Il giorno della (poca) memoria

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Il giorno della (poca) memoria
Febbraio 2010
Anno scol. 2009/2010, Numero 2
Numero Speciale: LEGALITA’
Diritto di Parola
Notiziario dell’ Istituto GIORDANI di Caserta
Shoah
Siamo la coscienza senza dimora,
vaghiamo oltre il buio
senza dimensioni,
le nostre ossa separano i binari
che ci hanno trascinato fin qui,
Il giorno della (poca)
memoria
Per il decimo anno consecutivo il 27 gennaio, giorno della liberazione
del campo di sterminio nazista di Auschwitz da parte dell'esercito
russo, ricorreva il “Giorno della Memoria”, istituito nel 2000 dal Parlamento italiano per "ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione,
la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della
propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati".
Lo sterminio nazista del popolo ebraico in Europa costituisce una ferita profonda ed inguaribile, che sconvolge per l’estrema vicinanza geografica, per la sua pianificazione compiuta nel segno della razionalità e
della normalità, e per la sistematica violazione dei diritti umani più
basilari ai danni di milioni di uomini, donne, bambini ebrei, oppositori
politici, zingari, omosessuali, testimoni di Geova, religiosi, disabili psichici e fisici, mendicanti, senza fissa dimora, prigionieri di guerra e
normali cittadini. Fenomeno talmente estremo, da trasformare l'esclusione e lo sterminio in categorie politiche della contemporaneità.
Il senso di un “Giorno della Memoria”, esistente anche in molti altri
paesi europei, è di imprimere nella coscienza collettiva italiana l'idea
della responsabilità nell'immane violazione dei diritti di chi ha proposto, deciso, organizzato, approvato per convinzione, opportunismo,
conformismo, nella complicità o nel semplice silenzio. E, come scriveva
il filosofo Hans Jonas, “devono insomma scendere in campo tutte le
forze dell'educazione morale insieme a una vigile attenzione politica
contro questa bestia mai sopita che si nasconde nella nostra imperfetta condizione umana". (cfr. Il concetto di Dio dopo Auschwitz, Genova, Il Melangolo, 1993)
Perché oggi c'è anche chi nega che tutto questo sia mai avvenuto, o si sforza di dimostrare che la cosiddetta "soluzione finale" non fu esattamente quello che in tanti ci hanno raccontato, che i morti furono un po' meno dei quasi 6 milioni finora documentati. Ed è innegabile che siano soprattutto i giovani a lasciarsi suggestionare, per obiettiva mancanza di strumenti critici, da
queste teorie negazioniste o revisioniste ammantate di apparente
buonismo, in cui tutto è uguale a tutto. Il che rende necessaria una
costante azione di contrasto centrata soprattutto sulla trasmissione
di una memoria viva, proiettata sul presente e sulla storia di oggi che,
se da un lato deve puntare all’annullamento della lontananza dei ricordi, dall’altro deve evitare le secche della banalizzazione e della sacralizzazione sempre in agguato,
segue a pag.3
Ciro Rocco
eppure il fumo condensato
nelle nuvole che ricade pioggia,
raggela ancora i ricordi,
rammenta i nostri nomi
LA MAFIA
IN ITALIA
Di Ronza, Mazzarella,
Tonziello
Pag. 2
Diario sms
dal treno
della memoria
Giorgio, Di Nunzio
pag. 3
trasformati in numeri,
Impressi a fuoco sulla
pelle solo per ricordarti
che noi siamo esistiti,
oltre il tempo, la luce,
lo spazio,
per questo
osiamo perdonarti.
PERICOLO:
L’ ITALIA LEGATA
AD ALTO TASSO
DI OBESITA’
Spisto A.
Nando Taccogna
pag. 6
DISPERATI IN DIFESA DEL LAVORO
a pag.7
Pasquale Cavallo.
Dal Principio di Legalità al Rispetto della
Legalità pag. 2
di A.Petrillo, M.Abbate
LA PENA DI MORTE OGGI
A pag. 5
Jean Carlos Plascencia
Blu: Abolita per tutti i crimini
Verde: Abolita eccetto per crimini commessi in
circostanze eccezionali (es: in tempo di guerra)
•
Arancione: Abolita in pratica
•
Rosso: Pena legale
•
•
da Wikipedia
21 Febbraio 2010
Pagina 2
Diritto di Parola
L A L E G A L I T A’
Con il termine legalità si intende l'osservanza delle leggi,
cioè il rispetto delle norme democratiche che regolano la
vita civile. Lo stato deve essere il primo garante della legalità, praticando quei comportamenti corretti che poi si esigono dai cittadini, assicurando alla giustizia i criminali. La legalità ha bisogno di ragioni più profonde per affermarsi e, tra
queste, una delle più importanti è che essa conviene alla
società. Nella società attuale ci sono molte regole da rispett
a
r
e
.
Purtroppo abbiamo la testimonianza che le leggi non si
rispettano; negli anni ‘80 l'uccisione di Pier Santi Mattarella, suscitò il forte desiderio di partire nella lotta contro la
mafia. La mafia è un atteggiamento, una malattia dell’animo umano che, in determinate condizioni economiche e
culturali, diventa una malattia sociale. Tra le diverse origini
del termine “mafia”, sembra che le ipotesi più attendibili
siano quelle che lo fanno risalire a 2 vocaboli di origine araba: Mu'afah (protezione ) o Mahyas (garantire qualcuno da
qualcosa). La mafia, come fenomeno, ebbe origine in una
particolare zona della Sicilia compresa tra Palermo, Trapani
e Agrigento dove, fin dal tempo dei Normanni, si era diffuso il latifondo. La mafia, dopo qualche anno, assumeva il
carattere di associazione per delinquere con l'uso incontrastato della violenza e si andò affermando il principio fondamentale del codice mafioso, in base al quale la vera legge è
quella degli " amici degli amici "; la
legge dello stato non serve e, davanti a un magistrato
che la rappresenta, bisogna stare zitti.
Con l'Unità d'Italia, la mafia si inserì nel gioco politico, contribuendo all'elezione di questo o quel candidato. Il primo
vero capo mafioso fu don Vito Cascio Ferro, il quale perfezionò quella pratica mafiosa per cui ogni commerciante, se
non voleva vedere il proprio negozio distrutto, doveva pagare la protezione, versando un tributo periodico all'esattore mafioso. La mafia si diffuse anche in America prendendo il nome di "mano nera". Nel 1909 venne ucciso a Palermo Joe Petrosino, un poliziotto Italo-Americano, venuto
per fare indagini sui dirigenti della "mano nera". Nel frattempo la mafia subì una battuta d'arresto, ma tornò a far
sentire la sua influenza nel 1943, quando favorì lo sbarco
anglo americano in Sicilia. Gli anni ‘50 segnarono una svolta
qualitativa nei metodi delle attività mafiose. L'onorata società si dedicò ad altre attività , alla riscossione di imposte ;
si inserì nelle strutture degli enti bancari, conquistò il mercato del pesce e arrivò allo spaccio di stupefacenti. Nel 1956 si scontrarono all'improvviso la nuova e la vecchia mafia.
Con la vittoria delle nuove cosche più rapide e sbrigative
nei metodi, nacque il fenomeno della nuova mafia. Durante
la lunga lotta delle istituzioni contro "Cosa nostra", si sono
Dal Principio di Legalità
al Rispetto della Legalità
Il pensiero politico, nella sua storia millenaria, ha costantemente avvertito l’importanza fondamentale del problema della
legge. La prima preoccupazione è sicuramente la più antica; essa è presente nel
dilemma, già posto dalla speculazione
greca, se sia preferibile un governo di
uomini o un governo di leggi, quel dilemma che il Platone della Repubblica risolveva a favore del governo dei filosofi liberi dall’impiccio delle leggi e che poi Platone del Politico e delle Leggi e Aristotele
risolveranno a favore del governo di leggi.
La tematica non ha molta fortuna nel pensiero medioevale per cui bisogna attendere la formazione degli Stati moderni perché la legge sia considerata fonte del
diritto in senso moderno, per poi arricchirsi, grazie all’illuminismo giuridico (Locke,
Montesquieu, Rousseau) dell’elemento
democratico che sarà introdotto, sul piano
delle istituzioni, dalla Rivoluzione Francese. Infatti il principio di legalità si afferma
dopo la Rivoluzione Francese e sorge
come risposta al potere e all'oppressione
dell'Ancien Régime, come rigetto della
funzione giurisdizionale nella maniera in
cui veniva concepita a quel tempo. Il principio di legalità diventa, pertanto, espressione di una scelta politica in base alla
quale la libertà viene limitata nella misura
essenziale per assicurare la pace.
