Newsletter periodica d`informazione - UIL

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Newsletter periodica d`informazione - UIL
Newsletter periodica d’informazione
Newsletter ad uso
esclusivamente
interno e gratuito,
riservata
agli
iscritti UIL
Anno XIV n. 10 del 15
marzo 2016
Consultate www.uil.it/immigrazione
Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri
Cgil, Cisl, Uil: “accordo UE con Turchia porta a
respingimento delle vittime di guerra”
Il sindacato condanna l’accordo UE - Turchia
"Esprimiamo la nostra più ferma condanna per i
contenuti dell'accordo tra UE e Turchia circa il dramma
dei migranti e dei rifugiati, un tema sul quale l'Europa
sta dando prova di irresponsabilità e di debolezza verso
gli egoismi nazionali”. Lo affermano Cgil, Cisl e Uil con
una nota congiunta. “Di fronte ad una crisi umanitaria,
alle decine di migliaia di migranti e rifugiati accampati
in condizioni disumane, al dramma di persone che
fuggono da situazioni di guerra e di miseria, l'UE
risponde erigendo nuove barriere e trasformando un
problema umanitario in una materia di scambio politico
ed economico con il governo della Turchia, scambio che
si configura come un possibile grave respingimento
collettivo delle vittime di guerra". “Consideriamo
inaccettabile – continua la nota sindacale unitaria - che
l'obbligo all'accoglienza e ad un trattamento umano dei
migranti e rifugiati, sia ridotto a una mera questione di
finanziamenti alla Turchia allo scopo di contenere il
flusso di profughi. Accordo con un Paese il cui governo
peraltro risulta non rispettoso dei diritti umani, di quelli
dei lavoratori e dei sindacati, di quelli della libertà di
stampa e di informazione. Un governo lontano dal
rispetto degli standard di protezione internazionali,
come del resto dimostra la continua persecuzione della
minoranza curda". “Chiediamo alla UE – hanno concluso
i sindacati - un trattamento per i profughi e migranti
all'altezza dei valori e delle tradizioni dell'Europa”
A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento Politiche Migratorie
Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751
E-Mail [email protected]
SOMMARIO
Appuntamenti
pag. 2
Sindacato contro accordo UE-Turchia
pag. 2
Incontro con On. Campana PD
pag. 3
Cittadinanza, riforma ferma
pag. 4
Rifugiati: chiusa la rotta dei Balcani
pag. 4
107 mila profughi già accolti in Italia
pag. 6
Rom: Marry when you are ready
pag. 7
Piano profughi: uno dentro e uno fuori
pag. 8
Storie di migranti con la valigia
pag. 9
Unar: settimana contro il razzismo
pag. 11
Permesso a partner stesso sesso
pag. 12
Dipartimento Politiche
Migratorie: appuntamenti
Roma, 17 marzo 2016, ore 15.00 – Via del Velabro
Comitato Direttivo del Consiglio Italiano per i
Rifugiati
(Giuseppe Casucci)
Roma, 18 marzo 2016, ore 14.00 - sede UIL
Nazionale, sala multimediale
Uff. Internazionale, riunione del gruppo di lavoro
CES
(Giuseppe Casucci)
Roma, 24 marzo 2016, ore 12.00 - sede UIL
Nazionale
Lavoro domestico: incontro con delegazione dello
Ohtsuki City College - Giappone
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci, Ivana Veronese,
Cinzia Del Rio)
Prima pagina
Accordo UE con Turchia
porta a respingimento di
vittime della guerra
L’Europa rispetti i diritti fondamentali di chi fugge
dalle aree di conflitto.
Lo leggo do
11/03/2016 | CGIL_CISL_UIL.
Esprimiamo la nostra più ferma condanna per i
contenuti dell'accordo tra UE e Turchia circa il
dramma dei migranti e dei rifugiati, soprattutto
donne e bambini, un tema sul quale l'Europa sta
dando prova di irresponsabilità e di debolezza verso
gli egoismi nazionali. Di fronte ad una crisi
umanitaria, alle decine di migliaia di migranti e
rifugiati accampati in condizioni disumane spesso
anche sul suolo di Stati europei, al dramma di
persone che fuggono da situazioni di guerra e di
miseria, l'Unione Europea e gli Stati membri
rispondono alle numerose tragedie e morti (4000
morti in mare dall’inizio della crisi), erigendo nuove
barriere e trasformando un problema umanitario in
una materia di scambio politico ed economico con il
governo della Turchia, scambio che si configura come
un possibile grave respingimento collettivo delle
vittime di guerra. Quanto stabilito nell'accordo
infatti, contrasta platealmente con le norme
internazionali in materia di rispetto dei diritti umani
e contraddice nella sostanza i valori fondamentali
dell'Europa e lo spirito del progetto europeo, oltre a
non rispettare quanto previsto da regolamenti e
normative della stessa UE in tema di diritti dei
rifugiati
e
dei
richiedenti
asilo.
Consideriamo
inaccettabile
che
l’obbligo
all'accoglienza e ad un trattamento umano dei
migranti e rifugiati, sia ridotto a una mera questione
di finanziamenti alla Turchia allo scopo di contenere
il flusso di profughi. Accordo con un Paese il cui
governo peraltro risulta non rispettoso dei diritti
umani, di quelli dei lavoratori e dei sindacati, di
quelli della libertà di stampa e di informazione. Un
governo lontano dal rispetto degli standard di
protezione internazionali, come del resto dimostra la
continua persecuzione della minoranza curda.
L'Unione Europea deve ritrovare nel suo modello
sociale e nei suoi principi originari la chiave per una
risposta a questa emergenza in linea con gli accordi
internazionali; risposta fondata sulla solidarietà e sul
principio di accoglienza, per evitare che la questione
dei rifugiati - - al pari delle politiche economiche
sbagliate, dell'insistenza sull'austerità cieca, del
crescere delle disuguaglianze e del disagio sociale divenga un possibile elemento di disgregazione
dell'Europa stessa e di crisi irreversibile del processo
di integrazione, oltreché un costo inaccettabile di
vite umane. Chiediamo al Governo italiano, che su
questa emergenza si è mosso in maniera corretta, al
fine di avere dall'insieme degli Stati europei una
risposta comune e all'altezza della gravità della
situazione, di non rassegnarsi ad un accordo che
rappresenta non solo un compromesso al ribasso ma
anche la concreta possibilità che aree, regioni e
nazioni europee divengano zone di esclusiva
realizzazione di campi e centri di detenzione,
scaricando
così
sui
territori
coinvolti
le
responsabilità dell'intera UE Chiediamo altresì alla
Confederazione europea dei sindacati, che negli
ultimi mesi ha reiterato le critiche all'approccio e
alla politica contraddittoria sulla questione da parte
delle autorità europee, di decidere le iniziative
adeguate, anche in termini di mobilitazione, per
continuare a incalzare la Commissione europea e gli
Stati membri e ottenere per i rifugiati, i richiedenti
asilo e migranti, un trattamento all'altezza dei valori
e delle tradizioni dell'Europa.
