Quell`India giovane che vuole morire

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Quell`India giovane che vuole morire
Quell'India giovane che vuole morire
Venerdì 05 Ottobre 2012 07:10
Circa 400 persone si suicidano ogni giorno in India, soprattutto giovani: un incremento del 25%
nell'ultimo decennio, numeri che pongono oggi il Paese al secondo posto dopo la Cina nella
classifica più triste del mondo. Uno non se lo immaginerebbe, considerato quanto spesso e da quante persone l'India venga
vista come la Terra delle Risposte alle nostre inquietudini esistenziali occidentali, come un
luogo dove andare a
Ritrovare Se Stessi attraverso una
spiritualità millenaria e le sue pratiche, ritmi di vita più umani e rilassati e un rapporto più sano e
diffuso con l'interiorità e con la natura. Eppure ormai ogni giorno circa 400 Indiani, spesso
giovani, benestanti e altamente scolarizzati, quelle risposte non riescono invece a trovarle da
nessuna parte, arrivando così fino all'estremo di togliersi la vita: 135.585 suicidi solo nel 2011.
Se il tragico trend dovesse mantenersi invariato anche in futuro, per le ragazze indiane d'età
compresa tra i 15 e i 29 anni il suicidio potrebbe diventare presto la prima causa di mortalità,
superando quelle legate alle complicazioni durante la gravidanza e il parto - non certo meno
drammatiche, ma oggi tendenzialmente in diminuzione - mentre tra i maschi indiani della stessa
fascia i suicidi hanno già quasi raggiunto le morti per incidente stradale, fino ad ora per loro la
prima causa di morte. L'incidenza della fascia compresa tra i 15 e i 29 anni sulle percentuali nazionali nel 2011 ha
infatti superato di oltre un punto quella seguente, 30-44 anni: 35,4 contro 34,1 % dei casi. E se
in media sono soprattutto gli abitanti maschi degli Stati del Sud a morire volontariamente, negli
Stati cioè considerati più ricchi ed evoluti, percentuali alla mano oggi sono le ragazze indiane le
più vulnerabili ed é invece il West Bengal a meritarsi il triste primato nazionale, col 12,2 % di
casi sul totale, mentre il
Bihar siede anche in questo
caso, ma per una volta
felicemente
, all'ultimo posto. 1/4
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Considerando poi che certamente si tratta solo della proverbiale punta dell'iceberg, dato che in
India il suicidio e i suoi tentativi sono un reato e che perciò, quando possibile, le famiglie
tendono a denunciarlo come morte accidentale,
i numeri presentati nel rapporto stilato dal National Crime Records Bureau
sono spaventosi, e vanno d'altronde a confermare quelli già presentati in uno
 studio analogo
conclusosi nel 2010 e pubblicato da The Lancet
lo scorso Giugno. Per dare una misura dell'emergenza costituita dal fenomeno, basti dire che le
morti per suicidio tra i giovani indiani duplicano abbondantemente quelle causate nel Paese
dall'HIV-AIDS.
Paura di fallire, stress, depressione causata dal timore di non essere all'altezza delle
aspettative familiari, mancanza di autostima: queste le cause principali che sembrano portare al
gesto estremo i giovani indiani, seguite dalla paura della malattia, di fronte alla certezza della
quale si preferisce spesso farla finita. E per farla finita, secondo i dati del 2011, gli Indiani
scelgono principalmente di impiccarsi - 33.3 % - o di ingerire veleno/pesticidi - 32.3 %. Secondo
il rapporto, il suicidio per malattia risulta più frequente nelle zone rurali, rispetto a quelle urbane,
probabilmente a causa del limitato accesso ad eventuali cure o alla scarsa consapevolezza
della possibile efficacia delle stesse, sommati alla grande disponibilità di pesticidi in loco. Per
questo motivo, per esempio, a Sri Lanka la vendita dei pesticidi è stata fortemente
regolamentata, col risultato di aver visto rapidamente calare il numero dei suicidi nelle zone
agricole.
