foreste•ricerca - Riviste - Provincia autonoma di Trento
Transcript
foreste•ricerca - Riviste - Provincia autonoma di Trento
una data fase contribuisce alla caratterizzazione dello stadio evolutivo della popolazione. Fig. 3 Cancro “a bersaglio” su tronco di carpino TERRA TRENTINA FORESTE•RICERCA Fig. 2 Aree infestate da Lymantria dispar in Trentino nel 2003 (elab. GIS dott. Ruggero Valentinotti) 32 La L. dispar ha un numero elevato di nemici naturali, che si evolvono a spese dei diversi stadi di sviluppo del defogliatore, mantenendo le popolazioni per diversi anni in stato di latenza e contribuendo alla fine delle pullulazioni. Tra questi possono essere ricordati diversi oofagi (Imenotteri Encirtidi, Coleotteri Dermestidi e vari uccelli), numerosi parassiti e predatori di larve e pupe (Imenotteri Braconidi ed Icneumonidi, Ditteri Tachinidi, Coleotteri Carabidi e altri), vari agenti patogeni (virus poliedrici, batteri, funghi, protozoi). Ogni antagonista, o gruppo di antagonisti, risulta particolarmente attivo nel contenimento in una fase specifica del ciclo di gradazione, per cui l’analisi dello spettro di nemici presenti in Danni e interventi di controllo Il danno è provocato dalle larve che durante il loro sviluppo si alimentano delle foglie di numerose specie, arrivando a defogliare completamente querce, carpini, castagni, ontani, ecc.. Dalla letteratura è noto come questo fitofago possa alimentarsi di oltre 400 specie tra alberi, arbusti e piante erbacee; l’elevata polifagia si manifesta soprattutto durante le proliferazioni di massa, quando oltre alle latifoglie forestali possono essere attaccate anche piante da frutto (Malus spp., Pyrus spp., Prunus spp.) ed alcune conifere (larici e pini). In caso di attacchi molto forti poche sono le piante che rimangono indenni, quali ad esempio il frassino e, tra quelle coltivate, la vite. I boschi colpiti sono localizzati prevalentemente in stazioni calde e secche, sensibili agli stress idrici, dove un andamento meteorologico con temperature superiori alla media e scarse precipitazioni tende a favorire il passaggio dalla fase di latenza a quella di progradazione. La comparsa dei danni inizia spesso dai margini delle formazioni boscate. I soprassuoli attaccati, siano essi boschi, parchi o frutteti, si presentano imbruniti in piena estate; gli alberi defogliati tuttavia non muoiono, ma possono rimettere nuove foglie ancora nel corso della stagione vegetativa. In bosco la maggior parte delle latifoglie reagisce ad una singola defogliazione totale senza conseguenze, mentre forti infestazioni perduranti per due o più anni possono pregiudicare l’accrescimento ed il vigore delle piante, soprattutto di quelle più giovani, ed aumentare il rischio di moria, specie se l’attacco avviene in concomitanza di stress abiotici (ad es. gelate) o biotici (attacchi secondari di insetti e funghi patogeni). In condizioni naturali e, soprat- tutto, in boschi non degradati le pullulazioni si esauriscono spontaneamente nell’arco di un paio d’anni, grazie alla competizione intra- e interspecifica per le risorse, all’azione degli antagonisti naturali ed alle modificazioni dell’andamento climatico. Benchè quindi nella maggior parte dei casi non sussista la necessità di interventi di difesa, quali strategie di controllo applicabili in foresta sono attualmente disponibili diversi sistemi di valutazione della densità delle popolazioni, che si basano sul rilievo di alcuni parametri biologici attraverso il conteggio delle ovature e delle larve sugli alberi e la cattura degli adulti mediante trappole a feromoni. I dati rilevati devono poi essere utilizzati quali termini di raffronto dell’effettiva dannosità del fitofago, stimata in base alla valutazione visiva delle superfici defogliate. Ove necessario, il contenimento può essere attuato sia con mezzi biotecnici, i feromoni, sia microbiologici, vale a dire mediante interventi a base di Bacillus thuringiensis subsp. kurstaki, sia attraverso l’azione integrata di entrambi. L’impiego di insetticidi, peraltro sempre da evitare in foresta, può essere giustificato solo in particolari situazioni (ad esempio nelle sugherete) e dopo un’attenta scelta del principio attivo. Nei frutteti, laddove la presenza delle larve può determinare la perdita parziale o totale del raccolto, possono essere impiegate le misure di lotta indicate per altri fitofagi simili, mentre in parchi e giardini è consigliabile la rimozione manuale delle ovature dai tronchi, il lavaggio degli stessi con forti getti d’acqua per