii aromi (l’olio profumato di vero nardo, con
il quale aveva cosparso i piedi del
Cristo): un’opera ‘semplice’ ma
assai efficace e commovente.
Nel periodo pasquale il dipinto
è stato esposto sulla bella facciata della nostra Chiesa, in attesa di
decidere la sua collocazione definitiva.
48
padre Bruno in Colombia: l’opera
raggiunge così l’altro dipinto di
Sampaolo, San Giuseppe falegname con Gesù bambino, che
già si trova laggiù in Colombia nella
cappella di Troncales (foto con Alberto Cancian).
Da segnalare infine il Beato
Odorico, opera di Giancarlo Magri donata alla nuova chiesa di
Buhayira, villaggio che sorge a
nord della capitale del Burundi,
Africa.
La mamma di Antonella Redivo, la signora Armida, ha donato
al Comune di Roveredo un’opera
significativa della figlia, prematuramente scomparsa nel 2012 e
ricordata dalla Pro Loco con una
Mostra nella Sede della Pro Roveredo.
L’opera è stata collocata al primo piano della sede municipale ed
è stata presentata al pubblico lo
scorso gennaio.
È una delle ultime opere di Antonella, che ‘dipingeva’ se stessa e i
suoi stati d’animo con acuta introspezione interiore. L’Aldilà, dipinto
in un momento difficile, vedendosi
sfuggire la vita! Ed ecco la parete
di sacco con le cuciture, per tenere
unito “il possibile” da lacerazioni e
strappi: ma il problema è dietro la
superficie, dietro la crosta dipinta
sulla tela (un sacco speciale); è l’oltre, con domande, perché e interrogativi pressanti, frutto di sensazioni
numero 42 / Estate duemilaquindici
Arte
Cultura
intense e tremendi terribili sgomenti; è il poi, con l’affollarsi intricato e
crudele delle risposte, difficili!; il forse, e il chissà, con presagi e momenti di grande sgomento, dinanzi
al mistero, all’infinito e all’ignoto.
Con quali (in)certezze?
Il dipinto ci presenta un’ampia e
rugosa parete bianca (la vita) con tre
nere strisciate verticali (i problemi e
le avversità), e ci invita a guardare e
curiosare dentro/dietro i due squarci, uno verticale, ampio, e uno più
piccolo sulla destra in basso: che
per Antonella sono l’ignoto, l’in-conoscibile. Quello in basso è più reale
e razionale, forse, e perciò ristretto;
quello verticale invece è un sorta
di fiamma spirituale che sale verso
l’alto, che mitiga lo sgomento e ali-
menta la speranza: è l’Aldilà, oggetto delle sue tensioni e aspirazioni.
Non lo sappiamo, né possiamo saperlo, ma Antonella ora lo
sa, perché nell’aldilà della vita vive
finalmente nella vera quiete dello
spirito.
Vincenzo Muriano
Le Voci del Gelso
ora anche in dvd!
Dopo un’ accurata fase di montaggio, le cinque
puntate, che con successo l’anno scorso hanno rievocato le radici linguistiche e umane del nostro paese,
ora sono raccolte in un prezioso ed elegante cofanetto contenente cinque dvd, uno per puntata, con
allegato libretto di presentazione.
Chi fosse interessato all’acquisto può rivolgersi
all’Edicola Barbariol, punto vendita del cofanetto.
Sicuri di aver fatto cosa gradita a tutti, rivolgiamo
un ringraziamento alla redazione de La voce di Roveredo per la consueta disponibilità, dimostrata anche
in questa occasione, a tutti i roveredani che gentilmente ci hanno accolto nelle loro case restituendoci i
ricordi e la bellezza del NOSTRO dialetto e non ultimi
gli sponsor che con sensibilità hanno sostenuto questo sogno che ora è realtà.
