Newsletter periodica d`informazione - UIL
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Newsletter periodica d`informazione - UIL
Newsletter periodica d’informazione Newsletter ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL Anno XIV n. 10 del 15 marzo 2016 Consultate www.uil.it/immigrazione Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri Cgil, Cisl, Uil: “accordo UE con Turchia porta a respingimento delle vittime di guerra” Il sindacato condanna l’accordo UE - Turchia "Esprimiamo la nostra più ferma condanna per i contenuti dell'accordo tra UE e Turchia circa il dramma dei migranti e dei rifugiati, un tema sul quale l'Europa sta dando prova di irresponsabilità e di debolezza verso gli egoismi nazionali”. Lo affermano Cgil, Cisl e Uil con una nota congiunta. “Di fronte ad una crisi umanitaria, alle decine di migliaia di migranti e rifugiati accampati in condizioni disumane, al dramma di persone che fuggono da situazioni di guerra e di miseria, l'UE risponde erigendo nuove barriere e trasformando un problema umanitario in una materia di scambio politico ed economico con il governo della Turchia, scambio che si configura come un possibile grave respingimento collettivo delle vittime di guerra". “Consideriamo inaccettabile – continua la nota sindacale unitaria - che l'obbligo all'accoglienza e ad un trattamento umano dei migranti e rifugiati, sia ridotto a una mera questione di finanziamenti alla Turchia allo scopo di contenere il flusso di profughi. Accordo con un Paese il cui governo peraltro risulta non rispettoso dei diritti umani, di quelli dei lavoratori e dei sindacati, di quelli della libertà di stampa e di informazione. Un governo lontano dal rispetto degli standard di protezione internazionali, come del resto dimostra la continua persecuzione della minoranza curda". “Chiediamo alla UE – hanno concluso i sindacati - un trattamento per i profughi e migranti all'altezza dei valori e delle tradizioni dell'Europa” A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil Dipartimento Politiche Migratorie Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751 E-Mail [email protected] SOMMARIO Appuntamenti pag. 2 Sindacato contro accordo UE-Turchia pag. 2 Incontro con On. Campana PD pag. 3 Cittadinanza, riforma ferma pag. 4 Rifugiati: chiusa la rotta dei Balcani pag. 4 107 mila profughi già accolti in Italia pag. 6 Rom: Marry when you are ready pag. 7 Piano profughi: uno dentro e uno fuori pag. 8 Storie di migranti con la valigia pag. 9 Unar: settimana contro il razzismo pag. 11 Permesso a partner stesso sesso pag. 12 Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti Roma, 17 marzo 2016, ore 15.00 – Via del Velabro Comitato Direttivo del Consiglio Italiano per i Rifugiati (Giuseppe Casucci) Roma, 18 marzo 2016, ore 14.00 - sede UIL Nazionale, sala multimediale Uff. Internazionale, riunione del gruppo di lavoro CES (Giuseppe Casucci) Roma, 24 marzo 2016, ore 12.00 - sede UIL Nazionale Lavoro domestico: incontro con delegazione dello Ohtsuki City College - Giappone (Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci, Ivana Veronese, Cinzia Del Rio) Prima pagina Accordo UE con Turchia porta a respingimento di vittime della guerra L’Europa rispetti i diritti fondamentali di chi fugge dalle aree di conflitto. Lo leggo do 11/03/2016 | CGIL_CISL_UIL. Esprimiamo la nostra più ferma condanna per i contenuti dell'accordo tra UE e Turchia circa il dramma dei migranti e dei rifugiati, soprattutto donne e bambini, un tema sul quale l'Europa sta dando prova di irresponsabilità e di debolezza verso gli egoismi nazionali. Di fronte ad una crisi umanitaria, alle decine di migliaia di migranti e rifugiati accampati in condizioni disumane spesso anche sul suolo di Stati europei, al dramma di persone che fuggono da situazioni di guerra e di miseria, l'Unione Europea e gli Stati membri rispondono alle numerose tragedie e morti (4000 morti in mare dall’inizio della crisi), erigendo nuove barriere e trasformando un problema umanitario in una materia di scambio politico ed economico con il governo della Turchia, scambio che si configura come un possibile grave respingimento collettivo delle vittime di guerra. Quanto stabilito nell'accordo infatti, contrasta platealmente con le norme internazionali in materia di rispetto dei diritti umani e contraddice nella sostanza i valori fondamentali dell'Europa e lo spirito del progetto europeo, oltre a non rispettare quanto previsto da regolamenti e normative della stessa UE in tema di diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Consideriamo inaccettabile che l’obbligo all'accoglienza e ad un trattamento umano dei migranti e rifugiati, sia ridotto a una mera questione di finanziamenti alla Turchia allo scopo di contenere il flusso di profughi. Accordo con un Paese il cui governo peraltro risulta non rispettoso dei diritti umani, di quelli dei lavoratori e dei sindacati, di quelli della libertà di stampa e di informazione. Un governo lontano dal rispetto degli standard di protezione internazionali, come del resto dimostra la continua persecuzione della minoranza curda. L'Unione Europea deve ritrovare nel suo modello sociale e nei suoi principi originari la chiave per una risposta a questa emergenza in linea con gli accordi internazionali; risposta fondata sulla solidarietà e sul principio di accoglienza, per evitare che la questione dei rifugiati - - al pari delle politiche economiche sbagliate, dell'insistenza sull'austerità cieca, del crescere delle disuguaglianze e del disagio sociale divenga un possibile elemento di disgregazione dell'Europa stessa e di crisi irreversibile del processo di integrazione, oltreché un costo inaccettabile di vite umane. Chiediamo al Governo italiano, che su questa emergenza si è mosso in maniera corretta, al fine di avere dall'insieme degli Stati europei una risposta comune e all'altezza della gravità della situazione, di non rassegnarsi ad un accordo che rappresenta non solo un compromesso al ribasso ma anche la concreta possibilità che aree, regioni e nazioni europee divengano zone di esclusiva realizzazione di campi e centri di detenzione, scaricando così sui territori coinvolti le responsabilità dell'intera UE Chiediamo altresì alla Confederazione europea dei sindacati, che negli ultimi mesi ha reiterato le critiche all'approccio e alla politica contraddittoria sulla questione da parte delle autorità europee, di decidere le iniziative adeguate, anche in termini di mobilitazione, per continuare a incalzare la Commissione europea e gli Stati membri e ottenere per i rifugiati, i richiedenti asilo e migranti, un trattamento all'altezza dei valori e delle tradizioni dell'Europa. 