eliminare le larve giovani o l’applicazione di fasce adesive al fusto per la cattura delle larve più grandi. Situazione attuale in Trentino e previsioni Le aree attaccate durante la scorsa estate, che ammontano ad un totale di 280 ettari, sono ubicate nel Distretto forestale di Rovereto sicuramente inferiore a quello reale. Tuttavia, i valori riscontrati (da 14 a 35 maschi/trappola a seconda dei siti di osservazione) non sembrano supportare l’ipotesi di una elevata abbondanza di popolazione. Il rilievo delle ovature sulle piante, effettuato sulla base della metodologia descritta da Luciano e Prota (1986), ha messo in evidenza una densità del fitofago ben al di sotto della soglia fissata a 4 ovature/pianta, oltre la quale è probabile una proliferazione di massa nell’anno successivo (Fig. 4). I controlli, eseguiti su 120 alberi distribuiti equamente lungo le quattro direzioni cardinali e ripetuti in 3 stazioni di campionamento, hanno rivelato una presenza media di ovature per albero sempre inferiore a 1, una percentuale di alberi con ovature pari al 25% ed una maggior densità di ovature verso i margini dei popolamenti (indicati dalle direzioni Nord e Est nel grafico), a conferma della preferenza del fitofago per le situazioni di maggior “luminosità”. Tale risultato, unitamente a quello di prolificità risultato pari 412 ± 189 uova/ ovatura, sembrerebbe indicare una popolazione ancora in fase di latenza o al massimo di leggera progradazione, ancora sotto il controllo dei suoi antagonisti tipici. Anche il riscontro di un’elevata percentuale (in alcuni casi oltre il 50%) di larve e pupe attaccate da parassitoidi particolarmente attivi nel controllo del lepi- Fig. 4 - Valori medi ed errore standard di ovature/pianta rilevato in tre siti di campionamento e lungo le quattro direzioni cardinali dottero nella fase di latenza (Fig. 5), quali ad es. gli Imenotteri Braconidi del genere Apanteles, farebbe pensare a popolazioni non sfuggite al controllo dei nemici naturali e che quindi non dovrebbero dare origine ad infestazioni di particolare gravità nei prossimi anni. A giocare un ruolo determinante sarà comunque l’andamento climatico che, se dovesse ricalcare quello dell’anno in corso, potrebbe senza dubbio favorire un ulteriore incremento demografico del Lepidottero. Fig. 5 Larva di Lymantria con accanto i bozzoli di Imenotteri parassitoidi. TERRA TRENTINA (Stazioni di Rovereto e Mori) sul versante destro della Vallagarina, in parte nel comune di Nomi, in parte più a sud sul versante settentrionale della strada statale che da Mori arriva a Loppio (Fig. 2), a quote comprese tra 250 e 750 m s.l.m. I popolamenti colpiti sono rappresentati soprattutto da cedui misti a prevalenza di roverella e carpino nero, con defogliazioni di entità variabile a seconda della specie ospite. I danni più intensi sono stati rilevati a carico dei carpini (Ostrya carpinifolia), che peraltro risultavano già deperienti a causa dell’elevata incidenza di cancri manifesti su tronco e fusti (Fig. 3). Tali cancri, il cui agente patogeno è tuttora in fase di isolamento e determinazione, sono del tipo “a bersaglio” e quindi pluriennali; la loro diffusione può verosimilmente essere interpretata quale indice di uno stato di sofferenza della specie che si trascina ormai da qualche anno. L’esigenza di effettuare fin dal primo anno di infestazione una prognosi sull’evoluzione degli attacchi in atto sul territorio trentino ha indotto a rilevare alcuni parametri di densità di popolazione, quali il numero di maschi catturati con le trappole a feromoni, il numero di ovature per pianta e di uova per ovatura. Il periodo di volo degli adulti è risultato nettamente anticipato rispetto a quello medio relativo a varie località della provincia controllate a scopo di monitoraggio durante gli anni ’90. Mentre infatti in periodi di latenza le catture dei maschi iniziavano la prima metà di luglio e terminavano a fine agosto o addirittura a settembre, nell’estate 2003 già nella terza decade di luglio non era più possibile rinvenire adulti di Lymantria. Tale comportamento del tutto inatteso, correlato presumibilmente alle elevate temperature dei mesi di giugno e luglio, ha comportato la perdita dei dati relativi alla prima fase di sfarfallamento ed il calcolo del numero medio di adulti per trappola 33 FORESTE•RICERCA Conclusioni Le osservazioni effettuate nel corso del 2003, relativamente all’evolversi di un’infestazione di Lymantria dispar in alcuni boschi cedui della Vallagarina, hanno evidenziato una situazione non