Grazie di cuore a tutti!
numero 42 / Estate duemilaquindici
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Sport
Bruno De Luca
Bocce
- C’era uno che diceva: “Praticare uno sport non
deve fondarsi sull’idea del successo, bensì su quello
di dare il meglio di sè”. Sarà anche vero ma quando
ti trovi in finale di una gara sportiva dai il massimo,
sempre rispettando le regole e l’avversario, per vincere. Altrimenti puoi restare a casa tua. Così hanno
fatto i miei colleghi della Bocciofila asd Rovereda-
na vincendo il Campionato Provinciale a Quadrette di questo inizio 2015. Nella foto i quattro titolari e i
tre sostituti, da sinistra in piedi: Giannino Agnolin, Livio Tesolin, Mario Rossit, Secondo Filaferro e davanti Aldino Gaiotto, Sergio Bergnach e Mario Monaco
- Sabato 18 e domenica 19 aprile, presso il Bocciodromo di Roveredo in Piano (e quello di Torre di Pordenone), ha avuto luogo la fase finale del
Campionato Italiano Femminile per Società. Campione d’Italia per il 2015 si è laureata la compagine friulana di Buttrio (UD) davanti alla Florida di
San Vendemiano (TV) e ai mostri sacri di N.S. Assunta di Genova e Auzilium di Saluzzo (Cuneo).
- A partire da marzo 2015 ha avuto luogo con
incontri di andata e ritorno il Campionato Provinciale per Società di 2^ Categoria. Erano presenti: Brugnera, Avianese, Roveredana, Sacilese, Spilimberghese e Annonese. Quest’ultima, pur se in Provincia
di Venezia, ha da anni chiesto ed ottenuto l’iscrizione al Comitato di Pordenone. Andiamo in stampa quando si devono ancora giocare tre incontri.
Tennis Club Roveredo
La stagione tennistica è ormai arrivata a metà del
suo percorso agonistico e non mancano le soddisfazioni per il club roveredano. Infatti si è laureato a Porcia campione regionale Under 12 Tramontin Alessio
portando così a ben 16 i titoli regionali vinti dal nostro
Circolo dal 2004 ad oggi.
Inoltre sono in pieno svolgimento i campionati a
squadre giovanili e senior regionali, nei quali quest’anno abbiamo iscritto ben 8 formazioni dall’Under 8
Misto, Under 10 Misto, Under 12, Under 14, Under
16 fino alle serie D e C Seniores. Competizioni nelle
quali nel corso del 2014 abbiamo ottenuto un titolo
individuale Under 16 con Marco Santarossa e vinto
2 titoli a squadre nelle categorie Under 14 Femminile
con Mazzon Chiara e Pase Ginevra e nella categoria
Under 12 Maschile con Wood Enrico-Tramontin Alessio e Sain Francesco.
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Certamente non è facile ripetere le stagioni esaltanti precedenti, ma la vittoria di Tramontin dimostra
l’ottima preparazione della nostra “Scuola Tennis”
condotta dal Maestro Fiori Sebastiano.
Vorremmo ricordare le vittorie ottenute nel 2014
con 28 finali FIT disputate e ben 16 tornei vinti, compresi 3 campionati regionali mettendo in evidenza che
i titoli conseguiti non sono opera di uno o due ragazzi/
e, ma da ben 8 giocatori che portano la firma di:
- Marco Santarossa campione regionale Under 16;
- Joshua Favero Under 14, campione provinciale di 4
cat. (il più giovane vincitore di sempre)
- Enrico Wood: il promettente Under 12 vincitore di
ben 8 tornei;
- Alessio Tramontin: vincitore del Torneo Kinder Under12;
- Jacopo Poles: vincitore dei tornei Under 12 di Portonumero 42 / Estate duemilaquindici
Sport
gruaro e Vedelago;
- Ginevra Pase vincitrice del torneo Under 12 Femminile di Motta di Livenza;
- Chiara Mazzon e Ginevra Pase vincitrici del Campionato a squadre Under 14 Femminile;
- Enrico Wood-Alessio Tramontin-Francesco Sain vincitori Campionato a Squadre Under 12.
In programma ci sono i Tornei Sociali per tutti i Soci del Club oltre ad alcuni fine settimana con dei tornei
a tema.
Finalmente abbiamo a disposizione il nuovo sito del
Tennis in Via Runces con i due nuovi campi coperti in
terra rossa con adiacente la sede e gli spogliatoi. Tutto questo ci dovrebbe permettere di dare maggiore
continuità al lavoro svolto e maggiore disponibilità ai
ragazzi e Soci di praticare questo meraviglioso sport.
