MANIFESTO

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MANIFESTO
COMITATO INTERNAZIONALE PER IL FAIR PLAY
MANIFESTO
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Oggi lo sport è diventato parte integrante della vita di ogni tipo di società esistente
sul pianeta. Non cessa di evolversi e il suo stesso successo genera grandi effetti
positivi quanto delle difficoltà gravi e crescenti e degli interrogativi. Sarebbe infatti
illusorio pensare che questa attività umana intensa ed appassionata sia dotata
intrinsecamente di tutte le virtù.
Dal 1963 il Comitato Internazionale per il Fair Play, certo che PER LO SPORT IL
FAIR PLAY È UNA DIMENSIONE VITALE, si batte in molti modi per far conoscere,
far comprendere e condividere questa convinzione profonda. Nel 2010 una tale
visione è ingenua?, benpensante?, vecchia?, superata?. Il “Fair Play” - questa
espressione britannica intraducibile per ciò che si immagina o pensa nel
comprenderne il senso e le sfumature, data la difficoltà ad esprimere in due parole
in tutte le altre lingue l’esatto e completo significato –è solo il retaggio di un’epoca
passata?
Tutto al contrario, noi pensiamo che il Fair Play, nozione positiva e tollerante, è più
che mai una necessità per lo sport, una priorità.
È nostro compito, nostro onore e nostra responsabilità batterci lucidamente e senza
posa né scoraggiamento affinché il Fair Play sia sempre meglio riconosciuto,
ricompensato e promosso. Questo è il senso di questo “manifesto” che propone nel
modo più chiaro e più aperto possibile delle tracce di riflessione e d’azione
affermando risolutamente la piena determinazione e la libera scelta di coloro che lo
praticano.
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1. Crediamo che lo sport è, alla radice, un gioco, al quale ciascuno si dedica spontaneamente,
per trovare diletto; e che quali che siano le sue forme – sport per tutti, sport di svago, sport
dei disabili, sport di alto livello – se implica una nozione di competizione e confronto – nei
confronti di se stesso, degli altri o delle forze della natura – esso non può aver senso se
non considerandolo nel suo insieme indiviso. Ogni gara, ogni incontro non dovrebbero
forse essere una Festa a cui tutti partecipano?
2. Crediamo che il Fair Play, portatore di lealtà e di eleganza di comportamento è una
trasposizione sul terreno, dello spirito di giustizia che può giungere fino al dovere di rifiutare
una decisione dell’arbitro che ci abbia avvantaggiato contro la verità. Perché se lo sport è
diventato un’attività regolata in tutto il mondo da un codice comune, riconosciuto e
accettato da tutti, che incorpora evidentemente il Fair Play, quest’ultimo in ogni caso si
pone su di un piano differente. Non si deve esitare a dire: il Fair Play parla alla nostra
coscienza. Nasce da una scelta morale deliberata. Così estesamente inteso, non
diviene esso una delle pietre angolari, uno dei fondamenti dello sport?
3. Crediamo che lo sport dovrebbe rifiutare categoricamente la violenza, l’artificio, la
menzogna. L’imbroglio può essere tollerato come una semplice destrezza prodotta da
un lassismo cieco e permissivo?
Non siete persuasi che esso debba essere rigettato
senza esitazione?
4. Crediamo che i concorrenti non siano dei nemici. L’aggressività, che si differenzia
rigorosamente dalla combattività, non dovrebbe essere ammessa. Gli avversari sono in
realtà dei partecipanti di un’unica e medesima comunità e senza i quali per definizione
il gioco dello sport non potrebbe esistere. Finita la competizione, il perdente è altrettanto
importante del vincitore: non merita una uguale considerazione?
5. Crediamo essenzialmente che lo sport non può essere riducibile all’ossessione per la
vittoria né all’accumulazione di trofei e medaglie. Il Fair Play si caratterizza per questo
rifiuto di voler strappare la vittoria a qualsiasi prezzo. Questo carattere del Fair Play
occorre adattarlo continuamente alle condizioni effettive e vincolanti della pratica; non è
meglio orientare questa pratica molto più sull’attività sportiva in sé che non sui risultati?
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6.
Crediamo, dato che siamo coscienti che il Fair Play non è una ricchezza innata né acquisita
una volta per tutte, che esso necessiti di uno sforzo continuo e infaticabile di azione, di
persuasione e soprattutto di educazione, a tutti i livelli e per tutte le componenti della
comunità sportiva: atleti, allenatori il cui ruolo dovrebbe essere fondamentale, tecnici,
dirigenti, ufficiali di gara, club e federazioni sportivi, medici, spettatori e telespettatori.
Riguarda tutti noi. Ciò significa che il cantiere (di costruzione del Fair Play) è considerevole
(e complesso) e necessita di un infaticabile proselitismo: sotto forma di dimostrazioni, di scritti,
di comunicazioni di ogni ordine e natura e soprattutto di consegna di trofei e riconoscimenti
che valorizzino gli atti di Fair Play e i loro protagonisti. Il valore dell’esempio è molto forte, il
suo impatto immediato e allo stesso tempo di lunga portata. I media e la loro influenza, se
esplicita, non dovrebbero essere la miglior staffetta delle idee e delle azioni di Fair Play? e
non è questa la più dura battaglia da condurre?
7.
Crediamo che la scuola e i giovani sono al cuore della lotta per il Fair Play. Questa
dimensione dello sport dovrebbe essere una preoccupazione primaria dei loro educatori e
formatori da inculcare loro considerando la loro sensibilità. L’Università e i suoi ricercatori non
hanno mostrato di recente un interesse sempre più vivo per questo tema? Il Fair Play sembra
avere un potenziale educativo speciale verso le relazioni umane e sociali, per una
gioventù che può trarre aiuto da esso per costruire delle vite in cui possa trasparire il suo
apprendimento.
8.
Crediamo, in tutta modestia, che non ci sia nulla di utopico nel diffondere la nostra visione e
nel costruire l’esistenza a partire dall’esperienza vissuta del Fair Play nello Sport. In effetti
l’atleta, quando fa dello sport si situa simultaneamente nel gioco e nella realtà della vita. Il Fair
Play può allora diventare un modo di vivere, una regola di comportamento per tutti,
giovani, adulti e anziani che influenza le loro azioni dentro e fuori del campo. Lo sport
potrebbe allora fornire dei punti d’ancoraggio e il Fair Play divenire una guida, una filosofia.
9.
Crediamo infine che è dovere della comunità sportiva, e del Comitato Internazionale per il Fair
Play in particolare, di condividere, in pieno accordo con l’UNESCO e il Movimento Olimpico, la
propria esperienza con i rappresentanti delle altre comunità e di tutte le culture. Si tratta
proprio di una scelta morale deliberata che rivela un’etica conforme con i valori comuni
dell’umanità.
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APPELLO ALL’AZIONE
Se questo nuovo Manifesto, che ha l’obiettivo di rendere ancora più
vigoroso, attuale e attivo lo Spirito dello Sport per una autentica pratica
del Fair Play, vi ha colpito,
e se condividete questa nostra percezione, il nostro approccio, la nostra
combattività rivolta all’avvenire, noi abbiamo bisogno di voi e del
vostro sostegno.
Vi invitiamo calorosamente ad unire i vostri sforzi ai nostri per
mantenere e sviluppare il Fair Play, che per voi come per noi è la
maggiore e inseparabile dimensione dello sport.
NESSUNO SPORT SENZA FAIR PLAY.
SENZA FAIR PLAY NESSUNO SPORT.
(traduzione italiana di Maurizio Monego)
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