Agrario INforma 06-2016

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Agrario INforma 06-2016
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Anno 2 - n° 3
Giugno 2016
IN QUESTO NUMERO:
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Marco De Fanti: Campione
Esperienza con i pastori transumanti
Visita all’azienda Da Re
Assemblea di Istituto
Olimpiadi Forestali 2016
Controllo biologico delle malerbe
La Torbiera di Lipoi
L’Europa entra nella nostra scuola
LATTE BIOLOGICO
Una conversione da approfondire
Giovedì 19 maggio presso villa Tomitano su sollecitazione del Gruppo
Allevatori Bellunesi coordinati da Gianni Slongo, si è tenuto un importante convegno/confronto sul tema “La crisi della zootecnia di montagna e la conversione al biologico: limiti e potenzialità”
I relatori intervenuti Alberto Vallati di Arav, Ermes De Rossi di CertBios, Marcello Malacarne dell’ULSS n.2, Silvano Cossalter di Veneto
Agricoltura hanno affrontato in termini molto concreti ed operativi
alcune problematiche di comparazione tra la zootecnia tradizionale
e quella certificata biologica contestualizzandole nella specificità dei
nostri territori montani. In particolare sono stati affrontati argomenti
quali: il benessere degli animali, la domanda crescente tra i cittadini del
biologico, i differenziali di prezzo tra latte convenzionale e latte certificato, i costi di certificazione e delle prescrizioni disciplinari correlate,
la foraggicoltura biologica di montagna, la farmacoterapia nell’allevamento biologico, il pascolo e l’alpeggio e il frazionamento fondiario. Da
queste sollecitazioni è seguito un interessante e puntuale dibattito tra
i numerosi presenti (studenti, allevatori, docenti) che hanno apprezzato
la rara occasione di costruttivo confronto tra approcci e tecniche agronomiche e zootecniche diverse che
devono confrontarsi concretamente
con le non semplici risposte da dare
alla grave crisi del settore lattiero/caseario alla luce della liberalizzazione
delle quote latte e dell’incremento
di offerta di prodotti non qualificati
o certificati a fronte di una perdurante contrazione della domanda di
settore.
E’ sembrata comunque esserci una
convergenza di valutazioni sulla necessità di consolidare una riconoscibile qualificazione delle produzioni
di montagna, prodotti questi che
ovviamente non non possono essere
competitivi nella dimensione quantitativa; così come sembra essere diffusa la consapevolezza dell’urgenza
ed attualità di scelte strategiche ed
innovative che vanno attuate in tempi brevi orientando anche le misure
ed i sostegni comunitari che dovrebbero tener conto dell’importante
funzione dell’agricoltura di montagna nella conservazione delle biodiversità e del paesaggio coltivato in ambienti complessi.
Importanti prospettive sono infine state esplicitate nelle conclusioni del
convegno da parte del Dirigente Scolastico Ezio Busetto che ha ribadito
l’obiettivo di procedere alla conversione dell’azienda agraria all’agricoltura biologica, sottolineando nel contempo anche la disponibilità
del nostro Istituto a collaborare con gruppi di lavoro territoriali su questi importanti temi, auspicando quindi ulteriori collaborazioni anche
con gli allevatori presenti, che potrebbero sfociare a breve in progetti
operativi a valere sul Programma di Sviluppo Rurale con particolare riferimento alle misure di cooperazione.
Valter Bonan
MARCO DE FANTI: CAMPIONE
Il 5 e 6 maggio 2016 presso l’Istituto comprensivo di Pieve di Santo Stefano (Arezzo) si
è svolta la prima edizione della gara nazionale tra i migliori studenti degli Istituti Forestali
del nostro Paese.
Le articolate ed impegnative verifiche, alle quali sono stati sottoposti i partecipanti selezionati hanno riguardato numerose competenze ed abilità tecniche e professionali e si
sono sviluppate in due dense giornate di prove coordinate da una commissione composta
da docenti di diverse discipline ed anche da alcuni rappresentanti ministeriali.