2
Incontro Cgil, Cisl, Uil con Micaela
deputato PD Responsabile Welfare
Campana,
“Serve un cambio di rotta in
materia di immigrazione ed
asilo”
Il movimento sindacale pone al primo partito di
governo importanti urgenze in materia di
immigrazione ed asilo
Lo
leggo
do
(redazionale,
di
Giuseppe
Casucci)
Roma, 15 marzo
2016 – Si è tenuto
ieri, presso la sede
nazionale
del
Partito,
l’incontro
tra i Dipartimenti
immigrazione di Cgil, Cisl, Uil e l’On.le Micaela
Campana, resp.le PD per le tematiche del Welfare e
dell’immigrazione. La dirigente PD era accompagnata
da Marco Pacciotti, mentre la delegazione sindacale
era composta dal Segretario Confederale UIL
Guglielmo Loy, Kurosh danesh e Sally Kane della Cgil
e da Liliana Ocmin della Cisl, oltre che dal
sottoscritto. L’obiettivo dell’incontro era quello di
sottoporre al principale partito di maggioranza di
Governo l’esigenza di affrontare con rapidità ed
efficacia problemi relativi all’immigrazione ed asilo,
alla luce della lunga fase di crisi economica e
dell’attuale crisi umanitaria prodotta dai conflitti in
Medio Oriente. Iniziando l’incontro Loy ha ricordato
che gli effetti della crisi economica in atto ormai da 8
anni, ha portato non solo quasi 400 mila stranieri a
lasciare il nostro paese (assieme a 700 mila giovani
italiani), ma anche allo scivolamento di molte decine
di migliaia di immigrati regolari verso l’economia
sommersa. Questo grave fenomeno, sommato,
all’arrivo in Italia di oltre 350 mila migranti e
profughi nell’ultimo biennio, si è tradotto in una
forte spinta al dumping lavorativo e sociale, con gravi
casi di sfruttamento – nelle campagne come nel
commercio e nell’edilizia – ed un indebolimento dei
diritti contrattuali di tutto il mondo del lavoro. Da
qui la necessità di interventi normativi urgenti per
portare a due anni la durata del permesso di
soggiorno per attesa occupazione, assieme all’avvio
di politiche attive per il reinserimento produttivo di
chi ha perso il lavoro, italiano o straniero che sia.
Servono anche – hanno ribadito i sindacalisti politiche di contrasto vero al lavoro nero ed
all’evasione contributiva, nonché politiche premiali
per i datori che aiutano all’emersione italiani e
stranieri. In questo senso una migliore applicazione
della direttiva 2009/52/CE aiuterebbe una migliore
tutela delle vittime del lavoro sommerso ed a far
emergere gravi casi di sfuttamento. Nel corso del
dibattito sono intervenuti un po’ tutti i presenti
richiamando alla necessità di accelerare la riforma
della cittadinanza; permettere la partecipazione al
voto
amministrativo
degli
stranieri
lungo
soggiornanti; applicare la sentenza della Corte
Europea di Giustizia che ha chiesto all’Italia di
ridurre l’importo della sovrattassa sui permessi di
soggiorno. Sul fronte dei profughi, il sindacato ha
ribadito il proprio no alla scelta di monetizzare il
diritto d’asilo pagando la Turchia per “contenere” il
flusso migratorio e respingere le vittime della guerra.
<Servono ponti non muri>, è stato detto coralmente:
“chi ha diritto all’asilo deve essere accolto tenendo
conto anche di esigenze personali e tutti gli Stati
membri UE debbono rispondere ai trattati
internazionali e mettere fine agli egoismi nazionali”.
Si è inoltre ribadita l’urgenza di riformare il
regolamento di Dublino per permettere un’equa
distribuzione dei profughi tra i 28 Stati Membri; di
moltiplicare i canali umanitari per garantire vie
d’accesso legale all’UE, combattendo la tratta delle
persone e le morti in mare (oltre 4000 nel solo 2015 e
1500 dall’inizio di quest’anno); di favorire il
rimpatrio volontario assistito evitando ipotesi di
respingimento
contrarie
alla
normativa
internazionale. E’ stata anche toccata la scottante
tematica dei minori non accompagnati (“che vanno
maggiormente tutelati”) e si è auspicata la
unificazione del sistema di accoglienza dei profughi
(sul modello SPRAR) per evitare speculazioni sulla
pelle dei richiedenti protezione e sprechi, favorendo
un modello di accoglienza ed integrazione diffuse sul
territorio italiano ed in Europa.
Si è anche sollecitato un richiamo alla disponibilità al
confronto al Dipartimento Libertà Civili ed
Immigrazione del Viminale, al fine di permettere la
ricerca
di
soluzioni
efficaci
attraverso
la
collaborazione ed il dialogo sociale.
Corale è stata infine la preoccupazione per
l’insorgere di gravi insofferenze verso l’ondata
migratoria, anche a causa di pessime campagne di
stampa; episodi che debbono essere combattuti con
efficaci programmi di integrazione, campagne
informative e lotta alle discriminazioni.
L’On. Campana ha mostrato una grandissima
disponibilità
e
competenza,
mettendosi
a
disposizione per creare una serie di incontri con i
rispettivi ministeri competenti, con l’obiettivo di
approfondire le tematiche e le possibili sinergie e
collaborazioni. Seguiranno dunque altri momenti di
confronto ed approfondimento.
3
Cittadinanza
La riforma per i figli degli immigrati
è ferma. "Vogliono affossarla?"
Da un mese non se ne parla in commissione, in attesa
che si convochino nuove audizioni. Miraglia (Arci):
“Siamo preoccupati, così si rischia di peggiorare
ulteriormente il testo o di mandarlo su un binario
morto".
Di Elvio Pasca, www.stranieriinitalia.it
Lo leggo do
Roma – 11
marzo 2016 - I
figli
degli
immigrati
possono
aspettare. Ora
però bisogna
capire
se
devono anche
iniziare a preoccuparsi La riforma della legge sulla
cittadinanza, quella che potrebbe rendere italiano
chi nasce e chi frequenta le scuole in Italia, è
bloccata ormai da un mese in Senato, in attesa di
trovare un po’ di spazio nell’evidentemente fitta
agenda dei senatori. E non si sa quando ci riuscirà.
L’ultima
volta
che
in
Commissione
Affari
Costituzionali, se n’è parlato il 10 febbraio. Conclusa
la discussione generale, che si è trascinata per
quattro mesi con un calendario molto singhiozzante,
si è deciso che prima di mettere mano al testo uscito
dalla Camera era il caso di convocare un ciclo di
audizioni. Da allora, però, le audizioni non sono state
mai convocate. I gruppi hanno fatto sapere chi
vorrebbero sentire, tra esperti e rappresentanti di
associazioni, ma la presidenza non ha trovato
neanche il tempo di approvare la lista. E così anche
nell'agenda della prossima settimana non c’è traccia
della
riforma. Filippo
Miraglia,
vicepresidente
dell’Arci, sente puzza di bruciato. E non solo perché
la campagna l’”Italia sono anch’io”, della quale l’Arci
è una delle promotrici, ha già dovuto mandare giù il
boccone di una riforma che si è dimenticata degli
adulti e che pone paletti discutibili (carta di
soggiorno dei genitori) per far diventare italiani i
bambini nati in Italia. “I numeri e gli equilibri in
Senato non sono favorevoli alla riforma. Temiamo che
questa possa essere peggiorata, se non addirittura
affossata. Nella discussione generale sul testo
approvato dalla Camera è stato confermato che il
centrodestra fa muro e il Movimento 5 Stelle
continua a non avere una posizione chiara. Siamo
preoccupati” dice Miraglia a Stranieriinitalia.it.
