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Redazione: Diego Piovani
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2008 FEBBRAIO n. 2
Un compito importante
La missione oggi ha bisogno del dialogo
Missione è pace religiosa
T
ante
notizie
negli ultimi mesi ci
hanno fatto
credere che
lo scontro
tra mondo
islamico e
mondo occidentale fosse
destinato a
radicalizzarsi.
Ma una è passata quasi sotto
silenzio in mezzo all’assordante
chiasso mediatico:
uno scambio di lettere fra un gruppo di
esponenti islamici e Benedetto
XVI.
Hanno iniziato 138 esponenti
islamici di 43 nazionalità, persone di alto livello culturale, che
il 13 ottobre 2007, nel corso del
ramadan, il tempo sacro degli
islamici, hanno indirizzato una
lettera aperta al Papa e ai responsabili delle altre chiese cristiane
nel mondo. Ad essa il Papa ha
risposto alla fine di novembre
con una lettera del card. Tarcisio
Bertone, suo segretario di Stato.
Segno di un clima nuovo
Si è trattato di un fatto storico intervenuto in un momento
in cui pareva che la chiesa cattolica, come le altre chiese, non
riuscisse più a dialogare con
l’islam, che da qualche tempo
sta vivendo una stagione di una
vivacità missionaria fuori del comune, suscitando apprensione e
paura nel mondo cristiano.
Era necessario riaprire il dialogo e riprendere a parlarsi per
il bene della pace e del futuro
dell’umanità, anche per evitare
il pericolo di condannare con un
giudizio sommario tutto l’islam,
come se islamico fosse sempre e
ovunque sinonimo di intollerante, fondamentalista e, in definitiva, terrorista. Il Papa attendeva
questo momento e ha quindi accolto con favore questa lettera,
segno di un nuovo clima.
Rispetto e impegno
Pur riconoscendo le differenze
che tengono lontani i cristiani e
gli islamici, Benedetto XVI afferma che “possiamo e dunque
dobbiamo guardare a ciò che
ci unisce, specialmente la fede
nell’unico Dio e (...) il duplice
comandamento di amare Dio e
il prossimo”.
I suoi interlocutori gli aveva-
DONACI LA SAPIENZA DEL CUORE
C’è gente che apprezza, ama e si compiace
p. MARCELLO STORGATO, sx
E
ra capitato anche al Divin
Maestro. Visitava i villaggi di Samaria e aveva mandato
avanti due discepoli ad avvisare
del suo arrivo. Ma gli abitanti
non ne vollero sapere. “Facciamo venir giù il fuoco e li bruciamo vivi?”. Il Maestro Divino
li rimprovera e si avvia verso un
altro villaggio. Era il suo stile, e
l’aveva insegnato anche ai suoi
discepoli: “Se qualcuno non vi
accoglie, scuotete la polvere
dai vostri piedi...”.
Conosciamo il “fattaccio”
dell’università La Sapienza di
Roma, in riferimento alla visita
del Papa, che non vuole imporre la fede a nessuno, ma a cui
nessuno dovrebbe vietare di
parlare. I commenti sono già
stati tanti. Preferisco dare eco
a una testimonianza vera da
parte di giovani, poveri di soldi
ma pieni di fede e di voglia di
viverla. Viene dall’ultimo paese
di questo nostro mondo.
Padre Rino, superiore generale dei saveriani, appena tornato dalla visita ai missionari
in Sierra Leone, mi scrive da
Roma: “Caro Marcello, nella
missione di Kabala, dove lavorano p. Girolamo, p. Carlo e p.
Michele, ho sentito una bella
storia. I giovani hanno scritto
al Papa per ringraziarlo...”. E
mi manda la copia della lettera che dice:
“Carissimo padre Benedetto,
ogni lunedì ci riuniamo e dedichiamo la prima parte dell’incontro a riflettere, meditare e
condividere i nostri pensieri,
utilizzando i fogli che i missionari preparano per noi sulla
base di ciò che tu scrivi e dici. Ci
piace tanto e vogliamo ringraziarti e farti sapere che anche
per noi le tue parole sono come
la stella che ci guida a Gesù. Ci
commuove soprattutto il modo
con cui tu ci aiuti a comprendere la santa Eucaristia, il potente
dono che continua nel mondo
la trasformazione iniziata con
Gesù quando era sulla croce.
Cerchiamo di essere fedeli
alla Messa, in modo che anche
noi possiamo essere trasformati e diventare piccole stelle
per tanti altri giovani che desiderano unirsi a noi in questa
vita meravigliosa. Santo Padre,
grazie! Noi preghiamo per te e
chiediamo che anche tu preghi
per noi e ci benedici. Con tutto il nostro amore, i giovani di
Kabala”.
Per formare i giovani, i mis-
sionari scaricano da internet i
discorsi che il Papa fa ai giovani, le interviste o le risposte
alle domande; li stampano su
foglietti, che i giovani leggono
un po’ alla volta e li commentano, cercando riscontro nella
loro vita. Scrive p. Carlo: “Noi
non aggiungiamo commenti.
Sono loro i protagonisti che
ne scoprono i significati e se
li comunicano. Riflettere sulle
parole del Papa li aiuta a crescere. Sono rimasti colpiti in
modo particolare dalla frase
del Papa sull’Eucaristia: l’atto
più rivoluzionario della storia”.
Dal Vaticano è arrivata la risposta e la benedizione. A leggerla, è andato il vicario della
diocesi di Makeni. È stato un
incontro commovente. Conclude p. Rino: “Questa vicenda,
di semplice gratitudine nello
scrivere e di normale cortesia
nel rispondere, è diventata
un’occasione per tener vivo nei
giovani il senso di appartenere
alla chiesa”.
Ancora una volta, il Signore
del cielo e della terra ha nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le ha rivelate ai piccoli
■
(Luca 10,21).
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L.27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia.
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p. Gabriele Ferrari, sx
no scritto che “se i musulmani
e i cristiani non sono in pace, il
mondo non può esserlo”. Di qui
la responsabilità di promuovere
il dialogo perché, continua il
Papa, non vogliamo cedere “alle
pressioni negative che ci sono
tra noi, ma affermare i valori del
rispetto reciproco, della solidarietà e della pace (…). La vita
di ogni essere umano è sacra e
ci sono moltissimi spazi per agire insieme al servizio dei valori
morali fondamentali”.
È ora di dialogare su valori
comuni, “sull’effettivo rispetto della dignità di ogni persona
umana, sulla conoscenza oggettiva della religione dell’altro,
sulla condivisione dell’esperienza religiosa e sull’impegno comune di promuovere il rispetto
e l’accettazione reciproca tra le
nuove generazioni”.
Rilanciare l’ottimismo
Non c’è che dire: è un’apertura
di reciproco credito e di fiducia
che può finalmente rilanciare con
ottimismo un impegno che, solo
qualche mese fa, dalla famosa
conferenza di Ratisbona, sembrava non avere molto futuro. La
posta in gioco, scrivono i firmatari della lettera al Papa, è molto
alta: “Forse è in gioco la stessa
sopravvivenza del mondo”.
A quelli che ciononostante “provano piacere nel conflitto e nella
distruzione o stimano che alla fine riusciranno a vincere” (chiara
allusione al terrorismo islamico
e alla guerra dichiarata contro di
esso), gli estensori della lettera ri-
spondono che se non viene fatto
ogni sforzo per la pace “le nostre
anime eterne sono in pericolo”.
Benedetto XVI ha accolto questa richiesta di reciproco ascolto
e si è dichiarato pronto a ricevere in Vaticano il primo firmatario
della lettera, il principe giordano,
Ghazi bin Muhammad bin Talal,
e alcuni altri tra di essi, per continuare lo sforzo per il dialogo precisando i tempi e i temi da approfondire. Questa è la risposta che
gli islamici si attendevano.
Il dialogo di tutti noi
Ma non basta che il dialogo
si elabori nei palazzi della diplomazia o nelle università. Ci
sono altri tre modi di dialogare,
richiesti dalla globalizzazione
che ha portato a casa di tutti noi
questa nuova sfida:
• il dialogo della vita, in cui
le persone vivono lo spirito di
apertura agli altri, condividendo
le loro gioie e le loro sofferenze,
i problemi e le preoccupazioni;
• il dialogo dell’azione per un
mondo più giusto, per uno sviluppo integrale e per la liberazione dei popoli; e infine
• il dialogo dell’esperienza religiosa, in cui cristiani e musulmani condividono le ricchezze
di ciascuna religione, per es. la
preghiera e la contemplazione,
la fede e la ricerca di Dio.
Proprio questo è l’impegno
missionario che anche il recente Capitolo generale ha chiesto a
noi saveriani. E voi, amici, credete forse di esserne dispensati? ■
Missione è pace religiosa - Dio è
pace. Le religioni devono aiutare i
credenti a creare e vivere la pace.
Nella foto, l’incontro di Istanbul: il
Papa e il Muftì sono un buon esempio di missione nella pace.
2008 febbraio n.
ANNO 61°
2
2
Che vita da superiore!
3
La Bibbia nel cuore e nelle mani
4/5
Incontro, dialogo e condivisione
6
Il vangelo della giustizia
Missionari anche oggi, perché?
Padre Corinaldesi: “Il mio amico dottor Parkinson”
Parola di Dio: vita e missione della chiesa
Il cardinale Aloísio Lorscheider
2008 FEBBRAIO
m is s ion e e spirito
L’icona della missione
Il vangelo della giustizia
Per essere perfetti come il Padre
S
ono ancora io, Matteo. Desidero spiegarvi la trama
del vangelo che porta il mio nome. Seguitemi passo dopo passo.
Il vangelo inizia con Giuseppe, l’uomo giusto che deve accogliere in casa Maria e il Figlio
che portava in grembo. Così egli
è diventato l’uomo della giustizia e nella sua casa è entrato
“Emmanuele, Dio con noi”.1
Giuseppe rappresenta la nostra comunità, che doveva seguire con maggiore radicalità la
giustizia evangelica in modo che
potesse compiersi la promessa
di Gesù: “Dove due o tre sono
riuniti nel mio nome, io sono in
mezzo a loro”.2
Per trasmettere questo messaggio abbiamo usato il simbolo
numerico del “sette”, che nella
nostra cultura significa perfezione. Così abbiamo disseminato
nel nostro scritto 7 volte la parola
“giustizia”. Infatti, la nostra narrazione su Gesù può ricevere il titolo di “vangelo della giustizia”.
Le prime parole di Gesù
nel nostro vangelo sono queste:
“Lascia fare per ora, perchè con-
viene che si compia ogni giustizia”.3 Gesù le pronuncia quando,
mettendosi in fila con il popolo,
va da Giovanni a farsi battezzare.
Le prime parole sono importanti, perchè presentano la persona
e indicano la linea maestra che
guida e orienta la sua vita.
Giovanni Battista è l’ultimo
dei profeti; il profeta che fa da
ponte fra il primo Testamento
e il secondo Testamento. Egli
si presenta come “voce di uno
che grida nel deserto: preparate
la via del Signore, raddrizzate i
suoi sentieri!” (Isaia 40,3). Nel
linguaggio profetico, “preparare
la via e raddrizzare i sentieri”
vuol dire compiere la giustizia
per realizzare il Regno. Giovanni
accetta di battezzare Gesù, riconoscendo in lui il Messia inviato
a compiere tutta la giustizia.
Quasi alla fine della nostra narrazione, riappare la parola “giustizia”.
Ne parla ancora Gesù, in relazione
a Giovanni Battista: “È venuto a
voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto”.4
Queste due frasi aprono e
chiudono il discorso della nostra
comunità sulla giustizia. Ma non
tea FRiGERIO, mM
si tratta di un semplice discorso;
è un pensiero che percorre tutto
il nostro vangelo. La giustizia
deve divenire evento e pratica di
vita che realizza il Regno e permette di entrare nel Regno.
Giustizia dev’essere compiuta. Gli atteggiamenti giusti
li incontriamo nel discorso della montagna. La fame e la sete,
il pianto e l’umiliazione sono i
frutti di una società che genera gli
impoveriti. È una società ingiusta,
che calunnia e ingiuria, perseguita i misericordiosi e i puri di cuore che non hanno ambizioni, ma
s’impegnano a costruire la pace e
a promuovere la vita.5
La giustizia è un cammino che
deve essere percorso. Il percorso è spiegato nelle parabole che
formano la struttura del nostro
vangelo e invitano a discernere il
progetto del maligno che semina
zizzania in mezzo al grano.6 Ci
sono i lupi fra i quali la comunità
è inviata7, il servo iniquo8, il maggiordomo malvagio9, i vignaioli
omicidi10. Ci sono coloro che
hanno beni, ma non hanno tempo
per partecipare al banchetto11. Infine ci sono il fico sterile che si è
seccato12, la zizzania che deve essere raccolta e bruciata13, i pesci
che devono essere separati14.
I discepoli e le discepole di
Gesù praticano una giustizia
d’amore, e non legalista15, che li
rende perfetti come il Padre16, e
fa loro vendere tutto per cercare
il suo regno17. Vendendo tutto,
essi formano comunità che, a
partire dai piccoli e poveri, vivono l’economia e la politica,
l’esercizio del potere e la famiglia, stabilendo rapporti di rispetto e uguaglianza.
Questo è il cammino della giustizia. Le nostre comunità, formate da persone umili e povere,
hanno compreso che percorrendo questo cammino, attraverso il
loro agire nella storia, avrebbero
realizzato le meraviglie di Dio in
favore della vita.
In questo modo la comunità
riesce a praticare una giustizia
che supera l’osservanza della legge, cercando di imitare il Padre
perfetto, che opera a favore della
vita. Chi ricerca il Regno e la sua
giustizia, è sempre vigile, perché
sa che il maligno semina di nascosto, sa che lo sposo arriva di
sorpresa, sa che il Figlio dell’uomo tornerà e dirà: “quello che
avete fatto a uno di questi piccoli, lo avete fatto a me!”18.
■
PER CONTINUARE A RIFLETTERE
• Quand’è che noi abbiamo “fame e sete di giustizia”? (Mt 5,6)
• Esiste una giustizia legalista e una giustizia d’amore; quando avviene la prima e quando la seconda? (Mt 5,20)
• Come è la giustizia che ci fa essere perfetti come il Padre? (Mt 6,1)
• Quando il regno di Dio e la giustizia sono al primo posto nella nostra vita? (Mt 6,33)
I riferimenti alla “giustizia” nel vangelo di Matteo: (1) 1,18-25;
5,3-10; (6) 13,25; (7) 10,16; (8) 18,32; (9) 24,48; (10) 21,39;
(13) 13,40; (14) 13,47-48; (15) 5,20; (16) 6,1; (17) 6,33; (18) 25,40.
(5)
(2)
18,20; (3) 3,15; (4) 21,32;
22,5-6; (12) 21,18-20;
(11)
CARISMA è MISSIONE
LA PAROLA DI DIO
NELLE COSTITUZIONI
p. ALFIERO CERESOLI, sx
Non sembri strana la proposta di leggere con voi una parte delle Costituzioni dei saveriani. Anche l’Italia sta rileggendo le sue
Costituzioni repubblicane, nel 60.mo dalla loro promulgazione.
A
2
ottobre prossimo, ci sarà a Roma la XII assemblea generale
del sinodo dei vescovi. Tratterà il tema: “La parola di Dio
nella vita e nella missione della chiesa”. Proprio quest’anno noi
saveriani ricordiamo anche un avvenimento significativo della nostra storia. Quasi negli stessi giorni in cui si celebrerà l’assemblea
sinodale, noi celebreremo il giubileo d’argento delle nostre Costituzioni rinnovate secondo lo spirito del concilio Vaticano II.
Il 24 agosto1983, infatti, il capitolo dei saveriani approvava le
nuove Costituzioni che, dopo alcuni mesi, venivano confermate
definitivamente dalla Santa Sede. Il lavoro è costato anni di fatica
e di partecipazione da parte di tutti i saveriani sparsi per il mondo.
Ma ne è valsa la pena.
Rileggendo le Costituzioni anche oggi, dopo 25 anni, esse ci
appaiono nuove, giovani, belle, capaci di trasmettere con limpidezza la spiritualità e il carisma del beato Conforti, che ce le aveva
donate. Vi si scoprono ancor oggi le tre fedeltà di cui parlava p.
Gabriele Ferrari nella sua presentazione: le nuove Costituzioni sono “fedeli al fondatore e alla sua ispirazione originale, fedeli alla
chiesa e alla sua missione, fedeli al mondo e alle sue attese”.
Nello splendido tessuto d’insieme, vi si scorgono perle particolarmente preziose. Uno di questi testi preziosi è il n. 44, quello che
descrive la Parola di Dio nella vita e nella missione del missionario
saveriano.
Perché - mi sono domandato - non far conoscere questo testo
anche ai nostri amici? Sono indicazioni di alta spiritualità missionaria. Mentre i vescovi, e con loro tutta la chiesa, si preparano a
riflettere sulla Parola di Dio, noi andremo a rileggere quello che
i saveriani hanno detto - e continuano a dire e a credere - sulla
stessa Parola di Dio.
Ecco cosa dice il n. 44: “Consapevoli che la Parola di Dio suscita la fede e convoca la chiesa, sentiamo necessità di ascoltarla,
meditarla e pregarla ogni giorno sia personalmente che comunitariamente, per convertirci alla maniera di pensare e di agire di
Dio, per annunciarla con franchezza e per leggere con i fratelli,
in mezzo ai quali lavoriamo, i disegni di Dio negli avvenimenti
della loro storia”.
Si notino, già dalla prima lettura, i tre momenti dell’itinerario di
spiritualità saveriana - ascoltare, meditare e pregare - e i tre obiettivi che la Parola ci aiuterà a raggiungere. Già la consapevolezza e
la necessità di tutto questo è un programma di vita.