Vorrei ricordare che chiunque fosse interessato ad avere informazioni per iscriversi e quote per giocare,
potete chiamare il numero 329.473.2464 oppure recandosi presso i campi da tennis.
Omar Taschetto
Società Ciclistica Roveredo in Piano
Si apre il 21° anno di attività anche per la società
ciclistica che quest’anno ha rinnovato il Consiglio ed è
pronta a nuove sfide sulle due ruote.
Cambio di guardia alla Presidenza della squadra;
Gianni Vignaduzzi ciclista professionista degli anni 90,
partecipante a 2 olimpiadi, lascia il posto a Taschetto
Omar, che ricoprirà la carica per i prossimi 2 anni.
Il Direttivo vede Polo Del Vecchio Gerald e Marano Marco VicePresidenti, Zanchetta Sara Segretaria,
Taschetto Giovanni Direttore Sportivo, Del Piero Ermanno, Vignaduzzi Gianni, Martin Ivano, Vian Renzo, Bianchet Elvio, De Luca Marco, Rusalen Stefano,
Brusadin Renzo, Colle Maurizio e De Nardo Gino a
completare il gruppo dei consiglieri.
La squadra è composta da 35 elementi, per la
maggior parte cicloamatori che partecipano a Gran
Fondo e gare di mountain bike.
Ma è stato il ciclocross a dare l’ultima soddisfazione alla squadra, con Mirco Calvi uno dei nostri dilettanti partecipanti al Trofeo Triveneto che ha vinto il
Campionato Regionale FVG di Ciclocross nel 2014.
E’ nell’organizzazione di gare che la società ciclistica Roveredo in Piano da il meglio di sè, con una
capacità di mettere in piedi manifestazioni ciclistiche
anche di livello, riconosciuta in tutto il Triveneto.
Quest’anno a Sedrano di San Quirino la ciclistica
numero 42 / Estate duemilaquindici
ha messo in scena una gara di mountain bike aperta
a tutti, atto finale di un trittico di gare che vedeva le
prime due prove a Casarsa e Zoppola.
Prossimo impegno, l’organizzazione della gara per
giovanissimi il 17 maggio che quest’anno, a causa dei
noti problemi dati dalla polizia municipale, si terrà a
Ceolini di Fontanafredda dove tutto sembra esser più
semplice quando si parla di gare ciclistiche e dove si
è trovata la giusta intesa con il gruppo festeggiamenti
locale.
In estate, per il periodo della sagra, il consiglio sta
51
Sport
già pensando all’ormai classica “Roveredo in bicicletta”, pedalata ecologica aperta a tutti, che porta i
partecipanti a gustare ogni anno, percorsi e panorami
poco conosciuti nelle zone limitrofe al paese.
Ricordiamo che saremo presenti alla Festa dello
Sport il 6 giugno, con un percorso in piazza, aperto
a tutti i bambini che volessero provarlo con la propria
bicicletta o con quelle messe a disposizione della società.
Da sottolineare l’impresa del nostro tesserato e
consigliere ERMANNO DEL PIERO, roveredano doc,
che nell’anno 2014 ha pedalato per 25000 km, traguardo di tutto rispetto, difficilmente raggiungibile da
un cicloamatore, ma la passione, si sa, porta a battere qualsiasi record.
Le iscrizioni alla nostra squadra sono sempre aperte, presso la nostra storica sede Bar K2 in Via Garibaldi oppure scrivendo una mail a:
[email protected]
Per maggiori informazioni visitate il sito:
scroveredo.altervista.org
BUONA PEDALATA A TUTTI!!
Palmiro Bran
Vis et Virtus in chiusura di stagione
Grande stagione per la Polisportiva Roveredana
Vis et Virtus, il consiglio Direttivo nel corso dell’anno
ha messo in campo numerose attività dedicata ai roveredani di tutte le età.