L’esito delle prove è stato per il nostro Istituto entusiasmante: primo assoluto il nostro
Marco De Fanti della quarta B forestale che ha totalizzato ben 99,8 punti sui 100 disponibili distanziando il secondo arrivato Giacomo Bruzzone dell’Istituto Forestale di Ormea
(Cuneo) e il terzo sul podio Noemi Garzotto del Parolini di Bassano.
Se questi erano i prestigiosi obiettivi della competizione ed l’importante contesto dell’iniziativa, eravamo tutti curiosi di saperne un pò di più.
Marco ci puoi raccontare in sintesi in cosa consistevano queste prove?
Con la prova scritta ci è stato chiesto di sviluppare caratteristiche botaniche e tecnologiche
di una specie forestale, di impostare le diverse fasi di un cantiere forestale e di analizzare
anche aspetti che possono interferire sul ciclo produttivo quali quelli climatici, morfologici , ambientali. All’orale ci siamo confrontati sul riconoscimento delle specie forestali, sui
dispositivi di sicurezza degli operatori e degli strumenti di lavoro; infine la prova pratica è
consistita nel cambio della catena della motosega.
Cosa porti con te da quest’esperienza?
La consapevolezza della solidità della mia formazione ottenuta in questa scuola e la conferma sull’utilità delle esperienze di alternanza scuola lavoro che ho avuto la fortuna di
attuare in aziende qualificate forestali
nella mia Val di Zoldo. E’ stata inoltre
una piccola ma importante occasione
di personale soddisfazione per il mio
impegno profuso negli studi e per la
mia consolidata passione delle tematiche forestali.
Nella sua consueta pacatezza ed umiltà Marco non sottolinea che questa
sua brillante prestazione ha comportato anche una positiva ed importante
promozione della nostra scuola, l’iscrizione del suo nominativo nell’albo
delle eccellenze del Miur e l’opportunità di organizzare qui al Della Lucia il
prossimo concorso nazionale forestale
in quanto Istituto vincitore della prima
gara nazionale.
V.B.
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Alternanza scuola lavoro (ASL) davvero speciale:
ESPERIENZA CON I PASTORI TRANSUMANTI
Nel mese di aprile 2016 ho svolto l’attività scuola lavoro in un allevamento ovi-caprino con sede a Pergine Val Sugana (TN), di proprietà
del signor Eccel Vigilio, che pratica il pascolo vagante con delle capre e
un gregge di mille pecore. Queste sono di due razze: Biellese e Bergamasca mentre le capre sono di razza Camosciata delle Alpi. Il pastore
viene coadiuvato nel lavoro anche da una decina di asini che fungono
da trasportatori di agnelli o vettovaglie in zone difficili dove i mezzi
non arrivano.
Durante i periodi estivi gli animali pascolano gli alpeggi di Mondeval
di Sopra e di Sotto e malga “Le Ciampe” (circa 350 ha) , queste sono di
proprietà delle Regole di San Vito di Cadore alle quali viene versato
una quota per l’affitto. In autunno le pecore pascolano zone prative
lungo la Valle del Boite, tra San Vito e Borca di Cadore, poi attraverso
delle strade silvo-pastorali si spostano a Vodo e Zoppè di Cadore per
arrivare poi in Zoldo e scendere lungo la strada provinciale che conduce a Longarone. A seguire il gregge, si sposta lungo la Valbelluna, valica
il passo San Boldo per procedere verso la provincia di Udine e precisamente a Cividale del Friuli (febbraio). Il percorso poi di ripete a ritroso.
Il signor Vigilio con l’aiutante e la moglie, si sposta, oltre che a piedi,
anche su degli autocarri i quali fungono da “alloggio vagante” e riparo
per gli agnellini nei tratti lunghi e asfaltati.