La
maggioranza,
però,
non reagisce,
anzi.
Ufficialmente le audizioni dovrebbero servire ad
approfondire la discussione su “elementi critici” della
riforma usciti fuori durante il confronto in
Commissione. “Si vuole restringere ulteriormente la
platea dei destinatari? O si vuole perdere
ulteriormente tempo per poi andare a finire su un
binario
morto?”
chiede
il
vicepresidente
dell’Arci. L’”Italia sono anch’io” ha raccolto oltre
centomila firme per una proposta di legge
popolare che
il
Parlamento
sta
recependo
decisamente al ribasso. Ora tornerà a farsi sentire.
“Sentiremo gli altri promotori, ma credo sia il caso di
organizzare un’iniziativa per sollecitare i senatori a
condurre in porto la riforma”. Miraglia è convinto che
sui diritti delle seconde generazioni il Paese è molto
più avanti del Parlamento. “Lo dimostra la grande
adesione alla nostra campagna. La politica deve
prenderne atto e cambiare la legge sulla
cittadinanza”. Se poi nei Palazzi non vogliono
ascoltare i cittadini, almeno diano un’occhiata alle
statistiche. “L’Istat –ricorda Miraglia – dice l’Italia
invecchia e che la popolazione diminuisce. Siamo
destinati a scomparire, mentre ogni anno nascono in
Italia 70-80 mila bambini destinati a rimanere
stranieri almeno fino ai 18 anni. Abbiamo bisogno di
queste nuove leve e devono avere finalmente gli
stessi diritti dei figli degli italiani”.
Rifugiati
Rotta
dei
Balcani
Occidentali
si chiude. Ma
c’è il rischio
di
una
deviazione
dei
flussi
migratori
Ue, sviluppi in linea con conclusioni Consiglio
Europeo
Lo leggo do Bruxelles, 9 marzo 2016 (AdnKronos) L'Unione Europea è ben consapevole del rischio che il
flusso dei migranti in arrivo dalla Turchia, ora che la
rotta dei Balcani Occidentali si sta chiudendo, prenda
rotte alternative, come quella del Mediterraneo
Centrale o quella dell'Albania, anche se al momento
4
non si ha evidenza di uno spostamento massiccio del
flusso. E' il quadro delineato oggi da diverse fonti a
Bruxelles, dopo che la Slovenia ieri ha annunciato la
piena reintroduzione del codice delle frontiere delle
Schengen, per mettere fine "alle attuali modalità di
migrazione attraverso i Balcani Occidentali".
In
pratica, ha spiegato oggi la portavoce della
Commissione Natasha Berthaud, "questo significa che
i cittadini di Paesi terzi che non sono qualificati ad
entrare nell'area Schengen o che non hanno fatto
richiesta di asilo malgrado abbiano avuto
l'opportunità di farlo, non verranno ammessi in
Slovenia. Questo è in linea con le conclusioni del
Consiglio Europeo del 18 e 19 febbraio, che sono
state reiterate nelle conclusioni del vertice dei capi
di Stato e di governo dell'Ue del 7 marzo". Anche la
Croazia e la Serbia hanno annunciato misure simili. Il
confine tra Grecia e Macedonia sta diventando
sempre più difficilmente valicabile e nell'area di
Idomeni, nella regione greca della Macedonia
Centrale al confine con la Fyrom (Macedonia) si
ammassano migliaia di migranti (la settimana scorsa
il commissario europeo Christos Stylianides ne aveva
stimati 12-15mila). Intanto si guarda al Consiglio
Europeo del 17 e 18 marzo, nel quale si tenterà di
trasformare l'accordo sui principi con la Turchia
raggiunto nella notte di lunedì scorso in un accordo
vero e proprio. Per quanto riguarda le preoccupazioni
dell'Unhcr sullo scambio 'uno a uno' di richiedenti
asilo siriani tra Ue e Turchia (in sintesi, per ogni
immigrato irregolare siriano ripreso da Ankara
proveniente dalla Grecia, l'Ue reinsedierà un siriano
rifugiato proveniente dalla Turchia), il vice portavoce
capo della Commissione Alexander Winterstein ha
spiegato che due giorni fa "è stato trovato un accordo
sui principi, che è un passo fondamentale. I dettagli
ora dovranno essere chiariti e finalizzati, sotto la
guida del presidente del Consiglio Europeo Donald
Tusk. Sicuramente alla fine l'accordo sarà in linea con
la legge internazionale e con le leggi europee".
La
rotta dei Balcani Occidentali è attualmente la più
battuta
per
raggiungere
l'Europa
CentroSettentrionale. Da quando l'Unhcr ha preso a
monitorare la situazione, nel luglio 2015, si stima che
circa 700mila richiedenti asilo e migranti abbiano
passato il confine tra Grecia e Macedonia, secondo un
report pubblicato dal think tank Bruegel una ventina
di giorni fa. Quasi tutti hanno proseguito il viaggio
attraverso la Serbia, tentando di passare in Ungheria.
Entro la fine del 2015, circa 815mila persone avevano
viaggiato attraverso la Serbia, con circa 6.500 ingressi
al giorno in ottobre e novembre. In settembre
l'Ungheria ha preso misure draconiane per fermare il
flusso, costruendo anche una barriera lunga 110
miglia, cosa che ha ridiretto il grosso dei transiti
verso il confine tra Serbia e Croazia. Da metà
settembre 2015, 557.743 rifugiati e migranti hanno
viaggiato attraverso la 'Brioche', ma solo 21 hanno
fatto richiesta di asilo a Zagabria. Quanto sta
succedendo nei Balcani Occidentali sul fronte
migrazioni non è però una sorpresa: nelle conclusioni
del Consiglio Europeo del 18 e 19 febbraio scorsi sul
capitolo migrazioni, passate in secondo piano a livello
mediatico perché in parte oscurate dall'accordo con
la Gran Bretagna in vista del referendum sulla Brexit,
era scritto nero su bianco, al punto 8-D, che "il
continuo e sostenuto flusso irregolare di migranti
lungo la rotta dei Balcani Occidentali resta una fonte
di grave preoccupazione, che richiede ulteriori azioni
concertate. Bisogna porre fine all'approccio 'a ondate'
e alle misure non coordinate" da parte degli Stati
lungo il percorso. Le chiusure a domino delle
frontiere sull'asse danubiano-macedone è in linea con
quelle conclusioni, che esprimono le volontà degli
Stati membri, sottolineano fonti Ue. Per cercare di
coordinare gli sforzi, si tengono "videoconferenze tra
i Paesi dei Balcani occidentali regolarmente. La
Slovenia - ha continuato Natasha Berthaud - ha
informato ieri la Commissione e gli Stati confinanti,
attraverso questo
canale, che sta
procedendo con la
piena
implementazione
del codice delle
frontiere
di
Schengen ai suoi
confini esterni con
la Croazia". Oggi
pomeriggio si è tenuta un'altra videoconferenza tra i
Paesi dei Balcani occidentali. Tutte queste nuove
barriere potrebbero cambiare la situazione. Il rischio
che il flusso si ridiriga verso altre rotte, magari più a
ovest, eventualità che potrebbe interessare
direttamente l'Italia, è concreto e ben presente alle
autorità europee, sia alla Commissione che al
Consiglio, che monitorano la situazione e si
preparano ad affrontare eventuali emergenze.