Di base c’è la pratica sportiva della pallavolo femminile dai 6 anni del minivolley ai 50 anni degli amatori, poi ci sono le ginnastiche per adulti che stanno
interessando le roveredane ed i roveredani dai 14 anni
della zumba ai 70 e più della dolce, passando per il
Total Body Workout di 1° e 2° livello e la new entry dei
corsi: il “Nordic Walking” (la camminata con i bastoni)
che ha riscosso grande successo al primo approccio
in quel di Roveredo.
Per il volley l’organico delle squadre inizia dal minivolley con 22 bambine e bambini, a seguire con l’età
c’è la squadra mista Under 12 con 11 bambine e 2
bambini, l’under 13 con 13 giocatrici, l’under 14 con
14 atlete, l’under 15 con 13 pallavoliste, la 2^ divisio-
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ne con 13 ragazze e la prima squadra della serie D
con 13 atlete, per un totale di 101 giocatrici.
Gli allenatori che hanno gioito e sofferto assieme
alle giocatrici nei campionati sono Vanessa Bresin per
il minivolley, Claudia Rosso per l’under 12 ed under
13, Marika Battistella per l’under 14, Lorena Della Valentina per l’under 15, Gigi Coral per la 2^ divisione
e Daniele Sinosich per la Serie D. I tecnici delle amatoriali miste sono Febo Frangipane per l’Antispam e
Simone Roman per la “B” che hanno “allenato” 24
giocatrici e giocatori di tutte le età.
Le istruttrici per la sezione ginnastica sono la prof.
Chiara Tomasini, per la dolce ed il Total Body Workout
di 1° e 2° livello, ed i tecnici federali Stefania Turchet
e Gigliola Colautti, rispettivamente per la Zumba ed il
Nordic Walking che hanno fatto “sudare” più di 120
adulti che ci hanno affidato l’arduo compito di aiutarli
a mantenere la loro forma fisica.
Il grande lavoro svolto dal Consiglio direttivo ha
portato la nostra Polisportiva al primo posto tra le associazioni sportive roveredane per numero di atleti e
praticanti.
La Polisportiva ha utilizzato cinque strutture sportive per realizzare tutta l’attività di cui sopra: il nostro
meraviglioso Palasport “Cirillo Steffanini” per la pallavolo e le ginnastiche, ed ancora per la pallavolo la
palestra comunale di San Quirino per un allenamento
della squadra Under 15 e la Palestra Comunale di via
Vesalio a Pordenone per due allenamenti della 2^ divisione, le sale del Centro Associativo “Sergio Endrigo”
per la ginnastica dolce ed il salone dell’oratorio per la
Zumba. Contiamo che la nuova Giunta Comunale rienumero 42 / Estate duemilaquindici
Sport
sca ad aggiungere una seconda palestra scolastica al
fine di consentire alle nostre squadre di poter praticare la pallavolo nel nostro bel Comune ed alla Polisportiva di poter essere attiva con l’utilizzo del Palasport.
Tra i risultati agonistici della pallavolo spicca il ritorno alla serie D femminile della prima squadra dopo la
vittoria del campionato di prima divisione nella scorsa
stagione agonistica 2013/2014. Ritorno, dopo che
nel 2009, dopo 4 anni di serie D ed 1 anno di serie C,
la Società Ginnastica Roveredana Vis et Virtus ha dovuto rinunciare al campionato regionale di serie C per
l’abbandono in massa di tutti gli sponsor all’inizio della “crisi economica del Paese”, seguito dalla ripartenza nel 2009/2010, dalla 2^ divisione provinciale. Nel
campionato il gruppo di 13 giocatrici ha avuto modo
di far valere il loro talento con il 4° posto in classifica
nella “regular season” che ha dato il diritto di disputare
i Play Off per la promozione in serie C, con un grande
seguito di pubblico ad applaudire le gesta delle nostre
“virtussine”.
Altro risultato di buon livello l’ha ottenuto l’under14
con il 3° posto in classifica, a 2 punti dalla quota play
off per il titolo ed un’atleta selezionata nella rappresentativa del Centro di Qualificazione Provinciale..
Tutte le altre squadre giovanili stanno percorrendo
la strada che le porterà a diventare, con l’aiuto di allenatori e famiglie, delle brave giocatrici di pallavolo.
