elaborati preliminari puc

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elaborati preliminari puc
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
0.0.0 PREMESSA.......................................................................................................................................................... 3
0.1.0 IL Q UADR O NORM ATIVO REG IONALE: EVOLUZIONE E PROSPETTIVE ..................................................................... 3
0.2.0 IL P UC NELL’ATTUALE QUA DRO N ORMATIVO REGIONALE ................................................................................... 5
CAPO I ANALISI E QUADRO CONOSCITIVO.......................................................................................................... 7
A.0 – INQU ADRAM ENTO E GEN ERALITÀ ............................................................................................................................ 7
A.0.1 Inquadramento territoriale – Analisi del contesto .....................................................................................7
A.0.2 Sistema della mobilità ..................................................................................................................................8
A.0.3 – Uso e assetto del territorio – Cenni storici..............................................................................................11
A.0.4 Patrimonio storico architettonico .............................................................................................................17
A.1 – QUAD RO CO NOSC ITIVO NORMATIVO ..................................................................................................................... 25
A.1.1 Corredo urbanistico attuale .......................................................................................................................25
A.1.2 Vincoli derivanti da norme ambientali – Vincoli beni culturali Rispetti Altri vincoli........................26
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A.2 – QUAD RO CO NOSC ITIVO AMBIENTALE.................................................................................................................... 28
A.2.1 – Il Rischio sismico e geologico..................................................................................................................28
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A.2.2 – Autorità di Bacino – Piano di Bacino – Piani Stralcio ...........................................................................31
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A.2.3 – Il Piano di Tutela delle Acque ...................................................................................................................36
A.2.4 Rischio Alluvioni.........................................................................................................................................37
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A.2.5 – Progetto pilota torrente Salzola................................................................................................................41
A.3 P IANIFICAZIONE
D I COO RDI NAMENTO TE RRITORI ALE ........................................................................................... 44
A.3.1 Il Piano Territoriale Regionale (PTR)........................................................................................................44
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A.3.2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) .......................................................................55
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A.3.3 PSR 2007 2013 ............................................................................................................................................69
A.4 AN ALISI DEI DATI DEMOG RAFICI ............................................................................................................................. 74
A.4.1 Andamento demografico comunale..........................................................................................................74
A.4.2 Distribuzione della popolazione sul territorio..........................................................................................75
A.4.3 Analisi della struttura familiare e andamento del numero di famiglie...................................................76
A.5 SISTEMA INSEDIATIVO E PATRIM ONIO ABITATIVO .................................................................................................. 77
A.5.1
A.5.2
A.5.3
A.5.4
Distribuzione, dotazione e titolo di godimento delle abitazioni .............................................................77
Abitazioni non occupate da residenti o vuote .........................................................................................79
Rapporto Vani/Stanze.................................................................................................................................79
Abitazioni occupate da residenti: grado di utilizzo .................................................................................80
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
A.6 CA RTA UNICA D EL TER RITORIO (VINCOLI, TUTELE E VULN ERAB ILITÀ)................................................................ 81
CAPO II DOCUMENTO STRATEGICO .................................................................................................................... 82
B.2.0 TRA SFORMAB ILITÀ AMBIENTALE ED IN SED IATIVA ............................................................................................ 85
B.2.1 La Carta della Trasformabilità ambientale e insediativa.........................................................................85
B.2.2 Principi e criteri perequativi e compensativi ...........................................................................................87
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
0.0.0 PREMESSA
0.1.0 IL QUADRO NORM ATIVO REGIONALE: EVOLUZIONE E PROSPETTIVE
Ad oltre ventidue anni dalla prima legge urbanistica regionale (la L.R. n.14/82), la Regione Campania nel
2004 ha rivisitato profondamente la disciplina di competenza, anche in conseguenza della riforma del Titolo
V della Costituzione del 2001.
La L.R. n.16/2004 (“Norme sul governo del territorio”) ha quindi visto un primo periodo di applicazione
durante il quale, a fronte di principi e procedure fortemente innovativi, mancavano adeguate indicazioni di
metodo e prassi.
A tale carenza la Regione ha inteso rimediare, in un certo qual modo, con una serie di direttive e norme
tecniche approvate con delibere di G.R. n.627/2005, n.635/2005 e n.834/2007.
In particolare, con l’ultima delle predette delibere, assunta quasi tre anni dopo l’entrata in vigore della L.R.
n.16/2004, venivano emanate le 62
)
5
7.
Tuttavia, dette disposizioni non hanno avuto “lunga vita”.
Infatti, dopo le modifiche “minori” alla L.R. n.16/2004 introdotte dalle LL.RR. 15/2005, 1/2007 ed 1/2008, la
Regione ha rivisitato in maniera decisamente più profonda il quadro normativo regionale in materia di
“governo del territorio”, introducendo ulteriori e più sostanziali innovazioni con la L.R. n.1/2011.
L’innovazione più incisiva alla L.R. n.16/2004 è stata sicuramente l’introduzione dell’art.433bis, che rinvia
ad un regolamento di attuazione la disciplina dei procedimenti di formazione degli strumenti di
pianificazione territoriale ed urbanistica e di altri strumenti ed istituti connessi (accordi di programma, piani
settoriali regionali, comparti edificatori, ecc…).
Il Regolamento di Attuazione della L.R. n.16/2004 (R.R. n.5/2011) è stato quindi emanato il 4 agosto 2011
e pubblicato sul BURC n.53 dell’8 agosto 2011, ossia dopo quasi sette anni dalla promulgazione della
legge originaria.
Nel gennaio 2012, poi, l’AGC n.16 della Regione Campania ha rilasciato un 64
(
7, contenente indicazioni di carattere operativo sull’applicazione delle norme procedimentali
introdotte dal Regolamento, nell’intento di definire 6
5 )
5
7.
Ciò malgrado, a tutt’oggi, a dieci anni dalla L.R. n.16/2004 e a tre anni dal Regolamento di attuazione,
ancora non si è pervenuti ad una precisa ed univoca codificazione né sotto il profilo contenutistico, né sotto
quello procedurale.
Quanto innanzi si verifica principalmente in conseguenza delle incoerenze tuttora sussistenti tra la Legge e
il Regolamento.
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
In particolare, la prima stabilisce all’art.3, co.3, che 6
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5
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)
)
5
7, senza esplicitare in modo chiaro la struttura
progettuale degli strumenti di pianificazione, diversamente dalle Leggi urbanistiche di altre Regioni che
sanciscono in modo chiaro l’autonomia tra la parte strutturale e la parte programmatica, con le rispettive
diverse valenze e procedure.
Nel contempo, il Regolamento stabilisce all’art.9 che 6*
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87, riportando per ciascuno dei suddetti due “piani” una precisa e distinta definizione dei rispettivi
contenuti.
Quanto innanzi sembra sanare la lacunosità dell’art.3 della L.R. n.16/2004, chiarendo la distinta natura e
portata del
(disposizioni strutturali) e del
(disposizioni
programmatiche).
Tuttavia all’art.3 lo stesso Regolamento disciplina il procedimento di formazione e pubblicazione dei piani
senza accennare alla distinzione tra
e
di cui al succitato art.9,
dando così adito a diverse interpretazioni che rinvigoriscono l’incertezza applicativa.
Inoltre, l’art.25 della L.R. n.16/2004 definisce gli Atti di Programmazione degli Interventi (API) come una
elaborazione autonoma e successiva al PUC (cfr. art.25, co.1: 68
7), ancorché da approvare 68
9
7 (cfr. art.25, co.7), assunto che gli comunque gli API (assimilati ai “programmi
pluriennali di attuazione”) vanno coordinati con i bilanci pluriennali e con la programmazione triennale delle
OO.PP. dei Comuni, assumendo quindi una portata temporale limitata.
Nel mentre, l’art.9, co.7, del Regolamento prevede che 6;
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!7, cosicché non risulta chiaro come possa un PUC, se interpretato come strumento urbanistico
unitario ed unico, contenere al suo interno un elemento (gli API) che, da un lato, ha una portata temporale
limitata e verosimilmente ancora più ristretta di quella del 6
7 e, dall’altro, deve essere
obbligatoriamente conforme allo stesso PUC che lo contiene, che diviene così al tempo stesso un piano a
tempo indeterminato ma anche a tempo determinato, un piano flessibile ma anche immutabile se non con
una defatigante procedura di variante.
Le incertezze, come può evincersi da quanto finora illustrato, sono molte e ad oggi risultano aggravate
dalla Ordinanza del TAR di Napoli depositata il 14/05/2014, che in merito alla questione di legittimità
costituzionale dell’articolo 433bis della L.R. n.16/2004 (ai sensi del quale è stato emanato il Regolamento di
Attuazione n.5/2011), sollevata dal Comune di Napoli, ha disposto l’immediata trasmissione degli atti alla
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Corte Costituzionale per le valutazioni di competenza.
Si opera, pertanto, in un contesto di incertezza e finanche di palpabile precarietà, tanto è vero che la
questione è già oggetto di dibattito tra la Regione e gli organismi professionali della materia.
Ad ogni modo, ad oggi il processo di formazione del piano deve necessariamente seguire il modulo
contenutistico e procedurale tuttora in vigore, come di seguito riepilogato con la sistematicità resa possibile
dalle circostanze appena illustrate.
0.2.0 IL PUC NELL’ATTUALE QUADRO NORM ATIVO REGIONALE
L’attività di pianificazione urbanistica comunale (come anche quella provinciale), nel sistema delineato
dalla
, si esplica mediante (cfr. art.3, comma 3):
a) disposizioni strutturali,
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b) disposizioni programmatiche,
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7 del 04.08.2011, n.5, pubblicato
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, all’art.9 ha definito i termini di attuazione del succitato art.3, stabilendo che:
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Inoltre, il Regolamento n.5/2011 introduce lo strumento del PIANO PRELIMINAR E che, unitamente al
RAPPO RTO AMBIENTALE PR ELIMINAR E (cfr. Regolam. n.5/2011 3 art.2, co.4; art.3, co.1; art.7, co.2),
costituisce la base di partenza per le attività di consultazione, condivisione e partecipazione che dovranno
portare alla definizione di un quadro pianificatorio comunale “sostenibile” non solo sotto il profilo
“ambientale”, ma anche sotto il profilo “sociale”.
Il “"
”, nell’intento di esplicitare le procedure di formazione degli
strumenti di Governo del Territorio previsti dalla L.R.16/04, prevede che il Comune, in qualità di
proponente, elabora il PIA NO PR ELIMINA RE del PUC, composto da indicazioni strutturali e da un documento
strategico.
Il Preliminare, insieme ad un “Rapporto Preliminare sui possibili effetti ambientali significativi dell’attuazione
del PUC”, diventano quindi il “corpus” per l’avvio delle procedure contestuali di VAS e di Pianificazione,
base per l’Auditing con le Associazioni e con i soggetti pubblici interessati e base per la consultazione con
gli SCA (Soggetti con competenze ambientali).
Alla luce di quanto esposto, il Piano Preliminare è un documento di ipotesi sul nuovo PUC, basato su un
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
quadro conoscitivo di prima approssimazione e contente un complesso di obiettivi strategici preliminari; un
documento “informale”, non esaustivo né prescrittivo, fatto per suscitare la discussione intorno alle ipotesi
in esso rappresentate.
In altre parole, lo scopo del Piano Preliminare è di stimolare, sin dalle fasi iniziali della redazione del
Piano, la partecipazione di cittadini, Enti ed organizzazioni affinché questi, quali soggetti che
concretamente vivono e operano sul territorio, possano fornire informazioni e contributi utili a
definire un quadro conoscitivo e programmatico condiviso per il territorio.
Contemporaneamente, ulteriori contributi, in tal senso, potranno essere forniti dai soggetti con competenze
ambientali (SCA) ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. .
Pertanto appare evidente che, dopo la fase preliminare, il momento partecipativo e la consultazione degli
SCA, il Piano Strutturale potrà avere contenuti anche sensibilmente diversi da quelli del Piano Preliminare.
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
CAPO I ANALISI E QUADRO CONOSCITIVO
A.0 – INQU ADRAM ENTO E GEN ERALITÀ
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Situata dai 276 ai 553 m. s.l.m.(con un’altitudine del centro abitato di 294 mt s.l.m.), di superficie territoriale
pari a 8,53 kmq. in provincia di Avellino, e sviluppatasi intorno allo specus Martyrum (IV sec.) e al castello
di Truppoaldo da cui prese il nome (X sec.), la città di Atripalda vanta una storia millenaria che affonda le
sue radici nella città di
della quale cospicue testimonianze vengono alla luce in località Civita.
Contigua al comune di Avellino, Atripalda dista dal centro del capoluogo di Provincia circa 4 Km e confina,
inoltre, con i comuni di Aiello del Sabato, Avellino, Cesinali, Manocalzati, San Potito Ultra, Santo
Stefano del Sole, Sorbo Serpico. L’intero ambito territoriale di Atripalda si caratterizza per la
presenza di importanti attrattori, tra i quali, oltre la città capoluogo di Avellino e l’importante svincolo
autostradale di Avellino Est, si ricorda il polo industriale della zona A.S.I. di Pianodardine.
Dal punto di vista morfologico, il territorio è caratterizzato da una conca pedemontana alle pendici del
Monte Partenio, tanto da essere ricompresa nella Regione Agraria n.8 – Colline di Avellino.
Il sistema insediativo comunale è costituito oltre che dal centro capoluogo, contiguo all’abitato di
Avellino ed ai centri di Faenzera3Pastenaca del Comune di Manocalzati e Macchie del Comune di San
Potito Ultra, dalla località San Vincenzo, contigua al Centro Sabina del Comune di Aiello del Sabato ed al
centro Cesinali del comune omonimo, e dalla Località Alvanite.
Il campo rurale aperto è interessato da nuclei e aggregati prevalentemente residenziali sviluppati lungo la
viabilità locale (strade provinciali), così come evidenziato anche dallo stesso documento preliminare del
PTCP della Provincia di Avellino nella Carta della naturalità (tavola 1.1.1b) .
Sotto il profilo ambientale
naturalistico il territorio è caratterizzato dalla presenza di un articolato
reticolo idrografico definito dal Fiume Sabato e dai torrenti Salzola e Fenestrelle, dalla presenza di
numerose aree boscate e mosaici agricoli di grana minuta, a tratti in condizioni di notevole frammentazione
ecologica per la presenza del reticolo infrastrutturale, di nuclei ed aggregati insediativi e di manufatti minori.
Di particolare interesse risulta essere il
.
Ad ovest il territorio comunale si caratterizza per la predominanza di una copertura a boschi di latifoglie,
per la presenza di terreni utilizzati a pascolo naturale o pascolo non utilizzato, nonché per sistemi colturali
complessi.
Sul declivio di una ridente collina con clima particolarmente asciutto e soleggiato si estende il verde
lussureggiante del Parco di S. Gregorio
Pietramara che domina tutta la valle del Sabato. Lassù,
secondo un’antica tradizione, era presente un tempio romano, il leggendario Atrio di Pallade, da cui
sarebbe derivato il nome di Atripalda, e tutt’ora, in zona Pietramara, si individuano i resti di un acquedotto
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
romano.
Scipione Bellabona, nel ´600 parlò dell'esistenza di un bosco paludoso, "atra palus", e di un fiume che lo
costeggiava, il Salzola. Al suo interno sono presenti quattro antiche case coloniche dirute ed alcuni pozzi
per attingere l’acqua sorgiva, di cui uno particolarmente antico, ricoperto di edere e numerose liane, che
testimoniano sia la straordinaria ricchezza di acque che la bellezza selvaggia dei luoghi.
Le piante arboree più diffuse nel parco sono pino strobo, pino eccelsoe pino insigne, mentre accanto alle
case coloniche si ritrovano alberi da frutto ed arbusti pregiati (mortelle); dovunque il terreno è ricoperto di
edere e fragole di bosco.
Indicatore
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Fonte
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Il progetto di Piano, pertanto, non potrà prescindere da tali caratterizzazioni fondamentali del territorio,
meglio dettagliate di seguito.
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L’ambito territoriale così definito è servito da alcune importanti infrastrutture di comunicazione quali, in
primis, il raccordo autostradale Avellino Salerno che assicura i collegamenti verso sud (Autostrada A3/
Napoli – Reggio Calabria) e che, in particolare, collega il capoluogo irpino con il polo universitario
dell’Università di Salerno presso Fisciano, a pochi metri dall’uscita omonima del raccordo, ed il casello
autostradale Avellino Est della A16/ Napoli Bari che garantisce i collegamenti tra il versante tirrenico e
quello adriatico del paese, nonchè i collegamenti con le zone dell’Alta Irpinia dal lato orientale e col
napoletano dal lato occidentale.
Il territorio è inoltre servito dalla Circumvallazione Sud di Avellino o Variante, una sorta di tangenziale
sud del capoluogo irpino, in comune con il tratto finale della SS7 bis che collega il casello di Avellino Ovest
dell’A16 con la SS 7 presso il casello di Avellino Est dell’autostrada A16. Questa strada, in particolare nei
momenti di festa cittadina o in occasione del mercato, offre un ottimo collegamento tra la zona periferica di
Atripalda con l'altra parte della città, oltre che con l'autostrada.
La S.P.24, detta anche Tufarole – Aiello, garantisce i collegamenti con i comuni contermini dell’area urbana
meridionale di Avellino ed il collegamento con la Strada dei Due Principati 3 S.S. 88 che collega Salerno,
Avellino e Benevento terminando presso Morcone nell’area beneventana ed attraversando l’avellinese
prima e la Valle dell’Irno poi per terminare a Salerno.
la S.P. 162 collega Atripalda con il serinese, la S.P. 61 con Manocalzati, Montefalcione e la Strada
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Nazionale delle Puglie S.S. 7.
Inoltre la città è servita dalla vicinissima stazione ferroviaria di Avellino, ai confini comunali, che la collega a
Benevento e Salerno e la collegava alle aree dell’alta Irpinia attraverso la ormai disattivata storica ferrovia
Avellino – Rocchetta Sant’Antonio.
Numerosi sono anche i collegamenti della mobilità urbana che la collegano ad Avellino ed alla sua area
urbana.
Il Comune di Atripalda si inserisce, secondo la classificazione posta in essere nel PTR ex L.13/08, nel
Campo Territoriale Complesso n. 4 Area Interprovinciale Caserta – Benevento Avellino, contesto
territoriale che si colloca al centro della parte settentrionale del territorio regionale, in un’area intermedia tra
le province di Benevento e di Avellino.
I collegamenti stradali extraregionali che si dipartono da questo campo sono l’autostrada A16 (attraverso il
raccordo “Castel del Lago3Benevento” tra l’A16 e la tangenziale di Benevento), la SS 88 “dei due principati”
e la SS 212 (direzione Molise), la SS 369 e la SS 90 bis “delle Puglie” (direzione Foggia).
Le linee ferroviarie a servizio di quest’area sono cinque: la Cancello3Benevento, la Caserta3Benevento, la
Benevento3Foggia, la Benevento3Avellino e la Benevento3Campobasso.
Gli interventi infrastrutturali previsti consentono il perfezionamento del sistema della mobilità mediante la
chiusura della maglia autostradale tra i capoluoghi di Provincia della Campania, il collegamento del
territorio compreso tra Caserta e Benevento alle aree costiere ed alla rete autostradale nazionale e il
miglioramento delle condizioni di accessibilità delle aree interne della provincia di Benevento e di Avellino.
Dette previsioni di interconnessione tra le aree interessate e le reti nazionali, incrociandosi con alcune
componenti strutturali della rete ecologica e del sistema dei valori paesistici ed ambientali, dovranno
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
essere attuate attraverso interventi per i quali siano valutati con attenzione gli impatti in termini di sistema.
A livello locale un intervento programmato è
l’asse attrezzato Pianodardine – Valle Caudina,
infrastruttura stradale volta a collegare gli agglomerati ASI di Pianodardine (Avellino) con quelli della Valle
Caudina (Cervinara), nell’ambito delle aree industriali del Consorzio ASI della Provincia di Avellino.
L’asse, attraversando territori a cavallo tra le province di Avellino e di Benevento alla base del Partenio, di
grande valore agricolo (produzione vitivinicola di grande qualità, come ad es. le aree del Tufo) e
paesaggistico, collegherà l’area di Pianodardine (Avellino) con il Comune di Airola, collegandosi poi con la
Strada Fondovalle Isclero, passando per i comuni di Roccabascerana, S. Martino Valle Caudina e
Cervinara.
A.0.2.1 3 Livello di integrazione con le diverse modalità di trasporto urbano
La mobilità urbana all’interno del territorio comunale e con il centro di Avellino è garantita da diverse linee
di autobus, che viaggiano verso il capoluogo. La mobilità ed il trasporto nel comune di Atripalda è per lo più
caratterizzato dalla tipologia su gomma, l’asse di maggior interesse è la SS7 che segna i collegamenti con
Lioni, verso sud, ed Ariano Irpino verso nord, oltreché con tutti gli altri vari comuni dell’Alta Irpinia.
Altre forme di mobilità riguardano quella su rotaia, data la vicinanza e perciò, facilmente raggiungibile, la
stazione della FS sita nel comune confinante di Avellino a ridosso del confine comunale con Atripalda.
E’ da sottolineare, infine, che in seguito all’Accordo di Reciprocità è stato redatto il Piano Strategico di
Avellino che prevede la realizzazione di un sistema di metropolitana leggera che collega tutto l’hinterland
avellinese da ovest, Monteforte Irpino, ad est, Atripalda.
ACCORDO DI RECIPROCITÀ SISTEM A INTERCOM UNALE AVELLINESE TAV N.5 M OBILITÀ SOSTENIBILE DI PERSONE E M ERCI
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
A.0.2.2 3 Prestazioni infrastrutturali da garantire
I collegamenti interni principali del tessuto urbano di Atripalda sono caratterizzati, in senso ovest – est,
dall’asse di via Appia – via Roma che segna la dorsale strutturale del sistema della mobilità che
attraversa poi lo stesso nucleo storico e continua sino al limite comunale con via Pianodardine, verso
Manocalzati, e via Fiume che la interseca e definisce il lungo Sabato nella parte meridionale.
Altro asse urbano di collegamento veloce in grado di bypassare il centro abitato è sicuramente la S.S. 7
bis Circumvallazione Sud di Avellino, di cui si prevede già nel P.T.C.P. di Avellino, per il tratto ricadente
nel territorio di Atripalda, un adeguamento con sistemazione autostradale delle carreggiate.
Su questo sistema della mobilità principale, al fine di garantire una maggiore percorribilità del tessuto
urbano, con un effetto di decongestione, al contempo, del centro storico e dell’immediato ambito urbano, si
è programmato di intervenire sia potenziando il sistema della mobilità esistente, con un ammodernamento
della viabilità principale ed intercomunale, e sia valorizzando le risorse esistenti sul territorio, di tipo
naturalistico e archeologico, con interventi di mobilità leggera lungo le aste fluviali del Fenestrelle e del
Sabato, attraverso i resti dell’antica Abellinum, e con la previsione di piste ciclabili che coinvolgono i
progetti della Rete Cy.Ron.Med.
Via F.Tedesco Via Atripa lda V ia Pianodard ine
SS.7 bis
Via Roma
Via Appia
Via Fiume
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La storia di Atripalda è ricca di fascino, generosa di eventi eccezionali e di uomini leggendari.
Fondata, secondo le ipotesi fantasiose di antichi scrittori, da Sabatio, pronipote di Noè, il quale avrebbe
dato il nome di Sabathia al primo insediamento umano che trovò vita lungo la vasta fascia di terra bagnata,
ieri come oggi, dal corso fluviale del “Sabato”, così denominato proprio in omaggio al discendente di Noè,
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
la primitiva città di Atripalda ospitò, sul pianoro tufaceo che da nord3ovest domina l’attuale centro abitato,
l’antica città irpino3romana di Abellinum, localizzata presso la località 1
5 dove insisteva l'insediamento
hirpino, sulla riva sinistra del fiume Sabato, divenuta poi colonia romana per volontà di Silla nell’82 a.C.,
poco dopo le riforme agrarie promosse dai Gracchi.
Dai reperti archeologici ritrovati in tale sito è possibile dedurre la presenza di un altro insediamento
precedente, risalente fino all’età del Bronzo, popolato probabilmente dai Sabatini, considerati i grandi
antenati degli Atripaldesi, ai quali successivamente si sostituirono gli Hirpini, tribù appartenente al popolo
sannita.
Successivamente alla sanquinosa battaglia di Aquilonia, che concluse le guerre sannitiche (3433292 a.C.),
la città fu espugnata dai Romani che da allora, fino alla guerra sociale (91389 a.C.), la inquadrarono come
5 tenuta a prestazioni e tributi allo stato romano, ma dotata dei propri antichi ordinamenti e
di ampia autonomia amministrativa.