Nei prossimi mesi ci proponiamo di rileggere questo breve “testo”
e di fare qualche commento. Per ora gustiamoci il testo “sine glossa”, così come si legge nelle Costituzioni dei missionari saveriani. ■
La missione CHIAMA
Missionari anche oggi, perché?
C
on noi Dio porta a compimento il suo progetto sull’umanità. Caro Andrea e giovani amici, mentre scrivo queste righe penso specialmente a
voi. Mi aiuta la scelta che hanno fatto Fabien, René, Santos e
Wagner, giovani teologi saveriani di Parma: dopo aver lasciato
famiglia, lavoro e amici, hanno
deciso di consacrarsi alla missione, per sempre.
Il progetto di Dio, che in Gesù
si è fatto carne e sangue, continua a compiersi attraverso i suoi
discepoli. Ci sono tanti uomini e
donne che vivono e portano nel
mondo la sua luce e la sua parola, la sua forza e la sua consolazione. Nulla di più concreto per rispondere alla fame che
ogni uomo sente nel profondo
del proprio cuore.
È lo stesso Signore Gesù che
vuole raggiungere ogni epoca
della storia e ogni luogo della
terra, per arrivare a ogni persona. Ciò che è accaduto all’inizio
della sua missione evangelizzatrice con i suoi amici Andrea e
Giovanni, Giacomo e Simone e
gli altri apostoli - cioè “mandati” - accade oggi con noi, quando
siamo disposti a essere strumenti della sua presenza e della sua
azione nel mondo. Per chi ha incontrato Cristo, è una chiamata
“bella”, aperta a tutti i popoli.
È vero, nel mondo ci sono
problemi gravi. Ma è anche vero che l’umanità è avvolta dalla sim-patia di Dio. Per giungere al suo compimento, l’umanità
ha bisogno della Buona Novella,
p. siLVIO TURAZZI, sx
di persone e comunità che possono esprimerla. “È importante scrive papa Ratzinger - che confluiscano all’umanità forze di riconciliazione e di pace, forze di
amore e di giustizia”.
È importante per il “bilancio” dell’umanità, che conosce
tante violenze e ingiustizie. Chi
ha conosciuto una grande verità e
ha trovato una grande gioia, deve
trasmetterla perché la grande Luce deve illuminare il mondo, la
casa della famiglia umana.
Ho visto tanta gioia in coloro
che, ascoltando il vangelo, si sono sentiti amati e hanno donato
la loro vita per gli altri. Ricordo
a Goma (Congo RD) l’abbraccio di mamma Fraçoise, malata
di Aids, capace di consolare gli
altri malati. Ricordo la gioia e la
fatica dei missionari, espressione del Risorto tra i poveri della periferia. Ricordo le piccole
sorelle e tante altre donne, forza d’amore tra gli sfollati e i sofferenti della città. Sono
segni umili e poveri di
quella presenza che
Gesù ha assicurato sino alla fine
dei tempi.
Missionari oggi, perché?
Siamo insieme ai nostri popoli, la famiglia dei figli di Dio: ci
apparteniamo. Le missioni sono una questione d’amore. C’è
la Carta dei diritti umani, ed è
stato un passo avanti identificarli (riconoscerli è più impegnativo!). Ma c’è soprattutto la realtà della comune appartenenza
scritta nel nostro sangue, che ci
chiama a rapporti “densi” di fraternità, rispetto e benevolenza.
Sono comportamenti che aprono al dialogo e alla gratuità.
Perché dopo tanti secoli ancora la missione? Perché ogni generazione è un nuovo inizio. La
libertà dell’uomo è sempre nuova. Lo Spirito dona il vangelo
vivo attraverso la comunità dei
credenti, uomini e donne che, in
un certo modo, continuano l’incarnazione.
INTENZIONE MISSIONARIA
E PREGHIERA DEL MESE
Fabien, René, Santos e Wagner: lo Spirito continua a chiamare i discepoli
Gli istituti di vita consacrata,
fiorenti nei Paesi di missione,
riscoprano la dimensione missionaria e siano generosi nel
testimoniare e annunciare Cristo fino ai confini del mondo.
Siamo contenti, noi che ci sentiamo vicini alla meta, di dire a te
Andrea e a tutti i giovani: Non
aver paura a scendere in campo. Non sei solo. Lo Spirito del
Risorto, cammina davanti a te.
Ti dona dei fratelli perché insieme possiate essere il segno di un
■
mondo nuovo.
I disabili psichici non siano
emarginati, ma rispettati e aiutati a vivere in modo degno la
loro condizione fisica e sociale.
Conforti: ”In tutto prendiamo
ispirazione da Cristo”.
2008 FEBBRAIO
V ITA SAV ERIANA
Il mio amico “dottor Parkinson”
Scrivere con un bambino sulle ginocchia
sono venuto in ItaQ uando
lia tre anni fa, vedendo che
avevo poco tempo, qualcuno ha
inventato gli incontri di gruppo:
con i familiari, i parenti da parte
di mamma, i compagni di seminario, i vicini della contrada...
Confesso che l’esperienza mi è
molto piaciuta. E adesso la imito
con questa lettera collettiva.
Infatti, non posso scrivere un
messaggio personale a ciascuno.
E allora cosa faccio, scelgo i più
belli? Ma amici e parenti sono
uno più bello dell’altro. Perciò
eccomi qui, con questa lettera
collettiva che ha tutta l’aria di
un gesto impersonale, ma che è
l’unico sistema di arrivare a tutti.
parenti, e farmi vedere anch’io;
poi torno nel Parà per il resto dei
miei giorni...
Ma un bel giorno è passato di
qui il superiore, ha confabulato
con il mio direttore e hanno concluso che ancora non sono uno
straccio da buttar via. “Padre
Daniel vuole che tu continui”,
mi ha detto padre Pino Leoni. E
chi sono io per rifiutare la possibilità di sentirmi ancora utile a
qualcosa? E così i miei piani sono cambiati: niente Italia e niente Amazzonia (almeno per ora).
“Cos’hai da lamentarti?”, mi
consola padre Pino. “Ti neghiamo l’Amazzonia, ma ti diamo
tutto il Brasile. Non ti basta?”.
Non ti basta tutto il Brasile?
Approfitto per dare qualche
notizia. Sto bene, abbastanza da
poter continuare il mio lavoro,
che comporta viaggi continui e
lunghi, visto che il Brasile è più
grande dell’Europa di Schengen,
che voi avete da poco inaugurato.
Pensavo che la mia presenza
a Brasilia, dove mi trovo da sei
anni, fosse giunta al termine. Il
mio amico inseparabile - parlo
del “dottor Parkinson” - sta diventando sempre più esigente.
Dal mio punto di vista, la situazione richiedeva un ritiro in buon
ordine. Immaginavo di tornare in
Amazzonia, dove sono rimasti il
cuore e i sogni miei. E stavo già
facendo i piani: finisco l’anno a
Brasilia; approfitto per fare un
salto in Italia per vedere amici e
Il Brasile da domani in poi
Il mio pellegrinaggio è ricominciato a gennaio. E sapete da
dove? Proprio da Belém, la maggiore città dell’Amazzonia. Lì
ho incontrato tutti gli animatori
missionari e le animatrici della
regione per... Già, per far cosa?
In che consiste il mio lavoro?
Per spiegarlo mi ci vuole un po’
di tempo. Ci provo; ma se avete
fretta, andate subito al finale!
Nel 2001, dopo 33 anni di
vita in Amazzonia, il superiore mi disse: “Hanno bisogno di
una mano nelle pontificie opere
missionarie. È un’emergenza!”.
Fu così che venni a Brasilia. Ma
l’emergenza andò per le lunghe.
Mi sono dedicato all’infanzia
missionaria, e ora all’unione
missionaria del clero, fondata un
LAICATO SAVERIANO
Con la lampada che brilla
MASSIMILIANO D'AIUTO
L’ascolto e la meditazione della Parola di Dio costituiscono
un cardine portante nella vita di ogni cristiano. Questa è una
verità che possiamo comprendere pienamente solo quando
la sperimentiamo in modo personale e diretto. Io personalmente ne faccio esperienza da molti anni. E ne sono convinto ed entusiasta.
A Salerno, da diversi anni, il quarto sabato di ogni mese, i
laici saveriani vivono l’esperienza dell’ascolto e della condivisione della Parola. È un’esperienza che spesso sopraggiunge
come un’oasi tra le preoccupazioni, la fretta e la routine della vita di ogni giorno. Non credo di sbagliare affermando che
essa costituisce uno dei punti di forza, spiritualmente parlando, del laicato saveriano che vive nella zona del Salernitano.
Ad accogliere la Parola è ogni mese una famiglia diversa
del gruppo, la quale si preoccupa di creare un ambiente accogliente, che faciliti il più possibile il clima di ascolto, preghiera e condivisione.
Generalmente scegliamo le letture proposte per la Messa
della domenica successiva. Dopo aver ascoltato i testi biblici,
rimaniamo in silenzio per riflettere e meditare sulla Parola
di Dio. Poi ognuno condivide con gli altri ciò che ha intuito
e provato nel suo animo.
È in questo momento che i versetti biblici e i brani evangelici diventano vita concreta ed entrano nella dimensione
del quotidiano; si dibattono con i problemi di ogni giorno e
proiettano nuova luce; aprono al mondo e allargano gli orizzonti, fino a farci entrare in sintonia con le gioie e le sofferenze dei popoli vicini e lontani.
Meditando il mistero di Cristo, trova senso e ragione tutta
la nostra vita: il lavoro e la fatica, le gioie e le incertezze, la
malattia e la debolezza umana. Le parole di ciascuno, e talvolta anche i suoi silenzi, sono un arricchimento per tutti gli
altri che partecipano.
Le orazioni spontanee e il “Padre nostro”, con cui concludiamo ogni incontro, creano un clima di forte unità e comunione, come solo la preghiera sa creare. In queste occasioni
la Parola di Dio mi appare veramente come afferma san Pietro: “lampada che brilla in un luogo oscuro, in attesa che il
giorno risplenda” (2 Pt 1,19).
Dopo la Parola di Dio, condividiamo insieme anche il cibo
e la gioia di stare insieme, in modo fraterno e familiare.
Padre Savio Corinaldesi a Brasilia, con una famiglia italobrasiliana di passaggio; c’è anche la madre Alzira,
che non si vede perché sta scattando...
p. SAVIO CORINALDESI, sx
secolo fa dal beato p. Manna con
il forte appoggio del beato Conforti, per infondere la coscienza
missionaria nei sacerdoti.
Fino a ieri, il Brasile si considerava ed era considerato “paese
di missione”, nonostante i suoi
500 anni di tradizione cristiana
e la sua storia ricca di religiosità e di fede. Ultimamente però
qualcosa si sta muovendo. E il
mio lavoro consiste proprio in
questo: ricordare ai responsabili delle comunità cristiane che
è ora di passare dal prendere al
dare, dal ricevere all’inviare.
Così cominciano i guai...
Mi piacerebbe scrivere di più,
ma... vi ricordate del mio amico
“dottor Parkinson”? Mi accompagna sempre, pieno di buona
volontà. Quando mi metto a scri-
CHE VITA DA SUPERIORE!
A cavallo tra la fine del 2007
e l’inizio del 2008, nel piccolo
mondo saveriano si è verificata
una strana congiuntura: il rinnovo dei superiori e consiglieri
che guidano le comunità saveriane in varie nazioni. Dopo il
Bangladesh e la Sierra Leone in
dicembre, a gennaio è stato il
turno di Camerun/Ciad, Brasile
e Amazzonia. Poi toccherà a
Colombia e Italia.
In occasione delle assemblee
elettive, partecipa qualcuno
della Direzione generale di Roma, anche perché è l’occasione
per incontrare tutti i confratelli che lavorano in una regione.
Ma questa volta è proprio un...
tour de force, come sembra insinuare in stile telegrafico il consigliere generale p. Carlo Girola dalla Sierra Leone: “Abbiamo
appena finito la visita e l’assemblea. Tutto bene. Domani lasciamo Makeni. L’11 saremo a Roma. Ma il 15 si riparte per il Brasile! Così va la nuova vita...”.
Una vita da... superiore!
■
CAMERUN, CIAD: IL CORAGGIO
Sono 48 i saveriani nelle due
nazioni confinanti del Camerun
e Ciad. Nell’assemblea di inizio
gennaio, hanno parlato delle strategie da adottare nella
missione, della formazione dei
giovani saveriani, della gestione comunitaria dell’economia.
Il nuovo superiore è il friulano
p. Armando Coletto, in Camerun dal 1982; suo vice è p. Giuseppe Pulcini di Bergamo, missionario in Ciad dal 1985; consiglieri sono p. Oliviero Verzelletti
vere, per esempio, lui si offre: “Ti
do una mano”. E cominciano i
guai: le due mani mie, più la mano sua sulla stessa tastiera, immaginate cosa viene fuori! È come
se sedessi davanti al computer
con un bambino di quattro anni
sulle ginocchia: pesta i tasti a caso, mette le mani dove non deve,
cancella quello che ho scritto, mi
distrae continuamente...
Il “dottor Parkinson” non è
più un bambino, ma si compor-
di Brescia, p. Paolo
Tovo di Vicenza, e
lo spagnolo p. Fernando García.
“Dopo 25 anni
dal nostro arrivo
in Camerun e Ciad,
sentiamo la necessità di rivedere le
nostre strategie e priorità, perché le situazioni oggi sono sensibilmente cambiate. Dovremo
prendere decisioni coraggiose.
Ma il solo fatto di metterci in
strada è già importante”.
■
ta come se lo fosse, pur avendo
la rispettabile età di 253 anni (è
nato in Inghilterra nel 1755). Allora anche il piacere di scrivere
diventa fastidioso. Per fortuna,
hanno inventato il computer che
permette di correggere il testo,
prima di stamparlo o spedirlo.
Ecco le mie notizie. Ci metto accanto gli auguri per l’anno
nuovo. E aggiungo una fotografia perché anche l’occhio vuole
la sua parte.
■
La nuova direzione in nord Brasile,
da sinistra: i padri Elia, Anzalone,
Zon, Ruíz e Toledo
passato”, ha commentato padre
Murazzo.
■
BRASILE: VERSO LA MISSIONE
AMAZZONIA:
CON I POPOLI INDIO
Dalla Sierra Leone, con una
breve sosta a Roma, p. Benzoni e p. Girola, sono volati oltre
l’Atlantico per visitare i 50 saveriani che lavorano nel sud
del Brasile. Le distanze sono
grandi: è come viaggiare in
mezza Europa. “Nel pomeriggio di Natale abbiamo fatto visita ai nostri tre confratelli che
riposano nel cimitero di Londrina: p.Rovedatti, p. Sincini e
p. Cossu. È un modo per fare
famiglia”, scrive p. Girola.
Dal 7 all’11 gennaio tutti i saveriani si sono riuniti e hanno
eletto la squadra che li guiderà nei prossimi anni: il molisano p.Giovanni Murazzo è stato
confermato superiore; suo vice
è il brasiliano p. Roberto da Silva; consiglieri sono il messicano
p. Raffaele López, p. Claudio
Marinoni di Cremona e p. Domenico Costella di Parma.
“Ho ricordato il compianto
p.Beduschi, il saveriano sempre
pronto a ricominciare, perché
il futuro è migliore di qualsiasi
Anche i 39 saveriani dell’Amazzonia si sono trovati ad
Abaetetuba dall’8 al 14 gennaio. “I punti in agenda erano
molti e si è dovuto correre un
po’. L’attenzione è andata soprattutto al nostro impegno con
i popoli indio e all’animazione
vocazionale”, scrive p.Leoni, il
superiore uscente, che ha chiesto al nuovo superiore di dedicarsi proprio agli indio.
A guidare i saveriani nel vasto territorio amazzonico ora
sono 5 saveriani di 4 nazionalità: p. Meo Elia di Torino è il
neo eletto superiore; lo spagnolo p. Adolfo Zon è il vice;
p. Luigi Anzalone di Caltanissetta, il messicano p. Saúl Ruíz
e il brasiliano p. Luis Toledo
sono i consiglieri.
“Padre Dante Mainini, con i
suoi 90 anni, e due giovani arrivati da poco p. José Martín e
p. Paolo Andreolli hanno dato
al nostro incontro uno spirito
fraterno e gioioso, tipicamente
saveriano”, scrive p. Zurlo. ■
La nuova direzione in Camerun e Ciad, da sinistra:
i padri Verzelletti, Tovo, García, Pulcini e Coletto
La nuova
direzione
i padri Mar
in sud Bra
sile, da si
inoni, Lóp
nistra:
ez, Murazz
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la
3
2008 FEBBRAIO
LA VITa
LA BIBBIA NEL CUORE
E NELLE MANI
p. MARCELLO STORGATO, sx
Vivere la vita secondo la Parola
del secondo capitolo dei Lineamenta, leggiamo
A ll’inizio
questa bella descrizione dell’atteggiamento che la chie-
sa ha verso la Bibbia, e che ogni cristiano dovrebbe avere. È
ripresa dal documento conciliare Dei Verbum.
“Aderendo alla Parola, la comunità cristiana incontra la Sacra Scrittura. Nei Libri Sacri, il Padre che è nei cieli viene con
molta amorevolezza incontro ai suoi figli e discorre con essi.
La Scrittura sta quindi nel cuore e nelle mani della Chiesa
come la «lettera che Dio ha inviato agli uomini» (s. Gregorio
Magno), libro di vita, oggetto di profonda venerazione, analogamente al Corpo stesso di Cristo. In essa scopre qual è il
piano di Dio su di sé, sul mondo degli uomini e delle cose.
Perciò, insieme con la sacra Tradizione, la considera come la
regola suprema della propria fede, la proclama con vigore e la
incontra come cibo dell’anima e sorgente di vita spirituale.