Spicca infine il raduno di minivolley organizzato al
Palasport domenica 18 gennaio 2015, dove, sui 6
campi di gioco allestiti, hanno giocato 160 bambine
e bambini dai 6 agli 11 anni divisi in 44 squadre. Per
far funzionare la macchina organizzativa sono scesi
sul parquet anche 12 dirigenti e dodici ragazze delle
numero 42 / Estate duemilaquindici
squadre Under che hanno arbitrato le oltre 70 partite giocate. È stato un impegno organizzativo di alto
livello dal quale i mini atleti hanno tratto grande soddisfazioni avendo, le squadre iscritte, giocato almeno 3
partite ed ogni giocatore ricevuto come merenda un
succo di frutta ed una brioches con la foto finale del
gruppone. Di più non si poteva fare.
Dopo il temine dei rispettivi campionati ufficiali della federazione italiana pallavolo le squadre dell’under
13 e dell’under 14 stanno disputando le Coppe Primavera e Provincia, nella quale ultima l’under 14 si è
guadagnata l’accesso alle finali del 17 maggio, data
prevista per festeggiare la fine della stagione agonistica con la Cena Sociale (tranne che per il minivolley la
cui finale provinciale è prevista per il 24 maggio).
È stata una stagione molto impegnativa, portata
avanti con sacrificio ed abnegazione dai componenti il
neo consiglio direttivo con il presidente Palmiro Bran,
i vice presidenti Guido Cappella ed Aldo Monfrini ed i
consiglieri Giuliano Capasso, Gessica Filippetto, Ramona Favretto, Valentina Bomben, nonché gli aggregati Barbara Lattanzio e Bruno Tassan-Chiaret, Loris
Golin e Giuseppe Crisci, nonché i segnapunti, arbitri
giovanili e dirigenti addetti agli arbitri federali che fanno parte dell’organico dei tesserati.
L’impegno da parte degli addetti ai lavori continuerà, però, per tutta l’estate per costruire gli organici
delle squadre per la prossima stagione, che inizierà
ai primi di settembre per la pallavolo ed a metà settembre per il minivolley ed under 12 e 13 ed i corsi di
ginnastica, zumba e nordic walking. Per informazioni
338 4798060 per il volley e 340 2841181 per le ginnastiche.
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Sport
Danza sportiva
Tra i molteplici successi raccolti, impegnati nel
Verona Open 2015 (Competizione Nazionale
Standard e Latino Americane), lo scorso 26 aprile, Silvia Del Piccolo e Matteo Marzotto si sono
classificati al 1° posto.
Scrigno dei ricordi
24/08/1951
Festa dei ragazzi
10 aprile 1950, seconda di Pasqua
In occasione della visita di don Luigi di
Bahia Blanca (Argentina), parente della
famiglia De Luca (Tonfo), insieme a don
Mario Del Bosco
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numero 42 / Estate duemilaquindici
Anagrafe Parrocchiale
Battesimi
30 novembre 2015
Pietro Soccio
di Luciano e di Teresa Piu
a maggio 2015
2 maggio 2015
Marco di Martino
di Andrea e Isabella Michelizza
1 febbraio 2015
Melissa Corazza
di Stefano Bruno e Cinzia Del Piccolo
E dopo la pioggia arriva sempre l’Arcobaleno…
È proprio così che vengono chiamati tutti i bimbi dopo una rinascita
e Alberto e Marco sono il nostro arcobaleno.
Volevamo ringraziare tutti i nostri parenti, amici e don Ruggero che
hanno partecipato a rendere speciale e unico il giorno del Santo Battesimo di Marco e grazie anche al suo fratellino Enrico che da lassù
ci ha regalato una bellissima giornata di Sole dopo tanta pioggia.