2 Incontro Cgil, Cisl, Uil con Micaela deputato PD Responsabile Welfare Campana, “Serve un cambio di rotta in materia di immigrazione ed asilo” Il movimento sindacale pone al primo partito di governo importanti urgenze in materia di immigrazione ed asilo Lo leggo do (redazionale, di Giuseppe Casucci) Roma, 15 marzo 2016 – Si è tenuto ieri, presso la sede nazionale del Partito, l’incontro tra i Dipartimenti immigrazione di Cgil, Cisl, Uil e l’On.le Micaela Campana, resp.le PD per le tematiche del Welfare e dell’immigrazione. La dirigente PD era accompagnata da Marco Pacciotti, mentre la delegazione sindacale era composta dal Segretario Confederale UIL Guglielmo Loy, Kurosh danesh e Sally Kane della Cgil e da Liliana Ocmin della Cisl, oltre che dal sottoscritto. L’obiettivo dell’incontro era quello di sottoporre al principale partito di maggioranza di Governo l’esigenza di affrontare con rapidità ed efficacia problemi relativi all’immigrazione ed asilo, alla luce della lunga fase di crisi economica e dell’attuale crisi umanitaria prodotta dai conflitti in Medio Oriente. Iniziando l’incontro Loy ha ricordato che gli effetti della crisi economica in atto ormai da 8 anni, ha portato non solo quasi 400 mila stranieri a lasciare il nostro paese (assieme a 700 mila giovani italiani), ma anche allo scivolamento di molte decine di migliaia di immigrati regolari verso l’economia sommersa. Questo grave fenomeno, sommato, all’arrivo in Italia di oltre 350 mila migranti e profughi nell’ultimo biennio, si è tradotto in una forte spinta al dumping lavorativo e sociale, con gravi casi di sfruttamento – nelle campagne come nel commercio e nell’edilizia – ed un indebolimento dei diritti contrattuali di tutto il mondo del lavoro. Da qui la necessità di interventi normativi urgenti per portare a due anni la durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione, assieme all’avvio di politiche attive per il reinserimento produttivo di chi ha perso il lavoro, italiano o straniero che sia. Servono anche – hanno ribadito i sindacalisti politiche di contrasto vero al lavoro nero ed all’evasione contributiva, nonché politiche premiali per i datori che aiutano all’emersione italiani e stranieri. In questo senso una migliore applicazione della direttiva 2009/52/CE aiuterebbe una migliore tutela delle vittime del lavoro sommerso ed a far emergere gravi casi di sfuttamento. Nel corso del dibattito sono intervenuti un po’ tutti i presenti richiamando alla necessità di accelerare la riforma della cittadinanza; permettere la partecipazione al voto amministrativo degli stranieri lungo soggiornanti; applicare la sentenza della Corte Europea di Giustizia che ha chiesto all’Italia di ridurre l’importo della sovrattassa sui permessi di soggiorno. Sul fronte dei profughi, il sindacato ha ribadito il proprio no alla scelta di monetizzare il diritto d’asilo pagando la Turchia per “contenere” il flusso migratorio e respingere le vittime della guerra. <Servono ponti non muri>, è stato detto coralmente: “chi ha diritto all’asilo deve essere accolto tenendo conto anche di esigenze personali e tutti gli Stati membri UE debbono rispondere ai trattati internazionali e mettere fine agli egoismi nazionali”. Si è inoltre ribadita l’urgenza di riformare il regolamento di Dublino per permettere un’equa distribuzione dei profughi tra i 28 Stati Membri; di moltiplicare i canali umanitari per garantire vie d’accesso legale all’UE, combattendo la tratta delle persone e le morti in mare (oltre 4000 nel solo 2015 e 1500 dall’inizio di quest’anno); di favorire il rimpatrio volontario assistito evitando ipotesi di respingimento contrarie alla normativa internazionale. E’ stata anche toccata la scottante tematica dei minori non accompagnati (“che vanno maggiormente tutelati”) e si è auspicata la unificazione del sistema di accoglienza dei profughi (sul modello SPRAR) per evitare speculazioni sulla pelle dei richiedenti protezione e sprechi, favorendo un modello di accoglienza ed integrazione diffuse sul territorio italiano ed in Europa. Si è anche sollecitato un richiamo alla disponibilità al confronto al Dipartimento Libertà Civili ed Immigrazione del Viminale, al fine di permettere la ricerca di soluzioni efficaci attraverso la collaborazione ed il dialogo sociale. Corale è stata infine la preoccupazione per l’insorgere di gravi insofferenze verso l’ondata migratoria, anche a causa di pessime campagne di stampa; episodi che debbono essere combattuti con efficaci programmi di integrazione, campagne informative e lotta alle discriminazioni. L’On. Campana ha mostrato una grandissima disponibilità e competenza, mettendosi a disposizione per creare una serie di incontri con i rispettivi ministeri competenti, con l’obiettivo di approfondire le tematiche e le possibili sinergie e collaborazioni. Seguiranno dunque altri momenti di confronto ed approfondimento. 3 Cittadinanza La riforma per i figli degli immigrati è ferma. "Vogliono affossarla?" Da un mese non se ne parla in commissione, in attesa che si convochino nuove audizioni. Miraglia (Arci): “Siamo preoccupati, così si rischia di peggiorare ulteriormente il testo o di mandarlo su un binario morto". Di Elvio Pasca, www.stranieriinitalia.it Lo leggo do Roma – 11 marzo 2016 - I figli degli immigrati possono aspettare. Ora però bisogna capire se devono anche iniziare a preoccuparsi La riforma della legge sulla cittadinanza, quella che potrebbe rendere italiano chi nasce e chi frequenta le scuole in Italia, è bloccata ormai da un mese in Senato, in attesa di trovare un po’ di spazio nell’evidentemente fitta agenda dei senatori. E non si sa quando ci riuscirà. L’ultima volta che in Commissione Affari Costituzionali, se n’è parlato il 10 febbraio. Conclusa la discussione generale, che si è trascinata per quattro mesi con un calendario molto singhiozzante, si è deciso che prima di mettere mano al testo uscito dalla Camera era il caso di convocare un ciclo di audizioni. Da allora, però, le audizioni non sono state mai convocate. I gruppi hanno fatto sapere chi vorrebbero sentire, tra esperti e rappresentanti di associazioni, ma la presidenza non ha trovato neanche il tempo di