Dalla chiesa il cristiano riceve la Bibbia, con la chiesa la
legge e ne condivide lo spirito e gli obiettivi, mirando così allo
scopo supremo di ogni incontro con la Parola, come Gesù ci
ha insegnato: il compimento della volontà di Dio in una vita di
fede, di speranza, di carità nella sequela del Maestro”.
PAROLA DI DIO: VITA E MISSIONE DELLA CHIESA
so storico della lettera, ma è capace di leggere nello Spirito
anche la lettera”. Nel Medio Evo, è famosa la lectio divina,
utilizzata dai monaci nella loro preghiera e meditazione. La
Bibbia ha ispirato le migliori opere artistiche ed era l’anima
della religiosità popolare.
Nell’età moderna, caratterizzata dallo spirito critico, dal
progresso scientifico e dalla divisione tra le chiese, l’interpretazione della Bibbia è motivo di contrasti e suscita la ricerca di
un rapporto più corretto tra Scrittura e Tradizione. Nell’epoca contemporanea, sotto l’impulso del Vaticano II, si è infine
verificato un risveglio e un rinnovamento della sensibilità dei
cristiani nei confronti della Parola per la vita della chiesa.
Altrettanto interessante è vedere come la Bibbia è ricevuta e
vissuta nei vari contesti geografici: “La Parola di Dio, grazie a
un continuo contatto con la Bibbia, si diffonde ed evangelizza
le diverse chiese nei cinque continenti e in esse si incultura
progressivamente, diventando anima vivificante della fede di
tanti popoli, fondamentale fattore di comunione nella chiesa,
testimonianza dell’inesauribile ricchezza del suo mistero, permanente fonte di ispirazione e trasformazione delle culture e
della società” (Lineamenta, 19).
La lettura “spirituale” della Bibbia
Afferma Benedetto XVI: “Mi sta molto a cuore che i teologi
imparino a leggere e ad amare la Scrittura e di essa facciano
anche una lettura spirituale, che non è una cosa esterna di
carattere edificante, ma è invece un immergersi interiormente
La stessa Parola, in secoli e luoghi diversi
nella Parola. Mi sembra molto importante contribuire affinché
È interessante notare come, nelle varie epoche della vita accanto all’esegesi storico-critica sia data un’introduzione alla
della chiesa, la Parola è stata considerata, studiata e interpre- Scrittura viva come attuale Parola di Dio” (Lineamenta, 16).
tata, per essere forza e nutrimento spirituale. Specialmente nel Perché questa insistenza sulla lettura spirituale?
tempo dei “padri della chiesa”, la Scrittura è stata la sorgenGesù, rivelatore del Padre, non ci ha detto tutto. Aveva ante viva per la teologia, la spiritualità e l’attività pastorale. “I cora molte cose da dirci, ma non eravamo capaci di portarpadri sono i maestri insuperabili della lettura spirituale della ne il peso. “Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guideScrittura che, quando è genuina, non distrugge il sano sen- rà alla verità tutta intera e vi rivelerà le cose future” (Giov
16,12-15). È lo Spirito Santo che ci
fa comprendere il vero senso della
Scrittura, portandoci a incontrare
Gesù, Parola di Dio. Perciò la Sacra
Scrittura va letta e interpretata con
l’aiuto dello stesso Spirito con il
quale è stata scritta.
Il Lezionario, che usiamo per la
Messa, afferma: “Perché la Parola di Dio operi nei cuori ciò che fa
risuonare negli orecchi, si richiede
l’azione dello Spirito Santo, che
non solo previene, accompagna e
prosegue l’azione liturgica, ma a
ciascuno suggerisce nel cuore tutto
ciò che nella proclamazione della
Parola di Dio viene detto per l’intera assemblea dei fedeli. La comunità
cristiana, quindi, si costruisce ogni
giorno lasciandosi guidare dalla
Parola di Dio, sotto l’azione dello
Dalla chiesa il cristiano riceve la Bibbia, con la chiesa
la legge e ne condivide lo spirito e gli obiettivi
Spirito Santo, accogliendo il dono
di illuminazione, di conversione e di
consolazione che lo Spirito comunica
tramite la Parola”.
Ecco perché è importante, prima di
leggere la Bibbia - anche in casa, indiLa chiesa confessa di essere continuamente chiamata e generata dalla Parola di Dio.
vidualmente o in famiglia - che ci racPerciò per poterla proclamare con amore e vigore, si mette per prima e costantemente
cogliamo in silenziosa preghiera allo
in religioso ascolto di essa, ne è sorpresa e intimamente colpita, l’accoglie con fede umile
Spirito, baciamo il sacro Libro come
e fiduciosa, imitando Maria, che ascolta e pratica la Parola (cf. Lc 1,38), e che perciò il
segno di amore e, magari, accendiamo
Signore ha posta a modello della chiesa. (Lineamenta, n. 18)
una candela, che ci richiami la presenNel cammino di penetrazione del mistero della Parola di Dio, Maria di Nazareth, a
za dello Spirito che ci illumina.
partire dall’annunciazione, rimane la maestra e la madre della chiesa e il modello viI sacerdoti, i catechisti, gli animatori
vente di ogni incontro personale e comunitario con la Parola, che essa accoglie nella
devono
aiutare i fedeli a comprendere
fede, medita, interiorizza e vive (cf. Lc 1,38; 2,19.51; At 17,11). Maria, infatti ascoltava
sempre
meglio
cosa significhi “incone meditava le Scritture, legandole alle parole di Gesù e agli avvenimenti che veniva
trare la Parola con la guida dello Spiriscoprendo nella sua storia.
to, e quale atteggiamento debbano avere
La Vergine Maria sa guardare attorno a sé e vive le urgenze del quotidiano, consaperché lo Spirito, che hanno ricevuto nel
pevole che ciò che riceve come dono dal Figlio è un dono per tutti. Ella insegna a non
battesimo, li ispiri in una fruttuosa letturimanere estranei spettatori di una Parola di vita, ma a diventare partecipi, lasciandosi
ra spirituale della Bibbia.
■
condurre dallo Spirito Santo che abita nel credente. Ella magnifica il Signore scoprendo
COME MARIA CHE ACCOGLIE LA PAROLA
nella sua vita la misericordia di Dio, che la rende beata perché “ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45). Invita, inoltre, ogni credente a far proprie le
parole di Gesù: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20, 29).
Maria è l’immagine del vero orante della Parola, che sa custodire con amore la Parola
di Dio, la mette in pratica con la carità, la conserva accesa come lampada dell’esistenza
quotidiana. Dice sant’Ambrogio che ogni cristiano che crede concepisce e genera il
Verbo di Dio. Se c’è una sola madre di Cristo secondo la carne, secondo la fede, invece,
Cristo è il frutto di tutti. (Lineamenta, n. 12)
Domande: Maria e la Parola di Dio
Perché Maria è maestra e madre nell’ascolto della Parola di Dio? Come essa l’ha accolta e vissuta? Come Maria può essere modello del cristiano che ascolta, medita e vive
la Parola di Dio?
4
Domande: La Parola di Dio
e la vita del credente
In che modo la Parola di Dio diventa alimento dei cristiani?
Come è venerata e quale familiarità ha la Parola nella vita personale,
familiare e comunitaria?
Perché la ricerca dei beni materiali
inceppa l’ascolto della Parola di Dio?
Perché diversi cristiani si sentono
indifferenti e freddi a riguardo della Bibbia?
I VESCOVI DEL MONDO CONVOCATI DALLA BIBBIA
pagine a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx
5 al 26 ottobre del 2008, i delegati da tutto il mondo cattolico si riuniranno in Vaticano per la XII assemblea del
D alSinodo
dei vescovi. Per tre settimane si occuperanno - mente e cuore - unicamente e interamente della Parola di
Dio. Il tema del Sinodo, infatti, è questo: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della chiesa”.
Sono quasi tentato di portare una piccola modifica, scrivendo così: “La Parola di Dio è la vita e la missione della chiesa”. È la verità. È anche l’augurio. La Parola non sia solo una componente - sia pur importante - nella sua vita e nella sua
missione; ma davvero la nostra chiesa in tutto il mondo consideri la Parola di Dio come la sua vita e la sua missione.
Cristo Gesù, unica Parola di Dio, infatti, è la vita della chiesa ed è l’unica sua missione. Dall’inizio la chiesa vive della
Parola di Dio; dall’inizio la chiesa è in missione permanente per annunciare la Parola ai vicini e ai lontani.
Attraverso le pagine del nostro mensile, desideriamo dare un piccolo contributo alla riflessione di tutta la chiesa, facendo agli amici lettori due proposte:
1. sollecitare nelle famiglie, nei gruppi e nelle comunità parrocchiali una riflessione approfondita sulla Parola, per verificare se e come essa guida la vita e sproni alla missione;
2. conoscere le esperienze delle chiese missionarie che, anche se giovani e povere, trovano nella Parola di Dio la sorgente della loro vita e la ragione della loro speranza.
Pubblichiamo anche alcune delle domande fatte ai vescovi, affinché anche noi e le nostre comunità possiamo interrogarci e rispondere. Così anche noi ci mettiamo in cammino verso il Sinodo. Se poi i lettori desiderano farci conoscere
■
le loro risposte e le loro esperienze sulla Parola di Dio, saremo ben contenti di ospitarli.
LA MISSIONE
PAROLA DI DIO, DONO PER TUTTI
Per essere fermento di fraternità
C
on l’apostolo Paolo possiamo affermare: “Guai alla
chiesa se non predica il vangelo!” (cf 1Cor 9,16). Gesù
ha annunciato al mondo il regno di Dio con le parole e le
opere. Alla scuola del Maestro, la chiesa deve oggi cercare i
modi più opportuni ed efficaci per fare lo stesso. Il Regno è
il vangelo da predicare fino ai confini della terra. L’ascolto e
l’annuncio sono la verifica di una fede autentica.
Non si tratta, però, di far passare una semplice informazione, ma di mettersi al servizio del vangelo per il bene dell’umanità. Oggi questo servizio è ancora più urgente: vi sono tanti
che non hanno mai ascoltato il vangelo, specie nei continenti
di Africa e Asia; vi sono anche tanti che il vangelo l’hanno
dimenticato; e tanti altri che sono in attesa dell’annuncio.
Per svolgere bene questa missione, occorrono alcuni requisiti: la fiducia che la Parola riesce a trasformare il cuore di chi
l’ascolta; testimoniare che la Parola è sorgente di conversione
e di pace, di giustizia e di fraternità; il coraggio e l’umiltà, la
coerenza e la cordialità di chi serve la Parola in mezzo agli
uomini.
Papa Benedetto collega l’annuncio con la carità: “Ricevendo la Parola di Dio, che è amore, ne consegue che non si può
annunciare veramente la Parola senza praticare l’amore, senza
esercitare la giustizia”. Anche sant’Agostino è molto attuale:
“Chi crede di aver compreso le Scritture, o almeno una parte
di esse, senza impegnarsi a costruire il duplice amore di Dio e
del prossimo, dimostra di non averle ancora comprese”.
Nonostante gli sforzi nella catechesi e nella predicazione e
le molte pubblicazioni bibliche oggi disponibili, la maggioranza dei cristiani non ha ancora un contatto effettivo e personale
con la Scrittura. Tanti altri che il contatto lo hanno, corrono il
rischio di considerare la Bibbia come una devozione privata
o un proprio punto di orgoglio, senza vera comunione con la
chiesa.
Foto archivio MS / M. Storgato
La parOla
UN DIO MUTO, UN UOMO SORDO?
Solo chi ama riesce ad ascoltare bene
D
io si manifesta per stabilire un rapporto interpersonale
di verità e di amore con ogni persona e con l’umanità,
che egli ha creato.
Dio parla. È bene saperlo. Immaginate un Dio muto: sarebbe
come una statua perfetta, ma fredda. Dio invece parla. Ma non è
un chiacchierone, né parla a vanvera. Dio parla perché ama. Parla a noi affinché possiamo riconoscere il suo amore e interesse
per noi e corrispondiamo con altrettanto amore e interesse.
Perciò ogni volta che leggiamo o ascoltiamo attentamente la Bibbia, il Signore ci invita a un rapporto interpersonale
profondo e spirituale, sempre più intimo di comunione tra lui
e noi, e anche tra di noi. In più noi sappiamo che la Parola è
“efficace e compie ciò che afferma” (Ebrei 4,12).
Perché questo avvenga e per provarci gusto, da parte nostra
occorre la voglia di metterci in rapporto con Dio che parla. Immaginate un uomo sordo: quanto è difficile avere un rapporto! A
volte ci capita di vivere con persone “sorde”, anche a noi care.
no - la Parola di Dio intreccia la nostra storia umana, se non
altro per continuare a dirci che Dio c’è e resta a nostra disposizione. Così la nostra storia di uomini e donne, di famiglie e di
popoli, non è fatta solo di pensieri e di azioni umane, ma anche di una Parola che nella storia è diventata “Dio con noi”.
Una parola o tante parole?
La chiesa ha il compito di annunciare a se stessa e al mondo questa iniziativa imprevedibile di Dio: “Egli mandò il suo
Figlio a dimorare tra noi e a illuminare il mondo, che egli ha
creato” (cf Giov. 1,1-18). Scrive Origene: “La Parola di Dio
non è una molteplicità di parole; non è molte parole, ma una
sola Parola che abbraccia un gran numero di idee, e ciascuna
idea è una parte della Parola nella sua totalità”.
Afferma giustamente sant’Ireneo: “Cristo ci ha recato ogni
novità portandoci se stesso”. In sé, egli ricapitola tutto ciò che
Dio ha da dire all’umanità per sempre.
Perciò anche noi dobbiamo fare lo sforzo di comprendere Gesù “secondo le Scritture”, ossia nella storia del popolo che Dio
ha scelto e che ha atteso il Messia; nella storia della comunità
cristiana che lo annuncia con la predicazione, lo medita nella
Bibbia, lo ama nella vita; e anche nella storia di tutti i popoli e
dell’umanità, nella diversità delle religioni e delle culture.
Questa esigenza può sembrare un ostacolo per tanti cristiani
che preferiscono leggere solo i vangeli o, al massimo, i libri del
nuovo Testamento. Ma la conoscenza del Testamento antico resta importante per comprendere la Parola nuova e anche la Tradizione della chiesa e l’eredità religiosa dell’umanità.
Si può dire che la Parola di Dio è come una sinfonia, suonata da molti strumenti. Dio, infatti, nel corso della lunga storia,
parla in molti modi e con diversi annunciatori. Ognuno ha un
suo posto e suono diverso che ha valore non tanto in sé, ma nell’insieme della sinfonia. E questa lunga storia continua ancora.
■
Non c’è peggior sordo di chi...
Ma il peggio è quando uno ci sente, e fa le orecchie da mercante: “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!”. Capita a tutti noi - chi più chi meno - di non voler sentire Dio.
Come per gli altri sensi, anche per l’udito, il cuore e la mente
occorre l’igiene, per non contrarre malattie; occorre l’esercizio per affinarne l’uso. Ascolta meglio chi ama, chi si fida, chi
apprezza e ammira.
Questo è vero anche a livello della società e della storia umana. Nelle nostre
culture occidentali, in modo particolare, ci sentiamo artefici e quasi padroni
della nostra storia. Abbiamo difficoltà
ad accettare che qualcuno interferisca
con il nostro mondo, si intrufoli dentro
e disturbi la nostra vita, senza che noi
l’abbiamo cercato o desiderato.
Anche di Dio dubitiamo o non desideriamo che egli faccia irruzioni nella nostra vita e venga a disturbarci. Eppure, il nostro Dio non può tacere: la sua
è una Parola d’amico, sempre a nostro
favore, anche quando ci rimprovera; rispetta sempre la nostra libertà.
Per comprendere l’unica Parola che è Gesù,
anche noi cristiani dobbiamo farci aiutare dalle Scritture
Con questo metodo - lo vogliamo o
Domande: Bibbia, Parola di Dio
Perché oggi la Bibbia viene desiderata dai cristiani? Come contribuisce
alla loro vita di fede? Come viene accolta tra gli uomini di cultura e nella scuola? La catechesi e la preghiera sono guidate dalla Parola di Dio?
Quali sono i difetti più comuni?
Come viene accolto l’Antico Testamento? Si può dire che la conoscenza e la lettura dei vangeli siano sufficienti? Quali sono oggi le
“pagine difficili” della Bibbia?
2008 FEBBRAIO
Parola e missione hanno un’unica sorte
Per queste situazioni, anche la missione di testimoniare il
vangelo al mondo di oggi rimane difficile e debole. Portare
la Parola è una missione forte, che richiede una profonda e
convinta sensibilità ecclesiale. Si può affermare che più la
Parola di Dio è accolta nel cuore e nella vita dei credenti, più
la missione diventa universale e più aumentano i missionari
del vangelo in tutti gli ambienti di vita. Ed è vero anche il
contrario.
Un’altra grande difficoltà per la missione è la divisione tra
le chiese cristiane, che permane nonostante i cent’anni di preghiera per l’unità. Quanto ci vorrà ancora? Tutti i cristiani
sono uniti a Cristo Salvatore con il battesimo e la Parola di
Dio. Ma le diverse Tradizioni ecclesiali ci mantengono “fratelli separati”. è sempre una grave contro-testimonianza, specialmente tra i popoli dove viene annunciato il vangelo.
La Bibbia oggi è, grazie a Dio, il miglior luogo di incontro
ecumenico per la preghiera e il dialogo tra le chiese. Lo riafferma ancora papa Benedetto: “L’ascolto della Parola di Dio è
prioritario per il nostro impegno ecumenico. Non siamo infatti
noi a fare o a organizzare l’unità della chiesa. La chiesa non
fa se stessa e non vive di se stessa, ma della Parola creatrice
di Dio. Ascoltare insieme la Parola e praticare la lectio divina;
lasciarci sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si
esaurisce della Parola; superare la nostra sordità per quelle
parole che non si accordano con i nostri pregiudizi e le nostre
opinioni; ascoltare e studiare nella comunione dei credenti di
tutti i tempi: tutto ciò costituisce un cammino da percorrere
per raggiungere l’unità della fede”.
