Perchè alle DONNE piace guardare film strappalacrime con le

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Perchè alle DONNE piace guardare film strappalacrime con le
Anno IV – Numero 613
AVVISO
Ordine
1. Progetto “Un Farmaco
per Tutti”; raccolta di
farmaci non scaduti
2. ORDINE:Istituito un
sussidio per i Colleghi
Iscritti all’ALBO in
Stato di Disoccupazione
3. Ordine: quota sociale
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
4. Perchè alle donne
piace guardare film
strappalacrime con le
amiche? E' un'abitudine
che le rende più
positive
5. Tumori al seno
aggressivi, a Padova si
provano cure senza
chemioterapia
6. Perché la corsa
all’aperto risulta meno
faticosa di quella su
tapis roulant?
7. Ricerca, arriva la pillola
della compassione:
aumenta l'empatia
Prevenzione e
Salute
8. Riso ipocalorico contro
l'obesità
Giovedì 02 Aprile 2015, S.Francesco di Paola, Emilia, Grazia
Proverbio di oggi………..
'O cchù bunariello tene 'a guallera e 'o scartiello
Sono uno peggiore dell' altro
Perchè alle DONNE piace guardare film
strappalacrime con le amiche?
E' un'abitudine che le rende più positive
Il segreto sta nella condivisione delle emozioni
«Che gusto ci proverà a guardare quei film strappalacrime con le sue
amiche?».
La domanda che molti uomini si
pongono potrebbe ora trovare
risposta nella scienza.
Questa abitudine tutta al femminile fa
bene all'umore: condividere con le
amiche le emozioni che si provano
davanti allo schermo aiuta ad essere
più positive.
E' quanto dimostra uno studio degli psicologi della Cardiff University
pubblicato sulla rivista Social Cognitive and Affective Neuroscience.
I ricercatori hanno analizzato il comportamento di 30 coppie di amiche di età
compresa tra 20 e 33 anni, a cui sono state mostrate immagini con un forte
impatto emotivo, chiedendo di attribuire un punteggio su una scala da “molto
negativo” a “molto positivo”.
Con una scansione cerebrale sono state monitorate le loro reazioni, mentre
guardavano le immagini da sole o in compagnia.
I risultati hanno mostrato che proprio la condivisione era la chiave per la
positività: grazie alla compagnia delle amiche, infatti, le donne trovavano più
gioiose le parti felici del film, e meno tristi le parti più commuoventi.
(OK, Salute)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 613
SCIENZA E SALUTE
TUMORI AL SENO AGGRESSIVI,
A PADOVA SI PROVANO CURE SENZA CHEMIOTERAPIA
L’Ist. Oncologico Veneto capofila di uno studio su pazienti con carcinoma HER2
positivo e recettori ormonali positivi. Esiti promettenti, siamo a metà strada.
I cosiddetti HER2+ sono i più aggressivi, tra i diversi tipi di tumore al
seno.
Ora uno studio multicentrico, coordinato all’Istituto Oncologico Veneto
di Padova da Pierfranco Conte, sta dimostrando la possibilità di trattarli
con successo mediante un protocollo terapeutico che fa a meno della
classica chemioterapia, evitandone così gli effetti collaterali.
«Le percentuali di successo sono molto interessanti - anche se i risultati
sono da prendere con prudenza perché lo studio è quasi a metà (è iniziato a maggio 2014 e si
concluderà ad aprile 2016). Per ora abbiamo verificato che nelle pazienti sottoposte a questo
protocollo, nel 70% dei casi si ottiene dopo due settimane un’evidente diminuzione della velocità di
crescita delle cellule cancerose.
E in molte di loro si è visto che dopo 5 mesi di trattamento non ci sono più cellule tumorali. Solo alla
fine della sperimentazione, quando potremo disporre di dati definitivi riguardanti circa 80 pazienti, ma
sicuramente quello che stiamo vedendo è incoraggiante e ci fa pensare di essere sulla strada giusta».