In seguito alla guerra sociale ed alla guerra civile tra Mario e Silla (86382 a.C. ), vinta da Silla
contrariamente allo schieramento irpino, il territorio fu organizzato secondo la forma delle colonie di
Pompei, Nola, Abella ed Aeclanum.
Ci fu così il definitivo insediamento della stirpe romana, formata prevalentemente da
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trapiantati da Silla tra le mura di Civita, che modificarono il territorio dal punto di vista etnico, culturale ed
economico.
Civita fu anche il rifugio di ex legionari dell'imperatore Augusto che, come racconta Plinio, sostenne
l'annessione di Abellinum all'Apulia.
Abellinum
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
In epoca successiva 3 tra il 220 ed il 230 d.C. 3 giunsero nell'antica città di Silla i veterani dell'imperatore
Alessandro Severo provenienti dall'Asia Minore.
In questo vorticoso avvicendamento di popoli e di tradizioni, non tutta la primitiva gente sabatina
abbandonò la terra di origine: molti indigeni, nel corso dei decenni, furono inesorabilmente assorbiti dagli
Abellinati dai quali appresero la lingua latina e con i quali conobbero momenti di splendore e di grandezza.
La città romana si sovrappose e inglobò il preesistente centro urbano; il vasto pianoro tufaceo a forma
quadrangolare fu cinto da poderose mure difensive ed il centro urbano fu impostato su una struttura
geometrica e razionale. Attraversato da due strade maggiori (cardo e decumano) che lo suddividevano in
quattro quadrati che s’incrociavano nella piazza del foro, quattro porte sorgevano allo sbocco di queste
strade che uscivano dalla città e continuavano attraverso l’area suburbana dirigendosi rispettivamente a
Nuceria, Beneventum e nell’alta valle del Calore.
Crisi economiche (III e IV secolo d.C.), violenti terremoti (346 d.C.), disastrose eruzioni vulcaniche (476
d.C.), invasioni di territori nel corso della guerra tra Goti e Bizantini (5353555 d.C.) e la penetrazione
sull'intero territorio della penisola dei Longobardi a partire dalla Pasqua del 568 d.C. spinsero fuori dalle
mura di Abellinum la colonia romana che si trasferì laddove oggi sorge l’odierna Avellino.
Atripalda dal Medioevo al XIX sec.
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Mentre sulla sponda sinistra del Sabato l’Abellinum sillana si spense dopo secoli di vita intensamente
vissuti, come testimoniano le scoperte archeologiche 3 resti di sepolcreto, di anfiteatro, di edifici termali, di
strade, sulla sponda opposta, il re longobardo Truppoaldo Racco, intorno all’anno Mille, riuscì ad ottenere il
riconoscimento di autonomia per la popolazione sparsa nella zona, distaccandola amministrativamente
dalla vicina Avellino longobarda, segnando, così la nascita di
.
Il re edificò la sua fortezza e la chiesa di San Pietro in cima ad un’altura che sovrasta la cittadina irpina; dal
castello scendeva una via pubblica che raggiungeva la chiesa paleocristiana di Sant’Ippolisto ove sorgerà
un borgo murato, zona attualmente chiamata Capo La Torre; il principale nucleo intorno a cui si accorperà
Atripalda sarà quello tra le chiese di Sant’Ippolisto 3 Santa Maria – Archi.
Atripalda nel corso degli anni, conobbe, oltre al dominio dei Longobardi, anche quello degli Svevi, Angioni,
Aragonesi, Francesi, Spagnoli, Saraceni e Greci.
Feudo dei Capece (Marino e Corrado nell'ottobre del 1254 guidarono re Manfredi nella sua fuga verso
Lucera e lo ospitarono per una notte nel castello di Atripalda) e quindi degli Orsini e dei Monfort, la città
registrò fin dal XIV sec. un notevole sviluppo economico che ne favorì l'espansione urbanistica e acuì i
motivi di attrito con la vicina Avellino.
Nell’epoca feudale la città della riva del Sabato, siamo nel 1502, divenne dominio della regina Giovanna
d’Aragona, nipote del re spagnolo Ferdinando il Cattolico. A distanza di dieci anni fu ceduta per 25.000
ducati a don Alfonso Castriota, primo marchese di Atripalda dal 1513.
Nel 1559 il “feudo Tripalda” fu acquistato per 60.200 ducati dal nobile finanziere genovese Giacomo
Pallavicini Basadonna e fu proprio in quegli anni che i cittadini vollero una “strada dentro la terra” per
imporre un pedaggio a quanti dai paesi limitrofi raggiungevano il capoluogo.
Con il dominio dei Caracciolo, dal 1564 al 1806, epoca in cui venne abolita la feudalità, la cittadina irpina
visse un periodo di grande splendore. Essi vi fissarono la propria dimora in un imponente palazzo, edificato
verso la fine del XVI secolo al di sopra di Capo La Torre, del quale ancora oggi si ammirano le poderose
strutture tardo3rinascimentali e uno stupendo parco, e nel 1581, passando anche Avellino sotto il dominio
dei Caracciolo, si andò esaurendo la vecchia rivalità tra le due città.
Mentre nel 1585 la chiesa di S. Ippolisto, sorta sin dal XII sec. sullo specus Martyrum, si guadagnava la
sospirata autonomia dal clero Avellinese, i Caracciolo, con una programmazione rivoluzionaria seppero
incentivare le risorse dell’intera valle bagnata dal Sabato, dando particolare impulso alle attività
economiche (potenziando la dogana e sviluppando le filande, la lavorazione del rame, della carta e
soprattutto della lana, e l’industria del ferro) e alla vita culturale (sostenendo con illuminato mecenatismo
l'Accademia degli Incerti).
Tra la fine del XVI e il XVIII sec. la città assunse l'assetto urbanistico che avrebbe conservato fino alla
seconda metà dell'ottocento: importante fu la costruzione, nella seconda metà del XVI sec., della nuova
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Regia strada delle Puglie, che potenziò la vocazione commerciale di Atripalda, e della strada Santa Maria;
in particolare la strada S. Maria, dove si erge la omonima chiesa annessa al convento dei PP. Domenicani
(XII3XVIII sec.) si arricchì di palazzi gentilizi e al di la’ del fiume Sabato fu costruito il convento e la chiesa di
S. Giovanni Battista (fine XVI sec.).
Nel passaggio dal Regno di Napoli al Regno delle Due Sicilie anche la cittadina irpina fu inglobata nella
suddivisione amministrativa del Principato Ultra.
Nel corso del XIX sec. Atripalda si sviluppò oltre il fiume Sabato, sulla riva sinistra, verso il
,
dove confluiscono le principali strade della città e dove, a partire dal 1885, fu edificata una nuova Dogana
oggi adibita a museo, costituita da una grande sala centrale a padiglione, sorretta da una spettacolare
struttura lignea di eccezionale ardimento e suggestione.
Gravemente danneggiata dal sisma del 23 novembre 1980, la città di Atripalda ha registrato negli ultimi
anni un notevole incremento demografico, e potenziato ulteriormente la sua antica vocazione commerciale,
determinata sin dal passato dalla sua felice posizione geografica, quale punto di transito obbligato per il
passaggio dal napoletano o salernitano verso l’alta Irpinia e la Puglia, e naturale, in quanto situata in una
conca ricca di acque e vicina a vaste estensioni boschive.
In tal modo poterono svilupparsi l’industria molinatoria, quella delle gualcherie e delle ferriere, le quali
potevano usufruire sia di energia idraulica che di abbondante legna per alimentare le forge.
Il mercato di Atripalda era ritenuto uno dei più importanti di tutto il Regno di Napoli (successivamente
Regno delle Due Sicilie), grazie alla sfarinatura dei grani ed alla costruzione nella seconda metà del XVI
secolo della nuova Regia strada delle Puglie.
Complessi di notevole importanza per il rifornimento cerealicolo, furono infatti le dogane di Atripalda ed
Avellino. Il grano, prima di essere caricato sui carri, veniva infatti sfarinato nella provincia avellinese, ed in
particolare nei molti mulini posto lungo il Calore ed il Sabato. Nella sola Atripalda all’epoca erano in
funzione 10 mulini.
Un nuovo rilancio dello sviluppo urbano di Atripalda si registra a partire dagli anni ’60 dello scorso secolo.
La struttura della cittadina in quegli anni appare simile agli inizi del Novecento, il centro urbano rivela
l’antica organizzazione insediativa a nucleo, dalla quale protendono due principali direttrici di espansione:
via Appia verso sud3ovest e via Manfredi verso Pianodardine. Il grande polo di piazza Umberto I, il centro
storico alla destra del Sabato e le suddette direttrici di espansione appaiono grosso modo intatte, non
essendovi affiancati e sovrapposti all’antica struttura urbana edifici di nuova costruzione.
Nel 1956 in comune viene dotato di Programma di Fabbricazione.
A partire dagli anni ’70 si concretizza l’espansione urbana della cittadina, con la nascita di veri e propri
quartieri e nuovi agglomerati, invece del previsto sviluppo lineare indicato nel citato Programma di
Fabbricazione lungo le direttrici di via Appia e via Pianodardine.
Il primo quartiere a svilupparsi fu quello compreso tra piazza Leopoldo Cassese, Cupa S.Nicola e via
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Maddalena, dove nel periodo che va dal 1963 al 1974 furono realizzati ben diciotto fabbricati.
Poi c’è il quartiere in località Civita, dove furono costruiti nove fabbricati, bloccato nella sua espansione dal
provvedimento di vincolo della Soprintendenza per i Beni Culturali, per i ritrovamenti archeologici nell’area
dell’antica Abellinum.
Nello stesso periodo nascevano i quartieri di via Circumvallazione e Via Appia.
Per via Appia il P.d.F. prevedeva due distinte zone di sviluppo per abitazioni civili e insediamenti per
piccola e media industria, una che andava fino al passaggio a livello comprendendo via Ferrovia e via
Cesinali, e l’altra che comprendeva via Tufarole e contrada Novesoldi; essa sarà teatro, nel tempo, di
diverse operazioni di fantasia burocratica che permetteranno l’edificazione del primo edificio di 6 piani, alto
più di 21 mt. posto come limite dal Regolamento Edilizio, e la nascita di un intero quartiere per 90.000 mc.
Anche il prolungamento di Via Fiume verso la piana di via Tiratore era una prospettiva di ampliamento del
centro urbano, ma esso fu realizzato in maniera inopportuna, con una strada stretta e con tanti fabbricati
posti in fila senza la creazione di spazi pubblici per parcheggi e verde.
Parimenti in via Manfredi si attuerà la scelta inopportuna di ubicare due complessi di edilizia scolastica.
Le zone di via Pianodardine, via S.Lorenzo, via Spineta e via Fellitto (quest’ultima area destinata a verde
agricolo di rispetto secondo il Piano Regolatore della zona ASI) furono caratterizzate da una notevole
edificazione.
Anche il centro storico ottocentesco non fu salvo da interventi di trasformazione urbanistica, uno dei quali si
attuò attraverso la realizzazione di un edificio ai piedi della collina di San Pasquale.
La fame di alloggi di quegli anni, dovuta al boom economico, venne soddisfatta anche con la realizzazione
del PEEP sui due lati di via Cesinali, già interessata dalla crescita del tessuto edilizio.
Nasceranno anche nuclei semi3rurali, come quello di contrada Novesoldi.
Nel 1978 verrà avviata la redazione del Piano Regolatore Generale che, in linea generale, non prevedrà
interventi espansivi, ma solo interventi di completamento di limitate aree già urbanizzate, quali, in
particolare, contrada Spagnola e Novesoldi, e di riqualificazione del centro edificato consolidato.
I caratteri ambientali del centro storico, già sviliti dal diffuso degrado dovuto alla sua emarginazione rispetto
alle zone più vitali della città, sono stati successivamente compromessi dalla devastazione del terremoto
del 1980 ed, ulteriormente, dalle successive demolizioni e ricostruzioni per niente tutelanti dei valori storico
–architettonici preesistenti.
Gli ultimi interventi di espansione urbana si avranno con l’approvazione dei Programmi di Edilizia
Economica e Popolare in località Alvanite, per 303 alloggi e circa 1200 stanze e in via Cesinali, per la
ricostruzione di alloggi fuori sito ex L. 219/81, per effetto della variante al P.R.G. adottata con delibera del
C.C. del 1985, con l’approvazione dell’intervento dell’IACP per la realizzazione di ulteriori 100 alloggi in
località Tiratore, per effetto di un’ulteriore variante al P.R.G. del 1986, e con l’approvazione di due ulteriori
PEEP per la ricostruzione di alloggi fuori sito, uno in contrada Ischia e l’altro in contrada Spagnola, per
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
effetto di un’ulteriore variante al P.R.G. degli anni ’90.
Ma l’estensione urbana è evidente anche nelle zone rurali, con sensibili concentrazioni lungo alcune
direttrici privilegiate, quali via Serino, a sud3est, e
via Tavernola3Giacchi,a sud3ovest; ad ovest, in
particolare, si va addensando il nucleo esterno di contrada Novesoldi.
Infine, con la rielaborazione del P.R.G. degli anni ’90, si recepiva, sostanzialmente, la situazione
urbanistica creatasi e, con una ri3disciplina dell’uso del territorio.
=
+4
,
-
Espansione post dopoguerra ad oggi
c/da Spagnola
via Cesinali
via Tiratore
via Appia
c/da Novesoldi
c/da Alvanite
#
$-
! $ !5
!
Alquanto cospicuo era, fino al sisma del 23 novembre 1980, il patrimonio storico3artistico di Atripalda,
nonostante il degrado e l'abbandono in cui, in genere, versava.
Pesantissimo è stato, però, il bilancio del sisma, con la perdita dell'intero quartiere di Capo La Torre, dalla
caratteristica struttura urbanistica medioevale.
Fortunatamente una completa ed accurata documentazione dell'intero patrimonio artistico atripaldese era
stata tuttavia compiuta, soltanto pochi mesi prima del terremoto, dal locale "Centro di studi storici", che ne
aveva realizzato un prezioso documentario filmato.
Abbastanza ricco e variegato è il patrimonio architettonico di interesse pubblico presente sul territorio,
anche se non sono moltissime le testimonianze di tecniche costruttive tipicamente locali a causa della
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
ricostruzione post3sisma del 1980 e dell’incremento demografico che si è avuto nell’ultimo cinquantennio,
che ha portato Atripalda nella conurbazione della città di Avellino, inglobando nel tessuto consolidato e
moderno anche edifici di pregio.
- ! # !5
!
6# ! #2
Tra le emergenze architettoniche troviamo i resti dell’antica città di #2
pianoro della 71
che occupano l’attuale
75 a nord3ovest dell’odierna Atripalda, sulla riva sinistra del fiume Sabato.
Prima della conquista romana la Valle del Sabato fu abitata dalla tribù sannitica degli Hirpini, cui doveva
appartenere il gruppo degli Abellinates, identificati come gli abitanti di Abellinum in età sannitica.
La collina della Civita ha restituito materiali votivi che possono far ipotizzare l’uso della collina come “area
sacra”, fortificata da una cinta muraria di tipo sannitico, che attesta l’esistenza di un luogo di aggregazione
degli Abellinates rispetto ai villaggi della valle.
In età romana venne fondata la città vera e propria che nel toponimo conservò la sua discendenza
sannitica. In età augustea la colonia visse il periodo del suo massimo splendore con la costruzione del
complesso delle mura e degli edifici pubblici, quali l’anfiteatro e le terme, nonché la costruzione del grande
acquedotto romano del Serino.
Per l’età che segue scarse sono le informazioni sulla vita del centro: con il terremoto del 346 d.C. le
condizioni di vita dell’antico centro divengono difficili, e con la guerra greco 3 gotica (5353555 d.C.) si
assiste ad un graduale abbandono sino alla conquista longobarda, a partire dalla fine del VI sec. d.C.
Il perimetro urbano dell’antica Abellinum, la cui estensione è di circa 25 ettari, era delimitato da una cinta
muraria di oltre due chilometri e mezzo, di cui restano significative rovine, risalenti al I secolo a.C.
Nonostante la vastità e l'importanza di questo sito
archeologico, soltanto nel 1962363, dopo scavi e
rinvenimenti occasionali, ci si rese conto della sua
rilevanza, durante i lavori di costruzione dell'autostrada A16
Napoli 3 Bari e della superstrada Avellino 3 Salerno.
I lavori, che tagliarono il centro abitato romano nel lato nord
del perimetro urbano, portarono alla luce un cospicuo e ben
Abellinum
conservato edificio pubblico di vaste dimensioni, nel quale
fu rinvenuto uno splendido mosaico di età imperiale, oggi
conservato presso il Museo Irpino.
Nel 1967368 scavi regolari vennero condotti nella “cupa
della Maddalena", area della necropoli extraurbana, nel
corso dei quali vennero scoperti alcuni mausolei funerari ed
Ruderi della basilica paleocristiana
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alcuni edifici attigui di culto.
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Già nel 1881, in quella stessa zona, durante i lavori per la
costruzione della via per la stazione ferroviaria, era stata
rinvenuta una singolarissima tomba a camera sotterranea in
travertino in stile orientaleggiante, che fu studiata dall'insigne
archeologo Antonio Sogliano. Successivamente rinterrata,
oggi l'importantissima tomba a camera non è più visibile e se
ne ignora la sorte.
Convento di San Giovanni Battista
Destino addirittura peggiore è toccato ai monumenti funerari
portati alla luce nel 1967368, al cui loro posto oggi,
inspiegabilmente, sorge un moderno edificio.
L'area della cupa della Maddalena, cioè dell'antica necropoli
extraurbana, che fiancheggiava la strada per Nuceria, è stata,
infatti, quella della Civita più interessata da fenomeni di
speculazione edilizia.
Complesso religioso della SS. Annunziata
Tra il 1970 ed il 1972 sono stati edificati nell’ area
archeologica, addirittura al di là delle mura urbiche della città
romana, ben 11.200 mc. di costruzioni, che sarebbero divenuti
molti di più se non fosse intervenuto, sia pur tardivamente, il
vincolo della Soprintendenza per i beni archeologici.
Integre si conservano, invece, le imponenti mura urbiche di
Abellinum sul lato sud3est della cupa della Maddalena.
Chiesa di Santo Ippolisto
La stessa Soprintendenza ha recentemente promosso degli
scavi all'interno dell'area urbana di Abellinum, alle spalle del
convento di San Pasquale.
Cospicui sono stati i risultati di tali indagini, tra i quali
ricordiamo la scoperta della più antica cerchia murata della
città e di una villa patrizia di età repubblicana.
Recenti scavi nei pressi della cinta muraria dell’antica
Abellinum hanno messo in luce cospicui avanzi di un tronco
del Fontis Augustei Aquaeductus, che provvedeva al
rifornimento idrico di Abellinum e Beneventum e che utilizzava
le sorgenti Urciuoli.
Tra i principali elementi presenti nell’area si può citare,
Chiesa di Santa Maria del Carmelo
all’interno della cinta muraria, sul lato est, l’area interessata dai complessi pubblici: il foro e le terme.
Del complesso termale si conservano le tegole tubolari dell’ambiente caldo (calidarium) sul quale poggia la
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
ben nota “Torre degli Orefici”.
Nella zona nord3orientale della Civita è venuto alla luce un importante complesso residenziale delimitato da
un decumano maggiore e da un cardo minore.
La domus di tipo ellenistico pompeiano ha un ‘estensione di circa 2500 mq ed è appartenuta nel periodo
iniziale dell’impero a Marcus Vipsanius primigenius, liberto di Vipsanio Agrippa, genero di Augusto, come
attesta il ritrovamento di un sigillo di bronzo. Indagini archeologiche effettuate lungo via San Giovanniello,
negli anni Ottanta, hanno portato all’individuazione di un nucleo paleocristiano con parte di una
necropoli monumentale più antica, che ha restituito una
fitta presenza di tombe disposte su più livelli di sepolture,
tra le quali si concentrano, nello strato superiore, i
seppellimenti dei cristiani.
All’interno della necropoli lo scavo ha rilevato anche diversi
avanzi monumentali che si sono configurati come parti di
un grandioso edificio a pianta basilicale, con orientamento
est3ovest, riferibile, per l’impianto e la tipologia delle opere
Chiesa della Maddalena
murarie, ai primi decenni del IV secolo d.C.
I reperti provenienti da Abellinum (tra i quali singolari
monete erotiche) sono oggi esposti al Museo Irpino del
capoluogo e alla Dogana dei Grani di Atripalda.
Moltissimo rimane ancora da fare per la scoperta, la
valorizzazione e la salvaguardia del sito archeologico di
Abellinum, che sicuramente può diventare un punto di
riferimento turistico e culturale a livello regionale; all’uopo è
anche da sottolineare una vicenda giudiziaria che coinvolge
il parco archeologico di Abellinum, vicenda che tuttora non
vede un epilogo e di cui si possono rimarcare gli ultimi
passaggi che di seguito si riportano
3 la sentenza del T.A.R. di Salerno n. 570/11 che, nel
maggio 2011, riconsegnava i terreni di via Manfredi ai
legittimi proprietari;
3 il
successivo
sequestro
preventivo
dell’area
archeologica disposto dalla Procura di Avellino per i
danni procurati al patrimonio storico 3 architettonico, con
l’affidamento della stessa in custodia giudiziaria
cautelare alla Soprintendenza per i beni archeologici di
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Chiesa San Nicola da Talentino
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Avellino;
3 in ultimo, la sospensione, da parte del TAR di Salerno, del decreto di esproprio per pubblica utilità con il
quale il Comune di Atripalda sarebbe rientrato in possesso dell’area archeologica posta sotto sequestro.
In conclusione è atteso un nuovo provvedimento che possa restituire definitivamente alla collettività questo
importante patrimonio storico.
/
Realizzata nel 1883, la Dogana dei Grani ha segnato, nella storia Atripalda, lo spostamento del centro
direzionale della città sulla sponda sinistra del Sabato.
In questo modo l’edificio veniva a rappresentare la continuità dell’importanza di Atripalda nello smercio dei
grani provenienti dalla Puglia durante il reame borbonico, simboleggiando la tradizionale dedizione al
commercio degli Atripaldesi.
All’inizio del ‘900, infatti, la popolazione dei territori circostanti era addirittura divenuta tributaria di Atripalda
per quanto riguarda i mercati.
Nel corso del tempo l’edificio è diventato contenitore delle più varie funzioni, senza mai trovare una
definitiva collocazione nella struttura della città. Ormai trasformata in sede per convegni ed esposizioni la
Dogana è diventata, senza dubbio, con il suo orologio, i pinnacoli e il tetto piramidale, il simbolo stesso
della città. Nella Dogana è, inoltre, ospitato un antiquarium con i materiali di recupero dell'antica Abellinum,
ed un centro di documentazione del beni architettonici e storici della provincia.
%!
(
7
Oggi denominato di “San Pasquale”, per il culto che i Padri Alcantarini della Provincia di S. Pietro
d'Alcantara di Napoli hanno saputo sviluppare verso il santo dell'Eucarestia S. Pasquale Bylon
il convento, con l’annessa chiesa, sorge sulla collina sopra il paese, ed è accessibile da una delle due
rampe di Piazza Umberto I.
La sua costruzione inizia nel 1589 su iniziativa dell’Università di Atripalda e con l’apporto dei duchi
Caracciolo, e, in un primo momento, fu destinato ai Padri Conventuali Riformati, frati che vivevano quasi da
eremiti. Gran parte del complesso poggia su fondamenta di epoca romana, forse sulle rovine di un tempio
pagano, distrutto verso la fine del paganesimo dai primi cristiani.
Il 22 aprile 1593 fu deciso, da parte del Comune, l'ampliamento della fabbrica e l'acquisto dell'orto.
Dal 1670, con decisione papale, il convento venne assegnato ai Frati Alcantarini Scalzi, la cui devozione
verso San Pasquale finì per dare il nuovo nome.
Dagli Alcantarini, nel 1689, fu costruito il refettorio.
In seguito alle leggi eversive il 7 luglio 1866 la Chiesa, il Convento e il giardino, dal Demanio passarono al
Comune e pochi frati vi rimasero per la ufficiatura della Chiesa; il restante Convento divenne Ospedale
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
civile e lazzaretto. L'8 maggio 1911 questo Convento passò alla Provincia dei Frati Minori di S. Maria delle
Grazie di Benevento.