approvare la lista. E così anche nell'agenda della prossima settimana non c’è traccia della riforma. Filippo Miraglia, vicepresidente dell’Arci, sente puzza di bruciato. E non solo perché la campagna l’”Italia sono anch’io”, della quale l’Arci è una delle promotrici, ha già dovuto mandare giù il boccone di una riforma che si è dimenticata degli adulti e che pone paletti discutibili (carta di soggiorno dei genitori) per far diventare italiani i bambini nati in Italia. “I numeri e gli equilibri in Senato non sono favorevoli alla riforma. Temiamo che questa possa essere peggiorata, se non addirittura affossata. Nella discussione generale sul testo approvato dalla Camera è stato confermato che il centrodestra fa muro e il Movimento 5 Stelle continua a non avere una posizione chiara. Siamo preoccupati” dice Miraglia a Stranieriinitalia.it. La maggioranza, però, non reagisce, anzi. Ufficialmente le audizioni dovrebbero servire ad approfondire la discussione su “elementi critici” della riforma usciti fuori durante il confronto in Commissione. “Si vuole restringere ulteriormente la platea dei destinatari? O si vuole perdere ulteriormente tempo per poi andare a finire su un binario morto?” chiede il vicepresidente dell’Arci. L’”Italia sono anch’io” ha raccolto oltre centomila firme per una proposta di legge popolare che il Parlamento sta recependo decisamente al ribasso. Ora tornerà a farsi sentire. “Sentiremo gli altri promotori, ma credo sia il caso di organizzare un’iniziativa per sollecitare i senatori a condurre in porto la riforma”. Miraglia è convinto che sui diritti delle seconde generazioni il Paese è molto più avanti del Parlamento. “Lo dimostra la grande adesione alla nostra campagna. La politica deve prenderne atto e cambiare la legge sulla cittadinanza”. Se poi nei Palazzi non vogliono ascoltare i cittadini, almeno diano un’occhiata alle statistiche. “L’Istat –ricorda Miraglia – dice l’Italia invecchia e che la popolazione diminuisce. Siamo destinati a scomparire, mentre ogni anno nascono in Italia 70-80 mila bambini destinati a rimanere stranieri almeno fino ai 18 anni. Abbiamo bisogno di queste nuove leve e devono avere finalmente gli stessi diritti dei figli degli italiani”. Rifugiati Rotta dei Balcani Occidentali si chiude. Ma c’è il rischio di una deviazione dei flussi migratori Ue, sviluppi in linea con conclusioni Consiglio Europeo Lo leggo do Bruxelles, 9 marzo 2016 (AdnKronos) L'Unione Europea è ben consapevole del rischio che il flusso dei migranti in arrivo dalla Turchia, ora che la rotta dei Balcani Occidentali si sta chiudendo, prenda rotte alternative, come quella del Mediterraneo Centrale o quella dell'Albania, anche se al momento 4 non si ha evidenza di uno spostamento massiccio del flusso. E' il quadro delineato oggi da diverse fonti a Bruxelles, dopo che la Slovenia ieri ha annunciato la piena reintroduzione del codice delle frontiere delle Schengen, per mettere fine "alle attuali modalità di migrazione attraverso i Balcani Occidentali". In pratica, ha spiegato oggi la portavoce della Commissione Natasha Berthaud, "questo significa che i cittadini di Paesi terzi che non sono qualificati ad entrare nell'area Schengen o che non hanno fatto richiesta di asilo malgrado abbiano avuto l'opportunità di farlo, non verranno ammessi in Slovenia. Questo è in linea con le conclusioni del Consiglio Europeo del 18 e 19 febbraio, che sono state reiterate nelle conclusioni del vertice dei capi di Stato e di governo dell'Ue del 7 marzo". Anche la Croazia e la Serbia hanno annunciato misure simili. Il confine tra Grecia e Macedonia sta diventando sempre più difficilmente valicabile e nell'area di Idomeni, nella regione greca della Macedonia Centrale al confine con la Fyrom (Macedonia) si ammassano migliaia di migranti (la settimana scorsa il commissario europeo Christos Stylianides ne aveva stimati 12-15mila). Intanto si guarda al Consiglio Europeo del 17 e 18 marzo, nel quale si tenterà di trasformare l'accordo sui principi con la Turchia raggiunto nella notte di lunedì scorso in un accordo vero e proprio. Per quanto riguarda le preoccupazioni dell'Unhcr sullo scambio 'uno a uno' di richiedenti asilo siriani tra Ue e Turchia (in sintesi, per ogni immigrato irregolare siriano ripreso da Ankara proveniente dalla Grecia, l'Ue reinsedierà un siriano rifugiato proveniente dalla Turchia), il vice portavoce capo della Commissione Alexander Winterstein ha spiegato che due giorni fa "è stato trovato un accordo sui principi, che è un passo fondamentale. I dettagli ora dovranno essere chiariti e finalizzati, sotto la guida del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk. Sicuramente alla fine l'accordo sarà in linea con la legge internazionale e con le leggi europee". La rotta dei Balcani Occidentali è attualmente la più battuta per raggiungere l'Europa CentroSettentrionale. Da quando l'Unhcr ha preso a monitorare la situazione, nel luglio 2015, si stima che circa 700mila richiedenti asilo e migranti abbiano passato il confine tra Grecia e Macedonia, secondo un report pubblicato dal think tank Bruegel una ventina di giorni fa. Quasi tutti hanno proseguito il viaggio attraverso la Serbia, tentando di passare in Ungheria. Entro la fine del 2015, circa 815mila persone avevano viaggiato attraverso la Serbia, con circa 6.500 ingressi al giorno in ottobre e novembre. In settembre l'Ungheria ha preso misure draconiane per fermare il flusso, costruendo anche una barriera lunga 110 miglia, cosa che ha ridiretto il grosso dei transiti verso il confine tra Serbia e Croazia. Da metà settembre 2015, 557.743 rifugiati e migranti hanno viaggiato attraverso la 'Brioche', ma solo 21 hanno fatto richiesta di asilo a Zagabria. Quanto sta succedendo nei Balcani Occidentali sul fronte migrazioni non è però una sorpresa: nelle conclusioni del Consiglio Europeo del 18 e 19 febbraio scorsi sul capitolo migrazioni, passate in secondo piano a livello mediatico perché in parte oscurate dall'accordo con la Gran Bretagna in vista del referendum sulla Brexit, era scritto nero su bianco, al punto 8-D, che "il continuo e sostenuto flusso irregolare di migranti lungo la rotta dei Balcani Occidentali resta una fonte di grave preoccupazione, che richiede ulteriori azioni concertate. Bisogna porre fine all'approccio 'a ondate' e alle misure non coordinate" da parte degli Stati lungo il percorso. Le chiusure a domino delle frontiere sull'asse