Tuttavia "il rischio che si apra una falla da un'altra
parte non è un buon motivo per non tentare di
tappare la falla principale", spiega un alto
funzionario Ue. Nel frattempo, la Grecia porta gran
parte del peso della situazione sulle sue spalle, già
provate dalla crisi economica. Per aiutare Atene, il
Consiglio oggi ha concordato di allestire un
meccanismo di aiuti di emergenza in risposta alla
"difficile situazione umanitaria provocata dalla crisi
dei migranti, particolarmente in Grecia". Un accordo
"rapido", quello trovato dal Consiglio, che la
Commissione Europea ha salutato "con favore": il
commissario agli Aiuti Umanitari Christos Stylianides
ha fatto appello all'Europarlamento affinché approvi
una linea di bilancio dedicata. mIntanto, si lavora
all'accordo con la Turchia, che comporta difficoltà
5
politiche non irrilevanti. Il premier Ahmet Davutoglu
ha detto che il Paese è pronto a diventare membro
dell'Ue, alzando la posta fin da subito. Oggi il
capogruppo del Ppe nell'Europarlamento, Manfred
Weber ha messo in chiaro che "la piena adesione
della Turchia all'Ue non è positiva per nessuna delle
due parti". La Turchia ha circa 80 mln di abitanti,
quasi tutti musulmani: un ingresso nell'Ue, che ha
circa 500 mln di abitanti, cambierebbe in modo
significativo il profilo dell'Unione. Non a caso la
richiesta di adesione risale al 1987, quando ancora
c'era la Cee.
Una bomba politica, per i partiti
conservatori di tutta Europa, che devono fare i conti
con l'agguerrita concorrenza elettorale dell'estrema
destra o dei partiti populisti: oggi nella plenaria
dell'Europarlamento a Strasburgo il leader dello Ukip
Nigel Farage ha tuonato che l'Europa è "sotto il
ricatto" della Turchia. E Marine Le Pen, leader del
Front National francese, ha detto nell'aula che Recep
Tayyip
Erdogan
"sta
ricattando"
l'Europa,
approfittando delle sue "debolezze". La presidente
del Fn ha esplicitamente citato l'Australia, che ha una
politica durissima contro l'immigrazione illegale
anche a causa di una situazione affatto particolare
(ha una popolazione che è meno di un decimo della
vicina Indonesia), come esempio da seguire per
proteggere i confini europei. La maggior parte dei
migranti dalla Croazia sono passati in Slovenia
(378mila transiti tra ottobre e dicembre 2015), dove
solo 144 persone hanno chiesto asilo. L'Ue ha deciso
di ricollocare in tutto 160mila rifugiati in due anni da
Italia, Grecia e Croazia, ma al 4 febbraio solo 279
persone sono state riallocate dall'Italia e 202 dalla
Grecia, principalmente verso Francia e Finlandia. A
questa velocità, stima Bruegel, occorreranno 47 anni
per ricollocare 39.600 persone dall'Italia e oltre un
secolo per terminare la riallocazione dalla Grecia.
Un alto funzionario Ue ha sottolineato che "è chiaro
che il meccanismo deve accelerare", altrimenti la
situazione non farà passi avanti. Il Consiglio Europeo,
comunque, che rappresenta gli Stati membri dell'Ue,
ha ben presente il rischio che, chiudendosi la rotta
dei Balcani, il flusso possa dirigersi altrove. Per ora
tuttavia, dal monitoraggio costante dei movimenti
dei migranti, non si vedono grandi spostamenti verso
rotte secondarie, ma la situazione potrebbe cambiare
rapidamente, come è già successo in passato.
Intanto, la pressione si sposta sulla Grecia, anche se
la speranza è che, una volta che l'accordo con la
Turchia sarà in piedi, i disincentivi alla traversata
illegale dell'Egeo saranno tali per cui il fiume
dell'immigrazione illegale "si prosciugherà presto",
spiega un alto funzionario Ue. Con lo scambio uno a
uno per i siriani proposto dal premier turco Ahmet
Davutoglu, infatti, la previsione delle autorità
europee è che i richiedenti asilo saranno fortemente
disincentivati a tentare la traversata illegale del mar
Egeo, che continua ad esigere il suo tributo di morti,
anche bambini.
Profughi. 107 mila nelle strutture di
accoglienza in Italia, quasi tutta
“straordinaria
Lo leggo do
(www.stranierii
nitalia.it) Roma
- 9 mar 2015 –
Sono oltre 100
mila
i
profughi attual
mente accolti n
elle
tante
strutture sparse per l'Italia. C’è però accoglienza e
accoglienza. Quella “straordinaria”, nata sull’onda
dell’emergenza, offre solo un tetto, un letto e pasti
regolari. Al polo opposto c’è il Sistema di protezione
per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) gestito dai
Comuni, che prevede percorsi di integrazione, dallo
studio della lingua italiana all’ avviamento
professionale. Il problema, ha confermato oggi il
sottosegretario all'Interno Domenico Manzione, nel
corso di un’audizione davanti al Comitato Schengen,
è che oggi l’accoglienza straordinaria va per la
maggiore, mentre lo Sprar accoglie meno di un quinto
dei profughi. La sfida è capovolgere questa
situazione. "Attualmente – ha detto Manzione - nel
sistema di accoglienza in Italia contiamo 107 mila
migranti. Di questi 7- 8 mila si trovano nel circuito
di primissima accoglienza, circa 21 mila sono nel
sistema di protezione per richiedenti asilo e
rifugiati(Sprar), che consideriamo un po' il nostro
fiore all'occhiello, e quasi il 70% del totale si trovano
nei centri di accoglienza straordinaria".
"Lo sforzo che stiamo facendo - ha aggiunto il
sottosegretario- è quello di equilibrare. Di recente
abbiamo allargato il sistema Sprar di altri 10mila
posti, è già stato fatto il bando, ma sono stati
presentati progetti solo per 5mila. Per questo si è
deciso di allungare i tempi per permettere ai Comuni
di presentare nuove progettualità".