Durante il mio primo periodo di alternanza il gregge pascolava lungo
gli argini del fiume Meduna in provincia di Pordenone e poi lungo gli
argini del fiume Monticano tra Gorgo al Monticano e Oderzo. I lavori
che ho svolto durante lo stage sono stati molti tra i quali: di buon mattino, verso le 5, aprire i recinti dove il gregge aveva trascorso la notte;
poi spostare su aree pascolive gli animali per alimentarsi; nuovamente
sistemazione dei recinti per radunare le pecore; nel pomeriggio, dopo
un pasto veloce con il titolare e i collaboratori, nuovamente liberare
e spostare le pecore al pascolo. Durante questi spostamenti dovevo
controllare con attenzione che le pecore non andassero a brucare nei
vigneti, nei campi coltivati (mais, orzo, frumento, ecc.); in questa operazione venivo aiutato da dei cani di razza Pastore Belga. Quest’ultimi
erano stati addestrati per sorvegliare il gregge ed eseguivano movimenti specifici su comandi verbali e fischi particolari del pastore. La
sera prendevo gli agnelli appena nati e li portavo alle madri che con
loro trascorrevano la notte, di giorno poi salivano, a momenti alterni,
su dei mezzi.
Altri lavori che ho eseguito sono stati la marcatura auricolare delle
pecore con delle pinze apposite: vengono applicate delle marche
all’orecchio riportante il codice della stalla, in caso di smarrimento i
capi vengono identificati e la tosatura delle pecore con un vello rado
utilizzando le forbici manuali.
Nell’attività della pastorizia ed in particolare di quella transumante il
ritmo delle giornate è scandito dal movimento lento del gregge alla
ricerca del cibo. I pastori trascorrono il tempo osservando il gregge e
chiaccherando con le persone che incontrano lungo il percorso che da
tempo si ripercorre in modo cadenzato (oltre 40 anni).
Durante questa esperienza ho conosciuto altri pastori transumanti che
frequentano con le loro greggi, le stesse zone di pascolo.
Tale esperienza mi ha dato la possibilità di vivere più giorni in situazioni particolari , che comportano sacrificio e mi sono reso conto che per
svolgere questo lavoro serve tanta passione.
Ho fatto tanto fatica a rimanere lontano per tre settimana da casa, ho
dovuto rinunciare ai comfort che ho sempre a disposizione come i servizi igienici, l’ acqua calda, il televisore, il letto comodo, i pasti caldi e
serviti in tavola e molti altri.
La mia fatica e i miei sacrifici però, anche se brevi, sono stati appagati in
quanto mi sono sentito parte attiva in questo contesto della pastorizia,
una delle più antiche attività agricole che l’uomo conosce e continua
a sviluppare.
Roda Rodolfo Classe III B Professionale
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Visita all’azienda “DA RE”
Giovedì 28 aprile 2016 noi studenti
della classe 4A Tecnico con le insegnanti Merlo Lucia e Serena Turrin,
ci siamo recati a Zoppè di San Vendemiano (TV) in visita all’azienda
Da Re, dove vengono prodotti i Bibanesi.
Come comunemente pensa il consumatore, i Bibanesi non sono dei
grissini, ma una tipologia di pane
croccante originalmente inventato
dal signor Da Re questo, per poter
lavorare di giorno invece che di notte, come avviene presso i fornai.
I Bibanesi vengono preparati con diverse materie prime: farine di manitoba, farro, quinoa e grano (kamut),
acqua, lievito di birra naturale, olio
extra vergine di oliva italiano (var.
Coratina), strutto, malto e altri prodotti per aromatizzare il prodotto
come, pomodoro, rosmarino, cipolla, peperoncino, olive, latte e miele. Gli ingredienti sono altamente selezionati al fine di ottenere un elevato standard qualitativo oltre che
essere lavorati secondo la migliore tradizione artigiana.
Per produrre questo pane, viene realizzata la biga (impasto), che viene lasciata 33-34 ore a riposare in ambiente idoneo a temperatura costante di circa 20°C per la lievitazione; viene controllato il pH che deve risultare tendenzialmente acido, 5,5, poi si procede al rinnovo della
biga aggiungendo della farina. Ottenuto l’impasto la lavorazione è quasi totalmente fatta a mano, la tecnologia delle macchine serve solamente a rendere il lavoro più leggero come nella preparazione dell’impasto infatti i Bibanesi che si ottengono, sono uno diverso dall’altro.
Questo pane viene venduto principalmente al nord e al centro Italia, nelle grandi distribuzioni, nei panifici, nei negozi specializzati e anche
all’estero.
Durante la visita il titolare ci ha fatto degustare dei Bibanesi appena sfornati ed erano veramente buoni: croccanti, profumati e saporiti.
