Prefazione

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Prefazione
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Prefazione
Le grandi catastrofi e le conseguenti emergenze pongono all’umanità domande e problemi irrisolti sul senso e sulle ragioni del dolore, soprattutto sulle sofferenze degli
innocenti.
A noi che operiamo nel settore della Protezione Civile, di fronte a calamità spesso
ineluttabili, resta solo la possibilità di prevedere e prevenire, per quanto possibile, e
poi di assistere le popolazioni segnate dalle ferite inferte dagli eventi.
Il primo intervento si regge inevitabilmente sugli strumenti più consueti e tradizionali, come la medicina di pronto soccorso e la soddisfazione dei bisogni primari:
cibo, riparo, qualche indumento che permetta di affrontare il trauma immediato e il
rischio di sopravvivenza. Ma ciò che appare subito con evidenza è il fatto che, superata la prima fase violenta, che colpisce e frastorna le vittime, subentra un lungo e
faticoso cammino di presa di coscienza, di elaborazione del lutto, quando nulla è più
come prima e l’attenzione dei soccorritori è costretta a dedicarsi a un minimo di ricostruzione dello scenario di vita.
Dopo le primissime notti di insonnia e di incubo, i sopravvissuti provano spesso
una profonda sensazione di solitudine, per quanto coinvolti in un turbinio di problemi e di attività che ruotano sì intorno a loro, ma senza riuscire a curare adeguatamente lo stato di prostrazione e di disperazione in cui versano. È in questi momenti
che nasce la necessità di un’attenzione diversa che, oltre alle ferite fisiche, fornisca un
conforto più profondo: si attivano, o si dovrebbero attivare, strumenti psicologici più
attenti ai bisogni profondi dello spirito.
Il condizionale è d’obbligo, perché queste forme di assistenza, soprattutto nei casi
più gravi e quando il concorso di forze è internazionale, sono fortemente limitate dalle
diversità culturali e, soprattutto, dalle differenze linguistiche, che non consentono
una comunicazione adeguata e creano ulteriori motivi di sconforto e frustrazione.
In questo scenario è stato proposto l’intervento tramite agopuntura, forse con una
certa sorpresa per i non addetti, ma con aspetti sui quali vale la pena di riflettere.
Si può rilevare innanzitutto che il trattamento con agopuntura instaura un rapporto umano diretto e dedicato fra medico e paziente: si stabilisce, tra i due soggetti,
una relazione chiara e definita che, anche in assenza di parole, testimonia la volontà
precisa di creare o ripristinare qualcosa di quei ponti affettivi che la catastrofe può
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aver interrotto o compromesso, di fornire una compensazione alla solitudine e allo
sconforto per le lacerazioni avvenute. Chi riceve il trattamento di agopuntura intuisce sicuramente di essere oggetto di un’attenzione precisa e personale, senza intermediazioni e senza la sensazione di un trattamento di massa, avverte il fatto di essere
curato individualmente e personalmente, senza mediatori e senza il condizionamento
di parametri esterni, per la sua malattia, evidente nel corpo, e per il dolore del suo
spirito, che non appare in genere con sintomi esteriori, ma non è per questo meno
reale.
Questo senso di attenzione personalizzata si regge a sua volta anche su altri elementi che il paziente può non avvertire razionalmente, ma che di sicuro intuisce pur
in assenza di parole.
L’agopuntore non delega al farmaco la speranza di un risultato terapeutico. La
prescrizione farmacologica tradizionale, se la consideriamo da questo punto di vista,
esprime un trasferimento dal medico al medicinale dell’azione curativa. Stabilita la
posologia, il rapporto medico-paziente in qualche modo si interrompe e tocca al farmaco portare a compimento l’auspicata guarigione. Il medico è altrove e, senza nulla
togliere alla sua disponibilità professionale, diventa una terza parte che può assistere,
comunque con distacco terapeutico, all’evolvere degli eventi. È nato un nuovo rapporto, sul percorso della guarigione, che vede protagonisti un essere umano e il farmaco prescritto.
Non sfugge, invece, a chi è coinvolto e sta ricevendo l’attenzione dell’agopuntore,
il fatto che il terapeuta si mette in gioco personalmente, con le proprie conoscenze e
la propria presenza reale, esponendosi fisicamente e in prima persona a una verifica
diretta e immediata di ciò che sta compiendo. Le variabili che possono determinare
il successo o il fallimento sono indiscutibili: non esistono individui o stati patologici
identici e con la medesima risposta, e il terapeuta non esita a compromettere la propria immagine, pur di testimoniare l’intenzione attiva di fornire un aiuto concreto.