Dal 1928 Padre Beniamino Aversano, già Ministro Provinciale, rilancia il francescanesimo in Atripalda con
iniziative sociali e caritative come l’associazione francescana di beneficenza per i poveri e le missioni
francescane Labor et Caritas. Nel 1962 il Padre Cherubino Martini completa la costruzione dell’ala
conventuale che costeggia il giardino, per uno studentato per i giovani frati. Nel terribile terremoto del 13
novembre 1980 è la sola ala rimasta in piedi, mentre la chiesa ed il convento rovinano. Poi l’intero stabile,
con i contributi dello Stato e la generosità dei cittadini viene ristrutturato. Oggi il Convento è sede della
Gioventù Francescana di Campania e Basilicata.
La chiesa, intitolata a San Giovanni Battista, completata nel 1593, era inizialmente in stile tardo3gotico, ma
nel 1700, dopo i rovinosi terremoti del 1688 e del 1694, è stata completamente trasformata, assumendo
l'attuale stile neoclassico con una navata e sei cappelle laterali.
Nel 1699 fu costruita l'abside della Chiesa che fu rinnovata completamente con il contributo della
principessa di Avellino D. Antonia Spinola.
Nel 1707 fu rifatto il pavimento della Chiesa e nel 1718 fu creata la parte
più bella del Convento: le celle e il corridoio che sporgono sulla piazza
principale del paese. La Chiesa fu consacrata il 6 ottobre 1850 dal
vescovo francescano Mons. Giuseppe Maniscalco.
Nel 1930 la chiesa viene abbellita nella volta con le pitture di Raffaele
Iodice; in precedenza, nel 1772, sulle pareti a lato dell'altare maggiore
Palazzo Caracciolo
Vincenzo De Mita aveva dipinto le tele Ecce homo e Mater dolorosa,
mentre sull'altare maggiore un San Giovanni Battista. Dello stesso
periodo ma di autore sconosciuto sono le 14 tele della Via Crucis.
Danneggiata gravemente dal sisma del 1980, il 17 maggio 1995, festa di
San Pasquale, con solenne cerimonia presieduta da S.E. mons. Antonio
Forte Vescovo di Avellino (francescano), la chiesa viene riaperta al culto.
Palazzo Romano
L’attenta opera di restauro ha riportato all’antico splendore sia gli
affreschi che le tele. Sugli altari delle cappelle laterali, si trovano le statue
di San Francesco d’Assisi, Sant’Antonio di Padova, San Pasquale
Baylon, l’Immacolata Concezione, San Giovan Giuseppe della Croce e
un quadro della Madonna di Pompei. Al lato destro dell’abside è stata
creata la cappella del Crocifisso, per la preghiera personale, dove si trova
Palazzo di Rito
anche una recente statua lignea di San Giuseppe Moscati. Caratteristica
è anche la cappella di Santa Chiara d’Assisi, alla quale si accede attraverso la sacrestia, che è al lato
sinistro dell’abside.
Pag. 22 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
%!
(( #
Costituito dalla piccola chiesa, dall’aula del Capitolo, dai locali della Confraternita e dall’ex Ospedale dei
poveri camminanti, il complesso religioso della SS. Annunziata sorge nel centro storico di Atripalda, a
ridosso del quartiere di Capo la Torre.
Le ipotesi sull’antica origine del sacro edificio sono confermate dal ritrovamento, nel corso dei lavori di scavo
effettuati per il consolidamento delle fondazioni, di una stele funeraria romana.
Il complesso dell’Annunziata, in effetti, è situato in un’area di grandi ritrovamenti archeologici della quale fa
parte anche la Chiesa Madre di Atripalda intitolata a S.Ippolisto, e situata a poche centinaia di metri di
distanza.
L’importanza del sito è confermata anche da un’antica e diffusa tradizione orale che vuole che nella chiesa
dell’Annunziata abbia officiato, fra la fine del V e l’inizio del VI secolo D.C., il vescovo Sabino, patrono con
Sant’Ippolisto, della città di Atripalda.
La presenza, inoltre,di un cimitero cristiano nell’area confermerebbe l’ipotesi di una origine medievale della
chiesa.
L’annesso “Hospitale dei poveri camminanti” è invece una istituzione caritatevole, risalente al XII secolo,
nata dalla necessità di assicurare ricovero ed assistenza ai mendicanti e ai pellegrini diretti nei luoghi santi.
!5
( %
Le prime testimonianze storiche risalgono ad alcuni documenti del 1174.
Il complesso fu edificato in epoca tardo3paleocristiana nel cuore di Atripalda, con il riordino e l’ampliamento
del cimitero cristiano, sorto sui resti di una necropoli romana.
La chiesa si fonda sullo ,
4 >
, oggi cripta della chiesa, il più importante esempio di arte
paleocristiana di Atripalda, luogo, dove furono sepolti i martiri della città in seguito alla persecuzione di
Diocleziano (3043312 d.C.). Infatti nella stessa catacomba e nella cappella del tesoro, sigillate in urne di
bronzo dorate e busti, furono seppellite le reliquie di diciannove martiri cristiani, mentre i sepolcri di S.
Ippolisto e di S. Sabino (e il suo diacono S. Romolo) si trovano in due cappelle distinte.
Il complesso fu elevato a collegiata nel 1598. L’aspetto ottocentesco che si può ammirare oggi tuttavia, è
dovuto ai lavori di restauro avvenuti nel 1852. A causa del terremoto del Novembre 1980, la chiesa è stata
restaurata nuovamente nel corso degli anni.
Un’ampia scalinata precede l’entrata della chiesa, che presenta una facciata in stile romanico a tre portali.
Il portale centrale è inquadrato in mezzo a quattro lesene appena in rilievo sul resto della facciata; nella
lunetta sovrastante si trova un affresco. Le due porte laterali sono un poco arretrate.
Nella parte superiore della facciata si apre un finestrone contornato da due nicchie nelle quali sono allocate
le statue in terracotta di S. Sabino e di S. Ippolisto.
RELAZIONE Pag. 23
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
La pianta della chiesa è a croce latina a tre navate. I pilastri della navata centrale sono realizzati in blocchi di
pietra calcarea squadrata. Rispetto all’impianto cinquecentesco, la pianta della chiesa presenta
un'asimmetria alla presenza del campanile ubicato zona sinistra.
Particolarmente rinomato è l’altare in stile barocco, alle cui spalle si trova il “Martirio di San Ippolisto”, un
famoso quadro dipinto da Nicola Volpe. Altrettanto importante è l’affresco del XIII secolo il “Martirio del levita
Romolo”. Sono presenti nella chiesa molti affreschi di Michele Ricciardi (1728).
45
(
"
4
Ubicata in prossimità del largo mercato, al di fuori della città medievale, la chiesa Santa Maria del Carmelo,
ora sola ed unica navata, fu realizzata come sede di una frateria laica sin dalla metà del XVII secolo.
Essa si presenta semplice nella struttura e sobria nelle decorazioni, adornata esclusivamente da lesene e
divisa in due ordini sormontati da un timpano. Nell'ordine superiore si apre una semplice finestra vetrata che
consente una fievole illuminazione interna. Affiancata da un campanile a pianta quadrata, anch'esso
semplice nelle decorazioni
La chiesa, nella sua forma attuale, fu completata nei primi anni del ‘700 e nell’aprile del 1717 fu
solennemente aperta al culto.
Abbellita con marmi e stucchi nel corso del XVIII secolo, dopo la ricostruzione del 1735 (a seguito del
rovinoso terremoto del 1732), si arricchì di un dipinto collocato nel soffitto ligneo e di una pregevole statua di
Santa Maria del Carmelo.
Eretta a chiesa parrocchiale con decreto vescovile del marzo 1933, fu gravemente danneggiata dal sisma
del 23 novembre 1980 e subì il crollo del campanile. Oggi è restituita alla Città, grazie ad un sobrio ed
accurato restauro.
45
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Ubicata presso il convento dei Padri Agostiniani che facevano parte della Congregazione di S. Giovanni a
Carbonara, esistente nel territorio atripaldese sotto il nome di San Nicola dal Tolentino, e denominata chiesa
di Santa Monica, la chiesa di San Nicola da Talentino è stata di fondata anteriormente al 1779.
Dell’annesso convento agostiniano da tempo non avanzano quasi più tracce, e la sua area è oggi occupata
dall’edificio delle scuole elementari.
La chiesa, che risulta edificata su un antico tempio pagano, è stata gravemente danneggiata dal sisma del
23 Novembre 1980. Dopo il restauro è stata riaperto al culto il 19 Maggio 2010.
La Chiesa, interamente in stucco, è composta da una sola navata ed ospita le statue della Vergine Maria, il
Cristo del Venerdì Santo, San Nicola da Tolentino, Santa Monica e Santa Rita. Nell’assetto originario vi
erano, oltre alla crociera, otto cappelle, e l’altare maggiore presentava un tabernacolo di legno indorato con
chiave di ferro, col quadro della Madonna della Consolazione.
Pag. 24 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
-
4
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Costruito nelle prossimità dei ruderi del Castello Truppoaldo, Palazzo Caracciolo venne edificato intorno al
1564 dalla omonima famiglia feudataria di Atripalda per ospitare la loro vasta corte.
L’edificio a pianta rettangolare, ancora integro nella purezza della sua severa linea tardo rinascimentale, si
erge su due piani, il secondo dei quali caratterizzato da ampie balconate.
All’impianto originario venne aggiunta una seconda porzione e poi una terza, di collegamento tra le prime
due.
Un vasto parco, arricchito di piante rare, fontane e giochi d'acqua impreziosisce sia il retro che il prospetto
principale del palazzo.
Il Palazzo, fatto restaurare nel 1787 dal principe Giovanni Caracciolo, venne saccheggiato nel 1799, venduto
nel 1806 e dichiarato monumento nazionale il 30 aprile del 1912.
Le condizioni dell'edificio sono letteralmente disastrose, essendo la struttura invasa dai rovi e,
probabilmente, pericolante.
Nel centro storico di Atripalda sono presenti altri due palazzi signorili particolarmente significativi: Palazzo
Romano, ubicato a stretto ridosso della piazza centrale, praticamente alle spalle del monumento dei caduti
ed a lato della dogana, in posizione nascosta, e preceduto da una piazzetta, e Palazzo di Rito.
A.1 – QUAD RO CO NOSC ITIVO NORMATIVO
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La regolamentazione urbanistica dell’intero territorio comunale di Atripalda ad oggi è costituita dal Piano
Regolatore Generale
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Nel contempo il Comune di Atripalda fruisce di alcuni piani esecutivi, tra cui il Piano di Recupero.
Allo stato, l’antecedente urbanistico dell’intero territorio di Atripalda è schematizzabile come segue:
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RELAZIONE Pag. 25
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
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A.1.2.1 3 Vincoli paesistici – ex 431/85
Fascia di rispetto ai corsi d’acqua
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+ tutela del sistema e paesaggio fluviale al fine di preservarlo da distruzione o modifiche che
possano recare pregiudizio al valore paesaggistico.
Superfici boscate
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+ tutela dei beni forestali anche attraverso il recupero alla forestazione di terreni nudi, cespugliati o
comunque abbandonati e non utilizzabili per altre produzioni agricolo o zootecniche. Il vincolo è finalizzato
alla tutela naturalistica, alla protezione idrogeologiche, di ricerca scientifica, di funzione climatica e turistico
ricreativa, oltreché produttiva.
Usi civici
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Pag. 26 RELAZIONE
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
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+ gli usi civici consistevano nei diritti spettanti ad una collettività organizzata ed insediata su un
territorio di trarre utilità dalla terra, dai boschi e dalle acque e si inquadrava nell’ottica tipica di una
economia di sussistenza. Con l’art. 142, lett. h, del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, le zone
gravate da usi civici sono diventati beni paesaggistici
A.1.2.2 3 Vincoli beni culturali – Vincoli archeologici
Immobili vincolati
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+ tutela finalizzata alla conservazione del patrimonio storico3artistico ed archeologico.
A.1.2.3 3 Vincoli ambientali
Sorgenti
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+ protezione delle risorse idriche.
A.1.2.4 3Rispetti
Fascia di rispetto agli elettrodotti
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+ salvaguardare la salubrità, l’igiene e la sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro. All’interno
della fasce di rispetto, ai fini di prevenzione dall’inquinamento elettromagnetico, non è consentito alcuna
destinazione di edifici ad uso residenziale, scolastico, sanitario ovvero ad uso che comporti una
permanenza dell’uomo non inferiore a quattro ore.
A.1.2.5 3 Altri vincoli
Aree percorse dal fuoco
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+ conservazione del patrimonio silvo3pastorale e comprende la prevenzione e la difesa dei boschi
dagli incendi.
RELAZIONE Pag. 27
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
A.2 – QUAD RO CO NOSC ITIVO AMBIENTALE
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A.2.1.1 – Rischio sismico e classificazione sismica
La sismicità indica la frequenza e la forza con cui si manifestano i terremoti, ed è una caratteristica
fisica del territorio. Se conosciamo la frequenza e l’energia associate ai terremoti che caratterizzano un
territorio, e attribuiamo un valore di probabilità al verificarsi di un evento sismico di una data magnitudo in
un certo intervallo di tempo, possiamo definirne la pericolosità sismica. La pericolosità sismica sarà tanto
più elevata quanto più probabile sarà il verificarsi di un terremoto di elevata magnitudo, a parità di intervallo
di tempo considerato.
Le conseguenze di un terremoto dipendono anche dalle caratteristiche di resistenza delle costruzioni alle
azioni di una scossa sismica. La predisposizione di una costruzione ad essere danneggiata si definisce
vulnerabilità. Quanto più un edificio è vulnerabile (per tipologia, progettazione inadeguata, scadente qualità
dei materiali e modalità di costruzione, scarsa manutenzione), tanto maggiori saranno le conseguenze.
Infine, la maggiore o minore presenza di beni esposti al rischio, la possibilità cioè di subire un danno
economico, ai beni culturali, la perdita di vite umane, è definita esposizione.
Il rischio sismico, determinato dalla combinazione della pericolosità, della vulnerabilità e
dell’esposizione, è la misura dei danni attesi in un dato intervallo di tempo, in base al tipo di sismicità,
di resistenza delle costruzioni e di antropizzazione (natura, qualità e quantità dei beni esposti). .
L’Italia, uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la sua particolare posizione
geografica, nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica, ha una pericolosità
sismica medio
alta (per frequenza e intensità dei fenomeni), una vulnerabilità molto elevata (per
fragilità del patrimonio edilizio, infrastrutturale, industriale, produttivo e dei servizi) e un’esposizione
altissima (per densità abitativa e presenza di un patrimonio storico, artistico e monumentale unico al
mondo). La nostra Penisola è dunque ad elevato rischio sismico, in termini di vittime, danni alle costruzioni
e costi diretti e indiretti attesi a seguito di un terremoto.
La pericolosità sismica, intesa in senso probabilistico, è lo scuotimento del suolo atteso in un dato
sito con una certa probabilità di eccedenza in un dato intervallo di tempo, ovvero la probabilità che
un certo valore di scuotimento si verifichi in un dato intervallo di tempo.
Per ridurre gli effetti del terremoto, l’azione dello Stato si è concentrata sulla classificazione del territorio,
in base all’intensità e frequenza dei terremoti del passato, e sull’applicazione di speciali norme per le
costruzioni nelle zone classificate sismiche.
Sino al 2003 il territorio nazionale era classificato in tre categorie sismiche a diversa severità. I Decreti
Ministeriali emanati dal Ministero dei Lavori Pubblici tra il 1981 ed il 1984 avevano classificato
Pag. 28 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
complessivamente 2.965 comuni italiani su di un totale di 8.102, che corrispondono al 45% della superficie
del territorio nazionale, nel quale risiede il 40% della popolazione.
Nel 2003 sono stati emanati i criteri di nuova classificazione sismica del territorio nazionale, basati
sugli studi e le elaborazioni più recenti relative alla pericolosità sismica del territorio, ossia sull’analisi della
probabilità che il territorio venga interessato in un certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un
evento che superi una determinata soglia di intensità o magnitudo.
A tal fine è stata pubblicata l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20
marzo 2003,(GU n.108 dell'8 maggio 2003), con la quale si avviava in Italia un processo per la
pericolosità sismica
secondo dati, metodi, approcci aggiornati e condivisi e utilizzati a livello
internazionale.
Il provvedimento detta i principi generali sulla base dei quali le Regioni, a cui lo Stato ha delegato
l’adozione della classificazione sismica del territorio (Decreto Legislativo n. 112 del 1998 e Decreto del
Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 3 "Testo Unico delle Norme per l’Edilizia”), hanno compilato
l’elenco dei comuni con la relativa attribuzione ad una delle quattro zone, a pericolosità
decrescente, nelle quali è stato riclassificato il territorio nazionale.
Zona 1 – E’ la zona più pericolosa. Possono verificarsi fortissimi terremoti
Zona 2 – In questa zona possono verificarsi forti terremoti
Zona 3 – In questa zona possono verificarsi forti terremoti ma rari
Zona 4 – E’ la zona meno pericolosa. I terremoti sono rari
Questa iniziativa ha portato alla realizzazione della Mappa di Pericolosità Sismica 2004 (MPS04) che
descrive la pericolosità sismica attraverso il parametro dell'accelerazione massima attesa con una
probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni su suolo rigido e pianeggiante, che è diventata ufficialmente la
mappa di riferimento per il territorio nazionale con l'emanazione dell'Ordinanza PCM 3519/2006 (G.U.
n.105 dell'11 maggio 2006).
Il nuovo studio di pericolosità, allegato all’Ordinanza PCM n. 3519/2006, ha fornito alle Regioni uno
strumento aggiornato per la classificazione del proprio territorio, introducendo degli intervalli di
accelerazione (ag), con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni, da attribuire alle 4 zone
sismiche.
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Accelerazione con probabilità di superamento
pari al 10% in 50 anni (ag)
ag > 0.25
2
3
4
0.15 < ag ≤ 0.25
0.05 < ag ≤ 0.15
ag ≤ 0.05
Zona sismica
A ciascuna zona o sottozone è attribuito un valore di pericolosità di base, espressa in termini di
accelerazione massima su suolo rigido (ag).
RELAZIONE Pag. 29
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Tale valore di pericolosità di base non ha però influenza sulla progettazione.
Le attuali Norme Tecniche per le Costruzioni (Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008), infatti, hanno
modificato il ruolo che la classificazione sismica aveva ai fini progettuali: per ciascuna zona – e quindi
territorio comunale – precedentemente veniva fornito un valore di
e quindi di
da utilizzare per il calcolo delle azioni sismiche. Dal 1 luglio 2009 con l’entrata in vigore
delle Norme Tecniche per le Costruzioni del 2008, per ogni costruzione ci si deve riferire ad una
accelerazione di riferimento “propria” individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di
progetto e in funzione della
dell’opera. Un valore di pericolosità di base, dunque, definito per
ogni punto del territorio nazionale, su una maglia quadrata di 5 km di lato, indipendentemente dai confini
amministrativi comunali.
La classificazione sismica (zona sismica di appartenenza del comune) rimane, pertanto, utile solo
per la gestione della pianificazione e per il controllo del territorio da parte degli enti preposti
(Regione, Genio civile, ecc.).
Nel rispetto degli indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, alcune Regioni hanno classificato il territorio
nelle quattro zone proposte, altre Regioni hanno classificato diversamente il proprio territorio, ad esempio
adottando solo tre zone (zona 1, 2 e 3) e introducendo, in alcuni casi, delle sottozone per meglio adattare
le norme alle caratteristiche di sismicità.
La Regione Campania, in base alla Delibera di G.R. n° 5447 del 07.11.2002, che approvava
l’aggiornamento della classificazione sismica regionale, ha classificato i comuni campani, ritenuti tutti
sismici, in tre zone:
− zona di I categoria (di elevata sismicità) – 129 comuni;
− zona di II categoria (di madia sismicità) – 360 comuni;
− zona di III categoria (di bassa sismicità) – 62 comuni.
Pag. 30 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Per la provincia di Avellino, il territorio di Atripalda, in riferimento all’aggiornamento della classificazione
sismica di cui alla Delibera di G.R. n°5447 del 07/11/2002, rientra nella classificazione di II categoria, di
media sismicità.
Nel mentre, in riferimento alla mappa di pericolosità sismica di cui all’Ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20/03/2003 e alla successiva Ordinanza del PCM n° 3519/2006, rientra
in zona sismica 2 Zona con pericolosità sismica alta, dove possono verificarsi forti terremoti, con 0.15
< ag ≤ 0.25.
Zona sismica
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Accelerazione con probabilità di
superamento pari al 10% in 50 anni
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0.15 <ag≤ 0.25
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Le Autorità di Bacino sono state istituite con La Legge 183/89 “Norme per il riassetto organizzativo
e funzionale della difesa del suolo”, con lo scopo di assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle
acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di un razionale sviluppo economico e
sociale e la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi. A tal fine la Legge 183/89 ripartisce il territorio
nazionale in Bacini Idrografici e definisce un nuovo strumento di pianificazione, il Piano di Bacino, la cui
elaborazione è affidata a nuovi organi: le Autorità di Bacino Nazionali, Interregionali e Regionali, in
grado di superare la frammentarietà delle competenze degli Enti esistenti (Ministeri dell’Ambiente, dei
Lavori Pubblici, dei beni Ambientali e Culturali, nonché le Regioni interessate sullo stesso Bacino) ed
assicurare il coordinamento di tutte le azioni sul territorio.
Le finalità perseguite dalla pianificazione di bacino possono essere così riassunte: difesa, tutela,
riqualificazione e governo delle risorse suolo ed acqua e del sistema ambientale connesso.
Le funzioni svolte dalle strutture preposte alla pianificazione di bacino, le Autorità di Bacino, e da queste
ultime assicurate, consistono nel perseguimento delle succitate finalità.
Pertanto, la legge 183/89 identifica nel bacino idrografico l’unità territoriale di riferimento a cui applicare gli
strumenti normativi previsti ed, in particolare, il Piano di Bacino, che ha valenza di piano territoriale di
settore e coordinamento.
Detto Piano, da realizzare per stralci funzionali, è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico
operativo, attraverso il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate
alla conservazione, alla difesa ed alla valorizzazione del suolo, alla salvaguardia della qualità delle
acque superficiali e sotterranee, all'approvvigionamento, uso e disinquinamento delle stesse, alla
RELAZIONE Pag. 31
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
compatibilità ambientale dei sistemi produttivi, alla salvaguardia dell'ambiente naturale ed alla
gestione delle risorse nel loro complesso, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del
territorio interessato.
La legge stabilisce espressamente che alle prescrizioni del Piano di Bacino devono essere adeguati i piani
territoriali urbanistici ed i piani paesistici, nonché i piani di risanamento delle acque, i piani per lo
smaltimento dei rifiuti, i piani di disinquinamento.
Inoltre, le prescrizioni contenute nel Piano di Bacino hanno carattere immediatamente vincolante per le
Amministrazioni e gli Enti pubblici, e per i soggetti privati.
Data la complessità degli studi e delle analisi per una conoscenza esaustiva del territorio, in riferimento alle
problematiche di difesa del suolo e di tutela delle acque, l'art. 12 della Legge 4 dicembre 1993, n. 493,
integrando l'art. 17 della L. 183/1989, ha previsto la possibilità di redazione di Piani Stralcio relativi a
settori funzionali interrelati rispetto ai contenuti del Piano di Bacino, in grado di coprire i diversi e
complessi aspetti della difesa del suolo e della tutela delle acque.
Attraverso la Pianificazione di Bacino -
7 !
-
(
!
, l’Autorità di Bacino mira al
conseguimento di un duplice obiettivo:
-
il raggiungimento di un alto valore del “rapporto sicurezza/rischio” nell’ambito di una zonazione
territoriale;
-
l’individuazione degli interventi strutturali e non strutturali.
Nel caso specifico, tra le sei Autorità di Bacino Nazionali istituite secondo la Legge183/89 l’Autorità di
Bacino dei Fiumi Liri Garigliano e Volturno è l’Autorità competente per il territorio di Atripalda.
L’Autorità si estende per 11.484 kmq (Bacino Liri – Garigliano 5.142 Kmq. e Bacino Volturno 6.342 kmq.),
interessando, con un complesso di ben 31 sottobacini idrografici (14 del Bacino Liri – Garigliano e 17 del
Bacino Volturno)
4 regioni (Abruzzo,Campania, Lazio, Molise e Puglia), 11 Province (L’Aquila,
Benevento, Caserta, Avellino, Salerno, Frosinone, Latina, Roma, Isernia, Campobasso e Foggia), e 450
Comuni di cui 10 appartenenti ad entrambi i Bacini (168 comuni del Bacino Liri – Garigliano e 292 del
Bacino Volturno), di cui 37 in Abruzzo, 239 in Campania, 124 nel Lazio, 46 nel Molise e 4 in Puglia.