Ma oggi nel nostro paese, che non regge
il confronto con altri paesi europei sulla
quantità e qualità dei servizi e della formazione, in cui i partiti sembrano divenuti
comitati d’affari tesi più alla salvaguardia
dei propri interessi che al buon governo
della comunità, che cosa significa legalità?
Dovrebbe significare dialogo, perché
dovrebbe consentire di escludere il ricorso alla violenza nei rapporti tra le persone; dovrebbe significare libertà, perché le
regole comuni dovrebbero assicurare lo
spazio in cui ogni individuo può agire senza essere sottoposto al potere altrui; dovrebbe significare democrazia, perché
non è possibile nessuna partecipazione
politica quando si è posti sotto la minaccia criminale; dovrebbe significare sviluppo economico, perché la mafia soffoca
la concorrenza e impedisce l’iniziativa di
chi lavora e di chi dà lavoro. Essa dovrebbe essere garantita da cittadini maturi e
consapevoli, in grado di comprendere e
governare la complessità dei nostri tempi.
Purtroppo, nella nostra terra così martoriata, da tempo ci sono allarmanti segnali
che fanno pensare ad un imbarbarimento
della vita sociale. Ne sono testimonianza
l’indifferenza dei cittadini verso il bene
comune, la difesa di interessi individuali o
di gruppo, la litigiosità e l’insipienza della
classe politica , i nuovi partiti vecchi nei
metodi e negli uomini, i giovani cresciuti
all’ombra della vecchia classe politica
privi di ideali e di sogni. Allora, cosa fare?
Poichè una comunità ha bisogno, come
diceva Montaigne, di “teste ben fatte” e
non di “teste ben piene”; il nostro riscatto
può avvenire solo attraverso il sapere: la
cultura rappresenta, infatti, un’ottima terapia contro la superficialità e l’indifferenza
egoistica e si rivela non solo uno strumento efficace di sviluppo ma anche un
importante fattore di coesione sociale.
Non bisogna dimenticare che la denutrizione culturale produce il sonno della ragione e questo, com’è ben noto, genera
mostri.
Anna Petrillo e Mariarita Abbate
registrate molte perdite tra i poliziotti , i giudici , i testimoni
e tutti coloro che si sono messi contro la mafia.
Bisogna tra l'altro aggiungere che i giovani, hanno spesso
rimproverato alle generazioni che si sono susseguite dal
dopoguerra in poi, di essersi adattate a vivere in un'Italia in
cui la logica del favore soppiantava sempre più quella del
diritto. A mettere in crisi la cultura del favore è esploso infatti, nel '92, lo scandalo di Tangentopoli che, con l'inchiesta Mani Pulite, ha finalmente fatto emergere l'immoralità
e l'arroganza di un potere politico di cui sono state denunciate, in non pochi casi, la corruzione se non le connivenze
col potere mafioso. In questo clima di legittima indignazione contro partiti e uomini politici corrotti e impudenti, il
ruolo che i giovani possono svolgere è importantissimo.
Essi, infatti, non contaminati dalla rassegnazione che talvolta ha caratterizzato l'atteggiamento degli adulti, sono meglio in grado di ribellarsi con intransigenza, senza cedere a
ricatti nè a comode meditazioni. L'individuo può cioè reclamare i propri diritti quando ha assolto i suoi doveri di cittadino. E' anzi la colpevolezza di aver rispettato la legge, trascurando il proprio angusto interesse, che può renderlo
deciso nel pretendere la stessa osservazione da parte di
tutta la collettività.
Luciano Coniglio, Simone Palumbo, Vincenzo Scala
LA MAFIA IN ITALIA
In Italia, secondo le statistiche, siamo i primi nel G5 delle mafie. I gruppi mafiosi che affliggono il nostro Paese sono: ’Ndrangheta, Camorra , Cosa nostra,
Sacra Corona Unita. Queste organizzazioni si sono originate nel Sud del nostro
Paese e ad esso sono associate nell’immaginario di tutti, perché il Sud è stato
sempre più svantaggiato rispetto alle altre aree geografiche del Paese. Col passare del tempo però, le maggiori opportunità occupazionali e globalmente una
maggiore ricchezza distribuite nel Nord hanno attirato gli interessi delle organizzazioni malavitose, con il risultato che ora la mafia in doppiopetto si infiltra
come un sottile veleno in una miriade di attività. Ogni anno le mafie italiane gestiscono 112 miliardi di dollari, solo gli Stati Uniti fatturano di più, 310,6 miliardi di dollari all’anno. Il capitale mafioso è alimentato da crimini finanziari, contraffazioni, droghe e prostituzione. Le voci di bilancio più attive sono le droghe
e la pirateria, che sono a loro volta fonte di finanziamento di molti altri affari
illeciti ,nella corruzione, nel finanziamento del terrorismo e di altri affari illeciti. Mafia, Camorra ‘Ndrangheta hanno il monopolio dell’importazione di stupefacenti in Italia (stretti i rapporti tra le mafie italiane e quelle sud-americane) e
sono leader nella distribuzione di prodotti contraffatti in Europa, settore in cui
hanno messo in piedi un’organizzazione reticolare che si caratterizza per la complessità della rete distributiva e grandi capacità di collegamento tra i produttori
e i mercati. Le contraffazioni “perfette” sono di così alta qualità che spesso
nemmeno i produttori degli originali riescono a distinguerle dai loro prodotti. Il
riciclaggio di denaro sporco avviene tramite investimenti in affari leciti spesso
immobiliari o commerciali, in Italia e all’estero. Un’altra consistente fonte di
guadagno per le mafie italiane è il “pizzo”, che è una forma di estorsione praticata che consiste nel pretendere il versamento di una percentuale sull'incasso o
di una quota fissa da parte di negozianti e imprenditori, in cambio di una
"protezione" dell'attività commerciale. Le vittime del pizzo vengono costrette al
pagamento con intimidazioni e minacce di danni morali, fisici ed economici che
vengono effettivamente attuati in caso di mancato o ritardato pagamento, e che
possono, in alcuni casi, arrivare fino all'uccisione dell'imprenditore o di uno dei
suoi familiari. Il fenomeno è ampiamente diffuso, e si calcola che colpisca circa
160.000 imprese con un movimento di più di 10 miliardi di euro.
Secondo dati della Fondazione Rocco Chinnici, in Sicilia il pizzo ha un giro d'affari che supera il miliardo di euro, pari cioè a 1,3 punti percentuali del PIL regionale. Pochi giorni fa il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia ha annunciato che chi pagherà il pizzo ,come pure chi non denuncerà le pressioni esercitate dalle mafie sulla propria attività imprenditoriale , sarà espulso da Confindustria. L’obiettivo è quello di punire il silenzio omertoso e di incentivare le azioni
contro le mafie che danneggiano il mercato italiano,in sintonia con l’impegno del
governo di combattere contro la criminalità delle cosche malavitose. La mafia è
un problema oramai globale e sarà estremamente difficile sanare questa piaga
che affligge la società, a meno che non ci sia un movimento, anch’esso globale ,di
risveglio,di recupero dell’onestà, del lavoro serio e leale,con l’obiettivo di far
soldi senza danneggiare nessuno…ma questa è un’altra storia….
Di Ronza V., Mazzarella G., Tonziello G.
Anno scol. 2009/2010, Numero 2
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Per condividere un’ esperienza …
Il progetto Treno della memoria nasce nel 2005 grazie all'iniziativa di un gruppo di giovani appartenenti all'associazione torinese Terra del Fuoco. Da allora circa 9.000 giovani provenienti da quasi tutta l’Italia hanno ripercorso i binari della deportazione alla volta di Cracovia, per visitare i campi di Auschwitz-Birkenau. Quest'anno per la prima volta hanno aderito al progetto anche giovani provenienti da
tutte le provincie della Regione Campania.
In tutto 100, studenti, docenti ed educatori di “Libera – Associazioni- Nomi e numeri contro le mafie”, i partecipanti campani che il 27
gennaio a Torino sono saliti sul II Treno che li ha condotti nei luoghi della memoria, le terre della Shoah!
Diario sms dal treno della memoria
28 gennaio 2010
21 ore in treno. Arrivo a Cracovia 28 gennaio 2010 ore 15.30. Un viaggio estenuante ma al tempo stesso
carico di emozioni, di entusiasmo e di tanti momenti di riflessione.