danubiano-macedone è in linea con quelle conclusioni, che esprimono le volontà degli Stati membri, sottolineano fonti Ue. Per cercare di coordinare gli sforzi, si tengono "videoconferenze tra i Paesi dei Balcani occidentali regolarmente. La Slovenia - ha continuato Natasha Berthaud - ha informato ieri la Commissione e gli Stati confinanti, attraverso questo canale, che sta procedendo con la piena implementazione del codice delle frontiere di Schengen ai suoi confini esterni con la Croazia". Oggi pomeriggio si è tenuta un'altra videoconferenza tra i Paesi dei Balcani occidentali. Tutte queste nuove barriere potrebbero cambiare la situazione. Il rischio che il flusso si ridiriga verso altre rotte, magari più a ovest, eventualità che potrebbe interessare direttamente l'Italia, è concreto e ben presente alle autorità europee, sia alla Commissione che al Consiglio, che monitorano la situazione e si preparano ad affrontare eventuali emergenze. Tuttavia "il rischio che si apra una falla da un'altra parte non è un buon motivo per non tentare di tappare la falla principale", spiega un alto funzionario Ue. Nel frattempo, la Grecia porta gran parte del peso della situazione sulle sue spalle, già provate dalla crisi economica. Per aiutare Atene, il Consiglio oggi ha concordato di allestire un meccanismo di aiuti di emergenza in risposta alla "difficile situazione umanitaria provocata dalla crisi dei migranti, particolarmente in Grecia". Un accordo "rapido", quello trovato dal Consiglio, che la Commissione Europea ha salutato "con favore": il commissario agli Aiuti Umanitari Christos Stylianides ha fatto appello all'Europarlamento affinché approvi una linea di bilancio dedicata. mIntanto, si lavora all'accordo con la Turchia, che comporta difficoltà 5 politiche non irrilevanti. Il premier Ahmet Davutoglu ha detto che il Paese è pronto a diventare membro dell'Ue, alzando la posta fin da subito. Oggi il capogruppo del Ppe nell'Europarlamento, Manfred Weber ha messo in chiaro che "la piena adesione della Turchia all'Ue non è positiva per nessuna delle due parti". La Turchia ha circa 80 mln di abitanti, quasi tutti musulmani: un ingresso nell'Ue, che ha circa 500 mln di abitanti, cambierebbe in modo significativo il profilo dell'Unione. Non a caso la richiesta di adesione risale al 1987, quando ancora c'era la Cee. Una bomba politica, per i partiti conservatori di tutta Europa, che devono fare i conti con l'agguerrita concorrenza elettorale dell'estrema destra o dei partiti populisti: oggi nella plenaria dell'Europarlamento a Strasburgo il leader dello Ukip Nigel Farage ha tuonato che l'Europa è "sotto il ricatto" della Turchia. E Marine Le Pen, leader del Front National francese, ha detto nell'aula che Recep Tayyip Erdogan "sta ricattando" l'Europa, approfittando delle sue "debolezze". La presidente del Fn ha esplicitamente citato l'Australia, che ha una politica durissima contro l'immigrazione illegale anche a causa di una situazione affatto particolare (ha una popolazione che è meno di un decimo della vicina Indonesia), come esempio da seguire per proteggere i confini europei. La maggior parte dei migranti dalla Croazia sono passati in Slovenia (378mila transiti tra ottobre e dicembre 2015), dove solo 144 persone hanno chiesto asilo. L'Ue ha deciso di ricollocare in tutto 160mila rifugiati in due anni da Italia, Grecia e Croazia, ma al 4 febbraio solo 279 persone sono state riallocate dall'Italia e 202 dalla Grecia, principalmente verso Francia e Finlandia. A questa velocità, stima Bruegel, occorreranno 47 anni per ricollocare 39.600 persone dall'Italia e oltre un secolo per terminare la riallocazione dalla Grecia. Un alto funzionario Ue ha sottolineato che "è chiaro che il meccanismo deve accelerare", altrimenti la situazione non farà passi avanti. Il Consiglio Europeo, comunque, che rappresenta gli Stati membri dell'Ue, ha ben presente il rischio che, chiudendosi la rotta dei Balcani, il flusso possa dirigersi altrove. Per ora tuttavia, dal monitoraggio costante dei movimenti dei migranti, non si vedono grandi spostamenti verso rotte secondarie, ma la situazione potrebbe cambiare rapidamente, come è già successo in passato. Intanto, la pressione si sposta sulla Grecia, anche se la speranza è che, una volta che l'accordo con la Turchia sarà in piedi, i disincentivi alla traversata illegale dell'Egeo saranno tali per cui il fiume dell'immigrazione illegale "si prosciugherà presto", spiega un alto funzionario Ue. Con lo scambio uno a uno per i siriani proposto dal premier turco Ahmet Davutoglu, infatti, la previsione delle autorità europee è che i richiedenti asilo saranno fortemente disincentivati a tentare la traversata illegale del mar Egeo, che continua ad esigere il suo tributo di morti, anche bambini. Profughi. 107 mila nelle strutture di accoglienza in Italia, quasi tutta “straordinaria Lo leggo do (www.stranierii nitalia.it) Roma - 9 mar 2015 – Sono oltre 100 mila i profughi attual mente accolti n elle tante strutture sparse per l'Italia. C’è però accoglienza e accoglienza. Quella “straordinaria”, nata sull’onda dell’emergenza, offre solo un tetto, un letto e pasti regolari. Al polo opposto c’è il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) gestito dai Comuni, che prevede percorsi di integrazione, dallo studio della lingua italiana all’ avviamento professionale. Il problema, ha confermato oggi il sottosegretario all'Interno Domenico Manzione, nel corso di un’audizione davanti al Comitato Schengen, è che oggi l’accoglienza straordinaria va per la maggiore, mentre lo Sprar accoglie meno di un quinto dei profughi. La sfida è capovolgere questa situazione. "Attualmente – ha detto Manzione - nel sistema di accoglienza in Italia contiamo 107 mila migranti. Di questi 7- 8 mila si trovano nel circuito di primissima accoglienza, circa 21 mila sono nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati(Sprar), che consideriamo un po' il nostro fiore all'occhiello, e quasi il 70% del totale si trovano nei centri di accoglienza straordinaria". "Lo sforzo che stiamo facendo - ha aggiunto il sottosegretario- è quello di equilibrare. Di recente abbiamo allargato il sistema Sprar di altri 10mila posti, è già stato fatto il bando, ma sono stati presentati progetti solo per 5mila. Per questo si è deciso di allungare i tempi per permettere ai Comuni di presentare nuove progettualità". "Naturalmente ci vorrà tempo - ha ammesso Manzione – perché le cose non sono facili e i soldi sono quelli che sono". Manzione ha ricordato che "i Comuni italiani disponibili sono solamente 800 su 8mila. Ma il ministero vuole privilegiare la programmazione attraverso progetti pubblici. Per questo stiamo studiando con l'Anci un sistema di sistemazione capillare, anche con piccolissime presenze numeriche". 