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Estate 2015 Sommario 3 • Il cristiano al centro della vita della Comunità in copertina L’arcobaleno Periodico della parrocchia di San Bartolomeo apostolo Roveredo in Piano e Villotte Direttore: don Ruggero Mazzega Direttore responsabile: don Bruno Cescon Vice direttori: Francesca Muner Daniele Miotti Redazione: Gianni Lorenzon Andrea Radovan Bruno De Luca Collaboratori: Sergio Gentilini (per la Cultura) Eugenio Latin (per le Villotte) per le foto si ringraziano: Rudi Tramontin, Giusy Capasso, Giancarlo Moras, Sergio Gentilini Impaginazione grafica: Silvia Badia Stampa: Sincromia • il periodico esce dal 1954 Il numero chiuso in ottobre 2014 Redazione: Piazza Roma, 3 33080 Roveredo in Piano. [email protected] www.sanbartolomeo-roveredopn.it 2 4 • Il lavoro in tempo di cambiamenti. La chiesa vicina 5 • Avvicendamenti in Casa Suore 6 • Giovani consapevoli delle proprie scelte 8 • 5 raggi di Luce 12 • Alfabeto della Fede 13 • Scegliere ancora la famiglia 14 • R.S.A.: solo assistenza sanitaria? 15 • Prepararsi alla Pasqua: la Via Crucis nelle vie del paese • 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016: anno della vita consacrata 18 • Un servizio piccolissimo per piccolissimi nostri “Nuovi Vicini”: un’esperienza di volontariato • Ialla Caritas con i rifugiati 21 • Giornata dei Migrantes 2015 22 • Non sappia la destra... 23 • Associazione Oratario S. Pancrazio: assemblea 2015 24 • Attività in Oratorio 26 • Scuola dell’infanzia “Sacro Cuore” 27 • Lauree 28 • Roveredani in Festa 31 • Pensieri ... e Musica 32 • Un gruppo, tante esperienze 34 • Coop Operaie 35 • “Rosario Scarpolini” 36 • L’Università delle Liberetà dell’Auser di Roveredo in Piano • Aneddoti Paesani 37 • Volontariato in Uganda 38 • Un vecchio Crocifisso • La Grande Casa 41 • La Sindone e don Antonio Cojazzi, il salesiano roveredano • Don Antonio Cojazzi 43 • Ricordando padre Bruno 46 • Donazioni 49 • Le voci del Gelso ora anche in DVD 50 • Sport 54 • Scrigno dei ricordi 55 • Anagrafe Parrocchiale 59 • Ultimissime numero 42 / Estate duemilaquindici Editoriale don Ruggero Mazzega Il cristiano al centro della vita della Comunità Tante volte quando mi preparo per dire o scrivere qualcosa mi domando se è necessario aggiungere ancora a quanto c’ è già, o se non vale la pena aver pazienza e ripescare nel tesoro della Chiesa (Sacra Scrittura e Magistero) quanto ci serve per la nostra riflessione e vita cristiana. Quindi scrivendo qualcosa sulla corresponsabilità dei laici, del loro ruolo nella Chiesa (in sintonia col piano diocesano) parto dal Concilio Vaticano II dal decreto dell’apostolato dei laici del 18 novembre 1965 e poi vado da papa Francesco. Questo è il fine della Chiesa: con la diffusione del regno di Cristo su tutta la terra a gloria di Dio Padre, rendere partecipi tutti gli uomini della salvezza operata dalla redenzione e per mezzo di essi ordinare effettivamente il mondo intero a Cristo. Tutta l’attività del Corpo mistico ordinata a questo fine si chiama ‘apostolato’; la Chiesa lo esercita mediante tutti i suoi membri, naturalmente in MODI DIVERSI. Come nella compagine di un corpo vivente non vi è membro alcuno che si comporti in maniera del tutto passiva, ma unitamente alla vita partecipa anche alla sua attività, così nel corpo di Cristo, che è la Chiesa, “tutto il corpo... secondo l’energia propria ad ogni singolo membro... contribuisce alla crescita del corpo stesso” (Ef 4, 16). C’ è nella Chiesa diversità di ministero ma unità di missione… anche i laici, essendo partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico, regale di Cristo, all’ interno della missione di tutto il popolo di Dio, hanno il proprio compito nella Chiesa e nel mondo. A tutti i Cristiani quindi è imposto il nobile impegno di lavorare affinché il messaggio della salvezza sia conosciuto e accettato da tutti gli uomini. Per questo lo Spirito Santo elargisce ai fedeli anche dei doni particolari “ distribuendoli a ciascuno come vuole...”. La fecondità dell’apostolato dei laici dipende dalla loro unione vitale con Cristo che viene alimentata dalla partecipazione attiva alla Sacra Liturgia...; siccome poi le donne, ai nostri giorni, prendono parte sempre più attiva a tutta la vita sociale, è di grande importanza una loro più larga partecipazione anche nei vari campi dell’apostolato della Chiesa... La parrocchia offre un luminoso esempio di apostolato comunitario. I laici si abituino ad agire in stretta unione con i loro sacerdoti; apportino alla Chiesa i propri problemi e quelli del mondo perché siano esaminati e risolti con il concorso di tutti; diano il loro contributo ad ogni iniziativa apostolica e missionaria della propria parnumero 42 / Estate duemilaquindici rocchia. Coltivino il senso della Diocesi... non limitino la propria cooperazione entro i confini della Parrocchia, ma procurino di allargarla nell’ambito interparrocchiale… tanto più che il crescente spostamento delle popolazioni, la facilità delle comunicazioni non consentono di rimanere chiusi in se stessi… L’apostolato dei coniugi e delle famiglie acquista una particolare importanza in questi tempi… Non meno necessaria è la collaborazione tra le varie iniziative. Infatti perché sempre splenda la carità fraterna si raggiungano le comuni finalità e siano evitate dannose rivalità. Si richiede una stima vicendevole per tutte le forme di apostolato della Chiesa e un conveniente coordinamento. Termino con papa Francesco: «All’ interno del Popolo di Dio e nelle diverse comunità, quante guerre! Ai cristiani di tutto il mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa. Che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate mutual-mente, come vi accompagnate. È quello che ha chiesto con intensa preghiera Gesù al Padre: “siano una sola cosa… in noi perché il mondo creda”. Perciò mi fa tanto male riscontrare come in alcune comunità cristiane, e persino tra persone consacrate, si dia spazio a diverse forme di odio, divisione, calunnia, diffamazione, vendetta, gelosia, desiderio di imporre le proprie idee a qualsiasi costo fino a persecuzioni che sembrano una implacabile caccia alle streghe. Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti? Quanto ci fa bene amarci gli uni gli altri al di là di tutto! Tutti abbiamo simpatie ed antipatie, e forse proprio in questo momento siamo arrabbiati con qualcuno. Diciamo almeno al Signore: Signore, sono arrabbiato con questo, con quella. Ti prego per lui e per lei». Grazie e Buon cammino comunità cristiana. Grazie e Buon cammino operatori pastorali. 3 Editoriale Dal documento dei Vescovi del Triveneto del 15 aprile 2015 Il lavoro in tempo di cambiamenti. La chiesa vicina 4 In questi anni le nostre chiese diocesane hanno toccato con mano le conseguenze della crisi economica e sociale che ha investito decine di migliaia di persone, famiglie e imprese del nostro territorio. Le popolazioni delle nostre regioni si sono trovate improvvisamente impreparate ad affrontare una situazione di difficoltà economica e a fare i conti con una severa crisi occupazionale. Sembrano incapaci di far fronte al COME e al DOVE attingere le risorse materiali necessarie e di senso I grandi documenti del Magistero sociale fin dalla Rerum Novarum di papa Leone XIII, hanno accompagnato tutti i grandi cambiamenti del lavoro negli ultimi cento e più anni. È necessario avere chiari i criteri perché un lavoro sia definito “decente” e non produca “costi umani” insostenibili. Il tempo che stiamo vivendo è connotato da un profondo cambiamento che non è per forza qualcosa di cui avere paura. È necessario dunque accompagnare e, per così dire, anticipare il cambia- necessarie per essere in grado di affrontare un momento così prolungato di difficoltà. Immersi in questa situazione i Vescovi del Triveneto sostengono e confermano l’impegno delle nostre chiese nelle iniziative concrete di solidarietà, ma sentono anche il dovere di attirare l’attenzione su alcuni aspetti strutturali di questo passaggio d’epoca e di indicare alcuni criteri fondati sul Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa. mento investendo sui giovani, che sono portatori di novità. Le generazioni più adulte devono indicare loro ciò che del passato non può essere lasciato: •deve essere custodito l’alto valore assegnato al lavoro; •la sostanza dei diritti fondamentali dei lavoratori; •la dimensione comunitaria e solidale del lavoro e dell’impresa; •la consapevolezza che il lavoro ha il primato sul capitale e che l’uomo ha il primato sul lavoro; •il lavoro per la famiglia; •l’armonizzazione tra il lavoro e la vita complessiva della persona che lavora, rispettando riposo e festa; •la crescente sensibilità per la custodia del creato; •far camminare di pari passo politiche del lavoro e quelle della famiglia; •la possibilità concreta di strumenti di previdenza sociale. Va apprezzato il potenziale positivo della dimensione europea e globale che il lavoro e l’economia stanno assumendo purché ciò non si traduca in sfruttamento dei più poveri. La globalizzazione deve servire alla logica di sviluppo integrale e solidale non come crescita degli uni a scapito degli altri. “Quando la società abbandona nella periferia una parte di sé… non ci si può attendere un futuro migliore” (papa Francesco). Un NO chiaro “all’idolatria del denaro” e al denaro che “governa invece di servire” richiamando l’importanza dell’etica e prima ancora di Dio (sempre papa Francesco). Nelle nostre regioni, fino a qualche tempo fa, il rapporto lavoro-denaro era abbastanza scontato perché erano abbondanti tutti e due, ora non è così. L’etica, dobbiamo ricordarcelo, è fondamentale nel rapporto lavoro-denaro. Vanno rispettati gli accordi lavoro-paga e paga in tempi ragionevoli. Purtroppo questo meccanismo ha subito una grande deformazione: •Dobbiamo ripartire ripristinando un’etica nei rapporti economici. In questo lo Stato da troppo lungo numero 42 / Estate duemilaquindici Casa Suore tempo continua a non essere di esempio. •Il secondo elemento etico riguarda l’intenzione con la quale s’investe il proprio denaro, lo si presta, lo si utilizza. È fondamentale, anche nelle nostre terre, ricostruire un circolo virtuoso dove il denaro è mezzo subordinato al bene della persona, che comprende anche il lavoro dignitoso. •Il terzo elemento: la corruzione. La corruzione ha origine nel cuore umano. Servono le leggi e i controlli ma questi sono armi spuntate se non si risveglia la coscienza. Infine i vescovi ricordano a tutti che la conversione passa attraverso le scelte della coscienza illuminata di ogni persona per modificare interessi egoistici e peccaminosi. “Vogliamo -scrivono- confermare l’impegno delle nostre chiese diocesane a dedicarsi con generosità apostolica ai giovani che rischiano di essere le vere vittime incolpevoli”. Non abbiamo ricette ma indicazioni di fondo: •la comunità deve essere luogo dove si ascolta, si approfondisce, si annuncia il vangelo del lavoro contenuto nella tradizione del pensiero sociale cristiano; •la comunità deve trovare il coraggio per sperimentare nuove forme di vicinanza ai giovani. Mettere loro a disposizione spazi vuoti; •le associazioni laicali devono ritrovare il loro ruolo, rispondendo alle domande che il mondo del lavoro pone inventando strumenti al servizio dei lavoratori e imprenditori. La sinergia tra parrocchie e associazioni può mostrare il volto di una chiesa vicina a queste generazioni di giovani. Il vangelo del lavoro non si è esaurito: è affidato a tutti. numero 42 / Estate duemilaquindici Editoriale Avvicendamenti in Casa Suore Suor Cecilia Tosoni chiamare me per un tempestivo aiuto. Ora la madre mi ha detto di rimanere a Garda, io vi confesso che ho il cuore a Roveredo ma ho il dovere dell’obbedienza ai superiori. Prego per voi, carissimi Roveredani; “grazie” alle mie consorelle della comunità; un saluto particolare alla sorella e al cognato di don Ruggero; ciao don Ruggero, “viva”! gli amici di Roveredo 22 febbraio 2015 Carissimi, desidero anzitutto giustificare e motivare la mia improvvisa assenza da Roveredo. Il 27 gennaio, la madre Provinciale, madre Paola Rebellato, mi ha chiamata d’urgenza ad aiutare una fraternità e sostituire una consorella che è mancata improvvisamente. Questa sorella era l’unica impegnata nella pastorale parrocchiale. Essendo stata, in passato, in quella Comunità, ha visto opportuno Carissima Cecilia, ancora una volta dobbiamo dirci, con dispiacere, arrivederci. Questa però è la vita, la tua in primo luogo, la nostra di conseguenza. Ci lasciamo comunque con tanti bellissimi ricordi. Giornate trascorse insieme tra momenti profondi di preghiera, di meditazione, di raccoglimento e momenti molto spensierati, tra battute, scherzi e risate che uscivano dal cuore in totale amicizia. Ci lasci una testimonianza di vita 5 Vita della comunità Casa Suore cristiana vera, vissuta fino in fondo, nella sincerità, nell’amore e nella comprensione. Ti raccomandiamo di rimanere così, perché a noi sei piaciuta in tutto il tuo essere, testimone della fede, disponibilità infinita, riferimento costante! Siamo sicuri che non cambierai mai e quindi chi ti accoglie ora, ha un bellissimo regalo dal Signore, a noi resta un vuoto che però riempiremo nel tempo con i ricordi, la preghiera reciproca e magari qualche visita/ telefonata. Un abbraccio e una lacrima, da tutti noi. di suora Elisabettina con gratuità e amore coinvolgendo attivamente “scuola e famiglie”, attività pastorale e Chiesa. In ogni scuola: a Pordenone, a Bassano del Grappa, a suor Savina Pacchin Padova e Piazzola sul Brenta, unico è stato il desiderio: fare della scuola una grande famiglia in cui ogni componente regala a piene mani tempo, capacità, competenze e amore. “...scelta da Gesù, dall’eternità destinata a operare nella Sua Sono ultima di cinque fratelli di cui un sacerdote diocesano, una laica e tre suore Elisabettine. Con la passione per l’uomo ho cercato di animare la mia missione vigna come gli Apostoli, la suora Elisabettina accoglie tale vocazione come grazia specialissima e la custodisce con fedeltà e amore” (dal carisma di Elisabetta Vendramini). Il Grazie a Dio si fa anche invito: mettiamoci ogni giorno alla scuola di questo Maestro, “quasi esagerato” che moltiplica senza misura, che semina in abbondanza, che suggerisce di portare il Suo sorriso, anche solo con un bicchiere d’acqua, perché alle volte, tutto il Vangelo è un bicchiere d’acqua se è dato con tutto l’amore. Chi mi incontra per le vie di Roveredo in Piano possa dire, non solo: quella suora fa cose belle e utili, si sacrifica per tutti...ma anche soprattutto: questa religiosa esprime in tutta la sua vita un amore appassionato e unico verso il Signore, in Lui è la radice del suo volto sorridente e gioioso, per Lui dona se stessa fino al sacrificio. Paolo Michelon Giovani consapevoli delle proprie scelte Questa è la definizione usata dal Vescovo Giuseppe nell’ incontro foraneale con i cresimandi, famiglie, padrini e madrine….tenutasi nella nostra parrocchia. Ma vediamo nello specifico che cos’è la consapevolezza? È un termine usato soprattutto in psicologia e in filosofia. Si parla di solito di consapevolezza di sé, delle proprie azioni e delle conseguenze di esse; consapevolezza del mondo intorno a noi e del presente. Il significato dietro a questa parola è così ampio e profondo da non essere facilmente spiegabile. Comprenderlo richiede appun- 6 to consapevolezza. Una buona spiegazione anche se parziale: la capacità di essere presenti in quello che stiamo facendo, mentre lo stiamo facendo. Capacità di ogni uomo o donna di riflettere su se stesso e di attribuire un significato ai propri atti e quindi alle proprie scelte; come la capacità di percepire e di intendere; di valutare eventi, azioni, conseguenze e altro ancora. Consapevolezza quindi consiste in conoscenza, comprensione, coscienza, e si manifesta attraverso uno stato mentale che possiamo definire lucido, aperto e presente. numero 42 / Estate duemilaquindici Pastorale Giovanile Si è consapevoli quando si conosce e si comprende in piena coscienza un oggetto, un evento, una caratteristica, una persona, un’azione, un sentimento, una conseguenza, ecc. È capitato a tanti, penso, di avere un problema da risolvere e di non riuscire a vederne la soluzione. O dover affrontare una grossa decisione da prendere, ma non comprendere chiaramente quale fosse la scelta più giusta. Poi passa un giorno, due, una settimana, e ... arriva il momento in cui tutto è chiaro, lì, ovvio: la soluzione o la scelta è quella, non sai ancora i particolari, ma è quella. Tutto questo ci viene dato da una grande forza soprannaturale che è lo Spirito Santo. Quello Spirito che, se invocato, vi darà e ci darà la capacità di fare le scelte più giuste nella vita, come anche la scelta di non chiedere il sacramento della cresima, purché consapevole. È stata una bella serata, la nostra chiesa gremita, ha respirato un momento gioioso, intenso, di speranza, con la consapevolezza appunto, che il Signore non abbandona mai i suoi figli specialmente se giovani; gionumero 42 / Estate duemilaquindici Vita della comunità vani che hanno voglia di mettersi in discussione ed andare alla ricerca della vera fonte che disseta. “L’acqua che ricevi” e “L’acqua che doni”. Chiediamo veramente al Signore che possa donare a tutti i giovani della nostra parrocchia e non solo, l’acqua viva che disseta e dona forza. Concludo con questa riflessione: Dio ha chiesto al profeta Isaia: “Chi manderò? E chi andrà per noi?” Il Signore pone a ciascuno e ciascuna la stessa domanda e attende la nostra risposta... come quella fatta dal Vescovo ai giovani presenti: “perché non chiedere come regalo per la vostra cresima un viaggio a Lourdes?” Non vi nascondo che è uno dei desideri che porto nel cuore, come quello di Medjugorje in occasione del festival dei giovani. Chiedo a tutti i ragazzi che si stanno avvicinando a piccoli passi alla confermazione, di non scartare anche queste possibilità... io nel mio piccolo mi rendo disponibile ad accompagnarvi come penso con gioia anche don Ruggero. Buon cammino a tutti. a tutti i ragazzi che faranno la cresima nel corso di questo 2015, a tutti gli animatori che prestano servizio ai grest, Punti Verdi, Campi Scuola delle nostre Parrocchie, a tutti gli Universitari presso le Parrocchie della Diocesi ConcordiaPordenone c’è post@ per voi! Se vuoi vivere un’esperienza estiva che lasci il segno nel tuo cuore e in quello dei tuoi amici, assieme ad altri giovani della nostra Diocesi, ti aspettiamo a Lourdes per vivere una settimana di servizio, amicizia, gioia e fraternità in compagnia dei nostri amici ammalati e di Maria! il tuo Vescovo Giuseppe Pellegrini e i giovani dell’Oftal LE A I I EC SP OVAN I A OT I G 00 ! U Q ER 50, 3 P € PARROCCHIA a tutti i giovani che si iscriveranno al pellegrinaggio, la Parrocchia comparteciperà alle spese con un contributo di euro 100,00 a partecipante!!! 