Il confronto con le religioni e le culture
Compito della chiesa è portare il vangelo a ogni creatura
(cf. Mc 16,15). Facendo questo, essa incontra i credenti di
altre fedi e religioni, con i loro Libri sacri e il loro modo di
conoscere e adorare Dio; incontra ovunque tante persone che
sono alla ricerca o in attesa della “Buona Notizia”. Verso tutti
la chiesa è debitrice del dono della Parola che salva.
Nel confronto della Bibbia con i Testi sacri delle altre religioni, dobbiamo ricordare che per noi cristiani la Parola non
è solo un Libro, ma è soprattutto Cristo, il Verbo fatto uomo.
Occorre evitare gli accostamenti superficiali e i miscugli che
deformano la verità.
Ma c’è anche un’esigenza molto interessante e piena di
sorprese per tutti: conoscere le religioni non cristiane e le rispettive culture, per discernere i semi del Verbo che vi sono
presenti. Nel mondo attuale, poi, è importante insistere che
ci mettiamo in ascolto del Dio della pace, per superare ogni
forma di violenza e promuovere insieme la giustizia e la solidarietà.
“Chi crede di aver compreso le Scritture, ma non s’impegna a costruire
il duplice amore di Dio e del prossimo, dimostra
di non averle ancora comprese” (Sant’Agostino)
La Parola di Dio si incontra anche con le varie culture e
filosofie di vita, a volte influenzate da tendenze secolaristiche
o antireligiose, rilanciate anche dai mass-media. Per quanto
sia difficile, il dialogo è ancora più necessario e stimolante.
Nessuno può essere privato dell’annuncio della Parola di Dio
che restituisce il senso a tutte le realtà umane.
La Parola umile e potente
La Parola di Dio, infatti, “chiede di entrare come fermento
in un mondo pluralista e secolarizzato, negli areopaghi moderni dell’arte e della scienza, della politica e della comunicazione, portando la forza del vangelo nel cuore delle culture
per purificarle, elevarle e renderle strumenti del regno di Dio.
Non è una questione da affrontare con superficialità, ma con
adeguata preparazione e grande fiducia, perché “nulla è impossibile a Dio”.
“Elemento fondamentale per l’incontro dell’uomo con Dio
è l’ascolto religioso. Si vive la vita secondo lo Spirito in proporzione alla capacità di fare spazio alla Parola, di far nascere il Verbo di Dio nel cuore dell’uomo. Infatti, non è l’uomo
che può penetrare la Parola di Dio, ma solo la Parola può conquistarlo e convertirlo, facendogli scoprire le sue ricchezze e i
suoi segreti e aprendogli orizzonti di senso, proposte di libertà
e di piena maturazione umana”. (Lineamenta, 34)
■
Domande: La Parola di Dio in dialogo
A quali sfide deve far fronte oggi l’annuncio della Parola di Dio?
C’è dialogo ecumenico centrato sull’ascolto della Parola? La diversità di interpretazione è un ostacolo?
Come incontrano la Parola di Dio i seguaci di altre
religioni?
C’è una Parola di Dio anche per chi non crede?
LA PAROLA CRESCE,
MA NON CORRE
Dio, con somma bontà, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse
per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni”. Amico e Padre degli uomini, Dio parla ancora. In certo modo la rivelazione, che pure è conclusa, continua la sua comunicazione, per cui la Parola di
Dio ci è sempre contemporanea e attuale. Anzi essa
può manifestare ancora di più il suo apporto di luce
e far aumentare la nostra comprensione. Ciò avviene
perché il Padre, donando lo Spirito di Gesù alla chiesa,
affida ad essa il tesoro della rivelazione, la rende destinataria e testimone privilegiata della Parola amorosa e salvifica di Dio.
Per questa ragione nella chiesa la Parola non è deposito inerte, ma diventando regola suprema della sua
fede e potenza di vita, progredisce con l’assistenza dello Spirito Santo e cresce con la riflessione e lo studio
dei credenti, l’esperienza personale di vita spirituale e
la predicazione dei vescovi.
È evidente che prima missione della chiesa è di trasmettere la divina Parola a tutti gli uomini, in tutti i
tempi e in tutti i luoghi, secondo il comando di Gesù
(cf. Mt 28,18-20). La storia attesta come ciò sia avvenuto e continui anche ora dopo tanti secoli, tra diversi ostacoli, ma anche con tanta vitalità e fecondità. (Lineamenta, 13)
Oggi nel popolo di Dio si avverte sempre più fame e
sete della Parola di Dio. È un bisogno vitale da non trascurare, perché è il Signore stesso che lo va provocando. E d’altra parte si nota con tristezza che non dovunque tale bisogno è sentito, perché la Parola di Dio corre poco e non è ancora adeguatamente favorito l’incontro con il Libro sacro. Aiutare i fedeli a capire cosa è
la Bibbia, perché c’è, cosa dona alla fede, come si usa, è
esigenza importante per la chiesa. (Lineamenta, 15)
5
2008 FEBBRAIO
il mon d o in ca sa
SUD/NORD NOTIZIE
Dialogo con i nemici
Ancora in bilico
● Kenya: soluzione lontana.
Dopo gli scontri e le violenze interetniche del post elezioni (600
le vittime), il discusso e contestato nuovo governo si è insediato il 15 gennaio. Intanto la gente si sposta da una zona a un’altra nella quale vivono persone
della propria etnia, con il rischio
che si creino tante isole etniche.
Si moltiplicano anche le iniziative di pace. Oltre alla giornata di
preghiera del 20 gennaio scorso
indetta dalla chiesa, i missionari
comboniani con altri gruppi cristiani e alcuni leader musulmani hanno organizzato una manifestazione che si è tenuta nello
“slum” di Koroghocho, uno dei
luoghi più poveri di Nairobi.
Il Kenya è balzato così sulle prime pagine dei mass media
di tutto il mondo. Peccato, però,
che la preoccupazione maggiore
sia stata per i turisti stranieri in
vacanza e meno per la popolazione in fuga dagli scontri.
● Congo: si parla di pace. Si
sono svolti a Goma i negoziati per trovare la pace tra nord e
sud della provincia del Kivu. All’incontro hanno preso parte delegati di governo, gruppi ribelli,
funzionari internazionali e lea-
pagina a cura di DIEGO PIOVANI
Persone in fuga per gli
scontri scoppiati dopo le
elezioni a fine dicembre,
in Kenya (foto Afp)
● Allah fa discutere. Il ministro
per gli affari islamici della Malesia ha dichiarato che la parola “Allah” può essere usata solo
dai musulmani. “L’uso della parola “Allah” da parte dei non musulmani fa crescere le tensioni e
crea confusione tra i musulmani
del Paese”. Vittima del provvedimento il settimanale cattolico
malese Herald, che in precedenza aveva ricevuto una lettera dal
governo in cui si rinnovava il permesso di pubblicazione “senza
restrizioni”. Il periodico rivendica il diritto di chiamare Dio con il
suo nome in lingua malese, “Allah” appunto. I cristiani arabi, infatti, hanno sempre chiamato Dio
con il nome di “Allah”.
Vietnam: cristiani discriminati. Per la comunità cristiana che vive sugli altipiani interni del Paese (“montagnards”), la
libertà religiosa resta ancora un
sogno. In particolare, le persecuzioni sono avvenute nel periodo
natalizio in occasione delle celebrazioni liturgiche. Un giovane
ha spiegato: “Quando cerchiamo lavoro non diciamo mai che
siamo cristiani perché altrimenti
non ci assumono. Il governo ha
promesso tante volte che avrebbe rinnovato le leggi sulle attività
religiose, ma per ora non ci sono
novità”. In Vietnam i cristiani sono l’8% della popolazione.
●
● Nepal: Natale festa naziona-
6
le. I cristiani del Nepal potranno
festeggiare in maniera pubblica
il Natale. Il Parlamento, infatti,
ha approvato quattro nuove feste nazionali di diverse mino-
rappresentante della Santa Sede presso l’Onu, ha dichiarato:
“Abbiamo insistito molto e continuiamo a farlo affinché il tema
della pena di morte sia inserito
in un quadro più ampio, di promozione e difesa della vita in
tutte le sue fasi, in tutti i suoi
momenti, dal concepimento al
suo termine naturale”.
Liberia: Taylor a processo. Dopo sei mesi di sosta, è ripreso all’Aja il processo dell’ex
presidente della Liberia Charles
Taylor, imputato per dieci anni
di massacri in Sierra Leone durante il conflitto tra il 1991 e il
2001. Taylor è accusato di aver
fornito armi ai ribelli sierraleonesi in cambio di diamanti puri
e preziosi; contro di lui ci sono
undici capi d’imputazione per
crimini di guerra e crimini contro l’umanità (uccisioni sommarie, mutilazioni, violenze contro
le donne, arruolamento di bambini soldato).
È la prima volta che un ex capo di Stato africano viene processato. La sentenza è prevista
nel 2009 e le persone chiamate a
testimoniare sono 144.
■
●
Pena di morte: gioco di
squadra. Per il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, la
risoluzione non vincolante per
una moratoria mondiale sulla
pena di morte è “un passo coraggioso compiuto con l’appoggio
di diverse regioni del mondo”.
L’Italia e l’Unione europea, infatti, sono riuscite a coinvolgere
con successo numerosi paesi del
sud del mondo, smontando la tesi che la moratoria fosse un’iniziativa “neocolonialista”. La risoluzione ha avuto 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astensioni;
tra i voti contrari quelli di Stati
Uniti, Iran e Cina. Nel 1994 erano 97 gli stati che applicavano la
pena di morte, oggi sono 49.
Mons. Celestino Migliore,
●
der religiosi. Tra i temi affrontati: il ruolo delle milizie locali
e straniere, il controllo dei confini e delle armi, lo sfruttamento delle risorse minerarie. I vescovi, prima dell’inizio dei negoziati, hanno scritto un memorandum rivolto ai partecipanti.
“Il controllo degli spazi dove si
trovano le risorse naturali è una
delle principali cause degli scontri nel Kivu. La guerra diventa
un paravento per coprire il saccheggio di pirocloro, coltan, oro,
diamante, cassiterite e petrolio”.
Per questo motivo, la comunità
internazionale è stata esortata a
controllare le compagnie multinazionali che sfruttano le ricchezze del Paese.
Nel prossimo numero aggiorna-
menti sulle conclusioni dei negoziati.
■
Giustizia senza morte
● Cina: primo statuto dei lavoratori. È entrata in vigore dal
1° gennaio una nuova legge per
il miglioramento delle condizioni
di lavoro di molti cinesi, una sorta di “statuto dei lavoratori” che
non ha precedenti nella storia del
paese. Nei 98 articoli del provvedimento legislativo si stabiliscono nuove regole per assicurare ai lavoratori maggiori sicurezze economiche e sociali. D’ora
in avanti, chiunque avrà trascorso almeno 10 anni all’interno di
una azienda avrà diritto a firmare un contratto che lo garantirà
MISSIONI NOTIZIE
Diritti in altalena
da eventuali licenziamenti senza
giusta causa. Le aziende dovranno contribuire direttamente alle
spese per la sicurezza sociale e
saranno tenute a rispettare determinati criteri di retribuzione.
È il primo sforzo concreto
messo finalmente in atto dal governo per la protezione dei diritti
dei lavoratori, ma la strada è ancora molto lunga...
ranze religiose o etniche presenti nel Paese. Il vicario apostolico del Nepal, mons. Sharma, ha
dichiarato: “Finalmente il governo ha riconosciuto i cristiani e il
contributo che la chiesa cattolica dà al Paese; la speranza è che
siano riconosciuti come giorni
festivi anche il venerdì santo e la
Pasqua”. Più difficile per la domenica, perché in Nepal il giorno festivo è il sabato.
Il parlamento provvisorio,
inoltre, ha approvato una mozione che accelera la transizione del
Paese verso l’istituzione di uno
stato repubblicano e che, di fatto,
mette fine alla monarchia. Il Nepal diventerà una Repubblica federale subito dopo l’insediamento dell’assemblea costituente.
Carta dei musulmani. Oltre 400 organizzazioni islamiche d’Europa hanno sottoscritto un documento importante. Si
tratta della “Carta dei musulmani in Europa” in cui si chiede il
riconoscimento dei musulmani
come comunità religiosa europea, si condanna il terrorismo e
la jihad e si invita al rispetto delle altre religioni, dei diritti umani e dell’uguaglianza tra uomo e
donna. Il consiglio delle conferenze episcopali europee ha definito la Carta un “primo passo”,
anche perché usa termini generosi, ma ancora imprecisi.
■
●
Cambiare rotta!
● Indonesia: il ruolo della chie-
sa. In Indonesia il dialogo interreligioso funziona e dà frutti, come ricorda il gesuita p. Ignazio
Ismartono, vicepresidente della Commissione per il dialogo
interreligioso. “Come cristiani,
cerchiamo sempre di intessere
buone relazioni con i musulmani
e di promuovere manifestazioni
e campagne comuni. La chiesa (i
cattolici sono 6 milioni) è tenuta in grande considerazione dalla
gente perché fa molto nel campo dell’istruzione e della sanità.
Queste opere sono molto apprezzate soprattutto nelle aree rurali, dove spesso non vi sono altre
strutture statali. I vescovi stanno
costituendo la Caritas indonesiana chiamata Karina”.
India: riesplode la violenza.
Tra il 24 e il 27 dicembre si sono verificati scontri fra cristiani
e indù nello Stato di Orissa, nell’India orientale. Il bilancio è di
almeno 4 vittime e numerosi feriti; sono state anche incendiate e
distrutte 95 chiese. Il 10 gennaio,
circa 10.000 persone hanno marciato per protestare contro gli attacchi di Natale e chiedere giustizia per le vittime.
■
●
Una storia speciale
● Il cardinale Aloísio Lorschei-
der. Il 23 dicembre a Porto Alegre è morto all’età di 83 anni il
MESSAGGI DALLE CHIESE
INCONTRO, DIALOGO E CONDIVISIONE
mons. MAROUN LAHHAM
Pubblichiamo parte della relazione che il vescovo di Tunisi, mons. Maroun Lahham, ha tenuto a Mazara del Vallo sul tema, “Cristiani e musulmani: quale possibile condivisione?”.
La principale sfida comune è accettare l’altro così com’è, senza violenza né disprezzo, e senza dover nascondere la differenza. Questo
permette di scoprire che le diverse appartenenze religiose e culturali
possono essere complementari, anziché contraddittorie. Il primo passo verso una possibile condivisione con l’Islam, che ritengo possibile, è
il dialogo.
Ma già prima della condivisione e del dialogo, c’è l’incontro, lo scoprire la presenza dell’altro: il dialogo autentico è frutto dell’incontro
che si fa parola. Ci sono incontri che non sbocciano sulla parola, perché non sentono il bisogno di essere esplicitati. È il caso di molti dialoghi fra cristiani e musulmani nel mondo arabo: una specie di modus vivendi ereditato da lunghi secoli che fa vivere insieme senza un dialogo
esplicito e profondo.
La condivisione non può essere altro che un dialogo di pura testimonianza. Per evitare gravi malintesi e dolorose delusioni bisogna stabilire
una certa intesa preliminare sul significato della condivisione: è necessario sapere perché si intraprende il dialogo, che cosa ci si aspetta, quali
sono gli scopi che ci si prefigge, quali sono le sue possibilità ma anche
i suoi limiti, quali sono le soluzioni in caso di vicoli ciechi o di fallimenti. Un accordo su tutti questi aspetti non è scontato, mentre il dialogocondivisione ha il dovere di rispettare le differenze irriducibili fra religioni. Altri terreni di condivisione possono essere la preghiera, la fede
vissuta nella vita concreta e l’impegno per la giustizia.
cardinale Lorscheider, arcivescovo emerito di Aparecida. Appartenente all’ordine francescano,
si laurea in teologia dogmatica a
Roma e insegna all’Antonianum.
Con la sua cultura e le sue doti di
spiritualità si guadagna la stima
di superiori e allievi. Nominato
vescovo, mons. Aloísio torna in
Brasile come pastore della diocesi di Sant’Angelo. Instancabile
e sempre in movimento, nel contatto umano con il clero e i fedeli
brilla la sua straordinaria personalità. Aveva una grande capacità organizzativa, grazie alla qua-
le la diocesi trae beneficio. Nel
1973, Paolo VI lo promuove alla
sede di Fortaleza e tre anni dopo
lo crea cardinale. Nel 1995 Giovanni Paolo II lo trasferisce nell’arcidiocesi di Aparecida.
“Il cardinale Lorscheider - ha
detto mons. Wilges - ha amato i
poveri perché in essi ha visto Gesù Cristo sofferente, ha confortato e consolato gli afflitti. È stato
mite, un uomo senza odio e senza vendetta, ma con tanta fame
e sete di giustizia. La sua vita è
stata un dono di Dio alla chiesa e
■
al Brasile”.
Invitiamo i nostri lettori, dotati di
computer e internet, a consultare la
MISNA (Agenzia missionaria di informazione mondiale) per allargare la mente al mondo intero e, in particolare, al mondo missionario. Ogni giorno, MISNA riporta notizie di quelle parti del pianeta
troppo spesso dimenticate dal resto dei mezzi di comunicazione.
