Prefazione
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Prefazione
XIII Prefazione Le grandi catastrofi e le conseguenti emergenze pongono all’umanità domande e problemi irrisolti sul senso e sulle ragioni del dolore, soprattutto sulle sofferenze degli innocenti. A noi che operiamo nel settore della Protezione Civile, di fronte a calamità spesso ineluttabili, resta solo la possibilità di prevedere e prevenire, per quanto possibile, e poi di assistere le popolazioni segnate dalle ferite inferte dagli eventi. Il primo intervento si regge inevitabilmente sugli strumenti più consueti e tradizionali, come la medicina di pronto soccorso e la soddisfazione dei bisogni primari: cibo, riparo, qualche indumento che permetta di affrontare il trauma immediato e il rischio di sopravvivenza. Ma ciò che appare subito con evidenza è il fatto che, superata la prima fase violenta, che colpisce e frastorna le vittime, subentra un lungo e faticoso cammino di presa di coscienza, di elaborazione del lutto, quando nulla è più come prima e l’attenzione dei soccorritori è costretta a dedicarsi a un minimo di ricostruzione dello scenario di vita. Dopo le primissime notti di insonnia e di incubo, i sopravvissuti provano spesso una profonda sensazione di solitudine, per quanto coinvolti in un turbinio di problemi e di attività che ruotano sì intorno a loro, ma senza riuscire a curare adeguatamente lo stato di prostrazione e di disperazione in cui versano. È in questi momenti che nasce la necessità di un’attenzione diversa che, oltre alle ferite fisiche, fornisca un conforto più profondo: si attivano, o si dovrebbero attivare, strumenti psicologici più attenti ai bisogni profondi dello spirito. Il condizionale è d’obbligo, perché queste forme di assistenza, soprattutto nei casi più gravi e quando il concorso di forze è internazionale, sono fortemente limitate dalle diversità culturali e, soprattutto, dalle differenze linguistiche, che non consentono una comunicazione adeguata e creano ulteriori motivi di sconforto e frustrazione. In questo scenario è stato proposto l’intervento tramite agopuntura, forse con una certa sorpresa per i non addetti, ma con aspetti sui quali vale la pena di riflettere. Si può rilevare innanzitutto che il trattamento con agopuntura instaura un rapporto umano diretto e dedicato fra medico e paziente: si stabilisce, tra i due soggetti, una relazione chiara e definita che, anche in assenza di parole, testimonia la volontà precisa di creare o ripristinare qualcosa di quei ponti affettivi che la catastrofe può XIV Prefazione ISBN 978-88-08-18525-9 aver interrotto o compromesso, di fornire una compensazione alla solitudine e allo sconforto per le lacerazioni avvenute. Chi riceve il trattamento di agopuntura intuisce sicuramente di essere oggetto di un’attenzione precisa e personale, senza intermediazioni e senza la sensazione di un trattamento di massa, avverte il fatto di essere curato individualmente e personalmente, senza mediatori e senza il condizionamento di parametri esterni, per la sua malattia, evidente nel corpo, e per il dolore del suo spirito, che non appare in genere con sintomi esteriori, ma non è per questo meno reale. Questo senso di attenzione personalizzata si regge a sua volta anche su altri elementi che il paziente può non avvertire razionalmente, ma che di sicuro intuisce pur in assenza di parole. L’agopuntore non delega al farmaco la speranza di un risultato terapeutico. La prescrizione farmacologica tradizionale, se la consideriamo da questo punto di vista, esprime un trasferimento dal medico al medicinale dell’azione curativa. Stabilita la posologia, il rapporto medico-paziente in qualche modo si interrompe e tocca al farmaco portare a compimento l’auspicata guarigione. Il medico è altrove e, senza nulla togliere alla sua disponibilità professionale, diventa una terza parte che può assistere, comunque con distacco terapeutico, all’evolvere degli eventi. È nato un nuovo rapporto, sul percorso della guarigione, che vede protagonisti un essere umano e il farmaco prescritto. Non sfugge, invece, a chi è coinvolto e sta ricevendo l’attenzione dell’agopuntore, il fatto che il terapeuta si mette in gioco personalmente, con le proprie conoscenze e la propria presenza reale, esponendosi fisicamente e in prima persona a una verifica diretta e immediata di ciò che sta compiendo. Le variabili che possono determinare il successo o il fallimento sono indiscutibili: non esistono individui o stati