6 8 marzo Sposati quando sarai pronta! (Marry When You Are Ready!) L’8 Marzo con le donne ROM. Di Angela Scalzo Lo leggo do Roma, 9 marzo 2016 – E’ stato un otto marzo particolare quello che il Dipartimento Politiche Migratorie della UIL ha celebrato ieri. Lo ha fatto con le donne ROM durante la presentazione di un progetto europeo che affronta il problema dei matrimoni combinati e forzati di ragazze, di età compresa tra i 9 e 15 anni, all’interno delle comunità Rom in Italia, con il coinvolgimento attivo di 4 paesi: Romania, Bulgaria, Croazia e Austria. Un progetto che ha visto la sua nascita il 12 Gennaio 2016 e si concluderà il 12 Giugno 2017. Una sala, quella del Centro Servizi Volontariato del Lazio - SPES - , coordinatore del Progetto, quasi tutta al femminile, anche se non è mancato il sostegno maschile e di associazioni Rom e dell’Associazionismo italiano come SOS Razzismo. Un tema finora mai trattato così strutturalmente e con il coinvolgimento di Associazioni nazionali ed internazionali, quali il Forum delle donne Rom dalla Romania, l’ Associazione bulgara LIDER , quella Croata: RomskoSrce; Austriaca: Ario –Papusza; italiana: Romano Drom e, prima fra tutte: l’associazione Romni Onlus che ha aperto i lavori. Il partenariato associato del progetto è rappresentato da organizzazioni delle donne Rom con una vasta esperienza sia nelle politiche pubbliche che nel lavoro con le comunità circa l’integrazione dei Rom. Di esso fanno parte: Montenegro: Centra za romske iniziative; Serbia: Romkinja; Bosnia and Herzegovina: Associazione delle Donne Rom “Un Futuro Migliore” Tuzla; Macedonia: Ngo LIL. Questa contributo di genere rappresenta un elemento di forza e di eccellenza del partenariato che unisce le donne attiviste Rom e che permetterà loro di emergere nella società civile europea. Il tema centrale del progetto tratta di giovanissime ragazze Rom, oggetto di matrimoni combinati, sono le tragiche vittime di questa situazione: i matrimoni precoci sono per queste bambine una violenza sia fisica che psicologica, una violenza che produce la loro esclusione sociale, bassa istruzione, rischi di salute, maternità precoce, scarsa abilità all’autodeterminazione e all’inserimento nel mercato del lavoro. Questo tipo di “matrimonio” è ampliamente diffuso tra le comunità Rom, afferma la presidente dell’Associazione Romni, ed il fenomeno sta crescendo a causa della crisi economica. Il matrimonio forzato delle bambine non è presente come una questione problematica nelle Strategie Nazionali per l’integrazione dei Rom. La reale entità del problema non è ben conosciuta; infatti, spesso, tra i Rom, questi matrimoni non sono dichiarati e il numero di quest’ultimi viene in gran parte sottostimato. Un problema rilevante, quello assunto dal progetto, che si pone quale fine principale l’aumento della capacità delle istituzioni e della società civile di contrastare i matrimoni precoci, essendo essi una dura violazione dei diritti fondamentali dei bambini. Obiettivo sostanziale del progetto, quello di incrementare la capacità di contrastare i matrimoni forzati dei bambini nell’Unione Europea e al livello nazionale. L’intento è quello di costruire una nuova consapevolezza nelle istituzioni e nelle organizzazioni della società civile in merito all’entità e alla gravità del problema e, la necessità di inserirlo come una questione di priorità trasversale nelle politiche e nei programmi europei e nazionali di integrazione dei Rom, affermano a più voci le associazioni partner. Un cambiamento culturale nell’atteggiamento verso il matrimonio precoce nelle famiglie Rom e nell’opinione pubblica, ribadiscono tutte le giovani donne Rom che partecipano al dibattito. Il progetto, spiega la coordinatrice dello SPES, si svolge in parallelo su due livelli e si propone di collegarli attraverso la condivisione delle informazioni, sollecitando sostegno e interesse. Il lavoro con le comunità nei paesi coinvolti in partenariato, accresce la conoscenza delle famiglie Rom e fornisce informazioni sui rischi sia fisici che psicologici e sull’impatto economico causato dal matrimonio precoce. Si attua attraverso: incontri informali, sostegno a favore della scolarizzazione delle ragazze Rom, spettacoli teatrali, film e modelli progressivi di condotta. Raccomandazioni pratiche e politiche a livello europeo, nazionale e locale saranno sviluppate sulla base dei metodi e delle analisi derivanti dal lavoro con le comunità. Le stesse, verranno raccolte nel Red Notebook – Una sorta di Taccuino Rosso, che rappresenterà l’elaborato finale del progetto. Unitamente al partenariato composto da donne Rom ricche di esperienza in merito alle politiche pubbliche ed al lavoro con le comunità circa l’inclusione sociale dei Rom. Un elemento, quest’ultimo di forza e di eccellenza del partenariato che unifica le donne attiviste Rom, consentendo loro di rimuovere pregiudizi e stereotipi negativi, oggi esistenti nell’opinione pubblica europea. 7 Crisi dei migranti: il piano UE – Turchia <uno dentro ed uno fuori> Lo leggo do L'UE e la Turchia affermano di aver concordato i principi generali di un piano per alleviare la crisi migratoria. In base al piano discusso a Bruxelles, tutti i migranti che arrivano in Grecia dalla Turchia verrebbero mandati indietro. In cambio, per ogni siriano restituito, un siriano già in Turchia verrebbe reinsediato nella UE. La Turchia potrebbe anche ottenere ulteriori finanziamenti e progressi nell’anelato percorso verso l'integrazione europea. Tuttavia, l'accordo non è stato ancora finalizzato ed il dialogo continuerà in vista di una prossima riunione UE il 17-18 marzo. La crisi umanitaria – Quale proposta? L'Europa sta affrontando la più grande crisi di rifugiati dalla seconda guerra mondiale. L'anno scorso, più di un milione di persone sono entrate illegalmente nell'UE via mare, principalmente dalla Turchia alla Grecia. La maggior parte erano siriani, in fuga da una guerra civile che dura da 4 anni. Altri 2,7 milioni di siriani vivono attualmente in Turchia. I capi dell'Unione Europea hanno detto che sono