preoccupante, nonostante la sintomatologia manifesta avesse allarmato nei mesi estivi tecnici del settore ed opinione pubblica. L’analisi di alcuni parametri biologici (fertilità, attività di volo, parassitizzazione) permette di prevedere con sufficiente attendibilità un’evoluzione dell’attacco verso la riduzione spontanea nell’arco di uno-due anni, grazie all’azione di contenimento operata dagli antagonisti presenti in natura. Tali considerazioni, oltre ad evitare di ricorrere ad interventi di controllo inutili se non addirittura dannosi, lasciano presumere una buona conservazio- ne degli equilibri biologici degli ambienti indagati, caratteristica importante soprattutto in boschi vocati ad una funzione di protezione ecologica più che produttiva nel senso più classico del termine. Bibliografia DELRIO G., LUCIANO P., PROTA R., DI COLA G., 1990. Analisi delle fluttuazioni di Lepidotteri infeudati alla quercia da sughero in Sardegna. Proc. Conv. «Problematiche fitopatologiche del genere Quercus in Italia», Firenze 19-20 novembre: 305-315. HELLRIGL K., 1995 – Massenauftreten forstschädlicher Trägspinner in Südtirol (Lepidoptera, Lymantriidae). Schrift. Wiss. Stud., N. 2/1995: 40 pp., Abt. Forstwirtsch., Auton. Prov. Bozen, Südtirol. LUCIANO P., PROTA R., 1981. La dinamica di popolazione di Ly- mantria dispar L. in Sardegna. I. Indicatori della gradazione ricavati dalle ovideposizioni. Studi Sass., Sez. III, Ann. Fac. Agr. Univ. Sassari XXVII: 137-160. LUCIANO P., PROTA R., 1986. La dinamica di popolazione di Lymantria dispar L. in Sardegna. III. Indicatori biologici della gradazione. Frustula entomologica, VII-VIII (XX-XXI): 613-630. PROTA R., 1973. Contributi alla conoscenza dell’entomofauna della Quercia da sughero (Quercus suber L.). VII. Indagini sulla composizione e consistenza della lepidotterofauna di una sughereta e sul dinamismo delle principali specie nocive. Mem. Staz. Sper. Sughero, Tempio Pausania 35: 1-131. tecnica flash TERRA TRENTINA NOTIZIE Il catalogo della cooperativa vivai di Padergnone contiene 90 vitigni innestati su 12 portainnesti diversi per un totale di 400 combinazioni, cioè tipi di barbatella. L’offerta vivaistica di Padergnone può quindi soddisfare le esigenze dei viticoltori di tutte le regioni d’Italia. Il 5% delle barbatelle prodotte da Padergnone si vende all’estero: Brasile, Argentina, Ungheria, Romania, Bulgaria, Tunisia, Libia, Algeria e Marocco. La Cooperativa Sant’Orsola di Pergine Valsugana potrebbe assorbire fino a 700 tonnellate di compost prodotto nell’impianto di trasformazione dei reflui di stalla di Castelfondo. I tecnici che operano nel settore fragole e piccoli frutti devono infatti risolvere il problema del ripristino della sostanza organica nei terreni coltivati. Nell’arco di 10 anni il tenore di sostanza organica nei terreni coltivati a lampone si è abbassato tanto da ridurre del 30% la produzione. L’infestazione di Bostrico e di altri insetti del legno riscontrata in alcuni frutteti della Bassa Valsugana è dipesa da uno stato di sofferenza delle piante da far risalire a svariate cause, non ultima la minore quantità di concime che si somministra rispetto al passato. Lo afferma Remo Paterno, presidente del Consorzio ortofrutticolo Bassa Valsugana di Villagnedo. Il Bostrico potrebbe essere stato anche attratto dall’odore del letame fresco distribuito con spanditrice a getto laterale che ha imbrattato le piante. L’infestazione è stata comunque ridotta con l’esposizione di trappole innescate con alcool che funge da attrattivo. Il servizio vigilanza e promozione dell’attività agricola della Provincia autonoma di Trento ha avviato una indagine mirata al miglioramento della qualità del latte di capra. All’iniziativa partecipano vari istituti ed enti provinciali di settore. Lo screening sulle capre allevate in Trentino ha per oggetto iniziale il numero di cellule presenti nel latte che è indice di valutazione di sanità della mammella. In tempi successivi l’indagine affronterà anche i contenuti nutritivi del latte di capra. La siccità estiva ha ridotto l’assorbimento dello ione calcio che contribuisce a rinforzare le pareti delle cellule della polpa delle mele. La sua carenza o mancata disponibilità ha indotto nelle mele l’insorgenza ancora in pianta di sintomi evidenti di butteratura amara. La fisiopatia interessa in particolare Renetta Canada, Ionagold, Stark e Golden Delicious e pare destinata ad aggravarsi durante la conservazione delle mele in cella. Le partite a rischio dovranno essere vendute al più presto. 34