Nel caso di detta Autorità, il Piano di Bacino si articola nei Piani Stralcio di seguito elencati:
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Pag. 32 RELAZIONE
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
In sede di redazione del PUC di Atripalda sarà di fondamentale importanza il riferimento al Piano Stralcio
per l’Assetto Idrogeologico – Rischio Frana (PSAI Rf), e ai fenomeni di instabilità classificati
dall’Autorità; inoltre l’attività di trasformazione del territorio, che si opererà attraverso le scelte
!
programmatiche del PUC, sarà inevitabilmente rivolta alla “
!
!
!
”, e ciò in
relazione agli indirizzi di tutela ambientale individuati dal DIOPPTA, Documento che, intendendo integrare
le politiche attive già poste in essere dall’Autorità con il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PSAI 3
Rischio frane 3 Rischio idraulico) e con il Piano Stralcio Protezione della Risorsa Idrica sotterranea e
superficiale (quantità e qualità della risorsa acqua), valutando le interazioni più ampie tra le risorse con il
sistema ambientale ed antropico, anche in rapporto ai fattori climatici, biochimici, geopedologici, agro3
forestali e paesaggistici, al fine di considerare olisticamente il complesso ecosistema del bacino idrografico,
tiene conto sia della normativa nazionale e sia delle direttive comunitarie in materia di salvaguardia delle
risorse naturali.
In particolare, la Carta del -
(
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(-(#%$ ), classifica
all’interno del territorio di Atripalda aree A2 ed R2, nonché limitati e puntuali caratterizzazioni di aree A4 ed
R3; in particolare si possono osservare:
−
!5 8
“#
$ ,”, a nord 3 est del territorio comunale, a confine con San Potito, dove per il
livello di rischio presente, sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli
edifici ed alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione della funzionalità delle
attività socio3economiche e danni rilevanti al patrimonio naturale, così come definito nelle NTA del PSAI.
!5 "
− ”#
$
;, in varie aree a est del territorio comunale non antropizzato, nelle quali per il
livello del rischio presente sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio
ambientale che però non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità e la funzionalità delle attività
economiche.
Gli interventi ammessi nelle suddette aree sono quelli previsti dal Piano di Bacino e, qualora dovessero
sussistere incoerenze tra le previsioni grafiche e normative del PUC e le previsioni del PSAI3Rf citato,
prevalgono le disposizioni di quest’ultimo.
Nella redazione del PUC si dovrà tener conto, pertanto, delle disposizioni di cui al TITOLO II –
C
!
9
:
(per le Aree classificate R3) e
,
6
) (per le aree classificate R2)
5 laddove si richiamano le prescrizioni previste nel
D.M.LL.PP. del 11/03/1988 pubblicato sul Supplemento ordinario n°47 della G.U.R.I. n°127 del 01/06/88, e
nella Circolare LL.PP. n°3483 del 24/09/88 e successive norme ed istruzioni.
RELAZIONE Pag. 33
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Tav 1: Piano Stralcio Assetto Idrogeologico
Pag. 34 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Con riferimento al DIOPPTA, Documento che ha, invece, un carattere di orientamento ed indirizzo non
direttamente prescrittivo per la pianificazione ambientale, non definendo, infatti, norme attuative di
disciplina d’uso del suolo cui attenersi, ma costituendo un utile 6
5
3
*
9
5
9
5
9
7 al fine di perseguire un uso del territorio ambientalmente più sostenibile, il territorio
comunale di Atripalda
risulta caratterizzato da un ,
il cui obiettivo è “1
”. Sono presenti in tale sistema
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#
C
ed
5
si evince dalla tavola “1
; tanto
(
<
” del DIOPPTA.
Al fine di salvaguardare e valorizzare il sistema ambientale – territoriale di riferimento, tenuto conto delle
potenzialità e delle criticità del territorio, ne deriva che tra le principali azioni di salvaguardia, tutela e
riqualificazione previste dal Piano Urbanistico vi saranno quelle di seguito riportate:
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C
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-
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-
9
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-
9
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-
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-
RELAZIONE Pag. 35
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
# ,'% % -
#!&
#!& , introdotto dal D.Lgs. 11/05/1999, n.152 3 Titolo IV artt. 42, 43, 44,
costituisce un ulteriore piano stralcio di settore del piano di bacino, ai sensi dell'articolo 17, comma 63ter,
della legge l8 maggio 1989, n. 183, ed
è lo strumento di programmazione regionale, soggetto
all’acquisizione del parere vincolante dell’Autorità, attraverso il quale realizzare gli obiettivi di tutela quali 3
quantitativa previsti dallo stesso Decreto e dalle successive modifiche ed integrazioni, le cui disposizioni
saranno recepite dagli strumenti di pianificazione vigenti in materia.
Dalla “1
(
1
(
” non risultano, per il territorio di Atripalda, particolari prescrizioni in merito allo stato ed alla tutela
dei corpi idrici sotterranei.
Ad ogni buon fine l’indagine sullo stato delle “fonti e sorgenti” presenti nel territorio comunale sarà
indagato ad una scala di maggior dettaglio facendo riferimento allo studio geologico allegato al Piano
Urbanistico, ai dati sullo studio delle acque 3“
dall’ARPAC, e alle successive pubblicazioni sullo stato dell’ambiente.
Pag. 36 RELAZIONE
1
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
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La Direttiva 2007/60 CE, nell’incipit, recita: 6
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A.2.4.1. Il Piano di Gestione del Rischio di Alluvione
Con l’emanazione del D.Lgs. n.49 del 2010 relativo a “
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7 compete alle Autorità di Bacino Distrettuali l’adozione dei
PGRA.
Questo nuovo strumento normativo riguarda tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvioni, in
particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione, comprese le previsioni di alluvione e il sistema
di allertamento nazionale e tengono conto delle caratteristiche del bacino idrografico o del sottobacino
interessato. I piani di gestione possono anche comprendere la promozione di pratiche sostenibili di uso del
suolo, il miglioramento delle azioni di ritenzione delle acque, nonché l'inondazione controllata di certe aree
in caso di fenomeno alluvionale. Il predetto D.Lgs. 49/2010, in particolare, tiene conto, oltre alle Direttive
comunitarie collegate, anche della vigente normativa nazionale riguardante sia la pianificazione dell'assetto
idrogeologico (tra cui il D.Lgs. 152/2006) sia il sistema di Protezione civile relativo al rischio idrogeologico.
In base a quanto previsto dal citato D.Lgs. 49/2010 i Piani di Gestione del Rischio di Alluvioni sono
predisposti dalle Autorità di Bacino Distrettuali, per la parte di propria competenza, e dalle Regioni in
coordinamento tra loro e con il Dipartimento nazionale della Protezione Civile, per la parte relativa al
sistema di allertamento per il rischio idraulico ai fini di protezione civile. La norma introduce una serie di
adempimenti da compiersi con relative scadenze temporali, così articolate:
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RELAZIONE Pag. 37
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
I Piani di cui al D.Lgs. 49/2010 devono prevedere misure per la gestione del rischio di alluvioni nelle zone
ove possa sussistere un rischio potenziale ritenuto significativo evidenziando, in particolare, la riduzione
delle potenziali conseguenze negative per la salute umana, il territorio, i beni, l'ambiente, il patrimonio
culturale e le attività economiche e sociali, attraverso l'attuazione prioritaria di interventi non strutturali e di
azioni per la riduzione della pericolosità.
I piani, inoltre, contengono gli elementi indicati nell'Allegato I (sostanzialmente uguale all'Allegato della
Direttiva 2007/60/CE). Per la parte relativa al sistema di allertamento, i Piani contengono una sintesi dei
contenuti dei Piani Urgenti di Emergenza previsti dall'art.67, co. 5, del D.Lgs. 152/2006, e tengono conto
degli aspetti relativi alle attività di:
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Infine l'art.4 del D.Lgs.10 dicembre 2010 n.219, ha attribuito alle Autorità di Bacino di rilievo nazionale ed
alle Regioni (ciascuna per la parte di territorio di propria competenza), il compito di provvedere
all'adempimento degli obblighi previsti dal decreto legislativo 23 febbraio 2010, n.49.
Ai fini della predisposizione degli strumenti di pianificazione le Autorità di Bacino di Rilievo Nazionale
svolgono la funzione di coordinamento nell'ambito del distretto idrografico di appartenenza.
Dal punto di vista dei contenuti il PGRA, seppur indiscutibilmente 9 !
; ai PSAI, viene
considerato un strumento differente, in quanto é predisposto, fatti salvi gli altri Piani eventualmente
vigenti, con specifico riferimento alla gestione e, quindi, è da considerare necessariamente uno
strumento diverso. Interrogarsi sulla natura di questa diversità costituisce uno fatto importante per non
creare confusione di ruolo tra i due Piani che hanno molti punti in comune ma che devono risultare del tutto
distinti, senza produrre inutili sovrapposizioni.
In merito alle affinità si evidenzia che:
•
Entrambi i Piani sono basati sulla conoscenza della pericolosità e del rischio da alluvione e la
determinazione di questi elementi è stata effettuata, in entrambi i casi, attraverso le stesse indicazioni,
vale a dire le disposizioni del DPCM. 29/09/98 che definisce le note C
) e pertanto,
a parità di altre condizioni quali il naturale aggiornamento temporale; la base conoscitiva, analisi e
perimetrazione, risultante è del tutto equivalente.
In merito alle differenze si evidenzia:
•
La prima è data dall’ambito di applicazione che nel PGRA è molto più esteso in quanto riferita al
Distretto idrografico Appennino Meridionale che ha un’estensione di 68.200 km2, nei PAI è riferito ai
singoli bacini idrografici di competenza delle AdB;
Pag. 38 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
•
La seconda, di maggior rilievo tra i due strumenti sta nelle finalità. Di fatto i Piani Stralcio, derivati dal
Piano di Bacino perseguono la finalità complessiva della mitigazione del rischio, che rappresenta la
parola chiave di tutto il processo. Il PGRA, anche attraverso la pericolosità e rischio idraulico, invece è
riferito alla gestione del medesimo rischio;
•
La terza, che deriva dalla seconda, sta nel fatto che i PGRA, in considerazione del risalto alla gestione,
sta nell’integrazione sia la pianificazione dell'assetto idrogeologico (tra cui il D.Lgs. 152/2006) in termini
di gestione, e sia il sistema di Protezione civile relativo al rischio idrogeologico. Di fatto, i Piani di
Gestione del Rischio di Alluvioni sono predisposti dalle Autorità di Bacino Distrettuali, per la parte di
propria competenza, e dalle Regioni in coordinamento tra loro e con il Dipartimento Nazionale della
Protezione Civile, per la parte relativa al sistema di allertamento per il rischio idraulico ai fini di
protezione civile. Nei PAI questi due aspetti sono considerati separati;
•
L’ultima differenza, legata ai nuovi approcci della pianificazione, è quella relativa al processo di
Partecipazione e di Condivisione fra gli Enti chiamati alla valutazione e gestione del rischio alluvione,
nonché alla massima informazione delle comunità locali; processo del PGRA che è reso più rilevante
ed integrato rispetto a quanto avvenuto nei PAI.
La strategia del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni, predisposto dall’Autorità di Bacino Nazionale
dei Fiumi Liri3Garigliano e Volturno, sul territorio del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale,
in linea anche con la Direttiva 2000/60/CE e D.lgs. 152/2006 e smi. (di cui al comma 1 dell’art. 9 del
D.lgs 49/2010) in ottemperanza alla Direttiva 2007/60/CE ed al D.lgs. 49/2010, è quella di agire con una
gestione integrata e sinergica dei rischi di alluvioni al fine di pervenire alla riduzione delle
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E’ in questa logica che il PGRA è da considerare come un tassello funzionale all’ampliamento delle
prospettive della politica quadro europea sulle acque, così come del resto affermato nelle
considerazioni introduttive della Direttiva 2007/60/CE, la quale stabilendo all’interno dei distretti
l’elaborazione dei Piani di Gestione del Rischio di Alluvioni, marca l’attenzione sulle misure di
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prevenzione, di protezione e di gestione delle emergenze al fine di
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In questa ottica si articolano le finalità specifiche del PGRA:
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RELAZIONE Pag. 39
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
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La redazione delle mappe di pericolosità e di rischio alluvioni (art.6 D.Lgs. 49/2010 – scadenza
22/06/2013) costituisce un punto fermo del lungo processo formativo e di attuazione del PGRA,
proponendosi come un punto di arrivo e nello stesso tempo di partenza verso successivi traguardi mirati
alla migliore forma di gestione del rischio da alluvione.
Detta redazione si configura come segue:
3 Per le mappe di pericolosità il comma 2 individua gli scenari (bassa, media ed elevata probabilità) e il
comma 3 individua, per ciascun scenario, i seguenti elementi da considerare per la predisposizione delle
mappe della pericolosità:
a. estensione dell’inondazione;
b. altezza idrica o livello;
c. caratteristiche del deflusso (velocità e portata).
3 Per le mappe del rischio di alluvioni il comma 5 indica le potenziali conseguenze negative derivanti dalle
alluvioni, nell'ambito degli scenari di cui al comma 2, prevede le 4 classi di rischio di cui al decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri in data 29 settembre 1998 ed individua un’altra serie di elementi da
considerare per la redazione delle mappe:
a) numero indicativo degli abitanti potenzialmente interessati;
b) infrastrutture e strutture strategiche (autostrade, ferrovie, ospedali, scuole, etc.);
c) beni ambientali, storici e culturali di rilevante interesse presenti nell'area potenzialmente interessata;
d) distribuzione e tipologia delle attività economiche insistenti sull'area potenzialmente interessata;
e) impianti di cui all'allegato I del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, che potrebbero provocare
inquinamento accidentale in caso di alluvione e aree protette potenzialmente interessate, individuate
all'allegato 9 alla parte terza del decreto legislativo n. 152 del 2006;
f) altre informazioni considerate utili dalle autorità di bacino distrettuali, come le aree soggette ad alluvioni
con elevato volume di trasporto solido e colate detritiche o informazioni su fonti rilevanti di
inquinamento.
L’altro elemento che concorre alla valutazione del rischio è il valore associato ai Beni Esposti che, nel caso
di analisi puramente qualitative (vulnerabilità pari ad 1) fanno si che la Mappa del Bene Esposto coincida
con quella del Danno Potenziale. Tale informazione combinata opportunamente con la pericolosità
consente di determinare il livello atteso di rischio di alluvione.
Completata la fase di predisposizione delle “mappe della pericolosità e del rischio”, che rappresenta la
componente conoscitiva e mappatura del territorio del PGRA, attualmente si è avviata la redazione del
Pag. 40 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Piano di Gestione del Rischio Alluvioni PGRA (art.7 – scadenza 22 giugno 2015) che rappresenta il
penultimo step del processo del Piano attraverso l’individuazione di tutti gli aspetti della gestione del
rischio di alluvioni, in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione, comprese le previsioni di
alluvione e il sistema di allertamento.
L’ultimo step riguarda l’attuazione del PGRA secondo le disposizioni del D.lgs 49/2010 ed in
particolare attraverso la predisposizione dei programmi di intervento.
I corsi d’acqua del Distretto Appennino Meridionale indagati e soggetti a rischio alluvione sono circa 150,
riportati nella tabella 7 del PRGA anche se tale dato è attualmente oggetto di verifica da parte delle Autorità
di bacino regionali ed interregionali ricadenti nel distretto.
I corsi d’acqua che interessano il territorio di Atripalda, direttamente ed indirettamente, sono il
Sabato, che lo attraversa anche nel Centro abitato, ed il Fenestrelle che confluisce in esso all’altezza di
Pianodardine.
E’ proprio il distretto industriale e commerciale di Pianodardine a rappresentare un elemento di assoluta
criticità; come si evince dalla tavola Carta Unica del Territorio del presente Piano Preliminare, l’area di
Pianodardine è caratterizzata da Valore Esposto molto elevato (E4) e in virtù di una pericolosità di base
significativa ( Area P3 Pericolosità elevata) si ha un valore del rischio che sottende degli approfondimenti e
delle considerazioni.
In particolare l’area ricade quasi totalmente in R4 “Aree/elementi a rischio molto elevato” confermando
ancora una volta che il distretto si trova in area a forte rischio.
L’elaborazione dell’Autorità di Bacino è necessariamente contemplata in sede di Piano Preliminare, ossia
lo strumento su cui avviare un processo di consultazione e confronto aperto a tutte le categorie di
interlocutori.
Tuttavia in questa fase è necessario prendere atto che valori economici significativi sono esposti a rischi di
alluvione significativamente alti che indurrebbero ad alleggerire il carico insediativo nella suddetta area; si
rimanda a fasi successive l’individuazione di strategie che consentano di contemperare l’esigenza di
conservare attività produttive, in ogni caso già insediate nella zona, con adeguate strategie di mitigazione
del rischio rilevato.
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(
L’attuale cultura urbanistico 3 ambientale promuove la realizzazione di aree naturali protette di interesse
locale intese non solo come zone vincolate, ma come ambiti territoriali che necessitano di azioni correlate
di salvaguardia, conservazione, restauro e ricostituzione delle originarie caratteristiche morfologico 3
ambientali, finalizzandone il loro uso ad uno sviluppo eco – compatibile dell’area stessa, strettamente
correlato ed integrato alla realtà di un più ampio territorio.
In tal senso l’individuazione di aree protette, quali parchi naturali, regionali, interregionali, urbani, può
RELAZIONE Pag. 41
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
operativamente attuarsi attraverso un’equilibrata interrelazione tra protezione del patrimonio naturale e
culturale dell’area, promozione delle attività ricreative ed educative, sostegno e sviluppo delle economie
locali.
In tale logica il torrente Salzola, che attraversa i Comuni di Sorbo Serpico, Salza Irpina, San Potito Ultra
ed in ultimo Atripalda, confluendo nel fiume Sabato proprio nel nucleo urbano consolidato di
quest’ultimo comune, per le sue innegabili bellezze naturali e per le testimonianze storico – culturali
presenti sulle sue sponde, nonché per le attività economiche esistenti, può costituire una importante
risorsa di natura ambientale da tutelare con la creazione di un parco fluviale.
Con questo spirito è stato portato avanti dai comuni interessati, con Atripalda capofila, il progetto pilota
per il risanamento ambientale del torrente Salzola, approvato dal comune di Atripalda con Delibera
di Consiglio Comunale n°59 del 04/12/2002 che, alla luce degli attuali orientamenti di salvaguardia
integrata, si è basato, fondamentalmente, sui concetti che di seguito, sinteticamente, si riportano:
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Il progetto poi, nel rispetto di una più giusta e programmata valorizzazione, non prescinde da
considerazioni di carattere territoriale più ampio, che guardano non solo al parco fluviale in sé stesso
ma anche alle altre emergenze ambientali che lo circondano alle quali è strettamente correlato: il
fiume Sabato, il torrente Fenestrelle, il Parco dei Picentini e del Partenio.
Proprio per questo il progetto di parco ha tenuto conto del fatto che il sistema idrografico del fiume
Sabato e dei suoi affluenti (Salzola e Fenestrelle) si configura come una potenziale struttura
portante naturale per la formazione di un insieme di parchi fluviali, che una volta realizzati,
andrebbero a creare, per la loro continuità territoriale, dei “corridoi biologici” per gli ecosistemi dei due
Parchi Regionali, ripristinando l’equilibrio ambientale attualmente interrotto dagli agglomerati urbani di valle.
Inoltre il piano in argomento ha affrontato la tutela ed il miglioramento della condizione qualitativa
dell’ambiente non solo come una condizione da salvaguardare, da contemplare, ma anche da fruire,
Pag. 42 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
da mettere a disposizione, da far scoprire.
In particolare gli obiettivi specifici dello studio sono stati:
L’analisi delle problematiche storico 3 ambientali, economico 3 sociali, demografiche, geologiche,
biologiche;
la valorizzazione dell’ambiente fluviale del torrente Salzola;
la valorizzazione dei manufatti storico culturali (mulini, canalizzazioni ed opifici) posti lungo le sponde
del torrente o ad esso connessi.
l’integrazione del flusso turistico connesso al Parco fluviale del Salzola con le tipologie turistiche legate
alla fruizione di altre risorse naturali (parchi dei Monti Picentini, Parco Urbano di S. Gregorio di
Atripalda), archeologiche, storico 3 artistiche presenti sulla restante parte dei territori comunali del
parco stesso;
la pianificazione di un sistema di infrastrutture a servizio dell’ambito omogeneo del torrente Salzola che
contestualmente comporti un deciso miglioramento della qualità della vita delle comunità interessate;
la realizzazione di una integrazione fisico3 infrastrutturale dell’area fluviale con i centri cittadini.
Tra gli obiettivi che il progetto prevede di raggiungere attraverso l’attivazione di una serie di azioni
normative e procedurali articolate in un Piano d’area e in una serie di Schemi di Piani Attuativi e
Strumentazione Operativa di Intervento, tali da coniugare i due aspetti della pianificazione e della
programmazione economico – finanziaria degli interventi, quelli che interessano in modo particolare il
comune di Atripalda risultano essere:
, restituendo al solco
fluviale, attraverso una serie di opere di ingegneria naturalistica, una immagine amena di immissione di
un elemento naturale in un elemento fortemente antropizzato;
)
attraverso il recupero dei ruderi dei mulini e degli
opifici al fine di conservare la memoria storica dei luoghi a fini didattici;
9
6
7 che nei giorni festivi possa collegare il capoluogo Avellino
con i comuni dell’hinterland attraverso itinerari tematici. Tale proposta richiede per la sua attuazione, la
riqualificazione dell’attuale area della stazione ferroviaria situata nel comune di Salza e l’introduzione di
9
1
;
che consentano di percorrere su ambedue le sponde
l’intero sviluppo del torrente per garantire il sistema di mobilità interno al parco.
Il PUC di Atripalda, alla luce dei presupposti e degli obiettivi che il progetto di risanamento
ambientale del torrente Salzola si è proposto di raggiungere, non può non tener conto degli indirizzi
e delle strategie contenuti nello stesso, frutto dell’elaborazione tecnica di suggestioni e “visioni”,
risultando nelle scelte coerente scelte con essi.
RELAZIONE Pag. 43
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
A.3 P IANIFICAZIONE
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Il Piano Territoriale Regionale (PTR), approvato con L.R. 13 del 13.10.2008 (<:(1
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$) si propone come Piano d’inquadramento, d’indirizzo e di promozione
di azioni integrate, al fine di determinare coerenza e sinergia tra la pianificazione territoriale e la
programmazione dello sviluppo.
Attraverso il PTR la Regione, nel rispetto degli obiettivi generali di promozione dello sviluppo sostenibile e
di tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio ed in coordinamento con gli indirizzi di
salvaguardia già definiti dalle Amministrazioni statali competenti e con le direttive contenute nei piani di
settore previsti dalla normativa statale vigente, individua:
a) gli obiettivi di assetto e le linee principali di organizzazione del territorio regionale, nonché le strategie e
le azioni volte alla loro realizzazione;
b) i sistemi infrastrutturali e le attrezzature di rilevanza sovra3regionale e regionale, nonché gli impianti e
gli interventi pubblici dichiarati di rilevanza regionale;
c) gli indirizzi e i criteri per la elaborazione degli strumenti di pianificazione territoriale Provinciale e per la
cooperazione istituzionale.
Il PTR, in sintesi, definisce:
a) il quadro generale di riferimento territoriale per la tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del
territorio, come definite dall’art. 2 e connesse con la rete ecologica regionale, fornendo criteri e indirizzi
anche di tutela paesaggistico3ambientale per la pianificazione Provinciale;
b) gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile e i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi
insediativi ammissibili sul territorio, nel rispetto della vocazione agro3silvo3pastorale dello stesso;
c) gli elementi costitutivi dell’armatura territoriale a scala regionale, con riferimento alle grandi linee di
Comunicazione viaria, ferroviaria e marittima, nonché ai nodi di interscambio modale per persone e
merci, alle strutture aeroportuali e portuali, agli impianti e alle reti principali per l’energia e le
telecomunicazioni;
d) i criteri per l’individuazione, in sede di pianificazione Provinciale, degli ambiti territoriali entro i quali i
Comuni di minori dimensioni possono espletare l’attività di pianificazione urbanistica in forma
associata;
e) gli indirizzi per la distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali;
f) gli indirizzi e i criteri strategici per la pianificazione di aree interessate da intensa trasformazione o da
elevato livello di rischio;
g) la localizzazione dei siti inquinati di interesse regionale ed i criteri per la bonifica degli stessi;
Pag. 44 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
h) gli indirizzi e le strategie per la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse culturali e paesaggistiche
connesse allo sviluppo turistico ed all’insediamento ricettivo.