Inevitabile pensare a quei binari. La lancetta del tempo inizia a muoversi a ritroso e si ferma a 70 anni
fa, agli anni della deportazione. Il viaggio verso l’impensabile rappresenta per noi il primo passo nella
memoria.
29 gennaio 2010
Visita della città di Cracovia, bianca, fredda e suggestiva. Nel percorrere le vie del centro storico lo
sguardo si perde, scruta i maestosi palazzi e il paesaggio innevato… così lontano dalle calde città del
Sud. Diverso, ricco di fascino! Ma un pò più in là ... il muro… il ghetto! Il luogo che rese l'uomo prigioniero nella propria casa ... il luogo dei non vivi....Quella prigionia per noi insensata… il secondo passo nella
memoria.
30 gennaio 2010
Visita ai campi di Auschwitz e Birkenau. Il giorno più difficile anche da racchiudere in un pensiero.
Molte, troppe domande si affollano nella mente, ma non vi è una sola risposta che riesca ad attenuare
il senso di sgomento e d'impotenza che si prova ripercorrendo i luoghi della Shoah.
Quella lucida e programmata "follia": per noi una pagina di storia da non replicare.
Una memoria da custodire e tramandare.
31 gennaio 2010.
Restituzione dell'esperienza. Il giorno delle riflessione, del confronto, della rielaborazione di quanto
vissuto, ma soprattutto il momento di passare dalle parole ai fatti. Il momento di trasformare la nostra esperienza in impegno. Impegno a non stare in silenzio: impegno ad osservare e capire. Impegno ad
agire, a non rimanere nella "zona grigia" della cecità, della sordità, della passività e dell'insensibilità. Il
momento di uscire dall'indifferenza!
Marina Di Nunzio—Associazione “Libera”
Angela Giorgio ed i suoi compagni di Caiazzo e Marcianise
Il giorno della (poca) memoria
che spesso rischiano di trasformare il processo me- di raccogliere circa 50.000 testimonianze audio/video
morialistico in vero e proprio monumento.
dei sopravvissuti e di creare la "Survivors of the
Shoah Visual History Foundation" (http://
E siamo al punto. Perché il pericolo maggiore, a mio
www.vhf.org/). Non a caso, alcune centinaia di esse,
modo di vedere, è quello di ridurre tali vicende in
tutte
in lingua italiana, sono state visionate dal regipezzi di storia, in mere nozioni, tralasciando il ruolo
attivo, fondamentale svolto dalla memoria. Storia e sta Mimmo Calopresti che, selezionandone nove, ha
memoria –anche in ambito educativo- non sono affat- potuto realizzare il documentario “Volevo solo vivere.
Gli italiani di Auschwitz raccontano la Shoah” (2006).
to elementi contrapposti. Semplicemente, si muovono
Ma va soprattutto ricordato il bellissimo “Memoria. I
su due piani diversi, ma complementari: il sapere e la
sopravvissuti raccontano” di Ruggero Gabbai (1987),
coscienza. Pertanto, la memoria riguarda tutti, indiuna discesa nell’inferno della persecuzione italiana
stintamente. Non è affatto necessario essere vittime
con ricchi e poveri, colti ed incolti che fa pensare
e neppure anagraficamente vicini agli avvenimenti per
attivarla. Anzi, più si è giovani, più la memoria diventa alla considerazione di Primo Levi sulla maggiore capainsostituibile per la comprensione del passato e –in un cità di resistenza degli incolti perché “si adattavano
sottile gioco di specchi- del presente. Essa costitui- prima a quel cercare di non capire che era il primo
detto sapienziale da impararsi nel Lager”. Su queste
sce, quindi, un dovere morale, un obbligo di coscienza
basi, la memoria resterà disponibile ancora a lungo, ed
che una collettività, un paese civile non dovrebbe mai
è un bene. Ma va ribadito che si tratta di un ricordo
ignorare.
orribile, difficile da accettare senza una comune conCerto, il tempo è passato per tutti, anche per i so- divisione dei principi di libertà, giustizia e pace sancipravvissuti alla Shoah, e molti di essi sono stati por- ti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uotati via dall'età. Ma rimangono tante testimonianze mo, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni
scritte. Inoltre, la tecnologia è venuta in soccorso, Unite il 10 dicembre 1948.
consentendo per esempio al regista statunitense Steven Spielberg, l'autore di “Schindler's List” (1997), Mai più brutalità, orrore ed odio, fu detto allora con
dalla prima pagina
forza e determinazione: logico atteggiamento da parte di chi quelle cose aveva visto e vissuto sulla propria
ed altrui pelle. Ma la memoria degli uomini è breve ed
i ricordi, per quanto traumatici, tendono col tempo a
mitigarsi o ad essere rimossi, consentendo ai singoli
individui ed alla collettività di riprendere, ancorché
faticosamente, il proprio cammino, come argomentava
Primo Levi nel suo libro più bello e sofferto, sorta di
testamento spirituale che anticipava di poco la sua
tragica morte: “il ricordo di un trauma, patito o inflitto, è esso stesso traumatico, perché richiamarlo duole o almeno disturba: chi è stato ferito tende a rimuovere il ricordo per non rinnovare il dolore; chi ha
sofferto ricaccia il ricordo nel profondo, per liberarsene, per alleggerire il suo senso di colpa” (cfr. I
sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 1986).
Così, le persecuzioni, i conflitti –grandi e piccoli- sono
continuati e continuano, nell'indifferenza comune o, al
più, nella routine diplomatico-umanitaria di chi li considera cinicamente inevitabili. E ci si accorge, con
profonda tristezza, che non sono tutti uguali: quello
che verrà sarà sempre il peggiore, perché dimenticando il passato si appresta a violentare il futuro.
Ciro Rocco
Pagina 4
Diritto di Parola
Diritto alla salute: influenza H1N1
La pioggia di dati sull'influenza da virus H1N1,
la Nuova A, che ogni giorno ci invade ormai da
molti mesi è sacrosanta, ma rischia di non rispondere alla domanda della gente, che invece
è una sola: dobbiamo avere paura oppure o no?
Siamo di fronte ad una pandemia mortale, una
peste del ventunesimo secolo, o si tratta di
un'altra influenza dal nome e l'origine più fantasiosi? Noi pensiamo che il panico è da escludere, la prudenza no. Tutti i virus influenzali,
quelli che definiamo "stagionali", causano una
lieve mortalità, in media intorno all'1 per mille
dei contagiati. Al momento questo nuovo virus
non sembra discostarsi sostanzialmente da
questa percentuale, anche se dobbiamo tenere
conto che, in caso di dati mondiali, i numeri
relativi ai contagi sono di difficile interpretazione, perché in molti Paesi, con strutture sanitarie meno avanzate, numerosi casi non vengono identificati e neppure segnalati.
In Italia, dove il sistema si è mosso con indubbia efficienza come nel resto d'Europa, siamo
in linea con una normale influenza, che però ha,
per il resto, caratteristiche nuove. Ciò che
possiamo infatti dedurre con ragionevole certezza dai dati internazionali sono il tipo di virus e le sue tendenze di diffusione.
Prima di tutto va precisato che le notizie provenienti dall’estero sono rassicuranti perché il
virus, pur essendo mutato, non è diventato più
pericoloso per la salute rispetto all'esordio. La
malattia ha mostrato due caratteristiche: una
grande velocità di contagio
e una
"predilezione" per i più giovani, tratto che la
rende peculiare rispetto alle altre forme e che
ha messo in speciale allarme i pediatri. Va detto
anche che non appare fra le sue caratteristiche
la gravità: la regola è la guarigione, non le complicanze e tantomeno la morte.
Che fare però per evitare di ammalarsi? Il periodo di diffusione durerà molti mesi e dunque ci
sembra inutile stravolgere le proprie abitudini di
vita e farsi ossessionare dall'incubo del contag
i
o
.
È più utile prestare attenzione particolare ai
sintomi tipici influenzali e segnalarli subito al
proprio medico, oltre che seguire le norme igieniche preventive che si applicano a tutti i contagi. Pensiamo che in realtà dobbiamo tutti abituarci gradualmente all'idea che paradossalmente sulla diffusione dei nuovi virus il mondo moderno appare più fragile del mondo antico.
Nell'era della globalizzazione non ci sono più, a
farci da barriera, gli oceani e le grandi distanze.