7 Vita della comunità Pastorale Giovanile Giusy, Den, Mara, Valentina, Martina, Stefano, Leonardo, Paolo e Domenico 5 raggi di Luce Tanto tempo fa, da una galassia lontana, arrivò un gruppo di giovani stellieri, ai quali venne affidata una missione molto importante... Avrebbero dovuto animare i cuori di tanti bambini, donare loro momenti di felicità e infondere nei loro cuori alcuni principi, utili per una vita piena e bella. Per raggiungere questo obiettivo, però, avrebbero dovuto affrontare diverse avventure. Iniziarono quasi per gioco, ma ben presto si accorsero che ciò avrebbe significato molto di più: anche il loro cuore, come quello dei bambini, si sarebbe arricchito. Nel giugno del 2010 ebbe inizio la loro prima missione: l’obiettivo era quello di accendere i sogni dei fanciulli. Non fu impresa semplice, ma riuscirono a far splendere nei loro piccoli occhi una luce di d e t e r- minazione e speranza. Dopo aver completato questa prima tappa, attraversando numerose galassie, i giovani stellieri atterrarono su un piccolo pianeta, abitato dal Piccolo Principe e dalla sua volpe. I nuovi amici aiutarono gli stellieri a capire cosa volesse realmente dire “addomesticare” e prendersi cura, giorno dopo giorno, del prossimo, insegnando loro che “non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”, poichè è con pazienza e amore che si creano i legami più solidi e sinceri. Scoperta questa semplice ma non banale verità, i nostri giovani avventurieri decisero di donare questo messaggio ai loro piccoli amici, completando così la loro seconda missione. Tramonti 2011 8 numero 42 / Estate duemilaquindici Pastorale Giovanile Tramonti 2012 In seguito a turbolenze temporali, gli stellieri precipitarono sul pianeta Terra, nell’anno circa 1120 ad Assisi, dove incontrarono un uomo, diventato poi loro amico, che aveva deciso di abbandonare tutte le sue ricchezze per donarle ai poveri e mettersi al loro servizio. Certo non fu semplice comprendere le ragioni di una scelta così radicale, ma osservando la sua vita compresero la sua gioia e sincerità nel donarsi all’altro. Tutti coloro che ricevettero il suo amore furono a loro volta invasi da questa gioia. Gli stellieri capirono allora l’importanza dei piccoli gesti “terreni” fatti con amore e sincerità; raccontarono e spiegarono quindi, poi, ai loro bimbi che “chi dona con gioia, dona di più”. numero 42 / Estate duemilaquindici Vita della comunità Tramonti 2013 Dagli abissi della povertà, non tanto materiale, quanto quella dello spirito e dell’anima, i nostri giovani riscoprirono il bisogno di volare in alto con la fede, fondamento per uno spirito libero e puro, come avevano imparato dalla storia di un giovane gabbiano, il gabbiano Jonathan Livingston. Non volendo venir meno proprio ora alla loro missione, gli stellieri decisero di far capire ai bambini (che oramai stavano crescendo.. e in fretta!) questa quarta ricchezza che ciascuno di loro già possedeva; aiutarono loro a scoprire che, affinchè la loro vita diventasse davvero piena e significativa, sarebbero dovuti essere coraggiosi, avrebbero dovuto aprire le proprie ali senza timore e lasciarsi guidare dal Vento Caldo. Col passare del tempo, i nostri protagonisti si ritrovarono all’ultima tappa per completare la loro missione, ma di certo non era rimasta loro indifferente l’avventura precendente: essi infatti capirono di aver bisogno di entrare nel profondo di loro stessi per essere in sintonia con gli altri e con la natura; decisero, così, di rivolgersi a colui che sarebbe stato a sua volta il loro maestro. Immersi nella foresta, andarono a cercare il tanto nominato capo tribù degli Indiani, l’unico che sarebbe riuscito a dar loro quella giusta chiave di lettura per quanto avevano bisogno. Il concetto era molto semplice: “Canta e danza, segui il ritmo dello Spirito”. Ciò voleva dire di seguire il Grande Spirito, riponendo fiducia nei Suoi insegnamenti, per trasmetterli al prossimo, in modo da poter maturare con la 9 Vita della comunità Pastorale Giovanile consapevolezza di essere più lucidi e altruisti nelle proprie decisioni, affidandosi serenamente al Grande Spirito, Dio, permettendoGli di illuminare il proprio cammino, per seguire le Sue orme. I giovani stellieri, entusiasti, decisero di condividere e sperimentare altrettanto la loro avventura con i loro ragazzi, sperando che anche questi cogliessero la bellezza e ne facessero tesoro per la loro vita. La missione dei nostri stellieri stava giungendo al termine… Rivivere emotivamente ogni ricordo riempiva i loro occhi di gioia; la consapevolezza di aver donato tanto di loro stessi, di aver imparato cose nuove a loro volta, e di essersi arricchiti, quindi, soprattutto grazie ai loro bimbi, riempì i loro cuori di un’immensa felicità. Ed eccoci qua: abbiamo voluto raccontarvi il nostro percorso da animatori in forma diversa e unica, condividendo con tutti voi questa nostra grande avventura. E forse non sarà nemmeno sufficiente per farvi capire quanto abbiamo vissuto nel profondo in così poche settimane! 10 Tramonti è gioia di stare insieme ad altra gente. Tramonti è libertà di essere se stessi veramente almeno per una settimana. Tramonti è amicizia tra grandi e piccini. Tramonti è gioco e mettersi in gioco, Tramonti è vacanza, Tramonti è serietà, Tramonti è comunità, Tramonti è esperienza, Tramonti è Natura, Tramonti è il caffè di prima mattina, preparato con tanto amore dai nostri cari cuochi, è il caffè senza il quale non riusciresti ad affrontare una nuova giornata. Tramonti è energia pura, necessaria per risplendere durante tutto l’anno. Tramonti sono gli sbagli che commettiamo, ma che ci aiutano a migliorare. Tramonti è Passione che ognuno di noi ha nell’essere animatore. Tramonti è respirare aria di Vita, è voglia di vivere! Tramonti è il falò dell’ultima sera, che come ogni saluto non è mai un addio ma un arrivederci. Tramonti è cantare insieme, Tramonti è lo “spuntino” delle undici in cucina, che dopo un’intensa giornata è la cosa più bella che ci sia. Tramonti sono i pianti che aiutano a liberarci. Tramonti sono i Sorrisi, spontanei e impagabili, onesti e genuini, sono il regalo migliore che esista. Tramonti è il lago, oasi gelida e meravigliosa, fonte di adrenalina pura! Tramonti è Preghiera e riflessione, lo Spirito guida di tutta la settimana di campeggio. numero 42 / Estate duemilaquindici Pastorale Giovanile Vita della comunità ZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHI; DONATE CON GIOIA, la vostra ricompensa nel regno dei cieli sarà immensa! VOLATE IN ALTO CON LA FEDE… CANTATE E DANZATE, SEGUITE IL RITMO DELLO SPIRITO. Infine, non perché meno importanti, ringraziamo tutti i genitori, collaboratori, cuochi, capicampo e catechiste, che hanno sempre fatto sì che non ci mancasse nulla! Grazie suor Daniela, suor Maria Gabriella e suor Luciana che ci hanno accompagnato in questi 5 anni. Un grazie speciale a don Ruggero. Il nostro augurio più grande va ai nostri bambini, che abbiamo visto crescere, maturare e diventare grandi in questi 5 anni e che ora si trovano ad iniziare un’avventura simile alla nostra: possiate scoprire quanto è bello donare se stessi, senza aspettarsi un riconoscimento materiale. Possiate gioire dei piccoli ma sinceri gesti! E soprattutto fatevi forza l’uno con l’altro, affichè la felicità di uno possa essere quella di tutti! NON SPEGNETE MAI I VOSTRI SOGNI, lasciatevi trasportare dall’amore di Dio, poichè NON SI VEDE BENE CHE COL CUORE, L’ESSEN- CALENDARIO CAMPI-SCUOLA TRAMONTI 2015: Turno 01 Data venerdì 12 - sabato 13 - domenica 14 GIUGNO Animati 2a elementare 02 da giovedì 18 a domenica 21 GIUGNO 3a elementare 04 da domenica 28 GIUGNO a domenica 5 LUGLIO 5a elementare 03 05 06 da domenica 21 a domenica 28 GIUGNO da domenica 5 a domenica 12 LUGLIO da domenica 12 a domenica 19 LUGLIO 4a elementare Animatori 1a superiore 2a superiore 1a media 3a superiore 3a media 5a superiore 2a media 4a superiore 07 da domenica 19 a domenica 26 LUGLIO 08 SOGGIORNO RELAX PER ANZIANI da martedì 28 LUGLIO a martedì 11 AGOSTO numero 42 / Estate duemilaquindici 11 Vita della comunità Pastorale Familiare Paola Bortoluzzi, Stefania Re, Enzo Re Alfabeto della Fede Quest’anno il nostro Vescovo Giuseppe ha invitato genitori, parroci e catechisti a rinnovare la propria fede in Cristo per poterla vivere e trasmettere all’interno della famiglia e per poter accompagnare e sostenere i bambini nel loro percorso di crescita spirituale. Noi catechisti abbiamo ben accolto questa proposta, consapevoli del fatto che, se vogliamo avvicinare bambini e ragazzi alla Chiesa dobbiamo prima di tutto coinvolgere le loro famiglie. Abbiamo quindi organizzato 3 incontri di Catechesi per i genitori dei bambini di Prima Elementare. I primi due si sono tenuti nel Periodo Quaresimale, e quello conclusivo nella nostra bella casa di Tramonti, il 10 Maggio, in concomitanza con la festa della mamma. In questi incontri, genitori e catechisti siamo stati impegnati in un lavoro di riflessione con una nuova esperienza di evangelizzazione, 12 riscoprendo i valori della fede per diventarne testimoni. La FEDE è il nostro modo di relazionarci con Dio; la FEDE è qualcosa che cambia, che fa parte della nostra maturazione, della nostra crescita; la FEDE è vissuta in maniera diversa da ognuno di noi. Partendo da questi tre presupposti fondamentali, abbiamo analizzato alcuni passi del vangelo, cercando di cogliere quelle parole e frasi che li rendono attuali e adeguati ad un raffronto con le situazioni della nostra vita quotidiana, ed abbiamo cercato insieme delle risposte che potessero esserci d’aiuto nel nostro compito di educatori. ... e mentre genitori e catechisti erano impegnati, i bambini con i loro fratelli sono stati intrattenuti dall’animazione coinvolgente di un gruppo affiatato di ragazzi della nostra parrocchia, che con entusiasmo ci ha affiancato. Naturalmente non sono mancati la messa nella quale tutti insieme abbiamo accolto la “Parola di Dio”, ed il pranzo conviviale che ci ha dato l’opportunità di chiacchierare e condividere dei bei momenti insieme. Abbiamo respirato una bella atmosfera in queste tre giornate trascorse insieme, con un clima sereno e gioioso….. nessuno ha avuto difficoltà nell’esprimere i propri pensieri e nel raccontare le proprie esperienze, perché ci si sentiva “in famiglia” e non c’era la sensazione di essere giudicati. Per noi catechisti è stata una bellissima esperienza, impegnativa ma ricca di emozioni; ci ha permesso di entrare in contatto con le famiglie dei “Piccoli cuori di Gesù” (è così che i bambini di Prima Elementare hanno deciso di chiamare il loro gruppo), e di conoscere delle belle persone con le quali siamo orgogliosi di fare un cammino insieme. numero 42 / Estate duemilaquindici Pastorale Familiare Vita della comunità Luisella e Mario Lunardelli con don Fabio Magro (presidenti e direttore dell’Ufficio Pastorale Famiglia e Vita) Scegliere ancora la famiglia Ci si sposa di meno e, ancor più, ci si sposa di meno in Chiesa: questa è l’evidenza che emerge dall’osservazione della nostra società, anche a livello locale. Leggendo i dati pervenuti quest’anno alla Commissione Famiglia sulle coppie che hanno frequentato i percorsi di preparazione al Matrimonio, si nota una tendenza al calo rispetto all’anno precedente. Nel 2013-14 in base alle informazioni giunte da 24 percorsi svolti in Diocesi, risultava la partecipazione di 345 coppie di fidanzati; quest’anno (2014-15) la presenza sarebbe di 181 coppie, ma i dati provengono solo da 17 percorsi, in quanto alcuni non sono ancora iniziati ed altri non hanno inviato informazioni. Sappiamo, inoltre, che alcuni percorsi che l’anno scorso si erano regolarmente svolti, quest’anno non sono stati avviati per mancanza di partecipanti. Diverse sono le cause di questo preoccupante fenomeno, sicuramente la ragione di fondo risiede nella cultura di questi ultimi 10-15 anni centrata sul benessere personale, sullo “stare bene” personale, che mal contempla un atto come il matrimonio che costringe a confrontarsi e ad assumere obblighi nei confronti di altri, che spaventa perché mette a rischio il proprio essere e il proprio benessere per un bene maggiore comune. Di fronte a questa realtà che interpella la nostra comunità ecclesiale, il tentativo che la Commissione diocesana Famiglia e Vita sta portando avanti è quello di puntare alla formazione pastorale delle equipes che accompanumero 42 / Estate duemilaquindici gnano i fidanzati al Matrimonio e, in particolare, delle coppie di sposi che le compongono. Queste sono ormai presenti in quasi tutti i percorsi per affiancare il sacerdote e necessitano di una formazione alla corresponsabilità per offrire un valido contributo alla crescita delle giovani coppie nel cammino dell’amore. Sono loro che con il loro vissuto, possono testimoniare in modo credibile la bellezza e la dignità della vocazione matrimoniale. La speranza è che, anche alla luce degli Orientamenti nazionali sulla preparazione al Matrimonio cristiano, i percorsi possano raggiungere due obiettivi: aiutare i partecipanti a riscoprire la fede e a riallacciare il legame con Cristo, per molti interrotto da tempo, e far cogliere a coloro che celebreranno il Matrimonio nel Signore la ricchezza che è propria di questa vocazione, il salto di qualità che essa comporta rispetto all’esperienza della convivenza. Importante è, a nostro avviso, approfondire, durante i percorsi, la liturgia del Rito del Matrimonio che racchiude un’immensa ricchezza di significati e consacra la relazione d’amore per una felicità vera. Accanto a questo impegno, la Commissione propone altre attività perché si creino le condizioni affinchè le famiglie diventino parte attiva nel tessuto parrocchiale e sociale. A tal proposito, già da alcuni anni, viene organizzato un Itinerario biennale di formazione per operatori di pastorale familiare di approfondimento sul sacramento del matrimonio e sulla vita coniugale alla luce del Vangelo e del Magistero. Due fronti che sentiamo urgenti e sui quali ci stiamo formando per un prossimo impegno concreto, sono l’educazione affettivo-sessuale degli adolescenti e le reti di prossimità solidale tra le famiglie. Papa Francesco più volte ha ricordato che l’attuale realtà sociale è molto difficile per la famiglia, ma mai come oggi essa è “un buon 13 Vita della comunità Pastorale del Malato annuncio” che viene donato da Dio per salvare l’umanità, ne sono testimonianza i due sinodi che la Chiesa ha indetto per mettere al centro la famiglia, per ridarle il giusto valore. Accompagnare, formare e sostenere le famiglie sono i compiti ai quali, come Commissione, cerchiamo di rispondere con iniziative, ma soprattutto con la preghiera che anima ogni forma di servizio per il bene della coppia e della famiglia. .Sergio Milani R.S.A.: solo assistenza sanitaria? A Roveredo in Piano esiste la RSA, una residenza sanitaria assistenziale extra ospedaliera, che ospita molte persone per lo più anziane non autosufficienti a livel- lo fisico o psichico, provenienti da varie località, che necessitano di cure riabilitative o di un’assistenza sanitaria complessa di cui non possono disporre nella loro abitazione. Queste persone vivono nella struttura per periodi diversificati, a seconda delle loro esigenze, e costituiscono una comunità provvisoria a se stante all’interno del tessuto del nostro paese. Per tale motivo la comunità ecclesiale di Roveredo ha volto lo sguardo verso questi fratelli, alcuni dei quali, lontani dalle loro realtà parrocchiali, sentono la necessità di mantenere vivo il loro rapporto con la fede attraverso i Sacramenti. È per questo che ogni giovedì, alle 16.30, il parroco, don Ruggero 14 Mazzega, in accordo con i responsabili del personale sanitario e con la collaborazione di una suora e di una laica, celebra nella cappella dell’edificio la santa messa per coloro che liberamente desiderano parteciparvi. Per lo stesso motivo ogni domenica, durante la mattinata, alcuni laici svolgono volontariamente il loro servizio di Ministri straordinari della Comunione, offrendo a chi lo desideri la consolazione della Parola del Vangelo e l’Ostia consacrata. È commovente, talvolta, poter constatare alla fine del servizio mi- nisteriale la gioia e la riconoscenza dei partecipanti alla liturgia della Parola che non smettono di ringraziare, manifestando col loro sorriso e le parole il desiderio di poter continuare quel rapporto di amore fraterno che aleggia durante i brevi momenti della celebrazione. È la continua riscoperta del messaggio d’Amore che Gesù è venuto ad annunciarci: “Qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a me…”, “Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi…” numero 42 / Estate duemilaquindici Azione Cattolica Vita della comunità Marina Cadelli Prepararsi alla Pasqua: la Via Crucis nelle vie del paese Negli ultimi anni il percorso di avvicinamento alla Pasqua si è gradualmente arricchito con la celebrazione all’esterno della via Crucis del venerdì in diverse zone del paese e della parrocchia. Questa esperienza si svolgeva già da tempo in via Cavour, zona tranquilla e centrale del paese, attraverso un percorso serale a piedi lungo le stazioni preparate dalle famiglie. Tutto avveniva grazie all’impegno dei responsabili della parrocchia ed alla cura degli abitanti della via che allestivano con fiori, immagini, simboli e piccole luci le tappe di meditazione. Partecipare a questa celebrazione era una occasione in più per riflettere sul significato della via della croce, coinvolgendo la comunità ed in modo particolare gli abitanti della zona. Ha rappresentato una novità, negli anni in cui la via Crucis quaresimale si teneva in Chiesa ed era preparata, di settimana in settimana, da diversi gruppi ed associazioni con riflessioni personali e comuni, e preghiere di meditazione. Gradualmente a quella prima esperienza si sono aggiunte, alternandosi, altre località del paese, fra cui Villotte, Tornielli, zona Sant’Antonio, via del Gelso e via Ungaretti. E’ un significativo momento, in cui grandi e piccoli partecipano alla preparazione delle stazioni e alla lettura delle riflessioni. Il cammino che conduce alla Pasqua si arricchisce così di una nuova occasione per incontrare le famiglie, il parroco, i vicini e la comunità. Si condivide una serata di preghiera nei luoghi di vita quotidiana e si compie un tratto di cammino comune riflettendo sul Vangelo. Ed è anche bello scambiarsi un saluto cordiale tra vicini di casa. Ivana De Mattia 30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016: anno della vita consacrata L’A.C. VUOLE ESSER VICINA ALLE CONSACRATE E CONSACRATI IN QUEST’ANNO A LORO DEDICATO E PRENDE SPUNTO DALLA LETTERA APOSTOLICA DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN CUI SI RIVOLGE A TUTTI, PER RIFLETTERE. “L’anno della Vita Consacrata non riguarda soltanto le persone consacrate, ma la Chiesa intera. Mi rivolgo cosi a tutto il popolo cristiano perché prenda sempre più consapevolezza del dono che è la presenza di tante consacrate e consacrati, eredi di grandi santi che hanno fatto la storia del cristianesimo. Vi invito tutti a stringervi attorno alle persone consacrate, a gioire con loro, a condividere le loro difficoltà, a collaborare con esse, nella misura del possibile, per il perseguimento del loro mininumero 42 / Estate duemilaquindici stero e della loro opera che sono poi quelli dell’intera Chiesa. Fate sentire loro l’affetto e il calore di tutto il popolo cristiano. Benedico il Signore per la felice coincidenza dell’Anno della Vita Consacrata con il Sinodo sulla fa- miglia. Famiglia e Vita Consacrata sono vocazioni portatrici di ricchezza e grazia per tutti, spazi di umanizzazione nella costruzione di relazioni vitali, luoghi di evangelizzazione. Ci si può aiutare gli uni gli altri.” 