La visita è stata molto interessante, abbiamo compreso l’importanza della qualità e tracciabilità delle materie impiegate in un processo di
lavorazione al fine di ottenere prodotti commercialmente validi e apprezzati dal consumatore.
Casanova Valentina Classe 4° Tecnico
Assemblea di Istituto: momento di RIFLESSIONE COLLETTIVA
Il 20 aprile di questo anno si sono riuniti in Assemblea di Istituto i ragazzi della nostra scuola.
È stata l’occasione per riflettere su tematiche di grande attualità ed interesse, unitamente a Relatori qualificati interni ed esterni all’Istituto.
A causa dell’elevato numero di partecipanti, circa 400, sono stati allestiti diversi ambiti contemporaneamente.
Nello specifico, nell’aula mensa è intervenuto il dott. Dott. Luigi Turco psicologo ULSS Feltre che ha introdotto il tema delle Dipendenze,
prevalentemente da alcool, e l’ Avv.Prof.ssa Sabrina Bellumat che si è occupata degli aspetti relativi alle Pari Opportunità, stimolando il
dialogo con gli studenti alla luce dei dati evidenziati nelle slides di presentazione della tematica proposta.
Nella sala ex chiesa sono intervenuti la dott.ssa Francesca Quaglia psicologa responsabile Centro Antiviolenza Feltre/Belluno e la nostra
docente Mariagrazia Ammirabile, le quali hanno introdotto il tema della violenza sotto gli aspetti relazionali, psicologici e penali, proiettando video e presentazioni che hanno suscitato interesse ed emozioni nei presenti, considerate la delicatezza e l’attualità del problema.
Entrambi i momenti sono stati introdotti dalla docente Incoronata Ventola e moderati dall’altra docente Simonetta Turrin.
Infine, nell’Aula Tomitano sono stati proiettati e commentati dalla Alessandra Pezzani alcuni filmati della campagna di sensibilizzazione
del Governo italiano per la lotta contro la violenza sulle donne, promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità .
L’iniziativa, coadiuvata dalle docenti di diritto dell’Organico Potenziato, Ventola, Turrin e Ammirabile, si aggiunge ad altri momenti di
riflessione offerti dalla scuola con il supporto delle stesse nell’ambito del Piano di miglioramento, fra le quali ricordiamo: Progetto Giorno della Memoria, Progetto De Gasperi, Progetto Train To be cool, Progetto Cittadini Responsabili dell’Ambiente scuola.
Vista la buona riuscita dell’iniziativa, è auspicabile che nelle prossime occasioni gli studenti dimostrino sempre più consapevolezza
nell’esercizio dei diritti inerenti la partecipazione democratica all’organizzazione della scuola e nel potere di iniziativa a loro delegato.
Simonetta Turrin
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OLIMPIADI FORESTALI 2016
Questa manifestazione sportiva si svolge regolarmente ogni anno, nei diversi istituti agrari di 6 nazioni: Italia, Slovenia, Bosnia, Croazia, Repubblica Ceca e Austria.
Dal 16 al 18 marzo si sono svolte presso il centro di formazione forestale ad Ossiach (Austria); e hanno visto la partecipazione di 27
squadre, delle diverse nazioni, per un totale di 108 studenti/concorrenti.
Le gare con la motosega consistono in quattro prove: cambio catena, taglio di abbattimento, taglio di precisione e taglio combinato.
Ogni atleta per partecipare deve essere consapevole del regolamento di gara, deve avere tutti i dispositivi di sicurezza individuali
e la motosega deve essere in regola.
Lo scopo della manifestazione non è molto quello di vincere, ma è quello di riuscire a far capire ai partecipanti che è necessario
agire in totale sicurezza ed avere una certa attenzione. Infatti per vincere ci vuole precisione e velocità.
Quest anno il nostro Istituto si è piazzato 18° con 3477 punti totali. I vincitori sono stati i ragazzi della scuola LFS Stiegerhof con 4557
punti, seconda la scuola forestale di Litzlhof con 4543 punti e terzi la scuola HLFS Bruck/Mur Burschen con 4500 punti.