E anche il concetto di "cordone sanitario" si è di
conseguenza, indebolito: l'allarme si diffonde più
tardi rispetto alla velocità dei viaggi e il gran
numero di viaggiatori nel mondo. Esiste, dall'altra parte, un "sistema di salvataggio" (controlli,
terapie, vaccini) più efficiente, che rischia di
incepparsi, però, se la popolazione non segue razionalmente le raccomandazioni di comportamento, perdendosi nelle proprie ansie. Nel caso di un
nuovo allarme di malattia, l'emotività può creare
fragilità nelle strutture sanitarie e indurle ad
adottare misure sproporzionate, con l'obiettivo
di debellare più la paura che il virus. Questo è il
rischio che possiamo e dobbiamo evitare.
Vincenzo Avallone, Maria Pappadia, Maura Pontoriero
Si sta svolgendo in istituto il Progetto “Di
Costituzione ….si vive”, nell’ambito della
sperimentazione nazionale della nuova
disciplina: Cittadinanza e Costituzione.
Intervento del dott.
Geppino Fiorenza,
Coordinatore Regionale di LIBERA, durante
la manifestazione del
14 dic 2009
EUTANASIA
Periodicamente in Italia si parla di Eutanasia, la cosiddetta
“dolce morte” . Esistono vari tipi di eutanasia: attiva quando la
morte è provocata con la somministrazione di farmaci; passiva
con l’interruzione del trattamento medico; volontaria quando è
eseguita su richiesta del soggetto; non volontaria quando sono
gli altri a decidere per conto della persona malata. Nel nostro
Paese ha fatto notizia il caso di Pier Giorgio Welby, che nel
Settembre del 2006 inviò una lettera al presidente della Repubblica Napolitano per chiedergli che gli fosse riconosciuto il
diritto all’eutanasia. Welby, ammalato di Sclerosi Laterale
Amiotrofica morì il 20 Dicembre 2006 con l’aiuto di un medico
di Cremona che staccò il respiratore che lo teneva in vita. Prima della sua morte Welby disse:<<Vita è la donna che ti ama, il
vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiato notturna
con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata
di pioggia, l’amico che ti delude. Purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita , è solo un testardo e insensato accanimento
nel mantenere attive delle funzioni biologiche…”.
Un altro caso tristemente penoso è quello di Eluana Englaro,
che in seguito ad un incidente avvenuto il 18 Gennaio 1992 ,è
vissuta in stato vegetativo per 17 anni. Secondo le dichiarazioni della sua famiglia, la sospensione dell’alimentazione artificiale fu richiesta quasi subito, appena ci si rese conto della
irreversibilità della malattia. La Corte di Cassazione respinse
la richiesta nel Marzo del 2006 . Il padre di Eluana non si è
arreso, ha alimentato l’informazione su tutto il territorio nazionale, partecipando a trasmissioni televisive a tema, rispondendo a interviste, suscitando reazioni discordanti, scuotendo
gli animi di tutti. Con il decreto del 9 luglio 2008 la Corte D’Appello ha autorizzato il padre di Eluana ad interrompere il
trattamento di idratazione e così, nel mattino del 6 febbraio
2009, l’equipe medica che aveva seguito il trattamento farmacologico di Eluana, annunciò l’avvio della progressiva riduzione
di alimento alla giovane. Il 9 febbraio 2009 alle ore 19:35 Eluana cessò di vivere.
La vicenda di Eluana Englaro ha alimentato in Italia un ampio
dibattito, mediatico prima, politico-istituzionale poi, sul diritto di decidere liberamente se cessare di vivere in caso di gravi malattie . Una parte dell’opinione pubblica, prevalentemente
cattolica, si è dichiarata contraria all’interruzione della nutrizione artificiale (mediante sondino nasogastrico),considerata
equivalente all’ eutanasia. Un’altra parte dell’opinione pubblica,
prevalentemente laica, ma anche ambienti vicini ad altre professioni religiose, si sono dichiarati favorevoli al rispetto della volontà espressa dalla diretta interessata (che avrebbe
dichiarato quando era sana di preferire la morte ad una vita …
da vegetale), pur in assenza di un formale testamento biologico.
Oggi l’attualità ci porta il caso di Salvatore Crisafulli, che ha
preso la decisione, per fortuna rientrata, di incontrare la
morte in Belgio, Paese che ammette l’eutanasia, dichiarandosi
abbandonato da parte dello stato italiano, solo nella sua sofferenza e senza un progetto assistenziale capace di sollevare
i familiari da un onere troppo gravoso da sopportare, rappresentato da cure e terapie da praticare per 24 ore al giorno.
Salvatore Crisafulli fortunatamente ha cambiato idea e ora
vuole vivere: lo rivela suo fratello, Pietro Crisafulli che spiega
come a convincere l’operaio completamente paralizzato dopo
un grave incidente stradale nel 2003, e di cui da tempo i familiari denunciano l’abbandono da parte delle istituzioni e del
servizio sanitario, siano state le Iena televisive, in particolare Giulio Golia.
Tutte le forze Politiche hanno deciso di impegnarsi purché si
inizi a dibattere il caso dell’eutanasia ma gli animi sono molto
combattuti. Un grande giornalista, Montanelli diceva:<< Ognuno di noi deve essere libero di scegliere della propria vita e
della propria morte>>,ma è legittimo sostituirsi a Dio?.....
Sacro A., Salzano C.
Anno scol. 2009/2010, Numero 2
Pagina 5
LA PENA DI MORTE OGGI
La pena di morte è l'attuazione del principio
etico-giuridico in base al quale lo Stato può
decidere legittimamente di togliere la vita
ad una persona.
La Repubblica Popolare Cinese è uno degli
Stati che oggi applicano la pena di morte
come sanzione prevista dal codice penale.
Secondo molti osservatori, la Cina è il paese
col maggiore numero assoluto di esecuzioni
capitali. Questa fonte purtroppo non può
essere attendibile visto il forte controllo del
governo cinese sull’argomento, arrivando
addirittura a censurarlo ,invocando il segreto di Stato. Molti di questi studi sono stati
fatti da organizzazioni non governative, come l’associazione “Nessuno tocchi Caino” ed
“Amnesty International”.
Il codice penale cinese contiene un numero
elevato di reati punibili con la pena capitale.
Fonti non accertate dicono che ne siano circa un’ottantina. Tra questi spiccano reati
violenti come la rapina e l’omicidio, ma ce ne
sono anche di meno gravi come i reati fiscali
ed economici ( frode fiscale, contrabbando,
falsa fatturazione ecc…). Purtroppo nella
lista compaiono anche reati molto meno gravi
(se vogliamo chiamarli reati), quasi banali,
come il gioco d’azzardo e la bigamia. A completare l’elenco, ci sono i reati sessuali
(stupro, diffusione di materiali pornografici),reati contro il patrimonio dello stato
(corruzione, furto di materiali di interesse
archeologico) e reati marcatamente politici
come la minaccia alla sicurezza nazionale.
Vedendo questa lunghissima lista, non sorprende sapere che ogni anno in Cina ci siano
più di 5.000 esecuzioni capitali.
Vengono spesso organizzate manifestazioni
di massa alla lettura di una sentenza di morte, ma l'esecuzione viene compiuta subito
dopo : i condannati vengono mostrati al
pubblico con la testa reclinata, le mani legate dietro la schiena ed un cartello con il
nome e l'indicazione dei crimini commessi
legato al collo.
Vi è sicuramente una violazione dei diritti
fondamentali dell’uomo in queste esecuzioni
… legali. Appunto per questo in tutto il
mondo sin dagli anni Ottanta si è attuata
una campagna per l’abolizione della pena di
morte. La prima proposta di moratoria
universale della pena di morte fu presentata dall’ associazione italiana “Nessuno
tocchi Caino” nel 1994 , ma non fu approvata per soli otto voti. Nel 1999 tutta l’Unione Europea si unì all’Italia per sostenere la
moratoria che nel 2007 fu riproposta
(sempre dall’Italia) alla Terza commissione
dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: l’approvazione fu seguita dalla ratifica
con 104 voti a favore, 54 contrari e 29
astenuti. Ed oggi? Ancora tanti, troppi Paesi continuano a praticare la sentenza capitale…
Jean Carlos Plascencia
Week–
Week–endmortali
endmortali
Per ogni adolescente il fine settimana diventa un periodo di pausa e di riposo per riprendersi dallo stress dell’attiva settimana scolastica e per prepararsi alle fatiche della seguente. Ma più che per il riposo, il week-end
diventa basilare per un adolescente soprattutto per divertirsi e per uscire con gli amici
il sabato sera. E proprio durante la sera, nei
week-end, i controlli sulla legalità che durante la settimana sono così severi e rigorosi,
sembrano svanire per lasciare alla voglia di
divertimento e di sballo dei giovani assoluta
libertà. I dati sono chiari e preoccupanti:
secondo una ricerca finanziata dal Ministero
della Salute e condotta nelle discoteche dal
Centro collaboratore dell’Oms per la promozione della salute e la ricerca sull’alcol, il
74%, e nello specifico il 67% dei 13-15/enni,
beve il sabato sera. Di questi, il 20% si ubriaca nel fine settimana. Nel nostro Paese sono
circa 700 mila i ragazzi e le ragazze al di sotto dei 16 anni che consumano alcol e questo
dato è in forte aumento negli ultimi anni.