Ma sempre rispetto all'India rurale, va sottolineato come l'attenzione dei media si focalizzi
generalmente sui suicidi degli agricoltori depauperati, certamente numerosissimi, mentre lo
studio ha rilevato che in realtà i lavoratori agricoli non mostrano un fattore di rischio maggiore
rispetto ad altri residenti nelle stesse zone ma impiegati in altre occupazioni: in sostanza,
secondo quanto emerso, nell'India rurale si suicidano anche moltissimi contadini. La povertà
risulta essere stata infatti causa di suicidio solo nell'1,7 % dei casi riportati e la bancarotta nel
2,2, contro per esempio gli
amori
infelici
,
risultati responsabili del 3,4 % dei casi.
Curiosamente, però, risulta che tra le donne indiane divorziate o vedove il tasso di suicidi sia
invece molto basso, a differenza di quello che avviene nei Paesi occidentali, dove le donne
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sole, divorziate o rimaste vedove, sono molto più inclini a compiere gesti estremi rispetto a
quelle regolarmente sposate.
I tassi altissimi di suicidi giovanili riscontrati negli evoluti Stati meridionali - un piccolo territorio
come quello di Puducherry presenta statistiche relative impressionanti, tra le più alte del
mondo - vengono necessariamente relazionati da molti osservatori con la pressione esercitata
oggi dalle famiglie indiane sui figli studenti e alla competizione che conseguentemente si
scatena in ambito scolastico e poi lavorativo, portando sempre più spesso i giovani alla
disperazione, facendoli sentire
costantemente inadeguati oltre che
abbandonati, tanto dagli amici, divenuti avversari nella corsa all'eccellenza, quanto dai familiari,
perennemente delusi per i loro mancati successi. Il dottor Vikram Patel, tra gli autori dello studio
di
The
Lancet
, sottolinea come la stragrande maggioranza della popolazione indiana, a partire dal corpo
docente di scuole e università, ignori poi totalmente anche quelle strategie minime già più che
collaudate nel resto del mondo per l'identificazione preventiva degli elementi e delle situazioni a
rischio: a giudicare dalle cronache sui principali quotidiani indiani, sono effettivamente frequenti
i casi di studenti di ogni ordine e grado, alcuni piccolissimi, che si suicidano direttamente a
scuola, magari nascosti nei bagni, ma comunque sotto gli occhi di compagni e professori, non
appena ricevuta una delusione o una reprimenda giudicata evidentemente insopportabile. Ma a prescindere dalle auspicabili future competenze specifiche in materia da parte di
insegnanti ed educatori, é certo che una società la cui Meglio Gioventù si toglie la vita con tale
frequenza dovrebbe interrogarsi a fondo anche rispetto ai meccanismi, alle aspettative indotte e
ai ritmi di cambiamento attraverso i quali sta costruendo il suo futuro e il suo progresso
socio-economico: "
In fin
dei conti
- conclude il dottor Patel in un editoriale pubblicato da
The Hindu
nella prevenzione dei suicidi risiede la quintessenza dell'interazione positiva tra scienza e
società; solo una collaborazione proficua e continua fra questi due settori ci aiuterà tanto a
capire il fenomeno quanto a salvare le sue vittime ".
Aggiornamento del 4.9.2014:
Secondo un rapporto pubblicato oggi dall'Organizzazione Mondiale della Salute, WHO, nel
2012 l'India ha superato nella tragica classifica anche la Cina, con 258.075 suicidi accertati:
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99.977 donne e 158.098 uomini.
10.12.2014:
Il governo centrale annuncia di voler depenalizzare il reato di tentato suicidio cancellando la
sezione 309 del Codice Penale indiano, che al momento prevede fino a un anno di detenzione
e multe salate per i sopravvissuti al
tragico gesto
. 4/4