Negli scenari di intervento psicologico è noto agli operatori che il tentativo di aiuto
è spesso reso impossibile dal fattore linguistico. Sempre più frequentemente, per via
della globalizzazione in atto anche nel campo della Protezione Civile, l’aiuto degli
psicologi è inattuabile per l’indisponibilità di un’équipe di specialisti che riesca a dialogare con soggetti di diverse lingue e nazionalità. Nella terapia con agopuntura il
fenomeno, una volta stabilito il contatto e accettata e avviata la terapia, è completamente differente. Non sono le parole che reggono gli eventi in atto. L’inevitabile somatizzazione del trauma riceve una risposta sintonizzata certamente sul piano
psicologico, ma potenzialmente realizzabile senza un dialogo verbale.
E quand’anche fosse possibile disporre di psicologi preparati dal punto di vista
della lingua, le difficoltà non riescono sempre a essere superate a causa degli ostacoli
che nascono da fattori culturali.
Anche all’interno di una lingua condivisa possono esistere barriere inattese, come
si è rilevato ed è sempre constatabile quando operatori e assistiti appartengono ad
aree geografiche di una stessa nazione lontane fra loro e caratterizzate da usanze
diverse, spesso su basi religiose o tradizioni locali differenti, persino in campo alimentare. Una volta compreso e accettato il rapporto terapeutico mediante agopuntura e adottate alcune cautele nell’abbinamento dei soggetti di tale rapporto, tutto
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avviene sulla base di un meccanismo dialettico che non prevede tentativi di convincimento del malato e non contrasta con le sue certezze culturali o sociali.
È noto che l’agopuntura solleva ancora reazioni di perplessità in taluni ambienti
della medicina ufficiale, che contestano la sua reale efficacia. Queste reazioni non sono
peraltro identiche nelle varie nazioni e oscillano fra ammissioni di validità e dubbi
circa i benefici reali. Le considerazioni che si effettuano qui intendono però riferirsi
al campo più complesso dell’intero sistema psicofisico umano, che ricava senz’altro
beneficio da quella che sopra è stata indicata come un’attenzione personale e dedicata
verso coloro che hanno subito forti traumi nel corpo e nella psiche. Comunque si
valuti il fenomeno, è sicuramente sostenibile che un trattamento di questo genere,
condotto con attenzione e cura da soggetti esperti, senza promettere risultati assoluti
– come del resto nessuna terapia può garantire, nei confronti del composito organismo umano – può contribuire a quel soccorso globale che si deve portare verso soggetti gravemente traumatizzati.
In tale prospettiva l’agopuntura può inserirsi nelle azioni condotte a favore delle
popolazioni colpite da eventi catastrofici, partecipando attivamente allo sforzo di
sostegno e di ripristino che è proprio della Protezione Civile.
L’auspicio che si può formulare è che una pratica estesa di questa forma di intervento possa consentire valutazioni concrete ed esperienze proficue per l’intero universo del soccorso. L’essere umano nella sua totalità è un bene prezioso che merita
ogni possibile sforzo di aiuto e attenzione.
Mario Moiraghi
Principali ruoli rivestiti:
Direttore della Protezione Civile della Regione Lombardia
Docente presso il Politecnico di Milano, titolare delle cattedre in Protezione Civile e Gestione
delle Emergenze
Direttore scientifico della rivista «Rassegna della Protezione Civile»
Delegato al Consiglio Nazionale della Protezione Civile
Progettista nel settore Raffinerie/Ambiente
Istruttore del Ministero dell’Ambiente
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Il nostro percorso
nell’emergenza
AGOM – Agopuntura nel Mondo ha preso vita da sé, quale movimento spontaneo, ormai
da oltre vent’anni attraverso l’attività di volontariato – a quei tempi non di agopuntura –
che svolgevo da ragazza in diversi continenti, quali l’Asia e l’America Latina.
Risale invece al gennaio 2005 il primo periodo di volontariato medico, anche di
agopuntura, che ho attuato a Velankanni in occasione dello tsunami indiano.
A distanza di poco meno di un decennio, nel 2013, ha preso poi avvio un’attività
continuativa di volontariato di agopuntura, mia e di Carlo Moiraghi, con vari periodi
di lavoro dapprima a Calcutta, in India, che si sono sviluppati negli anni seguenti sia
a Calcutta e a Velankanni, sempre in India, sia a Kathmandu, in Nepal.
A partire da questo fattivo percorso, nell’inverno del 2014 abbiamo fondato l’associazione senza scopo di lucro AGOM – Agopuntura nel Mondo, e alcuni altri colleghi medici agopuntori si sono presto aggiunti ai nostri viaggi di volontariato indiano.