1943. Don Riccardo De Mattia animatore, foto A.C. 15 Vita della comunità Azione Cattolica 8 dicembre 1945. Bruno Del Piero 5° da sinistra ultima fila 1953. Ultima fila, 6^ da destra suor Susanna Cadelli; 4^ fila, 5^ da sinistra suor Clarita Del Piero; 2^ fila, 4^ da sinistra suor Annamaria Sedrani. Foto A.C. storiche ragazze asilo 1969. Gianni Sedrani, don Dino Didonè, don Riccardo e don Guido De Mattia, don Mario Del Bosco, padre Bruno Del Piero Con il contributo di alcuni abbiamo raccolto delle foto che ci ricordano alcune vocazioni di speciale consacrazione, nate proprio nel nostro paese ed anche immagini di suore e sacerdoti che forse alcuni di noi non hanno conosciuto. Qualcuno riconoscerà Padre Bruno, ancora bambino, che ha diviso in due il suo cuore: metà è rimasto qui e l’altra metà in Colombia. Tutti hanno accolto l’invito di Gesù: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Alcuni di loro ci hanno accompagnato nella fede e ci hanno saputo comunicare la passione per l’A.C., associazione nata nella Chiesa e per la Chiesa. Il nostro impegno primo sia quello di pregare per le vocazioni e di preparare il terreno buono affinché il Signore possa continuare a seminare. Al nostro parroco, don Ruggero chiediamo di aiutarci a vivere con gioia, serenità, creatività nella nostra comunità, per poter prenderci cura gli uni degli altri. suor Annamaria e don Gianni Sedrani don Paolo Mojoli, salesiano don Giancarlo Parutto 16 numero 42 / Estate duemilaquindici Azione Cattolica Il 30 maggio a Concordia ci siamo riuniti quindi per tutti questi motivi attorno a don Giancarlo. A lui un augurio con le parole di papa Francesco: “Tu possa sperimentare e mostrare che Dio è capace di colmare il tuo cuore e di renderlo felice, senza bisogno di cercare altrove la tua felicità; che l’autentica fraternità vissuta nella comunità in cui sarai mandato dal Vescovo alimenti la tua gioia, che il tuo dono totale nel servizio della Chiesa, delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei poveri ti realizzi come persona e dia pienezza alla tua vita.” Alle sorelle elisabettine che dal 1949 ad oggi non hanno smesso di condividere le fatiche e le gioie Vita della comunità dei roveredani, la gratitudine per la loro preziosa e discreta presenza in mezzo a piccoli e grandi. Fraternità francescana Betania - VR - sorella Monica Redivo 28 dicembre 2014. Le coppie sposi ringraziano il Signore per gli anni trascorsi insieme 8 Dicembre 2013. Mostra del 60° anniversario dell’Azione Cattolica numero 42 / Estate duemilaquindici 8 Dicembre. Festa con pranzo per l’Azione Cattolica 17 Vita della comunità Azione Cattolica Lina, Giulietta, Carla, Ivana, Lisa, Sara Un servizio piccolissimo per piccolissimi Il gruppo “Coccole e giochi” è nato con l’intenzione di aiutare i genitori dei piccolissimi (1 – 5 anni) a partecipare in serenità e tranquillità alla S. Messa domenicale delle ore undici. Come mamme e nonne non riteniamo giusto che i genitori debbano vivere la celebrazione della S. Messa senza i propri figlioletti perciò abbiamo pensato di offrire questo servizio non tutte le domeniche ma soltanto la terza di ogni mese, con l’approvazione del Consiglio Pastorale Parrocchiale. Abbiamo cominciato a novembre 2014 e terminato il 17 maggio 2015 con l’impegno di continuare, se richiesto, all’inizio delle attività parrocchiali a settembre, sempre che questo sia ritenuto ancora un servizio utile alle famiglie. Durante la giornata per la vita del 3 febbraio scorso abbiamo notato che le famiglie dei piccolissimi hanno risposto numerose all’invito di don Ruggero a partecipare con i bimbi alla S. Messa e questo ci fa pensare che, in futuro, ci possa essere ancora bisogno di noi. 3 febbraio 2015: Giornata per la Vita Marisa Pedron I nostri “Nuovi Vicini”: un’esperienza di volontariato alla Caritas con i rifugiati Mi è stato chiesto di descrivere brevemente la mia attivitá di insegnante volontaria di Italiano a un gruppo di rifugiati richiedenti asilo presso la Caritas di Pordenone. Come sono arrivata a questa decisione? Una premessa: posso definirmi una roveredana anche se non proprio D.O.C., visto che mi sono trasferita qui con la famiglia quasi quarant’anni fa. Ho vissuto poi all’estero per parecchi anni, ma ho sempre mantenuto l’abitazione a Roveredo, ritornandovi 18 almeno due volte l’anno e proprio durante uno dei miei rientri in patria, due anni fa, in pieno periodo ferragostano, sono salita su un treno superaffollato alla stazione di Pordenone: aria condizionata non in uso, gente in piedi, quasi un miracolo un posto libero a sedere, che io occupo subito. Ma poi ho capito: era libero perché vicino a un ragazzo di colore, alle prese con un libro di esercizi di grammatica italiana. Durante il tragitto l’ho aiutato un po’ nel suo lavoro, abbiamo chiacchierato piacevolmente e prima di scendere lui mi ha a malincuore confessato che era la prima volta che una signora italiana gli rivolgeva la parola. Il suo sogno era quello di riuscire a integrarsi e a comunicare con gli altri. Ma come, se nessuno nemmeno ti guarda o si siede accanto a te in un treno? Confesso l’imbarazzo e la tristezza che le parole di questo ragazzo hanno prodotto in me. Dopo 25 anni trascorsi all’estero, al mio ritorno a Roveredo, numero 42 / Estate duemilaquindici Caritas ormai in pensione, i figli cresciuti e lontani, mi sono detta, e adesso? Niente hobby, niente giardinaggio, ricamo, cucito, unica mia grande passione l’insegnamento, lavoro che ho svolto per buona parte della mia vita. Sono arrivata alla Caritas di Pordenone e lì, subito, mi è stato proposto di occuparmi dell’insegnamento dell’italiano a un gruppo di stranieri arrivati da poco in Italia, tutti principianti. Confesso che il problema socio-umanitario dei profughi mi ha sempre toccata: essere nata e cresciuta in un paese libero, esente da guerre e persecuzioni, mi fa sentire molto fortunata e in dovere di restituire in cambio, se così si può dire, almeno una briciola del mio privilegio. Le tragedie in mare, i naufragi, i racconti dei mesi trascorsi per attraversare a piedi deserti, con poco cibo e acqua a disposizione, per fuggire da guerre e genocidi, sono sconvolgenti. Mi è rimasta impressa una frase del discorso di papa Francesco a Lampedusa in occasione dell’anniversario del primo terribile naufragio in seguito al quale è stata istituita l’operazione Mare Nostrum: “Viviamo nell’era della globalizzazione dell’indiffenumero 42 / Estate duemilaquindici Vita della comunità renza, siamo tutti responsabili senza nome e senza volto; dovremmo tutti piangere per questi morti.” Ho accettato l’opportunità offertami dalla Caritas con entusiasmo ma anche con trepidazione. Mi sono chiesta: sarò all’altezza, riuscirò a insegnare in modo proficuo, ma non noioso? Le classi di Italiano sono tenute presso la Casa della Madonna Pellegrina, in cui si incontrano persone di ogni tipo: rifugiati, italiani poveri in cerca di aiuto, sacerdoti in pensione, volontari. La Caritas fa riferimento al Ministero dell’Interno, e a Mare Nostrum, nato come emergenza per soccorrere chi arriva via mare. Questo programma è ora sospeso ed è stato sostituito dall’Europeo Triton. La mia classe si compone di 15, 16 alunni. Il numero varia dato che spesso qualcuno viene destinato a un’altra città o c’è un nuovo arrivo. Si tratta di ragazzi, i più, e ragazze di età media sui 24 anni, che provengono da Afghanistan, Pakistan, Mali, Nigeria, Congo, Senegal e Ghana. Tre volte la Diocesana si occupa dei rifugiati attraverso la Cooperativa Sociale Nuovi Vicini. L’accoglienza dei profughi è affidata prevalentemente allo SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), riconosciuto a livello europeo e che settimana, dalle 10 alle 12, ci incontriamo in un’aula della Casa. I miei strumenti didattici sono una lavagna, dei pennarelli, un paio di libri e delle fotocopie. I ragazzi ricevono un quaderno e una penna, che custodiscono amorevolmente 19 Vita della comunità Caritas che mi arricchisce e mi tocca ogni giorno di più; non vorrei sembrare retorica, ma devo aggiungere che mi ha cambiato, seppur tardi, la vita. A volte, mentre propongo loro le regole del verbo al presente o al passato remoto, e cosi via, mi sorprendo a pensare: e se fossi io al loro posto, che cosa farei, come mi sentirei, dopo essere fuggito dal mio paese, in una realtà cosi diversa e difficile? E questo mi porta a vedere in prospettiva diversa in una cartellina di plastica. Entro sempre in classe con un piano di lavoro prestabilito, ben sapendo che quasi sicuramente la mia lezione prenderà una svolta diversa! Basta una domanda posta da uno dei ragazzi per far nascere una discussione, cui fanno seguito dieci, cento altre domande, seguite da altri chiarimenti, e tutto quello che io dico va scritto, a loro richiesta, alla lavagna per poi essere diligentemente copiato nel quaderno. Certo, mi soffermo anche sulle regole grammaticali (declinazioni dei verbi, preposizioni etc.), ma prevalentemente li incoraggio a parlare in Italiano, anche perché quelle ore sono tra le rare occasioni di contatto con la cultura del paese in cui adesso si trovano. Questi ragazzi mostrano infatti una grande curiosità di conoscere quello che accade in Italia, le domande che mi vengono rivolte sono le più svariate. Qualcuno si è stupito perché l’elezione del Presidente della Repubblica non sia stato preceduto da masse di cittadini che si recavano a votare! Abbiamo anche festeggiato insieme qualche loro compleanno, qualche biscotto e un po’ di bibite sono stati accolti con sorpresa e gratitudine, la pri- 20 ma “festa di compleanno” per tutti! A volte mi arriva la domanda: ”Maestra Marisa, come posso trovare una ragazza, italiana però”. Risposta non facile! Alcuni hanno un’ottima preparazione di base ed apprendono in fretta, altri più lentamente. Tutti però hanno il desiderio di integrarsi, di comunicare e di capire come funziona l’Italia. Ogni tanto qualcuno racconta la sua storia. In classe ho portato una mappa dell’Italia e una del mondo, e allora col dito mi fanno vedere il loro cammino, durato mesi: a piedi nel deserto, in barca, nascosti nei camion, spesso rinchiusi nei terribili centri-prigione libici: sofferenze indicibili. Il loro sogno è ricevere dalla Commissione di Gorizia il permesso di soggiorno e poi di trovare un lavoro per poter mandare dei soldi alla mamma o ai fratelli più piccoli, se sono fortunati ad avere ancora membri della famiglia rimasti in vita nel Paese di origine. E a questo proposito, il loro pensiero e preoccupazione ricorrente va alla famiglia, particolarmente alla mamma, che molti non vedono da troppo tempo, ignorandone spesso la sorte. Questa è per me un’esperienza molto interessante, L’associazione nasce il 23 aprile 2003 per volontà della Caritas Diocesana di Concordia – Pordenone per perseguire, senza scopo di lucro, finalità di solidarietà sociale. In particolare la nascita dell’associazione si deve all’esigenza di dare una risposta articolata, competente ed efficace alla sempre maggiore richiesta di accoglienza da parte di fasce di popolazione socialmente vulnerabili. I progetti per i rifugiati sono nati e si sono sviluppati per poter rispondere alla sempre crescente presenza di stranieri che hanno fatto richiesta di asilo sul suolo nazionale e al protrarsi dei tempi di attesa per il riconoscimento dello status e l’ottenimento dei documenti. Prevedono l’accoglienza diffusa e il sostegno di singoli e famiglie, che possiedono regolare permesso di soggiorno per richiesta di asilo o che abbiano appena ottenuto lo status di rifugiati o il permesso di soggiorno per motivi umanitari. I progetti dell’area rifugiati rientrano nel quadro del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati promosso dal Ministero dell’Interno, ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Per ogni ulteriore informazione: www.nuovivicini.it www.diocesi.concordia-pordenone.it numero 42 / Estate duemilaquindici Caritas i miei problemi quotidiani, un nulla rispetto ai loro. Come scrive Claudio Magris, i migranti, i perseguitati politici, gli esuli fanno parte della storia dei popoli e della loro crescita nonchè rinnovamento. Certo, le difficoltà vanno considerate, i problemi sono molti specie oggi in piena crisi economica. Non c’è talk show in televisione che non enumeri i soliti slogan: l’Europa deve farsi carico, dobbiamo aiutarli a casa loro, c’è un’invasione in atto, e ai nostri vecchi e ai nostri poveri chi ci pensa? Tutto vero, ma chiediamoci con onestà: pensiamo davvero che i nostri poveri e i nostri anziani starebbero meglio se solo ci rifiutassimo di accogliere qualche migliaio di persone in fuga, per cui il rischio di morire durante la traversata, sebbene alto, non è nemmeno confrontabile a una minaccia ancora più incombente di soccombere ad attacchi armati e persecuzioni? Una delle prime frasi che alcuni studenti Musulmani mi hanno chiesto di tradurre in italiano è “insh’Allah”, che significa se Dio vuole. Alla fine di ogni lezione mi salutano con queste parole: grazie maestra Marisa, ci vediamo domani, se Dio vuole. E io a loro replico, “insh’Allah”. Vita della comunità La Caritas si impegna per l’accoglienza dei più deboli e per favorire il dialogo. Da questa mia esperienza di volontariato ho imparato che, al di là del permesso di soggiorno e di un’opportunità lavorativa, il profugo ha bisogno di non sentirsi un diverso e di essere guardato con ostilità. Un sorriso, il solo fermarsi a chiedere il loro nome, la provenienza, mostrare loro interesse, fa sì che i loro occhi si illuminino. Non sono invasori: sono persone meno fortunate di noi, alla ricerca di una vita dignitosa. Il dovere di ogni cristiano è di aiutarli. Loretta Pigatto Giornata dei Migrantes 2015 Anche quest’anno, il 18 gennaio, abbiamo celebrato la giornata dei Migrantes assieme alle persone straniere che vivono nel nostro paese. È già da alcuni anni che proponiamo questo evento e notiamo con soddisfazione che siamo sempre più numerosi. Il programma prevede solitamente l’incontro in chiesa per la Messa durante la quale vengono anche fatte preghiere e canti in lingue diverse. numero 42 / Estate duemilaquindici Quest’anno poi, un coro di ragazzi rumeni con la loro voce potente e ben educata ha arricchito la celebrazione. Il pranzo comunitario in oratorio ha dato occasione di condividere i cibi offerti e cucinati secondo le tradizioni del proprio Paese. L’iniziativa portata avanti in collaborazione Caritas, Auser e Arcobaleno, si presenta sempre anche come momento di vera aggregazione e scambio di ricette e consigli su come cucinare gli alimenti propri della cucina italiana. La presenza del Sindaco di Roveredo, la signora Mara Giacomini, e dell’Assessore ai Servizi sociali ha dato maggiore risalto alla festa. È molto bello sentirci comunità e trasmettere il nostro affetto a queste persone che per vari motivi hanno dovuto lasciare il loro paese di origine per la ricerca di un futuro più sereno. 21 Vita della comunità Caritas Gruppo Caritas Non sappia la destra ... La comunità di Roveredo in Piano è sempre stata molto attenta nei confronti di quelle persone che sono in difficoltà economiche. Attraverso la Caritas parrocchiale queste famiglie vengono aiutate con borse spese e sussidi per pagare bollette di luce acqua gas. Il tutto in collaborazione con i Servizi Sociali del Comune di Roveredo con il quale da alcuni anni viene rinnovata una convenzione che copre la maggior parte delle spese. I nominativi delle persone in difficoltà vengono segnalati dall’assistente sociale che ha modo di controllare la loro situazione economica (ISEE e altro) e decidere sull’entità dell’aiuto da fornire. Gli alimenti distribuiti vengono in parte offerti dal Banco Alimentare di Udine e dalla colletta fatta in chiesa e in parte vengono acquistati. Da un anno poi, la Caritas ha aderito ad una proposta del Siticibo – Banco Alimentare di Pordenone, per cui tre volte alla settimana distribuisce anche prodotti freschi vicini alla scadenza, forniti dai supermercati Conad e Penny di Porcia. Sono alimenti buoni, ma che devono essere consumati entro breve tempo. La disponibilità di generi alimentari è buona e quindi invitiamo le persone o le famiglie in difficoltà a motivo della crisi economica a farsi avanti. I componenti della Caritas si mettono a servizio con discrezione e senza pregiudizi e sperano che tutta la generosa comunità di Roveredo segua e partecipi a queste azioni di sostegno, aiuto, condivisione e accoglienza, in modo tale che a ciascuno di noi 22 il Signore possa dire “Ho avuto fame e mi hai dato da mangiare”. La caritas parrocchiale con il ricavato della distribuzione del vestiario e mobili usati oltre a interventi caritativi in parrocchia sostiene 4 adozioni a distanza: in Brasile, in Myanmar, in Serbia e in Armenia Riportiamo la lettera arrivata dalla Thailandia da suor Domitilla che con altre sorelle, dedica la sua vita ad aiutare i più poveri: Nonostante le difficoltà alle quali vanno quotidianamente incontro non perdono mai il desiderio di dare a chi ha più bisogno. Amici carissimi Dal mese di Agosto mi trovo in Thailandia dove da tre anni la nostra Famiglia religiosa ha aperto una comunità. … è vero che la regione è molto bella, ma essendo una zona di turismo e di droga, è purtroppo una regione che ci chiede un impegno molto grande con le ragazze che vivono in un nostro centro per poter dar loro la possibilità di frequentare la scuola. Sono soprattutto ragazze profughe del Myanmar e abitano, quasi in maniera clandestina, nei villaggi situati sui monti della Thailandia. Le sorelle poi sono impegnate nell’evangelizzazione dei villaggi e là attraverso un modo molto semplice cercano di ascoltare e aiutare le tante famiglie che hanno lasciato il Myanmar per la tanta miseria e dittatura. Nel mese di ottobre sono andata a trovare le sorelle del Myanmar, ho potuto rivedere la scuola materna di Moung Lar che voi, negli anni precedenti avete aiutato per la costruzione e per il funzionamento. È bello vedere come le sorelle sono impegnate non solo nella scuola, ma attraverso la scuola aiutano tante famiglie povere e con i bambini sono impegnate anche nella catechesi parrocchiale. … vi avevo parlato di un progetto che le sorelle stanno tentando di portare avanti, con fatica ma con tanta serenità riguardo alla costruzione di pozzi che sono molto urgenti per poter coltivare e poter cosi mantenere i tanti bambini e ragazzine che hanno nei diversi Boarding gestiti con tanto sacrificio. Sono comunque riuscite a fare delle riserve di acqua e un pozzo in modo molto artigianale, in attesa di avere i soldi necessari per poter fare dei pozzi più profondi e più duraturi. In un territorio non molto lontano dalla scuola sono riuscite quest’anno a fare un orto molto bello e questo è servito a loro, alle ragazze ed anche hanno potuto vendere qualche cosa per avere qualche ricavato. Scrivendovi queste poche righe, penso anche a tante famiglie in Italia che con molta fatica arrivano alla fine del mese, penso alla tanta povertà che ora c’è anche da noi, ma nello stesso tempo mi dico che la solidarietà più grande è sempre fra poveri perché sensibili e capaci di rinunce per chi ha ancora meno di loro. …Salutandovi, vi porto l’abbraccio dei tanti bambini che ho incontrato in questo tempo e che avevano tutti sul volto “Il sorriso di Dio”. Suor Domitilla e le sorelle del Myanmar numero 42 / Estate duemilaquindici Caritas Lettera di suor Vittoria dalla Missione delle Suore Elisabettine di Talì nel Sud Sudan Carissimi suor Luciana e gruppo Caritas della Parrocchia di Roveredo in Piano Volevo ringraziarvi di cuore per l’offerta generosa che avete mandato per la missione di Talì: sapete, incontrarsi e toccare con mano una realtà così povera e con così tanti problemi, impensabili per noi che abbiamo la fortuna di nascere e crescere in tutt’altra realtà, fa pensare immediatamente: ma com’è possibile che nel 2014 ci sia ancora così tanta gente nel mondo che non ha avuto la possibilità di fare “un passo più in là delle capanne” e di costruire un futuro diverso per i propri figli? … e poi Vita della comunità mi rendo conto che se gli occhi di tutto il “mondo che conta” sono costantemente girati verso i propri affari, gli occhi di Dio sono invece costantemente rivolti a questi suoi figli, solo lui non ha ancora smesso di cercarli, di sperare, di chiamare persone che li aiutino a trovare la strada per una vita dignitosa e bella! Mi rendo conto che è proprio questo suo amore per loro che muove tutti i nostri cuori,le nostre volontà, i nostri progetti, per realizzare questo suo disegno. Ecco, vi ringrazio perché avete lasciato che il Signore usasse anche il vostro cuore e le vostre forze per far arrivare il suo amore a questa gente! Il Signore vi benedica e ricompensi, come sa fare Lui, la vostra generosità. Un abbraccio grande a ciascuno da me, dalle mie consorelle e da tutta la gente di Talì. Suor Vittoria Enrico Gladulich Associazione Oratorio