Lo studio in sintesi: Alle partecipanti, tutte pazienti con tumore al seno HER2+ con recettori
ormonali positivi, viene somministrata per due settimane una terapia solo ormonale (letrozolo) per
bocca. Al termine viene eseguita una biopsia per verificare gli effetti di questa terapia ormonale.
Nei tessuti prelevati viene valutata la velocità di proliferazione delle cellule cancerose mediante
antigene Ki67. A questo punto si aprono due possibilità:
 se la crescita delle cellule cancerose purtroppo non è diminuita (come si è verificato finora in un
terzo delle pazienti) la paziente esce dallo studio e viene trattata in maniera convenzionale con
farmaci anti HER2 e chemioterapia.
 se invece la crescita delle cellule cancerose è rallentata (come avviene in due terzi delle
pazienti) si prosegue la terapia ormonale associandole trastuzumab e pertuzumab, due farmaci
biologici anti HER2, ed evitando la chemioterapia.
Alla sperimentazione, di cui è capofila l’Ist. Oncologico Veneto, partecipano anche l’Ist. Europeo di
Oncologia e l’Ist. Nazionale dei Tumori di Milano, l’osp. Sant’Anna di Ferrara, l’osp. Santa Maria della
Misericordia di Udine, il Santa Chiara di Pisa e l’Ist. ricerca e cura del cancro di Candiolo (Torino).
Cura promettente per un tumore molto aggressivo: «Il nostro lavoro si basa sulla strategia di
cura del cancro che oggi domina tutta la ricerca: classificare le malattie cancerose a seconda delle loro
caratteristiche molecolari e genetiche per trovare la terapia più adatta e meno invasiva contro
ciascuna di esse. Il tumore al seno, lo sappiamo ormai da anni, non può essere considerato una sola
malattia, ma oggi distinguiamo 4 patologie che differiscono per caratteristiche biologiche, sintomi,
evoluzione e risposta ai farmaci. E queste patologie vanno poi suddivise in altri sottogruppi. In questo
studio abbiamo concentrato l’attenzione su uno dei due tipi di cancro al seno considerati più
aggressivi, quello con recettore HER positivo e recettore ormonale positivo e ci siamo posti l’obbiettivo
di trovare il protocollo terapeutico più efficace facendo possibilmente a meno della chemioterapia.
Non ci siamo riusciti completamente, ma abbiamo individuato una quota significativa di casi che ha
risposto in modo soddisfacente. Sul totale delle pazienti sottoposte finora studiate, circa i 2/3 sono
risultate trattabili in questo modo. E sul 70% di queste ultime possiamo parlare di successo
terapeutico». (Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 613
SCIENZA E SALUTE
PERCHÉ LA CORSA ALL’APERTO RISULTA MENO
FATICOSA DI QUELLA SU TAPIS ROULANT?
Sul tappeto manca la spinta del corpo in avanti e si tende a sollevare il piede, con
un maggior affaticamento muscolare che può portare all’infiammazione dei
tendini
Domanda: Amo molto la corsa, ma non sempre, a causa del
maltempo, riesco a fare jogging all’aria aperta e mi adatto a
utilizzare il tapis roulant. Trovo però l’esercizio fisico molto più
faticoso e spesso mi devo fermare per la stanchezza.
Perché, visto che corro per gli stessi periodi di tempo e - mi pare alla stessa andatura?
Risponde Gianfranco Beltrami, docente di Scienze motorie
all’Università di Parma
I tipi di tapis roulant: Va precisato innanzitutto che ci sono due tipi di tapis roulant:
 quelli magnetici, poco adatti per la corsa,
 quelli motorizzati,
cui lei fa senz’altro riferimento e il cui uso, secondo diversi studi comparativi, è effettivamente meno
gradito ai podisti rispetto alle uscite all’aperto, perché gli allenamenti «al chiuso» risultano più noiosi,
più faticosi e meno «rivitalizzanti», allenanti e soddisfacenti.
