Haiti - Pensieri del rientro_Layout 1

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Haiti - Pensieri del rientro_Layout 1
PENSIERI
DEL RIENTRO
Francesco
Eccomi qui al ritorno da Haiti. Comodamente seduto sulla mia poltrona, con davanti il mio pc, un bicchiere di succo al fianco e la musica in sotto fondo. Tutto fa parte della mia quotidianità e per quanto
sia normale, quello che ho in casa mi suona strano, il rumore del frigorifero, quello della sveglia appesa
al muro, la luce della tele, la spia della batteria del telefono sotto carica...
Tutto mi sembra così strano, quasi appartenesse alla vita di un'altra persona. Invece è la mia vita, quella
che ho vissuto fino al 26 luglio. Poi tutto si è come trasformato in superfluo, tutto è passato in secondo
piano.
Ho dovuto fare spazio alla semplicità delle cose e andare ad assaporare ciò che solitamente passa velocemente. Ma soprattutto ho dovuto fare i conti con tante domande che smuovono la coscienza. So
che a molte non riuscirò mai a trovare una risposta accettabile.
Tutto ad haiti assume un sapore diverso, dalla nascita di un bambino la cui prospettiva di vita non si sa
bene quanto sia; fino alla morte, che spesso arriva presto, troppo presto.
Il difficile non è portare a casa certe esperienze, il difficile diventa riuscire a dare loro una voce. Riuscire
a dare parole per poter raccontare a chi ti chiede come è andata, riuscire a trasmettere i propri sentimenti.
E difficile è capire come si riuscirà a riprendere la propria vita avendo negli occhi certe esperienze.
Sono certo che presto tornerò ad arrabbiarmi quando il telefono non prenderà, mi arrabbierò per i 30
secondi persi ad un semaforo rosso, non sopporterò la coda al supermercato e probabilmente diventerò
insofferente per mille altri motivi di cui ora sinceramente mi vergogno un po’. Ma questa è la vita che
sto vivendo e dopo haiti, forse non cambierà radicalmente, forse non capovolgerà il mio modo di vedere
le cose... ma forse qualche volta riuscirò a trovare un modo diverso, occhi nuovi per guardare ciò che
mi circonda. Prendendo spunto da una frase di un film di molti anni fa: E' proprio quando pensi di conoscere qualcosa che devi guardarlo da una prospettiva diversa.
Ringrazio i miei compagni di viaggio, ma anche loro saranno d’accordo nel dire che dobbiamo ringraziare molto di più gli Haitiani per averci riportato negli occhi un po’ di semplicità!
Savio
Ci sono nella vita di ognuno di noi emozioni che restano nel cuore divenendo un elemento portante,
che hanno la capacità di riaffiorare nei modi e momenti più impensati: evocati da un profumo, un rumore, una foto, un cielo particolare, un colore, una voce che mi sta portando a rivivere con il pensiero,
ma non solo, sensazioni particolari che convivono con il mio essere più intimo e che mi aiutano a dare
un valore vero a tanti momenti della mia vita . Ho trovato una realtà, difficilmente descrivibile con le
parole non ci sono parole adatte a descrivere condizioni di vita poco sopra la soglia di sopravvivenza
perché non esistono termini che rendano comprensibile la rinuncia della propria condizione, l’accettazione passiva del tutto, compresa la percezione di quanto poco valga una vita umana. Un luogo
,legato al destino, dove la morte, a volte vale quanto la vita perché accettata come evento naturale della
stessa esistenza. Ma vivere lì un esperienza di quasi un mese significa imparare il vero valore della vita
e quanto questa possa essere bella anche in quella spiacevole situazione. Ho imparato a sorridere e
sono riuscito a cogliere il grande potere dello ”Smile”, con un semplice gesto si può riceve da quei piccoli bimbi tanto tanto amore…
Alberto
Immaginiamo una fredda notte di dicembre. Immaginiamo di ritrovarci sotto le coperte che ci tengono
caldo ma di avere brividi in tutto il corpo. Haiti è così: caldo all'esterno causato dal clima caraibico
ma brividi nel corpo dovuti alle emozioni che si provano. Già, le emozioni ad Haiti sono mille e passa.