"Naturalmente ci vorrà tempo - ha ammesso Manzione
– perché le cose non sono facili e i soldi sono quelli
che sono". Manzione ha ricordato che "i Comuni
italiani disponibili sono solamente 800 su 8mila. Ma il
ministero vuole privilegiare la programmazione
attraverso progetti pubblici. Per questo stiamo
studiando con l'Anci un sistema di sistemazione
capillare,
anche
con
piccolissime
presenze
numeriche".
6
8 marzo
Sposati quando sarai pronta! (Marry
When You Are Ready!)
L’8 Marzo con le donne ROM. Di Angela Scalzo
Lo leggo do Roma,
9 marzo 2016 – E’
stato un otto marzo
particolare
quello
che il Dipartimento
Politiche Migratorie
della
UIL
ha
celebrato ieri.
Lo
ha fatto con le
donne ROM durante la presentazione di un progetto
europeo che affronta il problema dei matrimoni
combinati e forzati di ragazze, di età compresa tra i
9 e 15 anni, all’interno delle comunità Rom in Italia,
con il coinvolgimento attivo di 4 paesi: Romania,
Bulgaria, Croazia e Austria. Un progetto che ha visto
la sua nascita il 12 Gennaio 2016 e si concluderà il 12
Giugno 2017. Una sala, quella del Centro Servizi
Volontariato del Lazio - SPES - , coordinatore del
Progetto, quasi tutta al femminile, anche se non è
mancato il sostegno maschile e di associazioni Rom e
dell’Associazionismo italiano come SOS Razzismo. Un
tema finora mai trattato così strutturalmente e con il
coinvolgimento
di Associazioni nazionali ed
internazionali, quali il Forum delle donne Rom dalla
Romania, l’ Associazione bulgara LIDER , quella
Croata: RomskoSrce; Austriaca: Ario –Papusza;
italiana: Romano Drom e, prima fra tutte:
l’associazione Romni Onlus che ha aperto i lavori. Il
partenariato associato del progetto è rappresentato
da organizzazioni delle donne Rom con una vasta
esperienza sia nelle politiche pubbliche che nel
lavoro con le comunità circa l’integrazione dei Rom.
Di esso fanno parte: Montenegro: Centra za romske
iniziative; Serbia: Romkinja; Bosnia and Herzegovina:
Associazione delle Donne Rom “Un Futuro Migliore”
Tuzla; Macedonia: Ngo LIL. Questa contributo di
genere rappresenta
un elemento di forza e di
eccellenza del partenariato che unisce le donne
attiviste Rom e che permetterà loro di emergere
nella società civile europea. Il tema centrale del
progetto tratta di giovanissime ragazze Rom, oggetto
di matrimoni combinati, sono le tragiche vittime di
questa situazione: i matrimoni precoci sono per
queste bambine una violenza sia fisica che
psicologica, una violenza che produce la loro
esclusione sociale, bassa istruzione, rischi di salute,
maternità
precoce,
scarsa
abilità
all’autodeterminazione e all’inserimento nel mercato
del lavoro.
Questo tipo di “matrimonio” è
ampliamente diffuso tra le comunità Rom, afferma
la presidente dell’Associazione Romni, ed il
fenomeno sta crescendo a causa della crisi
economica. Il matrimonio forzato delle bambine non
è presente come una questione problematica nelle
Strategie Nazionali per l’integrazione dei Rom. La
reale entità del problema non è ben conosciuta;
infatti, spesso, tra i Rom, questi matrimoni non
sono dichiarati e il numero di quest’ultimi viene in
gran parte sottostimato. Un problema rilevante,
quello assunto dal progetto, che si pone quale fine
principale l’aumento della capacità delle istituzioni e
della società civile di contrastare i matrimoni
precoci, essendo essi una dura violazione dei diritti
fondamentali dei bambini. Obiettivo sostanziale del
progetto, quello di incrementare la capacità di
contrastare i matrimoni forzati dei bambini
nell’Unione Europea e al livello nazionale. L’intento
è quello di costruire una nuova consapevolezza nelle
istituzioni e nelle organizzazioni della società civile
in merito all’entità e alla gravità del problema e, la
necessità di inserirlo come una questione di priorità
trasversale nelle politiche e nei programmi europei e
nazionali di integrazione dei Rom, affermano a più
voci le associazioni partner.
Un cambiamento
culturale nell’atteggiamento verso il matrimonio
precoce nelle famiglie Rom e nell’opinione pubblica,
ribadiscono tutte le giovani donne Rom
che
partecipano al dibattito. Il progetto, spiega la
coordinatrice dello SPES, si svolge in parallelo su due
livelli e si propone di collegarli attraverso la
condivisione delle informazioni, sollecitando sostegno
e interesse. Il lavoro con le comunità nei paesi
coinvolti in partenariato, accresce la conoscenza
delle famiglie Rom e fornisce informazioni sui rischi
sia fisici che psicologici e sull’impatto economico
causato dal matrimonio precoce. Si attua attraverso:
incontri informali, sostegno a favore della
scolarizzazione delle ragazze Rom, spettacoli
teatrali, film e modelli progressivi di condotta.
Raccomandazioni pratiche e politiche a livello
europeo, nazionale e locale saranno sviluppate sulla
base dei metodi e delle analisi derivanti dal lavoro
con le comunità. Le stesse, verranno raccolte nel
Red Notebook – Una sorta di Taccuino Rosso, che
rappresenterà l’elaborato
finale del progetto.
Unitamente al partenariato composto da donne Rom
ricche
di
esperienza in merito alle politiche
pubbliche ed al lavoro
con le comunità circa
l’inclusione sociale dei Rom.
Un elemento,
quest’ultimo
di forza e di eccellenza del
partenariato che unifica le donne attiviste Rom,
consentendo loro di rimuovere pregiudizi e stereotipi
negativi, oggi esistenti nell’opinione pubblica
europea.
7

Crisi dei migranti: il piano UE –
Turchia <uno dentro ed uno fuori>
Lo leggo do L'UE e la Turchia affermano di aver
concordato i principi generali di un piano per
alleviare la crisi migratoria. In base al piano discusso
a Bruxelles, tutti i migranti che arrivano in Grecia
dalla Turchia verrebbero mandati indietro. In cambio,
per ogni siriano restituito, un siriano già in Turchia
verrebbe reinsediato nella UE. La Turchia potrebbe
anche ottenere ulteriori finanziamenti e progressi
nell’anelato percorso verso l'integrazione europea.
Tuttavia, l'accordo non è stato ancora finalizzato ed
il dialogo
continuerà in vista di una prossima
riunione UE il 17-18 marzo.
La
crisi
umanitaria
–
Quale
proposta?
L'Europa sta affrontando la più grande crisi di
rifugiati dalla seconda guerra mondiale. L'anno
scorso, più di un milione di persone sono entrate
illegalmente nell'UE via mare, principalmente dalla
Turchia alla Grecia. La maggior parte erano siriani, in
fuga da una guerra civile che dura da 4 anni. Altri 2,7
milioni di siriani vivono attualmente in Turchia.