La proposta di Piano è articolata in cinque Quadri Territoriali di Riferimento, utili ad attivare una
pianificazione d’area vasta concertata con le Province e le Soprintendenze, in grado di definire
contemporaneamente anche gli indirizzi di pianificazione paesistica; essi sono di seguito riportati:
−
LE RETI (la rete ecologica, la rete del rischio ambientale e la rete dell’interconnessione);
−
AMBIENTI INSEDIATIVI (AI);
−
SISTEMI TERRITORIALI DI SVILUPPO (STS);
−
CAMPI TERRITORIALI COMPLESSI (CTC);
−
INDIRIZZI PER LE INTESE INTERCOMUNALI E BUONE PRATICHE DI PIANIFICAZIONE.
Il Comune di Atripalda rientra nell’AMBIENTE INSEDIATIVO N°6 – Avellinese, è compreso nel
SISTEMA TERRITORIALE DI SVILUPPO a dominante urbana “D2 – Sistema urbano di Avellino”, che
comprende, oltre Atripalda, i comuni di
54
4
-
5 e rientra nel CAMPO
TERRITORIALE COMPLESSO N°4 – Area Interprovinciale – Benevento – Avellino.
A.3.1.1 3 Gli Ambienti Insediativi (AI) del PTR
Gli Ambienti Insediativi del PTR, individuati in numero di 9 sulla base delle analisi delle morfologie
territoriali e dei quadri ambientali, delle trame insediative, dei caratteri economico3sociali e delle relative
dinamiche in atto, contengono le scelte strategiche con “tratti di lunga durata”, e dei conseguenti interventi
strutturanti ai quali si connettono i grandi investimenti.
Sono ambiti sub3regionali in trasformazione (“microregioni”), all’interno di una Campania “plurale” formata
da aggregati dotati di relativa autonomia, per i quali vengono costruite delle “visioni” cui soprattutto i piani
territoriali di coordinamento provinciali, che agiscono all’interno di “ritagli” territoriali definiti secondo logiche
di tipo“amministrativo”, ritrovano utili elementi di connessione.
Tale parte del PTR risponde a quanto indicato al punto 3 lettera b, c ed e dell’art.13 della LR n.16/2004,
dove si afferma che il PTR dovrà definire:
−
gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile del territorio e i criteri generali da rispettare nella valutazione dei
carichi insediativi ammissibili sul territorio, nel rispetto della vocazione agro – silvo – pastorale dello
stesso;
−
gli elementi costitutivi dell’armatura urbana territoriale a scala regionale, con riferimento alle grandi
linee di comunicazione, viaria, ferroviaria e marittima, nonché ai nodi di interscambio modale per
persone e merci, alle strutture aeroportuali e portuali, agli impianti e alle reti principali per l’energia e le
telecomunicazioni;
−
3 gli indirizzi per la distribuzione territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali.
Gli Ambienti Insediativi sono dunque ambiti di un livello scalare “macro”, di carattere strategico – operativo,
RELAZIONE Pag. 45
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
nel quale si affrontano e si avviano a soluzione rilevanti problemi relazionali derivanti da caratteri strutturali
(ambientali e/o insediativi e/o economico3sociali) che richiedono la ricerca, di lungo periodo e concertata, di
assetti più equilibrati di tipo policentrico e reticolare.
Con gli Ambienti Insediativi il PTR persegue gli obiettivi strategici che possono essere sintetizzati come di
seguito riportato:
- Perseguire un assetto policentrico riferito ad una idea di “rete” territoriale a maglia aperta valorizzando le
relazioni dei nodi il cui ruolo è frutto delle specifiche identità 3 non delle dimensioni e delle gerarchie 3 e
le complementarità piuttosto che gli antagonismi concorrenziali;
- Estendere la logica del policentrismo oltre il sistema urbano, dunque anche gli apparati produttivi e le
loro interdipendenze, le relazioni sociali e culturali fra le comunità locali, le articolazioni istituzionali;
- Valorizzare le zone interne attraverso i “sistemi di città”, in applicazione delle politiche dell’Unione
Europea che incoraggiano “l’organizzazione a rete” di città medio3piccole, in “città diffusa”;
- Pervenire ad una distribuzione territoriale corretta dei carichi insediativi mirando anche al radicale
contenimento della dispersione edilizia.
La responsabilità della definizione di piano degli assetti insediativi è affidata alla pianificazione provinciale.
In coerenza con tale impostazione, il Piano Territoriale Regionale riserva a sé compiti di proposta di visioni
di guida per il futuro, ma anche di individuazione di temi che – per contenuti strategici e/o per problemi di
scala – pongono questioni di coordinamento interprovinciale da affrontare e risolvere secondo procedure di
co3pianificazione sostanziale.
PTR: classificazione ambienti insediativi
Pag. 46 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
A.3.1.2 3 I Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) del PTR
I Sistemi Territoriali di Sviluppo del PTR sono unità territoriali intermedie “costituite” in base non
solo a caratteri sociali o geografici omogenei ma anche a reti di relazioni che collegano tra di loro
diversi soggetti territoriali.
Tale parte del PTR risponde a quanto indicato al punto 2 lettera a) e c), dell’articolo 13 della L.R n. 16/04,
dove si afferma che il PTR dovrà individuare:
−
gli obiettivi d’assetto e le linee di organizzazione territoriale, nonché le strategie e le azioni volte alla
loro realizzazione;
−
indirizzi e criteri di elaborazione degli strumenti di pianificazione provinciale e per la cooperazione
istituzionale.
I STS rappresentano, innanzitutto, dei
)
)
: ambiti di
programmazione di interventi sul territorio e di condivisione di obiettivi di sviluppo e valorizzazione
di risorse eterogenee.
Il PTR individua 45 STS sulla base della geografia dei processi di auto3riconoscimento delle identità locali e
di auto3organizzazione nello sviluppo, confrontando il “mosaico” dei patti territoriali, dei contratti d’area, dei
distretti industriali, dei parchi naturali, delle comunità montane, e sulla base di una verifica di coerenza con
l’intervento in corso del POR Campania 200032006, con l’insieme dei PIT, dei Prusst, dei Gal e delle
indicazioni dei PTCP, e privilegiando tale geografia in questa ricognizione rispetto ad una geografia
costruita sulla base di indicatori delle dinamiche di sviluppo.
I STS sono stati classificati anche in funzione di 6 diverse dominanti territoriali di sviluppo, in relazione
alle caratteristiche ed alle vocazioni dei territori: naturalistica; rurale – culturale; rurale – industriale;
urbana; urbano – industriale; paesistico culturale.
Per ciascun STS è stata quindi definita una matrice degli indirizzi strategici, proposta aperta alla
discussione, al contributo di approfondimento e precisazione, che verrà sviluppato nei confronti con le
realtà locali nell’ambito delle Conferenze territoriali.
L’individuazione dei Sistemi Territoriali di Sviluppo non ha valore di vincolo, ma di orientamento per la
formulazione di strategie in coerenza con il carattere proprio del PTR, inteso come piano in itinere soggetto
a continue implementazioni. L’individuazione dei Sistemi Territoriali di Sviluppo diventa, in tale ottica, la
trama di base sulla quale costruire i processi di co3pianificazione.
La definizione degli effetti che le conseguenti politiche di sviluppo avranno sulla pianificazione urbanistica
di area vasta e sui Piani urbanistici comunali resta compito delle Province.
Pertanto, in sede di redazione del Piano Urbanistico Comunale è comunque possibile operare un primo
confronto con i lineamenti strategici, che rappresentano un riferimento per la pianificazione e per politiche
integrate di sviluppo, che coinvolgono più complessivamente l’azione degli Enti Locali.
RELAZIONE Pag. 47
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
PTR: Articolazione dei STS
A.3.1.3 3 I Campi Territoriali Complessi (CTC) del PTR
I Campi Territoriali Complessi
ambiti prioritari d'intervento, interessati dalla convergenza ed
intersezione di processi di infrastrutturazione funzionale ed ambientale così intensivi da rendere necessario
il governo delle loro ricadute sul territorio regionale, anche in termini di raccordo tra i vari livelli di
pianificazione territoriale.
Tale parte del PTR, in conformità a quanto indicato al punto 3, lett. f), della L.R.16/04, definisce
)
I CTC rappresentano, in questo senso, “punti caldi” del territorio regionale, aree oggetto di trasformazioni
intense e in alcuni casi in fase di realizzazione, dove sono già previsti, con provvedimenti istituzionali:
o interventi e strategie di riequilibrio e di risanamento ambientale, di bonifica di aree ad alto rischio e
valore paesistico;
o opere ed interventi nel settore delle infrastrutture (in particolare nel campo dei trasporti e della mobilità);
o politiche per la protezione del territorio ed il ripristino di condizioni sociali ed urbane di sicurezza, in
relazione ai rischi naturali.
I CTC, pertanto, sono definiti a partire dall’osservazione di elementi di conflitto e di criticità derivanti dalle
intersezioni delle seguenti tre reti:
- rete delle infrastrutture;
- rete dei rischi;
- rete dei valori ecologici e paesaggistici.
Pag. 48 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Attraverso la definizione e la caratterizzazione dei CTC, ci si propone di:
o evidenziare i processi di trasformazione più rilevanti in atto o programmati;
o valutarne gli effetti, in termini di compatibilità con il territorio naturale ed urbanizzato, in rapporto con
gli obiettivi condivisi e perseguiti nei sistemi di locali sviluppo, ma anche in rapporto con la forma del
paesaggio e degli insediamenti;
o suggerire alla pianificazione territoriale indirizzi di sviluppo ed orientamenti per la
trasformazione, stabilendo criteri, prestazioni e regole per rendere coerenti ed integrate le azioni di
trasformazione, limitandone l'impatto ambientale.
I Campi Territoriali Complessi sono da intendersi come ambiti territoriali aperti, non circoscritti in
maniera definita e non perimetrabili secondo confini amministrativi o geograficamente individuati, in quanto
risulta difficile valutare gli effetti e le ricadute sul territorio – dal punto di vista urbanistico e paesistico, e
dunque economico e sociale – delle trasformazioni prese in considerazione.
Tali ambiti non hanno forma chiusa poiché la presenza di uno o più interventi di trasformazione, spesso tra
loro interagenti – soprattutto per ciò che riguarda le dotazioni infrastrutturali – determinano effetti a catena
sulle componenti della struttura territoriale regionale, e di conseguenza inevitabili inferenze con gli altri
Quadri Territoriali di Riferimento del PTR.
PTR: Articolazione dei CTC
Inoltre, i campi sono posti dal PTR in rilievo come aree “critiche” nei processi di pianificazione, e sono
evidenziate per essere prese in considerazione dalle Amministrazioni come “ambiti di attenzione” in cui
RELAZIONE Pag. 49
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
privilegiare le attività di controllo degli impatti e di valutazione degli effetti dispiegati dai diversi interventi
affinché essi possano essere mitigati o potenziati, in consonanza con le scelte di pianificazione ai diversi
livelli (regionale, provinciale e comunale).
A.3.1.4 – Le strategie del PTR
Ambiente Insediativo n°6 3 Avellinese
Per l’Ambiente Insediativo n° 6 – Avellinese, in cui ricade il territorio di Atripalda, il PTR rileva che la
realtà territoriale dell’ambiente ha subito massicce trasformazioni nell’ultimo ventennio, soprattutto in
conseguenza del terremoto del 23 novembre 1980, anche per effetto della ricostruzione post3sisma e
dell’insediamento di numerose aree industriali ed annesse grandi opere infrastrutturali (alcune realizzate in
parte).
Inoltre sono attualmente in itinere vari strumenti di concertazione per lo sviluppo (patti territoriali, contratto
d’area, ecc.) ed altri sono in via di progettazione, che – in assenza di una pianificazione di area vasta –
rischiano disorganicità di intervento.
Il riassetto idrogeologico, e più in generale, la difesa e la salvaguardia dell’ambiente costituiscono una delle
priorità dell’intera area.
Sotto il profilo economico un primo ordine di problemi è relativo alla valorizzazione e al potenziamento delle
colture “tipiche” presenti nell’ambito, che ben potrebbero integrarsi con forme turistiche innovative e
compatibili con le qualità naturalistiche, ambientali e storiche presenti nell’ambiente.
I problemi infrastrutturali ed insediativi possono così riassumersi:
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5
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L’ambiente è interessato da numerosi strumenti di programmazione. Gli strumenti più specificamente rivolti
a promuovere lo sviluppo locale sono i Patti Territoriali e i Contratti d’Area. In particolare:
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Inoltre sono stati avviati 9 P.I.T.:
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
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L’obiettivo generale è volto alla creazione di un sistema di sviluppo locale nelle sue diverse accezioni e
punta fortemente all’integrazione tra le aree, cercando di coniugare, attraverso un’attenta azione di
salvaguardia e difesa del suolo, la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali dell’area con un
processo di integrazione socio economica.
In questo quadro, la priorità è senz’altro da attribuire ad una rigorosa politica di riequilibrio e di
rafforzamento delle reti pubbliche di collegamento, soprattutto all’interno dell’area, in modo da consentire a
tutti i comuni di beneficiare di un sistema di relazioni con l’esterno. Appare evidente che, per tale ambiente,
la suddivisione puramente amministrativa deve essere superata per stabilire intese, anche interprovinciali,
al fine di realizzare una politica di coerenze programmatiche.
PTR: Visioning Tendenziale
Qualora le dinamiche insediative e socio – economiche dovessero continuare a seguire le tendenze in atto
(visioning tendenziale), il PTR ipotizza un assetto caratterizzato da:
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RELAZIONE Pag. 51
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
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Facendo invece riferimento ad una “visione guida per il futuro” costruita sulla base di criteri/obiettivi
coerenti con le strategie del PTR, nell’assetto “preferito” potrebbero sottolinearsi:
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PTR: Visioning Preferita
Sistema Territoriale di Sviluppo “D2 – Sistema urbano di Avellino”
Esso è costituito, come detto, oltre che dal Comune di Atripalda, dal capoluogo provinciale (Avellino) più
altri due comuni contermini, Mercogliano e Monteforte Irpino.
Pag. 52 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
È attraversato da ovest verso est dalla SS 7 bis di Terra di Lavoro sulla quale si inseriscono, provenienti da
nord, la SS 374 di Summonte e la SS 88 dei due Principati proveniente da Benevento. A queste si
aggiungono l’autostrada A16 Napoli – Canosa con gli svincoli di Avellino ovest e Avellino est, subito fuori il
confine del sistema territoriale, ed il raccordo autostradale Avellino – Salerno.
Per quanto riguarda la rete ferroviaria, il territorio è attraversato dalla linea Salerno – Avellino – Benevento
con la stazione di Avellino e dalla sua diramazione verso Rocchetta S. Antonio Lacedonia.
Attualmente l’aeroporto più prossimo è quello di Napoli3Capodichino. Per raggiungerlo bisogna percorrere,
a partire dallo svincolo di Avellino est, circa 46 km di autostrada e raccordo A13A3.
Per il sistema stradale i principali invarianti progettuali sono:
- adeguamento raccordo autostradale Salerno3Avellino (codice intervento 23); Piano Territoriale
Regionale 63;
- potenziamento Svincoli Viabilità Hinterland Avellinese 3 Sistemazione con rotatoria dell’intersezione
strada 7 bis (Nazionale Torrette)3casello autostradale3SS 374 per Montevergine (codice intervento 49);
- realizzazione di un collegamento di trasporto collettivo in sede propria con tecnologie innovative tra
Mercogliano ed Atripalda, in connessione con la stazione RFI di Avellino/Atripalda.
Sul sistema ferroviario è allo studio l’intervento opzionale di potenziamento della linea Avellino3Mercato S.
Severino.
In futuro l’aeroporto più prossimo sarà Pontecagnano raggiungibile percorrendo circa 42 km di raccordo
autostradale Avellino – Salerno e autostrada A3, più altri 6 km per raggiungere lo scalo, una volta usciti
dall’autostrada.
Campo Territoriale Complesso n° 4 Area interprovinciale Benevento–Avellino
Esso si colloca al centro della parte settentrionale del territorio regionale, in un’area intermedia tra le
province di Benevento e di Avellino.
I collegamenti stradali extraregionali che si dipartono da questo campo sono l’autostrada A16 (attraverso il
raccordo “Castel del Lago3Benevento” tra l’A16 e la tangenziale di Benevento), la SS 88 “dei due principati”
e la SS 212 (direzione Molise), la SS 369 e la SS 90 bis “delle Puglie” (direzione Foggia).
Le linee ferroviarie a servizio di quest’area sono cinque: la Cancello3Benevento, la Caserta3Benevento, la
Benevento3Foggia, la Benevento3Avellino e la Benevento3Campobasso.
Gli interventi previsti consentono il perfezionamento del sistema della mobilità, mediante la chiusura della
maglia autostradale tra i capoluoghi di Provincia della Campania ed il collegamento del territorio compreso
tra Caserta e Benevento alle aree costiere ed alla rete autostradale nazionale, nonché il miglioramento
delle condizioni di accessibilità delle aree interne della provincia di Benevento e di Avellino.
Questi interventi si incrociano con alcune componenti strutturali della rete ecologica e del sistema dei valori
paesistici ed ambientali.
RELAZIONE Pag. 53
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Pertanto l’incremento di interconnessione tra le aree interessate e le reti nazionali, dovrà essere basato su
interventi di cui siano valutati con attenzione gli impatti in termini di sistema.
Tra le azioni infrastrutturali in programma si ricorda in questa sede l’infrastruttura stradale volta a collegare
gli agglomerati Asi della Valle Caudina (Cervinara) con quello di Pianodardine (Avellino), direttamente a
confine con il territorio di Atripalda, nell’ambito delle aree industriali del Consorzio ASI della Provincia di
Avellino.
L’asse area di Pianodardine (Avellino) con il Comune di Airola, collegandosi, poi, con la Strada Fondovalle
Isclero, passando per i comuni di Roccabascerana, S. Martino Valle Caudina e Cervinara, è una strada
extraurbana a scorrimento veloce con carreggiata unica e con svincoli sfalsati.
La strada attraversa i territori a cavallo tra le province di Avellino e di Benevento, alla base del Partenio, di
grande valore agricolo (produzione vitivinicola di grande qualità, come ad es. le aree del Tufo) e
paesaggistico. Pertanto la progettazione di quest’asse e la sua realizzazione dovranno essere improntate a
logiche di mitigazione degli impatti e di verifica continua con i valori paesistico ambientali, e di rispetto della
continuità della rete ecologica.
Le azioni infrastrutturali che caratterizzano il Campo n.4 rappresentano, quindi importanti interventi di
completamento della rete della mobilità stradale regionale, nonché un’infrastrutturazione che consente il
miglioramento dell’accessibilità e del collegamento con aree di sviluppo produttivo ed industriale.
Non è possibile individuare concreti elementi di intersezione tra gli assi viari di progetto e aree di rischio
antropico, salvo che nella zona a est di Maddaloni, dove esiste una consistente pericolosità dovuta al
rischio frane. L’intreccio più delicato e quello con la rete ecologica, con le valenze ecosistemiche ed
ambientali, e paesistiche dei territori attraversati. L’esigenza di verificare la compatibilità tra i tracciati, le
tipologie d’intervento, ed il contesto territoriale ed ambientale si pone in particolare per quegli interventi che
prevedono l’attraversamento di aree paesistiche di grande rilevanza e la presenza di colture di alto pregio.
Per gli interventi non ancora in fase realizzativa o progettuale avanzata, sarà necessario studiare tracciati
tenendo in conto la priorità della salvaguardia delle valenze ambientali e delle loro relazioni all’interno di
“sistemi di paesaggio” di cui si dovrà assolutamente limitare gli effetti di frammentazione che tali assi
stradali generalmente producono. Occorrerà inoltre valorizzare le potenzialità di riassetto intermodale della
mobilità nell’intera provincia cogliendo tutte le opportunità di positiva sinergia con i tracciati delle reti su
ferro (ad esempio, ubicando gli svincoli o le intersezioni con la viabilità preesistente tenendo conto delle
ubicazioni delle stazioni ferroviarie, specie di quelle attrezzabili con opportuni parcheggi di interscambio e/o
con fermate delle autolinee del trasporto locale).
Il complesso delle previsioni strategiche e infrastrutturali contenute nel PTR saranno la struttura posta a
base dell’impostazione progettuale del PUC di Atripalda, al fine di conseguire la necessaria coerenza con
esso.
Pag. 54 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
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4
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Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Avellino è stato approvato con Delibera del
Commissario Straordinario n. 42 del 25.02.2014 /<:(1
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!0
Evidentemente il PTCP specifica ed approfondisce le previsioni della pianificazione territoriale regionale in
coerenza con le linee di sviluppo della Regione Campania, detta le linee di indirizzo e le direttive per la
pianificazione di settore di livello provinciale e le norme di indirizzo e coordinamento per la pianificazione
comunale, articolando le sue disposizioni, in coerenza con l’art. 3 della L. R. n°16/2004, in contenuti
strutturali e programmatici.
Esso si basa sugli indirizzi approvati dalla Giunta Provinciale con delibera 196 in data 21/10/2010,
anche a seguito di un intenso confronto con gli STS (Sistemi Territoriali di Sviluppo) del territorio
provinciale.
I quattro indirizzi programmatici approvati sono:
− Salvaguardia attiva e valorizzazione del territorio, del paesaggio e della qualità diffusa;
− Sviluppo equilibrato e cultura del territorio;
− Sviluppo compatibile delle attività economiche e produttive;
− Accessibilità e mobilità nel territorio.
Sulla base di tali indirizzi, ai sensi dell’art. 3 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA), elaborato P.02,
sono “obiettivi operativi” del PTCP :
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In sintesi il PTCP definisce e disciplina l’assetto del territorio e le sue componenti strutturali, individuando i
sistemi fisici e funzionali di seguito elencati , di cui all’art. 8 delle NTA :
Sistema insediativo e storico culturale;
RELAZIONE Pag. 55
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Sistema naturalistico, ambientale e dello spazio rurale aperto;
Sistema della mobilità, delle infrastrutture e dei servizi alla produzione.
In riferimento al sistema insediativo, basato prevalentemente su centri la cui dimensione demografica è
particolarmente debole, l’idea del PTCP è quella che comuni vicini s’immaginino e si pianifichino come
un’unica realtà: di qui la proposta di creare 19 Sistemi di Città, ovvero 19 aggregazioni di Comuni del
territorio provinciale, attraverso i quali il PTCP definisce gli elementi di raccordo tra il PUC e le indicazioni
strutturali del PTCP, con indirizzi per la dotazione di servizi sovra comunali, di interventi sulle infrastrutture
locali che possono avere un ruolo alla scala più vasta, con indicazioni specifiche di indirizzo per le aree
trasformabili e per i carichi insediativi.
PTCP_Tav3P09_Articolazione del territorio in Sistemi di Città
Le 19 aggregazioni di città proposte sono:
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Pag. 56 RELAZIONE
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
A.3.2.1 3 Sistema Insediativo e Storico Culturale
Ai sensi dell’art. 39 delle NTA del PTCP, elaborato P.02:
“I Comuni, in sede di formazione o di adeguamento del PUC, provvedono a verificare in dettaglio i
riferimenti e le localizzazioni riportate nel PTCP (…). In funzione degli approfondimenti di cui all’art. 12
(delle NTA del PTCP), i PUC delimitano le aree già urbanizzate (…)”.
Il sistema insediativo della Provincia di Avellino è basato prevalentemente su centri la cui dimensione
demografica è particolarmente debole. Su 119 Comuni, infatti, 76 hanno meno di 3.000 abitanti, 25 si
collocano tra i 3.000 e i 5.000 abitanti, 10 tra 5.000 e 10.000 abitanti e solo 8 hanno più di 10.000 abitanti.
Esistono, ovviamente aree dove la vicinanza, quando non addirittura la contiguità degli insediamenti,
determina una maggiore dimensione urbana. E’ il caso dell’area urbana di Avellino e dei suoi Comuni
confinanti, degli insediamenti nell’area dell’Ufita, della Valle Caudina, del Solofrano – Montorese.
Il PTCP, come già anticipato, ipotizza una proposta di aggregazione di più comuni vicini in 19 Sistemi
di Città (
+'(
! 0 delle NTA) al fine di promuovere e sviluppare un’idea di pianificazione
(di funzioni, servizi e attrezzature, sia pubbliche che private), adeguata ad un bacino demografico più
consistente, e di specializzazione di ogni Comune del sistema di Città anche in base alle caratteristiche
geografiche, storiche e della propria tradizione municipale. Il tutto nel rispetto dell’identità e dell’autonomia
amministrativa di ogni Comune.
Al fine di favorire la pianificazione coordinata/associata tra i comuni appartenenti allo stesso Sistema di
Città il PTCP, ai sensi dell’art.30 delle NTA, promuove Conferenza tecniche di co pianificazione.