necessarie "mosse coraggiose" per affrontare la crisi, ed hanno fatto le seguenti proposte: Tutti I migranti irregolari che attraversano la Turchia, diretti alle isole greche, debbono essere rimandati in Turchia, costi a carico della UE. Per migranti irregolari si intende tutti quelli al di fuori delle normali procedure di transito, cioè privi di documenti. Il termine “migrazione illegale” normalmente si riferisce al traffico di persone; In cambio per ogni siriano rimandato in Turchia, un altro siriano già accolto in Turchia verrà reinsediato nell’Unione Europea; Piani per facilitare l’accesso alla UE di cittadini turchi verranno accelerati, al fine di consentire la loro esenzione dal visto entro giugno 2016; Il pagamento di 3 miliardi di euro, che la UE ha promesso in ottobre verrà accelerato, mentre una decisione sarà presa su ulteriori finanziamenti per aiutare la Turchia ad affrontare la crisi. La Turchia avrebbe chiesto alla UE di aumentare gli aiuti fino a 6 miliardi di euro; Preparativi verranno fatti in ordine alla decisione di apertura di nuovi capitoli nei colloqui per l'adesione all'UE della Turchia. Come hanno reagito i leader? Il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha insistito che i leader al vertice hanno fatto un "passo avanti", e si è mostrato pieno di speranza di concludere l'affare la prossima settimana. Ha detto che il progresso dei colloqui ha inviato "un messaggio molto chiaro che i giorni della migrazione irregolare verso l'Europa sono finiti". Tuttavia, il cancelliere tedesco Angela Merkel è stato più cauto, affermando: " si tratta di un passo avanti, solo se diventa realtà". Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha detto che la Turchia aveva preso una decisione che " cambia il gioco" "per scoraggiare l'immigrazione clandestina, per prevenire la tratta di esseri umani e per aiutare le persone che vogliono venire in Europa incoraggiando l'immigrazione legale". Chris Morris della BBC in Brussels afferma che, malgrado l’iniziativa sia coraggiosa, potrebbe dar luogo a feroci discussioni, e la sua implementazione non sarà facile. Potrà il sistema <ritorno> funzionare? Il sistema precisato alla BBC dal portavoce della Commissione europea per la migrazione Natasha Bertaud vedrebbe tutti i migranti soccorsi in acque greche raccolti su di un'isola greca per lo screening. Tutti i migranti economici verrebbero quindi rimandati in Turchia dove verrebbero di nuovo monitorati e se trovati "privi di diritto alla protezione internazionale" (che copre attualmente 8 solo siriani) verranno rimandati al loro paese di origine. Ancora: tutti i migranti soccorsi dalla NATO in acque turche verrebbero portati di nuovo in Turchia, che deciderà sul loro status. Permangono però gravi interrogativi: Cosa accadrà alle migliaia di migranti già in Grecia, che hanno lottato per un rifugio e per farsi registrare? Qual è lo status giuridico dei migranti rimandati in Turchia? Dato che quel Paese non è un membro a pieno titolo della Convenzione di Ginevra, potrebbe questo accordo essere impugnato in tribunale? Inoltre, solo un membro della UE – la Bulgaria – considera attualmente la Turchia un paese sicuro per il ritorno di migranti. L’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite ha già espresso preoccupazione per il "l’ambiguo ritorno" di persone, senza chiarezza sul loro status giuridico. Ancora: il sistema uno dentro uno fuori si applica solo ai siriani. Cosa succederà a tutti gli altri migranti rimandati in Turchia? Anche in questo caso la legittimità del loro ritorno deve essere considerata, come anche la capacità della Turchia di farli ritornare salvi nel Paese d’origine. Il problema più grande, però, verrà dagli stessi migranti: avendo rischiato la vita ed investito gran parte del loro denaro, non cercheranno semplicemente vie alternative? Ed in effetti i migranti nel campo Calais noto come "the Jungle", non sembrano aver rinunciato ai loro tentativi di raggiungere il Regno Unito. Per quanto riguarda il reinsediamento, c'è grande opposizione da parte di alcuni membri della UE per le quote obbligatorie di migranti. Quali sono gli altri ostacoli? Il primo ministro ungherese anti- immigrazione Viktor Orban ha già indicato di poter porre il veto all'affare reinsediamento. C’è poi la richiesta della Turchia di adesione all'UE. Un lungo e spinoso problema, non aiutato dalla recente disputa sulla libertà di stampa libertà relativa al sequestro ordinato da un tribunale turco del quotidiano dell’opposizione Zaman. Dati tutti gli ostacoli, però, questo non è il problema più pressante. Più problematica è la richiesta della Turchia di far entrare tutti i suoi cittadini senza visto nella zona Schengen dell'Unione europea; obiettivo che Ankara spera di raggiungere entro giugno. Questa richiesta però può attirare molta opposizione. Il futuro di Schengen – sistema che permette di viaggiare senza passaporto in un’area di 26 nazioni è già in dubbio, dato che otto Stati membri UE hanno introdotto controlli temporanei alle frontiere. Storie Arrivati con i corridoi umanitari dalla Siria Storie di migranti, quelli con la valigia Arrivati con i corridoi umanitari dalla Siria. I primi 93 siriani ci sono già e 23 hanno trovato casa in un agriturismo vicino Roma. La più piccola ha 11 mesi, 70 la più anziana. Per lo più musulmani, non mancano i cristiani. Insieme fanno prove di convivenza, imparano l'italiano, i bambini giocano, i grandi aspettano di fare corsi per trovare un lavoro. Pubblicato il 11 marzo 2016, Suglia di Michela Lo leggo do Scappano dalla stessa guerra e follia degli altri migranti ma di diverso, loro hanno una valigia. Hanno avuto tempo e modo di portarsi dietro l’essenziale o piccoli frammenti di memoria da cui passa a volte la dignità. Nei primi due mesi del 2016, secondo l'Alto commissariato Onu per i rifugiati, ad attraversare il Mediterraneo sono stati 131.724 migranti. Un bollettino di disperazione che diventa ancora più cupo se si conta chi non ce l'ha fatta: dall'inizio della crisi, sono circa 4mila le persone morte nel tentativo di raggiungere l'Europa via mare. Mille invece ce la faranno. Entro due anni arriveranno in Italia senza correre rischi, grazie a un corridoio umanitario aperto per la prima volta in Europa. I primi 93 siriani ci sono già e 23 hanno trovato casa in un agriturismo vicino Roma. Del gruppo romano la più piccola ha 11 mesi, 70 la più anziana. Per lo più musulmani, non