patologici identici e con la medesima risposta, e il terapeuta non esita a compromettere la propria immagine, pur di testimoniare l’intenzione attiva di fornire un aiuto concreto. Negli scenari di intervento psicologico è noto agli operatori che il tentativo di aiuto è spesso reso impossibile dal fattore linguistico. Sempre più frequentemente, per via della globalizzazione in atto anche nel campo della Protezione Civile, l’aiuto degli psicologi è inattuabile per l’indisponibilità di un’équipe di specialisti che riesca a dialogare con soggetti di diverse lingue e nazionalità. Nella terapia con agopuntura il fenomeno, una volta stabilito il contatto e accettata e avviata la terapia, è completamente differente. Non sono le parole che reggono gli eventi in atto. L’inevitabile somatizzazione del trauma riceve una risposta sintonizzata certamente sul piano psicologico, ma potenzialmente realizzabile senza un dialogo verbale. E quand’anche fosse possibile disporre di psicologi preparati dal punto di vista della lingua, le difficoltà non riescono sempre a essere superate a causa degli ostacoli che nascono da fattori culturali. Anche all’interno di una lingua condivisa possono esistere barriere inattese, come si è rilevato ed è sempre constatabile quando operatori e assistiti appartengono ad aree geografiche di una stessa nazione lontane fra loro e caratterizzate da usanze diverse, spesso su basi religiose o tradizioni locali differenti, persino in campo alimentare. Una volta compreso e accettato il rapporto terapeutico mediante agopuntura e adottate alcune cautele nell’abbinamento dei soggetti di tale rapporto, tutto ISBN 978-88-08-18525-9 Prefazione avviene sulla base di un meccanismo dialettico che non prevede tentativi di convincimento del malato e non contrasta con le sue certezze culturali o sociali. È noto che l’agopuntura solleva ancora reazioni di perplessità in taluni ambienti della medicina ufficiale, che contestano la sua reale efficacia. Queste reazioni non sono peraltro identiche nelle varie nazioni e oscillano fra ammissioni di validità e dubbi circa i benefici reali. Le considerazioni che si effettuano qui intendono però riferirsi al campo più complesso dell’intero sistema psicofisico umano, che ricava senz’altro beneficio da quella che sopra è stata indicata come un’attenzione personale e dedicata verso coloro che hanno subito forti traumi nel corpo e nella psiche. Comunque si valuti il fenomeno, è sicuramente sostenibile che un trattamento di questo genere, condotto con attenzione e cura da soggetti esperti, senza promettere risultati assoluti – come del resto nessuna terapia può garantire, nei confronti del composito organismo umano – può contribuire a quel soccorso globale che si deve portare verso soggetti gravemente traumatizzati. In tale prospettiva l’agopuntura può inserirsi nelle azioni condotte a favore delle popolazioni colpite da eventi catastrofici, partecipando attivamente allo sforzo di sostegno e di ripristino che è proprio della Protezione Civile. L’auspicio che si può formulare è che una pratica estesa di questa forma di intervento possa consentire valutazioni concrete ed esperienze proficue per l’intero universo del soccorso. L’essere umano nella sua totalità è un bene prezioso che merita ogni possibile sforzo di aiuto e attenzione. Mario Moiraghi Principali ruoli rivestiti: Direttore della Protezione Civile della Regione Lombardia Docente presso il Politecnico di Milano, titolare delle cattedre in Protezione Civile e Gestione delle Emergenze Direttore scientifico della rivista «Rassegna della Protezione Civile» Delegato al Consiglio Nazionale della Protezione Civile Progettista nel settore Raffinerie/Ambiente Istruttore del Ministero dell’Ambiente XV XVII Il nostro percorso nell’emergenza AGOM – Agopuntura nel Mondo ha preso vita da sé, quale movimento spontaneo, ormai da oltre vent’anni attraverso l’attività di volontariato – a quei tempi non di agopuntura – che svolgevo da ragazza in diversi continenti, quali l’Asia e l’America Latina. Risale invece al gennaio 2005 il primo periodo di volontariato medico, anche di agopuntura, che ho attuato a Velankanni in occasione dello tsunami indiano. A distanza di poco meno di un decennio, nel 2013, ha preso poi avvio un’attività continuativa di volontariato di agopuntura, mia e di Carlo Moiraghi, con vari periodi di lavoro dapprima a Calcutta, in India, che si sono sviluppati negli anni seguenti sia a Calcutta e a Velankanni, sempre in