S. Pancrazio: assemblea 2015 Alla presenza di una trentina di soci si è svolta domenica 22 marzo l’assemblea annuale dell’associazione Oratorio San Pancrazio che cura la gestione dell’oratorio della Parrocchia. Il presidente Giorgio Toffoli ha espresso la sua soddisfazione per le numerose attività che anche quest’anno sono state ospitate dall’Oratorio; ciò conferma l’importanza di questa struttura oltre che per l’attività pastorale anche come sede di incontro per la vita sociale di Roveredo, valore che è stato ufficialmente più volte riconosciuto dal numero 42 / Estate duemilaquindici sindaco Giacomini. È certamente significativo ricordare come ancor oggi l’attività dell’Oratorio rispecchi totalmente il programma presentato al momento dell’inaugurazione il 29 settembre 2002: un sogno che dopo tanti anni si concretizza, una realtà che prende vita per i bambini, giovani, adulti e famiglie; luogo che diventerà punto di incontro, di formazione e di preghiera ed anche di divertimento per tutta la Comunità. Piano ribadito già allora da Giorgio Toffoli “l’unione e la condivisione fanno la nostra forza; e questo in- fatti il modo migliore – se non l’unico – per proporre l’Oratorio come punto di incontro e di riferimento a tutto il paese pur rispettando la pluralità di interessi e di stili di vita ma dando una efficace risposta alla vitalità di Roveredo”. La vice-presidente Susy Romanin dopo aver citato le oltre venti associazioni roveredane che sono state ospitate nell’Oratorio ha voluto ricordare quelle non roveredane (oltre una decina) citando fra queste l’Associazione Provinciale di Teatro, Il Gruppo Allgen di Pordenone, la Compagnia della Scuo- 23 Vita della comunità Oratorio San Pancrazio la Popolare di Teatro, l’Associazione Maruzza FVG, l’Associazione Cardinal Costantini, menzionando che sono già in corso contatti che fanno preveder che questo numero aumenterà nel 2015. L’attività dell’Oratorio proseguirà quindi molto intensa anche quest’anno: basti ricordare i due spettacoli teatrali svoltisi in gennaio e quelli già programmati fra cui il cinema per i ragazzi la domenica pomeriggio, la festa di san Pancrazio del 12 maggio, la pesca di beneficienza di agosto, la cena del Grazie oltre che gli incontri strettamente pastorali in collaborazione con la Parrocchia. La tesoriera Jessica Pompa ha illustrato il bilancio 2014 che chiude con un saldo positivo di 273 euro dopo aver versato alla Parrocchia euro 2.700 per concorso contributo spese; da ricordare il contributo del Comune di euro 1.540 relativo ad iniziative del 2013. Il bilancio preventivo 2015 conferma le ormai consolidate cifre dei bilanci precedenti e prevede di chiudere in pareggio a euro 8.600. L’attrezzatura dell’oratorio si è arricchita con l’acquisto di una affettatrice (euro 710) mentre nel 2015 verrà acquistato un carrello per le pulizie della Chiesa. Questi segni positivi non devono far dimenticare i problemi che naturalmente esistono. In particolare la necessità di una maggior partecipazione dei roveredani ed in particolare dei genitori dei bambini e ragazzi principali fruitori dell’oratorio nella gestione della struttura. Viene evidenziato il problema della pulizia dei locali che non può essere lasciata alla cura di pochi volenterosi e del riscaldamento dei locali che evidenzia plateali sprechi. Viene inoltre sollevata l’opportunità di rendere edotti i roveredani dell’elevato costo dell’Oratorio che rimane a intero carico della Parrocchia (circa euro 14.000). Il Presidente ha voluto infine sottolineare l’impegno che questa attività richiede al Consiglio Direttivo chiedendo l’adesione di altri componenti che si aggiungano ai sette attuali. Hanno aderito Claudio Valeri, Alfredo Grazioli e Antonio Zivoli. Pietro Plazzotta è il nuovo revisore dei conti che si aggiunge a Enrico Gladulich e Massimo Vecchione confermati. Consiglio dell’Oratorio Attività in Oratorio Anche quest’anno come direttivo dell’Associazione Oratorio San Pancrazio abbiamo organizzato diversi eventi e iniziative per la comunità, con lo scopo di coinvolgere grandi e piccini del paese e far trascorrere alcuni pomeriggi ed alcune serate in compagnia nel nostro Oratorio. Da diversi anni, l’Associazione Oratorio San Pancrazio organizza eventi che oramai sono diventati una tradizione per la comunità roveredana. Citiamo la “cioccolata 24 calda” per lo scambio degli auguri la notte della Vigilia di Natale dopo la messa di mezzanotte, la “Befana” con la Benedizione dei bambini in chiesa, il concerto della B-Band e l’arrivo della Befana che regala le calzette a tutti i bimbi e san Pancrazio, che ricorre il 12 maggio e ancora il cinema domenicale per bimbi e ragazzi e la festa di carnevale ogni anno nel giorno di martedì grasso, sempre per i bambini delle elementari. Il 2014 è stato un anno mol- to intenso. Il 4 maggio abbiamo intitolato la stanza al piano terra dell’Oratorio dedicandola a san Pancrazio, una festa molto sentita e partecipata fin dalla messa delle 10.30 e a seguire con la benedizione di Don Ruggero della targa e il brindisi doppio per dare il benvenuto ad un bel gruppetto di Alpini della sezione Ana di Brescia che sono stati ospiti del nostro Oratorio per tutta la settimana, in attesa della grande adunata dell’11 maggio a Pordenone. numero 42 / Estate duemilaquindici Oratorio San Pancrazio Vita della comunità sario dal Trofeo don Bosco. Ricordiamo infatti che il salone dell’Oratorio è stato intitolato “Salone don Bosco” nel gennaio 2006, durante la domenica conclusiva del Trofeo don Bosco. Infine non possiamo dimenticarci la festa di compleanno di don Ruggero, una bellissima festa in Oratorio per tutta la Comunità. Altro ancora ci aspetta in Oratorio nei prossimi mesi, l’importante è non mancare!!! Ricordiamo inoltre il bellissimo evento che ha riunito tutta la comunità di Roveredo il 20 agosto 2014: serata dedicata al nostro missionario roveredano padre Bruno Del Piero. L’associazione San Pancrazio e la Parrocchia, in collaborazione con tante altre associazioni di Roveredo, hanno voluto ricordare la straordinaria storia di padre Bruno: dall’infanzia al percorso sacerdotale, dalla missione nel Caquetà in Colombia fino all’ultimo periodo di vita trascorso con Alberto Cancian. È stata una serata ricca di interventi, di testimonianze, di immagini, di voci e di musiche, ma soprattutto è stata una serata ricca di ricordi ed emozioni, un grande momento di comunione e di condivisione per la nostra comunità. Ci sono poi stati ulteriori importanti appuntamenti di solidarietà per la nostra Comunità. Il 18 ottobre abbiamo avuto il piacere di ospitare la Compagnia teatrale “Gli Amici del teatro” di Pescincanna con lo spettacolo divertentissimo “L’osel del marescial” e il 30 novembre abbiamo ospitato il concerto Gospel “Nativitas 2014” del Gruppo Collis Chorus di Santa Lucia di Budoia. Tutte le offerte raccolte in entrambi gli spettacoli sono state devolute all’Associazione Maruznumero 42 / Estate duemilaquindici za FVG pro Assistenza Domiciliare Pediatrica e abbiamo consegnato al presidente Omar Leone con grande gioia ben 1.400 euro (foto grande). Il 22 dicembre la Parrocchia, in collaborazione con il comune di Roveredo e la Provincia di Pordenone, ha avuto il piacere di ospitare il concerto Gospel “The Disciple Gospel singers” (foto 2) per il quale, come Associazione Oratorio, abbiamo deciso di raccogliere tutte le offerte per un’altra realtà sempre vicina a noi, l’Area Giovani del Cro di Aviano (foto 3). Sono stati devoluti e consegnati direttamente al dott. Mascarin dell’Area Giovani la cifra di 2.093 euro. Proseguendo con i vari eventi, ricordiamo domenica 4 gennaio, quando abbiamo avuto il piacere di ospitare ancora una volta il Gruppo Controcorrente di Tamai con lo spettacolo “Il Piccolo Principe – l’essenziale è invisibile agli occhi”. Oramai sono di casa in Oratorio e ogni anno abbiamo il piacere di averli tra noi con spettacoli sempre bellissimi e portatori di intensi messaggi morali e spirituali. Il 16 gennaio 2014 abbiamo avuto ospite l’Associazione culturale “Lupus in fabula” di Prata con lo spettacolo “Ci sono anch’io”, in occasione dei 10 anni di anniver- ❷ ❸ ❹ 25 Vita della comunità Scuola Materna e Nido Patrizia Portinaro e Antonio Arcolin Scuola dell’infanzia “Sacro Cuore” Una scelta libera e consapevole: ANCORA CI SIAMO Prova di evacuazione antisismica con la collaborazione della Protezione civile. Maggio 2015 Pur con le note difficoltà finanziarie che sono state evidenziate anche di recente nei quotidiani locali, la nostra scuola prosegue il suo percorso che da quasi settant’anni accompagna la crescita dei bimbi roveredani e da qualche anno, con la nascita della scuola statale, confrontandosi non con spirito antagonistico ma collaborativo. I prossimi mesi saranno decisivi su quello che sarà il futuro della nostra scuola che fin qui riteniamo abbia contribuito in modo significativo all’educazione delle generazioni passate e presenti. 26 numero 42 / Estate duemilaquindici Roveredani in Festa Vita della comunità Lauree Elena Biason Università degli Studi di Udine, Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria civile. Tesi di laurea con argomento: “Interventi per l’emergenza nei campi di accoglienza: dall’organizzazione distributiva alla definizione degli spazi privati e di comunità per il medio periodo. Il caso di studio del Comune di Roveredo in Piano (PN)”. Relatrice: prof. ing. Anna Frangipane. Correlatore: dott. geol. Fabio Di Bernardo, tecnico della Protezione Civile della Regione. Tirocinio ai fini di rendere operativo lo studio della tesi svolto nei mesi ottobre 2014 - gennaio 2015 presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Roveredo in Piano, con supervisione dell’arch. Mauro Bortolotto e del geom. Stefano Pivetta. il 23/03/2015 Silvia To ffoli ha conseguito la Laurea Magistrale presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Trieste, presentando la seguente Tesi: in diritto penale: “La questione degli OGM e il caso Fidenato del Friuli Venezia Giulia: banco di prova per il principio di precauzione”. Malala Yousafzai nata a Mingora, 12 luglio 1997, è un’attivista pakistana. È la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace, nota per il suo impegno per l’affermazione dei diritti civili e per il diritto all’istruzione (bandito da un editto dei talebani) delle donne della città di Mingora, nella valle dello Swat. numero 42 / Estate duemilaquindici 27 Vita della comunità Roveredani in Festa Anniversari Olimpia Sedrani e Pietro Redivo sposi nel 1931 Maria Sferco e Renato Coslovich 20.2.1955 Materada 20.2.2015 Flora e Venicio Redivo hanno festeggiato il 50° di matrimonio con i figli Agostino e Alessandra e il nipote Edoardo I festeggiamenti per i 45 anni di matrimonio di Nella Romano e Gelindo Del Piccolo il 12 aprile con il coro giovani 28 numero 42 / Estate duemilaquindici Roveredani in Festa Vita della comunità Coscritti Coetanei nati nel 1940 in festa La fortuna, nella vita, è che non ti siano accadute gran parte di quelle cose negative che avrebbero potuto accaderti. Noi coetanei e coetanee del 1940 e familiari, che ci sentiamo in termine di salute tutto sommato abbastanza fortunati, abbiamo ritenuto fosse bello ogni tanto (meglio se spesso) ritrovarci e socializzare tra di noi. Così domenica 3 maggio lo abbiamo fatto. Una cosa semplice, da 75enni. Messa di ringraziamento, pranzo a base di pesce a Caorle, quattro passi in centro storico della bella località di mare e poi tutti a casa: “I veci, i diseva i nuostre noni, a una therta ora, i sta ben a ciasa soc” (Gli anzianotti, dicevano i nostri nonni, a una certa ora, stanno bene a casa loro)”. Saremo anche anzianotti ma ci sentiamo in forma. È arrivato, anche se un po’ in ritardo per la festa (ma un augurio è sempre gradito) un messaggio di auguri da parte del Vescovo Mons. Pellegrini. Se la salute continuerà ad assisterci ci risentiremo (nel senso di “ci ritroveremo”) presto con la speranza di vedere tra noi anche quella quarantina di coscritti/e che non hanno potuto o voluto essere presenti questa volta. I Coscritti, in occasione della festa, hanno donato 160,00 euro alla chiesa e 300,00 euro per le famiglie roveredane bisognose. Bruno De Luca per il Comitato Organizzatore Genealogie In occasione della S. Pasqua abbiamo avuto l’occasione di fare una foto con le 5 generazioni della famiglia Plazzotta Nella foto: Jolanda Di Benedetto classe 1915, mia nonna Ofelia Miani classe 1931 mia madre Il sottoscritto Pietro classe 1956 Stefano Plazzotta classe 1985 Leonardo Plazzotta nato il 28 dicembre 2014 numero 42 / Estate duemilaquindici 29 Vita della comunità Roveredani in Festa Sergio Gentilini Ad Multos Annos don Ruggero! In un Oratorio gremito di parrocchiani e amici, Banda compresa che ha accolto l’ingresso di don Ruggero con musicali auguri, sabato 21 febbraio 2015 abbiamo festeggiato i ‘primi’ 70 anni del nostro Parroco. Un traguardo NON trascurabile per il don, una vera fortuna per lui ma anche per tutti noi che lo vediamo ancora così tanto giovanile, incontrandolo per le strade di Roveredo con il passo sicuro ed elegante con tanto di cappello in testa. Ognuno di noi avrebbe senz’altro tanti personali ricordi di lui e con lui ma noi ci limitiamo almeno a tratteggiare per sommi capi la sua intensa e feconda attività spirituale e comunitaria, che per brevità accenniamo soltanto: la cura per i giovani; per i cori parrocchiali; per le varie opere di restauro e abbellimento della Chiesa parrocchiale e delle varie cappelline e glisiùts che abbelliscono e ingentiliscono anche artisticamente il paese; la Voce di Roveredo che raggiunge i roveredani emigranti, sparsi in tutti i continenti; poi i tanti e diversificati servizi parrocchiali (molti di questi, anche poco noti ma fecondi e importanti!); l’appoggio alle più diverse iniziative che di volta in volta nascono in Parrocchia. Tra le più importanti ricordiamo l’Asilo, la Casa di Tramonti (1998), l’Oratorio (2002) che ci ha ospitato anche per questa bellissima festa: strutture che richiedono veramente tanto tanto impegno, come per la Parrocchia, con i suoi molteplici e variegati aspetti e problematiche. Desidero rivolgere anche un doveroso e commosso ricordo alla signora Anna Tassan Zorat, o meglio alla signora Anuta, mamma di don Ruggero, spentasi nel 2007 alla vigilia del suo 88° compleanno, che tanto ha seguito e donato a questo suo caro figlio, don Ruggero. Un caloroso e fraterno abbraccio da tutti i Parrocchiani al nostro don Ruggero affinché il Signore illumini la sua strada e le sue opere e renda sempre più fecondo il suo ministero spirituale nella nostra Comunità roveredana e in quella più ampia, come vicario foraneo Alto Livenza. Evidenziamo un altro importante traguardo: quello raggiunto dal nostro diacono dottor Gian Luigi Gottardi (secondo a destra nella foto, durante i festeggiamenti per don Ruggero), da ben 24 anni al servizio della nostra Comunità. A lui e alla sua famiglia giunga il plauso da parte nostra con l’augurio di ogni bene e l’auspicio di un ancora lungo e fruttuoso impegno nella nostra comunità roveredana. 30 numero 42 / Estate duemilaquindici Filarmonica Associazioni Francesco Dal Bo Pensieri…e Musica Domenica pomeriggio... uscita con la banda in un paese di poche anime del pordenonese: processione. Si aspetta nella piazza, tra una chiacchiera e l’altra, dopo aver distribuito i libretti con le marce religiose. Si aspetta che la funzione religiosa termini e quindi i portatori escano con il santo patrono dal portone principale della chiesa. Ah, ecco si apre il portone: la banda fa sfilare la croce e gli uomini, quindi si infila tra loro e il prete con i portatori e quindi tutta la gente. Si scandisce il tempo per iniziare il brano, ci si mette a passo, unò-due unò-due avanti marsch: iniziamo sempre con Santa Cecilia scritta dal compianto Maestro Celia. Mentre ognuno di noi suona siamo concentrati sì sulla musica, ma forse siamo in una sorta di estasi. Le note scorrono sotto i nostri occhi e, senza accorgercene, il brano è già terminato. Preghiere, mentre si prepara un altro brano o in onore al Signore o qualche Santo oppure in onore alla Madonna. E si riparte nuovamente. Guardo il paese, il davanzale con i fiori, la vecchietta che assiste dal portone della propria casa, i campi incolti e i muretti. Ogni tanto ho come il pensiero che i paesi, l’Italia siano in abbandono. Non c’è cura della propria storia. Viviamo troppo di ricordi e forse non ci rendiamo conto quanto il presente ci sfugga via. C’è un’edera che mangia un muro da tanti anni, un affresco della Madonna sbiadito su un muro di pietra, un piccolo capitello con qualche lumino acceso e la porta aperta. Guardo le montagne in lontananza. Mi chiedo: fino a numero 42 / Estate duemilaquindici quanto porteremo innanzi queste tradizioni? Perché queste sono le tradizioni che rendono grande l’Italia. Si rende grazie a Dio per ciò che abbiamo. Si prega perché le nostre genti riescano a vivere o meglio sopravvivere nonostante le difficoltà, che gli ammalati guariscano, che il Mondo possa migliorare, insomma si spera. Mentre suono o “porto” la banda mi chiedo se l’anno prossimo ci torneremo, come da tanti anni a questa parte. Ho fatto un calcolo che i musicisti più longevi della nostra banda hanno suonato a circa mille di queste processioni. Una passione che va al di là della gia, sole o vento. Ma non è solo far continuare una tradizione, è costruire, innovare l’associazione, renderla al passo con i tempi: far innamorare i bambini o comunque le persone alla musica, a questo tipo di musica…è una dolce e difficile missione, se così vogliamo chiamarla. Siamo semplici volontari di una tradizione ultra-centenaria: ma non ci fermiamo mai! Anche quest’anno le iscrizioni nella nostra scuola, hanno portato tanti nuovi bambini, ma anche ragazzi e adulti ad abbracciare la musica. Noi abbiamo un nostro stile, un nostro modo, degli strumenti nostri. musica: è la passione per la nostra bistrattata cultura, per la nostra bistrattata musica, per portare sempre e innanzi i valori delle nostre tradizioni. Camminare e suonare è qualcosa di speciale: è concentrazione, musica, stare nelle fila, cercare di essere ordinati, precisi. Portiamo centoquarantuno anni di storia, se non di più, sulle nostre spalle: che sia caldo, freddo, piog- A generazioni di persone abbiamo imprestato e impresteremo i nostri strumenti, acquistati con sacrifici e forza di volontà, affinché i neo-musicisti possano esprimersi. Ecco, la processione è finita, si torna alle proprie auto con gli strumenti. C’è il rinfresco e poi magari si fa un salto in un bar a bere un caffè ristoratore: entro, mi giro e 31 Associazioni Artugna vedo ragazzi, adulti e persone anziane, uomini e donne, giocare alle “macchinette”, le slot-machine e tutte quelle diavolerie, come automi davanti a uno schermo che inganna fino nel profondo. Tristezza. Penso: ma vuoi che un Paese come il nostro si riduca a questo? C’è un po’ di orgoglio per dire basta? Poi bevo il mio caffè e penso...che anche il mio caffè è un vizio. “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra.” Allora penso che bisogna comprendere, che bisogna cercare di aiutare chi è in difficoltà. Ma non sempre si è capaci da una parte di farsi aiutare e dall’altra di aiutare veramente. In tutti i campi della vita, in tutte le situazioni negative che sorgono. E allora penso nuovamente: la solidarietà è una grande cosa! È una comunione di intenti, è la volontà di fare insieme dei progetti per aiutare le persone: l’unione fa la forza! E allora, con gli amici musicisti ci sediamo e proponiamo: sarebbe bello far nascere un progetto, un concerto a favore di quell’associazione che aiuta le persone, magari i bambini, visto che la maggior parte dei nostri allievi sono giovanissimi. E così nasce un evento che può aiutare qualcuno in difficoltà. Diffondere l’arte della Musica, associarla poi alla