mancano i cristiani. Insieme fanno prove di convivenza, imparano l'italiano, i bambini 9 giocano, i grandi aspettano di fare corsi per trovare un lavoro. Ecco gli 'altri' migranti Un nastro rosso di quelli che si arricciano come boccoli sui regali e un adesivo in italiano 'corridoi umanitari'. Le loro valigie erano diverse dalle altre in volo. E soprattutto, di diverso, le avevano. I primi migranti con trolley sono arrivati a Fiumicino nel giorno in più di un anno bisestile, senza coperte e giubbotti di salvataggio né scafisti e neppure i calli ai piedi. Un volo di linea li ha portati nella loro nuova casa Italia, con un visto umanitario già in mano. Dei primi 93 siriani arrivati con un corridoio umanitario primo caso in Europa - 15 più otto bambini vivono ora in un agriturismo a Campoleone, frazione di Aprilia dove ogni giorno arriva il treno da Roma e passano veloci i ciclisti la domenica. Qui da una settimana i 'rumori' di sottofondo sono i versi di struzzi e galline, niente a che vedere con i boati delle bombe. E niente più tende né una casa tutta per sé (per chi l'aveva), ma le camerette con bagno dove dormono in genere i clienti di Casal Damiano. In più la cucina di Sonia, un donnone dalla voce imponente e il condimento ricco che gestisce l'agriturismo insieme ai figli e al marito Damiano. In attesa dei documenti per avviare la richiesta di asilo, studiano italiano, giocano, sperano nel wifi per tenersi in contatto con parenti e amici, cercano lentamente di tornare a una vita senza paura e con un sogno o forse due. Merito di un progetto nato da un'alleanza inedita tra governo italiano, comunità di Sant'Egidio, Federazione delle chiese evangeliche e Tavola valdese che coinvolgerà in tutto 1000 migranti in due anni. Ed ecumenica è pure la nuova umanità che popola il casale: musulmani per lo più e un gruppetto di cattolici. Proprio come in Siria. I secondi si riconoscono dalla croce tau al collo, dalle donne senza velo e con gli stivali e perché non abituati alla vita in comune. E' il caso di Leen: a Roma ci è arrivata da sola, genitori e fratello sono rimasti a Damasco. C'era soltanto un posto a disposizione, così hanno deciso che fosse la più piccola di casa - 25 anni e gli studi di economia interrotti per la guerra - a giocarsi l'occasione. ''Qui mi manca la famiglia, mi mancano gli amici, le uscite il venerdì sera - racconta - e poi mi manca me stessa com'ero laggiù. Io amo Damasco''. Ora divide la camera con Mirvat, sguardo biondo da modella e 24 anni da compiere. Ad Aleppo studiava letteratura inglese, era all'ultimo anno di università ma bombe e distruzione non le hanno permesso di continuare. ''Ora voglio riprendere a studiare - dice sicura - Cosa? Non ha troppa importanza, se devo ripetere tanti esami, farò altro ma studierò''. Poi tira fuori un foulard dalla valigia, e in fondo si vede il nastrino rosso della partenza. ''L'ho tenuto per ricordo'', come la foto di lei da piccola che ha sul comodino. Altra storia e altra tenerezza quella di Dyia, 11 anni e due stampelle per quella gamba che ora non c'è (amputata per via di una bomba) ma presto ci sarà. Dovrà andarsela a prendere a Budrio alle porte di Bologna, sotto forma di protesi. Poi chissà dove potrà arrivare. Quell'articolo 'chiave' del regolamento Ue E' 'nascosto' in un articolo del regolamento dei visti europei del 2009 l'escamotage giuridico per portare via da guerra e disperazione un migliaio di persone, senza farle morire in mare e senza trafficanti. L'articolo 25 è l'appiglio per i corridoi umanitari, il progetto italiano che ha fatto arrivare a Roma i primi 93 siriani e altri ne porterà. Unico esempio in Europa. L'articolo disciplina come e quando si può avere un visto a validità territoriale limitata ossia un visto eccezionale che, tra le deroghe, ha i motivi umanitari. Ed è stato leggendo queste due parole che si è accesa la lampadina dei giuristi che nella legge cercavano una speranza. Da fine 2014 lo staff legale della Federazione delle chiese evangeliche e della comunità di Sant'Egidio si è messo assieme per realizzare un sogno nato a Lampedusa dopo le 366 bare del 3 ottobre 2013, e cioè mai più migranti morti. Riunione dopo riunione, si è arrivati alla norma con l'idea (nuova) di legarla al concetto di vulnerabilità: perché non concedere un visto umanitario a persone in difficoltà come chi scappa da conflitti, minori non accompagnati, donne sole o vittime di tratta, disabili? Ne è nata una proposta che ha incrociato i sì di Farnesina e Viminale che gestiscono le procedure di rilascio visti e asilo, fino alla firma di un protocollo nel dicembre 10 2015. I migranti, quindi, sono selezionati in base a bisogni e storie e identificati con documenti e impronte digitali. Altra novità del progetto, che è una forma di sponsorizzazione partita dalla società civile, sono i costi di viaggio e soggiorno sostenuti totalmente da evangelici e Tavola valdese grazie ai fondi dell'8 per mille (stanziati 2,5 milioni di euro in due anni) e da Sant'Egidio attraverso raccolta fondi e 5 per mille. Altro precedente di corridoio umanitario è la missione Arcobaleno nel '99 quando il governo d'Alema portò via dal Kosovo 5000 profughi. Erano altri numeri e un altro risiko. Ma i bisogni di pace e fame restano e la solidarietà, quando si vuole, non invecchia. Razzismo: al nazionale contrastarlo via settimana UNAR per 'Accendi la mente e spegni i pregiudizi' Lo leggo do Roma 14 mar. (AdnKronos) - In occasione della Giornata mondiale contro il razzismo, che si celebra il 21 marzo, l'Unar a partire da oggi e fino al 21 marzo organizza la dodicesima Settimana d'azione per contrastarlo. La campagna nazionale di sensibilizzazione ha come slogan 'Accendi la mente, spegni i pregiudizi', perché "combattere il razzismo è un impegno che parte da ciascuno di noi", dichiara Francesco Spano direttore dell'Unar, sottolineando come la formazione, l'educazione e la cultura siano l'antidoto più potente contro la paura di ogni diversità. ''Proprio per questo - rimarca Spano - tra le tante iniziative che riempiranno questa settimana e per le quali voglio ringraziare le numerose Associazioni, e tutti gli Enti che hanno aderito con entusiasmo e passione, l'Unar ha deciso di dedicare la propria attenzione in particolar modo agli studenti delle scuole, alle giovani generazioni ed a tutti coloro che, potranno essere cittadini responsabili di una comunità inclusiva e realmente fondata