A preoccupare sono soprattutto le adolescenti, vulnerabili, psicologicamente parlando, agli effetti negativi dell’alcol. Tra i teenagers risulta sempre più diffuso il fenomeno
del ‘binge drinking’, cioè bere per ubriacarsi sei o più bicchieri in una volta, come
anche l’abuso fuori pasto e le ‘happy
hours’: queste abitudini incrementano del
70% il rischio del ricorso dei giovani al pronto
soccorso. Le indagini di un noto settimanale
rivelano che il sabato sera è il momento dedicato dai giovani all’alcol. In discoteca o nei
pub beve il 74% dei ragazzi, e nel dettaglio
l’83,4% dei giovani tra i 16 e i 18 anni, il 67%
tra i 13 e i 15 anni, il 66,7% tra i 19 e 24 anni, il
64,2% dai 25 anni in su. Ma anche di venerdì
e di domenica i consumi, seppure inferiori,
non sono bassi: bevono il 34,6% dei ragazzi e
il 19,2% delle ragazze il venerdì e, rispettivamente, il 19,8% e il 14,6% la domenica.
Forse le poche conseguenze che vengono
effetti mortali che può provocare l’alcol, soprattutto su organismi non
molto trascurate dai giovani sono gli
ancora sviluppati come i loro. Ogni anno in
Italia circa 25 mila decessi sono associati
all’alcol e riguardano più di 17 mila uomini e
circa 7 mila donne. Il tasso di mortalità legato all’alcol e’ di 35 decessi su 100 mila abitanti per i maschi e di 8,4% decessi su 100 mila
abitanti
per
le
donne.
Circa il 10% dei decessi registrati sono da
ritenersi, secondo gli esperti, decessi prematuri causati dall’alcol (l’11% tra i maschi e il
5 , 2 %
t r a
l e
d o n n e ) .
Le condizioni che presentano la più elevata
frequenza di mortalità alcol-attribuibile sono
la cirrosi epatica e gli incidenti. Per i decessi
da cirrosi epatica il 47,7% per i maschi e il
40,7% per le donne sono attribuibili all’alcol;
analogamente, il 26,35% e l’11,4% di tutti i
decessi che riconoscono la causa di morte in
un incidente sono alcol correlati. Attribuibile
all’alcol anche il 5,31% di tutti i tumori maligni
maschili e il 3,01% di quelli femminili.
Vincenzo Santonastaso
Diritto alla casa …ingiustizia globale
Haiti, 12 gennaio 2010, ore 16:53 (quasi le 23 in Italia), un terremoto di magnitudo 7 travolge
l’isola caraibica di Haiti, il paese più povero dell’emisfero occidentale.
Prima un boato, poi il mare si ingrossa, infine inizia a tremare la terra.
Diverse scosse violentissime si sono abbattute sull’isola, provocando il crollo sia delle povere
baracche dove è costretta a vivere gran parte della popolazione, sia gli edifici in muratura.
Haiti non è costituita da una grande percentuale di edifici in muratura, ma quei pochi presenti
sono riservati a qualche hotel, a quattro ospedali ,di cui tre sono crollati durante il terremoto,
al quartier generale delle Nazioni Unite, che è stato raso al suolo e dal palazzo residenziale
che si è afflosciato come un soufflé.
Facile dedurre che anche gli edifici istituzionali in muratura presenti sull’isola, sono stati costruiti con materiali degradabili come la sabbia marina.
Ora, a causa del terremoto, ci sono 370 mila terremotati accampati nei 300 accampamenti
improvvisati nella capitale di Haiti ( Port-au-Prince ). Numeri grossi, ma anche dove i numeri
sono più piccoli, non mancano le preoccupazione per la mancanza assoluta di sicurezza negli
edifici. Il pensiero corre al crollo della palazzina a Favara (in Sicilia), dove sono morte due
sorelline di 3 e 14 anni ed è rimasto ferito il fratellino di 12 anni. Dai primi riscontri sul luogo
del crollo, pare che non ci siano evidenti segni di cedimento del terreno su cui era costruito
l’edificio, né fattori esterni che abbiano potuto determinare il collasso strutturale; si tratta
molto probabilmente di un cedimento delle strutture in muratura imputabile a fatiscenza e
degrado.
Lo dice il capo del Genio civile di Agrigento e presidente regionale degli architetti Rino La
Mendola, che ha annunciato che l’Ordine ha messo a disposizione 40 volontari della Protezione
Civile, attrezzati ed adeguatamente formati, per collaborare con le autorità preposte e con
l’unità di crisi nella schedatura delle condizioni di stabilità degli edifici vicini a quello crollato,
in un contesto urbano fortemente degradato, già oggetto, nell’ultimo decennio, di una serie di
demolizioni di edifici pericolanti.
A Favara sono stati realizzati 10 anni fa 56 alloggi popolari che,nonostante l’esistenza di una
graduatoria degli aventi diritto,non sono stati assegnati e,per beffa ulteriore, nel corso degli
anni, hanno subito atti di vandalismo,per cui per la loro sistemazione occorrerà altro danaro
pubblico. La famiglia Bellavia,che aveva fatto domanda per ottenere una casa,non rientrava
comunque,secondo il comune, tra i beneficiari di questi primi 56 alloggi; avrebbe dovuto aspettare la costruzione di nuovi appartamenti popolari. La palazzina crollata si trovava in una zona
del centro storico di Favara particolarmente degradata e presentava numerosi segnali di pericolo e infiltrazioni di acqua: con la morte delle due sorelline Bellavia, la Procura di Agrigento
ipotizza il reato di omicidio colposo plurimo.
Favara comunque è piena di stabili fatiscenti,case pericolanti,vecchie catapecchie che rischiano di crollare da un momento all’altro, a testimoniare una politica urbanistica ed edilizia a dir
poco discutibile.
Il diritto alla casa, ad avere una dimora dignitosa e capace di garantire salute e qualità della
vita ai suoi abitanti ha aspetti controversi ed inquietanti. Sempre in questi giorni abbiamo
assistito
alla demolizione per abusivismo di una casa a Casamicciola, nell’isola di Ischia.
Ci sono stati episodi di guerriglia urbana : in una notte di scontri, sette poliziotti feriti fra cui
un vicequestore , nove persone denunciate; poi, al termine di una trattativa andata avanti per
dodici ore e terminata a mezzogiorno in punto, la macchina organizzativa destinata a buttare
giù l´abitazione abusiva della famiglia Impagliazzo, in via Monte Cito a Casamicciola d´Ischia,
( settanta metri quadri dove da otto anni Luigi, manovale disoccupato, viveva con la moglie e la
figlioletta di cinque anni) si è messa definitivamente in moto. E così, in un clima di forte tensione che si è andata via stemperando grazie alla paziente opera di mediazione dei dirigenti
di polizia, la casa è stata svuotata e poi, gradualmente, smontata. Il resto del lavoro l’ha effettuato la ruspa quando ormai al buio sono andati via anche i curiosi. Dunque la linea della
fermezza propugnata dalla magistratura napoletana ha fatto irruzione sull´isola verde trasformata negli anni nell´isola del cemento. Ma a cadere per primo, in esecuzione di una delle
sentenze definitive che la Procura generale ha l´obbligo di eseguire, non è stato un "mostro"
edificato da speculatori, ma un manufatto di un solo piano, la casa di una famiglia che adesso,
passato il momento della rivolta, subentrata l´inevitabile rassegnazione, da dovuto ripiegare le
proprie cose in mille fagotti prima di andare via:operazione compiuta con dolore e grande dignità. Queste sono le parole di Luigi Impagliazzo: «Avevo già perso il lavoro, ora ho perso
anche la casa. Mi stanno uccidendo”. L´atmosfera a Ischia continua ad essere pesante ,la
stagione della tolleranza zero è iniziata., ma qualcuno sostiene che buona parte delle costruzioni dell’isola, specie quelle a destinazioni turistica, siano abusive. Molti però continuano a non
capire. E una donna, guardando la casa che ormai non c´è più, grida: «Mentre voi qua mandate
tutto a terra, da qualche altra parte, su questa stessa isola, stanno costruendo ancora».