Metti il sito tra i tuoi “preferiti”: www.misna.org
2008 FEBBRAIO
DIA L O G O E SO LIDARIETÀ
lettere al direttore
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale
L'APPUNTAMENTO CON L'ANIMA
Caro direttore,
da vari anni utilizzo il piccolo libretto preparato dai missionari per
l’Avvento e la Quaresima. Lo aspetto ogni volta e non potrei farne a
meno. Lo trovo utile per raccogliermi un po’ in preghiera, nel silenzio
della sera, prima di coricarmi. Avere un libretto preparato apposta
mi è di grande aiuto; altrimenti è facile che la pigrizia trovi la scusa
per saltare questo appuntamento serale con la mia anima.
Vorrei, tuttavia, fare un appunto e non ne abbia a male se le dico
che ultimamente il libretto non si presenta bene come era negli anni
passati. Non so perché, ma il tipo dei caratteri e il colore utilizzato
(preferisco il nero!)... non mi aiutano a leggere e pregare come vorrei. Può fare qualcosa perché venga migliorato? La sostanza è quella
che conta, ma anche l’apparenza ha il suo valore. La ringrazio.
Teresa, E-mail
Cara Teresa,
grazie per avermi scritto su cose che, a prima
vista, non sembrerebbero importanti. Ma... anche l’occhio vuole la sua parte! Sono importanti
i suggerimenti dei lettori e, come lei scrive, “anche l’apparenza ha il suo valore”. Se il contenuto
vale, ma è trasmesso male, allora tutto ci rimette. Farò presente al direttore dell’EMI, la casa editrice degli istituti missionari, le difficoltà
e le proposte da lei fatte. Sono certo che ne terrà conto per migliorare
la veste tipografica del libretto che lei utilizza e apprezza.
Anche io apprezzo molto che lei senta il bisogno di un “appuntamento quotidiano con la sua anima”. La nostra vita è talmente frenetica e disturbata da tante faccende che diventa difficile rallentare,
frenare, fermarsi: per raccogliersi in preghiera, staccare le spine e
collegarci con Dio e con l’umanità, nell’intimo di noi stessi.
Eppure è davvero importante utilizzare le “piazzole di sosta”, disseminate lungo la strada della vita, prima di essere talmente stanchi o
distratti da provocare un incidente, con conseguenze più o meno gravi
per noi e per gli altri. Sui grandi pannelli di segnalazione collocati
lungo le nostre autostrade leggiamo: “Se sei stanco, non rischiare.
Fermati alla stazione di servizio”. Vale anche per la stanchezza spirituale: fermarsi, riposarsi e fare rifornimento, utilizzando il telefono
verde con i numeri del silenzio, dell’ascolto, della preghiera.
La Quaresima è un tempo molto importante per tutti noi che cerchiamo di vivere la vita cristiana il meglio che possiamo. È un’occasione da non perdere! Non solo individualmente, ma anche come
famiglia. So che molte famiglie - genitori, figli e nipotini - utilizzano
il libretto preparato dai missionari per raccogliersi ogni sera a pregare
insieme. Mi diceva un papà: “È fatto bene ed è breve; partecipano
anche i giovani, a una condizione: ma solo 4 minuti, eh papà!”.
Quattro minuti di prezioso collegamento, a costo zero.
Facciamolo
tutti, ogni sera. Le linee non andranno in tilt!
p. Marcello, sx
STRUMENTI D'ANIMAZIONE
PER VIVERE BENE LA QUARESIMA
Anche quest’anno, i missionari hanno preparato due sussidi utili
per vivere bene la Quaresima e la Pasqua con la mente e il cuore
orientati alla missione di Cristo e della chiesa nel mondo.
Per le nostre famiglie proponiamo
Dalla cenere al fuoco
130 pagine, euro 2,30
Ogni giorno siamo invitati a trascorrere
alcuni minuti per meditare, ascoltare, pregare. Ci accompagna il missionario p. Teresino Serra, con brevi riflessioni quotidiane.
Da Pasqua a Pentecoste, la riflessione diventa settimanale, come preparazione alla domenica.
Per i nostri ragazzi proponiamo
La strada
I MISSIONARI SCRIVONO
Sulle spalle, cinquant'anni di missione in Indonesia
Mando la foto dei nostri tre “eroi” in grande
compagnia. La foto è stata scattata nella casa del
noviziato saveriano a Jakarta, il 10 dicembre 2007,
per i 50 anni “indonesiani” di p. Aniceto Morini di
Bagnolo in Piano (RE), p. Silvano Laurenzi di Castel S. Croce di Rotella (AP) e p. Aldo La Ruffa
di Tropea (CZ). I tre missionari sono infatti partiti
dall’Italia per l’Indonesia il 21 novembre 1957.
P. Laurenzi è responsabile, assieme a p. Franesco
Marini e p. Bruno Orrù, della parrocchia S. Matteo nel quartiere di Bintaro a Jakarta. Mentre p. La
Ruffa è direttore dell’ospedale “Yos Sudarso” a Padang, nell’isola di Sumatra. Per festeggiare, abbiamo celebrato l’Eucaristia nella stanza di p. Aniceto, con tanta sua gioia.
Padre Aniceto, infatti, in seguito a un’emorragia cerebrale, da vari mesi è semi paralizzato, ma è
molto felice quando riusciamo a capirci e ha grande desiderio di essere tenuto aggiornato su quanto avviene nella chiesa e nel mondo. È qui
con noi e gode tutti i momenti di
Indonesia: 50 anni di vita missionaria di p. Aniceto Morini,
vicinanza e amicizia che posp. Silvano Laurenzi e p. Aldo La Ruffa. Con loro,
siamo regalargli, e lo facciamo
i novizi indonesiani e p. Daniele Cambielli (al centro)
ben volentieri.
Anche p. Francesco Marini è venuto a visitarlo. Gli ha espresso il desiderio di ricevere visite e notizie dagli amici e gli ha confidato, “aspetto che venga il Signore”. Poi,
con molta delicatezza, gli ha detto: “è già un po’ che sei qui; se vuoi andare, va’ pure”. Tre infermiere a
turno si prendono cura di lui giorno e notte, e a noi sembra che stia recuperando, anche se lentamente. p. Daniele Cambielli, sx - Indonesia
Padre Tomé è ancora in attesa che il cuoricino...
Avrei voluto inviarvi i saluti dal Burundi. Ma il cuore “rattoppato” batte per qualche giorno di più...
Intanto, mando ai nostri fratelli poveri dell’Africa il vostro “dono”, prezioso come quello dei pastori di
Betlemme. È un dono atteso, anche perché in questi ultimi tempi sono stati duramente provati dalle piogge torrenziali e da una tromba d’aria che ha portato via i tetti delle casupole.
Tra i poveri, i primi sono i 1.400 orfani, sempre in aumento a causa di malattie e miseria; i 700 malati e anziani; le vedove e i prigionieri, anche loro tanti, che aiutiamo come possiamo. Per tutti - loro, voi e
noi - l’anno nuovo sia un anno di speranza e di pace.
p. Ernesto Tomé, sx - Italia
In Congo, padre Campagnolo vive “anni belli”
Come ormai da quattro anni, ho vissuto il Natale a Kasongo, una cittadina con una piccola comunità cristiana, in mezzo a una popolazione musulmana che condivide con noi la festa cristiana, con gioia e
fraternità. Ormai mi sono abituato a questo ambiente. Per 33 anni sono vissuto nella foresta tra la popolazione di etnia lega. Il Natale di allora era pieno di folle, canti e danze a non finire. Gesù discendeva ogni
volta richiamato da quella gioia e portava serenità e fratellanza e, nei tempi bui della guerra, luce e pace.
Ma anche qui Gesù è sceso, per la gioia di un piccolo gregge che lo invoca e gli rende testimonianza.
Quest’anno è il mio 36mo anno in Congo. Nel mio comune d’origine, a Cassola, mi hanno dato una
medaglia. Li ringrazio. Con il 2008 ormai gli anni sono 66. Ma, mio Dio, sono anni belli…
anche grazie a voi, alla vostra amicizia, ai buoni sentimenti che avete e mi comunicate! 
p. Marco Campagnolo, sx - Congo RD
solidarietÀ
“GRAZIE!” PER IL DONO DELL'ACQUA
Dopo anni di attesa, finalmente il 22 dicembre 2007
è stato ufficialmente inaugurato l’acquedotto di Luvungi, con la preghiera ecumenica e la benedizione
del vescovo. Dal grande serbatoio di distribuzione 130 metri cubi - l’acqua arriva ai vari quartieri della
cittadina congolese che conta più di 40mila abitanti.
La gente è felicissima, soprattutto le donne che non
devono più fare chilometri di strada ogni giorno per
attingere acqua.
I lavori per 12 chilometri di acquedotto interrato e
per la rete di distribuzione lunga 43 chilometri, sono
stati completati in 12 mesi, sotto l’attenta ed esperta
sorvegliana del saveriano fratel Lucio Gregato, originario di Vedelago di Treviso.
Padre Gianni Pedrotti, a nome di tutta la popolazione di Luvungi, ringrazia i lettori di “Missionari Saveriani”, che hanno generosamente contribuito con €
97.000 alla realizzazione del progetto. Un bel gesto
di fraternità solidale!
16 pagine, euro 1,00
È come fare un viaggio in bicicletta. A ogni tappa, il giovane ciclista si trova davanti a un bivio e
deve scegliere bene per arrivare alla Pasqua.
piccoli progetti
8/2007 - CONGO
Kasongo, piccole case di Dio
Nella regione congolese di Kasongo, in
mezzo alla popolazione musulmana discendente dai mercanti arabi di avorio e schiavi, vivono 30 piccole comunità cristiane. Una
chiesetta diventa segno del vangelo e del regno di Dio. I villaggi sono 30 e ogni chiesetta
richiede 5.000 euro.
• Responsabili del progetto sono i saveriani
di Ngene-Kasongo.
• ••
7/2007 - MOZAMBICO
Chiesette di villaggio
In Mozambico sorgono molte nuove comunità cristiane. Come chiesa hanno una capanna fatta di pali e paglia. Al costo di 5.000 euro
per chiesetta, le comunità potrebbero costruire un luogo più decoroso e stabile. Possiamo
dare un mano a fornire cemento e lamiere.
• Responsabili del progetto sono i saveriani
in Mozambico e p. Bruno Boschetti.
Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente
postale, oppure può inviare l’offerta direttamente
al C/c.p. 00204438, intestato a:
Procura delle Missioni Saveriane,
Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA
Per più copie, sconti speciali (da concordare al
telefono)
Richiedere a:
• Libreria dei popoli, Brescia - Tel. 030 3772780 int. 2;
Fax 030 3772781; E-mail: [email protected]
• Emi Bologna - Fax: 051 327552; E-mail: [email protected]
oppure
bonifico bancario su C/c 000072443526
CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43100 Parma
IBAN  IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526
Fratel Lucio Gregato al serbatoio di raccolta
per l’acquedotto di Luvungi, in Congo
Si prega di specificare l’intenzione
e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie.
2008 FEBBRAIO
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
La Parola di Dio trasforma i cuori
La testimonianza dei poveri della Colombia
I
l tema principale scelto da
“Missionari Saveriani” per
l’anno 2008 è “la Parola di Dio”,
cioè la centralità della Parola di
Dio nella chiesa e nella missione. Questo argomento mi ha fatto subito pensare alla straordinaria esperienza che la missione in
Colombia mi ha donato.
Dalla teoria alla... pratica
La Parola di Dio è il centro
della vita di ogni cristiano e della chiesa: è la verità. L’ho sempre creduta e non l’ho mai messa
in discussione. Ma solo la missione mi ha permesso di passare
dalla teoria alla pratica. Infatti,
vivere questa dimensione in un
ambiente di tranquillità e di benessere è una cosa; provarla in
mezzo alla miseria, alla violenza
e all’incertezza del futuro, è tutta
un’altra cosa.
Non voglio fare paragoni o
confronti, ma essere cristiani
autentici in certe situazioni è
una testimonianza davvero “edificante”. Sono stati i cristiani di
Aguablanca, periferia degradata
della città di Cali, dove da più di
vent’anni lavorano i saveriani, a
farmi toccare con mano come la
Parola trasformi i cuori. Questo
cambiamento è stato per me il
vero miracolo dello Spirito.
Andare di casa in casa
Appena arrivati, ci siamo accorti di essere capitati in una
delle periferie più degradate del
mondo. La chiesa era assente, non
solo perché non c’era un posto
dove riunire la gente, ma perché
la zona era abbandonata sia dalle
istituzioni ecclesiali sia da quelle
civili. Abbiamo cercato di riunire
le famiglie per pregare, ma ci siamo accorti della loro “incolpevole
ignoranza” sulla Parola di Dio.
Così è iniziato un lungo cammino di evangelizzazione biblica. Un po’ alla volta sono nati i
primi gruppi di ascolto della Parola, con incontri settimanali fatti nelle case della gente. Andare
da loro è stata una scelta vincente. All’inizio si vergognavano di
p. LEONARDO RAFFAINI, sx
farci vedere le loro povere case.
Ma poi, visto che noi eravamo
felici di stare sotto i loro tetti
scalcinati, invitarci in casa è diventato per loro un orgoglio.
Difficoltà e soddisfazioni
Gli ostacoli, specialmente
all’inizio, non sono mancati. I
gruppi, ad esempio, nascevano
e morivano in pochi mesi. Per
fortuna, la costanza è stata premiata. Un’altra difficoltà è stata
quella di far comprendere a chi
era analfabeta o quasi il valore e
il significato della bibbia.
Facendo tesoro del lavoro già
svolto da altri missionari attraverso il metodo “vedere, giudicare, agire”, un po’ alla volta
anche noi siamo diventati esperti nella lettura popolare della
bibbia. Si parte dall’esperienza,
dalla realtà della vita con i suoi
problemi, per rileggerla alla luce
della Parola di Dio. Poi si cercano le conseguenze pratiche per il
nostro vivere quotidiano.
Questa è la via maestra. Da
Marcia di pace da Seriate a Bergamo alta
8
I miracoli della Parola
Ma ciò che più mi ha colpito in
quegli anni sono stati i miracoli
realizzati. Ecco qualche esempio. A un papà avevano ammazzato il figlio. Accecato dall’odio,
cercava l’assassino per vendicarsi. Dopo anni di ricerca l’aveva
trovato, ma nel frattempo era
entrato in un gruppo di ascolto della Parola. Dalla vendetta,
quel papà era riuscito a passare
al perdono. Alcuni poveri, nonostante le ristrettezze economiche, riuscivano a privarsi del
necessario per dar da mangiare a
chi era più povero di loro, attraverso “la pentola comunitaria”.
Una famiglia numerosa ha ceduto i letti a una famiglia sfollata a
causa della guerriglia, dormendo in terra per vari giorni. Questi
sono i miracoli della Parola che
trasforma i cuori.
Quella Parola è uguale per tutti, anche per noi: è lo stesso Cristo che ci parla. Ciò che ho condiviso con voi in queste righe
non vuole “santificare” nessuno.
È solo una testimonianza che mi
è servita molto per il mio cammino di fede. Spero lo sia anche
per voi che leggete. Il segreto per
raggiungere la meta è ascoltare la
Parola e interiorizzarla, come faceva Maria, Madre del Verbo. ■
Presso la casa dei missionari saveriani di Alzano Lombardo,
in via Ponchielli, 4
p. L. RAFFAINI, sx
mino nella chiesa di sant’Anna
a Bergamo, abbiamo ascoltato
parte della gente si preparava a
la voce di una teologa musulmatrascorrere in famiglia o con gli
na e di una scrittrice ebrea. Eraamici l’arrivo del 2008, uno spano voci diverse per cultura e reruto gruppo di persone, imbaligione, ma come noi che marcuccate, si avvicinava alla belciavamo, anch’esse manifestavala chiesa dell’architetto Botta in
no che la pace nasce dal cuore
quel di Seriate. Cosa sono andi ognuno, dallo sguardo verso
date a fare in chiesa? Un’ora di
gli altri. E gli altri erano coloro
preghiera ecumenica per la pache si fermavano a guardarci, o
ce. È il modo scelto da loro per
ci salutavano dalle vetrate dei riradunarsi come fratelli attorno a
storanti della città alta, senza caGesù, la vera pace, e vivere un
pire il perché di tanta gente che
San Silvestro diverso.
cammina: giovani, anziani, gente di ogni età.
Sottovoce, senza slogan
Ma la cosa più significatiCosì è cominciata la 40.ma
va, almeno per me, è stato veSperanza che si fa certezza
marcia della pace, che da quatDurante una pausa del cam- dere famiglie intere con i papà
tro decenni caratterizza
che portavano sulle spalla notte del 31 dicembre
le i loro piccoli e le mamin questo angolo della
me che tenevano per mabergamasca. Quest’anno
no i più grandicelli. Quei partecipanti erano tresto davvero mi ha riemmila, tutti con l’intenpito il cuore di gioia e di
zione di dire, senza grivera speranza.
dare, che la pace nasce
È vero che la famiglia è
da Cristo e può albergare
in crisi a livello educativo,
nel cuore di ogni credenma finché ci sono famiglie
te che è disposto a esseal completo che la notte
re costruttore di pace. Indi capodanno fanno una
fatti, la pace resta solo
marcia per la pace, pregaquando la si costruisce.
no, ascoltano e camminaDa tanti anni non marno insieme..., allora la paciavo più, dopo l’euforia Meglio che imprecare contro il buio è accendere una luce ce ha ancora una speranza
■
degli anni ’70, quando
di diventare realtà.
(foto Beppe Bedolis / Eco di Bergamo)
si marciava contro tutto e contro tutti. Dopo una lunga pausa,
come missionario in Colombia,
eccomi di nuovo in prima fila,
stavolta per percorrere un pezzo di strada con fratelli e sorelle, senza gridare contro nessuno,
ma riflettendo su quello che posso e desidero fare per conservare e donare pace. Quanta differenza da allora! Oggi si cammina in un clima di serenità, il parlottio quasi sotto voce, ognuno
cercando di entrare con rispetto
nell’esperienza di chi ci sta accanto e non si conosce.
quei gruppi di ascolto della Parola sono nate delle belle comunità di base, che portano avanti
tutte le attività della vita ecclesiale e sociale.