sull'uguaglianza e sulla pari dignità di ogni persona''. Il programma completo di tutte le iniziative che in questi giorni si svolgeranno in molte città italiana potrà essere visualizzato sul sito www.unar.it/settimanacontroilrazzismo. La XII Settimana prenderà ufficialmente questa mattina alle 10, presso l'Auditorium del Maxxi con la proiezione del film documentario 'Va pensiero. Storie ambulanti', dedicata ad un pubblico di studenti delle scuole superiori. Ad accoglierli insieme al direttore dell'Unar, ci sarà la vice presidente del Senato Valeria Fedeli. Interverranno oltre al regista etiope Dagmawi Yimer, anche uno i protagonisti del film, Mohamed Ba. Nel pomeriggio, alle 15, il direttore Spano sarà ricevuto dalla presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini. Il 15 marzo a Roma, presso il Campo sportivo XXV Aprile di Pietralata (Via Marica, 80), si svolgerà l'incontro di calcio 'Dai un calcio al razzismo' tra la squadra Liberi Nantes, composta interamente da rifugiati e richiedenti asilo politico, e una rappresentanza della Roma Calcio femminile. Il 17 marzo a Pisa, alle 10.30 presso l'Aula Magna del Polo didattico Carmignani del dipartimento di Giurisprudenza dell'università cittadina (Piazza dei Cavalieri, 2), si terrà la Tavola rotonda 'Libertà di espressione e libertà religiosa in tempi di crisi economica e di rischi per la sicurezza'. Tra gli interventi istituzionali, sono previsti quelli del direttore dell'Unar Spano, del vice presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia, e del presidente della commissione consultiva per la libertà religiosa, Francesco Margiotta Broglio. Il 18 marzo a Cagliari, alle 9.00 presso l'Aula Magna della Corte di Appello (Piazza della Repubblica, 18), alla celebrazione della giornata mondiale contro il razzismo interverranno, oltre a Spano, Roberta Usai, presidente della Lidu Sardegna - Lega italiana dei diritti dell'uomo, Giovanni Maria Bellu, presidente dell'Associazione Carta di Roma, Maria Teresa Portoghese, consigliera di parità supplente della Regione autonoma della Sardegna, Alessandra Poddie, vice presidente di Alfabeto del Mondo. Tema specifico della giornata sarà: 'Stereotipi e pregiudizi: il ruolo dell'informazione'. Sabato 19 marzo a Vanzago (MI), alle 15 presso la Sala Consiliare del Comune (Via Garibaldi, 6), il direttore dell'Unar Spano, insieme al sindaco del Comune di Vanzago Guido Sangiovanni, conferirà la cittadinanza onoraria ai bambini di origine straniera nati in Italia e residenti nel Comune. Il 20 marzo a Piacenza, alle 10.00 presso la Sala dei Teatini del Comune (ex chiesa di S. Vincenzo, via Scalabrini, 9), si svolgerà la cerimonia ufficiale in cui Spano consegnerà a Piacenza la targa come 'Capitale antirazzista d'Italia 2016'. Interverranno il sindaco Paolo Dosi, il presidente della Provincia di Piacenza Francesco Rolleri, e Stefano Cugini, assessore nuovo welfare e sostegno alle famiglie che concluderà l'evento. Sarà anche l'occasione per conferire il Premio 'Coraggio Piacentino', idea dell'imprenditore Marino Bertoli di Piacenza, presidente e fondatore del 'Comitato 100.000 piacentini contro il razzismo', 11 quale tributo piacentino al 50esimo anniversario della giornata mondiale per l'eliminazione delle discriminazioni razziali. Infine, il 21 marzo a Roma, alle 11 presso la presidenza del Consiglio dei ministri, si terrà la Cerimonia di premiazione del concorso nazionale 'Mettiti nei miei panni'. Promosso dall'Unar in collaborazione con il ministero dell'Istruzione e rivolto a tutte le scuole di ogni ordine e grado, il concorso è stato bandito nell'ambito della passata edizione della Settimana di azione contro il razzismo e si è ispirato all'omonimo gioco ideato dall'Unar (www.giocaneimieipanni.it), in base al quale gli studenti sono stati invitati a narrare in prima persona la vita di cittadini stranieri residenti in Italia descrivendone - attraverso video, immagini, parole e brani musicali - le difficoltà, le gioie, le delusioni e le speranze. L'evento sarà presieduto dal direttore dell'Unar Spano. Interverrà l'attore comico Salvatore Marino che, offrirà agli studenti sketch tratti dal suo spettacolo teatrale 'Non sono abbronzato. Qui lo dico, qui lo neg(r)o' per riflettere con il sorriso sui problemi e i moralismi dell'integrazione. Allegati Programma XII Settimana d'azione contro il Razzismo Documento Adobe PDF | 680 kB Corte Europea dei Diritti dell’Uomo Si al permesso di soggiorno al partner dello stesso sesso permesso di soggiorno per ragioni legate al ricongiungimento familiare. La Croazia è stata condannata a risarcire il danno ad una cittadina bosniaca a cui era stato rifiuto il permesso di soggiorno da parte delle autorità croate per il ricongiungimento familiare con la propria compagna che viveva appunto in Croazia. La Corte è stata esplicita nello stabilire che la regolamentazione croata abbia volontariamente operato un discrimine evidente fra i diritti riconosciuti alle coppie non sposate eterosessuali e le coppie non sposate omosessuali, quindi, ha ritenuto che tale rifiuto sia lesivo del diritto al rispetto della vita privata e dell'unità familiare, nonché contrario al divieto di discriminazione, previsti dagli articoli 8 e 14 della CEDU. Articolo 8 – Diritto al rispetto della vita privata e familiare 1. Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare, del suo domicilio e della sua corrispondenza. 2. Non può esservi ingerenza della pubblica autorità nell’esercizio di tale diritto se non in quanto tale ingerenza sia prevista dalla legge e in quanto costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria per la sicurezza nazionale, l’ordine pubblico, il benessere economico del paese, la prevenzione dei reati, la protezione della salute o della morale, o la protezione dei diritti e delle libertà altrui. Articolo 14 – Divieto di discriminazione Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere assicurato, senza distinzione di alcuna specie, come di sesso, di razza, di colore, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di appartenenza a una minoranza nazionale di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Sentenza n. 68453 del 23 febbraio 2016 Corte Europea dei Diritti dell'Uomo Corte Europea dei diritti dell'uomo - La Corte di Strasburgo con la sentenza n. n. 68453 del 23 febbraio 2016 ha riconosciuto al partner di una coppia dello stesso sesso il diritto ad ottenere il 12