La corsa all’aperto, peraltro, essendo vario l’ambiente circostante, la superficie di corsa e il paesaggio,
risulta ovviamente meno monotona, specie se gli allenamenti sono lunghi. Detto questo, correre sul
tappeto è, per certi versi, innaturale e difficoltoso; per altri più facile.
Gli svantaggi del tapis roulant: Cominciamo dagli aspetti meno vantaggiosi:
 l’uso del tapis roulant può risultare più faticoso perché viene a mancare la spinta del corpo in
avanti, poiché il movimento del tappeto porta indietro il piede proprio nel momento in cui
l’avampiede dovrebbe spingere in avanti il corpo.
Mancando la spinta in avanti si lavora di più coi quadricipiti e per evitare il contatto col nastro si tende
a sollevare di più il piede, con maggior sforzo del muscolo tibiale anteriore. Ciò può comportare
infiammazione di alcuni tendini e maggior affaticamento muscolare, specie a velocità elevate.
Gli ambienti chiusi, poi, se da un lato hanno il vantaggio di consentire la pratica della corsa anche
quando fuori è buio e a dispetto di ogni condizione atmosferica, dall’altro spesso sono umidi e causano
una maggiore dispersione del calore attraverso la sudorazione, cosa che riduce la resistenza agli sforzi
prolungati e intensi. Diversamente dalla corsa all’aperto, infine, quella al chiuso, per la regolarità
dell’appoggio sul tapis roulant, non «allena» la capacità propriocettiva (la capacità di percepire e
riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli,
anche senza il supporto della vista) del piede e della caviglia: un aspetto, questo, da tenere a mente
quando si torna poi ad allenarsi nella corsa all’aperto su terreni diversi e irregolari.
La differenza tra allenamento all’aria aperta e in palestra è ancora più evidente nel ciclista che
alternativamente usa bike e pratica spinning in palestra, effettuando un lavoro aerobico che richiama
il gesto atletico del ciclismo ma su uno strumento perfettamente stabile, che non allena per niente
equilibrio, propriocezione e orientamento, bensì solo le qualità cardiovascolari.
La corsa all’aperto. Però, come si è detto, correre sul tapis roulant è, per altri aspetti, più facile:
manca la resistenza dell’aria e, grazie all’elasticità del tappeto, si riduce l’impatto del corpo
all’appoggio, con conseguente minor lavoro dell’apparato cardiorespiratorio a parità di velocità e
pendenza.
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Anno IV – Numero 613
Per avere una sollecitazione sull’apparato cardiovascolare simile a quella della corsa su strada, infatti,
si dovrebbe correre sul tapis roulant con una pendenza di circa l’uno per cento.
E ancora, sotto il profilo psicologico, alcuni trovano sia di sprone, correndo sul tapis roulant, poter
leggere in tempo reale sul display la distanza coperta, la stima del consumo calorico, la frequenza
cardiaca, poter variare la velocità di corsa e la pendenza creando un tragitto anche in salita la cui
difficoltà può essere decisa momento per momento.
A parte questi fattori, comunque, la corsa sul tappeto deve rappresentare un’opzione di riserva
quando non si può proprio correre all’aperto.
La corsa all’aperto (in un ambiente, si spera, non inquinato), infatti, offre il vantaggio primario di
esporre il corpo all’aria e alla luce solare, con conseguente attivazione della vitamina D, indispensabile
alla nostra salute. Ci abitua, poi, ad affrontare diverse condizioni climatiche, permettendoci di
rafforzare le difese immunitarie e di ridurre così il rischio di infezioni batteriche e virali. Infezioni che è
invece possibile contrarre in un ambiente sicuramente meno salubre, come è quello della palestra. In
ogni caso, sia che si corra all’aperto, sia che si corra al chiuso, sono sempre importanti un
abbigliamento adeguato che faciliti la dispersione del calore, calzature idonee, costante
idratazione. (Salute, Corriere)
SCIENZA E SALUTE
RICERCA, ARRIVA LA PILLOLA DELLA COMPASSIONE:
AUMENTA L'EMPATIA
Una 'pillola della compassione', che aumenta l'empatia verso gli altri e ci fa essere
più equi.