Le più recenti stime ci dicono che nel nostro Paese in media il 17% degli edifici costruiti in un
anno è abusivo. Il percorso delle illegalità è piuttosto variegato e ci si muove fra veri e propri
abusivismi, abusivismi legalizzati, ed edilizia solo formalmente legale. L’ingiustizia è diffusa:
lungo i quasi 8.000 chilometri di coste italiane vi sono migliaia e migliaia di edifici abusivi.;
forse prima di demolire le case della povera gente ,la magistratura dovrebbe indagare con più
celerità sugli amministratori poco corretti nella gestione del territorio .
La casa è un diritto di tutti in qualunque parte del mondo ,ma dobbiamo registrare che anche
la disonestà degli amministratori si è adeguata ai tempi ed ha assunto i caratteri della globalizzazione…
Crispino M., Di Ronza V.
Pagina 6
Diritto di Parola
Pillole di antica saggezza:
DISCORSO AGLI ATENIESI
Pericle ,461 a.C.
Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei
pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per
tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a
servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito,
e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita
quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.Noi siamo liberi, liberi
di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende
alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per
risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci
è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo
proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare
quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto
e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non
lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita
ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo
che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’ Ellade e che ogni ateniese cresce
sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e
noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.
PERICOLO:
L’ ITALIA LEGATA AD ALTO TASSO
DI OBESITA’
Gli italiani dovrebbero essere educati a non eccedere con le porzioni abbondanti, i bis, i fuori-pasto (merendine, snack,dolciumi,
patatine fritte)Il nostro compito è quello di eseguire correttamente
i 5 pasti della giornata. In che modo? Innanzitutto è essenziale
che si consumi, senza fretta, un'adeguata prima colazione a base
di cereali integrali (pane, fiocchi di cereali, fette biscottate), yogurt
intero naturale o latte intero fresco, frutta fresca o confettura di
frutta. Lo spuntino di metà mattina e la merenda del pomeriggio
sono poi momenti da non trascurare, in cui si può offrire all’organismo frutta fresca o yogurt intero naturale. Per il pranzo e per la
cena è importante invece proporre pietanze diverse sia per i primi
piatti (asciutti, in brodo, minestre di verdura, piatti unici con legumi), sia per i secondi (non mangiare la sera lo stesso alimento del
pranzo), integrandoli sempre con una buona porzione di verdura
fresca o cotta. Ma quali cibi preferire e quali invece andrebbero
evitati? In generale sono da preferire le carni magre (pollo, tacchino, coniglio) e il pesce, mentre va limitato il consumo di carni
grasse, di insaccati e di uova. Da limitare anche l'assunzione dei
formaggi, preferendo comunque quelli meno grassi (crescenza,
ricotta, caprino, mozzarella). Sarà bene aumentare il consumo dei
legumi alternandoli tra loro (c'è molta scelta… dai fagioli ai piselli,
alle lenticchie), utilizzandoli preferibilmente come piatto unico insieme a pasta o riso. La frutta e la verdura (sia cruda che cotta),
poi, devono sempre accompagnare il pasto. Anche per i condimenti è necessario prestare la giusta attenzione. Meglio contenere l'uso dei grassi da condimento, preferendo quelli di origine vegetale
(in particolare l'olio d'oliva) a quelli di origine animale (burro, panna, lardo, strutto).Bisogna salvaguardare la salute: attuando l’alimentazione consigliata,che segue le linee sempre valide della dieta mediterranea, è scientificamente provato che la vita è più lunga. Le regole per un sano mangiare dovrebbero essere rispettate
anche nelle scuole, nei bar: anziché pizze, patatine e dolciumi,
perché non privilegiare delle ottime…. proposte di frutta fresca?
Spisto A.
Mozzarella: indaga la Procura.
I pirati della tavola hanno pensato di mettere le mani su una delle protagoniste della
gastronomia italiana:la mozzarella di bufala. Il loro ultimo affare consiste nel mischiare il latte boliviano con quello locale
casertano,che costa quattro volte tanto. Il
latte che proviene dalla Bolivia costa solo
50 centesimi al chilo,contro quello originale
venduto a 1,35 euro al chilo. Il "boliviano"
arriva ogni settimana via Olanda,ai porti di
Napoli e Salerno.Vittime di questo turpe
mercato sono i consumatori. Mentre i taroccatori truffano i loro prodotti producendo un giro illegale da 1 miliardo di euro,
i consumatori si trovano a dover fare i conti con prodotti mediocri,se non addirittura
dannosi per la salute di chi li consuma,realizzati con
materiali scadenti e
messi sul mercato con il prezzo dei migliori
prodotti. Secondo dati attendibili,mediamente la mozzarella di bufala costa
6 euro al chilo. Lino Martone,segretario del
Siab ( il sindacato degli allevatori bufalini
di Caserta),conferma l'allarme truffa,affermando che secondo le stime almeno la metà di 130 caseifici che hanno il
marchio DOP,"modificano" le mozzarelle di
bufala. Immediate le risposte del presidente del consorzio delle mozzarelle di
bufala,Luigi Chianese,il quale afferma che
il prodotto DOP viene assolutamente garantito ai consumatori. Queste discussioni
crearono molte polemiche e alle fine portarono alla conclusione che il segretario
Martone forse aveva ragione. Infatti sembra che un autorevole rappresentanted del
Consorzio sia stato colto "con le mani nel
sacco" dagli ispettori ministeriali intenti
ad attuare una delle tante visite di ispezione e controllo,proprio mentre allungava
il latte bufalino aggiungendo acqua! Ne è
seguita una denuncia . A Napoli ,il 29 Ottobre,i carabinieri del Nas hanno eseguito
18 arresti,cinque misure cautelari (obbligo
di dimora e sospensione dell'esercizio di
professione),e sottoposto a sequestro 13
allevamenti bufalini della provincia di Caserta.Sotto accusa allevatori e veterinari,che secondo i militari eseguivano prelievi
di sangue dai bufali sani sostituendoli a
quelli degli animali infetti. In sostanza le
mozzarelle di bufala non solo possono non
essere di bufala,ma a volte vengono realizzate utilizzando latte di capi malati,nello
specifico affetti da brucellosi. Insomma di
male in peggio! Per fortuna almeno la nostra salute non dovrebbe comunque essere
a rischio.Le alte temperature del procedimento d lavorazione sono infatti superiori
a quelle necessaria per l'eliminazione del
virus. Anche se in alcuni caseifici è stata
rilevata presenza di diossina. Per Adoc
(associazione nazionale per la difesa e l'orientamento dei consumatori, degli utenti,
dei risparmiatori, dei malati, dei contribuenti),è importante che lo scandalo non
sia sottovalutato; "questo scandalo dimostra,nel bene o nel male ,che i controlli nella filiera agroalimentare nel mercato interno della UE non sono sufficienti ed adeguati" commenta Carlo Pileri,presidente dell'Adoc. Comunque è severamente consigliato acquistare i prodotti che hanno il marchio di origine protetta DOP. Anche se nella gran parte dei casi la mozzarella attualmente prodotta non arreca danni,si tratta
comunque di una magra consolazione per l’
Italia,conosciuta in tutto il mondo per i
suoi ottimi prodotti di provenienza campana. Il responsabile economico della Coldiretti,Lorenzo Bazzana,ha dichiarato che
sono i Paesi meta dell'emigrazione italiana
a falsificare di più i nostri prodotti perché
sono proprio i nostri ex-connazionali che si
mettono a produrre il prodotto che una
volta facevano a casa loro, ma spesso con
metodologie poco oneste. A confondere il
consumatore,spesso basta il solo tricolore
riportato sulla confezione,simbolo,che per
gli acquirenti vale qualità. Anche questa è
l’Italia dei nostri giorni,ma per fortuna c’è
chi indaga, chi controlla e si erge a difesa
dei diritti legittimi di tutti i cittadini a
vivere sani , ma è anche importante che
ciascuno di noi
viva consapevolmente,tenendosi aggiornato sui possibili rischi
derivanti da un’alimentazione sbagliata…
Esposito G. Altieri F. Castiello R.
