Il vero bazooka è l`asse Fmi-Bce
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Il vero bazooka è l`asse Fmi-Bce
IL FUTURO DELL'EUROZONA Il vero bazooka è l'asse Fmi-Bce di Alessandro Leipold L a situazione sta degenerando seriamente. pare neanche più in grado di salvare se stessa, poiQuando il contagio bussa anche alla porta ché ogni aiuto indebolisce chi lo dà e ne intacca il di Berlino, come avvenuto mercoledì con il merito di credito. L'ultimo esempio è fornito dal flop dell'asta dei Bund tedeschi, è chiaro che i dubcaso Dexia, espressione dell'abbraccio mortale bi del mercato non investono più soltanto la debotra crisi bancaria e crisi del debito sovrano - crisi le periferia meridionale dell'Eur'ozona, ma si gemelle, trattate troppo a lungo come fenomeni estendono ormai alla sopravvivenza dello stesso indipendenti. L'accordo di salvataggio francoprogetto euro. E c'era da aspettarselo: l'inetta gebelga per la Dexia è alle corde, poiché i due partstione della crisi ha svelato appieno l'incapacità ner sono essi stessi sotto forte pressione, con la dell'Europa di compiere il salto qualitativo necesFrancia a rischio di perdere l'ormai palesemente sario per instaurare un'unione economica e mogenerosa valutazione tripla A. E quando (non se) netaria degna del nome. ciò avverrà, cadrà anche l'intera impalcatura del fondo Efsf, che si regge sulle garanzie dei pochi Molto si è detto su cosa sarebbe necessario in Stati dell'Eurozona che ancora godono del rating questa direzione; si vedano, ad esempio, i cinque massimo. Tanto è che continua ad ampliarsi anpunti del Manifesto per l'Europa pubblicato il 1° novembre sul Sole 24 Ore. Ma questi passi incon- che lo spread tra Bund ed emissioni Efsf e ci si trano un classico ostacolo di sequenza. Da un la- comincia persino a chiedere chi salverà lo stesso to, i passi possibili a breve (come gli eurobond) ' fendo salva-Stati. Non sorprende che in questa situazione il potenziamento dell'Efsf deciso a fisono giudicati prematuri dalla Germania e da alne ottobre sia in alto mare, e che i Brics non abbiatri Paesi, perché si considera che prima vada inno nessuna intenzione di contribuirvi. itaurata una disciplina più vincolante, in modo che laprotezioffé offerta dàibond comuni siameIn sostanza, quando una crisi investe un'intera ritata e non una scappatoia per allentare gli sforregione, diventa difficile per la regione stessa tizi. Dall'altro lato, i passi propedeutici per guadararsene fuori. Certo, i veti all'azione della Bce gnarsi tale merito - il rigore imposto da modifinon aiutano, ma non serve illudersi che siano fache ai Trattati - richiedono a loro volta tempo. cilmente superabili. Tuttavia, dietro le quinte, vi Tempo che oggi proprio non c'è, per star lì a disono discussioni in corso su una via di superascutere quale sia il carro e quali siano i buoi. mento che, pur bizantina, potrebbe forse essere Si sta assistendo al diffondersi del contagio accettabile e funzionare. all'intera area euro. Le interconnessioni di queContinua • pagina 2 sta epidemia sono ormai tali che l'Europa non ap- La via allo studio - non smentita, ma certamente tutt'altro che acquisita - è quella di prestiti della Bce al Fondo monetario internazionale. Mentre lo statuto della Bce vieta, come è noto, il finanziamento diretto dei governi, l'articolo 23 prevede invece che «la Bce e le banche centrali nazionali possono... effettuare tutti i tipi di operazioni bancarie con i Paesi terzi e le organizzazioni internazionali, ivi incluse le operazioni di credito attive e passive». L'Fmi, a sua volta, potrebbe usare tali fondi potenzialmente anche congrui, date le possibilità illimitate della Bce - per fornire liquidità ai Paesi euro in difficoltà. E potrebbe farlo imponendo la classica condizionalità delle sue operazioni, togliendo la Bce dall'imbarazzo del ruolo inconsueto rico- perto ad agosto con le lettere all'Italia e alla Spagna. Si supererebbe così anche la preoccupazione di chi vede negli eurobond un aiuto incondizionato e fonte di "inorai hazard". Infine, l'Fmi si assumerebbe anche il rischio di credito, cosa che può fare con un certo agio, dato lo status di creditore preferenziale di cui gode, a differenza delia Bce. Infine, l'Fmi ha questa settimana annunciato un'estensione della sua rete anti-contagio, con l'introduzione di una nuova linea di credito per fornire liquidità a Paesi colpiti dalla crisi (sia qui detto per inciso: la creazione di questo strumento e altre importanti innovazioni recenti del Fondo devono molto a Reza Moghadam, nominato la settimana scorsa a nuovo capo del dipartimento europeo; da lui possiamo attenderci creatività, ma anche notevole grinta, nel monitoraggio Fmi dell'Italia). Le risorse del nuovo strumento sono limitate; per l'Italia, il finanziamento a disposizione sarebbe di appena 43 miliardi di euro (raddoppiarle se l'accordo viene esteso a due anni), contro gli oltre 2oq miliardi di euro di debito in scadenza nei prossimi mesi. Lo strumento potrebbe però giocare un ruolo chiave se facesse parte di un pacchetto con fondi provenienti anche dalla Bce. Il direttore dell'Fmi, Christine Lagarde, ha definito la nuova linea di credito «un altro passo verso la creazione di una rete di sicurezza efficace per affrontare-le crescenti interconnessioni globali». Appunto: con la crisi dell'euro ormai con ripercussioni globali, la risposta deve anch'essa assumere una dimensione globale, che tenga conto degli interessi della comunità internazionale nel suo complesso, con buona pace degli orgogli parrocchiali del Vecchio mondo. Accettando tale monitoraggio internazionale, l'Europa avrebbe inoltre maggior titolo per richiamare all'ordine anche gli Stati Uniti, il cui approccio alla riduzione del proprio debito si è rivelato altrettanto disfunzionale. E chissà che il fatto che la gestione della crisi europea non sia più soltanto nelle mani di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy non serva, di per sé, a iniettare una dose di fiducia nei mercati, aiutando anche il Govèrno Monti nei suoi difficili primi passi. Alessandro Leipold [email protected]