Mamma e Papà
22 marzo 2015
Emma Mascherin
di Alex e Ivanka Vlainic
Sofia Turiaco
di Adriano e Elisa Zanardo
17 maggio 2015
Luis Miguel Porro
di Alessandro e Antonella Buttazzoni
23 maggio 2015
Giselle Luise
di Gabriele e Karin Bran
Giulia Noemi & Elena Maria Barbin
di Andrea e Laura Antoniolli
31 maggio 2015
Davide Poletto
di Massimo e Nicole Murando
6 aprile 2015
Edoardo Valerio
di Filippo e Adriana Silveri
Leonardo Plazzotta
di Stefano e Jessica De Mattia
Sofia Giurgica
di Cosmin Mihai e Mickaela Benekova
26 aprile 2015
Alessandro Babuin
di Fabio e Serena Bragato
numero 42 / Estate duemilaquindici
Francesco Nestola
di Antonio e Gabriella Vernile
Leonardo Oliva
di Marco e Elisa Fantuz
Laila Beatrice Volpe
di Marco e Tamara Clemente
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Anagrafe Parrocchiale
Matrimoni
Matrimoni
11 aprile 2015
Eva Hippel e Carmelo Falconieri
16 maggio 2015
Sara Silvestrin e Mauro Gioacchino Di Profio
23 maggio 2015
Sara Veneri e Francesco Maset
31 Maggio 2015
Greco Rossella e Diego Panighel
20/09/2014 Matrimonio di
Fabio Cannioto con Anna Rita Marcantonio
celebrato a Catania (Basilica “La Colleggiata”)
in ricordo di zia Maria
Nata il 22 Settembre 1912, prima di tre
sorelle in una semplice famiglia rurale del
tempo, dove la madre reggeva le sorti della
famiglia stessa dovendo provvedere al menage quotidiano in assenza del marito, all’estero per lavoro.
Nonna “Luta” Angela Cadelli (del ceppo
dei “Barilons”) dovendo preoccuparsi della coltivazione dei campi,
della gestione della piccola stalla e della gestione amministrativa del
nucleo familiare, sorretta sempre dal sostegno finanziario delle rimesse dall’estero di nonno Ruggero De Luca (del ceppo dei “Tonfi”),
ha cresciuto zia Maria con le regole di una rigida educazione. Zia
Maria, ancora giovane, ha dovuto fare da mamma alle due sorelline
Evelina e Pasqualina, provvedendo alle faccende domestiche mentre
la nonna era altrimenti impegnata.
Pare bello ricordare di Lei un aspetto che ha mantenuto vivo
sino a poche settimane fa, quando ancora un briciolo di lucidità
la sorreggeva: la condivisione. Quando nei pasti le veniva posto il
piatto con la pietanza tendeva a fare tre parti: due erano “per me
sours” – per le mie sorelle.
Sposata a 26 anni, il 28 Febbraio 1938 con il suo amato Nuto
(Benvenuto Del Piccolo) nella Parrocchia di S. Eusanio, in quel di
Rieti, ha raggiunto il marito dove questi era riuscito a trovare lavoro
come cameriere.
Non è riuscita ad avere una propria discendenza e questo è sempre rimasto un suo cruccio, non sempre nascosto, ma riteniamo che
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nel suo cammino terreno abbia trovato dei nipoti capaci ad assisterla e a manifestarle affetto come dei figli.
Quando la suocera è rimasta sola, zia Maria l’ha accolta in
casa ma nella primavera del 1961 la sua casa si è improvvisamente
svuotata: in due mesi vengono a mancare la suocera e poi il marito.
Ritornano a farsi sentire questioni economico-finanziarie e preoccupazioni.
Avanzando l’età dei propri genitori li prende con se’ fino alla
loro dipartita e questo consente alla Zia di diventare una forte e
nerboruta agricoltrice ed una attenta ed oculata amministratrice
della esigua pensione INPS. Ricordiamo che diceva sempre “no se sa
de che muart ca se ha da murì!” (significato: non si sa cosa riserva la
vecchiaia - sapienza umana sempre valida).
Forte, tenace, fiduciosa, caparbia, assiste il papà rimasto vedovo,
lavorando con intensità mettendo a dura prova il suo organismo.
Nella sua vita, anche segnata da momenti di malattia e di prova
(ha subito più interventi operatori, ha perso contemporaneamente
le due sorelle) non è mancata mai la generosità e l’ospitalità. Noi
nipoti abbiamo avuto tutti la fortuna di essere stati accolti in casa
di zia Maria.