IN PREGHIERA CON I MISSIONARI
C'ero anch'io quella notte
del 31 dicemA lbre,tramonto
quando la maggior
Sul prato verde, donne colombiane leggono
e meditano la Parola di Dio; anche Gesù
aveva detto alla gente di sedere sul prato...
Adorazione eucaristica
Giovedì 21 febbraio ore 20,30
Messa missionaria
Martedì 4 marzo alle 15
LA GRAZIA DI TORNARE IN BRASILE
p. SANDRO ZANCHI, sx
Sto scrivendo queste poche righe alla vigilia dell’Epifania, che per noi missionari ha un significato speciale: è la
festa della luce di Gesù, che si manifesta a tutta l’umanità. I magi che si recano alla culla di Gesù sono per noi il
simbolo dell’uomo in ricerca; rappresentano tutti i popoli che cercano un
segno, un senso, una luce per capire il
perché della vita.
Ho trascorso undici anni in Inghilterra, dove sono entrato a contatto con
una cultura differente da quella mediterranea. Lavorando tra i ragazzi di
strada, come cappellano nelle prigioni,
con i barboni sotto i ponti di Londra e
nel movimento Pax Christi, ho cercato
che tutti potessero adorare il Signore Padre Alessandro Zanchi, saveriano
e offrire a lui i doni ricevuti.
bergamasco di Nembro, da fine
Il Signore è il polo d’attrazione e il
gennaio è in Brasile
significato di ogni vita umana. Il missionario non fa altro che testimoniare questa realtà in ogni cultura,
consapevole di dover dare agli altri ciò che lui ha gratuitamente ricevuto.
Ora sto partendo per il Brasile. Questo mi riempie di gioia, anche
per un altro motivo. Il 2008 è l’anno del mio 25.mo di sacerdozio, e
celebrarlo là per me è una grazia, perché proprio in Brasile ho fatto
la mia prima esperienza di missione. Ricordatemi nelle vostre preghiere e accompagnatemi anche voi nella missione. Il Bambino pacifico ha
sconvolto i potenti e ha confortato i poveri. Possa anch’io stare sempre dalla sua parte.
Ringrazio la mia famiglia saveriana e tutte le persone che ho conosciuto: saranno sempre presenti nel mio cuore e nelle mie preghiere.
2008 FEBBRAIO
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Incontro interreligioso a Chiari
Tè, couscous ed esperienza religiosa
C
i sono cose che ci vengono
rivelate solo quando lasciamo le nostre paure e ci apriamo
all’ascolto, alla comprensione e
all’incontro con gli altri. Siamo
tutti diversi, e ognuno ha qualcosa da donare. Così è avvenuto
sabato primo dicembre, a Chiari.
Ospiti dell’associazione marocchina “Futuro”, ci siamo ritrovati in 25 donne e uomini, cristiani
e musulmani, per condividere le
nostre esperienze personali di
fede.
Siamo stati accolti con una
tazza di tè e un posto a sedere,
intorno al grande tavolo al centro
della sala. Le donne musulmane
sedevano vicine tra loro e alcune avevano in braccio il proprio
bimbo. L’esperienza ha preso
avvio in un clima di curiosità e
di profonda attenzione.
Come vivere la pace
Ogni partecipante si è presentato e ha manifestato le proprie
aspettative; poi è iniziato il confronto esperienziale. Per esprimerci potevamo scegliere, oltre
alla parola, anche altri linguaggi:
il disegno, il collage, la rappresentazione o messa in scena di
comportamenti e sensazioni.
Per tutti è stato emozionante
constatare che, al di là dei diversi
GIOVANNI BRICCHETTI
simboli o rituali di ogni gruppo
religioso, è emersa una profonda
sintonia su alcuni concetti fondamentali dell’esperienza spirituale di ognuno.
Ad esempio, il rapporto con
l’altro, in quanto prossimo, fratello e diverso, in un’ottica di
tolleranza e di integrazione. La
percezione della pace, desiderata e coltivata nell’esperienza di
ognuno, è stata rappresentata da
tutti come concreta ricerca di giustizia, uguaglianza e solidarietà.
Alcuni cattolici hanno espresso il desiderio di comprendere
attraverso quali modalità i musulmani desiderino costruire la
Alcuni cristiani e musulmani partecipanti
agli incontri del gruppo bresciano della Conferenza
mondiale religioni per la pace (WCRP)
Il Burundi sta meglio, ma...
“Continuo a lavorare con fiducia”
Padre Pierino è ben conosciuto dai nostri lettori. Saveriano
bresciano, è stato superiore in
Camerun e Ciad; poi è tornato
in Burundi, dove segue i giovani
che desiderano diventare saveriani e svolgere la missione fuori dal proprio paese.
C
ari amici, sento il dovere
di ringraziarvi per il vostro sostegno e per la preghiera. Sto bene e continuo con gioia e fiducia il mio lavoro missionario. All’inizio di questo nuovo
anno che il Signore ci concede
di vivere, ci auguriamo un impegno costante di tutti per fare in
modo che tutta l’umanità possa
sentirsi e vivere come una sola
famiglia.
8
Molte, troppe armi in giro
Tutti coloro che hanno vissuto gli anni della guerra in Burundi, sono unanimi nell’affermare
che la situazione attuale è molto
migliore: non c’è paragone! Ora
la guerra è terminata. Ma nonostante l’arrivo della democrazia dall’agosto del 2005, le armi
leggere che circolano nel paese
sono ancora molte, troppe.
Sono usate da bande armate e
gruppi vari per rubare, oppure da
ex militari e ribelli che, tornati
a casa dalla guerra, non trovano
p. PIERINO ZONI, sx
Giovani per la missione
A ottobre abbiamo iniziato l’anno scolastico, pastorale e
comunitario. Sono arrivati altri
nove giovani burundesi che sono interessati a conoscere più in
profondità la nostra vita missionaria saveriana. Hanno già il diploma di maturità classica o tecnica e iniziano un percorso di almeno nove anni: quattro in Burundi, per completare gli studi di
filosofia; un primo salto fuori del
Burundi, fino a Kinshasa capitale
del Congo per fare il noviziato;
altri quattro anni in una delle nostre “teologie internazionali” per
prepararsi al sacerdozio.
La complessità della
situazione in cui siamo
chiamati a vivere e a lavorare come missionari,
richiede a noi tutti grande disponibilità e una
formazione solida.
Per quanto riguarda
l’accoglienza delle vocazioni saveriani in Burundi, siamo ancora agli inizi; ma sono certo che anche questa chiesa, povera di risorse ma ricca di
forze giovanili, riuscirà a
donare missionari buoni
e preparati per evangelizAnche i giovani burundesi desiderano diventare save- zare questo nostro mon■
do.
riani; li seguono p. Pierino Zoni e p. Giovanni Carrara
un lavoro soddisfacente e redditizio, oppure anche da ragazzi
disorientati e psicologicamente
provati dalle atrocità vissute.
Così aumenta la violenza, la
criminalità, la corruzione e si
rallenta ulteriormente il processo di pace e di sviluppo necessario affinché questo Paese diventi
veramente democratico. La stragrande maggioranza della popolazione è ancora molto povera.
Il cammino di ricostruzione morale, sociale e materiale richiede
tempi lunghi e la fiducia reciproca; soprattutto, richiede la collaborazione di tutti.
pace. La risposta avuta è quella
che “chi vive autenticamente secondo il corano non può concepire forme di violenza”.
Il paradiso delle mamme
Ci siamo confrontati anche
sulla realtà femminile all’interno del proprio gruppo religioso.
Sono emerse percezioni simili:
tutte, le une e le altre, sono determinate nell’affermare la propria
presenza e partecipazione attiva
all’interno delle proprie comunità e società. Le donne musulmane, in particolare, hanno cercato
di far capire ai cattolici che, al di
là del velo, spesso non si sentono colte dal mondo occidentale
per ciò che esse sono.
Hanno affermato che svolgono
un ruolo centrale all’interno della
famiglia musulmana. Il cartellone da loro presentato era titolato
da una frase del corano: “Il paradiso sotto i piedi delle mamme”.
Ovvero, attraverso la sua maternità la donna ha la possibilità di
essere ancor più vicina a Dio e,
almeno in parte, viatico per l’uomo nel suo cammino religioso.
Il momento della preghiera è
stato rispettoso e intensamente
spirituale. I due gruppi hanno
pregato secondo la propria tradizione in due momenti consecutivi, rimanendo in ascolto, quan-
do è stato il momento dell’altro
gruppo.
La convivialità e la cucina marocchina hanno fatto il resto. Dopo il tradizionale couscous, sono
stati messi in tavola i tradizionali
dolci marocchini, tutti deliziosi.
Chi non vuole fermarsi…
La prossima volta toccherà a
noi cattolici ospitare e cucinare… Sarà un’altra bella occasione per incontrarci e celebrare insieme le convinzioni della
propria fede. Rifletteremo sulla
nostra “relazione personale con
Dio”. Speriamo che all’incontro
partecipino anche i sikh.
Per le scuole, è stato messo
a punto il progetto chiamato “I
colori delle religioni”, finanziato
dalla fondazione Comunità bresciana. Il 18 dicembre si è svolto
il laboratorio interreligioso tra
alunni sikh, cristiani e musulmani
della scuola edile di Mompiano.
Il cammino continua ed è aperto a chi non vuole fermarsi. Per
informazioni è possibile contattare Giovanni Brichetti (333
9529206), oppure Francesco Capretti ([email protected]), membri
del gruppo bresciano della Conferenza mondiale religioni per
la pace (WCRP), che si raduna
presso i missionari saveriani in
■
Via Piamarta 9, Brescia.
Sarà una gita favolosa!
Domenica 18 maggio sulle vie degli antichi
Burchielli veneziani del ‘700
Navigheremo tra le Ville Venete della Riviera del Brenta e
visiteremo la “Pisani”, con dipinti di Tiepolo, Mantegna e Correggio, e sculture del Bonazza.
Le iscrizioni sono possibili fino al 27 aprile, telefonando a
030.377.27.80 (Sonia) dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 18
CINA, SULLA STRADA DEL DIALOGO
p. ANGELO LAZZAROTTO, sx
Padre Lazzarotto, missionario del Pime
ed esperto della Cina, è stato ospite dei
saveriani a Brescia. Pubblichiamo una piccola parte della sua conferenza.
La Cina ha fatto enormi progressi,
ma le contraddizioni e i problemi sono
tutt’altro che risolti, a cominciare dal
divario fra i nuovi ricchi e le masse di
contadini che vivono nelle zone più interne. In questo Paese dal doppio volto
vive anche la comunità cristiana, fra timori e speranze che non possono cancelPadre Lazzarotto,
lare le sofferenze e le persecuzioni subite
missionario del Pime,
nel secolo scorso. Mao Zedong, preso il
esperto della chiesa in Cina
potere, aveva espulso tutti i missionari
stranieri e imposto un ferreo controllo sulle religioni. Finirono così in
carcere numerosi vescovi, sacerdoti, religiose e laici cattolici cinesi.
Grazie a questi testimoni del vangelo, veri “martiri del secolo XX” come li chiamava Giovanni Paolo II - abbiamo oggi 13 milioni di cattolici
e 1.700 sacerdoti. È un fatto davvero eccezionale, se si considera che il
regime comunista in Cina continua ancora oggi a impostare la formazione della gioventù sui principi del materialismo e dell’ateismo.
Il 30 giugno scorso, Benedetto XVI ha scritto una lettera ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della chiesa
cattolica in Cina. Il Papa si rivolge anche alle autorità di questa grande nazione con rispetto e volontà di dialogo. È un avvenimanto che
fa ben sperare. Anche noi, accogliendo l’invito del Papa, uniamoci in
preghiera ai cristiani della Cina che il 24 maggio si recano in pellegrinaggio al santuario di Maria Ausiliatrice, sulla collina di Sheshan vicino a Shanghai.
2008 FEBBRAIO
CAGLIARI
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 340 0840200
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Suora dei “piccioccus” di Cagliari
La vincenziana Giuseppina Nicoli è beata
P
er alcuni mesi, ogni mattina alle sette, sono andato
a celebrare la Messa nella cappella dell’asilo della Marina a
Stampace. Tutti i giorni, passavo
davanti alla lapide della tomba
di suor Nicoli, suora della carità,
senza leggerne il nome. Salutavo
le suore presenti e non prestavo
attenzione alla scritta coperta da
un vasetto di fiori sul muro della
parete.
“Qui ove soavi effuse ai piedi
di Gesù e della sua Immacolata Madre gli irrefrenabili slanci
d’amor di Dio e i tesori attinse di
ardente carità del suo bel cuore
materno, riposa suor Giuseppina
Nicoli, nella pace dei giusti”.
Le suore “cappellone”
A volte ci accade di vivere
nelle case dei santi e camminare sugli stessi pavimenti senza
saperlo, come nella cappella
dove trovava la sorgente del suo
amore per Dio e per i poveri suor
Giuseppina. L’annuncio della
sua beatificazione e il dono della
sua biografia da parte della superiora dell’asilo mi hanno fatto
conoscere la vita di questa suora,
attiva nel quartiere Stampace del
porto di Cagliari.
Le suore vincenziane erano
note come “suore cappellone”,
per il copricapo bianco, a larghe
tese spioventi, rigidamente inamidate. Hanno anche un altro
nome più significativo: “angeli
degli ospedali”. Nel seguire il
loro calendario liturgico, mi ha
stupito il ricordo delle loro martiri durante la rivoluzione francese. Il furore dei giacobini si era
accanito anche contro le suore di
san Vincenzo.
Chi sono: un po’ di storia
Infatti, “monsieur Vincent”,
come lo chiamavano i parigini,
ha iniziato la carità sociale e
politica dei tempi moderni, 374
anni fa, con la fondazione delle
p. DINO MARCONI, sx
figlie della carità, una nuova forma di vita religiosa femminile:
“Avranno per monastero la casa
dei malati, per cella una camera
d’affitto, per cappella la chiesa
della parrocchia, per chiostro
le vie della città e le sale degli
ospedali, per clausura l’obbedienza, per grata il timor di Dio,
e per velo la modestia”. Queste
parole sono state riprese anche
da Victor Hugo nel suo romanzo
“I miserabili”, proprio quando
parla delle suore vincenziane.
È noto anche il consiglio dato
da Vincenzo de’ Paoli al cardinale Mazzarino, dopo che in un
giorno aveva sfamato duemila
persone con la mensa pubblica.
Preoccupato per i danni della
guerra civile, corse a cavallo dal
cardinale e gli disse: “Monsignore, andatevene; sacrificatevi
per il bene della Francia”.
“Monelli di Maria” e “zitine”
Suor Giuseppina ha lavorato
La grande missione cittadina
In pieno svolgimento l’anno mariano
primo centenario della
N elpromulgazione
del decreto
8
un’iniziativa nata dalle “sentinelle
del mattino”, un gruppo di giovani
dai 18 ai 35 anni che, su invito di
Giovanni Paolo II, hanno deciso di
mettersi in gioco per testimoniare
la propria fede cristiana.
All’iniziativa hanno partecipato anche i saveriani della Sardegna p. Roberto Salvadori, p. Pierluigi Felotti, p. Alex Brai, che lavora con i giovani di Salerno; e
le saveriane Piera, Olivia e Lidia,
che è venuta apposta da Milano.
p. D. MARCONI, sx
conclusa il 3 febbraio sul piazzale dei Centomila, davanti alche dichiara la Madonna di Bola scalinata del santuario della
naria “speciale patrona di tutta la
Madonna di Bonaria, con la beSardegna”, è stato creato il logo
atificazione di suor Giuseppina
“Ecce Sardinia Mater tua - SarNicoli, delle figlie della caridegna, ecco tua Madre”. È il mestà, nativa di Casatisma (Pavia),
saggio che ci accompagna duranma cagliaritana per vocazione e
te l’anno mariano, iniziato il 13
missione.
settembre 2007. Lo stemma uffiNostro compagno di viaggio
ciale raffigura la Vergine che, suldurante l’anno mariano è anche
le onde del mare, va nuovamenil beato Nicola da Gesturi, di
te incontro al popolo sardo, come
cui ricorre il cinquantesimo delavvenne la prima volta nel 1370.
la morte. È ancora vivo il suo ricordo, quando girava per le straDue beati per compagni
Una luce nella notte
La missione cittadina si è de cittadine durante i bombardaDal 20 gennaio al 3
menti del 1943, per aiutare
febbraio, si è svolta la
e soccorrere le persone nelmissione cittadina, che ha
le case devastate dalle bomcoinvolto più di 50 parbe. Quest’anno possiamo
rocchie di Cagliari, Mondavvero cantare lo spiritual
serrato, Quartu S. Elena,
“Camminiamo sulle straQuartucciu, Selargius.
de che han percorso i sanPer i giovani di Cagliati tuoi...”.
ri è stata anche organizL’anno mariano si concluzata l’esperienza speciale
derà a settembre con la visidi “una luce nella notte”.
ta di Benedetto XVI al sanLa chiesa di sant’Antonio
tuario della Madonna di Boè rimasta aperta la notte
naria. “O Maria, Madre di
di domenica 23 dicembre
Gesù, da sempre ti amiamo
per accogliere tutti coloro
e ti veneriamo. Da cento anche sentivano il desiderio
ni sei la patrona della Sardedi un incontro personale
gna e dal colle di Bonaria hai
con Gesù vivente, o permoltiplicato grazie e favori.
ché invitati dai loro coConcedici di disporci bene a
Logo ufficiale del centenario (1908 - 2008) realizzato
etanei che incontravano da Andrea Maria Silanos; lo stemma ufficiale dell’anno questo tempo di grazia. Apri
nelle vie adiacenti.
i nostri cuori alla vera conmariano raffigura la Vergine che sulle onde del mare va
incontro al popolo sardo, come avvenne nel 1370
■
“Una luce nella notte” è
versione. Amen”.
quasi sempre in Sardegna, in modo particolare a Cagliari, in mezzo
ai bambini di strada. Lei
li chiamava i “monelli
di Maria”. Si guadagnavano da vivere trasportando bagagli o pacchi,
che caricavano nella
cesta sulla testa. Per
questo erano conosciuti
come “is picciòccus de
crobi”.