Mentre la nostra squadra femminile si è piazzata 5^ con 3054 punti. La vittoria è andata a due studentesse di Tamsweg e Hohenlehen.
Il prossimo anno la manifestazione si svolgerà presso Slavonski Brod in Croazia.
In conclusione va fatto un ringraziamento particolare al preparatore delle squadre Dal Piva Flavio, ai professori Bazzaco Paolo (resp.
Squadra maschile), De Battista Silvia (resp. Squadra femminile), Milani Maurizio (resp. Delle olimpiadi forestali), le segretarie e il
dirigente scolastico perché ci hanno permesso di partecipare a questa manifestazione.
Silvia Minella - 5A B
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CONTROLLO BIOLOGICO DELLE MALERBE
Sinergia tra istituto agrario e territorio: il pirodiserbo non più sperimentazione, ma cambio di mentalità.
L’idea ha avuto origine dopo un convegno sulle tecniche di controllo delle
erbe infestanti in agricoltura alternative al diserbo chimico.
Considerato inoltre che l’uso dei diserbanti chimici inquinanti e tossiconocivi è largamente usato anche in campo extra agricolo per controllo delle
erbe sui cigli stradali, nei piazzali, lungo le ferrovie, ecc. è nata la volontà
condivisa dal nostro Istituto e dall’Amministrazione comunale di Feltre di
un ragionamento che vada verso un cambio di mentalità sul controllo delle
erbe infestanti nei vari ambiti di competenza.
Per questo si è arrivati ad una collaborazione per l’acquisto di una moderna
macchina per il pirodiserbo.
Dopo un primo incontro con un tecnico della ditta costruttrice sulle varie
soluzioni possibili, si è trovata la convergenza su una macchina larga 140cm
provvista di camera calda, di spostamento idraulico laterale a destra, di 3
bruciatori con soffiatore sempre a destra e da una lancia manuale per le
rifiniture.
Una soluzione ritenuta adatta sia per alcune esigenze dell’Istituto (diserbo
sulla fila del vigneto, del meleto, del trattamento presemina delle colture e
dei piazzali in ciottolato antistanti la scuola) sia per soddisfare la necessità da
parte dell’Amministrazione di controllare le erbe in ambiente urbano, lungo
le strade,sui marciapiedi e nei piazzali.
Tecnicamente il pirodiserbo sfrutta l’alta temperatura generata da una fiamma alimentata a gas GPL che causa uno shok termico sulla pianta e non un
incenerimento della stessa. Infatti, dopo il passaggio, si nota un evidente
cambio di colore dell’erba che rimane di un verde più scuro, si affloscia per
poi seccare nel giro di due – tre giorni.
Il risultato maggiore si ha trattando l’erba nella parte iniziale dello stadio
vegetativo.
L’efficacia delle attrezzature che la moderna industria mette a disposizione
fa si che il pirodiserbo non sia più una sperimentazione ma una reale alternativa al diserbo chimico per il controllo delle erbe infestanti.
E’ altresì ovvio che presenta delle criticità come necessità di un maggior numero di passaggi, un risultato non totale come il diserbo chimico, un costo
iniziale per l’acquisto dell’attrezzatura un po’ più elevato, richiesta di attenzione nei periodi secchi per evitare eventuali incendi, ecc., ma comunque
mantenendo parametri di costo più che accettabili.
Concludendo l’obbiettivo di questa operazione è quello di dare un segnale
al territorio e ai nostri allievi che è possibile rinunciare ai diserbanti chimici
che spesso vengono usati per comodità o per abitudine. Serve sicuramente
un approccio diverso, perché il fine non è quello di sterminare l’erba, ma
di impedire che questa inibisca lo sviluppo delle colture con conseguente
perdita di reddito.
Luca Fontanive
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Un ecosistema delicato
LA TORBIERA DI LIPOI
Quasi al termine dell’anno scolastico, in un momento in cui i ragazzi della 1°C dell’indirizzo professionale
dell’I.P.S.A.A. di Feltre cominciavano a
raccogliere i frutti del loro anno di studio e di lavoro sui temi dell’ecologia
relativi agli ecosistemi, al sistema suolo
e alla tutela di queste risorse ambientali,
l’esplorazione della Torbiera di Lipoi si
presentava come l’occasione giusta per
mettere alla prova lo spirito d’osservazione e le capacità acquisite di riconoscere, interpretare e valutare lo stato di
salute di un ecosistema così peculiare
come questo.