Le prime si iniziano a provare quando si decolla con l'aereo al pensiero di quello che ti aspetta. Non
si vede l'ora di incontrare tutti i bimbi e stringere la loro mano e camminare con loro per tutto il periodo
durante il quale rimarrai sull'isola. In fase di atterraggio sul territorio haitiano con l'airbus sorvoli Citè
Soleil e pensi alla storia di questo quartiere (se così si può chiamare) e alla partita dell'anno scorso. Appena atterri le emozioni si fanno più forti come gli odori che senti mentre su un pulmino, in mezzo a
un traffico caotico, cerchi di raggiungere la tua meta. Ecco, si arriva a destinazione e sei circondato da
decine di bambini sorridenti ai quali basta giocare con dei sassi o delle mollette per essere felici. e provi
una grande emozione quando i bambini che la prima settimana partecipavano al Campus di Corail formavano una lunga fila composta ed ordinata per ricevere un bicchiere di succo e un pacchetto di crecker
( per la maggior parte di essi quello era IL LORO UNICO PASTO giornaliero). È quando dopo un anno
di scambi epistolari tuo figlio o figlia adottivo ti si avvicina, ti corre incontro, ti abbraccia, ti sorride e
stringe nella sua mano quella foto che gli hai mandato per posta, e ti accorgi che è cresciuto tantissimo,
e speri che gli vada bene quella maglietta che hai portato dall'Italia, questa è un'emozione straordinaria.
Ed ecco che tutte le mattine ti ritrovi alle 7 alla messa di padre Rick durante la quale si prega per quei
poveretti che sono lì davanti a te avvolti in un lenzuolo e che hanno concluso la loro vita terrena: all'uscita è impossibile trattenere negli occhi le tue emozioni. Padre Rick vive da vent'anni in terra Haitiana: ha appena compiuto sessant'anni ma ha la forza e la volontà di un ragazzo e con la sua voce
bassa non smette mai di ringraziarti per quello che fai ad Haiti ma in realtà va ringraziato per quello
che ha fatto per gli Haitiani e che continua a fare.
Ma quest'anno ho vissuto delle emozioni veramente particolari grazie alle iniziative attuate dal CSI ad
Haiti, iniziative che in un luogo così hanno un sapore veramente particolare. Ad Haiti si sono svolte tre
manifestazioni una più bella dell'altra. La prima ha visto partecipare i ragazzi di tre diversi orfanotrofi
ad un torneo di calcio: vederli tutti insieme passare un pomeriggio di sano e vero sport in compagnia
di altri ragazzi è stato un momento di aggregazione molto bello che sicuramente anche per loro sarà
indimenticabile. La seconda manifestazione ancora più emozionante per il luogo dove si è svolta: è
stata il torneo di calcio a Citè Soleil. È la Bidonville più grande del Sud America, pericolosa quanto una
Favela di Rio. Proprio lì il CSI ha piantato 2 bandiere che sembravano quelle degli americani quando
sono sbarcati sulla Luna. La mattina del 12 agosto, sotto un caldo pazzesco, a Citè Soleil si è svolto il
primo torneo di calcio a 4 squadre composte da ragazzini di quel quartiere che indossavano con orgoglio e stupore le magliette che gli erano state date da noi volontari del CSI. Non riesco neppure a descrivere l'emozione che ho provato entrando in contatto con quei ragazzi semplicemente arbitrando
tre di quelle partite. Lo Sport fa veramente tante Magie !!!