Di notte dormivano
nelle grotte della collina o sotto i portici dei
palazzi. Suor Giuseppina li radunava all’asilo
della Marina per dar Sotto il tipico “cappellone”, il simpatico volto di
loro un’istruzione reli- suor Giuseppina Nicoli (1863-1924), la vincenziana
giosa, per prepararli ai
proclamata beata a Cagliari il 3 febbraio
sacramenti con la dottrina cristiana, per insegnar loro affidate alla protezione di santa
a leggere e scrivere, a imparare Zita.
un mestiere.
Suor Giuseppina Nicoli si è
Oltre ai ragazzi di strada, s’in- consacrata a Dio per il servizio
teressava delle ragazze, venute ai poveri, mettendosi con spiriin città come donne di servizio, to evangelico al seguito di Geche riuniva in associazioni. Ac- sù Cristo nella comunità delle ficoglieva le giovani domestiche, glie della carità. È stata dichiaraprovenienti dai paesi di tutta la ta beata il 3 febbraio a Cagliari,
Sardegna per prestar servizio alla fine della missione popolapresso i signori della città. Le re, alla quale hanno partecipato
chiamava “zitine”, perché erano anche i missionari saveriani. ■
Ritiro spirituale di Quaresima
I missionari saveriani invitano tutte le delegate e gli amici a
due giornate di ritiro spirituale nello spirito della Quaresima
nella casa di Via Sulcis n. 1 a Cagliari
domenica 10 e lunedì 11 febbraio 2008
Per informazioni e conferma, si può telefonare
a p. Dino (340 0840200)
IL COMMIATO A P. DORIO MASCIA
p. DINO MARCONI, sx
P. Dorio Mascia è deceduto alle
10,30 del 21 gennaio 2008 all’ospedale civile di Cagliari, all’età di 66
anni. Era stato ricoverato al pronto soccorso di Bosa nella notte del 3
dicembre e poi trasferito a Cagliari
per l’operazione della milza. Il diabete trascurato ha causato problemi alla suturazione della ferita fino
a causare un’emorragia che lo ha
portato al decesso.
Padre Dorio era entrato nella comunità saveriana di Desio come
“vocazione adulta” nel 1964, dopo
un’esperienza di lavoro come sarto. Ha studiato alle magistrali, come ha ricordato p. Pierluigi Felotti,
suo compagno di studi. È stato ordinato sacerdote a Sardara e poi è partito per il Congo, dove ha lavorato nelle missioni di Kasongo, Shabunda e Kigulube.
I funerali si sono svolti nella chiesa parrocchiale della Vergine Assunta di Sardara, alla presenza del vescovo di Ales Terralba, mons Giovanni Dettori. Ha presieduto il superiore dei saveriani in Italia p. Carlo Pozzobon. Hanno animato i canti il coro parrocchiale e i giovani
di Macomer che, al ritmo del tamburo, hanno cantato “Nzambe ee
Yamba ee Ma bonza na biso Nzamba - Signore, accogli le nostre offerte”.
In questa circostanza, il Signore accolga le sofferenze di un fratello deceduto per malattia, e il dolore dei suoi familiari e dei confratelli missionari. Il canto del “Santo zairese”, che accompagna le liturgie
africane celebrate anche da p. Dorio a Kasongo, Shabunda e Kigulube, ci ha ricordato la missione in Africa del nostro missionario.
Un forte vento di maestrale ci ha seguiti fino al cimitero, dove ci attendeva il pullman degli amici venuti da Macomer, dove p. Dorio ha
lavorato una decina d’anni, dopo il suo ritorno dall’Africa.
2008 FEBBRAIO
CREMONA
26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81
Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260
Raddoppiamo i nostri sforzi
Per un mondo con meno affamati
L
a comunità dei missionari
saveriani di Cremona rilancia nel periodo della quaresima
e del tempo pasquale l’iniziativa
contro la terribile ingiustizia della
fame che minaccia quasi 860 milioni di persone. Eppure, il mondo
occidentale ha raggiunto una ricchezza mai vista prima e un benessere crescente, grazie al progresso
scientifico, tecnico e industriale.
Condivisione ed equità
Domenica 23 settembre, papa
Benedetto XVI da Castel Gandolfo ha invitato i cristiani a “riflettere sul giusto uso dei beni
terreni e sul modo migliore di
utilizzare il denaro e le ricchezze
materiali, ovvero quello di condividerli con i poveri. Il denaro
non è disonesto in sé, ma più
di ogni altra cosa può chiudere
l’uomo in un cieco egoismo”.
Si tratta dunque di fare una
sorta di “conversione” dei beni
economici. Invece di usarli solo
per interesse proprio, occorre
pensare anche alle necessità dei
poveri, imitando Cristo che “da
ricco che era si fece povero per
arricchire noi con la sua povertà”, come afferma l’apostolo Paolo (2 Cor 8,9).
Il Papa ha invitato a riflettere
sul tema della ricchezza e della
povertà, anche su scala mondiale,
in cui si confrontano due logiche
economiche: quella del profitto
e quella di un’equa distribuzione
dei beni. Queste due logiche non
sono in contraddizione l’una con
l’altra, purché il loro rapporto sia
bene ordinato.
La via maestra della carità
“L’emergenza della fame e
l’emergenza ecologica denunciano con crescente evidenza che la
logica del profitto, se prevalente,
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
incrementa la sproporzione tra i
ricchi e i poveri e provoca un
rovinoso sfruttamento del pianeta. Quando, invece, prevale la
logica della condivisione e della
solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno
sviluppo equo e sostenibile”.
Il Papa ha anche ricordato Maria che nel Magnificat proclama:
“Il Signore ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i
ricchi a mani vuote” (Lc 1,53).
La Madonna ci aiuti a usare con
saggezza evangelica, cioè con
generosa solidarietà, i beni terreni e ispiri ai governanti e agli
economisti strategie lungimiranti
che favoriscano l’autentico progresso di tutti i popoli.
L’iniziativa dei missionari saveriani di Cremona vuole essere
una modesta, ma entusiastica
risposta alle parole del Santo
Padre e al suo magistero così
Bilancio della mostra a Cremona
Piccoli e grandi entusiasti di “Giocafricando”
S
i è conclusa il 21 dicembre
la mostra “Giocafricando”,
organizzata presso i missionari
saveriani, con il patrocinio della
provincia e del comune di Cremona, inaugurata il 6 dicembre con
la conferenza “Giochi e giocattoli: passaporto per l’intercultura” tenuta da Luciana Pederzoli,
collaboratrice di Cem Mondialtà.
Il bilancio dell’iniziativa è sicuramente molto positivo.
Numerose sono state le scolaresche e i gruppi parrocchiali
che hanno visitato l’esposizione
di giocattoli e strumenti musicali
provenienti dall’Africa e realizzati con materiali poveri e di recupero. Hanno visitato la mostra
970 alunni, soprattutto delle elementari e delle medie; ma anche
bambini della scuola materna e
giovani delle superiori. Contando anche gli adulti, sono stati più
di 1.200 i visitatori.
Hanno costruito i giocattoli
Tra coloro che hanno visitato
la mostra nella casa dei saveriani, c’è stato un grande interesse
anche nella partecipazione dei
laboratori, tanto che oltre alle
classi elementari, anche alcune
classi delle medie hanno chiesto
di imparare a costruire giocattoli
con materiali di riciclo. Molto
interesse ha suscitato anche la
testimonianza del missionario p.
Dante, che ha raccontato le esperienze dei 6 saveriani cremonesi
in Brasile, Bangladesh, Indonesia, Burundi e Sierra Leone.
Per dare un segno di continuità nello studio di questi temi e
I bambini
sono stati
i protagonisti
della mostra:
hanno partecipato con
entusiasmo
e hanno
costruito
giocattoli
che hanno
portato
a casa.
(foto di
L. Pederzoli)
8
SILVIA BOSIO
nell’amicizia con i missionari, a
tutti i visitatori è stato fatto dono del calendario saveriano e di
biglie colorate, donate dal Consorzio recupero vetro. Le insegnanti hanno ricevuto le schede
didattiche sul gioco nel mondo.
Nelle scuole e negli oratori, insegnanti e animatori hanno aiutato i ragazzi a riflettere sui temi
della mondialità e delle culture,
sull’importanza del giocattolo
manufatto e degli strumenti musicali africani.
Grazie ai giovani e volontari
“Un grande apporto all’esito
della mostra “Giocafricando”
è venuto dai giovani, da alcune
maestre e da altri volontari che
si sono messi al lavoro per organizzare, divulgare, allestire
la mostra, ne sono stati le guide, hanno orientato i laboratori,
hanno dato voce ed entusiasmo
all’iniziativa” - così ha spiegato
padre Dante Volpini, rettore della
comunità saveriana a Cremona.
“Ringrazio le giovani guide
che hanno accolto i visitatori
con simpatia e hanno presentato
con competenza i meravigliosi
giocattoli dei bambini africani.
Ringrazio Non solo noi di Cremona e i suoi volontari; Insieme
si può di Belluno che ci ha prestato la mostra; la provincia e il
comune, le insegnanti e i sacerdoti, che hanno dimostrato interesse all’iniziativa”.
■
Giovani della Sierra Leone lavorano i campi di riso per produrre cibo
per le loro famiglie (foto A. Costalonga)
luminoso e semplice, che vuole
aiutare il mondo a trovare la via
maestra della carità.
“Aiutiamo chi si aiuta”
Padre Vittorio Bongiovanni, saveriano di Bozzolo e da tanti anni
in Sierra Leone, ci racconta cosa
fanno i missionari per aiutare le
popolazioni povere. Lo ringraziamo per la sua testimonianza.
“Grazie a Dio, la pioggia è
arrivata come una manna dal
cielo. Quest’anno la secca si è
fatta sentire di brutto. In 27 anni
d’Africa non avevo mai assistito
a una stagione così secca. Quasi
tutti i pozzi erano asciutti, anche
quello della missione. La gente,
soprattutto le bambine, andavano in cerca d’acqua, camminando per chilometri. E l’acqua che
trovavano non era sempre pura.
Così parecchi si sono presi la
febbre tifoidale. Quanto è prezioso il dono dell’acqua!
Un altro grosso problema sono
i tanti giovani disoccupati. Cercano lavoro ma non c’è. Padre
Antonio ha organizzato un progetto agricolo proprio per dare
lavoro a chi lo cerca. Nella missione c’è un pezzo di terra non
coltivato, vasto come 40 campi
da pallone; 120 uomini hanno
accettato di lavorarlo. Hanno noleggiato due trattori, hanno arato e hanno seminato 40 sacchi di
riso. Se il raccolto sarà buono ci
daranno 140 sacchi di riso, che
conserveremo per la prossima
semina. Tutto il resto sarà loro.
Li aiutiamo, a condizione che loro aiutino se stessi”.
■
Una bella
panoramica
dei giochi africani in mostra
dai saveriani
di Cremona
in dicembre.
(foto di L.
Pederzoli)
Hanno visitato la mostra “Giocafricando” le scolaresche di Monteverdi, Vida, Capra
Plasio, Stradivari, Media Campi, Manzoni, Colombo Aporti, Casalmorano, Bozzolo,
Acquanegra, Paderno, Soresina; e i gruppi parrocchiali di S. Michele, S. Sebastiano,
S. Francesco, Beata Vergine, Boschetto, Cambonino, Bonemerse, Vescovato, Grontardo
NON HO TEMPO PER ANNOIARMI
p. VITTORIO BONGIOVANNI, sx
Cari amici, vi scrivo dalla Sierra Leone e
vi mando tanti saluti caldi, e soprattutto
umidi. Infatti qui adesso siamo nella stagione delle piogge, e piove davvero.
In questa stagione sto organizzando vari corsi di formazione e approfondimento per i nostri catechisti e per i capi delle
comunità cristiane. Siccome le strade diventano impossibili da percorrere per la
pioggia e il fango, allora ospitiamo queste persone qui nella missione, dove teniamo i corsi di aggiornamento. Sono cose importanti, perché più noi conosciamo
i valori della nostra fede, più l’amiamo e
più la diffondiamo.
Quest’anno ad agosto, in Sierra Leone
Padre Vittorio Bongiovanni,
avremo le elezioni per il nuovo presidensaveriano di Bozzolo,
in Sierra Leone da 27 anni
te. Tutti sperano e pregano affinché siano
elezioni pacifiche. La gente non ne vuole
più sapere della guerra. L’abbiamo avuta per undici anni, ed è più che
abbastanza. Ne stiamo ancora pagando le tragiche conseguenze.
Qui c’è tanto da fare. Non ho tempo per annoiarmi. Il Signore ci dà
una gioia profonda quando mettiamo a sua disposizione il meglio di
noi stessi. E questo vale anche per Cremona e per Mantova; vale per
tutto il mondo. Basta che mettiamo da parte un po’ di tempo per leggere, riflettere, pregare e capire che il Signore ci vuole tanto bene ed
è misericordioso con ciascuno di noi. Vi sono vicino nel Signore.
2008 FEBBRAIO
DESIO
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Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
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Per servire il mondo intero
Nuovi diaconi da Brasile, Congo e Messico
casa madre di Parma,
N ella
sabato 8 e domenica 9 di-
cembre la nostra famiglia saveriana ha vissuto due giorni di intensa gioia e di fraternità. Fabien,
René, Santos e Wagner hanno
emesso la professione religiosa
dei voti perpetui e sono stati ordinati diaconi da mons. Lino Pizzi, vescovo di Forlì - Bertinoro.
Questi quattro giovani saveriani hanno trascorso vari anni a Parma. Dopo aver imparato
la lingua italiana, hanno studiato
teologia e hanno fatto esperienza pastorale in varie parrocchie e
altre realtà sociali, per prepararsi
al sacerdozio missionario. Siamo
felici di presentarvi le loro emozioni e convinzioni missionarie.
Fabien: la fede dei genitori
Fabien Kalehezo T’chiribuka è
nato nel 1979 a Baraka, una piccola cittadina della repubblica
democratica del Congo. Fa parte
di una famiglia numerosa: nove
figli, tre maschi e sei femmine,
cresciuti in un clima di fede e di
educazione religiosa. I genitori
sono catechisti e responsabili di
comunità cristiane di base.
Dopo le scuole elementari Fabien si è trasferito a Bukavu,
ospite dei nonni e degli zii, ma
entra in crisi, come un po’ tutti gli adolescenti. L’incontro con
un missionario gesuita, disposto
ad ascoltarlo e ad accompagnarlo nell’orientamento della sua vita, l’ha aiutato a riprendersi. “Ho
capito che dovevo cominciare un
cammino personale di fede, fare esperienza di Cristo, pregare...
Pian piano è rinato in me il desiderio di consacrarmi a Dio, so-
DAVIDE LAI, sx
gno della mia infanzia”.
Le radici della vocazione missionaria di Fabien sono legate alla fede dei genitori e anche alle
testimonianze del suo parroco a
Fizi, don Elia Leita, delle suore
“piccole figlie” e di alcuni missionari saveriani che frequentavano la sua famiglia.
Nel 1998 comincia il suo cammino con i saveriani, fino ad arrivare a Parma per concludere gli
studi di teologia e prepararsi alla consacrazione definitiva a Dio
nel servizio alla missione. Durante gli studi, oltre a dare una
mano in alcune parrocchie della città, ha animato un gruppo
di sposi con la lectio divina, ha
collaborato nella pastorale giovanile della diocesi e nel gruppo
scuola, che propone e mette in
opera attività educative e ricrea-
Famiglia saveriana in festa
Missionari saveriani per tutta la vita
E
concludiamo la presentazione, raccontando qualcosa della storia di vita degli altri
due giovani saveriani che hanno
deciso di dedicare la propria vita
alla missione, secondo il carisma
e la spiritualità del beato Guido
Conforti.
Santos: per aiutare
gli indigeni
Anche Santos Hernandez Hernandez è messicano. È nato nel
1974 in una famiglia di agricoltori, nella parrocchia “saveriana”
di Santa Cruz. Perciò ha conosciuto i saveriani da bambino e
ha ammirato “la loro disponibilità ad aiutare gli indigeni”. Trascinato dalla loro testimonianza,
decide di “imparare qualcosa e
impegnarsi per la sua gente”.
Per pagarsi gli studi superiori,
lavora come commesso in un negozio di Città del Messico e come muratore a Guadalajara. Qui
ritrova il contatto con i saveriani
e li frequenta per un periodo di
8
discernimento vocazionale finché, a 23 anni, decide di diventare missionario.
Dopo gli studi di filosofia, nel
2002 i superiori lo assegnano a
Parma per studiare teologia. Ha
collaborato con i volontari del
“Pozzo di Sicar”, dove sono accolte le donne immigrate, e con
la cooperativa “La Bula”, per la
formazione di giovani disabili.
Sta trascorrendo un anno di pratica pastorale a Salerno, dedicandosi all’animazione giovanile
insieme a p. Alex Brai. È molto
contento di questa esperienza e
del carattere amichevole dei salernitani.
Wagner: per dare tutto
Wagner Rodrigues Pereira è
nato in Brasile nel 1977. Sua
madre è insegnante e il padre
è meccanico. La catechesi, cominciata in giovane età, gli ha
fatto conoscere l’amore di Dio e
ha suscitato in lui il desiderio di
aiutare gli altri.