Situata poco a oriente di Vellai, la torbiera si fa subito riconoscere al passo
dei ragazzi che cominciano a calpestare
terreni paludosi, dopo la breve passeggiata che dall’istituto li ha condotti al
limitare del biotopo. Il salto sul posto
di qualcuno di loro fa subito percepire
una sensazione nuova agli altri: il terreno sotto di loro vibra, e le onde si ripercuotono fino al compagno più distante
che ne avverte il movimento. La curiosità è innescata e si può cominciare a scoprire qualcosa di più di questo
ambiente così vicino alla sede del loro primo anno di studi superiori.
Le insegnanti accompagnatrici Turrin Serena e Lasen Lavinia non hanno
bisogno di ulteriori strategie per motivare gli studenti all’attenzione,
anche grazie al clima uggioso e umido di questo 11 maggio mattutino,
che crea l’atmosfera perfetta per vivere ed esplorare le peculiarità di
quest’area umida.
La classe si pone al centro della torbiera, nella sua parte ancora libera dagli arbusti che prepotentemente, a partire dai confini esterni, la
stanno gradualmente invadendo. Le acque che da questi terreni scaturiscono, importante riserva potenziale di acqua dolce, concorrono a
formare il torrente Uniera. I ragazzi vi sprofondano appena, intuendo
l’esistenza di fondali veramente particolari formati dall’accumulo di
sedimenti vegetali che in acqua, dunque in ambiente asfittico, non subiscono il normale processo di decomposizione, ma si trasformano in
“torba”. <<Ma è la stessa che viene utilizzata come combustibile e per
il giardinaggio?>>, chiede qualcuno. <<Certo, un terriccio spugnoso e
scuro che viene anche largamente sfruttato in alcuni settori della cosmetica, funziona come archivio palinologico per gli studi di climatologia, veniva utilizzato già dai Celti e dai Romani per curare le ferite
e....>>...<<Wow!>>.
Calpestando un terreno, la torba, che cresce di circa 1 mm all’anno in
accumulo costante, ci si muove con goffaggine ed attenzione all’interno
della zona acquitrinosa, posando l’attenzione sulle tre diverse fasce che
la compongono: le specie erbacee dell’area centrale ed i rari piccoli
specchi d’acqua non ancora prosciugati e colonizzati dalla rara Utricularia minor, la corona di arbusti che la circonda e la componente arborea
più esterna, caratterizzante il bosco umido che la classe ha penetrato
per entrare in torbiera.
Le insegnanti fanno notare come la tendenza della torbiera sia il rimboschimento naturale, e ci si sofferma ad osservare piante arboree come
l’Ontano nero e il Frassino maggiore, tanto interessanti quanto esigenti
in termini di assorbimento d’acqua e dunque indici di una necessaria
manutenzione (sfalcio in particolare) per evitarne il prosciugamento.
Anche l’arbusteto con Salix cinerea rende il confine della zona umida
molto suggestivo, creando una corona argentata che precede il bosco
paludoso.
Al centro della torbiera, invece, si raccolgono carici quali Carex nigrae
le più rare Carex davalliana e Carex elata, graminacee palustri un tempo
utilizzate per impagliare le sedie.
La raccolta e l’osservazione ravvicinata di alcune piante permette agli
alunni di esercitare il riconoscimento specifico, per una volta provando ad utilizzare tutti i sensi: le foglie taglienti della Carex nigra ricche
di silicio ci impongono attenzione nella raccolta, il peduncolo fiorale
dell’Eriophorum latifolium ruvido al tatto ne permette la distinzione
dal simile Eriophorum angustifolium, l’Equisetum palustre può essere
raccolto come pianta alimurgica rimineralizzante, il profumo (o l’odore sgradevole) di alcune specie incontrate più avanti lungo il sentiero
che riporta all’Istituto permette il riconoscimento dei generi Mentha
e Scrophularia.