solidarietà è grandioso: il linguaggio universale della musica, unisce le persone e gli animi. Rientriamo quindi in scuola di musica, sistemiamo gli strumenti, un saluto e una stretta mano. La voglia di stare insieme a raccontarci le cose, a programmare il futuro, a vivere il presente, ci fa ritardare il rientro nelle nostre case. Giulia Manconi Un gruppo, tante esperienze Nell’inverno 2014 noi del gruppo Artugna abbiamo visitato gli incantevoli territori della val d’Aosta, ospiti del coro Saint Roch di Fenis. La nostra permanenza è stata occasione per passare due belle giornate in compagnia immergendoci nell’atmosfera fiabesca dei castelli valdostani e conoscendo nuovi amici, luoghi e sapori. Nei due giorni di trasferta non abbiamo solo avuto l’occasione di esibirci nei nostri canti e nelle nostre danze di fronte al pubblico locale, ma abbiamo anche potuto visitare il caratteristico centro storico di Aosta e i paesi circostanti. Potremmo dilungarci a spiegare ciò che abbiamo visto e sentito, a descrivere le sensazioni che abbiamo provato e a raccontare quanto ci siamo divertiti, ma stavolta abbiamo deciso di farvi vivere il nostro viaggio da un punto di vista particolare… infatti i rappresentanti di due generazioni dell’Artugna, il veterano Stefano Zambon e il quattordicenne Mattia Redivo, hanno risposto alle nostre domande. Sentiamo cosa ci hanno detto. Cosa ti ha colpito della zona che ci ha ospitati ad Aosta? Stefano: È stato molto interessante visitare il centro di Aosta. Mi hanno affascinato i paesaggi, soprattutto le montagne ed i castelli. Mattia: Mi ha colpito molto il paesaggio e l’aspetto imponente del castello di Fenis. Come descriveresti l’accoglienza del gruppo che ci ha ospitati? Stefano: Sono stato molto colpito dalla loro ospitalità e dalla loro calorosa accoglienza. Penso che siano molto uniti, ed è un aspetto 32 numero 42 / Estate duemilaquindici Artugna che li rende simili ai gruppi friulani. Mattia: L’accoglienza è stata molto calorosa e amichevole e il loro affiatamento mi è piaciuto molto. Cosa pensi dei viaggi dell’Artugna? Stefano: Penso che siano non solo un modo per stare in compagnia, ma che siano anche molto istruttivi perché si visitano molti paesi e si conoscono sempre cose nuove. Mattia: Penso che i viaggi dell’Artugna siano sempre occasione per conoscere posti nuovi e gente nuova! Il nostro gruppo però insieme ai frequenti viaggi, che ci hanno condotto a visitare tutta Europa, svolge anche numerose attività in paese. Ogni sabato alcuni di noi, tra le undici e mezzogiorno, trascorrono un’ora con i bambini delle elementari insegnando loro qualche divertente passo di danza e svolgendo altre piacevoli attività. Proprio nello spazio del sabato mattina i bambini hanno realizzato i costumi per la sfilata di carnevale, alla quale abbiamo partecipato con il carro “La primavera dell’Artugna”, che nell’occasione ha vinto il premio numero 42 / Estate duemilaquindici per il gruppo più numeroso. Anche in questo caso abbiamo chiesto a una giovanissima “artugnosa” di dirci cosa pensa delle nostre iniziative. Associazioni Cosa ti piace in particolare dell’Artugna? Che si danza, che si canta, che si fa la gita tutti insieme e che si può giocare tutti insieme… insomma, è come essere in una grande famiglia! Ti è piaciuto partecipare al carnevale? Sì, perché insieme ai miei amici abbiamo costruito il costu- Come avete visto, l’Artugna è un divertimento per ogni fascia d’età, dai giovani ai bambini passando per gli adolescenti. Il gruppo è sempre pronto ad accogliere chiunque voglia vivere esperienze come quelle di cui vi abbiamo par- me ed il carro e poi, divertendoci un sacco, abbiamo sfilato vestiti da api, da farfalle e da fiori. Durante la sfilata lanciavamo coriandoli di ogni colore per le vie del paese! lato. Se volete conoscerci meglio (e vedere delle magnifiche foto) potete visitare il nostro sito www.artugnadanzerini.it. Vi aspettiamo… 33 Associazioni Franco Barbariol Per il Comitato di tutela soci prestatori Coop Operaie dell’area Pordenonese COOP Operaie Il 17 ottobre 2014 il Tribunale di Trieste ha ricevuto dalla Procura della Repubblica la richiesta di fallimento delle Cooperative Operaie di Trieste, Istria e Friuli ed ha nominato un Amministratore Giudiziario, l’avvocato Maurizio Consoli, che sostituisca nei suoi poteri il Consiglio di Amministrazione con il compito di trovare una soluzione alla grave crisi della società. Il suo intervento è volto a salvare le Coop Operaie e a conservarne il patrimonio. Tutto questo è stato originato da una gestione a dir poco “allegra”, che ha generato una insostenibile passività che parla di un debito di 103 milioni di euro nei confronti dei soci prestatori e di 45 milioni di euro nei confronti di altri creditori. Le immediate misure intraprese dall’Amministratore Giudiziario sono: tutti i punti vendita rimangono aperti, tutti i dipendenti al loro posto di lavoro; il prestito sociale viene congelato. Dopo quello di Trieste, anche il Pordenonese si è organizzato creando un Comitato di Tutela dei soci prestatori, per il recupero del credito e di collaborazione per la salvaguardia dei punti vendita e dei posti di lavoro della nostra zona. Dopo varie proroghe concesse dal Tribunale di Trieste per la definitiva stesura del Piano di Salvataggio della società, lo stesso Tribunale, con decreto, accoglie positivamente il Piano stesso e ammette alla procedura di Concordato Preventivo le Coop. Ordina la convocazione dei Creditori davanti al Giudice Delegato per il giorno 7 maggio 2015 per espri- 34 mere il loro assenso (o dissenso) al Piano Concordatario. Ricordo che se ci sarà dissenso si aprirà la procedura fallimentare che bloccherà tutto, e i tempi, specialmente per il recupero del credito, diventeranno lunghissimi. Il Concordato prevede: - il pagamento integrale delle spese procedurali e dei professionisti incaricati dal tribunale per la stesura del piano e per la sua gestione presente e futura; - il pagamento integrale dei crediti dei soci prestatori, garantito da fidejussione rilasciata da Banca Generali (pari al 30% del credito complessivo di 103 milioni di euro); - il pagamento dei crediti privilegiati (TFR dipendenti, artigiani, Cooperative di produzione e lavoro, Cooperative e Consorzi Agrari, Erario): - il pagamento parziale dei Crediti Chirografari (fornitori, debiti finanziari e prestatori sociali) per il 73,40% senza distinzione per classi. Per i Prestatori Sociali, grazie alla fidejussione bancaria, si arriverà all’81,38% - i flussi necessari al soddisfacimento delle spese sopra elencate saranno ottenuti dalla cessione, anche a più riprese, dell’intero patrimonio della società costituito essenzialmente dai beni di seguito elencati: N° 20 punti vendita oggetto di acquisto di Coop Nordest tra i quali Roveredo via Carducci, San Quirino e Montereale; N° 8 punti vendita oggetto di acquisto di Conad tra i quali Aviano via De Zan. Per un totale, tra 28 punti vendita, magazzino, unità immobiliari, liquidità, titoli e partecipazioni, di circa 122 milioni di euro. In caso di voto favorevole, il Piano Concordatario sarà omologato e si avrà la seguente tempistica: - luglio 2015, pagamento del 30% ai prestatori sociali (fidejussione bancaria). L’Amministratore Giudiziario invierà ad ogni socio che possiede delle somme registrate sul suo libretto di prestito sociale una lettera con dei campi da compilare tra cui il N° IBAN che può essere del c/c bancario o del numero 42 / Estate duemilaquindici Scarpolini c/c postale. La lettera dovrà poi essere inviata tramite raccomandata RR alla Banca Generali di Milano entro 90 giorni dal decreto di ammissione al Concordato Preventivo (entro il 18 giugno). Entro il 18 luglio la Banca verserà la somma spettante sul C/C di ogni socio tramite bonifico bancario; - settembre 2015, pagamento crediti privilegiati e di una quota di crediti dei fornitori e dei soci prestatori; - dicembre 2015, pagamento di un ulteriore quota crediti dei fornitori e soci prestatori; - dicembre 2016, pagamento di un’altra quota crediti dei fornitori e soci prestatori; - giugno 2017, pagamento finale ai creditori e chiusura della procedura concordataria. Nel caso che alcuni soci non possano eseguire la richiesta del loro credito relativo alla fidejussione perché deceduti o residenti all’estero, l’Amministratore Giudiziario fornirà tutto il suo appoggio per risolvere le situazioni di criticità. Il Creditore che avvalla il Piano Concordatario non serve che presenzi all’adunanza e che voti, perché la sua assenza viene considerata un tacito assenso e quindi favorevole al Piano stesso. Il Creditore contrario, se non è un socio prestatore, deve munirsi dei documenti richiesti ed esprimere il suo voto anche per delega previa opportuna documentazione. Il Creditore socio prestatore se contrario al Piano può presenziare all’adunanza ed esprimere il voto tramite dichiarazione di voto debitamente compilata e firmata, oppure inviarla al tribunale tramite fax, telegramma o posta elettronica. Conclusioni: Il Piano Concordatario così strutturato presenta delle ottime premialità soprattutto per i numero 42 / Estate duemilaquindici soci prestatori che riescono a recuperare una buona fetta dei loro risparmi anche se dilazionati nel tempo. Ci sarà parecchio da lavorare per la completa cessione di al- Associazioni cuni immobili e alcuni punti vendita un po’ declassati, ma il lavoro finora svolto dall’Amministratore Giudiziario genera fiducia sull’esito positivo di questa deprecabile vicenda. Stefano Zecca “Rosario Scarpolini” L’Associazione Rosario Scarpolini Onlus è un’associazione che offre servizi di volontariato attraverso la gestione di un appartamento che viene concesso, a titolo gratuito, alle persone malate di cancro in cura presso il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, presso l’Azienda Ospedaliera “S.Maria degli Angeli” o presso il Policlinico “San Giorgio”, di Pordenone. Costituita nel novembre 2009, l’Associazione è nata su iniziativa privata e volontaria di alcuni uomini appartenenti all’Aeronautica Militare del Comando Aeroporto Aviano che, in questo modo, hanno voluto ricordare la figura del Generale SCARPOLINI Rosario, il quale durante il suo comando aveva desti- che prestano assistenza ai propri cari durante il periodo in cui si affrontano le cure oncologiche dando priorità alle famiglie di pazienti in età pediatrica e a quelle con minori possibilità economiche. Le strutture di riferimento sono il CRO di Aviano. Presso l’appartamento, situato a Roveredo in Piano (PN) in Via Garibaldi, sono state ospitate dalla data di fondazione dell’Associazione, oltre trecento persone, giunte da ogni parte d’Italia. Un ringraziamento da parte del Presidente e di tutto il Consiglio Direttivo va a tutta la cittadinanza di Roveredo in Piano e a tutti coloro che, in vario modo, sono vicini all’Associazione. nato alcuni alloggi all’interno dell’Aeroporto di Aviano ai militari e/o ai loro familiari che si rivolgevano, per le proprie cure, al CRO di Aviano. L’ospitalità presso l’appartamento, viene data gratuitamente, sia ai pazienti oncologici in cura ambulatoriale che alle persone Per maggiori info visitate il sito, dove troverete anche e le modalità per sostenere la nostra Associazione. Seguiteci anche alla pagina https://www.facebook.com/pages/Associazione-Rosario-Scarpolini-Onlus 35 Associazioni Auser Vincenzo Quartana Bruno De Luca L’Università delle Liberetà dell’Auser di Roveredo in Piano Aneddoti paesani di vita vissuta Si è concluso il 16 maggio scorso, con un bel concerto della Filarmonica di Roveredo, l’anno accademico 2014-2015 dell’Università delle Liberetà, gestito dal Circolo Auser di Roveredo in Piano. Le conferenze erano iniziate il 4 ottobre scorso con una prolusione del Prof. Marco Pascoli, direttore del Museo della Grande Guerra di Ragogna, per ricordare l’inizio della Prima Guerra Mondiale. Le conferenze, per un totale di 31 appuntamenti, si sono poi susseguite durante tutto l’anno ed hanno spaziato dall’arte alla economia, dalla storia alla letteratura, dalla medicina alla filosofia, dalla natura alla musica e ai viaggi, intesi come conoscenza del mondo. Le lezioni, che si svolgono tutti i giovedì alle ore 17, con entrata libera, presso l’Aula Magna della locale scuola media, sono molto frequentate da persone che provengono anche da comuni vicini e rappresentano un importante 36 momento di crescita culturale per tutta la nostra comunità oltre che una bella occasione di aggregazione sociale. L’anno prossimo, l’Università delle Liberetà di Roveredo compie 20 anni e pensa di celebrare questo importante anniversario con un programma ancora più ricco. Le lezioni inizieranno giovedì 8 ottobre, dopo una prolusione che si terrà sabato 3 ottobre presso l’Auditorium del Comune. Il programma definitivo sarà disponibile nei primi giorni di settembre 2015. Il Circolo Auser di Roveredo, fondato nel 1992, conta più di 270 soci ed è uno dei più importanti della Provincia di Pordenone e della Regione Friuli-Venezia Giulia. È attivo sul fronte dell’assistenza agli anziani, oltre che su quello culturale. Organizza da molti anni corsi gratuiti di informatica, di italiano per stranieri, sessioni di ballo terapeutico, passeggiate, visite a mostre e musei e tanto altro. Grappino disinfettante Chi aveva in casa un anziano che non poteva recarsi da solo o che non poteva essere portato a tagliarsi i capelli, chiamava il barbiere a domicilio. Questi, sapendo che sarebbe stato pagato poco, raccontava di aver sentito dire che un bicchierino di grappa avrebbe disinfettato a dovere la parte rasata e facilitato la ricrescita dei capelli. Avuto il grappino, in un momento di disattenzione generale (?), se lo beveva sostituendolo con normale acqua poi usata per il da farsi. Misura dei salath Quando chiamavamo per casa “el purthitar” (norcino) per far ammazzare e per far su “el purthiel” (maiale) era tradizione che l’incaricato, per celia, mandasse un bambino della famiglia che lo ospitava, presso una casa vicina, a chiedere in prestito una fantomatica ed inesistente “misura dei salath” (salami). Il bambino alle volte si sentiva rispondere che essa era già stata imprestata ad altri ma che se aspettava un momento gliene avrebbe fatta una nuova. Gli veniva consegnato un pezzo di legno o un bacchetto che egli portava a casa, felice di aver portato a compimemto l’incarico che gli era stato assegnato salvo poi, al suo rientro, essere preso da tutti in giro per esserci cascato. Questa presa in giro aveva però un motivo ben diverso. Serviva per far allontanare da casa il piccolo per non farlo assistere allo sgozzamento, atto cruento, del maiale stesso. numero 42 / Estate duemilaquindici Esperienze roveredane Sguardo nel mondo Bruno De Luca Volontariato in Uganda Roveredano di adozione, abita in via Grigoletti, Gianfranco Nan (per tutti Franco), anni 68, fin da giovane ha sognato di andare in Africa per viaggiare, conoscere ed ...aiutare, facendo suo il pensiero del filosofo greco Epicuro che già nel 341 a.C. diceva:” Non solo è più bello ma anche più piacevole fare il bene anzichè riceverlo”. Andato in pensione si è rivolto ai Comboniani di Cordenons che lo hanno indirizzato in un posto dove c’era bisogno del suo intervento: Altipiano di Mbarara (Uganda). Franco è andato giù una prima volta nel 2010, poi è tornato nel 2012 e nel 2014. Il prossimo ottobre 2015 ritornerà in Uganda per un periodo di circa 40 giorni. Manutentore di macchine di pressofusione (questa è la sua qualifica), ottima conoscenza di carpenteria, installazione di impianti elettrici, saldatore, uso delle macchine artigianali di cucito (avuta in regalo in Italia una partita di 3000 suole per scarpe, ha insegnato ai nativi a cucirsi e confezionarsi gli infradito, che poi laggiù tutti usano). È il classico manutentore “tuttofare” a 360 gradi, indispensabile per le Missioni. A Mbarara Franco presta il suo volontariato presso la Missione Cattolica di don Mansueto, Casa di Nazareth, Scuole elementarie e medie con Mensa e di un’altra Missione Cattolica di Padre Emmanuel, ugandese, che gestisce un orfanatrofio con 100 presenze fisse più altri 620 studenti (solo scuola). È comunque bello constatare come le due componenti religiose del posto (80% Cristiani e 20% Musulman) convivano in pace fianco a fianco). Mbarara, capoluogo dell’omonimo distretto, si trova in un altopiano della Regione Occidentale dell’Uganda in Zona Equatoriale dove piove moltissimo e l’acqua piovana viene raccolta in grandi cisterne per farne gli usi più svariati. Dalle cave a cielo aperto viene prelevata la creta con la quale vengono fatti i mattoni per uso edilizio. Detti mattoni vengono parzialmente cucinati e poi esposti al sole per renderli duri e resistenti. Al nostro Franco da un po’ di tempo frulla per la testa una idea fissa. Impiantare colà una scuola di carpenteria per giovani ugandesi. Per questo cerca in regalo attrezzatura, anche di seconda mano, per piccola carpenteria tipo: flex, troncatrice, trapani, morse, saldatrice ed altro (come ad esempio macchine da cucire). Per chi volesse collaborare inseriamo qui il suo numero di cellulare 392.2276998. Tutto questo materiale, assieme ad una grande quantità di filo per impianti elettrici e una salnumero 42 / Estate duemilaquindici datrice (questi avuti per l’interessamento dell’Auser di Roveredo), verrà spedito in Uganda tramite container. Il Nan collabora con la Fondazione “Soffio di Vita” di Pordenone e quindi anche con il loro socio, il roveredano Antonio Marchesin, via Garibaldi (cell. 393.1128118 [email protected]) . Soffio di Vita è una associazione non governativa, Onlus, nata il 3 gennaio 2012 a Pordenone per promuovere la dignità della persona attraverso un supporto alle attività svolte in loco. Franco che si diletta qui a Roveredo producendo piccole sculture in metallo e facendo la guida a gruppi per “camminate” in pianura e montagna, cerca anche qualcuno che desideri accompagnarlo in Uganda a fare volontariato (spesati di vitto e alloggio ma viaggio a proprio carico). I volontari non sono remunerati, non certo perchè non valgono, ma proprio perchè il loro lavoro ha un valore inestimabile. Se qualcuno volesse fare offerte in denaro o altro (no vestiario) interpelli il nostro concittadino che registrerà in un foglio il tutto (nominativo ed importo) con il totale che verrà devoluto in loco a chi preposto a ricevere detti aiuti, il quale rilascerà una regolare ricevuta a fronte di ciò che verrà versato. Questo per la massima trasparenza dell’operazione di cui sopra. Per info e/o partecipazione alle attività di volontariato si può anche contattare il sito www.soffiodivitaonlus.org (anche per adozioni a distanza). Ricordo che in Uganda il reddito pro capite è di meno di 1 euro al giorno. Franco Nan e i bambini della Scuola della Comunità Yesu Ahuriire di Padre Emmanuel Tusiine di Mbarara (Uganda) 37 Cultura Storia e Tradizioni locali .Benedetta Cojazzi La Grande Casa Roveredo in Piano è costruita secondo lo schema romano: il cardo e il decumano che corrispondono a via Garibaldi e via XX Settembre. Nel punto ove le due strade si incrociano sorge la “Grande Casa”, così la chiamavano i paesani. Fonti certe testimoniano che già nel 1600 la casa esisteva, vi abitava infatti Domenico Cojazzi (1665 – 1746). Alla sua morte ne celebrò il funerale don Pietro Schiavolin, che dal 1743 era parroco di Roveredo, con i sostituti (lo stesso) don Domenico Cojazzi e don Angelo Cadelli, cappellani. Domenico mori a 81, ma era un uomo forte, il più longevo di tutta la famiglia Cojazzi. Probabilmente era destinato a vivere ancora a lungo se non fosse stato colpito, solamente due anni prima, da un grande dolore dal quale non si riprese più. Bruno De Luca Un vecchio Crocifisso Da piccolo andavo spesso a trovare i nonni Cadelli, gli zii e le cugine Nella e Luciana in fondo a Via Garibaldi e mi ricordo di aver sempre visto (l’impressione è che fosse stato lì da molto prima della Seconda Guerra Mondiale) all’incrocio con l’attuale Via Colombo (seconda laterale a destra della 38 principale Via Garibaldi) un Cristo “piciat a le cassies” (appeso alle acacie). La tradizione popolare, che nasce da un culto tramandato nei secoli, individuava una motivazione religiosa alla sua esposizione in un certo luogo che poteva essere una meta della celebrazione delle Rogazioni o, in un incrocio, a protezione dei viandanti o dagli invasori. Quando l’allora proprietario Silvio Barbarioli ha ceduto il terreno, prima di farlo ha tagliato la grande siepe; l’acquirente Daniele Righini ha recuperato il crocifisso e dopo averlo ripulito, stuccato e pitturato e aver montato la copertura gentilmente offerta da Ernesto Cadelli (Nesto Besa, padre del compaesano Fabio) lo ha, per rispetto del sacro crocifisso, installato nel luogo (proprio cortile) dove era sempre stato ed entro il quale arde (si vede di notte) perennemente un lumino. Nel 1744, infatti, un terribile incendio avvolse la Grande Casa, provocando la morte della nuora Eugenia (di 56 anni) e della nipote diciottenne Angela “mentre tutta la casa circondata da fiamme impediva l’ingresso”. Sorte analoga a quella di Domenico toccò a suo figlio Bartolomio (nato nel 1693 nella “Grande Casa”); egli morì che aveva solo 56 anni, a 5 anni dall’incendio e a 3 anni dalla morte del padre. Bartolomio lasciava due figlie femmine (Giulia e Anna) ed un solo figlio maschio, Antonio (nato nel 1723 e “ferito mortalmente” nel 1781) il quale ereditò la casa, ove vedranno la luce i figli di lui Celso, Eugenio, Alessandro e il più piccolo Domenico. Domenico sposerà la contessa Chiara Belgrado di Lestans. Saranno i discendenti di Domenico e di Chiara a proseguire la stirpe. Si legge che “nel 1770 la popolazione di Roveredo era composta di soli 722 abitanti divisi in 56 famiglie, di cui 156 ragazzi fino ai 14 anni, 214 uomini dai 14 ai 60, e 16 uomini oltre ai 60. Le donne erano 336. Lavoravano in campagna 209 persone, c’era un bottegaio e 6 erano le persone senza entrata e uscita”. Nel 1777 tale Giuseppe Cojazzi (economo), sarà parroco di Roveredo, prendendo il posto di don Pietro Schiavolin. Successivamente anche uno dei 4 nipoti di Domenico, don Carlo, diventerà sacerdote. Carlo divenne parroco di Roveredo nel 1854, prestando la propria opera per diversi anni, ancorchè non consecutivi, fino al 1897. numero 42 / Estate duemilaquindici Storia e Tradizioni locali Il suo nome e la data dell’anno in cui cessò l’incarico di cappellano (1897) è riportato sulla porta di ingresso della Grande Casa, scolpito sul ferro per mano di uno dei discendenti Cojazzi, che ha realizzato pure tutte le inferriate delle finestre, nonchè la ringhiera della terrazza e della scala interna che conduce al piano superiore. Nel frattempo, tra il 1873 ed il 1875 un altro membro della famiglia, tal Domenico Cojazzi, verrà numero 42 / Estate duemilaquindici nominato sindaco del Comune di San Quirino, da S.M. il re Vittorio Emanuele II. Nello stesso periodo la Grande Casa fu oggetto di un primo grande intervento di ristrutturazione e trasformazione. Originariamente, infatti, il secondo piano era destinato a granaio, al piano terra venivano allevate le bestie e nel primo piano vivevano e si svolgeva la vita quotidiana della famiglia. Il reparto giorno era concentrato nella porzione di casa quadrangolare nell’angolo della piazza, mentre le camere da letto si susseguivano nella porzione di casa che si sviluppava lungo via Garibaldi. Durante la più recente ristrutturazione sotto l’intonaco sono stati trovati i segni delle originarie grandi aperture ad arco che dividevano la superficie della zona giorno in due grandi ambienti. La Grande Casa continuò ad ospitare i discendenti di Domenico Cojazzi, tra i quali anche Antonio, capitano e filosofo, che finanziò, con la favolosa somma di 1500 lire, la costruzione della scuola di musica, che oggi ospita la prestigiosa Filarmonica di Roveredo; era il 1906. Si narra che il capitano Antonio volesse che la scuola di musica venisse eretta di fronte alla chie- Cultura sa, ma di fretta e furia nel silenzio della notte vennero gettate le fondamenta lì dove oggi si trova la scuola. “Ironia della sorte, il mattino dopo, il Cojazzi che abitava nella grande casa ad angolo, in piazza, scese sulla strada per una passeggiata e voltando l’angolo, vide dei segni di carriole e carrettini sulla strada affianco alla chiesa, che conducevano alle fondamenta che erano state costruite dalla parte opposta a quella da lui prescelta. Una smorfia tra il sorriso e lo sbuffo gli si impressionò sul viso. Ormai avevano costruito già la base dell’edificio …” (da “1873 scuola di musica”, 2013, AA.VV). Nacquero nella Grande Casa anche i tre missionari salesiani Francesco, Antonio ed Enrico Cojazzi, assieme ad altri 5 fratelli, erano nipoti del capitano Antonio, in quanto figli di suo fratello Giacomo (1832 – 1912). Don Antonio o don Toni, come lo chiamavano tutti, entrò tredicenne nel collegio salesiano di Mogliano Veneto e cominciò così gli studi di lettere, filosofia e teologia. Fu professore di lettere e filosofia al liceo di Valsalice a Torino, rinunciando a ruoli più prestigiosi, perché il suo desiderio più grande era quello di portare ai giovani di tutta Italia la parola di Gesù. 39 Cultura Storia e Tradizioni locali Don Antonio Nel trentennio dalla morte di don Toni, il Comune di Roveredo ha voluto ricordare i tre fratelli salesiani con la targa commemorativa, tutt’ora affissa sulla facciata della Grande Casa. I tre salesiani Cojazzi, avevano altri fratelli, Maria, Santa, Felice, Giuseppe e Giovanni, che continuarono ad abitare nella Grande Casa, anche quando durante la prima guerra mondiale venne occupata dai tedeschi, che ne fecero il loro quartier generale. I generali tedeschi, con prepo- 40 Don Enrico tenza ed arroganza, entrarono nella casa con i cavalli, calpestando e rompendo il pavimento di marmo, mentre i soldati occupavano i granai, che ancora oggi portano il segno del loro passaggio. Sui muri del granaio più grande, infatti, sono ancora presenti tre murales disegnati dai soldati durante la loro sosta. Giovanni, fratello di don Antonio, era il mio bisnonno; egli acquisterà la casa dai suoi fratelli e la lascerà al figlio Carlo, l’avvocato come lo chiamavano a Roveredo. Dei 34 avvocati del Foro di Pordenone, l’avv. Cojazzi era uno dei più anziani. Egli aveva il proprio ufficio nella Grande Casa, ma diceva sempre che “i migliori affari si fanno al Bar”, … il Bar Garibaldi probabilmente, che ancora oggi molti ricordano. Durante la seconda guerra mondiale una granata fece tremare le finestre della casa; quelle della sala, che si affacciavano verso il cortile interno, andarono in mille pezzi, danneggiando un grande quadro affisso alla parete. Per volontà dell’avvocato, quel quadro è ancora al suo posto, portando tutt’oggi ad imperitura memoria, i segni dello scempio. La Grande Casa è ricordata pure per essere stata il luogo dove Rita D’Andrea, moglie dell’avvocato, insegnava canto e pianoforte ai giovani di Roveredo e non solo. Don Francesco Dalla sua scuola uscirà, tra gli altri, anche Mafalda Micheluz, che inau- gurò la lirica alla RAI e fu star su tutti i palcoscenici mondiali. Tutto il resto … è storia recente. numero 42 / Estate duemilaquindici Personaggi Cultura Sergio Gentilini La Sindone e don Antonio Cojazzi, il salesiano roveredano In questo periodo la stampa rivolge particolare attenzione al Sacro lenzuolo, la Sindone, e alla sua Ostensione, avvenuta il 19 aprile. Sono comparse diverse interessanti e preziose pubblicazioni al riguardo: in particolare nel Bollettino Salesiano (aprile 2015, pagina 21) si afferma come nelle vicende della Sindone una parte di rilievo sia stata riservata ai salesiani, con un loro ampio contributo alla diffusione della conoscenza e del culto, e anche di studio. Dopo don Noguier, ideatore della fotografia della Sindone (siamo nel 1900) e primo salesiano studioso della Sindone, altri salesiani si posero a studiare e a diffondere la conoscenza della venerata reliquia: tra questi il ‘nostro’ don Antonio Cojazzi, nato a Roveredo il 30 ottobre 1880, quarto di sette figli (anche i fratelli Enrico e Francesco diventeranno salesiani). Laureato, sacerdote, insegnante e grande educatore, di don Toni è notissimo e famoso il suo libro su Pier Giorgio Frassati (tradotto in una ventina di lingue). Morì a 73 anni, di infarto, nell’ottobre del 1953 a Salsomaggiore, parrocchia di don Ersilio Tonini, dov’era stato chiamato per una serie di conferenze. Un altro ricordo da parte del futuro Papa Paolo VI: ordinato Sacerdote nel maggio 1920 poco dopo conobbe don Antonio Cojazzi “uno dei Salesiani più noti in Italia”, che ha avuto il merito (secondo don Montini) di scuotere la pigrizia di un suo cugino, Luigi, aiutandolo a maturare una vocazione salesiana e missionaria; fu don Antonio, giovane prete, ad accompagnare il cugino Luigi dai salesiani a Valdocnumero 42 / Estate duemilaquindici co, seguendolo poi sempre durante gli anni di missione con grande interesse, sentendosi legato a don Bosco e alla sua Famiglia da una ‘affezione parentale’. Don Toni Cojazzi (e fratelli): una figura che dovrebbe ulteriormente essere studiata, approfondita e adeguatamente riproposta in sede roveredana e non solo! Benedetta Cojazzi don Antonio Cojazzi Nel suo Veneto, che chiamava «il paese più bello del mondo», Antonio Cojazzi era cresciuto vivace, forte e intelligentissimo. A 13 anni entrò nel collegio salesiano di Mogliano Veneto, dove gli insegnanti compresero subito che era un originale e non gli imposero i loro schemi personali. Dopo il ginnasio, con molta naturalezza, comunicò che voleva farsi salesiano e prete, come già aveva fatto suo fratello più grande, Francesco ... e come l’anno dopo avrebbe fatto anche suo fratello più piccolo, Enrico. Laureato in lettere e filosofia e diplomato in lingua inglese e persino in “lavori manuali” fu destinato ad insegnare, prima italiano, poi filosofia al liceo Valsalice di Torino, cattedra che terrà fino al 1948, insieme ad altre «cattedre» che lui stesso si cercava per il mondo, per donare Gesù, unica ragione della sua vita. Coloro che furono suoi allievi raccontavano come don Toni sapesse incantare con le sue lezioni, “sicure per dottrina e profonde di erudizione, vivaci, brillanti, animate da grande affetto verso gli allievi. Li aiutava a cogliere i grandi «perché» della vita, li dibatteva, passando in rassegna filosofi, letterati, studiosi, guidando i giovani alla ricerca della Verità. E annunciava con uno stile originale, conquidente la Verità che è solo Cristo, Via, Verità e Vita”. 41 Cultura Personaggi Giovane prete trentenne, gli capitò un incontro singolare, quello con Piergiorgio Frassati, che all’epoca aveva solo 9 anni. Sbocciò, in questo tempo, l’affezione di Pier Giorgio, diventato poi modello e trascinatore di giovani a Dio. Vero apostolo e missionario di Gesù, senza lasciare la cattedra, percorse l’Italia intera: nelle parrocchie, negli incontri promossi dall’Azione Cattolica, negli oratori, nelle scuole, nei cinema, con la sua parola sicura e forte, il suo stile allegro e scanzonato, a dire a tutti una sola stupenda parola: il Cristo! Lui il Redentore dell’uomo, la soluzione di tutti i problemi, dell’uomo e della società, in ogni luogo e tempo. Sentì presto di dover farsi divulgatore di Cristo con la penna: cominciò con un libriccino dal titolo «Don Bosco diceva così» cui seguiranno più di 60 volumi, uno più bello dell’altro. Don Cojazzi presentava Gesù come il Salvatore e il Modello più alto e più affascinante da vivere ed insieme figure di credenti capaci di avvicinarsi a Lui. Uscirono dalla sua penna brillante, dal 1913 al 1925, gli studi sul Manzoni, su Maritain, le biografìe di giovani eroici come Federico Ozanam (1913), Ernest Psichari (1918), Giosuè Borsi (1919), Adolfo Ferrero (1919), libri che, tra i lettori, ebbero anche Pier Giorgio Frassa- 42 ti, ormai studente al Politecnico e anch’egli impegnato a testimoniare Gesù. Dopo la guerra mondiale, don Cojazzi ebbe un’idea: a tanti giovani disorientati per le false ideologie che si diffondevano era necessario offrire una rivista piacevole, ricca di luce e di esempi, impregnata di Gesù vivo. Nel 1920, fondò la Rivista dei giovani, destinata ad uscire per 28 anni. Dalla sua scuola a Valsalice, dalla sua guida, sorsero, sulle orme di Pier Giorgio Frassati, decine e decine di giovani santi: Giacomo Maffei, Federico Vallauri, Giorgio De Micheli, Renato Sclarandi, Ferruccio Terinelli... sono soltanto alcuni nomi: una cascata di santità, attorno a questo prete dalla faccia che sembrava scolpita in un tronco d’albero, missionario su tutte le strade, con la chitarra in mano (che forse non sapeva suonare!), seminatore della gioia che viene solo da Cristo. Il dolore più grande della sua vita, don Cojazzi, l’ebbe il 4 luglio 1925, quando a Torino, al tramonto, si spense a 24 anni, Pier Giorgio Frassati. La sera del funerale, scrisse un articolo per la sua Rivista dei giovani: «Non credevo di amarlo tanto... Si parlerà di lui a lungo, nei palazzi dorati e nei casolari sperduti! Perché di lui parleranno anche i tuguri e le soffitte, dove passò un angelo consolatore... Scriverò la sua vita». Proprio a questo lo invitava il Card. Giuseppe Gamba, Arcivescovo di Torino, l’indomani stesso... Nel marzo 1928, uscì la vita di Pier Giorgio Frassati, scritta da lui: fu un successo strepitoso. In soli nove mesi, vennero esaurite 30 mila copie del libro. Nel 1932, erano già state diffuse 70 mila copie. Nel giro di 15 anni, il libro raggiunse undici edizioni e fu il best- seller dell’editoria cattolica di quel periodo. Fu tradotto in 20 lingue. Non è un libro perfetto - come nulla è perfetto in questo mondo - ma segnò una svolta nella gioventù italiana. Non è possibile narrare in breve la poliedrica vita di questo apostolo del nostro tempo: sarà necessario che qualcuno lo faccia, affinché siano conosciute il più possibile le meraviglie che Dio ha compiuto per mezzo di lui. Nell’ottobre 1953, scese a Salsomaggiore per una predicazione. Aveva 73 anni, ma arrivò a parlare anche sei volte in una giornata. Nella parrocchia di don Ersilio Tonini (illustre e noto Cardinale di S. Romana Chiesa) predicò sul Vangelo del giorno: fu un inno trionfale al dolce Re, Gesù, che egli aveva servito con fedeltà, dal primo giorno. Concluse con le lacrime agli occhi, esclamando «Viva Cristo Re», come i martiri di tutti i tempi, come il «suo» Pier Giorgio Frassati. Molti dei presenti piangevano di commozione, toccati dentro da uno che parlava come se il Cristo lo vedesse in faccia e se lo stringesse al cuore. Fu l’ultima Messa, l’ultima omelia. Due giorni dopo, l’infarto l’abbatté, come un soldato che cade numero 42 / Estate duemilaquindici Personaggi sul campo. Appena accortosi che la morte era lì, a due passi, disse, sereno, come chi va incontro all’Amore lungamente atteso: «In ogni modo, Deo gratias!». Era il 27 ottobre 1953. Subito l’elogio più bello e più autorevole venne da Mons. Mon- tini, pro-segretario di stato in Vaticano, il futuro Papa Paolo VI: «Era molto amato; era molto seguito. Il suo nome, associato a quello di Pier Giorgio Frassati, di cui egli seppe fare splendido esempio di giovanile virtù cattolica, è e sarà tra quelli più cari a quanti hanno la- Cultura vorato per la rinascita cristiana del nostro paese». Nota: ampi spunti sulla vita di Don Antonio Cojazzi sono stati presi dalla biografia scritta dai suoi allievi a vent’anni dalla sua morte. Alberto Cancian, Bruna Del Piero e Renata Sferco Ricordando padre Bruno I giorni del primo anniversario di padre Bruno Del Piero sono stati giorni di gioia. La gioia del cuore, la gioia della riconoscenza, la gioia dell’affetto, la gioia della famiglia. Infatti il Caquetà ed il Putumayo hanno gioito nell’ospitare parte della famiglia di padre Bruno, gra- San Bartolomeo a Puerto Refugio. Per onorare il primo obiettivo abbiamo dato vita ad un denso e sentito percorso, partito a Florencia, ultima tappa di padre Bruno nel Caquetà, continuato a San Vicente del Caguàn, da dove il suo Vescovo, Monsignor Francisco Munera, ci ha accompagnato a Puerto Rico Puerto Rico con Mosnignor Munera e Padre Ariel zie alla presenza di Bruna, accompagnata dall’amica Renata. Fra il 12 ed il 25 aprile sono venute infatti a trovarci le nostre roveredane. I motivi della visita erano principalmente due, ricordare “lo zio” nel primo anniversario della sua nuova nascita e visitare il “cantiere” di numero 42 / Estate duemilaquindici ed a Cartagena del Chairà, luoghi chiave della memoria. Infatti a Puerto Rico abbiamo celebrato la vigilia dell’anniversario, preparata con il cuore dal parroco Ariel Torres, che ha accolto nella sua parrocchia il casco e la veste di padre Bruno “reliquie” tanto desiderate dal paese che l’a- veva visto per molti anni parroco e pastore. Dopo la consegna dei cimeli la celebrazione presieduta dal Ve- scovo ed arricchita da una meravigliosa recita dei bambini del paese, capeggiati da Diego, un dolce padre Bruno in miniatura, da tanti riconoscimenti e testimonianze, come quella di Bruna che ha letto in un perfetto spagnolo imparato la sera prima, una commovente lettera della famiglia Del Piero Cadelli dedicata alla gente colombiana ed al ricordo “dello zio”. Da Puerto Rico il giorno seguente, giovedì 16 aprile, la data tanto attesa, ci siamo diretti a Cartagena del Chairà, laddove riposa 43 Cultura Personaggi padre Bruno e dove è stata benedetta la nuova tomba, con le effigi provenienti da Roveredo in Piano e l’acquasantiera, benedette da deon Ruggero la sera prima della partenza di Bruna e Renata. Dopo la benedizione sotto il sole cocente di una tomba piena di fiori e dalla quale si spera fioriscano vocazioni e buoni sentimenti, i tre Vescovi di Florencia, San Vicente e Puerto Leguìzamo hanno concelebrato l’eucaristia in memoria e ringraziamento per la figura del nostro Santo Missionario. Bellissima e significativa la presenza dei tre Vescovi rappresentanti della Chiesa locale, di più di 15 sacerdoti e di una moltitudine di gente, arrivata in pellegrinaggio dai luoghi più remoti delle due regioni, testimonianza che la figura di padre Bruno ha unito nel corso del tempo, lungo i confini e dentro ai cuori. Altro motivo di gioia la presenza e gemellaggio delle tre associazioni nate a nome di padre Bruno, quella di Roveredo in Piano, che nel frattempo era impegnata nel bellissimo concerto commemora- 44 tivo in patria, quella di Cartagena del Chairà e quella di Puerto Rico, evidenza che padre Bruno non ha unito solo le regioni colombiane ma anche i continenti. Da Cartagena del Chairà ci siamo quindi diretti verso il sud, verso le indimenticate zone di missione di padre Bruno nelle quali l’unica strada sono i fiumi amazzonici. E quindi via, 11 ore di barca per raggiungere prima Remolino del Caguàn e poi Puerto Leguìzamo, sede del nuovo Vicariato affidato ai missionari della Consolata e Chiesa madre della cappella di Puerto Refugio. Infatti dopo i primi toccanti giorni dell’anniversario era venuto il momento di rappresentare al meglio l’Associazione Padre Bruno Del Piero, finanziatrice del restauro della chiesetta di San Bartolomeo nel Putumayo. E così, il giorno dopo essere arrivati a Puerto Leguìzamo, la meta è stata Puerto Refugio, un villaggio a quattro ore di barca dal capoluogo lungo il fiume Putumayo, affluente del Rio delle Amazzoni ai confini con il Perù. Anche a Puerto Refugio la gioia è stata grande. Infatti siamo arrivati in pieno “cantiere”, i lavori di sistemazione della chiesetta erano ferventi, nonostante le difficili condizioni legate alla distanza ed alla complessa reperibilità dei materiali. Cartagena del Chairà con Vescovi e sacerdoti Cappella di San Bartolomeo numero 42 / Estate duemilaquindici Personaggi Cantiere a Puerto Refugio