Il terzo momento, il più grande di tutti è stato il 15 agosto allo stadio Sylvio Cator. Grazie all'azione
congiunta di CSI e Ministero, 1000 e più bambini si sono riuniti per la prima Giornata Nazionale dello
Sport ad Haiti. Che Emozione !! Quasi tutti quei bambini presenti hanno calpestato per la prima volta
l'erba del loro Stadio. Si sono sfidati in 10 giochi nella prima parte della mattinata e nel pomeriggio in
un torneo di calcio. A tutti è stato dato un premio di partecipazione di questa olimpiade di sorrisi: una
medaglia che serberanno con orgoglio per tutta la vita. Questa manifestazione ha visto felici tutti i bambini partecipanti, e mentre loro sfilavano creando delle bellissime macchie di colore con le loro magliette io ero emozionato come loro. Mi auguro che siano solo le prime di una lunga serie di
manifestazioni di questo genere da ripetere in questa terra così desolata. Ora voglio spendere due parole
per chi come me ha vissuto questa esperienza. Per me, Ary, Fede, Maurizio, Francesco, Mauro, Valentina, Massimo, Monsi e Andrea, Haiti ha voluto dire ritorno; sono consapevole che ogni volta che
parti vivi l'esperienza come se fosse nuova e come se Haiti prima tu non l'abbia mai vista al punto che
ogni volta che vai ritorni carico di energia positiva per la vita. Ogni volta che vai fai tantissime esperienze
in più. L'unica cosa che hai in più rispetto a un nuovo gruppo di volontari è che sei già consapevole di
quello che ti aspetta ad Haiti. Per i nuovi è stata proprio una bella sorpresa: in Giulia, Gerva, Savio,
Luca, Alice, Elisa e Elena ho visto tanta energia positiva fin dal primo momento e voglia di vivere al
massimo questa esperienza; i loro occhi lucidi dell'ultimo giorno hanno dato una conferma di ciò che
pensavo. Sono stati grandi! Ragazzi, quegli occhi lucidi sono il segnale che in queste tre settimane avete
fatto non bene ma benissimo. Ancora adesso mi tornano in testa le parole di Giulia, Gerva e Savio: "
volevo ancora rimanere ". Dopo queste parole ero ancora più contento: per loro questa esperienza doveva essere speciale e lo è stata. Chi c'è dietro a questi volontari? Massimo e Valentina, i capitani di
questa squadra, che hanno fatto un lavoro straordinario, hanno preparato tutto il materiale per i bambini, hanno organizzato tutte le manifestazioni ad Haiti e ci hanno seguito passo passo tutti quanti, proprio come due capitani. Se c'era un problema, loro cercavano subito di risolverlo. Insomma persone
così sono preziose come l'oro, e che ringrazierò per sempre per avermi dato la possibilità di vivere queste bellissime esperienze. Questi sono i brividi e le emozioni che si provano ad Haiti.
Alice
Torno a casa e inizio a mettere a fuoco tutto quello che è successo nelle ultime tre settimane...riguardo
le foto e tutte le emozioni, i piccoli particolari che avevo per un attimo messo da parte riemergono.
Chiudo gli occhi e ogni volta rivedo un pezzetto di questa esperienza. Tanti sono stati i gesti, gli odori,
i momenti che non dimenticherò mai, tante le persone che hanno lasciato un segno indelebile. Tante le
cose che ho imparato, che mi hanno insegnato a " leggere la vita" in modo diverso. Si perché quando
vieni a contatto con una cultura come quella haitiana ti rendi conto di quanto povera spesso sia la tua
vita di tutti i giorni; di quanto il baricentro di cosa sia veramente importante e cosa no sia sbilanciato.
Ti accorgi che il trucco, i vestiti belli, i capelli in ordine di cui spesso ci preoccupiamo sono un di più
di cui puoi fare a meno. Capisci che sei veramente fortunato ad avere una mamma e un papà che ti vogliono bene, un tetto sopra la testa e cibo in abbondanza tutti i giorni.
È stata un'esperienza davvero indimenticabile durante la quale ho provato emozioni prima sconosciute.
Tre settimane che non riuscirò mai a comprimere su un foglio. Tempo che ho vissuto intensamente, secondo per secondo, con la speranza di non perdere mai niente. Giorni forti, di valore... Momenti che
ho potuto vivere con persone meravigliose; amici nei momenti spensierati, guide e compagni nei momenti più complicati, ragazzi fantastici con cui condividere ogni singolo istante.
Credo che di queste settimane non dimenticherò mai niente e anzi, voglio tenersi stretto ogni piccolo
prezioso ricordo. Voglio tenersi stretta la gioia, la luce, la speranza, la voglia di andare avanti che tutte
le persone che ho incontrato mi hanno regalato.
Questo è ciò che posso raccontare di queste tre settimane; tutto il resto credo non si possa scrivere!
Elisa
"Il solo vero viaggio, il solo bagno di giovinezza, non sarebbe quello di andare verso nuovi paesaggi,
ma di avere occhi diversi, di vedere l'universo con gli occhi di un altro, di cento altri, di vedere i cento
universi che ciascuno di essi vede, che ciascuno di essi è": è con queste parole di Proust che sono
tornata da Haiti una settimana fa.