È ciò che stanno sviluppando i ricercatori della University of California di Berkeley e di quella San
Francisco, che con una ricerca pubblicata sulla rivista Current
Biology hanno testato un farmaco in grado di produrre
artificialmente «sentimenti di bontà».
Il farmaco, a base di tolcapone, che prolunga gli effetti della
dopamina, una sostanza chimica prodotta dal cervello e legata
alla ricompensa e alla motivazione, agirebbe modificando
l'equilibrio neurochimico nella corteccia prefrontale del
cervello, responsabile della personalità, del comportamento sociale e della capacità decisionale.
I partecipanti allo studio, 35, sono stati divisi in due gruppi:
 al primo è stato dato un placebo,
 all'altro il tolcapone ed è stato chiesto a tutti di partecipare a un gioco che prevedeva la
condivisione di denaro con un destinatario anonimo.
Risultati: Coloro che hanno assunto tolcapone si mostravano più equi nella suddivisione dei soldi ed
erano più sensibili verso le iniquità sociali.
«Di solito pensiamo all'equanimità come una caratteristica stabile della nostra personalità – lo studio
non rifiuta questo concetto, ma mostra come questo tratto possa essere influenzato prendendo di
mira alcune specifiche vie neurochimiche nel cervello umano».
Gli scienziati sono convinti anche che questa pillola potrebbe un giorno contribuire a trattare malattie
mentali dal forte impatto sociale, come la schizofrenia o le dipendenze.
(salute, Il messaggero)
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Anno IV – Numero 613
PREVENZIONE E SALUTE
RISO IPOCALORICO CONTRO L'OBESITÀ
Un semplice procedimento di cottura può modificare la composizione dell'amido e
ridurre di oltre la metà il contenuto calorico
Una recente meta-analisi svolta su 37 studi ha appurato che è
molto difficile valutare il reale impatto delle politiche antiobesità
implementate sia in termini di divieti e limiti posti per alcuni tipi
di alimenti, sia per quel che riguarda incentivi e facilitazioni a
svolgere esercizio fisico, come la costruzione di piste ciclabili e
simili.
Gli impatti maggiori però sembrano averli avuti gli interventi volti a migliorare la qualità
nutrizionale dei cibi consumati:
 vietare l'impiego di grassi trans,
 limitare la disponibilità di bevande e cibi zuccherati e di quelli ad alto contenuto di grassi.
Ma se oltre ai divieti ci fosse anche un modo per rendere gli alimenti meno calorici di come sono
naturalmente?
Ci stanno studiando i ricercatori del College of Chemical Sciences di Colombo in Sri Lanka, che
hanno presentato il loro progetto sul riso ipocalorico, sostenendo che possa contribuire alla lotta
all'obesità, un problema di salute pubblica che va facendosi sempre più grave, ormai anche nei paesi
in via di sviluppo.
Stile di vita più sedentario, dieta nutrizionalmente sbilanciata verso zuccheri e grassi e porzioni sempre
più abbondanti sono alla base dell'aumento costante del numero di persone sovrappeso o obese.
"Abbiamo scoperto", racconta Sudhair James, alla guida del team di ricerca, "che aumentare le
concentrazioni di amido resistente nel riso è un modo nuovo di affrontare il problema. Se a subire il
trattamento è il riso di qualità migliore, il suo contenuto calorico può ridursi anche del 50-60%".
Partendo da 240 calorie per tazza, arrivare a poco più di 100 sarebbe un risultato notevole.
L'amido può essere digeribile o resistente, nel riso si trovano entrambi i tipi.
L'amido resistente non viene digerito nell'intestino tenue, dove normalmente i carboidrati sono
trasformati in glucosio e in altri zuccheri semplici e assorbiti nel flusso sanguigno.