India, sia a Kathmandu, in Nepal. A partire da questo fattivo percorso, nell’inverno del 2014 abbiamo fondato l’associazione senza scopo di lucro AGOM – Agopuntura nel Mondo, e alcuni altri colleghi medici agopuntori si sono presto aggiunti ai nostri viaggi di volontariato indiano. Nel 2015 AGOM partecipa con vari eventi mirati alla stagione di EXPO a Milano, e nell’autunno dello stesso anno entra in FISA, Federazione Italiana delle Società di Agopuntura. Al medesimo recente periodo risalgono i contatti con una delle strutture storiche nel campo del volontariato, l’Associazione Volontari di Protezione Civile A. Mussi e G. Arosio. Subito si chiariscono la piena identità di interessi e di vedute delle due associazioni di volontariato, la comune volontà di collaborare pienamente in tempi stretti e le fattive sinergie che possono derivarne. Attraverso questa convergenza d’intenti, AGOM e l’agopuntura tutta entrano così nella Protezione Civile. Si tratta di un evento nuovo, certamente significativo e importante, fino a pochi anni fa anche solo difficile da immaginare, che si colloca all’interno dei tanti progressivi passi che l’agopuntura cinese ha saputo validamente attuare nell’ultimo secolo per radicarsi nel tessuto sociale e medico occidentale. La presenza dell’agopuntura all’interno della Protezione Civile è un fatto che riteniamo essenziale, e assai raro, se non unico, nell’intero orizzonte della Protezione Civile europea, e ne siamo lieti. Per questo ne cogliamo appieno la responsabilità, e ci impegniamo fin d’ora a operare al meglio nei compiti che ci vengono affidati. Onorati di rappresentare una sezione dell’Associazione Volontari di Protezione Civile A. Mussi e G. Arosio, lasciamo ora spazio al suo Responsabile delle Relazioni XVIII Il nostro percorso nell’emergenza ISBN 978-88-08-18525-9 Esterne, Giuseppe Colli, e lo ringraziamo anche per questo prezioso contributo che ha voluto qui dedicarci. Paola Poli Presidente di AGOM – Agopuntura nel Mondo Oltre trent’anni di attività sul territorio sono un traguardo ambizioso per molti, ma ancora di più per un’associazione di volontari che si deve confrontare, oltre che con la propria missione e i propri volontari, anche con le Istituzioni: Comune, Prefettura, Provincia, Regione, che gestiscono le modalità di attivazione e di ingaggio nel corso delle emergenze. L’Associazione Volontari di Protezione Civile A. Mussi e G. Arosio, fondata il 26 marzo 1985 a Lissone, rimane uno dei primi gruppi lombardi ad aver perseguito con tenacia e perseveranza i propri principi fondativi e ad annoverare ancora tra i suoi volontari alcuni soci fondatori, che garantiscono riferimenti sicuri nelle attività formative e nel corso dell’operatività. L’attuale età media dei volontari, grazie a recenti adesioni di giovani, lascia ben sperare per i prossimi trent’anni. Poter essere attrattivi per le nuove generazioni è un’indubbia conferma che conforta e conferma l’impostazione data. L’Associazione è cresciuta e ha partecipato negli anni alle maggiori emergenze sul territorio nazionale, dalla Valtellina all’Abruzzo, consolidando le proprie specializzazioni, sulle quali ha investito la totalità delle risorse disponibili: la logistica di supporto ai soccorsi – ristorazione e gestione dei rifornimenti – servizi di segreteria da campo e squadre specializzate nell’approntamento e gestione di aree adibite a elisuperfici per aeromobili di soccorso. Nel corso del 2015, le nostre specializzazioni si sono arricchite di due importanti collaborazioni che ci consentono di diversificare ancora di più il nostro ruolo nel corso delle emergenze. Una specializzazione riguarda la possibilità di utilizzo di droni, velivoli a pilotaggio remoto, per i rilievi immediatamente successivi a eventi calamitosi, piuttosto che per la mappatura di zone a rischio per meglio valutarne gli interventi di prevenzione. Il tutto nel rispetto delle recenti e severe norme edite da ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile). La seconda specializzazione, recentemente introdotta come sezione specifica nella nostra Associazione, è relativa a un gruppo di medici agopuntori, AGOM – Agopuntura nel Mondo, che hanno al loro attivo molte missioni in campo internazionale nell’assistenza con agopuntura alle popolazioni nelle difficili fasi di ritorno alla normalità dopo forti traumi conseguenti a catastrofi naturali. Con le suddette specializzazioni siamo parte integrante della Colonna Mobile Provinciale e Regionale, aderendo