Anno scol. 2009/2010, Numero 2
Pagina 7
Il caro-taxi assedia gli aeroporti ARIA MALATA IN ITALIA
“Costa meno un volo per l’Europa”
Dal gennaio 2009, a causa dell’aria troppo inquinata, l’Italia è sotto accusa per non aver difeso la salute dei suoi cittadini : molte sono le denunce degli ambientalisti e degli istituti scientifici. Gli abitanti di 13
principali città italiane, le principali, respirano ogni giorno polveri dannose, inferiori a 10 millesimi di millimetro di diametro, che pare provochino così circa 8200 morti l’anno. Nonostante ciò né le autorità locali,
né il Ministero dell’Ambiente, stanno provvedono al miglioramento delle
condizioni ambientali. In base a delle ricerche fatte dal Ministro dell’Ambiente, si è arrivati alla conclusione che circa 57 città su 88 superano i limiti di legge per l’emissioni di polveri sottili ( PM 88 ). La città
italiana con il più alto tasso d’inquinamento dell’aria è Napoli, che supera 5 volte il valore limite per le emissioni di polveri sottili ( valore che
non dovrebbe essere superato per più di 35 giorni l’anno ), tra le altre
città ricordiamo: Milano e Roma. Il Presidente della Lega Ambiente,
Vittorio Cagliati Dezza, commenta :
“ Il responsabile maggiore dell’inquinamento è il traffico.”
Foto dal web
Taxi sempre più cari, soprattutto per chi va in
aeroporto dove scattano addirittura delle tariffe fisse. Secondo alcuni sondaggi una corsa
in taxi per andare in aeroporto costa di più di
un volo low cost per una qualsiasi capitale
europea, per esempio una corsa in taxi da
Milano all’aeroporto di Malpensa costa 85 euro, mentre un volo da Malpensa a Parigi, solo
andata, costa solamente 21,99 euro con la
compagnia Easy Jet. Ma questo fenomeno si
verifica anche in molte altre città italiane come Napoli, Roma, Torino, Bari,per cui le compagnie aeree si sono subito ribellate a questo
paradosso, accusando i tassisti di non fare un
“gioco di squadra”; infatti le compagnie aeree
e gli alberghi fanno di tutto per ridurre i prezzi agevolando turisti e ospiti mentre i tassisti
applicano dei rincari che uccidono il turismo.
Subito dopo lo scandalo accorre in difesa dei
tassisti il coordinatore di Unica Taxi Cgil, Nicola Di Giacobbe, che dice <<E vero che i voli
low cost hanno dei prezzi stracciati ma bisogna prenotarli con tantissimo anticipo. E poi
sul taxi quando salgono a bordo quattro persone il prezzo resta invariato, e anche questa
è un’offerta>>. In seguito giustifica questo
rincaro affermando che la crisi c’è anche per i
tassisti che hanno perso il 40% del lavoro e
invita lo stato ad aiutarli salvaguardando le
piccole imprese. Solo a Firenze il prezzo della
corsa dal centro fino all’aeroporto è più basso
del volo, ma questo perché da Firenze non
partono voli low cost. Mentre a Genova le
tariffe sono da record e in alcuni casi i prezzi
sono stati gonfiati in seguito allo stop dei treni. A causa del blocco delle linee Genova-La
Spezia, molti passeggeri hanno scelto di prendere il taxi per raggiungere la destinazione
nello Spezzino, ma la scelta, si è rivelata per
alcuni molto cara, come per il turista americano che ha denunciato di aver dovuto sborsare
250 euro per andare, insieme ai tre figli, da
Santa a Bonassola. Questo è un ulteriore episodio della cattiva usanza di applicare tariffe
rialzate per i turisti che vengono dall’estero. A
Roma invece è previsto un rincaro dei taxi per
fine febbraio. A deciderlo sarà il campidoglio
insieme alla commissione consultiva che ha
fatto una serie di proposte. Si prevede di abolire le tariffe 1(tariffe urbane) e la 2(tariffe
extraurbane) a favore di un'unica tariffa, derivata dalle due. Saranno ritoccate anche le
tariffe delle corse per Fiumicino: costeranno
45 euro anziché 40 euro. Per quello di Ciampino si sta ancora discutendo se aumentare i
prezzi. Subito contraria all’aumento è l’associazione dei consumatori che afferma che così
facendo il taxi diventerà un mezzo di lusso e
non un supporto per il trasporto pubblico, e
che più taxi a buon mercato migliorano la vita
dei cittadini e fanno entrare più soldi nella
tasche dei tassisti. Per evitare il caro taxi sono
state elencate, dall’Associazione Altroconsumo, le regole che ogni buon tassista deve
eseguire , e sono:
1)Il tariffario su carta deve essere visibile e
consultabile sulla vettura;
2)Il tassametro deve essere ben visibile;
3)Il tassametro deve essere attivato all’inizio
della corsa e disattivato alla fine;
4)Il prezzo da pagare e quello indicato a fine
corsa dal tassametro(corsa+supplementi)
5)Il percorso deve essere quello più breve.
Solo così il taxi smetterà di essere un servizio
per pochi, a tutto vantaggio dell’equità sociale.
Cecoro Enrico
Siamo su Internet:
www.giordanicaserta.it
Il Sindaco di Milano, Letizia Moratti, dopo diciassette giorni di superamento ininterrotto dei livelli di polveri sottili nella sua città, ha dovuto
affrontare il problema dell’inquinamento: domenica 31 gennaio c’è stato
il blocco totale delle automobili e da lunedì per entrare nel centro di
Milano, i cittadini dovranno pagare un ticket di 5 euro. Il sindaco, Inoltre, dice che un’ ulteriore soluzione al problema potrebbe essere l’utilizzo massiccio dei mezzi pubblici da parte dei cittadini. Il governatore
della Lombardia, Roberto Formigoni, continua a negare l’emergenza,
affermando che la situazione non è tragica, in quanto, negli ultimi anni
sono stati fatti dei passi avanti . Il Sindaco di Sesto San Giovanni,
Giorgio Oldrini del Pd, ritiene che è mancato un coordinamento a livello
regionale, per risolvere il problema; difatti il blocco del traffico avverrà in orari differenti per ogni comune. In base a studi effettuati dal V
MEETING internazionale di allergologia pediatrica in corso a Milano, le
persone più esposte all’inquinamento atmosferico sono i bambini. In età
infantile la media è di tre infezioni respiratorie all’anno, la cui causa
principale è la presenza di anidride solforosa nell’aria. Nell’ultimo mese,
molte sono state le manifestazioni di protesta, a cui hanno partecipato
associazioni come la Lega Ambiente e l’Organizzazione Genitori Antismog, ma viene da chiedersi quanto ci vorrà ancora perché il problema
dell’inquinamentro atmosferico sia affrontato in maniera sistemica,
come globale politica in difesa del diritto alla salute di tutti.
Mazzola e Fabozzi
DISPERATI IN DIFESA
DEL POSTO DI LAVORO
Era il 17 novembre quando gli operai della FIAT occuparono per la
prima volta il municipio di Termini
Imerese, dicendo:”abbiamo paura”.
Lo stabilimento FIAT di Termini è
storico e glorioso ; lì nacque la Fiat
Panda con 800 vetture prodotte al
giorno e 3500 operai assunti.
Secondo indiscrezioni, la fabbrica
stava per essere spostata in Polonia. Il giorno seguente il sindaco di
Termini e quelli dei paesi vicini
raggiunsero il comune occupato,
confrontandosi direttamente con
gli operai, dicendo di avere una
soluzione. La risposta stava negli
ecoincentivi che avrebbero dovuto
far aumentare la vendita di autovetture , così favorendo il mantenimento della produzione in Italia , sempre a patto che si riuscisse a ridurre i costi della mano d’opera.
Ora ,tuttavia, molte famiglie sono
disperate e continuano ancora a
protestare perché non è stato neanche rispettato l’impegno assunto
nel 2009 grazie all’intervento del
ministro delle attività produttive,
Claudio Scajola,che prevedeva
l’arrivo a luglio 2009 della nuova
autovettura (Ypsilon), un investimento di 500 milioni di euro e un
incremento di 250 lavoratori: investimenti, posti di lavoro, futuro.
La protesta continua ancora oggi in
varie forme e si è spostata a Roma, davanti ai palazzi del potere.
Secondo la FIAT a Termini Imerese ogni autovettura costa 1000
euro in più.
Pasquale Cavallo
segue in ultima
Notiziario dell’ Istituto GIORDANI di Caserta
dalla pag. 3
In queste prime settimane dell’anno il personale A.T.A. dell’Istituto
ha subito la perdita di due colleghi,
Giuseppina Mennillo e Pasquale Vetrella,
che da anni prestavano il loro prezioso servizio per la nostra Scuola,
una grande comunità, che tra alti, bassi e tanti problemi, porta avanti
una delle realtà più grandi ed efficienti della città e di tutta la provincia casertana. I due colleghi ci hanno lasciato prematuramente perché
affetti da un male incurabile, la prima combattendolo da più di un
anno, il secondo durato solo due mesi. Un male che in questi ultimi
decenni sta facendo tante vittime in molte delle nostre famiglie e comunità.