Trasformando l'amido digeribile in amido resistente, sarebbe possibile ridurre il numero di calorie
utilizzabili del riso. "Dopo che il corpo ha convertito i carboidrati in glucosio", "qualsiasi combustibile
residuo viene convertito in un polisaccaride chiamato glicogeno. Il fegato e muscoli immagazzinano il
glicogeno e possono trasformarlo rapidamente in glucosio, se necessario.
Il problema è che il glucosio in eccesso che non viene convertito in glicogeno finisce per trasformarsi
in grasso, che può portare a sovrappeso e obesità".
Dopo aver fatto esperimenti con 38 tipi di riso, i ricercatori hanno messo a punto un sistema di
cottura che fa aumentare il contenuto di amido resistente.
In pratica aggiungono un cucchiaino di olio di cocco all'acqua di cottura e dopo aver fatto sobbollire il
riso per 40 minuti (ma pare ne bastino anche 20-25), lo fanno riposare in frigo per 12 ore,
aumentando il suo contenuto di amido resistente di circa 10 volte. L'olio aggiunto in cottura rende
l'amido resistente all'azione degli enzimi digestivi, la refrigerazione modifica ulteriormente la struttura
dell'amido. E anche riscaldando il riso così trasformato prima di mangiarlo, il processo ormai non si
inverte più.
Restano da fare studi sull'uomo per verificare quale sia la varietà di riso più adatta a subire questo
procedimento e anche capire quale possa essere il suo reale impatto sul bilancio energetico di chi
consuma il riso low-cal. (Salute, Panorama)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 613
Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli
La Bacheca
ORDINE: “UN FARMACO PER TUTTI”
L’Ordine in collaborazione con Federfarma Napoli, con la curia arcivescovile di
Napoli e con il patrocinio della Regione Campania, ha organizzato l’iniziativa
benefica “Un Farmaco per Tutti”.
Il progetto ha come finalità il riutilizzo di farmaci non ancora scaduti e correttamente conservati donati
da cittadini e raccolti nelle farmacie che aderiranno al progetto.
Il tutto per finalità umanitarie ed assistenza socio-sanitaria. I farmaci raccolti all’interno delle farmacie
resesi disponibili saranno poi smistati ai vari enti assistenziali che hanno aderito all’iniziativa.
ORDINE:Istituito un Sussidio per i Colleghi Iscritti
all’ALBO in Stato di Disoccupazione
Il Consiglio dell’Ordine al fine di offrire un sostegno economico agli iscritti all’Albo
che si trovino in stato di disoccupazione involontaria e in difficoltà economica, ha
approvato nel Consiglio del 19 Novembre 2014 uno specifico “Fondo di
solidarietà” messo a bilancio nel 2015.
Il Regolamento, consultabile sul sito istituzionale dell’Ordine, prevede per l’anno 2015 l’erogazione di
un sussidio nella misura massima di euro 150,00 pro capite in favore degli iscritti all’Albo che si
trovano da almeno 12 mesi inoccupati e che versano in difficoltà economiche.
Nel regolamento pubblicato sul sito sono chiariti
 i requisiti per la partecipazione,
 l’importo del fondo di solidarietà
 le modalità di partecipazione.
L’istanza potrà essere presentata nel periodo: 01 giugno al 30 settembre di ogni anno, corredata da:
1.Domanda di accesso al Sussidio, in carta libera (v. allegato - sito istituzionale)
ORDINE: QUOTA SOCIALE
Si Comunica che in questo periodo, Equitalia Sud SpA, Agente della riscossione dell’Ordine dei
Farmacisti della Provincia di Napoli, sta recapitando l’avviso di pagamento relativo alla Tassa di
iscrizione per l’anno 2015, di euro 150,00.
Tutti i Colleghi che non avessero ancora ricevuto tale avviso, possono rivolgersi direttamente
agli Uffici dell’Ordine o inviare una e-mail all’indirizzo [email protected] per
conoscere le modalità di pagamento.
Si ricorda che il mancato adempimento, fa venir meno il requisito per mantenere l’iscrizione all’Albo
Professionale.