I ragazzi raccolgono altre piante ai fini della preparazione del loro erbario, affascinati dalle precise forme geometriche di alcune specie come
il Galium palustre.
È invece ancora presto per apprezzare le fioriture di altre specie più
appariscenti, anche se si può cominciare ad osservare quella del Trifoglio bianco, caratteristico proprio di terreni in cui l’umidità permane
costantemente.
Ma la torbiera di Lipoi accoglie anche una variegata fauna, rappresentata soprattutto da invertebrati, anfibi e uccelli. La classe prova a soffermarsi sull’ascolto di questi ultimi, difficili da riconoscere al canto, ma
indubbiamente in numero elevato di specie, ulteriori indici di una biodiversità da tutelare e valorizzare.
Ecco perché, di ritorno verso la scuola e attraversando habitat diversificati, dal bosco paludoso al bosco misto di latifoglie, al pascolo ed infine
agli erbai misti di una azienda zootecnica, ci si confronta sulla possibilità
di rendersi anche come scuola un partner efficace di un progetto di
mantenimento della torbiera, per evitare che il bosco la invada completamente e in pochi decenni la prosciughi definitivamente. La forza
dell’Istituto è quella di poter preparare studenti sempre nuovi a cogliere come un’occasione didattico-formativa unica l’esistenza di un vicino
complesso ecologico così raro e prezioso, restituendo all’ambiente un
impegno di gestione attiva che, in prospettiva, possa permettere anche
alle generazioni future di vivere con entusiasmo la stessa esperienza di
scoperta, imparando a fare di tale biotopo un tesoro da custodire.
Lasen Lavinia
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L’EUROPA ENTRA NELLA NOSTRA SCUOLA
Gli esperti di Europe Direct Veneto, sportello di Veneto agricoltura, lo scorso aprile hanno
presentato presso Villa Tomitano un interessante illustrazione del Bilancio dell’Unione Europea con particolare riferimento al capitolo di spesa relativo alla Politica Agricola Comune
(PAC). L’opportunità formativa legata al Progetto”L’Europa entra nelle scuole” è stata quanto
mai attuale considerata la prossima (2017) revisione di metà percorso della PAC (2014/2020)
e la contestuale fase di attuazione del Programma di Sviluppo Rurale che prevede, a livello
regionale, la gestione di ben 1.184.000.000 di euro provenienti per il 43% dall’Unione Europea, per il 40% dallo Stato e per il 17% dalla Regione del Veneto. Queste risorse verranno
assegnate in base a sei priorità: stimolare il trasferimento di conoscenze ed innovazione, potenziare la redditività delle aziende agricole e la competitività dell’agricoltura, promuovere
l’organizzazione della filiera alimentare, preservare, ripristinare e valorizzare gli escosistemi,
promuovere l’utilizzo efficiente delle risorse e la transizione verso un’economia a basse emissioni, promuovere l’inclusione sociale e lo sviluppo economico nelle zone rurali.
Considerato il contesto scolastico sono inoltre state approfondite in particolare le misure relative all’insediamento dei giovani agricoltori, ma
anche al sostegno della diversificazione delle imprese agricole con la possibilità di creare anche attività extra-agricole nelle aree rurali al fine di
favorire la funzione di presidio e di integrazione
socio-economica soprattutto nelle aree più fragili e marginali. Sono state inoltre presentate le
importanti novità/opportunità delle misure sulla
cooperazione che potrebbero essere utili per
superare, con innovazioni di settore (filiera energetica, agricoltura sociale e fattorie didattiche,
filiera corta e certificazioni biologiche), svantaggi
economici ed ambientali derivati dall’oggettiva
complessità e frammentazione propria delle aree
rurali, soprattutto di quelle montane.
L’occasione è stata utile anche per affrontare un
tema per lo più rimosso, anzi secretato, che è
quello del TTIP (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti) accordo esposto ad
aspettative di espansione nelle esportazioni ma
anche a forti timori relativi soprattutto alla difesa
e riconoscibilità delle nostre produzioni di qualità (Dop-Igp).
Come dire che in un’economia sempre più interconnessa anche il mondo agricolo deve fare i
conti con le regole europee e mondiali.
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La redazione