Nel 2015 AGOM partecipa con vari eventi mirati alla stagione di EXPO a Milano, e
nell’autunno dello stesso anno entra in FISA, Federazione Italiana delle Società di Agopuntura. Al medesimo recente periodo risalgono i contatti con una delle strutture storiche nel campo del volontariato, l’Associazione Volontari di Protezione Civile A. Mussi
e G. Arosio.
Subito si chiariscono la piena identità di interessi e di vedute delle due associazioni di volontariato, la comune volontà di collaborare pienamente in tempi stretti e
le fattive sinergie che possono derivarne. Attraverso questa convergenza d’intenti,
AGOM e l’agopuntura tutta entrano così nella Protezione Civile.
Si tratta di un evento nuovo, certamente significativo e importante, fino a pochi
anni fa anche solo difficile da immaginare, che si colloca all’interno dei tanti progressivi passi che l’agopuntura cinese ha saputo validamente attuare nell’ultimo secolo
per radicarsi nel tessuto sociale e medico occidentale.
La presenza dell’agopuntura all’interno della Protezione Civile è un fatto che riteniamo essenziale, e assai raro, se non unico, nell’intero orizzonte della Protezione
Civile europea, e ne siamo lieti. Per questo ne cogliamo appieno la responsabilità, e
ci impegniamo fin d’ora a operare al meglio nei compiti che ci vengono affidati.
Onorati di rappresentare una sezione dell’Associazione Volontari di Protezione
Civile A. Mussi e G. Arosio, lasciamo ora spazio al suo Responsabile delle Relazioni
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Il nostro percorso nell’emergenza
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Esterne, Giuseppe Colli, e lo ringraziamo anche per questo prezioso contributo che
ha voluto qui dedicarci.
Paola Poli
Presidente di AGOM – Agopuntura nel Mondo
Oltre trent’anni di attività sul territorio sono un traguardo ambizioso per molti, ma
ancora di più per un’associazione di volontari che si deve confrontare, oltre che con
la propria missione e i propri volontari, anche con le Istituzioni: Comune, Prefettura,
Provincia, Regione, che gestiscono le modalità di attivazione e di ingaggio nel corso
delle emergenze.
L’Associazione Volontari di Protezione Civile A. Mussi e G. Arosio, fondata il 26
marzo 1985 a Lissone, rimane uno dei primi gruppi lombardi ad aver perseguito con
tenacia e perseveranza i propri principi fondativi e ad annoverare ancora tra i suoi
volontari alcuni soci fondatori, che garantiscono riferimenti sicuri nelle attività formative e nel corso dell’operatività.
L’attuale età media dei volontari, grazie a recenti adesioni di giovani, lascia ben
sperare per i prossimi trent’anni. Poter essere attrattivi per le nuove generazioni è
un’indubbia conferma che conforta e conferma l’impostazione data.
L’Associazione è cresciuta e ha partecipato negli anni alle maggiori emergenze sul
territorio nazionale, dalla Valtellina all’Abruzzo, consolidando le proprie specializzazioni, sulle quali ha investito la totalità delle risorse disponibili: la logistica di supporto ai soccorsi – ristorazione e gestione dei rifornimenti – servizi di segreteria da
campo e squadre specializzate nell’approntamento e gestione di aree adibite a elisuperfici
per aeromobili di soccorso.
Nel corso del 2015, le nostre specializzazioni si sono arricchite di due importanti
collaborazioni che ci consentono di diversificare ancora di più il nostro ruolo nel corso
delle emergenze. Una specializzazione riguarda la possibilità di utilizzo di droni, velivoli a pilotaggio remoto, per i rilievi immediatamente successivi a eventi calamitosi,
piuttosto che per la mappatura di zone a rischio per meglio valutarne gli interventi di
prevenzione. Il tutto nel rispetto delle recenti e severe norme edite da ENAC (Ente
Nazionale per l’Aviazione Civile). La seconda specializzazione, recentemente introdotta come sezione specifica nella nostra Associazione, è relativa a un gruppo di medici
agopuntori, AGOM – Agopuntura nel Mondo, che hanno al loro attivo molte missioni
in campo internazionale nell’assistenza con agopuntura alle popolazioni nelle difficili
fasi di ritorno alla normalità dopo forti traumi conseguenti a catastrofi naturali.
Con le suddette specializzazioni siamo parte integrante della Colonna Mobile Provinciale e Regionale, aderendo alla turnazione in prima chiamata stabilita da Regione
Lombardia.
Con queste premesse, possiamo guardare ai prossimi trent’anni con concreto ottimismo.
Giuseppe Colli
Responsabile Relazioni Esterne
Volontari Protezione Civile A. Mussi e G. Arosio, Lissone
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a te che parti
Non sai come sarà, l’immaginazione non è mai come la sensazione vissuta sulla pelle.