Le siamo riconoscenti per tutto quanto ha fatto per noi. Ed ora
dopo questi lunghi anni a Lei generosamente concessi, grati per avercela concessa, la lasciamo andare in pace.
Zia Maria ritorna dal tuo Signore nel quale hai sempre creduto,
sperato, invocato e testimoniato con la vita.
I Nipoti
numero 42 / Estate duemilaquindici
nella pace dei
Santi
Anagrafe Parrocchiale
Anniversari
La vita oltre la morte è un mistero
che tocca le nostre anime e le
nostre più intime attese ma la
speranza cristiana ci ricorda come il Paradiso è sempre la
nostra ultima mèta
Pietro
Mazzega Sbovata
Anna
Tassan Zorat
+ 24.06.1976
+ 29.09.2007
Adele Parpinel
Emilio Riolino
Angelo Lisetto
+ 14.05.1970
+12.05.1975
+5.01.2006
Antonio Moras
Carlo Daniel
Rosa Michelazzi
+ 25.04.2014
+ 27.04.2014
in Serrone
+ 5.04.12013
Sono ritornati al Padre
12.11.2014
Anna Zatti
di anni 93
6.11.2014
Martina Cosatalunga
numero 42 / Estate duemilaquindici
13.11.2014
Nicolò Bomben
di anni 72
20.11.2014
Alessandro Spadotto
di anni 47
24.11.2014
Marianna Turrin
di anni 93
22.11.2014
Paola De Franceschi
di anni 62
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Anagrafe Parrocchiale
Santi
4.12.2014
Guido Pagoni
di anni 80
7.12.2014
Davide Savio
di anni 79
16.12.2014
Cristian Ferri
di anni 40
23.12.2014
Giuseppe Sedrani
di anni 75
29.12.2014
Davide Santin
di anni 100
2.01.2015
Armando Zorzit
di anni 94
1.01.2015
Luigia Rossetti
di anni 96
5.01.2015
Lauro Lucca
di anni 91
12.01.2015
Argo De Franceschi
di anni 83
22.01.2015
Minerva Bresin
di anni 82
22.01.2015
Teresa Del Cont
Bernard di anni 69
24.01.2015
Maurilio Del Piero
di anni 93
29.01.2015
Luigi Venturini
di anni 93
6.02.2015
Antonio Zarotti
di Anni 86
10.02.2015
Serafina Sarry
di anni 92
2.03.2015
Cesarina Traina
di anni 86
11.03.2015
Giuseppe Paolin
di anni 56
15.03.2015
Roberto Fantuz
di anni 65
20.03.2015
Maria De Luca
di anni 102
23.03.2015
Maria Iotti
di anni 94
6.04.2015
Giovanni Schiavolin
di anni 91
14.04.2015
Claudio Mian
di anni 73
16.04.2015
Gaetana Monai
di anni 85
20.04.2015
Antonio Dalla Libera
di anni 85
27.04.2015
Angelo Pignat
di anni 79
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nella pace dei
30.04.2015
Enrico Benedet
di anni 85
8.05.2015
Antonio Pizzioli
di anni 94
18.05.2015
Gemma Buosi
di anni 88
1.04.2015
Concettina Michelutto
di anni 95
numero 42 / Estate duemilaquindici
Ultimissime
Alessandra Betto (il Gazzettino)
L’ex gelataio diventato sacerdote
Don Giancarlo cambia gusto alla vita
CLAUT - Domenica 31 ha celebrato la prima messa a Claut
(Pordenone), suo paese natale, perché il giorno prima era stato
ordinato sacerdote. Sebbene rientri nella categoria delle «vocazioni adulte», con il suo entusiasmo e la sua serenità don Giancarlo
Parutto, 52 anni, è la dimostrazione concreta del fatto che l’età
non costituisce un ostacolo quando si vuole consacrare la propria
vita a Dio e alla comunità, anche se fino a qualche anno prima ci
si è dedicati ad altro: l’imprenditore artigiano.
Da gelataio a sacerdote: come mai un passo così importante in età matura?