In particolare il PTCP propone e favorisce azioni di tutela e valorizzazione dei Centri storici (
4
'
! delle NTA, art. 36 – Norme per i Centri e nuclei storici) ed, in generale, delle componenti
storiche del sistema insediativo, in quanto elementi essenziali della strategia di valorizzazione ambientale e
insediativa del territorio; promuove pertanto sia azioni finalizzate alla conservazione del patrimonio storico
per preservare i valori identitari di un luogo e di una popolazione e sia azioni finalizzate ad un suo riutilizzo
come elemento strategico di sviluppo delle attività turistiche.
Il PTCP, identifica, inoltre, i cosiddetti insediamenti
da riqualificare (
1 ' (
delle NTA), ovvero cresciuti lungo le principali arterie stradali senza una
programmazione e progettazione urbanistica, che costituiscono una caratteristica insediativa molto diffusa
nel territorio provinciale.
Per essi il PTCP, ai sensi dell’art.37 delle NTA indica la necessità di un’azione di riqualificazione, da
prevedersi nella pianificazione comunale, che potrà comprendere diverse tipologie d’intervento, quali:
3 creazione di luoghi centrali dotati di elevata polifunzionalità, integrazione sociale, carattere identitario;
3 identificazione e strutturazione di spazi per verde e servizi;
RELAZIONE Pag. 57
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
3 potenziamento dei servizi di prossimità;
3 ampliamento degli spazi pubblici attrezzati;
3 creazione di fasce o aree verdi di mitigazione ambientale e/o paesaggistica, integrate a percorsi ciclo
pedonali sicuri;
3 separazione del traffico locale dal traffico di transito anche attraverso la creazione di circonvallazioni
volte a diminuire l’impatto del traffico sugli insediamenti e sul loro livello di sicurezza.
Per quanto detto 6
' %
delle NTA del PTCP, in coerenza con gli obiettivi di cui
all’art.3 sulla qualificazione degli insediamenti e il rafforzamento dell’armatura urbana, identifica
nell’elaborato P.09 i Sistemi di città per i quali attivare forme di pianificazione comunale coordinata,
ed identifica nell’elaborato P.11 i principali indirizzi per tale pianificazione.
I Comuni, in sede di PUC, potranno ridefinire il territorio edificato sia nella componente più
consolidata e compatta, sia nelle parti più rade ed ancora in formazione, ai fini di contenere
l’ulteriore dispersione insediativa.
2
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5
5
)
5
*1
C
94 0
#2
;
I 19 Sistemi di Città proposti dal PTCP si configurano prevalentemente come sottoinsieme dei STS.
La principale eccezione a questo criterio è costituita dalla Città di Abellinum, la cui definizione territoriale è
determinata dalla constatazione di forme di continuità territoriale o dalla presenza di fenomeni insediativi
dipendenti dalla vicinanza col Capoluogo.
Pertanto il Sistema di “4 0
.
,
54
#2
54
”, costituito dai comuni di #
54
-
54
,
51
5
5
:
5 si configura territorialmente sulla definizione di un’area urbana più estesa di quella identificata dal
( ( 9/ ' (
32
;.
Si sono, infatti, considerate le tendenze d’espansione del Sistema Urbano (
4
-
5 4
-
5
5
) e il ruolo residenziale periferico che stanno assumendo alcuni centri
nell’area della Valle del Sabato (4
5
:
5
,
) che, di fatto, unitamente
all’area industriale di Pianodardine, creano una sorta di urbanizzazione continua. Per analoghe ragioni si
sono aggregati alcuni centri delle Pendici del Partenio (1
Pag. 58 RELAZIONE
-
5.
54
).
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
PTCP: TAVOLA P.11.1 3 IL SISTEMA INSEDIATIVO DELLA CITTA’ DI ABELLINUM
Pertanto nella costruzione della pianificazione urbanistica coordinata il PTCP prevede la possibilità di
considerare tre sottosistemi: quello dell’STS urbano, del quale il comune di Atripalda è parte, quello a nord
della Valle del Sabato e quello delle pendici del Partenio (gli ultimi due di caratteristiche ambientali e
paesaggistiche peculiari e di un minore grado di strutturazione urbana), per i quali identificare alcuni temi
comuni legati all’effetto urbano del sistema città di Abellinum, ed articolare la pianificazione coordinata
intorno a tre contesti urbanistici: il Sistema Urbano di Avellino propriamente detto; i tre centri di Capriglia
Irpina, Grottolella, e Montefredane; i centri di Manocalzati, Prata Principato Ultra e Pratola Serra che
costituiscono una sorta di testata terminale dell’urbanizzazione condizionata dalla presenza del polo
industriale di Pianodardine.
Per quanto riguarda la stima della popolazione della Città di Abellinum si riporta di seguito la tabella della
popolazione 2001/2011 allegata alla Scheda del Sistema di Città:
RELAZIONE Pag. 59
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Dal punto di vista dei caratteri fisico3morfologici il sistema della Città di Abellinum si estende
prevalentemente su una depressione allungata in direzione ovest3est, incisa a nord e sud dal torrente San
Francesco e dal torrente Fenestrelle.
A nord domina il massiccio del Partenio, ad est il monte Tuoro, a sud3est il gruppo del Terminio e a sud3
ovest il monte Faliesi. Le fasce collinari che circondano la conca sono caratterizzate da una morfologia
dolce che ha consentito una distribuzione antropica, per lo più costituita da case sparse o da aggregati
elementari.
La valle e le colline sono solcate da numerosi corsi d’acqua che si immettono nei tributari del Fiume Sabato
che scorre con direzione sud – nord attraversando l’agglomerato industriale di Pianodardine.
La presenza antropica è elevata, le aree urbanizzate sono notevoli come in generale le trasformazioni
antropiche del territorio e l’impatto delle infrastrutture fisiche. La forte antropizzazione dei luoghi ha
inevitabilmente accentuato la presenza di detrattori ambientali rappresentati principalmente dal polo
industriale di Pianodardine (con tutte le accezioni inquinanti che si porta dietro) e dall’autostrada Napoli –
Bari che costituisce un vero e proprio “taglio” territoriale nell’espansione a nord della città di Avellino.
)
( 2
La fitta rete di fiumi che contraddistingue la “Città di Abellinum”, con il
che rappresenta un
importante corridoio di connessione biologica per la costruzione della rete ecologica regionale, ha
determinato, di fatto, la diffusa presenza di elementi di biodiversità che costituiscono
! !
rispetto alle aree a più elevata naturalità.
La salvaguardia ed il recupero ambientale di tale patrimonio sono d’importanza strategica per il
mantenimento di corridoi ecologici associati ai corsi d’acqua, e di zone cuscinetto a tutela della
qualità delle acque superficiali.
Nel rispetto di quanto precedentemente riportato il PTCP, nell’ambito della sua componente
programmatica, individua e promuove il progetto della
Pag. 60 RELAZIONE
&
!
?
, che interessa
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
direttamente il Comune di Atripalda, attraversato dal Fiume Sabato e interessato dal Torrente Salzola, alla
confluenza con il predetto fiume..
Tra i beni di interesse culturale presenti “nella città di Abellinum”, quello di notevole interesse per tutto il
territorio in oggetto e per tutto il sistema provinciale, nonché regionale, è il polo archeologico
rappresentato dai resti dell’antica Abellinum situati proprio nel comune di Atripalda.
Il sistema insediativo dei centri della “Città di Abellinum”, con particolare riferimento ai Comuni di
Avellino – Monteforte Irpino, Atripalda e Mercogliano, facenti parte del STS 3 “D2” del PTR, si
caratterizza per la sua forte conurbazione, per la quale i suddetti comuni proposero la “Studio di
fattibilità” dei PST che contengono la progettualità e gli accordi intercorsi tra i comuni facenti parte del
Sistema Urbano Intercomunale Avellinese (SUIA), volti alla ricerca di un’identità socio 3 economica
nell’ambito regionale e nazionale.
L’intento dell’Accordo di Reciprocità del Sistema Urbano Intercomunale Avellinese è stato proprio quello di
costruire una pianificazione strategica per uno sviluppo intercomunale, sempre più necessaria per
individuare obiettivi comuni e per disegnare progetti strategici per la comunità delle imprese e delle
persone, al fine di rilanciare l'economia, stimolare la crescita sociale, tutelare e valorizzare
l’ambiente, in una ottica di sviluppo sostenibile.
Tutto ciò partendo dall’individuazione delle principali emergenze economico – sociali del territorio che
attengono principalmente:
3 alla sofferenza del sistema produttivo locale a fronte del rallentamento dello sviluppo economica
globale ed a fronte della intensissima concorrenza di aree nazionali, continentali e mondiali
caratterizzate da minor costo del lavoro;
3 all'infrastrutturazione e razionalizzazione delle aree industriali;
3 all’accresciuta necessità di sviluppare a livello intercomunale gli interventi materiali ed immateriali
sul territorio;
3 alla riqualificazione urbana in un territorio in cui ambiente comunale rappresenta una
irrinunciabile risorsa di attrattiva civica, culturale, patrimoniale e turistica;
3 alla necessità impellente di sviluppare coordinamento e partnership tra enti locali, autonomie
funzionali, forze sociali e operatori territoriali;
e ponendosi come obiettivo quello di individuare e approfondire una serie di aspetti legati alla
pianificazione urbanistica e territoriale più direttamente riferibili alla scala sovracomunale e, in particolare,
legati a quattro assi tematici di riferimento, quali quelli del
5 del
5 del
9
e del
RELAZIONE Pag. 61
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
1
)
Ai fini della pianificazione coordinata dei PUC, il PTCP, ai sensi dell’art.33 delle NTA, propone di
ripartire la stima dei carichi insediativi tra i 19 sistemi di città.
Tale previsione si basa sul fabbisogno abitativo legato a due fattori:
1. stima del fabbisogno pregresso basato su due elementi:
3 disagio abitativo di famiglie che vivono in condizioni di affollamento;
3 disagio abitativo di famiglie che abitano alloggi impropri e famiglie in coabitazione;
2. stima dell’incremento del numero di famiglie.
Per quanto riguarda la “Città di Abellinum” dalla stima del fabbisogno abitativo pregresso da
affollamento pari a: max 955 – min 682, del fabbisogno abitativo pregresso per coabitazioni e
abitazioni inadeguate pari a: 2001 = 1.154 – stima 2011 (2001 – 30%) = 808, del numero di famiglie al
2020 pari a 46.007, rispetto al numero di famiglie al 2010 pari a 40.203, con un incremento in valore
assoluto pari a 5.804 ed in percentuale pari a 15,18%, risulta dal PTCP una stima dei carichi
insediativi rispetto al fabbisogno pregresso pari a: max 1.763 – min 1.490, al fabbisogno aggiuntivo
al 2020 pari a: 5.804, per un totale pari a: max 7.567 – min 7.294.
Ai fini del dimensionamento dei carichi insediativi, fermo restando la stima dei carichi insediativi
residenziali definita dal PTCP per i diversi Sistemi di Città, in sede di PUC si potranno precisare i
dimensionamenti in considerazione dell’andamento della crescita delle abitazioni occupate e delle analisi
specifiche dei Comuni sulle abitazioni occupate, la loro consistenza e stato, sull’effettivo andamento
demografico degli abitanti e delle famiglie. Le Conferenze tecniche di co pianificazione, di cui all’art. 30
delle NTA, provvederanno alla definizione di dettaglio dei carichi insediativi attribuiti ai singoli
comuni e al Sistema di città nel suo insieme, da localizzare nel territorio secondo i criteri stabiliti
all’art.34 delle NTA.
Inoltre i PUC, sempre ai sensi dell’art.33 delle NTA, potranno precisare i dimensionamenti delle altre
componenti e funzioni del sistema insediativo secondo i criteri stabiliti per le attrezzature pubbliche, per le
attività produttive industriali, artigianali e commerciali
L’art. 34 delle NTA, ai fini della localizzazione dei fabbisogni insediativi e della limitazione del consumo di
suolo agricolo e naturale, orienta i PUC, prioritariamente, verso il recupero del tessuto edificato esistente,
in seconda istanza verso il completamento e la densificazione dello stesso, ed in terza istanza, laddove è
possibile, verso aree di nuova urbanizzazione.
A.3.2.2 3 Sistema Naturalistico e Ambientale dello Spazio Rurale Aperto
Il PTCP definisce la Rete Ecologica Provinciale (REP) ad integrazione e rafforzamento degli elementi
della Rete Ecologica di livello regionale e sovra regionale individuati dal PTR, rinviando ai PUC la
definizione di un livello secondario o locale, ai sensi dell’art.10 delle NTA, elaborato P.02.
Pag. 62 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Ai sensi dell’art. 38 – Prescrizioni e direttive per i PUC in relazione alla identificazione della rete
ecologica delle NTA “- 1
5
:15
*1
(
3
/80
Nel caso del PUC di Atripalda, la proposta di Piano Preliminare prelude, al di là delle verifiche di dettaglio
già effettuate, ad una sostanziale coerenza tra quanto localizzato per Atripalda dal PTCP in materia di Rete
ecologica e quello localizzato nel dettaglio dal Piano.
A.3.2.3 3 Rete Ecologica:Schema di Assetto Strategico – Strutturale
La Rete ecologica di livello provinciale si compone del sistema di Aree Naturali Protette già istituite e dal
Sistema Rete Natura 2000 e definisce quindi fasce territoriali da conservare o potenziare individuate
attraverso un processo di analisi del reticolo idrografico che consente di valutare se le condizioni di
margine dei corsi d'acqua 3 quali la presenza di ecosistemi ed elementi di interesse ecologico e di fasce
ripariali o contermini vegetate 3 possono costituire un complesso lineare significativo da un punto di vista
ecologico.
Le intersezioni tra questi elementi, a volte anche particolarmente complessi in versanti dove il reticolo
idrografico è particolarmente articolato e multiforme, dà luogo alla identificazione di nodi della rete
ecologica dove conservare o potenziare i valori naturalistici e le funzioni ecologiche.
La proposta di rete ecologica provinciale integra considerazioni di natura prettamente ecologica e
identifica, quindi, gli elementi di interesse biologico, con gli elementi di natura polifunzionale. Gli elementi
polifunzionali integrano considerazioni di natura paesaggistica, fruitiva ed ecologica dando luogo a
indicazioni territoriali di aree e corridoi dove applicare direttive che comprendono: obiettivi ecologici,
obiettivi paesaggistici, incluso il recupero di fattori storici e identitari, obiettivi fruitivi e obiettivi per il
mantenimento del presidio agricolo anche attraverso il rafforzamento della multifunzionalità e la previsione
di incentivi e condizioni favorenti la diversificazione delle entrate per le aziende agricole.
Essa ha una doppia valenza:
-
strategica, con riferimento alla programmazione e allo sviluppo rurale e turistico dei territori;
-
strutturale 3 prescrittiva con riferimento alla redazione dei PUC.
Sotto il profilo strategico assumono particolare interesse per orientare le politiche di sviluppo le seguenti
componenti:
Corridoio Appenninico Principale
Corridoi Regionali
Corridoio Regionale Trasversale
Corridoio regionale da potenziare: Fiume Ofanto, Tratto di collegamento,
Torrente Solofrana
Direttrici polifunzionali REP: Regio Tratturo Candela – Pescasseroli;
Collegamenti tra le Aree Protette
RELAZIONE Pag. 63
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Aree Nucleo della REP
Parchi Regionali, Riserve naturali; Riserve demaniali regionali (Foresta Mezzana); SIC, ZPS
Elementi lineari di interesse ecologico
Fascia tutela corsi d’acqua; acque pubbliche; Intersezioni rilevanti del reticolo idrografico
Geositi
Ecosistemi ed elementi di interesse ecologico e faunistico*
111 Boschi di conifere e latifoglie; 121 Macchia mediterranea e garighe; 122
Aree a ricolonizzazione naturale; 131 Rocce nude ed affioramenti; 132 Aree
con vegetazione rada; 141 Pascoli e praterie; 211 Castagneti da frutto;
Ecosistemi acquatici; Oasi di protezione della fauna**; Zone di ripopolamento
e di cattura**; Rotte migratorie**.
* N.B. I Codici sono riferiti alla Banca dati CUAS della Regione Campania
** Indicazioni dal Piano faunistico venatorio provinciale (2011)
Con riferimento alla redazione dei PUC hanno valore strutturale prescrittivo, ai sensi dell’art.10 delle
NTA e, pertanto, non possono essere oggetto di previsioni di espansione urbana le seguenti componenti:
Elementi lineari di interesse ecologico;
Geositi;
Con riferimento agli Elementi lineari di interesse ecologico, i PUC devono contribuire a minimizzare gli
impatti sugli ecosistemi acquatici evitando la previsione di nuova urbanizzazione e, in caso, di aree già
urbanizzate a promuovere interventi di mitigazione degli impatti.
Chiaramente, i PUC, fatte salve le misure più restrittive derivanti da strumenti sovraordinati e di tutela per
legge, dovranno meglio specificare, ai sensi del sopracitato art.10, in rapporto all’effettivo stato dei
luoghi e ruolo ecologico, per quanto riguarda le seguenti componenti della Rete:
Elementi lineari di interesse ecologico;
Ecosistemi ed elementi di interesse ecologico e faunistico;
Geositi;
Buffer zones.
la delimitazione di tali aree, eventualmente individuando quelle per le quali non sussistono elementi
configuranti una effettiva valenza ecologica e/o ambientale.
Per gli insediamenti e le infrastrutture presenti in tali aree, ai sensi dell’art.11 delle NTA, i PUC potranno
prevedere azioni di riqualificazione e completamento di alta qualità, oltreché azioni di mitigazione
ambientale e di minimizzazione degli impatti ecologici e paesaggistici sulle fasce fluviali.
I PUC
potranno, inoltre contribuire al miglioramento della Rete Ecologica, individuando, in
relazione al Sistema della Mobilità e dei Servizi alla Produzione;
−
azioni di miglioramento dell’inserimento ambientale delle infrastrutture della mobilità;
−
interventi di qualificazione ecologico ambientale delle aree produttive esistenti;
−
interventi di ri pianificazione o delocalizzazione delle aree produttive programmate e non ancora
Pag. 64 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
attuate;
ed escludendo la previsione di discariche, impianti di selezione e trattamento dei rifiuti ed, in
generale, di insediamenti industriali.
A.3.2.4 3 Aree agricole e forestali di interesse strategico
Il PTCP, nel perseguire obiettivi di tutela anche per quanto riguarda le aree agricole e forestali di interesse
strategico, ai sensi dell’art.12 delle NTA, promuove comunque lo sviluppo del paesaggio agricolo e delle
attività produttive connesse, dettando, ai sensi dell’art. 39, 40 e 41 delle NTA, indirizzi, direttive e
prescrizioni per i PUC in materia di classificazione dei terreni agricoli e di limiti e divieti all’utilizzazione ai
fini edilizi delle aree agricole.
Come aree agricole e forestali di interesse strategico si intendono quelle superfici destinate ad uso agricolo
o a copertura forestale per le quali è necessario, per le caratteristiche di qualità delle produzioni, per il
valore agronomico dei terreni o per esigenze paesaggistiche, che la pianificazione urbanistica ne rispetti i
valori preservandone uno sviluppo prevalentemente orientato a obiettivi agro3ambientali.
Per le aree agricole vi è un legame inscindibile fra caratteristiche territoriali, paesaggio e qualità delle
produzioni. È un carattere distintivo del settore agroalimentare italiano proporre al mercato come un
prodotto unico qualità del cibo, cultura e bellezze paesaggistiche.
Si tratta di una risorsa che deve essere oculatamente gestita e che richiede che tutte le politiche che
incidono sul territorio siano coerenti. Il rispetto dei diversi ambienti, non solo in termini quantitativi ma
soprattutto in termini qualitativi, è estremamente importante e da questo punto di vista la matrice del
paesaggio è fondamentale. Alcuni paesaggi collinari della provincia, ad esempio, sono composti da
appezzamenti di piccole o medie dimensioni di coltivazioni arboree, seminativi ed aree seminaturali legate
alle incisioni del reticolo idrografico secondario. La trama è quindi completata da superfici a copertura
forestale ed arbustiva, spesso legata ad affioramenti di substrati litoidi o a fenomeni di dissesto superficiale
o profondo. Siepi e filari completano l’insieme paesaggistico.
Le produzioni sono qualificate da marchi di tutela che legano per l’appunto prodotti di qualità e specifici
ambiti territoriali.
Tra le province campane, quella di Avellino, per le sue caratteristiche agro 3 ambientali e forestali, si
conferma tra quelle più vocate all’attività agricola e forestale e per cui, la difesa degli elevati valori
ambientali rappresenta una priorità coerente come le sue strategie di sviluppo.
Le principali produzioni irpine che possono costituire elemento da valorizzare in progetti di promozione del
territorio sono indicate nell’elenco seguente:
– Castagna di Montella IGP
– Castagna di Serino DOP*
– Olio extravergine di oliva irpina – Colline Ufita DOP*
RELAZIONE Pag. 65
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
– Vitellone bianco dell’Appennino centrale IGP
– Salame Mugnano del Cardinale IGP
– Taurasi DOC
– Irpinia DOC
– Fiano di Avellino DOCG
– Greco di Tufo DOCG
– Formaggio pecorino di pecora bagnolese
– Formaggio pecorino di Carmasciano di Laticano
– Caciocavallo irpino della CM Alta Irpinia – Ufita
– Caciocavallo podolico dell’Alto SELE
– Mela annurca campana IGP
– Olio Extravergine di Oliva “Terre del Clanis” DOP (in istruttoria ministeriale)
– Cipolla ramata di Montoro.
Le stesse sono state già utilizzate in progetti di itinerario enogastronomico per la valorizzazione dei sistemi
locali quali le c.d. “Strade dei vini e dei sapori di Irpinia”.
Rispetto a quanto sopra esposto il recupero ambientale delle cave, ai sensi dell’art.13 delle NTA, deve
essere coerente con lo schema di assetto e gli obiettivi del sistema naturalistico e ambientale e dello
spazio rurale aperto.
A.3.2.5 3 Sistema della Mobilità, delle Infrastrutture e dei Servizi alla Produzione
Il PTCP, al fine di orientare e promuovere lo sviluppo sostenibile, ai sensi dell’art.18 delle NTA individua
le infrastrutture di livello prioritario e secondario, e ai sensi dell’art.19 delle NTA persegue la
creazione di un sistema integrato di mobilità dolce e promuove una rete di mobilità di interesse
turistico in relazione alle principali direttrici della Rete Ecologica individuata.
Il PTCP, nell’ elaborato P.03 , )
5 classifica i territori del sistema della
produzione in:
– PIP esistenti a valenza territoriale;
– PIP esistenti di interesse locale;
– PIP programmati a valenza territoriale;
– PIP programmati di interesse locale;
– Nuclei Industriali ex art. 32 a valenza territoriale;
– Agglomerati Industriali ASI a valenza territoriale.
Per le aree produttive esistenti il PTCP, ai sensi dell’art. 23 delle NTA, prevedendo per esse un ruolo
centrale nella pianificazione attuativa, promuove interventi di qualificazione ecologica, ambientale ed
energetica, mentre per quanto riguarda le nuove localizzazione produttive nelle aree ancora disponibili,
Pag. 66 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
garantisce corridoi e connessioni ecologiche necessarie a favorire la continuità degli elementi della rete
ecologica.
Per le aree produttive programmate e non attuate il PTCP, ai sensi dell’art. 24 delle NTA, prevede una
specifica valutazione nell’ambito della redazione dei PUC, i quali dovranno ripianificarle per usi e assetti
ecologicamente compatibili o eventualmente delocalizzarle.
Per quanto riguarda, infine, le aree commerciali per la grande e medio – grande distribuzione, il
PTCP, ai sensi dell’art. 26 delle NTA, promuove, nella formazione dei PUC, il ricorso alla tipologia del
1
1
2
, ovvero quella forma di insediamento commerciale che si pone come
elemento di riqualificazione dei tessuti urbani consolidati o da completare che favorisce l’integrazione con
gli abitati e con le altre funzioni e servizi.
Nel rispetto a quanto precedentemente riportato il PTCP, nell’ambito della sua componente
programmatica, individua una serie di progetti e programmi prioritari, dei quali quelli che interessano
direttamente ed indirettamente il comune di Atripalda sono i seguenti:
La riqualificazione delle aree produttive,
Il Completamento della strada a scorrimento veloce Pianodardine – Valle Caudina;
L’adeguamento della tratta ferroviaria Avellino – Rocchetta S.Antonio e la sua promozione quale
percorso di interesse turistico.
A.3.2.6 3 Il sistema produttivo
.
9 ,-
L’intero apparato produttivo territoriale provinciale risulta ad oggi costituito da 4 agglomerati Asi, 8 nuclei
industriali, 150 aree P.I.P. e 2 distretti industriali, Solofra e Calitri, attivi nella Provincia di Avellino a partire
dal 1997.