Sono state tre settimane intense, piene di emozioni diverse e spesso contrastanti, imprevisti, momenti
commoventi e divertenti che difficilmente scorderò. Sono partita dicendomi che dovevo fare qualcosa
per gli altri…e sono tornata con la convinzione che in realtà è Haiti ha fatto qualcosa per me. Non
avevo fatto i conti con il fatto che avrei conosciuto persone meravigliose e affrontato situazioni come
quelle che ho trovato. È da quando sono tornata che tutti mi dicono che mi vedono “contenta e serena”…ed è proprio così che mi sento, felice.
Alla partenza ci dicevano che bisogna essere proprio dei matti per voler andare in “quel posto”: beh,
non so se siamo proprio matti, ma i miei compagni d’avventura sono proprio delle persone fantastiche.
Ai miei “compagni di casa” un ringraziamento particolare…per le ore passate a parlare, scherzare, lavorare, organizzare il giorno seguente e…per le battaglie agli insetti!
Ad Haiti ho conosciuto e passato dei giorni con persone splendide: innanzitutto i bambini, che con la
loro semplicità e naturalezza ti fanno rendere conto di quanto un sorriso ti possa cambiare la giornata.
E allora perché non giocare con loro, ridere con loro anche se sei stanco? Loro cercano te e tu stai al
gioco, fino a quando (purtroppo) la giornata finisce… E che dire dei ragazzi haitiani con cui abbiamo
trascorso quasi tutti i giorni per tre settimane? Ragazzi che non hanno tutto quello che abbiamo noi,
ma hanno “investito” tempo, energia e volontà per imparare qualcosa da noi. Ragazzi che si sono impegnati a essere sempre presenti e aiutarci a giocare con i bambini…In questo momento non posso fare
altro che ringraziare anche loro! E in loro riponi la speranza che le cose prima o poi cambieranno, perché loro meritano la nostra fiducia…
Riguardando le foto scattate in queste tre settimane mi vengono in mente tanti momenti, situazioni, colori, odori che non vorrei mai dimenticare. Haiti ti lascia emozioni contrastanti. Ti fa rendere conto di
quanto abbiamo a disposizione noi qui e quanto siamo fortunati, ma allo stesso tempo realizzi che comunque ti manca ancora qualcosa.
Elena
No, non è stata per nulla una buona idea accettare l’invito di un’amica al centro commerciale il primo
giorno dal nostro rientro in Italia! Bisogna abituarsi piano piano all’idea che il nostro è un mondo diverso, un mondo con così tanta gente ben vestita, sempre pulita, mai senza scarpe.. e il centro commerciale non è il luogo migliore per riabituarsi all’idea di essere tornati nel “mondo dei ricchi” (ricchi
di cosa, poi?)
Però è il posto giusto per riflettere! È il posto che meglio esemplifica il nostro modo di vivere: tante persone, tutte di corsa, che si fermano solo per guardare un paio di scarpe nuove e una maglietta firmata.
Si, perché è così che funziona qui, abbiamo tutti troppa fretta, ci fermiamo a guardare solo cose inutili,
superficiali, non abbiamo tempo per ciò che conta davvero.
Vista con gli occhi del ritorno, sono convinta del fatto che l’esperienza ad Haiti mi abbia aiutato a riscoprire cos’è questo “ciò che conta davvero”.
Ad Haiti ho imparato che qui stiamo sbagliando tutto! Che un sorriso e una carezza possono darti emozioni indescrivibile, che un abbraccio la mattina è tutto ciò che serve per darti la carica, che rincorrere
la vita è uno spreco di tempo, è meglio fermarsi ogni tanto e viverla davvero, che il buono è ovunque
intorno a noi, ma siamo diventati ciechi dietro le lenti scure dei nostro occhiali da sole firmati, e non
riusciamo più a vederlo.. e poi ho imparato che è importante crederci, mettersi in gioco, perché le idee
possono diventare qualcosa di grande: come una giornata nazione dello sport allo stadio, con più di
mille bambini! E poi lo sport.. ho capito che lo sport è in grado di donare la speranza in qualcosa di
migliore anche a chi, svegliandosi la mattina, non ha grandi motivi per farlo..
Centro commerciale, entro in un negozio di articoli sportivi, prendo in mano un pallone colorato,
lucido, nuovo di pacca, e penso che se potessero prendere a calci un pallone così,anche a piedi nudi,
i “nostri” bimbi sarebbero i bambini più felici del mondo!