«In realtà non è tardiva, ma risale a quando, ventiduenne, ricevetti la prima chiamata del Signore. Già allora desideravo entrare in seminario, ma per vari motivi (familiari ed economici) ho
scelto una strada diversa. Questa inclinazione, quindi c’era già e
mi ha sempre accompagnato durante gli anni in cui in Germania,
assieme a mia sorella e a mio cognato, facevo il gelataio, prima
come dipendente e dopo come contitolare di azienda. Si lavorava
tanto, da mattina a tarda notte, tutti i giorni senza sosta, ma ho
sempre trovato lo spazio da dedicare alla preghiera e agli altri.
Tutto ciò mi faceva stare bene. Non ho mai smesso di essere un
buon cristiano e ho sempre espresso una certa sensibilità nei
confronti del prossimo».
Quando e come è nata la sua vocazione?
«Inizialmente non è stato un segnale semplice da decifrare.
Sentivo una spinta forte verso la religione, ma non sapevo cosa
fare e interrogavo il Signore per capire che cosa si aspettasse da
me. A volte la vita ti costringe a compiere valutazioni diverse. Non
avevo una famiglia agiata in grado di supportarmi. Dopo il biennio
di studi all’istituto professionale di Arba, giunsi alla conclusione
che dovevo necessariamente trovare un’occupazione, ma il cassetto che conteneva il mio sogno è sempre rimasto aperto. A
un certo punto, circa nove anni fa, questa certezza è diventata
granitica. Un lungo periodo di malattia e un incidente mi hanno
spalancato definitivamente gli occhi: la sofferenza degli altri, più
che la mia, mi ha dato la spinta decisiva. Non è stato facile mollare tutto: mio cognato e mia sorella sono rimasti molto sorpresi,
ma poi hanno capito. Mi sono preso un anno sabbatico e ho intrapreso il percorso utile a raggiungere un buon discernimento
spirituale. Da lì è venuto tutto il resto. La vita non è solo brio,
fascino e divertimento».
Mai un dubbio, un rimpianto?
«Dopo il momento della svolta mai. Non ho avuto incertezze,
anche se non sono mancati i momenti difficili, specialmente la
malattia di mia madre Carlotta che oggi ha 89 anni. Non sono
numero 42 / Estate duemilaquindici
mai stato George Clooney, ma quando ero in Germania non mi
sono mancate le occasioni per pensare di crearmi una famiglia
mia. Non l’ho mai fatto, perché sapevo bene che non era quello
che realmente desideravo. Io volevo donarmi completamente a
una realtà ben più grande: una famiglia naturale non me l’avrebbe
consentito, perché avrebbe rappresentato sempre una priorità. In
ogni paese della provincia di Pordenone dove ho prestato il mio
servizio, l’affetto espresso dalle persone mi ha fatto capire che
era il modo in cui Dio mi voleva comunicare il suo amore. Era
questa la famiglia che desideravo».
Quali sono state le sue figure di riferimento?
«Sono tante le persone che vorrei ringraziare, in primis don
Davide Corba (presidente della Caritas), quando in giovane età
era parroco di Claut: egli mi ha accompagnato dall’inizio del mio
cammino; il mio primo padre spirituale, ora cappuccino e don
Ruggero Mazzega il parroco che da un anno e mezzo ho la fortuna
di affiancare».
Come si spiega la crisi delle vocazioni?
«Nella nostra provincia anche se non è certamente fiorente,
negli ultimi anni si può cogliere un timido segnale di risveglio. Cresce nelle persone l’interesse di approfondire la propria fede. Purtroppo, molti giovani si perdono dietro alle futilità: il telefonino e
il computer dominano il loro quotidiano, ma sono soltanto aspetti
fugaci che alla fine non lasciano nulla. Quanto in realtà contano a
fronte dell’amore che puoi ricevere dalla gente?».
Che persona sarebbe stata se non avesse trovato la forza e il coraggio di diventare sacerdote?
«Mi sarei sentito monco. Sono dispiaciuto soltanto del fatto che mia madre non può, per motivi di salute, partecipare alla
giornata della consacrazione e alla mia prima messa. Si è tutti un
po’ bambini e Dio è anche mamma: non abbandona mai il proprio
figlio e lo accompagna lungo l’evolversi della vita che non si sa
mai che cosa possa riservare».
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