Il Consorzio di Sviluppo dell’Area industriale di Avellino gestisce attualmente quattro agglomerati: Solofra,
Avellino (Pianodardine), che interessa direttamente il territorio di Atripalda, Valle Caudina e Valle Ufita, e
otto nuclei industriali ex art.32 della L.219/81(realizzati a seguito del terremoto del 1980): Calitri – Nerico,
Conza della Campania, Morra de Sanctis, Porrara (Sant’Angelo dei Lombardi), Lioni – Nusco 3 Sant’Angelo
dei Lombardi, Calaggio (Lacedonia), San Mango sul Calore, Calabritto.
Considerando il numero di aziende presenti e attive nei quattro agglomerati ASI, si registrano negli
agglomerati:
di Pianodardine, circa 64 Aziende;
del polo conciario di Solofra circa 147;
di Valle Ufita, (Comuni di Frigento e Flumeri) circa 17 aziende;
della “Valle Caudina” (Comune di Cervinara e di San Martino Valle Caudina) 3 aziende;
- - 1
RELAZIONE Pag. 67
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
In provincia di Avellino abbiamo 150 Aree PIP per un estensione territoriale totale di circa 1.201 Ha, di
queste:
− 32 sono ancora in fase di pianificazione urbanistica con piani non ancora adottati;
− 11 sono in fase di progettazione urbanistica (Si tratta ovvero di PIP semplicemente adottati ma non
ancora definitivamente approvati);
− 23 sono in fase attuativa (esproprio con acquisizione delle aree e/o urbanizzate non ancora insediate,
con assegnazione dei lotti);
− 84 aree sono infrastrutturate e hanno aziende insediate.
Risultano invece ad oggi 14 Comuni privi di aree PIP.
Il PTCP si propone di favorire una riorganizzazione dell’offerta di aree produttive attraverso:
− l’elevazione della dotazione infrastrutturale delle aree principali che per consistenza insediativa, stato di
urbanizzazione e localizzazione in vicinanza degli assi e dei nodi infrastrutturali principali del territorio
provinciale, presentano maggiori probabilità di attrarre investimenti;
− il completamento delle aree industriali che si collocano in vicinanza degli assi e dei nodi infrastrutturali
principali del territorio provinciale e di cui si può valutare la capacità di attrarre investimenti;
− la verifica delle aree di interesse locale già realizzate, nell’ambito del ruolo che potranno svolgere nel
quadro della riorganizzazione dell’armatura urbana, superando la logica campanilistica attraverso la
formazione Dei Sistemi di Città;
− L’eventuale riconversione totale o parziale di aree industriali che possono essere arricchite di nuove
funzioni (di tipo energetico, insediativo, di servizio, ecc.).
Al fine di salvaguardare e promuovere la qualità ambientale e delle acque, il paesaggio del territorio
provinciale e di migliorarne la competitività economica, le aree produttive della provincia sono oggetto di
intese e programmi per la loro efficienza funzionale (reti di comunicazione, servizi alle imprese insediate,
ecc.) e per la loro qualificazione ecologica, ambientale ed energetica.
Al fine di stabilire e promuovere elevati standard di qualità ecologico 3 ambientale delle aree produttive, il
PTCP promuove uno specifico progetto strategico territoriale, da realizzare d’intesa con i soggetti pubblici e
privati interessati.
Il progetto prevede interventi per la qualificazione energetica dei siti e dei cicli produttivi e incentivi alla
produzione di energie rinnovabili. Inoltre promuove la creazione di sistemi energetici locali al fine di
migliorare la competitività economica e la sostenibilità ambientale del sistema produttivo.
L’obiettivo che il PTCP intende perseguire è duplice:
− la compatibilità tra la presenza dell’elemento produttivo con il sistema ambientale tutelato dalla rete
ecologica;
− ll miglioramento, con iniziative programmatiche da parte delle pubbliche amministrazione, degli
standards nelle componenti essenziali riguardanti il funzionamento di un’area produttiva: l’energia, i
Pag. 68 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
trasporti, il ciclo delle acque, il ciclo dei rifiuti.
# , , $ -(
1$
,
Nell’ambito di una strategia di sviluppo del territorio campano, il PTR, quale strumento per la pianificazione
territoriale, diviene anche strumento fondamentale per la programmazione socio economica del
territorio, nella convinzione che la pianificazione territoriale deve procedere di pari passo alla
programmazione economica del PSR 200732013.
La classificazione territoriale nell’ambito del P.S.R. Campania 2007/2013 è stata sviluppata individuando
elementi di omogeneità tra i sistemi locali regionali, oltre che specificità e caratteristiche distintive di
ciascun sistema, adottando un percorso analitico che, nel tentativo di evidenziare le specificità e le
vocazioni locali, ha condotto all’aggregazione dei sistemi locali caratterizzati da elementi di omogeneità.
L’analisi svolta ha consentito di pervenire ad una articolazione del territorio regionale in sette
“macroaree”omogenee, ciascuna delle quali raggruppa più STS definiti dal PTR.
!
!
-( 4
1$
,
Si sottolinea che il PSN indica quattro tipologie territoriali all’interno delle quali sono riconducibili le 7
macroaree omogenee individuate dal PSR Campania 200732013, secondo lo schema di cui sopra.
Il territorio di Atripalda rientra nella macroarea
“C – Aree con specializzazione agricola e
RELAZIONE Pag. 69
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
agroalimentare e processi di riqualificazione dell’offerta”.
Detta suddivisione del territorio, che quindi si sovrappone al quadro degli STS delineato dal PTR, è stata
basata sulla individuazione delle specificità e dei fabbisogni espressi dai diversi contesti territoriali, al fine di
articolare in modo adeguato l’offerta del programma.
Per ciascuna macroarea omogenea il PSR individua le caratteristiche distintive
e delinea il conseguente disegno strategico specifico.
!
Il
di 1
5<
include 159 comuni delle province
5
,
, che si estendono su una superficie
pari al 23,3% del totale regionale.
La densità abitativa è mediamente elevata ma, comunque, ben al di sotto della
media regionale.
La dinamica demografica appare abbastanza positiva: nel periodo 19913 2004 la popolazione e
aumentata del 4,2%, sebbene gli scenari appaiono piuttosto diversificati tra le aree vallive e quelle a
ridosso dei capoluoghi irpino e sannita, da un lato, e le aree montane, dall’altro. Nel complesso, i processi
di senilizzazione in atto sono piuttosto diffusi, ma non assumono proporzioni preoccupanti.
La struttura produttiva appare abbastanza diversificata e, sebbene l’agricoltura svolga ancora un ruolo di
primo piano nella formazione del Pil locale, una consistente quota della forza lavoro trova occupazione in
settori extra3agricoli.
Riguardo al profilo produttivo agroalimentare il territorio è specializzato nei comparti vitivinicolo, olivicolo,
della frutta in guscio e della zootecnia da carne, ed è caratterizzato da un modello di agricoltura semi3
intensiva.
Occorre inoltre sottolineare che in quest’area è diffusamente presente la tabacchicoltura che, con i suoi
4.036,82 ettari rappresenta, in termini di superficie, circa il 32% del totale regionale.
L’offerta agricola si caratterizza per una maggiore propensione alla produzione di qualità, legata a
produzioni tipiche, molte delle quali con denominazioni d’origine riconosciute.
Buona e la collocazione commerciale dei prodotti locali sui mercati regionali e nazionali; diffusa e la
presenza di marchi di qualità in diversi settori produttivi. In particolare, si concentrano in quest’area gli
areali produttivi delle produzioni Igp 1
/ ! *
,
9
5=
9.
.
,
4
*
52
5
/ !
.
4
*
1
5.
5,
5
5
, nonchè delle produzioni le cui richieste di riconoscimento sono in corso di
registrazione, ma che hanno ottenuto la protezione transitoria nazionale relative agli oli Dop Colline
Beneventane e Sannio Caudino.
Inoltre, buone sono le condizioni paesaggistico ambientali (in quest’area si concentra il 30,7% della
superficie forestale regionale. Inoltre, il 35,6% della superficie complessiva e oggetto di protezione
ambientale), alla cui valorizzazione contribuisce la stessa agricoltura.
Pag. 70 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Tuttavia, ancora ampi rimangono i margini di miglioramento e di riqualificazione produttiva e commerciale
dell’offerta agroalimentare, la cui funzione può costituire un volano per lo sviluppo delle potenzialità
turistiche locali, attualmente non particolarmente sfruttate anche per l’inadeguatezza di azioni volte a
valorizzare e riqualificare i villaggi rurali.
Nel complesso, con 199 esercizi, il peso del territorio nella determinazione dell’offerta regionale di ospitalità
e pari al 7,2% in termini di strutture ricettive ed al 3,4% in termini di posti letto.
D coinvolge ben 70 comuni rurali.
In quest’area l’iniziativa
I fabbisogni
Le aree in esame si caratterizzano per la forte presenza dell’agricoltura, ma anche per l’avvio di processi di
&
diversificazione economica in settori contigui a quello agricolo (
!
2
0*
, ecc.) che occorre sostenere adeguatamente.
Al suo interno, presenta alcuni elementi di disomogeneità sul versante delle dotazioni infrastrutturali e dei
servizi, con aree montane poco servite e in fase di impoverimento demografico a vantaggio delle aree
vallive e dei maggiori centri urbani.
Dato tale quadro, i fabbisogni sono schematizzabili come segue:
,
@
1
5
@
,
C
@
,
9
/
5
)
0@
Diversificazione del reddito in risposta ad una domanda di beni e servizi a carattere sociale e/o
ambientale3paesaggistico;
,
@
(
RELAZIONE Pag. 71
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Le specificità locali si esprimono su più direttrici, lungo un percorso comunque orientato verso la
qualificazione integrata dell’offerta territoriale, che impongono una risposta ai seguenti fabbisogni:
Competitività
In generale, le filiere produttive esprimono le seguenti esigenze
Adeguamento strutturale finalizzato al
C
C
ed alla
;
Sostegno al ricambio generazionale ed alla permanenza dei giovani nelle aree rurali;
)
(
Pag. 72 RELAZIONE
9
(tabacchicoltura);
;
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
4
a sostegno della valorizzazione
integrata delle produzioni di qualità;
1
, integrazione di filiera e miglioramento dei sistemi di
governance;
Ciascuna filiera esprime inoltre fabbisogni specifici.
Le risorse ambientali e paesaggistiche rappresentano un patrimonio da preservare e valorizzare,
anche al fine di sostenere percorsi di sviluppo basati sulla diversificazione.
Le attività agricole, zootecniche e forestali giocano un ruolo di notevole importanza in tal senso, ed è di
conseguenza necessario dare risposta ai seguenti fabbisogni:
*
9
@
5
@
Tali fabbisogni, di portata generale, andranno soddisfatti operando principalmente sulle misure finalizzate
alla
conservazione del paesaggio e delle biodiversità, sull’agroambiente, sull’imboschimento e sugli
investimenti non produttivi.
Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale
Si rende necessario sostenere e diffondere processi di diversificazione dell’economia rurale già avviati
sopratutto in alcune aree, nel corso della programmazione 200032006, sopratutto attraverso:
• Sostegno alla riqualificazione dei villaggi e del paesaggio rurale;
• Sostegno a processi di diversificazione dell’economia rurale e del reddito agricolo in chiave
turistica (enogastronomia, turismo verde).
Ciò comporta la necessità di intervenire sia su elementi di contesto (recupero e valorizzazione dei villaggi e
delle risorse del patrimonio ambientale e storico3culturale), sia sui settori economici del turismo e
dell’artigianato, allo scopo di ampliare e rendere dinamica l’offerta territoriale in chiave turistica
(enogastronomia, ambiente, cultura e tradizioni locali).
Le politiche di coesione sostenute dal FESR contribuiranno a ridurre l’isolamento e le condizioni di
marginalità,
principalmente
attraverso
l’infrastrutturazione
del
territorio
(mobilità,
tecnologie
dell’informazione, fonti energetiche rinnovabili) e la creazione rafforzamento di servizi alle imprese ed alle
popolazioni locali.
La ricerca scientifica mirerà a produrre soluzioni organizzative e di gestione orientando i processi di
riconversione produttiva ed individuando soluzioni per lo sfruttamento di energie rinnovabili.
Le azioni promosse dal FSE si svilupperanno sulla dimensione delle politiche sociali e di genere, tese a
favorire la partecipazione attiva delle donne e dei giovani nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria.
Saranno inoltre incoraggiati interventi nel campo dell’economia sociale e dei servizi di sostegno sociale.
RELAZIONE Pag. 73
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
A.4 AN ALISI DEI DATI DEMOG RAFICI
#
$#
! !
Di seguito si riportano i dati demografici del Comune relativi agli ultimi dieci anni.
TAB.1 3 ANDAMENTO DEMOGRAFICO COMUNALE
anno
nati vivi
morti
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
132
100
105
106
113
97
104
74
78
90
73
106
81
85
82
103
97
88
97
93
I%?
&
I !
I
I"
&
I'
!
?
"
iscritti
cancellati
286
278
286
268
305
263
306
290
282
440
326
374
338
305
323
311
288
338
287
286
famiglie
!
!
?&
%
"'
$
!$
I $
!$
%
I %!
3.756
3.799
3.849
3.883
3.934
3.936
3.960
4.074*
4.082
4.099
popolazione
residente al
31 dicembre
11.336
11.234
11.206
11.190
11.203
11.149
11.174
10.902*
10.878
11.029
*) DATI RIALLINEATI AL CENSIMENTO ISTAT 2011
GRAFICO 1 – ANDAMENTO DEMOGRAFICO 3 SALDO NATURALE
ANDAMENTO SALDO NATURALE
GRAFICO 2
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
70
60
50
40
30
20
10
0
-10
-20
-30
– ANDAMENTO DEMOGRAFICO 3 SALDO MIGRATORIO
ANDAMENTO SALDO MIGRATORIO
200
150
100
50
0
-50
-100
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
-150
Dall’osservazione dei dati demografici innanzi riportati emerge che il saldo naturale negli ultimi dieci anni
Pag. 74 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
mostra una tendenza decrescente (cfr. Grafico 1), mentre il saldo migratorio (o saldo sociale), ancorché
con dati quasi sempre negativi, mostra una tendenza migliorativa (cfr. Grafico 2).
La valutazione del dato totale della popolazione residente, che esprime congiuntamente gli effetti del saldo
naturale e del saldo migratorio, mostra un dato della popolazione negli ultimi anni tendenzialmente in
diminuzione (cfr. Grafico 3).
GRAFICO 3 – ANDAMENTO DEMOGRAFICO – POPOLAZIONE RESIDENTE
ANDAMENTO POPOLAZIONE RESIDENTE
#
$/
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
11.400
11.300
11.200
11.100
11.000
10.900
10.800
10.700
10.600
2
Per analizzare la distribuzione della popolazione sul territorio comunale, distinguendola in abitanti e
famiglie, sono stati assunti come riferimento i dati rilevati dall’ISTAT nel Censimento del 2001, nell’attesa
che siano resi integralmente disponibili quelli del Censimento 2011.
Quasi la totalità della popolazione e allocata nel centro capoluogo (82%), mentre la restante parte della
popolazione è distribuita per il 1% nella frazione di San Vincenzo, per un ulteriore 8% in quella di Alvanite e
per il 9% nelle case sparse.
TAB.1 3 ALTITUDINE, POPOLAZIONE RESIDENTE, FAMIGLIE ED ABITAZIONI, PER LOCALITÀ ABITATA (ISTAT 2001)
1
*
# %-# /#
ATRIPALDAE
SAN VINCENZO
Alvanite
Case sparse
1 ++,
294
393
340
3
/ 01
4
,
:
=
9.132
127
861
1.026
, 1,
2.990
45
296
342
4
@
,
F
)
+ .
4.464
63
434
508
=
)
/ 01
J
A
,
/
1
0
RELAZIONE Pag. 75
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
GRAFICO 1 – DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE SUL TERRITORIO (ISTAT 2001)
82%
Atripalda
San Vincenzo
Alvanite
9%
case sparse
1%
8%
# ,$#
Ad Atripalda il numero delle famiglie censite dall’Istat nel 2001 era pari a 3.673.
Dall’analisi dei dati ISTAT del 2001 relativi alle famiglie è emerso quanto riportato nella tabella che segue
in merito al numero medio di componenti per famiglia, alla percentuale di coppie con figli e a quella di
coppie non coniugate. Tali dati risultano comunque indicativi della struttura sociale locale, nell’attesa che
siano resi integralmente disponibili quelli del Censimento 2011.
TAB. 1 – N. MEDIO COMPONENTI, % COPPIE CON FIGLI, % COPPIE NON CONIUGATE (ISTAT 2001)
!
*
3,03
- !
!
!
67,71
2,81
62,29
- !
!
!
0,93
1,19
In particolare si nota che al 2001 il numero medio di componenti per famiglia censito per Atripalda è
superiore a quello medio provinciale; allo stesso modo, la percentuale di coppie con figli è leggermente
superiore rispetto al dato provinciale.
Inferiore al dato provinciale è anche quello relativo alla percentuale di coppie non coniugate.
Inoltre, la tabella che segue mostra l’articolazione delle famiglie per numero di componenti.
TAB. 2 3 POPOLAZIONE RESIDENTE IN FAMIGLIA E TOTALE FAMIGLIE PER NUMERO DI COMPONENTI ( ISTAT 2001)
!
=
1
629
748
,
794
629
1.496
2.382
1.049
+
350
103
F
< # %
3.673
4.196
1.750
662
11.115
Nel complesso, le famiglie composte da uno e due individui rappresentano quasi il 40% del totale.
Osservando l’andamento del numero di famiglie negli ultimi dieci anni (cfr. Grafico 1) si nota che il dato
relativo al numero delle famiglie mostra una tendenza crescente, a dispetto di quello relativo alla
popolazione.
GRAFICO 1 – ANDAMENTO DEL NUMERO DI FAMIGLIE NEGLI ULTIMI DIECI ANNI
Pag. 76 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
ANDAMENTO NUMERO DI FAMIGLIE
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
4200
4100
4000
3900
3800
3700
3600
3500
Al 31.12.2013 i dati Istat (geo3demo Istat) restituiscono un numero medio di 2,69 componenti per famiglia.
A.5 SISTEM A INSEDIATIVO E PATRIM ONIO ABITATIVO
#+ $/
2
*
2
Per analizzare la distribuzione della popolazione sul territorio comunale, distinguendola in abitanti e
famiglie, sono stati assunti come riferimento i dati rilevati dall’ISTAT nel Censimento del 2001, nell’attesa
che siano integralmente resi disponibili i dati del Censimento 2011, sia quelli assoluti che quelli aggregati..
I dati di seguito elencati mostrano che la maggior parte delle famiglie residenti e delle relative abitazioni è
localizzata nel centro capoluogo di Atripalda, la percentuale delle famiglie concentrate nel territorio urbano
non consolidato (case sparse) è esigua, mentre discreta è la concentrazione delle abitazioni circa il 10% in
case sparse.
Nel centro di Atripalda (
F
) il numero di abitazioni rispetto al
totale rappresenta l’80% come si evince dalla tabella n.1.
TAB.1 3 DISTRIBUZIONE FAMIGLIE E ABITAZIONI PER LOCALITÀ ABITATA (ISTAT 2001)
Località
Famiglie
Abitazioni
Edifici
ATRIPALDA
3.673
4.261
1.402
ATRIPALDA *
2.990
3.429
941
SAN VINCENZO
45
50
37
Alvanite
296
324
45
342
!%$
"'?
1
/J0
F
TAB.2 3 ABITAZIONI E STANZE IN EDIFICI AD USO ABITATIVO PER EPOCA DI COSTRUZIONE (ISTAT 2001)
EPOCA DI COSTRUZIONE
DEL FABBRICATO
ABITAZIONI
% ABITAZIONI
STANZE
% STANZE
Prima del 1919
38
1%
172
1%
191931945
94
2%
407
2%
194631961
200
5%
792
4%
RELAZIONE Pag. 77
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
196231971
662
16%
3.148
17%
197231981
1.212
28%
5.567
30%
198231991
1.559
36%
6.413
35%
Dopo 1991
496
12%
2.068
11%
TOTALI
4.261
100 %
18.557
100 %
GRAFICO 1 – ABITAZIONI E STANZE IN EDIFICI AD USO ABITATIVO PER EPOCA DI COSTRUZIONE (ISTAT 2001)
ABITAZIONI PER EPOCHE DI COSTRUZIONE
12%
5%
1% 2%
16%
Prima del 1919
1919 - 1945
1946 - 1961
1962 - 1971
36%
1972 - 1981
28%
1982 - 1991
Dopo il 1991
STANZE PER EPOCHE DI COSTRUZIONE
11%
1% 2%
4%
17%
Prima del 1919
1919 - 1945
1946 - 1961
1962 - 1971
35%
1972 - 1981
1982 - 1991
30%
Dopo il 1991
Il quadro innanzi riportato (dati ISTAT al 2001), relativo all’epoca di costruzione delle abitazioni in edifici ad
uso abitativo, indica che è quasi del tutto assente (1%) la produzione precedente al 1919, la maggior parte
dell’edilizia abitativa si è registrata tra gli anni 80’ e 90’, infatti l’Istat riporta per Atripalda il dato di circa il
35% tra il 1981/1991. Un altro 30% circa risale al periodo compreso tra il 1962 ed il 1971.
TAB.3 3 ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI 3 STANZE ED OCCUPANTI PER TITOLO DI GODIMENTO (ISTAT 2001)
PROPRIETÀ
Abitaz.
2.250
Stanze
10.500
Pag. 78 RELAZIONE
AFFITTO
<!!
Abitaz.
Fam.
Comp.
2.255
6.833
1.117
Stanze
4.305
ALTRO TITOLO
<!!
Abitaz.
Fam.
Comp.
1.122
3400
296
Stanze
1.264
<!!
Fam.
Comp.
296
897
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
# + $ #2
!!
Il Censimento Istat 2001 porge i dati delle abitazioni occupate da non residenti o vuote.
In particolare, i dati complessivi delle abitazioni e delle stanze si articolano come segue:
TAB. 1 3 ABITAZIONI E STANZE PER TIPO DI OCCUPAZIONI (ISTAT 2001)
Occupate da
residenti
Occupate solo da
non residenti
Vuote
TOTALE
ABITAZIONI
3.663
53
545
4.261
4.261
STANZE
16.069
149
2.957
18.557
18.557
I dati relativi alle abitazioni occupate da residenti sono stati già dettagliati nel paragrafo precedente.
Quanto alle abitazioni occupate solo da non residenti, esse risultano pari a 53, mentre le abitazioni vuote
risultano 545.
E’ plausibile pensare che molti hanno conservato la propria casa di origine usufruendone saltuariamente, in
quanto lavoratori fuori sede, secondo una tendenza relativa al mercato immobiliare riscontrata tra
capoluogo e comuni limitrofi in altre province della Regione dalle caratteristiche insediative e relazionali
simili, risulta verosimile ipotizzare che il 21 % delle abitazioni vuote sia indisponibile tanto alla vendita
quanto all’affitto.
#+,$
>
(
TAB.1 3 ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI 3 NUMERO E TIPO DI
Abitaz. occupate da
residenti
STANZE 3 OCCUPANTI
Stanze in abitazioni occupate da residenti
(ISTAT 2001)
Occupanti residenti in famiglia
n.
Sup. mq.
Totale
Di cui adibite ad
uso professionale
Di cui cucine
Famiglie
Persone
3.663
381.493
16.069
149
2.957
3.673
11.071
Dai dati Istat ’01 (cfr. Tab.1) si ricava che le abitazioni occupate da residenti alla data del Censimento 2001
(ultimo censimento i cui dati sono disponibili) sono pari a 3.663 per 12.963 vani adibiti ad uso prettamente
abitativo (ovvero con esclusione di cucine e stanze adibite ad uso professionale).
Rapportando detto numero di vani al totale di 16.069 stanze occupate da residenti si ottiene quanto segue:
VANI/STANZE = 12.963/ 16.069=0,8067 ≈ 80%.
I vani adibiti esclusivamente ad uso abitativo residenziale rappresentano, quindi, circa il 80% del numero
complessivo di stanze censito.
RELAZIONE Pag. 79
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
# + $ #2
!!