alla turnazione in prima chiamata stabilita da Regione Lombardia. Con queste premesse, possiamo guardare ai prossimi trent’anni con concreto ottimismo. Giuseppe Colli Responsabile Relazioni Esterne Volontari Protezione Civile A. Mussi e G. Arosio, Lissone XIX a te che parti Non sai come sarà, l’immaginazione non è mai come la sensazione vissuta sulla pelle. Gli odori, i colori, le magrezze o i gonfiori di talune persone ti resteranno dentro. Pochi giorni trascorsi in un altrove del mondo ti cambieranno magari più di quanto possano farlo alcuni anni vissuti nella tua città. Se stai per partire per un luogo colpito da qualche calamità, l’aereo vuoto ti indurrà a chiederti come mai hai deciso di andare dove quasi nessuno desidera recarsi. Mentre te lo domandi, mentre hai chiaro che per avere questa risposta dovranno trascorrere diversi giorni, e che nemmeno al rientro forse avrai la risposta attesa, proprio in quel momento osservi i tuoi compagni di viaggio. Saranno anche pochi, ma hanno il cuore aperto. Lo rivelano gli occhi lucenti e le mani calme, i sorrisi. Non te ne sei accorto ma sorridi anche tu. Stai partendo per metterti al servizio degli altri. Il mondo si è spostato e ha inghiottito abitudini e sicurezze. Anche solo una carezza può rappresentare molto dove stai andando. Sai che proverai a dare di più. Sai che vorrai provare a dare tutto te stesso. Speri di essere in grado, ti chiedi se hai abbastanza esperienza, ma in fondo senti che non è mai abbastanza. Sai che riceverai più di quello che riuscirai a dare. Queste esperienze penetrano stabili e sottili, tramite i sensi si insinuano nella pelle e nel corpo, si fanno tue, ti fanno bene. Venendo ai preparativi, c’è chi si porta tutto il proprio mondo nel baule del nonno, c’è chi del mondo si fida del tutto e viaggia con una sola sacca, e piena solo a metà, e c’è chi bilancia le cose – e a noi pare saggio – e con sé porta un aiuto concreto, perché sa che se sei tu che ti aiuti, il mondo ti aiuta di più. I tuoi bagagli saranno quindi proprio come sei tu, tali e quali, e in ogni caso andrà bene così. E a proposito del materiale professionale, stai tranquillo, sbaglierai la misura in ogni caso. Impossibile sapere quanto sarà il tuo lavoro, la realtà sarà comunque diversa dalle tue aspettative; però stai sereno davvero, vedrai che sarà più accogliente di quanto immagini, ti ritroverai a casa. Lo sappiamo bene, ora che stai partendo per una terra devastata dal disastro ti risulta difficile crederlo, eppure è così: sarà la tua casa, pensa che bello, avrai casa laggiù. XX a te che parti ISBN 978-88-08-18525-9 Fin da ora attivati per controllare i regolamenti della nazione in cui ti rechi. L’idea che ti puoi fare da casa sarà comunque diversa dagli ordinamenti che scoprirai solo in luogo, però è già qualcosa. La pratica dell’agopuntura è per lo più ammessa nel mondo, specie se lavori all’interno di una struttura riconosciuta. La licenza adeguata è poi ben più facilmente ottenibile della locale licenza per la pratica medica. Ti può tuttavia richiedere qualche «giornata di burocrazia», sballottato fra edifici e uffici del locale ministero della Salute. A noi è successo in Nepal. Ora, solo per dare un po’ di numeri, noi a testa ci portiamo 2 o 3 coppette, e a settimana contiamo circa 400 grammi cotone, 2 boccette di disinfettante, 1 dozzina di sigari di moxa, e circa 500 aghi per ogni giornata, dato che in media ci aspettiamo di trattare 25 malati al giorno con una ventina di aghi: è un calcolo di gran lunga per eccesso, ma molti aghi vanno sprecati e qualche scatola persa, e poi non si sa mai. Tu passa alle scatole da 1000 aghi, che sono ben comode per risparmiare spazio. Quanto alle misure degli aghi, dipende dalle tue abitudini, sei tu che pungi. Quelli che noi utilizziamo di più sono gli aghi di misura 13×20, 25×20, 40×20. Bene, questo è tutto, ora tutto è pronto. Stai proprio per partire e viene il tempo del dubbio. Non sai più perché lo stai facendo. Perché proprio tu? Perché proprio lì? Perché proprio ora? Perché stai lasciando quello che hai, la tua vita e i tuoi cari? Lascia stare, la tua vita è dove vanno i tuoi passi. I tuoi cari li porti con te, nella tua carne, e loro te, stanne certo. Che credi? Loro lo sanno bene, sai, perché vai. Magari ora mugugnano ma sono felici per te, va tutto bene così. Dai, lascia perdere la mente che mente, ora stai nella vita, prendi e vai. Vola alto e ritorna, amico nostro caro. Sarà più bello del bello. Ci saprai dire.