I capi dell'Unione Europea hanno detto che sono
necessarie "mosse coraggiose" per affrontare la crisi,
ed hanno fatto le seguenti proposte:
 Tutti I migranti irregolari che attraversano la
Turchia, diretti alle isole greche, debbono essere
rimandati in Turchia, costi a carico della UE. Per
migranti irregolari si intende tutti quelli al di
fuori delle normali procedure di transito, cioè
privi di documenti. Il termine “migrazione
illegale” normalmente si riferisce al traffico di
persone;
 In cambio per ogni siriano rimandato in Turchia,
un altro siriano già accolto in Turchia verrà
reinsediato nell’Unione Europea;
Piani per facilitare l’accesso alla UE di cittadini
turchi verranno accelerati, al fine di consentire
la loro esenzione dal visto entro giugno 2016;
 Il pagamento di 3 miliardi di euro, che la UE ha
promesso in ottobre verrà accelerato, mentre
una decisione sarà presa su ulteriori
finanziamenti per aiutare la Turchia ad
affrontare la crisi. La Turchia avrebbe chiesto
alla UE di aumentare gli aiuti fino a 6 miliardi di
euro;
 Preparativi verranno fatti in ordine alla decisione
di apertura di nuovi capitoli nei colloqui per
l'adesione all'UE della Turchia.
Come hanno reagito i leader?
Il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha
insistito che i leader al vertice hanno fatto un "passo
avanti", e si è mostrato pieno di speranza di
concludere l'affare la prossima settimana. Ha detto
che il progresso dei colloqui ha inviato "un messaggio
molto chiaro che i giorni della migrazione irregolare
verso
l'Europa
sono
finiti".
Tuttavia, il cancelliere tedesco Angela Merkel è stato
più cauto, affermando: " si tratta di un passo avanti,
solo se diventa realtà". Il primo ministro turco Ahmet
Davutoglu ha detto che la Turchia aveva preso una
decisione che " cambia il gioco" "per scoraggiare
l'immigrazione clandestina, per prevenire la tratta di
esseri umani e per aiutare le persone che vogliono
venire in Europa incoraggiando l'immigrazione
legale". Chris Morris della BBC in Brussels afferma
che, malgrado l’iniziativa sia coraggiosa, potrebbe
dar luogo a feroci discussioni, e la sua
implementazione non sarà facile.
Potrà il sistema <ritorno> funzionare?
Il sistema precisato alla BBC dal portavoce della
Commissione europea per la migrazione Natasha
Bertaud vedrebbe tutti i migranti soccorsi in acque
greche raccolti su di un'isola greca per lo screening.
Tutti i migranti economici verrebbero quindi
rimandati in Turchia dove verrebbero di nuovo
monitorati e se trovati
"privi di diritto alla
protezione internazionale" (che copre attualmente
8
solo siriani) verranno rimandati al loro paese di
origine.
Ancora: tutti i migranti soccorsi dalla NATO in acque
turche verrebbero portati di nuovo in Turchia, che
deciderà sul loro status.
Permangono però gravi interrogativi:
 Cosa accadrà alle migliaia di migranti già in
Grecia, che hanno lottato per un rifugio e per
farsi registrare?
 Qual è lo status giuridico dei migranti rimandati
in Turchia?
 Dato che quel Paese non è un membro a pieno
titolo della Convenzione di Ginevra, potrebbe
questo accordo essere impugnato in tribunale?
Inoltre, solo un membro della UE – la Bulgaria –
considera attualmente la Turchia un paese sicuro per
il ritorno di migranti. L’agenzia per i rifugiati delle
Nazioni Unite ha già espresso preoccupazione per il
"l’ambiguo ritorno" di persone, senza chiarezza sul
loro status giuridico.
Ancora: il sistema uno dentro uno fuori si applica
solo ai siriani. Cosa succederà a tutti gli altri migranti
rimandati in Turchia?
Anche in questo caso la
legittimità del loro ritorno deve essere considerata,
come anche la capacità della Turchia di farli
ritornare salvi nel Paese d’origine.
Il problema più grande, però, verrà dagli stessi
migranti: avendo rischiato la vita ed investito gran
parte del loro denaro,
non cercheranno
semplicemente vie alternative?
Ed in effetti i migranti nel campo Calais noto come
"the Jungle", non sembrano aver rinunciato ai loro
tentativi di raggiungere il Regno Unito.
Per quanto riguarda il reinsediamento, c'è grande
opposizione da parte di alcuni membri della UE per le
quote obbligatorie di migranti.
Quali sono gli altri ostacoli?
Il primo ministro ungherese anti- immigrazione
Viktor Orban ha già indicato di poter porre il veto
all'affare reinsediamento.
C’è poi la richiesta della Turchia di adesione all'UE.
Un lungo e spinoso problema, non aiutato dalla
recente disputa sulla libertà di stampa libertà
relativa al sequestro ordinato da un tribunale turco
del quotidiano dell’opposizione Zaman. Dati tutti gli
ostacoli, però, questo non è il problema più
pressante.
Più problematica è la richiesta della Turchia di far
entrare tutti i suoi cittadini senza visto nella zona
Schengen dell'Unione europea; obiettivo che Ankara
spera di raggiungere entro giugno. Questa richiesta
però può attirare molta opposizione.
Il futuro di Schengen – sistema che permette di
viaggiare senza passaporto in un’area di 26 nazioni è già in dubbio, dato che otto Stati membri UE hanno
introdotto controlli temporanei alle frontiere.
Storie
Arrivati con i corridoi umanitari
dalla Siria
Storie di migranti, quelli
con la valigia
Arrivati con i corridoi umanitari dalla Siria. I primi
93 siriani ci sono già e 23 hanno trovato casa in un
agriturismo vicino Roma. La più piccola ha 11 mesi,
70 la più anziana. Per lo più musulmani, non
mancano i cristiani. Insieme fanno prove di
convivenza, imparano l'italiano, i bambini giocano,
i grandi aspettano di fare corsi per trovare un
lavoro.
Pubblicato il 11 marzo 2016,
Suglia
di Michela
Lo leggo do Scappano dalla stessa guerra e follia
degli altri migranti ma di diverso, loro hanno una
valigia. Hanno avuto tempo e modo di portarsi dietro
l’essenziale o piccoli frammenti di memoria da cui
passa a volte la dignità. Nei primi due mesi del 2016,
secondo l'Alto commissariato Onu per i rifugiati, ad
attraversare il Mediterraneo sono stati 131.724
migranti. Un bollettino di disperazione che diventa
ancora più cupo se si conta chi non ce l'ha fatta:
dall'inizio della crisi, sono circa 4mila le persone
morte nel tentativo di raggiungere l'Europa via mare.
Mille invece ce la faranno. Entro due anni arriveranno
in Italia senza correre rischi, grazie a un corridoio
umanitario aperto per la prima volta in Europa. I
primi 93 siriani ci sono già e 23 hanno trovato casa in
un agriturismo vicino Roma. Del gruppo romano la più
piccola ha 11 mesi, 70 la più anziana. Per lo più
musulmani, non mancano i cristiani. Insieme fanno
prove di convivenza, imparano l'italiano, i bambini
9
giocano, i grandi aspettano di fare corsi per trovare
un lavoro.