Gli odori, i colori, le magrezze o i gonfiori di talune persone ti resteranno dentro.
Pochi giorni trascorsi in un altrove del mondo ti cambieranno magari più di quanto
possano farlo alcuni anni vissuti nella tua città.
Se stai per partire per un luogo colpito da qualche calamità, l’aereo vuoto ti indurrà
a chiederti come mai hai deciso di andare dove quasi nessuno desidera recarsi.
Mentre te lo domandi, mentre hai chiaro che per avere questa risposta dovranno
trascorrere diversi giorni, e che nemmeno al rientro forse avrai la risposta attesa, proprio in quel momento osservi i tuoi compagni di viaggio. Saranno anche pochi, ma
hanno il cuore aperto. Lo rivelano gli occhi lucenti e le mani calme, i sorrisi.
Non te ne sei accorto ma sorridi anche tu.
Stai partendo per metterti al servizio degli altri.
Il mondo si è spostato e ha inghiottito abitudini e sicurezze. Anche solo una carezza
può rappresentare molto dove stai andando. Sai che proverai a dare di più. Sai che
vorrai provare a dare tutto te stesso. Speri di essere in grado, ti chiedi se hai abbastanza esperienza, ma in fondo senti che non è mai abbastanza. Sai che riceverai più
di quello che riuscirai a dare.
Queste esperienze penetrano stabili e sottili, tramite i sensi si insinuano nella pelle
e nel corpo, si fanno tue, ti fanno bene.
Venendo ai preparativi, c’è chi si porta tutto il proprio mondo nel baule del nonno,
c’è chi del mondo si fida del tutto e viaggia con una sola sacca, e piena solo a metà, e
c’è chi bilancia le cose – e a noi pare saggio – e con sé porta un aiuto concreto, perché
sa che se sei tu che ti aiuti, il mondo ti aiuta di più. I tuoi bagagli saranno quindi proprio come sei tu, tali e quali, e in ogni caso andrà bene così.
E a proposito del materiale professionale, stai tranquillo, sbaglierai la misura in
ogni caso. Impossibile sapere quanto sarà il tuo lavoro, la realtà sarà comunque diversa
dalle tue aspettative; però stai sereno davvero, vedrai che sarà più accogliente di
quanto immagini, ti ritroverai a casa. Lo sappiamo bene, ora che stai partendo per
una terra devastata dal disastro ti risulta difficile crederlo, eppure è così: sarà la tua
casa, pensa che bello, avrai casa laggiù.
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a te che parti
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Fin da ora attivati per controllare i regolamenti della nazione in cui ti rechi. L’idea
che ti puoi fare da casa sarà comunque diversa dagli ordinamenti che scoprirai solo
in luogo, però è già qualcosa.
La pratica dell’agopuntura è per lo più ammessa nel mondo, specie se lavori all’interno di una struttura riconosciuta. La licenza adeguata è poi ben più facilmente ottenibile della locale licenza per la pratica medica. Ti può tuttavia richiedere qualche
«giornata di burocrazia», sballottato fra edifici e uffici del locale ministero della Salute.
A noi è successo in Nepal.
Ora, solo per dare un po’ di numeri, noi a testa ci portiamo 2 o 3 coppette, e a settimana contiamo circa 400 grammi cotone, 2 boccette di disinfettante, 1 dozzina di
sigari di moxa, e circa 500 aghi per ogni giornata, dato che in media ci aspettiamo di
trattare 25 malati al giorno con una ventina di aghi: è un calcolo di gran lunga per
eccesso, ma molti aghi vanno sprecati e qualche scatola persa, e poi non si sa mai. Tu
passa alle scatole da 1000 aghi, che sono ben comode per risparmiare spazio.
Quanto alle misure degli aghi, dipende dalle tue abitudini, sei tu che pungi. Quelli
che noi utilizziamo di più sono gli aghi di misura 13×20, 25×20, 40×20.
Bene, questo è tutto, ora tutto è pronto.
Stai proprio per partire e viene il tempo del dubbio.
Non sai più perché lo stai facendo.
Perché proprio tu? Perché proprio lì? Perché proprio ora?
Perché stai lasciando quello che hai, la tua vita e i tuoi cari?
Lascia stare, la tua vita è dove vanno i tuoi passi.
I tuoi cari li porti con te, nella tua carne, e loro te, stanne certo.
Che credi? Loro lo sanno bene, sai, perché vai. Magari ora mugugnano ma sono
felici per te, va tutto bene così.
Dai, lascia perdere la mente che mente, ora stai nella vita, prendi e vai.
Vola alto e ritorna, amico nostro caro.
Sarà più bello del bello. Ci saprai dire.