A loro tutte va il nostro saluto più caro.
matteo248
Dirigente Scolastico
In distribuzione presso
la
Prof. Francesco Villari
LIBRERIA GUIDA
CASERTA
Redazione:
Prof. G. De Tata, Prof. C. Rocco,
Alunni dell’ Istituto
tel. 0823327359 Fax 0823325655
E-mail: [email protected]
Le presenti indicazioni non hanno alcuna pretesa di esaustività. Intendono semplicemente fornire un primo orientamento per avvicinarsi alle complesse problematiche
affrontate.
Sulla Germania nazista è possibile cfr. E. Collotti, La Germania nazista, Torino,
Einaudi, 1962; W. L. Shirer, Storia del Terzo Reich, ivi, 1965; W. S. Allen, Come si
diventa nazisti. Storia di una piccola città (1930-35), ivi, 1968; E. Collotti, Nazismo
e società tedesca (1933-1945), Torino, Loescher, 1982 (interessante antologia documentaria).
Sui campi di concentramento nella loro globalità cfr. W. Shofsky, L’ordine del terrore. Il campo di concentramento, Bari, Laterza, 1995; A. Kaminsky, I campi di concentramento dal 1896 a oggi, Torino, Bollati Boringhieri, 1997.
Sullo sterminio nazista degli ebrei cfr. I. Poliakov, Il nazismo e lo sterminio degli
ebrei, Torino, Einaudi, 1964; A. Nirenstajn, E’ successo solo 50 anni fa, Firenze, La
Nuova Italia, 1983; A. Meyer, La soluzione finale, Milano, Mondadori, 1990; M. Gilbert, Atlante di storia ebraica, Firenze, La Giuntina, 1993; R. Hilberg, Carnefici,
vittime, spettatori. La persecuzione degli ebrei (1933-1945), Milano, Mondadori,
1994; L. Meneghello, Promemoria, Bologna, Il Mulino, 1994; R. Hilberg, La distruzione degli ebrei d’Europa, Torino, Einaudi, 1995.
Su Auschwitz cfr. R. Hoss, Comandante ad Auschwitz, Torino, Einaudi, 1966; O.
Friedrich, Auschwitz. Storia del lager 1940-1945, Milano, Baldini & Castoldi, 1994;
J.-C. Pressac, Le macchine dello sterminio. Auschwitz 1941-45, Milano, Feltrinelli,
1994; G. Gozzini, La strada per Auschwitz, Milano, Bruno Mondadori, 1996.
Sui sopravvissuti cfr. M. Martini (a cura di), Il trauma della deportazione, Milano,
Mondadori, 1983; A. Bravo – D. Jalla (a cura di), La vita offesa, Storia e memoria
dei lager nazisti nei racconti di duecento sopravvissuti, Angeli, 1992.
Sull’Italia fascista vanno segnalati alcuni romanzi e racconti particolarmente efficaci: Rosetta Loy, La parola ebreo, Einaudi, 1997; Giorgio Bassani, Gli occhiali d’oro,
Einaudi, 1958 successivamente confluito, insieme ad altri sette racconti (Il muro di
Editor: matteo248
DISPERATI IN DIFESA DEL LAVORO
Il dialogo tra le parti in causa non si
è mai interrotto ma nulla di positivo
ne è emerso e gli operai sono ovviamente inferociti. Marchionne alla
fine ha sentenziato che la FIAT ha
deciso: nel 2011 i cancelli di Termini
Imerese chiuderanno ; da lì non usciranno mai più auto FIAT confezionate in Sicilia. Successivamente
il ministro ha dichiarato di avere 9
o 10 offerte che sta valutando e
che saranno presentate il 5 marzo
alla FIAT. Il presidente di Confidustria Emma Marcegaglia si mostra
fiduciosa: alcune offerte le paiono
degne di attenzione, ma riconosce
che quello di Termini Imerese è
uno stabilimento che per motivi logistici e di efficienza non riesce a
stare in piedi. Tutte le parti in causa vorrebbero reimpiegare le persone e non far perdere posti di lavoro in un momento economico delicato come quello attuale. Anche il
Riferimenti bibliografici essenziali
Sul revisionismo cfr. P. Levi, I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 1986; G. E. Rusconi (a cura di), Germania: un passato che non passa, ivi, 1987; P. V. Naquet, Gli assassini della memoria, Editori Riuniti, 1993; T. Bastian, Auschwitz e la “menzogna su
Auschwitz”, Torino, Bollati Boringhieri, 1995; J. Pisanty, L’irritante questione delle
camere a gas, Milano, Bompiani, 1998.
Per contatti e collaborazioni:
da pag. 7
Il giorno della (poca) memoria
presidente del Consiglio dichiara
che il governo è pronto per gli incentivi, ma la FIAT non sembra interessata, ritenendo piuttosto necessaria una nuova politica di sostegno alle industrie, che non hanno
bisogno di finanziamenti a pioggia
bensì di piani di sviluppo a breve e
lungo termine; una forte e seria politica industriale che miri ad un rafforzamento competitivo dell'industria dell'auto, un settore considerato trainante da tutti i governi del
mondo, potrebbe far recedere la
FIAT dall’intento di trasferire la
produzione all’estero, dove produrre
costa meno. E allora? Cosa aspettiamo? Agli operai di Termini Imerese
interessano fatti non parole: hanno
bisogno di lavoro e di un briciolo di
programma per il futuro dei loro
figli…ma questo chi gestisce la vita
politica ed economica del nostro
Paese
lo
sa?
Pasquale Cavallo.
cinta, Lida Mantovani, La passeggiata prima di cena, Una lapide in via Mazzini, Gli
ultimi anni di Clelia Trotti, Una notte del ’43, In esilio) e romanzi, ne Il romanzo di
Ferrara, Mondadori, 1974. Dello stesso autore va ricordato Il giardino dei FinziContini, Einaudi, 1962, da cui il regista Vittorio De Sica trasse l’omonimo film
(1970). Un altro film da ricordare è quello di Florestano Vancini, La lunga notte del
’43 (1960), ispirato al racconto Una notte del ’43.
Il “manifesto della razza”, pubblicato originariamente sul n. 1 de La difesa della
razza (5 agosto 1938), è reperibile in La difesa della razza. A quarant’anni dalle leggi fasciste, numero speciale della rivista “Il Ponte” (novembre-dicembre 1978), unitamente ad una serie di validi contributi critici e ad un’ampia selezione della legislazione antiebraica fascista. Utili indicazioni ed analisi in M. Sarfatti, Mussolini contro gli ebrei. Cronaca dell’elaborazione delle leggi del 1938, Torino, Zamorani, 1994
e in Idem, Le “carte di Merano”: la persecuzione antiebraica nell’Italia fascista, in
“Passato e Presente” n. 32, maggio – agosto 1994, pp. 119-128.
Per un’analisi complessiva della questione ebraica sotto il fascismo è possibile
ricorrere a R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi, 1961;
un taglio invece più specifico in G. Mayda, Ebrei sotto Salò. La persecuzione antisemita 1943-1945, Milano, Feltrinelli, 1978 e L. Picciotto Fargion, Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall’Italia (1943-1945), Milano, Mursia, 1992.
Sulla razzia nazista del ghetto ebraico di Roma del 16 ottobre 1943, che consentì
la cattura di 1.022 persone (oltre 200 i bambini), tutte deportate ad Auschwitz nel
giro di pochi giorni (soltanto 15 di esse ritorneranno: 14 uomini ed una donna) risulterà utile la lettura di G. Debenedetti, 16 ottobre 1943, Palermo Sellerio, 1993
(l’edizione originale risale al 1944) e F. Coen, 16 ottobre 1943. la grande razzia degli
ebrei di Roma, Firenze, La Giuntina, 1991.
Una puntuale analisi dell’armistizio italiano dell’8 settembre 1943 in E. Aga Rossi,
Una nazione allo sbando. L’armistizio italiano del settembre 1943, Bologna, Il Mulino,
1993. Per le fasi successive è invece possibile ricorrere a L. Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia 1943-1945, Torino, Bollati Boringhieri, 1993 e a W. F. Deakin,
Storia della Repubblica di Salò, Torino, Einaudi, 1963 (ripubblicato con il titolo La
brutale amicizia. Mussolini, Hitler e la caduta del fascismo italiano, ivi, 1993).