Ecco gli 'altri' migranti
Un nastro rosso
di quelli che si
arricciano come
boccoli
sui
regali
e
un
adesivo
in
italiano 'corridoi
umanitari'.
Le
loro
valigie
erano
diverse
dalle altre in
volo. E soprattutto, di diverso, le avevano. I primi
migranti con trolley sono arrivati a Fiumicino nel
giorno in più di un anno bisestile, senza coperte e
giubbotti di salvataggio né scafisti e neppure i calli ai
piedi. Un volo di linea li ha portati nella loro nuova
casa Italia, con un visto umanitario già in mano. Dei
primi 93 siriani arrivati con un corridoio umanitario primo caso in Europa - 15 più otto bambini vivono ora
in un agriturismo a Campoleone, frazione di Aprilia
dove ogni giorno arriva il treno da Roma e passano
veloci i ciclisti la domenica.
Qui da una settimana i 'rumori' di sottofondo sono i
versi di struzzi e galline, niente a che vedere con i
boati delle bombe. E niente più tende né una casa
tutta per sé (per chi l'aveva), ma le camerette con
bagno dove dormono in genere i clienti di Casal
Damiano. In più la cucina di Sonia, un donnone dalla
voce imponente e il condimento ricco che gestisce
l'agriturismo insieme ai figli e al marito Damiano. In
attesa dei documenti per avviare la richiesta di asilo,
studiano italiano, giocano, sperano nel wifi per
tenersi in contatto con parenti e amici, cercano
lentamente di tornare a una vita senza paura e con
un sogno o forse due.
Merito di un progetto nato da un'alleanza inedita tra
governo
italiano,
comunità
di
Sant'Egidio,
Federazione delle chiese evangeliche e Tavola
valdese che coinvolgerà in tutto 1000 migranti in due
anni. Ed ecumenica è pure la nuova umanità che
popola il casale: musulmani per lo più e un gruppetto
di cattolici. Proprio come in Siria. I secondi si
riconoscono dalla croce tau al collo, dalle donne
senza velo e con gli stivali e perché non abituati alla
vita in comune. E' il caso di Leen: a Roma ci è
arrivata da sola, genitori e fratello sono rimasti a
Damasco. C'era soltanto un posto a disposizione, così
hanno deciso che fosse la più piccola di casa - 25 anni
e gli studi di economia interrotti per la guerra - a
giocarsi l'occasione. ''Qui mi manca la famiglia, mi
mancano gli amici, le uscite il venerdì sera - racconta
- e poi mi manca me stessa com'ero laggiù. Io amo
Damasco''.
Ora divide la camera con Mirvat, sguardo biondo da
modella e 24 anni da compiere. Ad Aleppo studiava
letteratura inglese, era all'ultimo anno di università
ma bombe e distruzione non le hanno permesso di
continuare. ''Ora voglio riprendere a studiare - dice
sicura - Cosa? Non ha troppa importanza, se devo
ripetere tanti esami, farò altro ma studierò''. Poi tira
fuori un foulard dalla valigia, e in fondo si vede il
nastrino rosso della partenza. ''L'ho tenuto per
ricordo'', come la foto di lei da piccola che ha sul
comodino.
Altra storia e altra tenerezza quella di Dyia, 11 anni e
due stampelle per quella gamba che ora non c'è
(amputata per via di una bomba) ma presto ci sarà.
Dovrà andarsela a prendere a Budrio alle porte di
Bologna, sotto forma di protesi. Poi chissà dove potrà
arrivare.
Quell'articolo 'chiave' del
regolamento Ue
E' 'nascosto' in
un articolo del
regolamento
dei
visti
europei
del
2009
l'escamotage
giuridico
per
portare via da
guerra
e
disperazione un
migliaio di persone, senza farle morire in mare e
senza trafficanti. L'articolo 25 è l'appiglio per i
corridoi umanitari, il progetto italiano che ha fatto
arrivare a Roma i primi 93 siriani e altri ne porterà.
Unico esempio in Europa. L'articolo disciplina come e
quando si può avere un visto a validità territoriale
limitata ossia un visto eccezionale che, tra le
deroghe, ha i motivi umanitari. Ed è stato leggendo
queste due parole che si è accesa la lampadina dei
giuristi che nella legge cercavano una speranza.
Da fine 2014 lo staff legale della Federazione delle
chiese evangeliche e della comunità di Sant'Egidio si
è messo assieme per realizzare un sogno nato a
Lampedusa dopo le 366 bare del 3 ottobre 2013, e
cioè mai più migranti morti. Riunione dopo riunione,
si è arrivati alla norma con l'idea (nuova) di legarla al
concetto di vulnerabilità: perché non concedere un
visto umanitario a persone in difficoltà come chi
scappa da conflitti, minori non accompagnati, donne
sole o vittime di tratta, disabili? Ne è nata una
proposta che ha incrociato i sì di Farnesina e
Viminale che gestiscono le procedure di rilascio visti
e asilo, fino alla firma di un protocollo nel dicembre
10
2015. I migranti, quindi, sono selezionati in base a
bisogni e storie e identificati con documenti e
impronte digitali. Altra novità del progetto, che è
una forma di sponsorizzazione partita dalla società
civile, sono i costi di viaggio e soggiorno sostenuti
totalmente da evangelici e Tavola valdese grazie ai
fondi dell'8 per mille (stanziati 2,5 milioni di euro in
due anni) e da Sant'Egidio attraverso raccolta fondi e
5 per mille. Altro precedente di corridoio umanitario
è la missione Arcobaleno nel '99 quando il governo
d'Alema portò via dal Kosovo 5000 profughi. Erano
altri numeri e un altro risiko. Ma i bisogni di pace e
fame restano e la solidarietà, quando si vuole, non
invecchia.
Razzismo: al
nazionale
contrastarlo
via settimana
UNAR
per
'Accendi la mente e spegni i pregiudizi'
Lo leggo do
Roma 14 mar.
(AdnKronos) - In
occasione della
Giornata
mondiale contro
il razzismo, che
si celebra il 21
marzo, l'Unar a
partire da oggi
e fino al 21
marzo organizza
la
dodicesima
Settimana
d'azione per contrastarlo. La campagna nazionale di
sensibilizzazione ha come slogan 'Accendi la mente,
spegni i pregiudizi', perché "combattere il razzismo è
un impegno che parte da ciascuno di noi", dichiara
Francesco Spano direttore dell'Unar, sottolineando
come la formazione, l'educazione e la cultura siano
l'antidoto più potente contro la paura di ogni
diversità. ''Proprio per questo - rimarca Spano - tra le
tante iniziative che riempiranno questa settimana e
per le quali voglio ringraziare le numerose
Associazioni, e tutti gli Enti che hanno aderito con
entusiasmo e passione, l'Unar ha deciso di dedicare la
propria attenzione in particolar modo agli studenti
delle scuole, alle giovani generazioni ed a tutti coloro
che, potranno essere cittadini responsabili di una
comunità
inclusiva
e
realmente
fondata
sull'uguaglianza e sulla pari dignità di ogni persona''.