C
TAB.1 3 ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI, FAMIGLIE RESIDENTI IN ABITAZIONE E COMPONENTI 3 PER NUMERO DI STANZE (ISTAT 2001)
Numero di
stanze
(pezzatura di
alloggio)
1
n° di abitazioni per
ciascuna pezzatura
di alloggio
n° di stanze per
ciascuna pezzatura
di alloggio
n° famiglie per
ciascuna pezzatura
di alloggio
n° di componenti
(abitanti) per
ciascuna pezzatura
di alloggio
19
K
12
K
12
K
12
K
2
175
%K
350
K
175
%K
345
"K
3
590
&K
1770
K
591
&K
1.489
"K
4
1.247
"!K
4.988
" K
1.251
"!K
3.822
"!K
5
1.171
" K
5.855
"'K
1.175
" K
3.878
"&K
6 e oltre
468
"K
2.808
$K
469
"K
1.572
!K
TOT
3.663
15.783
K
* G
* G
3.673
G
11.115
Il raffronto tra vani statisticamente equivalenti e numero di occupanti per le diverse pezzature di alloggio
mostra un evidente soprannumero dei primi rispetto ai secondi proprio nel caso delle pezzature più ampie
ed in maniera notevole per gli alloggi di taglio grande (vedasi la tabella che segue).
I vani in soprannumero rispetto agli occupanti (sottoutilizzati) non possono peraltro considerarsi di per sé
disponibili al mercato della residenza, in quanto molto difficilmente nella realtà è possibile separarli dagli
alloggi cui appartengono, per evidenti motivi tecnici, tipologici e giuridici.
TAB. 2 3 COMPONENTI
E STANZE PER NUMERO DI STANZE CHE COMPONGONO L’ALLOGGIO (ISTAT 2001)
Numero di stanze
(pezzatura di
alloggio)
n° di componenti (abitanti)
per ciascuna pezzatura di
alloggio
n° di stanze per
ciascuna pezzatura di
alloggio
n° vani resid.
statisticam.
equivalente
Utilizzazione =
VANI meno
componenti
1
19
12
9
310
2
345
350
282
363
3
1.489
1770
1.428
361
4
3.822
4.988
4.024
202
5
3.878
5.855
4.723
845
6 e oltre
1.572
2.808
2.265
693
TOT
11.115
15.783
12.731
+1.606
La tabella di cui sopra mostra quindi come il
C
5
C
calcolato in base al rapporto di 0,8067 di cui al paragrafo precedente,
determini, in relazione al numero di componenti delle famiglie residenti nelle abitazioni occupate da
Pag. 80 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
residenti, un rapporto medio teorico di 1,42 stanze/occupante, ovvero di 1,14 vani prettamente
residenziali per occupante.
Tale rapporto, se da un lato costituisce una indicazione circa le modalità locali dell’abitare, dall’altro non
esime dall’effettuare una specifica considerazione sulla effettiva disponibilità degli alloggi.
A.6 CARTA UNICA DEL TERRITORIO (VINCOLI, TUTELE E VULNERABILITÀ)
La 4
3 !
è una carta in cui vengono rappresentate tutte le criticità di tipo ambientale
che interessano il territorio comunale, e che in qualche modo ne orientano le trasformazioni future.
E’ utilizzata per poter effettuare una lettura sinottica del territorio che tenga in debito conto tutti i fattori che
nei secoli hanno regolato la crescita e la trasformazione dello stesso, partendo dunque dalla lettura di un
chiaro quadro conoscitivo condiviso del territorio.
In tale elaborato grafico, si riversano tutte le informazioni relative alla presenza di ricchezze del territorio e
fragilità di tipo ambientale, che necessitano di tutela legata sia alla volontà di preservare alle generazioni
future caratterizzazioni ambientali e paesaggi caratteristici, e sia per tutelare le trasformazioni da rischi di
tipo geologico.
Vengono individuate sulla stessa tutte le aree soggette a limitazioni all’edificazione e in generale all’utilizzo
dei suoli, come
1
e le
A
L!
!/ %
C
, le
05
9
secondo l’
!
( !#$ , le
,
e le aree soggette a
.
Sempre sullo stesso elaborato, vengono inoltre individuate, per quanto riguarda il sistema insediativo le
)
(artt. 1,3 e 21 Lg. 1089/39); mentre
per quanto riguarda il sistema ambientale e paesaggistico, sono individuate le
=
,
Vengono riportate le fasce di rispetto delle attrezzature pubbliche, quali il
l’
e l’invaso del
, il
, e l’individuazione di elementi puntuali come, la
,
i
e
,
dell’acqua, oltre che l’individuazione delle
individuate dal PRAE della Regione Campania.
Riporta altresì gli elementi caratterizzanti il sistema delle relazioni, sia su gomma, come il Raccordo
Autostradale RA2 E841 Avellino3Salerno, la Circumvallazione di Avellino via Variante est ex SS 7 bis; che
su ferro come le linee ferroviarie Avellino3Salerno e l’Avellino3Rocchetta Sant’Antonio, oramai in disuso.
Infine, completano l’elaborato l’individuazione di ulteriori elementi puntuali, quali
, quali gli
5
)
5
5 9 C
5
5
e il
,
elementi questi, che non devono essere considerati come dei vincoli, ma come veri e propri elementi da
tutelare e valorizzare.
RELAZIONE Pag. 81
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
CAPO II DOCUMENTO STRATEGICO
7
$ <2
!
!
!
Come già illustrato nel capitolo di premessa, il preliminare di piano è lo strumento di avvio del processo di
formazione del Piano Urbanistico Comunale.
Tale processo è destinato a restituire, da un lato, un quadro conoscitivo condiviso che descriva in modo
esaustivo le componenti strutturali del territorio da pianificare e, dall’altro, un complesso di obiettivi
strategici, anch’essi condivisi, sui quali basare l’individuazione delle scelte di pianificazione.
Alla condivisione dei predetti elementi si perviene mediante gli strumenti di consultazione e partecipazione
previsti dalla L.R. n.16/2004 e dal Regolamento n.5/2011.
E’ altresì da ricordare che la fase consultiva/partecipativa procede su due binari paralleli, ovvero la
definizione dei contenuti urbanistici che comporranno il PUC e la valutazione dei conseguenti aspetti
ambientali strategici oggetto della VAS del piano.
Nell’ambito di tale processo (del quale, si ripete, il piano preliminare costituisce soltanto l’
), i temi
urbanistico3ambientali e le possibili soluzioni progettuali sono oggetto di confronto in primo luogo con la
pianificazione sovraordinata (PTR, PTCP, pianificazione di bacino, ecc..), onde valutare la coerenza tra le
strategie delineate nei diversi livelli di pianificazione.
A tale proposito il Regolamento di Attuazione della L.R. n.16/2004 pone un particolare accento (cfr. art.9,
co.5) sul rapporto tra piano strutturale del PUC e piano strutturale del PTCP, ossia tra le disposizioni
strutturali dei due livelli di pianificazione (provinciale e comunale), laddove il piano strutturale del PUC va a
precisare e definire a scala comunale gli elementi strutturali del PTCP, che si intendono a loro volta già
coerenti con le corrispondenti strategie del PTR.
Ebbene, come illustrato nei paragrafi precedenti, il PTCP di Avellino include il territorio di Atripalda nel
Sistema di Città denominato “Città di Abellinum”, la cui perimetrazione definisce un’area urbana più
estesa di quella identificata dal STS “D2 – Sistema Urbano di Avellino” del PTR, comprendente i soli
comuni di Atripalda, Avellino, Mercogliano e Monteforte Irpino.
Al di là delle note relazioni territoriali (urbanistiche ed economico3sociali) che sussistono tra i comuni del
sistema così definito, appare evidente che ciascun comune (o meglio, ciascuna “comunità”) deve a
maggior ragione avere contezza della sua identità socio3culturale e del ruolo che intende assumere
nell’ambito delle relazioni reciproche con gli altri comuni del sistema.
Il Piano Urbanistico Comunale può ben essere lo strumento attraverso il quale rafforzare nella comunità la
consapevolezza della propria identità e del proprio ruolo, sostanziandoli con obiettivi strategici che possano
concorrere a raggiungere tale scopo di fondo.
Nel caso di Atripalda non si può fare a meno di considerare che 9#2
;, l’antica città di origine
sannitica che dà il nome al Sistema di Città individuato dal PTCP, sorgeva come è noto sul pianoro della
Pag. 82 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
collina della Civita, proprio a ridosso dell’attuale centro di Atripalda, come del resto testimonia l’area
archeologica con i suoi notevoli ritrovamenti.
Il Piano Urbanistico Comunale, quindi, per assumere i connotati di “Piano della Identità” non può non
partire dalla constatazione di un dato di fatto: #
è #2
B #2
è#
.
Tale elemento identitario si pone allora come la principale chiave di lettura strategica del potenziale ruolo di
Atripalda nel sistema territoriale di cui fa parte e, quindi, come il fattore fondante della
pianificatoria del PUC.
La valorizzazione dell’area dell’antica
, in forma di Parco archeologico propriamente detto,
comporta evidentemente la necessità di attivare tutti i possibili strumenti di compensazione e di
bilanciamento tra interesse pubblico (collettivo) e privato (individuale) che la L.R. n.16/2004 e il
Regolamento n.5/2011 prevedono e regolano, demandandone la definizione di dettaglio al piano
programmatico del PUC e ai piani urbanistici attuativi.
Un siffatto obiettivo strategico deve necessariamente accompagnarsi, stante la sua notevole potenzialità
attrattiva, ad un più ampio programma di riqualificazione urbanistica ed edilizia del centro storico e
dell’abitato consolidato, orientato ad elevare la qualità urbana anche mediante la valorizzazione della
viabilità e degli invasi spaziali all’interno del tessuto urbano ed il recupero edilizio e funzionale del C
edilizio, in modo da garantire una migliore qualità di vita dei cittadini e dei visitatori e consentire la
creazione di percorsi fruitivi tra le presenze storico3architettoniche di pregio.
Le possibili ricadute sul tessuto socio3economico locale indicano l’opportunità di prevedere, nel contempo,
la integrazione delle attrezzature e dei servizi, sia pubblici che privati, nell’ambito di una complessiva
strategia di riconversione degli
produttivi già insediati tesa in particolare al potenziamento
della componente terziaria (commercio, turismo, cultura) e funzionale anche ad avviare una strategia di
lungo periodo in risposta alle tematiche afferenti alla gestione del rischio di alluvione portate in evidenza,
da ultimo, anche dall’Autorità di Bacino.
Tra i settori produttivi potenzialmente beneficiari di tale rientro strategico vanno segnalati, in particolar
modo, l’artigianato tradizionale, la ricettività (anche “diffusa” – B&B, case vacanza, agriturismo, ecc…),
l’enogastronomia e la ristorazione in genere, nonché tutti i servizi alla persona di possibile utilità per
l’utenza allargata (i residenti più i visitatori), in modo da innescare meccanismi virtuosi che portino anche
ad un potenziamento dell’offerta culturale (mostre, esposizioni, convegni, editoria specializzata, ecc…).
E’ nota del resto la tradizionale vocazione commerciale di Atripalda, sede della Dogana dei Grani costruita
nella prima metà dell’Ottocento ed attualmente adibita a museo.
A fronte di tale rientro propositivo appare evidente che non si può ignorare la valenza strategica di un altro
elemento territoriale identitario: il fiume Sabato.
Il corso d’acqua, in particolare nel tratto che attraversa il centro edificato, risulta oggi alterato nella sua
essenza di elemento naturale, scorrendo in uno speco di cemento che poteva trovare le sue ragioni in un
RELAZIONE Pag. 83
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
tempo in cui c’era una minore sensibilità per l’ambiente naturale, ma che oggi non si accompagna
degnamente ad un programma di valorizzazione qualitativa dell’ambiente insediato.
La rinaturalizzazione del fiume Sabato, quantomeno nel tratto urbano, si impone quindi come un altro
degli elementi portanti del PUC, e del resto l’Amministrazione Comunale, in sinergia con la Provincia di
Avellino, ha già posto in essere quanto attualmente possibile sotto il profilo della programmazione
economico3finanziaria (cfr. Programma triennale OO.PP. 2014/2016).
In quest’ottica si può inserire un più esteso obiettivo di conservazione, risanamento e valorizzazione dei
corsi d’acqua “minori” che interessano il territorio comunale (Salzola; Rio Sant’Oronzo 3 Rio Aiello 3
Fenestrelle) e degli altri elementi di pregio naturalistico ambientale, quali ad esempio il Parco San
Gregorio Pineta Sessa e l’area di Monte Castello.
Infatti, anche la diffusione di un turismo prettamente naturalistico ambientale (piste ciclopedonali,
greenways, ecc…) legato alla riscoperta del territorio ed in particolare, della sua identità e delle sue
tradizioni costituisce una grande occasione di sviluppo per la comunità locale, in uno a quello
enogastronomico (legato alle produzioni di qualità).
Nello stesso tempo resta evidente l’importanza del tema della mobilità, che prima ancora di un vero e
proprio Piano del Traffico necessita di una specifica trattazione in sede di PUC, finalizzata ad ottimizzare
le connessioni tra la viabilità locale e quella di lunga percorrenza, anche attraverso il potenziamento
del sistema delle aree di parcheggio e l’integrazione di sistemi di mobilità leggera (itinerari ciclo3
pedonali, greenways, ecc…), tenendo conto del sistema della mobilità complessivo dell’ambito territoriale
di appartenenza.
Il complesso dei lineamenti strategici innanzi proposti, ovvero il recupero dell’identità storico3culturale, il
miglioramento della qualità insediativa anche a fini turistici e la valorizzazione degli elementi naturalistico3
ambientali, anche in quanto potenzialmente atti ad indurre dinamiche di sviluppo socio economico,
appaiono peraltro in linea con le indicazioni della pianificazione sovraordinata e, comunque, sottendono un
potenziamento del ruolo di Atripalda nell’ambito del Sistema Territoriale di Sviluppo (ovvero del più
ampio Sistema di Città definito dal PTCP).
Tali obiettivi strategici preliminari, certamente di ampio raggio in quanto per loro natura orientati a
sviluppare innanzitutto il dibattito sulla visioning futura della Città (ossia sul profilo socio3culturale
identitario che la collettività intende valorizzare e rafforzare), si concretizzeranno, in uno con quelli che
eventualmente emergeranno dalla fase consultiva/partecipativa, in una serie di azioni che il PUC avrà il
compito di sviluppare e circostanziare, fino al livello operativo di competenza del Piano Programmatico,
degli Atti di Programmazione degli Interventi e dei Piani Urbanistici Attuativi.
Verrà, quindi, il tempo delle scelte progettuali di contenuto più prettamente tecnico, con i conseguenti
risvolti di natura economico3finanziaria, ma preliminarmente è necessario definire, in modo partecipato e
condiviso, la direzione verso la quale orientare l’azione di Governo del Territorio, il cui scopo primario deve
Pag. 84 RELAZIONE
Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
essere innanzitutto la tutela e valorizzazione dell’identità culturale e dell’integrità fisica del territorio,
attraverso un processo che deve partire evidentemente dalle aspirazioni e dal senso di appartenenza della
comunità, espresse con i mezzi di partecipazione e cooperazione che la norma opportunamente prevede.
7
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2 0
2
Alla scala di Documento Strategico del Piano Preliminare, il territorio comunale è stato rappresentato
graficamente mediante la distinzione in ambiti, omogenei per caratteristiche tipologico3insediative,
morfologiche ed ambientali, che puntano ad una più ampia suddivisione in “sistemi” di pianificazione.
Tale rappresentazione del territorio, riportata nella 61
*
7, in
fase preliminare tiene conto prevalentemente dello stato di fatto e di diritto rilevato sul campo o definito dal
complesso della vincolistica agente su di esso, nonché dei lineamenti strategici preliminari illustrati al
paragrafo precedente.
Si tratta quindi di una classificazione preliminare che sostanzia le possibili e verosimili chiavi di lettura delle
relazioni e delle connessioni urbanistiche sia tra le diverse parti del territorio comunale, sia tra queste e il
sistema territoriale di area vasta.
In particolare, il sistema delle (
macroambiti (
9
<2
(
5
%
è stato distinto in classi o
51
0, articolati a loro volta in
ambiti elementari.
L’# 2
6 2
(macroambito) comprende il tessuto insediativo strutturato, a prevalente
destinazione residenziale, ma al cui interno vi sono, inoltre, attività e servizi extraresidenziali e/o
complementari alla residenza.
La città consolidata di Atripalda è raccolta tra l’Autostrada e la strada provinciale, ed è adesa alla porzione
periferica della città di Avellino. E’ in questa doppia lettura “centralità – periferia”, che Atripalda assume
un ruolo fondamentale, in quanto il nucleo consolidato e residenziale diventa prolungamento della
conurbazione avellinese, da essa separato dal Rio Sant’Oronzo.
La fascia urbana è compresa, infatti, tra il predetto Rio Sant’Oronzo e il fiume Sabato e qui, tra la zona
industriale a nord e la fascia residenziale3commerciale a sud, si posiziona la zona archeologica della Civita,
fulcro “culturale” di un asse che segna la sequenza “
1
”.
In questa lettura la dimensione di Atripalda è quella di “fulcro” dell’asse territoriale Avellino3Salerno, per cui
la sua “mission” è quella di essere una città di scambio (così come lo era anticamente).
Oggi Atripalda mira a divenire una
PUC: proporre Atripalda come una
$! I. E’ questa è infatti la filosofia preliminare proposta per il
5
non solo dai residenti,
attraverso interventi di valorizzazione delle strade, valorizzazione funzionale, riacquisizione del ruolo di
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
fulcro dell’area archeologica, recupero “identitario”, finalizzato ad innalzare il livello di qualità della vita e di
lavoro, rendendo la città più “intelligente”.
4
Atripalda
Avellino
Tutto questo il PUC può propiziarlo anche attraverso tecniche perequative e di compensazione, finalizzate
alla equa ripartizione di “oneri e vantaggi” conseguenti alle trasformazioni ed alla acquisizione gratuita al
pubblico delle aree da destinare a servizi ed opere di interesse pubblico, nonché attraverso eventuali
premialità per chi contribuisce a conseguire gli obiettivi di Piano anche in termini “qualitativi”.
Gli Ambiti urbanizzabili e marginali comprendono quelle parti del territorio comunale già parzialmente
trasformate e strutturate, suscettibili di una migliore caratterizzazione della struttura insediativa in relazione
alle esigenze di riqualificazione urbanistica e ambientale e di valorizzazione del territorio ai fini dello
sviluppo.
In particolare, in una visione multidimensionale, la porzione di marginalità urbana posta a sud3ovest del
territorio comunale di Atripalda riveste un ruolo di centralità per la periferia di Avellino (via Tedesco) e per
Cesinali, una sorta di area cerniera intercomunale, luogo per lo sviluppo di nuove economie che trovano
l’ambiente giusto per strutturarsi e per l’insediamento della “Città che sarà”.
Infine, il Campo Aperto comprende l’ambito semi3urbanizzato in campo aperto (nuclei e aggregati), gli
ambiti rurali a vocazione prevalentemente agricola, gli ambiti agricoli e forestali di interesse strategico, quali
boschi ed aree ad elevata naturalità (ivi comprese le fasce perifluviali), e gli ambiti estrattivi catalogati dal
PRAE.
Il campo aperto si caratterizza per un disordine generale, frutto di un processo di antropizzazione che
tende alla dispersione e che si oppone all’ordine della città murata.
In siffatto contesto problematico, l’azione strategica del piano deve mirare al rafforzamento
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
dell’antropizzazione strutturata nei nuclei rurali e semirurali potenziandone la presenza dei servizi,
valorizzando al contempo le aree verdi naturali e semi3naturali.
I nuclei e le aree agricole presenti si sostanziano come la “parte costruita e la parte non costruita” dello
stesso ambito, una compresenza di reliquato di ruralità misto a stilemi di derivazione urbana.
Per tali parti del territorio la strategia di piano deve necessariamente essere quella di evitare ulteriori
squilibri, orientandone lo sviluppo verso il riordino, con la creazione di infrastrutture per la sanificazione
igienica del territorio (fogne) e fornendo il campo aperto di servizi compatibili, dalle attrezzature al terziario,
mentre la parte di suolo agricola destinata alla coltivazione potrà essere il luogo di sperimentazione di
nuove tecnologie agrarie.
Obiettivo più mirato è invece quello della tutela e valorizzazione del territorio a prevalente carattere
naturalistico3ambientale, nonché dei parchi a valenza paesaggistica che già risultano adibiti a tale
destinazione ed uso. In un campo aperto così strutturato, la tutela paesaggistica è assicurata dall’inibizione
alla costruzione che non sia mera pertinenza funzionale alla conduzione del fondo agricolo, riservando la
localizzazione delle eventuali altre volumetrie nei nuclei e aggregati già parzialmente strutturati.
Un discorso a parte merita il (
- !5 in cui rientrano il già esistente Parco naturalistico di
Pineta Sessa, il Parco fluviale del Salzola (progetto intercomunale) e il
)
61
7,
anch’esso in fase di costituzione, che, benché con funzioni diverse, ecologiche e ricreative piuttosto che
culturali e conservative, andranno a potenziare l’offerta di ambienti naturali e culturali proponendosi anche
come luoghi di fruibilità per manifestazioni pubbliche.
Il (
" 2 0, invece è costituito dalla dotazione delle infrastrutture esistenti che in ambito
provinciale ricoprono un ruolo di rilievo, ossia le strade provinciali che attraversano il territorio atripaldese, il
raccordo autostradale RA2 E841 Avellino3 Salerno, la Circumvallazione di Avellino via Variante est ex SS 7
bis; e la rete ferroviaria sia della linea Avellino3Salerno, oltre alla linea Avellino3Rocchetta Sant’Antonio,
oramai in disuso.
Inoltre all’interno dello stesso sistema sono individuate le infrastrutture di previsione come quelle previste
dal
*
1
, che riguardano l’adeguamento della viabilità
della Circumvallazione di Avellino via Variante est ex SS 7 bis e la realizzazione della 4
7
$-
!
!
&
!
Le eventuali procedure perequative applicabili al PUC, da attivare mediante Comparti Edificatori (CE),
saranno regolate dal Piano Programmatico e/o dai PUA nel rispetto delle disposizioni dell’
(
&#
!
e dell’
(
%
indirizzi per la perequazione territoriale contenuti nel PTR approvato con (
Il 1
3
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"#
""
, ovvero secondo gli
$.
configura un’area destinata alla formazione di nuovi complessi insediativi, nel cui
ambito si prevedono interventi differenziati, per funzioni e per tipi, da attuare unitariamente.
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Città di Atripalda PUC – Piano Preliminare
Nel perimetro sono comprese aree destinate a funzioni private, aree destinate al soddisfacimento di
standards per spazi ed attrezzature pubbliche integrati con le funzioni private ed aree destinate ad
attrezzature di interesse generale.
La superficie territoriale del Comparto si compone di due parti definite “
”e“
”.
La
è data dalla somma:
@
9
9
)
5
@
9
La
è la quota residua della superficie territoriale, detratta la superficie integrata, ed
è destinata a fini pubblici.
Essa da un lato compensa le insufficienze comunali nella dotazione di spazi pubblici o destinati a funzioni
di pubblico interesse, anche ai fini del rispetto dei rapporti minimi fissati dalla pianificazione comunale e
dalla Legge; dall’altro compensa il maggior valore acquisito dall’area edificabile per effetto della
concentrazione sulla superficie fondiaria della capacità insediativa prevista dal Piano.
La superficie compensativa si caratterizza, quindi, come pubblica, in quanto da acquisire gratuitamente alla
proprietà comunale o di altri soggetti pubblici per finalità di pubblico interesse, e compensativa in quanto
determina la convenienza pubblica nel procedimento perequativo.
Gli ambiti e/o i sottoambiti da attuare con processi perequativi possono comprendere, ai sensi dell’art.12,
co.7, del Regolamento di Attuazione n.5 del 04.08.2011, aree edificate e non edificate, anche non
contigue.
Con riferimento agli ambiti o sottoambiti da attuare mediante 1
e/o i PUA individueranno, in linea con le indicazioni del
3
,
il Piano Programmatico
, la volumetria complessiva
realizzabile nei Comparti, la quota di tale volumetria destinata ai proprietari degli immobili inclusi negli
stessi Comparti, le quote di immobili da cedere gratuitamente al Comune o ad altri soggetti pubblici per la
realizzazione di infrastrutture, attrezzature, aree verdi, edilizia residenziale pubblica e comunque di aree
destinate agli usi pubblici e di interesse pubblico.
Nel definire i predetti elementi il
(
%
potrà prevedere, ai sensi dell’
! $
5
'5
, ulteriori quote di edificazione correlate a specifiche
esigenze ambientali, energetiche, ecologiche, ecc… .
I PUA definiranno i tipi di intervento, l’organizzazione fisica, le funzioni urbane ammissibili e la
conformazione urbanistica del comparto, provvedendo a localizzare sia le quantità edilizie destinate agli usi
pubblici e di interesse pubblico, sia quelle attribuite ai proprietari degli immobili compresi nel comparto.
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