Bartolomeo Martire ed il duomo di Roveredo in Piano, donato dalla famiglia Sampaolo all’Associazione. Il quadro aveva fatto un po’ come padre Bruno, sorvolato l’Oceano fino ad arrivare in Colombia, varcato le cordigliere delle Ande, preso corriere, taxi, jeep, navigato i fiumi amazzonici, ore ed ore in barche e barchette, sorretto dai suoi cari in direzione dei luoghi più lontani, della gente più isolata, per donare speranza, forza e gioia. Con il quadro di Sampaolo a Puerto Refugio Eppure, appena entrati nella chiesetta che padre Bruno aveva dedicato al nostro Patrono e che tanto voleva sistemare, ci siamo trovati davanti al pittore ed al carpentiere. Vedere con i nostri occhi l’opera in atto e toccare con mano le nuove strutture ci ha rallegrato perché abbiamo avuto la prova che i fondi donati da tanti generosi e volenterosi sostenitori dell’Associazione stavano contribuendo per davvero a realizzare il sogno di padre Bruno. Missione compiuta! Altra missione compiuta è quella di aver fatto arrivare nella chiesetta il quadro con raffigurati San numero 42 / Estate duemilaquindici A Puerto Refugio l’accoglienza è stata genuina e sorridente, infatti chi ci ha accolto sono stati i bambini e le bambine della scuola, così felici di ricevere i doni portati da Bruna, quaderni, penne e vestiti che per loro sono valsi più dei vari smartphone, tablet e pc. Raggiunto anche il secondo obiettivo siamo quindi ritornati verso Florencia; chi ci ha visto nel corso del lungo e significativo viaggio ci diceva che assomigliavamo a padre Bruno, non solo nel volto di Bruna, ma anche nel modo di percorrere in lungo ed in largo foreste, fiumi e paesi, come faceva il nostro Santo missionario, con la Cultura valigia sempre alla mano e senza dar a vedere nessun segno di stanchezza... quest’ultimo punto in realtà apparteneva solo a lui. Che bello in questo viaggio aver conosciuto profondamente e dal vivo l’opera di padre Bruno e l’amore che la gente prova per lui. Sì, dal vivo, perché qui il suo ricordo è più vivo che mai, il ricordo della sua veste bianca col crocifisso, il ricordo del suo impegno e della sua totale donazione agli altri, agli ultimi, il ricordo del suo sorriso e del suo vigore e rigore. Che bello per Bruna far sentire allo zio la vicinanza e l’affetto della sua famiglia, come se Roveredo ed i suoi Del Piero, Cadelli nei giorni dell’anniversario fossero lì ad accompagnarlo ed a fargli sentire il calore dei suoi cari. Che bello per Renata ritrovare se stessa, la pace e la tranquillità che questa zona del mondo sa donare seguendo il ritmo della natura e non la tensione della società moderna. Che belli per lei il sorriso, la solidarietà e la fratellanza di vivere un’esperienza profonda con persone che non si conoscono ma che si sentono subito amiche. Che bello per lei scoprire che la gente dice: “padre Bruno mi amava”. Che bello per me chiudere il mio secondo lungo periodo in Colombia in questo modo, con questa gioia e con questi ricordi. L’anno scorso la mia esperienza si era chiusa con quel momento inaspettato, doloroso, forte. Quest’anno si è chiusa ricapitolando quel periodo e scoprendo ancor più che, se riusciamo a capire i significati delle prove che la vita pone sul nostro percorso, allora queste prove non saranno dolore, fardello e pianto ma saranno crescita, maturazione e gioia. 45 Cultura Personaggi Sergio Gentilini Ricordando padre Bruno Del Piero Due affettuose iniziative promosse in onore e ricordo per il ‘nostro’ missionario padre Bruno Del Piero: giovedì sera 16 aprile, anniversario della morte, una santa Messa in Duomo e sabato sera 18 aprile un Concerto a lui dedicato dalla Filarmonica: chiesa gremita, ottime esecuzioni, piena soddisfazione, un intenso programma (oltre un’ora e mezza!) con 12 brani musicali eseguiti dalla Società Filarmonica e dalla B-Band di Roveredo in Piano diretta dal M° Elena Buset e dal Chospel Chorus (il coro giovanile parrocchiale) diretto da Federica Barbariol: applauditissimi! Come oramai tradizione, l’omaggio musicale è terminato con un brano assai caro e amato da padre Bruno: Pescador de hombres. Hanno portato il loro saluto il Parroco don Ruggero e la Presidente dell’Associazione intitolata a padre Bruno, la sig.ra Donatella Del Piero, che ha anche letto una affettuosa e documentata lettera, inviata da Alberto Cancian dalla Colombia. Le offerte raccolte nella serata sono state donate all’Associazione padre Bruno Del Piero che si propone di onorare e ricordare la memoria di padre Bruno e di continuare la sua Opera missionaria. Sergio Gentilini Donazioni Immagini che fanno tornare ai primordi della fede, donate alla Parrocchia di Roveredo in Piano 21 immagini sacre dell’artista Antonio Sampaolo. La Famiglia Sampaolo ha recentemente donato alla Parrocchia di Roveredo in Piano ben 21 dipinti del defunto artista Antonio Sampaolo, collocati presso l’Oratorio in maniera stabile e definitiva lo scorso dicembre a cura dello scrivente con la collaborazione di Loris Golin, Paolo Montanucci, Piero Moras e del Presidente dell’Associazione San Pancrazio Giorgio Toffoli. Qui potranno essere ammirati non solo dai bambini, ma anche da tutti coloro che inter- 46 vengono alle varie iniziative dell’Oratorio. Questa donazione ha un significato profondo per la storia roveredana e, direi, anche per tutto il territorio circostante, sia dal punto di vista artistico in quanto il pittore, ora scomparso, ha ridato vita ad affreschi devozionali dipinti sulle case (degli originari 21 affreschi oggi più della metà non esistono più e quei pochi rimasti sono in brutte condizioni), sia dal punto di vista devozionale, in quanto tali immagini ripropongono e fanno riflettere sul sentire dei nostri avi, divenendo così anche testimonianza storica. Certamente un’invidiabile galleria d’arte popolare ma soprattutto spirituale, per i suoi molti significati. Ecco dunque il grande valore di questi 21 dipinti: artistico perché realizzati da un nostro artista con fine e commossa sensibilità, umana e religiosa insieme; devoto perché ci ricordano cos’era e com’era il sentire di un tempo della nostra gente; religioso perché veramente ispirato a valori profondi, quelli che contano nella pur faticosa vita di ogni giorno. La patrona degli aviatori, la Virgo Lauretana, immagine della Madonna di Loreto La Madonna, il Bambino e San Pietro Questi 21 dipinti ripropongono tutti gli affreschi che un tempo comparivano sulle vecchie case di sasso (les cjàses vècies così ben cantate in poesia dalla nostra Silene Pasut) che si affacciavano lungo la strada principale del nostro paenumero 42 / Estate duemilaquindici Arte A sinistra il nostro Patrono san Bartolomeo con il Vangelo in mano e nell’altra mano il coltello che ricorda il suo martirio, al centro la Madonna e a destra S. Giovanni Battista se, in qualche laterale ed anche in qualche cortile: sono lo specchio fedele del ‘sentire’ devoto e di una religiosità che man mano va scomparendo, lasciando tutti più poveri! Già le case erano un miracolo di fatica e di fraterna collaborazione, quelle cjases vècies con alla base il clap par sintâsi a polsà e in alto la clâf del arc del portòn e i fogolars all’esterno, con i balconi fioriti e le piccole finestre con “le balconètes e na cròus de fiàr in tel mièth (S. Pasut)” e sulle facciate questi Santi dipinti con i quali, così alla portata di mano, era facile dialogare e confidare nella loro protezione, invocati contro il secco e il fuoco, l’acqua e le cavallette, le malattie e le altre diverse calamità che Roveredo purtroppo ha ben conosciuto. E parlo di Santi come san Rocco e san Martino, san Valentino, san Floriano e le Madonne con il Bambino Gesù in braccio e benedicente; non dimenticando Sant’Antonio che per la verità erano-sono due, il vecchio abate con il porcellino (quello del 17 gennaio, quello del frèit) immancabile sulla porta di ogni stalla a protezione degli animali e quello di Padova (13 giugno) al quale si ricorreva recitando il “si quaeris” per ritrovar le cose perdute. Santi ‘amici’, scelti molto numero 42 / Estate duemilaquindici bene, cui la gente si rivolgeva con grande fiducia e devozione: che li incontrava ogni mattina e poi ogni sera, al ritorno dal lavoro nei campi. Mentre il carro trainato dai buoi avanzava lentamente, c’era tutto il tempo e bastava alzare lo sguardo per dialogare e pregare con loro: Santi alla finestra (li chiamano oggi) che erano parte viva della quotidianità, di una vita intensa, laboriosa e povera o meglio poveramente ricca - e qui mi sovviene don Mario che spesso ricordava che sono i poveri che fanno le grandi opere! Mi piace pensare anche a un giovane di allora, poi diventato padre Bruno, forse illuminato proprio da questi Santi e Madonne, affrescati da quelli che io amo definire “pictores vagabundi”, artigiani che giravano i paesi, dipingendo spesso la stessa immagine, paghi di un po’ di cibo e la sera dormendo al riparo nel fienile: non erano certamente dei professionisti, eppur senza grande cultura erano ricchi dentro, soprattutto umili e devoti, come il proprietario della casa che commissionava loro il dipinto. Oggi l’uomo è senz’altro più povero spiritualmente: non sono le immagini che hanno perso la forza della loro comunicabilità, ma è l’uomo che ha perso la chiave dei segreti del Regno di Dio… Queste immagini ci parlano di quella Roveredo ‘antica’, quella dove in ogni casa c’era l’acqua santa, una candela benedetta con il rametto d’ulivo da bruciare durante il temporale per allontanare la sua furia; era il tempo delle rogazioni fino al capitello della Madonna verso Porcia con la gente al mattino presto, compresi i ragazzi, prima di andare a scuola, in una lunga processione che si snodava lungo la campagna ancor ròrida di Cultura rugiada, per invocare la divina protezione su campi e raccolti, cantando le litanie dei Santi contro le avversità che a Roveredo non son mancate, purtroppo, come il fuoco, l’acqua, il secco, la peste e le malattie degli animali nelle stalle; tempi di fatiche, di stenti e di povertà, eppur con le pròvvide Confraternite per l’aiuto e il soccorso ai meno abbienti, funerali compresi . Sostiamo dunque dinanzi a questi Santi e il nostro cuore palpiterà ancora, con rinnovata intensità! Donazioni alla Chiesa a Roveredo in Piano Dopo la donazione da parte della famiglia di Antonio Sampaolo di una ventina di dipinti del defunto artista, ne ricordiamo altre due recenti. Un dipinto, già collocato a fianco del fonte Battesimale in Chiesa, è stato donato dalla famiglia Cancian (genitori di Alberto che ha seguìto fin negli ultimi giorni di vita 47 Cultura Arte il nostro missionario padre Bruno). Tale donazione avviene a breve distanza dalla scomparsa (aprile 2014) di padre Bruno, che è stato affettuosamente ricordato a Roveredo con varie iniziative. Il dipinto (di circa cm 180x120) rappresenta il Cristo risorto, in piedi, che si rivolge a chi guarda, mostrando le sue mani ferite trafitte dai chiodi: un’opera ispirata e molto bella. Poco tempo fa un altro dono che impreziosisce la nostra chiesa di san Bartolomeo, un dipinto più grande del precedente, donato dalla Famiglia Marcellino Del Piero, che raffigura il Cristo in croce e ai suoi piedi la figura ingi- Ricordiamo inoltre che sempre la famiglia Sampaolo ha donato alla Parrocchia un dipinto raffigurante il nostro Patrono San Bartolomeo destinato alla chiesa di Anche in questa occasione, il GRAZIE sincero della Comunità roveredana. DONAZIONE AL COMUNE DI ROVEREDO DI UN’OPERA DI ANTONELLA REDIVO nocchiata, che abbraccia la croce, di Maria (Maddalena?) emblema dell’umanità redenta, con accanto la boccetta degli olii aromi (l’olio profumato di vero nardo, con il quale aveva cosparso i piedi del Cristo): un’opera ‘semplice’ ma assai efficace e commovente. Nel periodo pasquale il dipinto è stato esposto sulla bella facciata della nostra Chiesa, in attesa di decidere la sua collocazione definitiva. 48 padre Bruno in Colombia: l’opera raggiunge così l’altro dipinto di Sampaolo, San Giuseppe falegname con Gesù bambino, che già si trova laggiù in Colombia nella cappella di Troncales (foto con Alberto Cancian). Da segnalare infine il Beato Odorico, opera di Giancarlo Magri donata alla nuova chiesa di Buhayira, villaggio che sorge a nord della capitale del Burundi, Africa. La mamma di Antonella Redivo, la signora Armida, ha donato al Comune di Roveredo un’opera significativa della figlia, prematuramente scomparsa nel 2012 e ricordata dalla Pro Loco con una Mostra nella Sede della Pro Roveredo. L’opera è stata collocata al primo piano della sede municipale ed è stata presentata al pubblico lo scorso gennaio. È una delle ultime opere di Antonella, che ‘dipingeva’ se stessa e i suoi stati d’animo con acuta introspezione interiore. L’Aldilà, dipinto in un momento difficile, vedendosi sfuggire la vita! Ed ecco la parete di sacco con le cuciture, per tenere unito “il possibile” da lacerazioni e strappi: ma il problema è dietro la superficie, dietro la crosta dipinta sulla tela (un sacco speciale); è l’oltre, con domande, perché e interrogativi pressanti, frutto di sensazioni numero 42 / Estate duemilaquindici Arte Cultura intense e tremendi terribili sgomenti; è il poi, con l’affollarsi intricato e crudele delle risposte, difficili!; il forse, e il chissà, con presagi e momenti di grande sgomento, dinanzi al mistero, all’infinito e all’ignoto. Con quali (in)certezze? Il dipinto ci presenta un’ampia e rugosa parete bianca (la vita) con tre nere strisciate verticali (i problemi e le avversità), e ci invita a guardare e curiosare dentro/dietro i due squarci, uno verticale, ampio, e uno più piccolo sulla destra in basso: che per Antonella sono l’ignoto, l’in-conoscibile. Quello in basso è più reale e razionale, forse, e perciò ristretto; quello verticale invece è un sorta di fiamma spirituale che sale verso l’alto, che mitiga lo sgomento e ali- menta la speranza: è l’Aldilà, oggetto delle sue tensioni e aspirazioni. Non lo sappiamo, né possiamo saperlo, ma Antonella ora lo sa, perché nell’aldilà della vita vive finalmente nella vera quiete dello spirito. Vincenzo Muriano Le Voci del Gelso ora anche in dvd! Dopo un’ accurata fase di montaggio, le cinque puntate, che con successo l’anno scorso hanno rievocato le radici linguistiche e umane del nostro paese, ora sono raccolte in un prezioso ed elegante cofanetto contenente cinque dvd, uno per puntata, con allegato libretto di presentazione. Chi fosse interessato all’acquisto può rivolgersi all’Edicola Barbariol, punto vendita del cofanetto. Sicuri di aver fatto cosa gradita a tutti, rivolgiamo un ringraziamento alla redazione de La voce di Roveredo per la consueta disponibilità, dimostrata anche in questa occasione, a tutti i roveredani che gentilmente ci hanno accolto nelle loro case restituendoci i ricordi e la bellezza del NOSTRO dialetto e non ultimi gli sponsor che con sensibilità hanno sostenuto questo sogno che ora è realtà. Grazie di cuore a tutti! numero 42 / Estate duemilaquindici 49 Sport Bruno De Luca Bocce - C’era uno che diceva: “Praticare uno sport non deve fondarsi sull’idea del successo, bensì su quello di dare il meglio di sè”. Sarà anche vero ma quando ti trovi in finale di una gara sportiva dai il massimo, sempre rispettando le regole e l’avversario, per vincere. Altrimenti puoi restare a casa tua. Così hanno fatto i miei colleghi della Bocciofila asd Rovereda- na vincendo il Campionato Provinciale a Quadrette di questo inizio 2015. Nella foto i quattro titolari e i tre sostituti, da sinistra in piedi: Giannino Agnolin, Livio Tesolin, Mario Rossit, Secondo Filaferro e davanti Aldino Gaiotto, Sergio Bergnach e Mario Monaco - Sabato 18 e domenica 19 aprile, presso il Bocciodromo di Roveredo in Piano (e quello di Torre di Pordenone), ha avuto luogo la fase finale del Campionato Italiano Femminile per Società. Campione d’Italia per il 2015 si è laureata la compagine friulana di Buttrio (UD) davanti alla Florida di San Vendemiano (TV) e ai mostri sacri di N.S. Assunta di Genova e Auzilium di Saluzzo (Cuneo). - A partire da marzo 2015 ha avuto luogo con incontri di andata e ritorno il Campionato Provinciale per Società di 2^ Categoria. Erano presenti: Brugnera, Avianese, Roveredana, Sacilese, Spilimberghese e Annonese. Quest’ultima, pur se in Provincia di Venezia, ha da anni chiesto ed ottenuto l’iscrizione al Comitato di Pordenone. Andiamo in stampa quando si devono ancora giocare tre incontri. Tennis Club Roveredo La stagione tennistica è ormai arrivata a metà del suo percorso agonistico e non mancano le soddisfazioni per il club roveredano. Infatti si è laureato a Porcia campione regionale Under 12 Tramontin Alessio portando così a ben 16 i titoli regionali vinti dal nostro Circolo dal 2004 ad oggi. Inoltre sono in pieno svolgimento i campionati a squadre giovanili e senior regionali, nei quali quest’anno abbiamo iscritto ben 8 formazioni dall’Under 8 Misto, Under 10 Misto, Under 12, Under 14, Under 16 fino alle serie D e C Seniores. Competizioni nelle quali nel corso del 2014 abbiamo ottenuto un titolo individuale Under 16 con Marco Santarossa e vinto 2 titoli a squadre nelle categorie Under 14 Femminile con Mazzon Chiara e Pase Ginevra e nella categoria Under 12 Maschile con Wood Enrico-Tramontin Alessio e Sain Francesco. 