Il programma completo di tutte le iniziative che in
questi giorni si svolgeranno in molte città italiana
potrà
essere
visualizzato
sul
sito
www.unar.it/settimanacontroilrazzismo.
La
XII
Settimana prenderà ufficialmente questa mattina alle
10, presso l'Auditorium del Maxxi con la proiezione
del film documentario 'Va pensiero. Storie ambulanti',
dedicata ad un pubblico di studenti delle scuole
superiori. Ad accoglierli insieme al direttore
dell'Unar, ci sarà la vice presidente del Senato
Valeria Fedeli. Interverranno oltre al regista etiope
Dagmawi Yimer, anche uno i protagonisti del film,
Mohamed Ba. Nel pomeriggio, alle 15, il direttore
Spano sarà ricevuto dalla presidente della Camera dei
deputati Laura Boldrini. Il 15 marzo a Roma, presso il
Campo sportivo XXV Aprile di Pietralata (Via Marica,
80), si svolgerà l'incontro di calcio 'Dai un calcio al
razzismo' tra la squadra Liberi Nantes, composta
interamente da rifugiati e richiedenti asilo politico, e
una rappresentanza della Roma Calcio femminile.
Il 17 marzo a Pisa, alle 10.30 presso l'Aula Magna del
Polo didattico Carmignani del dipartimento di
Giurisprudenza dell'università cittadina (Piazza dei
Cavalieri, 2), si terrà la Tavola rotonda 'Libertà di
espressione e libertà religiosa in tempi di crisi
economica e di rischi per la sicurezza'. Tra gli
interventi istituzionali, sono previsti quelli del
direttore dell'Unar Spano, del vice presidente della
Corte Costituzionale Marta Cartabia, e del presidente
della commissione consultiva per la libertà religiosa,
Francesco Margiotta Broglio. Il 18 marzo a Cagliari,
alle 9.00 presso l'Aula Magna della Corte di Appello
(Piazza della Repubblica, 18), alla celebrazione della
giornata mondiale contro il razzismo interverranno,
oltre a Spano, Roberta Usai, presidente della Lidu
Sardegna - Lega italiana dei diritti dell'uomo,
Giovanni Maria Bellu, presidente dell'Associazione
Carta di Roma, Maria Teresa Portoghese, consigliera
di parità supplente della Regione autonoma della
Sardegna, Alessandra Poddie, vice presidente di
Alfabeto del Mondo. Tema specifico della giornata
sarà:
'Stereotipi
e
pregiudizi:
il
ruolo
dell'informazione'. Sabato 19 marzo a Vanzago (MI),
alle 15 presso la Sala Consiliare del Comune (Via
Garibaldi, 6), il direttore dell'Unar Spano, insieme al
sindaco del Comune di Vanzago Guido Sangiovanni,
conferirà la cittadinanza onoraria ai bambini di
origine straniera nati in Italia e residenti nel Comune.
Il 20 marzo a Piacenza, alle 10.00 presso la Sala dei
Teatini del Comune (ex chiesa di S. Vincenzo, via
Scalabrini, 9), si svolgerà la cerimonia ufficiale in cui
Spano consegnerà a Piacenza la targa come 'Capitale
antirazzista d'Italia 2016'. Interverranno il sindaco
Paolo Dosi, il presidente della Provincia di Piacenza
Francesco Rolleri, e Stefano Cugini, assessore nuovo
welfare e sostegno alle famiglie che concluderà
l'evento. Sarà anche l'occasione per conferire il
Premio 'Coraggio Piacentino', idea dell'imprenditore
Marino Bertoli di Piacenza, presidente e fondatore
del 'Comitato 100.000 piacentini contro il razzismo',
11
quale tributo piacentino al 50esimo anniversario della
giornata
mondiale
per
l'eliminazione
delle
discriminazioni razziali. Infine, il 21 marzo a Roma,
alle 11 presso la presidenza del Consiglio dei ministri,
si terrà la Cerimonia di premiazione del concorso
nazionale 'Mettiti nei miei panni'. Promosso dall'Unar
in collaborazione con il ministero dell'Istruzione e
rivolto a tutte le scuole di ogni ordine e grado, il
concorso è stato bandito nell'ambito della passata
edizione della Settimana di azione contro il razzismo
e si è ispirato all'omonimo gioco ideato dall'Unar
(www.giocaneimieipanni.it), in base al quale gli
studenti sono stati invitati a narrare in prima persona
la vita di cittadini stranieri residenti in Italia
descrivendone - attraverso video, immagini, parole e
brani musicali - le difficoltà, le gioie, le delusioni e le
speranze. L'evento sarà presieduto dal direttore
dell'Unar Spano. Interverrà l'attore comico Salvatore
Marino che, offrirà agli studenti sketch tratti dal suo
spettacolo teatrale 'Non sono abbronzato. Qui lo dico,
qui lo neg(r)o' per riflettere con il sorriso sui problemi
e i moralismi dell'integrazione.
Allegati
Programma XII Settimana d'azione contro il Razzismo
Documento Adobe PDF | 680 kB
Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
Si al permesso di soggiorno al
partner dello stesso sesso
permesso di soggiorno per ragioni legate al
ricongiungimento familiare. La Croazia è stata
condannata a risarcire il danno ad una cittadina
bosniaca a cui era stato rifiuto il permesso di
soggiorno da parte delle autorità croate per il
ricongiungimento familiare con la propria
compagna che viveva appunto in Croazia.
La Corte è stata esplicita nello stabilire che la
regolamentazione croata abbia volontariamente
operato un discrimine evidente fra i diritti
riconosciuti alle coppie non sposate eterosessuali e
le coppie non sposate omosessuali, quindi, ha
ritenuto che tale rifiuto sia lesivo del diritto al
rispetto della vita privata e dell'unità familiare,
nonché contrario al divieto di discriminazione,
previsti dagli articoli 8 e 14 della CEDU.
Articolo 8 – Diritto al rispetto della vita privata e
familiare
1. Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita
privata e familiare, del suo domicilio e della sua
corrispondenza.
2. Non può esservi ingerenza della pubblica
autorità nell’esercizio di tale diritto se non in
quanto tale ingerenza sia prevista dalla legge e in
quanto costituisca una misura che, in una società
democratica, è necessaria per la sicurezza
nazionale, l’ordine pubblico, il benessere
economico del paese, la prevenzione dei reati, la
protezione della salute o della morale, o la
protezione dei diritti e delle libertà altrui.
Articolo 14 – Divieto di discriminazione
Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti
nella presente Convenzione deve essere assicurato,
senza distinzione di alcuna specie, come di sesso,
di razza, di colore, di lingua, di religione, di
opinione politica o di altro genere, di origine
nazionale o sociale, di appartenenza a una
minoranza nazionale di ricchezza, di nascita o di
altra condizione.
Sentenza n. 68453 del 23 febbraio 2016 Corte
Europea dei Diritti dell'Uomo
Corte Europea dei diritti dell'uomo - La Corte di
Strasburgo con la sentenza n. n. 68453 del 23
febbraio 2016 ha riconosciuto al partner di una
coppia dello stesso sesso il diritto ad ottenere il
12