Articoli Monza - 4^ ed. Monza

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Articoli Monza - 4^ ed. Monza
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Monza - 4^ ed. Monza-Montevecchia EcoTrail
Martedì, 26 Maggio 2015 15:21 | di Maurizio Lorenzini - Redazione Podisti.Net |
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Non vi piace correre troppo su asfalto? I piattoni non incontrano il vostro gradimento? Al contrario vi piace correre nella natura e nei sentieri boschivi ? Non vi
sgomentate se capita di bagnarvi i piedi guadando qualche torrente? Beh, allora la Monza-Montevecchia, confidenzialmente MoMot, è probabilmente la gara che fa per
voi. Se poi amate la condivisione dello sforzo con un/a compagno/a di viaggio lungo i 33 chilometri del percorso non ci sono più dubbi, perché porterete a casa una
entusiasmante esperienza podistica.
Questo è ciò che è successo a me e a Suzann Jonsson, un’amica svedese tosta come poche, francamente non credevo riuscisse a fare così bene, non fosse altro per la
mancanza di un’adeguata preparazione. Già, perché i chilometri non sono pochi, poi è difficile trovare dei tratti in piano e, infine, il fondo su cui si corre impegna
veramente molto. Altre peculiarità? I numerosi guadi del torrente Pegorino ( affluente del fiume Lambro) che grazie alle piogge dei giorni precedenti ha alzato un
tantino il suo livello; ma anche un tratto “cattivo” dal km 26 al km 28,5, non per niente lo hanno definito cronoscalata che i più forti, la coppia Rognoni-Cuneaz al
maschile e Sangalli-Leonardi al femminile, hanno percorso rispettivamente in 15’14 e 23’01.
Poco prima del via l’emozione è veramente tanta, .con il soprano Mariangela La Palombara, bravissima nell’eseguire il nostro inno, in versione originale, per me quasi
tre minuti con un centimetro di pelle d’oca…fantastica!
Alla fine dell’incanto mi arriva un calcetto nel sedere dalla mia compagna di corsa,calcetto che ho dovuto restituire perché in Svezia…si usa così per augurare in bocca
al lupo. Paese che vai, usanze che trovi.
Ecco il percorso e la mia e nostra storia. Si parte dalla magnifica Villa Reale di Monza, e qui ci sono le prime sorprese: la gara inizia dalla scalinata che guarda verso i
giardini reali e, a rendere ancora più speciale il primo tratto, corriamo per 58 metri sul tappeto rosso all’interno della villa, ristrutturata nel periodo 1773-1880 a cura
dell’architetto Giuseppe Piermarini.
Poi via per i primi chilometri nel parco di Monza, che lasciamo all’altezza della porta Vedano con un poderoso incitamento dell’amico Paolo Mezzina; bello vedere gli
organizzatori di altre gare ( in questo caso Urban Trail del 6 e 7 Giugno a Novedrate) che si prestano come volontari per altre manifestazioni, un modo per collaborare
ma anche fare esperienze che torneranno utili a casa propria.
Ancora pochi chilometri e si abbandona l’asfalto, che ritroveremo di tanto in tanto passando da un bosco all’altro. La valle del Pegorino è probabilmente uno dei tratti
più belli, un sentiero nel bosco abbastanza impegnativo, con qualche breve tratto fangoso, ma stupendo per chi piace il genere; come a Suzann, che corre con molta
facilità , la sua professione di insegnante di yoga l’aiuta molto a gestire al meglio gli appoggi, controlla veramente bene la sua corsa girando a notevole velocità, anche
troppo…tornati in piano, paga leggermente lo sforzo fatto in precedenza, ma recupera in fretta.
Ma quante volte in questa valle abbiamo attraversato il torrente? Non le ho contate, ma non sono poche e qualche passaggio era…veramente bagnato, del resto
l’eventuale esercizio di correre sui sassi era talvolta difficile e a rischio di scivolamento e cadute. Insomma, meglio andare via spediti e non perdere il ritmo.
La corsa prosegue con il tracciato che varia di continuo, forse è proprio questa la vera difficoltà, adattare il proprio ritmo, e le proprie capacità, alla natura del terreno e
al continuo susseguirsi di salite e discese, raramente lunghe o impegnative. Tutto vero, ma solo fino al km 26, qui, dopo un immersione fino alla cinta per attraversare
un torrente, inizia il tratto più faticoso, si sale sempre e nemmeno dolcemente, per arrivare al punto più alto, a 464 slm, al Santuario di Montevecchia. Addirittura
viene stilata una classifica a parte, e relativa premiazione, dei più veloci. Qui la mia compagna mi stupisce, riuscendo quasi sempre a correre e con un buon ritmo, non
è necessario incitarla più di un tanto, anche perché di fiato per farlo ne avrei ben poco.
Dal km 29 all’arrivo praticamente si scende sempre, alcuni tratti sono veramente ripidi, si è costretti a frenare ma le gambe sono al limite, in particolare i quadricipiti,
impiombati dalla fatica, rispondono per quello che riescono. L’unica cosa per limitare i danni è cercare di accorciare i passi e tenere le ginocchia basse, evitando il più
possibile appoggi “a martello”.
L’arrivo è spettacolare, tanta gente che applaude, lo speaker Silvio Omodeo che chiama uno per uno i runner al passaggio sotto la finish line; Roberto Mandelli, al
secolo mr.One Million Photos, scatta a ripetizione regalando foto da conservare con cura, unitamente a quelle che ha fatto alla partenza, il “pres” Andrea Galbiati che si
complimenta con tutti.
Che altro aggiungere, è stata un’esperienza entusiasmante, da ricordare e , perché no, riprovare nel 2016. Bello il commento del direttore di gara Maurizio Borgonovo,
quando ai complimenti sul percorso risponde che…non lo ha fatto lui, bensì la natura, lui si è limitato ad assecondarla.
Un bravo agli organizzatori, una gara difficile da gestire e invece impeccabile nel risultato. Un immenso ringraziamento ai volontari del Monza Marathon Team, non
hanno mai fatto mancare un incitamento ed un sorriso lungo il percorso, hanno lavorato tanto e bene per regalarci una magnifica manifestazione.