50 Certamente non è facile ripetere le stagioni esaltanti precedenti, ma la vittoria di Tramontin dimostra l’ottima preparazione della nostra “Scuola Tennis” condotta dal Maestro Fiori Sebastiano. Vorremmo ricordare le vittorie ottenute nel 2014 con 28 finali FIT disputate e ben 16 tornei vinti, compresi 3 campionati regionali mettendo in evidenza che i titoli conseguiti non sono opera di uno o due ragazzi/ e, ma da ben 8 giocatori che portano la firma di: - Marco Santarossa campione regionale Under 16; - Joshua Favero Under 14, campione provinciale di 4 cat. (il più giovane vincitore di sempre) - Enrico Wood: il promettente Under 12 vincitore di ben 8 tornei; - Alessio Tramontin: vincitore del Torneo Kinder Under12; - Jacopo Poles: vincitore dei tornei Under 12 di Portonumero 42 / Estate duemilaquindici Sport gruaro e Vedelago; - Ginevra Pase vincitrice del torneo Under 12 Femminile di Motta di Livenza; - Chiara Mazzon e Ginevra Pase vincitrici del Campionato a squadre Under 14 Femminile; - Enrico Wood-Alessio Tramontin-Francesco Sain vincitori Campionato a Squadre Under 12. In programma ci sono i Tornei Sociali per tutti i Soci del Club oltre ad alcuni fine settimana con dei tornei a tema. Finalmente abbiamo a disposizione il nuovo sito del Tennis in Via Runces con i due nuovi campi coperti in terra rossa con adiacente la sede e gli spogliatoi. Tutto questo ci dovrebbe permettere di dare maggiore continuità al lavoro svolto e maggiore disponibilità ai ragazzi e Soci di praticare questo meraviglioso sport. Vorrei ricordare che chiunque fosse interessato ad avere informazioni per iscriversi e quote per giocare, potete chiamare il numero 329.473.2464 oppure recandosi presso i campi da tennis. Omar Taschetto Società Ciclistica Roveredo in Piano Si apre il 21° anno di attività anche per la società ciclistica che quest’anno ha rinnovato il Consiglio ed è pronta a nuove sfide sulle due ruote. Cambio di guardia alla Presidenza della squadra; Gianni Vignaduzzi ciclista professionista degli anni 90, partecipante a 2 olimpiadi, lascia il posto a Taschetto Omar, che ricoprirà la carica per i prossimi 2 anni. Il Direttivo vede Polo Del Vecchio Gerald e Marano Marco VicePresidenti, Zanchetta Sara Segretaria, Taschetto Giovanni Direttore Sportivo, Del Piero Ermanno, Vignaduzzi Gianni, Martin Ivano, Vian Renzo, Bianchet Elvio, De Luca Marco, Rusalen Stefano, Brusadin Renzo, Colle Maurizio e De Nardo Gino a completare il gruppo dei consiglieri. La squadra è composta da 35 elementi, per la maggior parte cicloamatori che partecipano a Gran Fondo e gare di mountain bike. Ma è stato il ciclocross a dare l’ultima soddisfazione alla squadra, con Mirco Calvi uno dei nostri dilettanti partecipanti al Trofeo Triveneto che ha vinto il Campionato Regionale FVG di Ciclocross nel 2014. E’ nell’organizzazione di gare che la società ciclistica Roveredo in Piano da il meglio di sè, con una capacità di mettere in piedi manifestazioni ciclistiche anche di livello, riconosciuta in tutto il Triveneto. Quest’anno a Sedrano di San Quirino la ciclistica numero 42 / Estate duemilaquindici ha messo in scena una gara di mountain bike aperta a tutti, atto finale di un trittico di gare che vedeva le prime due prove a Casarsa e Zoppola. Prossimo impegno, l’organizzazione della gara per giovanissimi il 17 maggio che quest’anno, a causa dei noti problemi dati dalla polizia municipale, si terrà a Ceolini di Fontanafredda dove tutto sembra esser più semplice quando si parla di gare ciclistiche e dove si è trovata la giusta intesa con il gruppo festeggiamenti locale. In estate, per il periodo della sagra, il consiglio sta 51 Sport già pensando all’ormai classica “Roveredo in bicicletta”, pedalata ecologica aperta a tutti, che porta i partecipanti a gustare ogni anno, percorsi e panorami poco conosciuti nelle zone limitrofe al paese. Ricordiamo che saremo presenti alla Festa dello Sport il 6 giugno, con un percorso in piazza, aperto a tutti i bambini che volessero provarlo con la propria bicicletta o con quelle messe a disposizione della società. Da sottolineare l’impresa del nostro tesserato e consigliere ERMANNO DEL PIERO, roveredano doc, che nell’anno 2014 ha pedalato per 25000 km, traguardo di tutto rispetto, difficilmente raggiungibile da un cicloamatore, ma la passione, si sa, porta a battere qualsiasi record. Le iscrizioni alla nostra squadra sono sempre aperte, presso la nostra storica sede Bar K2 in Via Garibaldi oppure scrivendo una mail a: [email protected] Per maggiori informazioni visitate il sito: scroveredo.altervista.org BUONA PEDALATA A TUTTI!! Palmiro Bran Vis et Virtus in chiusura di stagione Grande stagione per la Polisportiva Roveredana Vis et Virtus, il consiglio Direttivo nel corso dell’anno ha messo in campo numerose attività dedicata ai roveredani di tutte le età. Di base c’è la pratica sportiva della pallavolo femminile dai 6 anni del minivolley ai 50 anni degli amatori, poi ci sono le ginnastiche per adulti che stanno interessando le roveredane ed i roveredani dai 14 anni della zumba ai 70 e più della dolce, passando per il Total Body Workout di 1° e 2° livello e la new entry dei corsi: il “Nordic Walking” (la camminata con i bastoni) che ha riscosso grande successo al primo approccio in quel di Roveredo. Per il volley l’organico delle squadre inizia dal minivolley con 22 bambine e bambini, a seguire con l’età c’è la squadra mista Under 12 con 11 bambine e 2 bambini, l’under 13 con 13 giocatrici, l’under 14 con 14 atlete, l’under 15 con 13 pallavoliste, la 2^ divisio- 52 ne con 13 ragazze e la prima squadra della serie D con 13 atlete, per un totale di 101 giocatrici. Gli allenatori che hanno gioito e sofferto assieme alle giocatrici nei campionati sono Vanessa Bresin per il minivolley, Claudia Rosso per l’under 12 ed under 13, Marika Battistella per l’under 14, Lorena Della Valentina per l’under 15, Gigi Coral per la 2^ divisione e Daniele Sinosich per la Serie D. I tecnici delle amatoriali miste sono Febo Frangipane per l’Antispam e Simone Roman per la “B” che hanno “allenato” 24 giocatrici e giocatori di tutte le età. Le istruttrici per la sezione ginnastica sono la prof. Chiara Tomasini, per la dolce ed il Total Body Workout di 1° e 2° livello, ed i tecnici federali Stefania Turchet e Gigliola Colautti, rispettivamente per la Zumba ed il Nordic Walking che hanno fatto “sudare” più di 120 adulti che ci hanno affidato l’arduo compito di aiutarli a mantenere la loro forma fisica. Il grande lavoro svolto dal Consiglio direttivo ha portato la nostra Polisportiva al primo posto tra le associazioni sportive roveredane per numero di atleti e praticanti. La Polisportiva ha utilizzato cinque strutture sportive per realizzare tutta l’attività di cui sopra: il nostro meraviglioso Palasport “Cirillo Steffanini” per la pallavolo e le ginnastiche, ed ancora per la pallavolo la palestra comunale di San Quirino per un allenamento della squadra Under 15 e la Palestra Comunale di via Vesalio a Pordenone per due allenamenti della 2^ divisione, le sale del Centro Associativo “Sergio Endrigo” per la ginnastica dolce ed il salone dell’oratorio per la Zumba. Contiamo che la nuova Giunta Comunale rienumero 42 / Estate duemilaquindici Sport sca ad aggiungere una seconda palestra scolastica al fine di consentire alle nostre squadre di poter praticare la pallavolo nel nostro bel Comune ed alla Polisportiva di poter essere attiva con l’utilizzo del Palasport. Tra i risultati agonistici della pallavolo spicca il ritorno alla serie D femminile della prima squadra dopo la vittoria del campionato di prima divisione nella scorsa stagione agonistica 2013/2014. Ritorno, dopo che nel 2009, dopo 4 anni di serie D ed 1 anno di serie C, la Società Ginnastica Roveredana Vis et Virtus ha dovuto rinunciare al campionato regionale di serie C per l’abbandono in massa di tutti gli sponsor all’inizio della “crisi economica del Paese”, seguito dalla ripartenza nel 2009/2010, dalla 2^ divisione provinciale. Nel campionato il gruppo di 13 giocatrici ha avuto modo di far valere il loro talento con il 4° posto in classifica nella “regular season” che ha dato il diritto di disputare i Play Off per la promozione in serie C, con un grande seguito di pubblico ad applaudire le gesta delle nostre “virtussine”. Altro risultato di buon livello l’ha ottenuto l’under14 con il 3° posto in classifica, a 2 punti dalla quota play off per il titolo ed un’atleta selezionata nella rappresentativa del Centro di Qualificazione Provinciale.. Tutte le altre squadre giovanili stanno percorrendo la strada che le porterà a diventare, con l’aiuto di allenatori e famiglie, delle brave giocatrici di pallavolo. Spicca infine il raduno di minivolley organizzato al Palasport domenica 18 gennaio 2015, dove, sui 6 campi di gioco allestiti, hanno giocato 160 bambine e bambini dai 6 agli 11 anni divisi in 44 squadre. Per far funzionare la macchina organizzativa sono scesi sul parquet anche 12 dirigenti e dodici ragazze delle numero 42 / Estate duemilaquindici squadre Under che hanno arbitrato le oltre 70 partite giocate. È stato un impegno organizzativo di alto livello dal quale i mini atleti hanno tratto grande soddisfazioni avendo, le squadre iscritte, giocato almeno 3 partite ed ogni giocatore ricevuto come merenda un succo di frutta ed una brioches con la foto finale del gruppone. Di più non si poteva fare. Dopo il temine dei rispettivi campionati ufficiali della federazione italiana pallavolo le squadre dell’under 13 e dell’under 14 stanno disputando le Coppe Primavera e Provincia, nella quale ultima l’under 14 si è guadagnata l’accesso alle finali del 17 maggio, data prevista per festeggiare la fine della stagione agonistica con la Cena Sociale (tranne che per il minivolley la cui finale provinciale è prevista per il 24 maggio). È stata una stagione molto impegnativa, portata avanti con sacrificio ed abnegazione dai componenti il neo consiglio direttivo con il presidente Palmiro Bran, i vice presidenti Guido Cappella ed Aldo Monfrini ed i consiglieri Giuliano Capasso, Gessica Filippetto, Ramona Favretto, Valentina Bomben, nonché gli aggregati Barbara Lattanzio e Bruno Tassan-Chiaret, Loris Golin e Giuseppe Crisci, nonché i segnapunti, arbitri giovanili e dirigenti addetti agli arbitri federali che fanno parte dell’organico dei tesserati. L’impegno da parte degli addetti ai lavori continuerà, però, per tutta l’estate per costruire gli organici delle squadre per la prossima stagione, che inizierà ai primi di settembre per la pallavolo ed a metà settembre per il minivolley ed under 12 e 13 ed i corsi di ginnastica, zumba e nordic walking. Per informazioni 338 4798060 per il volley e 340 2841181 per le ginnastiche. 53 Sport Danza sportiva Tra i molteplici successi raccolti, impegnati nel Verona Open 2015 (Competizione Nazionale Standard e Latino Americane), lo scorso 26 aprile, Silvia Del Piccolo e Matteo Marzotto si sono classificati al 1° posto. Scrigno dei ricordi 24/08/1951 Festa dei ragazzi 10 aprile 1950, seconda di Pasqua In occasione della visita di don Luigi di Bahia Blanca (Argentina), parente della famiglia De Luca (Tonfo), insieme a don Mario Del Bosco 54 numero 42 / Estate duemilaquindici Anagrafe Parrocchiale Battesimi 30 novembre 2015 Pietro Soccio di Luciano e di Teresa Piu a maggio 2015 2 maggio 2015 Marco di Martino di Andrea e Isabella Michelizza 1 febbraio 2015 Melissa Corazza di Stefano Bruno e Cinzia Del Piccolo E dopo la pioggia arriva sempre l’Arcobaleno… È proprio così che vengono chiamati tutti i bimbi dopo una rinascita e Alberto e Marco sono il nostro arcobaleno. Volevamo ringraziare tutti i nostri parenti, amici e don Ruggero che hanno partecipato a rendere speciale e unico il giorno del Santo Battesimo di Marco e grazie anche al suo fratellino Enrico che da lassù ci ha regalato una bellissima giornata di Sole dopo tanta pioggia. Mamma e Papà 22 marzo 2015 Emma Mascherin di Alex e Ivanka Vlainic Sofia Turiaco di Adriano e Elisa Zanardo 17 maggio 2015 Luis Miguel Porro di Alessandro e Antonella Buttazzoni 23 maggio 2015 Giselle Luise di Gabriele e Karin Bran Giulia Noemi & Elena Maria Barbin di Andrea e Laura Antoniolli 31 maggio 2015 Davide Poletto di Massimo e Nicole Murando 6 aprile 2015 Edoardo Valerio di Filippo e Adriana Silveri Leonardo Plazzotta di Stefano e Jessica De Mattia Sofia Giurgica di Cosmin Mihai e Mickaela Benekova 26 aprile 2015 Alessandro Babuin di Fabio e Serena Bragato numero 42 / Estate duemilaquindici Francesco Nestola di Antonio e Gabriella Vernile Leonardo Oliva di Marco e Elisa Fantuz Laila Beatrice Volpe di Marco e Tamara Clemente 55 Anagrafe Parrocchiale Matrimoni Matrimoni 11 aprile 2015 Eva Hippel e Carmelo Falconieri 16 maggio 2015 Sara Silvestrin e Mauro Gioacchino Di Profio 23 maggio 2015 Sara Veneri e Francesco Maset 31 Maggio 2015 Greco Rossella e Diego Panighel 20/09/2014 Matrimonio di Fabio Cannioto con Anna Rita Marcantonio celebrato a Catania (Basilica “La Colleggiata”) in ricordo di zia Maria Nata il 22 Settembre 1912, prima di tre sorelle in una semplice famiglia rurale del tempo, dove la madre reggeva le sorti della famiglia stessa dovendo provvedere al menage quotidiano in assenza del marito, all’estero per lavoro. Nonna “Luta” Angela Cadelli (del ceppo dei “Barilons”) dovendo preoccuparsi della coltivazione dei campi, della gestione della piccola stalla e della gestione amministrativa del nucleo familiare, sorretta sempre dal sostegno finanziario delle rimesse dall’estero di nonno Ruggero De Luca (del ceppo dei “Tonfi”), ha cresciuto zia Maria con le regole di una rigida educazione. Zia Maria, ancora giovane, ha dovuto fare da mamma alle due sorelline Evelina e Pasqualina, provvedendo alle faccende domestiche mentre la nonna era altrimenti impegnata. Pare bello ricordare di Lei un aspetto che ha mantenuto vivo sino a poche settimane fa, quando ancora un briciolo di lucidità la sorreggeva: la condivisione. Quando nei pasti le veniva posto il piatto con la pietanza tendeva a fare tre parti: due erano “per me sours” – per le mie sorelle. Sposata a 26 anni, il 28 Febbraio 1938 con il suo amato Nuto (Benvenuto Del Piccolo) nella Parrocchia di S. Eusanio, in quel di Rieti, ha raggiunto il marito dove questi era riuscito a trovare lavoro come cameriere. Non è riuscita ad avere una propria discendenza e questo è sempre rimasto un suo cruccio, non sempre nascosto, ma riteniamo che 56 nel suo cammino terreno abbia trovato dei nipoti capaci ad assisterla e a manifestarle affetto come dei figli. Quando la suocera è rimasta sola, zia Maria l’ha accolta in casa ma nella primavera del 1961 la sua casa si è improvvisamente svuotata: in due mesi vengono a mancare la suocera e poi il marito. Ritornano a farsi sentire questioni economico-finanziarie e preoccupazioni. Avanzando l’età dei propri genitori li prende con se’ fino alla loro dipartita e questo consente alla Zia di diventare una forte e nerboruta agricoltrice ed una attenta ed oculata amministratrice della esigua pensione INPS. Ricordiamo che diceva sempre “no se sa de che muart ca se ha da murì!” (significato: non si sa cosa riserva la vecchiaia - sapienza umana sempre valida). Forte, tenace, fiduciosa, caparbia, assiste il papà rimasto vedovo, lavorando con intensità mettendo a dura prova il suo organismo. Nella sua vita, anche segnata da momenti di malattia e di prova (ha subito più interventi operatori, ha perso contemporaneamente le due sorelle) non è mancata mai la generosità e l’ospitalità. Noi nipoti abbiamo avuto tutti la fortuna di essere stati accolti in casa di zia Maria. Le siamo riconoscenti per tutto quanto ha fatto per noi. Ed ora dopo questi lunghi anni a Lei generosamente concessi, grati per avercela concessa, la lasciamo andare in pace. Zia Maria ritorna dal tuo Signore nel quale hai sempre creduto, sperato, invocato e testimoniato con la vita. I Nipoti numero 42 / Estate duemilaquindici nella pace dei Santi Anagrafe Parrocchiale Anniversari La vita oltre la morte è un mistero che tocca le nostre anime e le nostre più intime attese ma la speranza cristiana ci ricorda come il Paradiso è sempre la nostra ultima mèta Pietro Mazzega Sbovata Anna Tassan Zorat + 24.06.1976 + 29.09.2007 Adele Parpinel Emilio Riolino Angelo Lisetto + 14.05.1970 +12.05.1975 +5.01.2006 Antonio Moras Carlo Daniel Rosa Michelazzi + 25.04.2014 + 27.04.2014 in Serrone + 5.04.12013 Sono ritornati al Padre 12.11.2014 Anna Zatti di anni 93 6.11.2014 Martina Cosatalunga numero 42 / Estate duemilaquindici 13.11.2014 Nicolò Bomben di anni 72 20.11.2014 Alessandro Spadotto di anni 47 24.11.2014 Marianna Turrin di anni 93 22.11.2014 Paola De Franceschi di anni 62 57 Anagrafe Parrocchiale Santi 4.12.2014 Guido Pagoni di anni 80 7.12.2014 Davide Savio di anni 79 16.12.2014 Cristian Ferri di anni 40 23.12.2014 Giuseppe Sedrani di anni 75 29.12.2014 Davide Santin di anni 100 2.01.2015 Armando Zorzit di anni 94 1.01.2015 Luigia Rossetti di anni 96 5.01.2015 Lauro Lucca di anni 91 12.01.2015 Argo De Franceschi di anni 83 22.01.2015 Minerva Bresin di anni 82 22.01.2015 Teresa Del Cont Bernard di anni 69 24.01.2015 Maurilio Del Piero di anni 93 29.01.2015 Luigi Venturini di anni 93 6.02.2015 Antonio Zarotti di Anni 86 10.02.2015 Serafina Sarry di anni 92 2.03.2015 Cesarina Traina di anni 86 11.03.2015 Giuseppe Paolin di anni 56 15.03.2015 Roberto Fantuz di anni 65 20.03.2015 Maria De Luca di anni 102 23.03.2015 Maria Iotti di anni 94 6.04.2015 Giovanni Schiavolin di anni 91 14.04.2015 Claudio Mian di anni 73 16.04.2015 Gaetana Monai di anni 85 20.04.2015 Antonio Dalla Libera di anni 85 27.04.2015 Angelo Pignat di anni 79 58 nella pace dei 30.04.2015 Enrico Benedet di anni 85 8.05.2015 Antonio Pizzioli di anni 94 18.05.2015 Gemma Buosi di anni 88 1.04.2015 Concettina Michelutto di anni 95 numero 42 / Estate duemilaquindici Ultimissime Alessandra Betto (il Gazzettino) L’ex gelataio diventato sacerdote Don Giancarlo cambia gusto alla vita CLAUT - Domenica 31 ha celebrato la prima messa a Claut (Pordenone), suo paese natale, perché il giorno prima era stato ordinato sacerdote. Sebbene rientri nella categoria delle «vocazioni adulte», con il suo entusiasmo e la sua serenità don Giancarlo Parutto, 52 anni, è la dimostrazione concreta del fatto che l’età non costituisce un ostacolo quando si vuole consacrare la propria vita a Dio e alla comunità, anche se fino a qualche anno prima ci si è dedicati ad altro: l’imprenditore artigiano. Da gelataio a sacerdote: come mai un passo così importante in età matura? «In realtà non è tardiva, ma risale a quando, ventiduenne, ricevetti la prima chiamata del Signore. Già allora desideravo entrare in seminario, ma per vari motivi (familiari ed economici) ho scelto una strada diversa. Questa inclinazione, quindi c’era già e mi ha sempre accompagnato durante gli anni in cui in Germania, assieme a mia sorella e a mio cognato, facevo il gelataio, prima come dipendente e dopo come contitolare di azienda. Si lavorava tanto, da mattina a tarda notte, tutti i giorni senza sosta, ma ho sempre trovato lo spazio da dedicare alla preghiera e agli altri. Tutto ciò mi faceva stare bene. Non ho mai smesso di essere un buon cristiano e ho sempre espresso una certa sensibilità nei confronti del prossimo». Quando e come è nata la sua vocazione? «Inizialmente non è stato un segnale semplice da decifrare. Sentivo una spinta forte verso la religione, ma non sapevo cosa fare e interrogavo il Signore per capire che cosa si aspettasse da me. A volte la vita ti costringe a compiere valutazioni diverse. Non avevo una famiglia agiata in grado di supportarmi. Dopo il biennio di studi all’istituto professionale di Arba, giunsi alla conclusione che dovevo necessariamente trovare un’occupazione, ma il cassetto che conteneva il mio sogno è sempre rimasto aperto. A un certo punto, circa nove anni fa, questa certezza è diventata granitica. Un lungo periodo di malattia e un incidente mi hanno spalancato definitivamente gli occhi: la sofferenza degli altri, più che la mia, mi ha dato la spinta decisiva. Non è stato facile mollare tutto: mio cognato e mia sorella sono rimasti molto sorpresi, ma poi hanno capito. Mi sono preso un anno sabbatico e ho intrapreso il percorso utile a raggiungere un buon discernimento spirituale. Da lì è venuto tutto il resto. La vita non è solo brio, fascino e divertimento». Mai un dubbio, un rimpianto? «Dopo il momento della svolta mai. Non ho avuto incertezze, anche se non sono mancati i momenti difficili, specialmente la malattia di mia madre Carlotta che oggi ha 89 anni. Non sono numero 42 / Estate duemilaquindici mai stato George Clooney, ma quando ero in Germania non mi sono mancate le occasioni per pensare di crearmi una famiglia mia. Non l’ho mai fatto, perché sapevo bene che non era quello che realmente desideravo. Io volevo donarmi completamente a una realtà ben più grande: una famiglia naturale non me l’avrebbe consentito, perché avrebbe rappresentato sempre una priorità. In ogni paese della provincia di Pordenone dove ho prestato il mio servizio, l’affetto espresso dalle persone mi ha fatto capire che era il modo in cui Dio mi voleva comunicare il suo amore. Era questa la famiglia che desideravo». Quali sono state le sue figure di riferimento? «Sono tante le persone che vorrei ringraziare, in primis don Davide Corba (presidente della Caritas), quando in giovane età era parroco di Claut: egli mi ha accompagnato dall’inizio del mio cammino; il mio primo padre spirituale, ora cappuccino e don Ruggero Mazzega il parroco che da un anno e mezzo ho la fortuna di affiancare». Come si spiega la crisi delle vocazioni? «Nella nostra provincia anche se non è certamente fiorente, negli ultimi anni si può cogliere un timido segnale di risveglio. Cresce nelle persone l’interesse di approfondire la propria fede. Purtroppo, molti giovani si perdono dietro alle futilità: il telefonino e il computer dominano il loro quotidiano, ma sono soltanto aspetti fugaci che alla fine non lasciano nulla. Quanto in realtà contano a fronte dell’amore che puoi ricevere dalla gente?». Che persona sarebbe stata se non avesse trovato la forza e il coraggio di diventare sacerdote? «Mi sarei sentito monco. Sono dispiaciuto soltanto del fatto che mia madre non può, per motivi di salute, partecipare alla giornata della consacrazione e alla mia prima messa. Si è tutti un po’ bambini e Dio è anche mamma: non abbandona mai il proprio figlio e lo accompagna lungo l’evolversi della vita che non si sa mai che cosa possa riservare». 59