D. LAI, sx
La chiamata si fa più chiara
quando incontra i seminaristi
e un giovane prete. Partecipa a
un’esperienza vocazionale in seminario ma, dice lui, “mi mancava qualcosa”. Nel 1996, anno in
cui il padre muore, uno studente
saveriano invita Wagner a un incontro vocazionale dei saveriani
a Londrina. Mentre approfondisce la sua vocazione, Wagner
termina gli studi superiori e si
prepara a quelli di filosofia. Nel
2002 diventa saveriano e viene
a Parma per studiare teologia e
prepararsi al sacerdozio.
Ha lavorato in alcune parrocchie cittadine e nell’animazione missionaria nelle scuole della città. In più, ha dato una mano
a p. Angelo Costalonga per archiviare le migliaia di fotografie
artistiche che p. Angelo ha scattato nelle missioni saveriane di
tutto il mondo. Wagner è ora a
Desio per esercitarsi nella pastorale giovanile, prima di diventa■
re sacerdote.
Nel santuario del beato Conforti a Parma, in abito giallo, i quattro diaconi appena
ordinati (da destra): Santos, Fabien, Wagner, René e mons. Lino Pizzi vescovo di Forlì
tive per la prevenzione del disagio negli adolescenti.
René: conoscere il cuore
René Casillas Barba è messicano, primo di sei figli, e ha 30
anni. Dai genitori e dai nonni ha
imparato il senso religioso della
vita. La sua infanzia scorre rapida e serena anche se il tempo
della scuola gli sembrava sempre troppo lento, perché allo studio preferiva lo svago con gli
amici.
Era chierichetto in parrocchia
e partecipava agli incontri vocazionali organizzati dal seminario
minore della sua diocesi. Terminate le scuole medie, decide di
entrare in seminario. Qui conosce il mondo della missione e si
butta nell’animazione missiona-
ria, fino a sentire una chiamata
“speciale”. Il seminario si rivela
presto un ambiente troppo “stretto” per realizzare il suo sogno.
Durante gli studi liceali, conosce vari missionari, tra cui i
saveriani. Dopo un campo estivo trascorso con loro, chiede di
poter far parte della famiglia saveriana. Nel 2003, dopo il noviziato, viene mandato a Parma
per proseguire gli studi, “con la
voglia di conoscere più da vicino, il cuore della nostra famiglia
missionaria”.
Anche lui ha collaborato in
due parrocchie della città e ha
partecipato a numerose iniziative
nel campo dell’evangelizzazione, della catechesi e della pasto■
rale sociale.
(continua a lato)
IL PRIMO NATALE IN AMAZZONIA
p. PAOLO ANDREOLLI, sx
Dall’Amazzonia ho pensato a voi tutti. Ho vissuto il mio primo Natale
in missione tra i cristiani delle isole e ho partecipato al Natale dei giovani:
la prima esperienza vissuta da solo in mezzo ai brasiliani. Non riesco ancora a parlare portoghese, ma ci siamo capiti, perché è l’amore che parla
e ci fa intendere. Ma sento la necessità di imparare bene la lingua.
È stato un bell’incontro ecclesiale: con il parroco e un’équipe di giovani siamo andati in una comunità distante due ore di barca. Abbiamo preparato la chiesa per la Messa di Natale; abbiamo pregato e
cantato, ci siamo scambiati i doni e abbiamo cenato insieme. Poi a letto... sull’amaca, nella barca del parroco, dondolati dalle onde!
Al mattino, mi sono svegliato con un po’ di mal di schiena: era la
prima volta che dormivo su un’amaca! Abbiamo accolto 200 giovani,
arrivati con le loro barchette dopo tre ore di remi sui fiumi, per partecipare alla Messa. Poi, è partita l’animazione con danze, canti e presentazione dei gruppi... che hanno coinvolto tutti, me compreso. Verso l’una, stanchi ma felici, i giovani sono ripartiti per tornare alle loro
case, sempre in barca.
Anche noi siamo ripartiti subito per un’altra comunità, a un’ora di
barca, per celebrare nuovamente il Natale. Abbiamo fatto un bagno
nel fiume per rinfrescarci e abbiamo celebrato la terza Messa solenne.
Dopo la cena e un po’ di festa, siamo ripartiti. Arrivati al porto, i
giovani mi hanno accompagnato fino a casa: non è sicuro camminare
da soli per le vie della città, alle 11 di sera!
Questo mio primo Natale in Brasile è stato molto intenso e bello.
Il giorno dopo, santo Stefano, l’ho dedicato alla “meditazione”, cioè
al santo riposo!
Sabato 8 dicembre nel santuario Conforti a Parma, i quattro giovani che hanno fatto la professione perpetua
dei voti missionari (da sinistra): Santos del Messico, Fabien del Congo RD, Wagner del Brasile, René del Messico
Padre Paolo Andreolli, al centro, con gli amici di Desio e p. Renato Trevisan,
durante il viaggio in Amazzonia dell’agosto 2005
2008 FEBBRAIO
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
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Lo sguardo sull'Asia / 1
In Giappone, tra i fiori di ciliegio
I
n Giappone, seconda potenza mondiale, si sta bene. Non ci sono problemi; puoi
avere di tutto. Ma manca una
cosa importante: annunciare
Gesù Cristo. Ci troviamo in una
società che non è cristiana e noi
cerchiamo di fare proprio questo: annunciare Gesù Cristo. Se
non lo facessimo, saremmo solo
un’organizzazione filantropica.
L’annuncio di Gesù Salvatore
I papi affermano che l’Asia è il
futuro dell’umanità e della chiesa. Infatti l’Asia sta diventando
il polo economico e politico del
mondo. C’è una teoria, secondo la quale l’economia segue il
percorso del sole. Un tempo il
sole splendeva sull’Europa, poi
si è spostato in America; adesso è sul Giappone e arriverà
in Cina e in India. Fra
12 anni le prime città
del mondo saranno
asiatiche. Noi come
chiesa dobbiamo es-
se presenti a questo cambiamento perché abbiamo da donare un
tesoro grande: Gesù Salvatore.
Il cristianesimo stenta a entrare in Asia, pur essendovi nato.
Forse stenta perché, almeno in
Giappone, appare ancora come
una religione occidentale. È arrivato da appena 300 anni,
mentre il buddhismo è
presente da 1.300 anni. Ma coloro che si
convertono si sentono
p. TIZIANO TOSOLINI, sx
bene, hanno l’impressione di
essere a casa loro. L’universalità che il cristianesimo annuncia
colpisce in profondità l’animo
giapponese.
La cultura deve aprirsi
C’è una sfida da affrontare. Per la prima volta nella storia del Giappone, i
cristiani cattolici hanno
superato il milione. Ma
600mila sono brasiliani, peruviani, cileni...
che vengono a lavorare. Oggi la chiesa
giapponese ha
aperto le porte: si celebra
la Messa in
portoghese e
spagnolo.
Continuando
Il sorriso è sempre stato una carat- questo moteristica di p. Tiziano, e capiamo
vimento, i
il perché: basta guardare il sorriso
giapponesi
della mamma!
potrebbero
Lo sguardo sull'Asia / 2
Con i “fuori casta” del Bangladesh
L
avorare in Bangladesh non
è semplice per noi missionari, nati e cresciuti in un contesto europeo. Convivere con
la cultura asiatica e in particolare con quella bengalese, vuol
dire tornare ad essere bambini.
È tutto un mondo da scoprire e
da imparare. Ma è nel nome del
Signore che sono qui. È lui che
mi ha inviato e per questo cerco
ogni giorno di porre in lui la mia
totale fiducia. È l’unica ragione
da cui ricevo forza ed entusiasmo per amare questa terra e
questa gente.
8
to, ma grazie agli aiuti, tutto è
tornato nella normalità. Si fa per
dire, perché i poveri sono tanti
e, come ha detto Gesù, “li avrete
sempre con voi”.
Diffondiamo i valori cristiani
Ogni giorno mi alzo pensando
cosa posso fare per i poveri della
nostra missione, che sono l’80%
delle famiglie. Cerco a tutti costi
di evitare la semplice elemosina,
per non creare dipendenza. Ma
non è semplice, perché per loro
non c’è lavoro. Sono fuori-casta,
“intoccabili”, e non possono salire ai “gradini” superiori della società. Essendo rifiutati, dobbiamo
aiutarli, dando loro il rispetto che
ogni persona umana merita.
Cerchiamo di diffondere i va-
Due fratelli di Adorgnano sono missionari saveriani: p. Fabrizio vive a Taipei e p. Tiziano vive in Giappone. Tiziano è ora in
Italia per tenere un corso di antropologia culturale nel seminario teologico interdiocesano di Reggio Emilia, dove studiano
anche gli studenti saveriani di Parma.
È un tipo simpatico e ti mette subito a tuo agio quando lo
incontri. Sereno e spigliato nel parlare, ma profondo nel contenuto. Entusiasta della sua vocazione missionaria, scoppia di
stupore quando comunica che una conversione in Giappone ti
fa sperimentare per davvero la paternità spirituale. Parlando
con lui sono riuscito a cogliere alcune riflessioni che mi sembrano utili e interessanti per tutti.
p. Domenico Meneguzzi, sx
dire che le loro tradizioni sono
diverse. I brasiliani danzano in
chiesa; i giapponesi neppure se
lo sognano: non si può cambiare
nulla di quello che la tradizione
ha loro dato. Noi suggeriamo
che bisogna aprirsi, perché c’è
una dimensione universale del
cristianesimo. Non si tratta di
perdere la propria particolarità,
ma neppure di rivendicarla a
spada tratta.
Arricchire la persona
Noi europei puntiamo alla
felicità come obiettivo da raggiungere a tutti i costi, per cui
davanti alla sofferenza, spesso
ce la prendiamo con Dio. In
Giappone, invece, quando capita
una sciagura, un terremoto (e ne
vengono tanti!) e la gente viene
mandata a vivere per un po’ di
tempo nelle palestre, è rassegna-
ta. Il giapponese sa che la vita è
sofferenza. Non inveisce contro
il destino o contro la divinità. Interpreta la vita in un altro modo.
I giapponesi vivono il momento
presente; “l’adesso” è importante per loro.
La missione cerca di andare
al cuore delle persone. Il popolo giapponese ha una profonda
spiritualità. A loro piace molto
sentirsi dire, “Dio ti ama”. Un
Dio che ti abbraccia, che ti dona la salvezza gratuitamente è
certamente tanto diverso dalla
dottrina buddhista, dove tu devi
liberarti con tutta la fatica che
questo comporta.
Insomma noi facciamo il possibile perché queste persone si innamorino di Dio che è già innamorato di loro. Noi missionari non andiamo a distruggere una cultura,
ma ad arricchire la persona.
■
p. DANIELE TARGA, sx
lori cristiani di pace, giustizia,
amore e rispetto, al di là della
loro appartenenza etnica o di
gruppo. Ma questa missione è
ancora agli inizi. Solo Dio sa
quando tutto questo si realizzerà. Medito spesso le parole del
martire mons. Romero: “Non
scoraggiamoci, anche quando
l’orizzonte della storia sembra
oscurarsi e chiudersi”.
Occhi, orecchie e cuore
Prego con le parole del filosofo
Dussel: “Signore, aprimi gli occhi
per vedere la sofferenza che mi
circonda; aprimi le orecchie per
sentire il pianto; ma soprattutto,
Per i poveri non c’è tregua
muovi il mio cuore per pentirmi
Come sapete, negli ultimi sei
della mia debolezza e non nasconmesi del 2007 il Bangladesh ha
dermi mai da te. Aiutami a esserti
dovuto soffrire molto a causa
fedele nella solidarietà con
dell’alluvione estiva e poi
coloro che subiscono indel ciclone che si è abbatgiustizie in questo mondo.
tuto violentemente nella
Aiutami a essere un disceregione meridionale in
polo fedele nella costruzionovembre. Come sempre,
ne del tuo regno”.
i poveri hanno pagato le
Vi chiedo di essere a
più terribili conseguenze.
noi vicini con la vostra
Ma grazie al Signore, con
preghiera e la carità, affini vostri aiuti e con quelli
ché possiamo sentirci tutti
internazionali, si è potuto
parte di una sola famiglia,
evitare epidemie e disagi
dove l’amore per i povemortali per i sopravvissuti.
ri sia sempre presente nelLa mia missione, in
le nostre scelte di vita, per
entrambi i casi, è stata
appena sfiorata. Qualche In Bangladesh, la gente si è messa al lavoro per rimediare costruire il regno di Dio
alle conseguenze del ciclone Sidr (foto AP)
■
nel mondo.
piccolo problema c’è sta-
Ecco il gruppone degli “amici” (ci sono anche le “ex cuoche”): sorridenti per la
foto, ma anche perché con i saveriani si trovano bene, e noi pure con loro:
una bella coincidenza!
AMICI, MA ANCHE DI PIù
p. D. MENEGUZZI, sx
Gli amici sono importanti,
specialmente quelli veri, quelli
che sanno starti vicino soprattutto nei momenti difficili. Ai
missionari non mancano amici vicini e lontani, di qua e di
là dell’oceano. Siamo fatti per
andare incontro a tutti, specialmente a quelli che magari
la società non tiene in grande
considerazione.
La nostra casa viene visitata da tante persone che poi
Una buona cuoca rende una comunità religiosa
diventano amici cercando di serena e contenta; Elisa e Silvia ci trattano con
dar vita a un rapporto sincero
i fiocchi: grazie, e continuate così!
e profondo. Tra queste persone, alcune meritano una particolare attenzione, perché sono più che
semplici amici. Non sappiamo neppure bene come chiamarli: amici importanti, amici per la pelle, amici indimenticabili...
Si tratta di persone che ci danno una mano nella gestione della casa. Passano da noi alcune ore durante la settimana, soprattutto per il
servizio di portineria, per accogliere bene chi viene a trovarci. È una
cosa importante! Lavorano spontaneamente, senza nessun guadagno.
Quello che più sorprende è che sono fedeli e vengono volentieri.
Per questo, ultimamente, ci siamo incontrati in un clima di festa
proprio per manifestare loro la nostra gratitudine e il nostro affetto.
Anche le due signore che lavorano part-time, la cuoca e la guardarobiera, sono persone amiche. Grazie a tutte queste persone, noi missionari possiamo dedicarci ad altre attività, al ministero o alle visite
dei familiari dei nostri missionari friulani.
2008 FEBBRAIO
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Suora dei “piccioccus” di Cagliari
La vincenziana Giuseppina Nicoli è beata
P
er alcuni mesi, ogni mattina alle sette, sono andato
a celebrare la Messa nella cappella dell’asilo della Marina a
Stampace. Tutti i giorni, passavo
davanti alla lapide della tomba
di suor Nicoli, suora della carità,
senza leggerne il nome. Salutavo
le suore presenti e non prestavo
attenzione alla scritta coperta da
un vasetto di fiori sul muro della
parete.
“Qui ove soavi effuse ai piedi
di Gesù e della sua Immacolata Madre gli irrefrenabili slanci
d’amor di Dio e i tesori attinse di
ardente carità del suo bel cuore
materno, riposa suor Giuseppina
Nicoli, nella pace dei giusti”.
Le suore “cappellone”
A volte ci accade di vivere
nelle case dei santi e camminare sugli stessi pavimenti senza
saperlo, come nella cappella
dove trovava la sorgente del suo
amore per Dio e per i poveri suor
Giuseppina. L’annuncio della
sua beatificazione e il dono della
sua biografia da parte della superiora dell’asilo mi hanno fatto
conoscere la vita di questa suora,
attiva nel quartiere Stampace del
porto di Cagliari.
Le suore vincenziane erano
note come “suore cappellone”,
per il copricapo bianco, a larghe
tese spioventi, rigidamente inamidate. Hanno anche un altro
nome più significativo: “angeli
degli ospedali”. Nel seguire il
loro calendario liturgico, mi ha
stupito il ricordo delle loro martiri durante la rivoluzione francese. Il furore dei giacobini si era
accanito anche contro le suore di
san Vincenzo.
Chi sono: un po’ di storia
Infatti, “monsieur Vincent”,
come lo chiamavano i parigini,
ha iniziato la carità sociale e
politica dei tempi moderni, 374
anni fa, con la fondazione delle
p. DINO MARCONI, sx
figlie della carità, una nuova forma di vita religiosa femminile:
“Avranno per monastero la casa
dei malati, per cella una camera
d’affitto, per cappella la chiesa
della parrocchia, per chiostro
le vie della città e le sale degli
ospedali, per clausura l’obbedienza, per grata il timor di Dio,
e per velo la modestia”. Queste
parole sono state riprese anche
da Victor Hugo nel suo romanzo
“I miserabili”, proprio quando
parla delle suore vincenziane.
È noto anche il consiglio dato
da Vincenzo de’ Paoli al cardinale Mazzarino, dopo che in un
giorno aveva sfamato duemila
persone con la mensa pubblica.
Preoccupato per i danni della
guerra civile, corse a cavallo dal
cardinale e gli disse: “Monsignore, andatevene; sacrificatevi
per il bene della Francia”.
“Monelli di Maria” e “zitine”
Suor Giuseppina ha lavorato
Guardare dentro e scoprire...
I saveriani di Macomer visti da fuori
Sonia Corso ha scritto questo
articolo per il giornalino “Progressolidale” di Macomer. Lo
pubblichiamo volentieri.
è
presente nella nostra cittadina una realtà a molti
sconosciuta, quella dei missionari saveriani. Conosciamo tutti
la struttura che li ospita e chissà
quanti di noi, passandoci davanti, si chiedono a cosa serva un
edificio così grande e apparentemente semivuoto.
Una domanda che mi sono posta anch’io per tanti anni, senza
mai prendermi la briga di andare
a vedere. Di recente ho incontrato alcune persone che mi hanno
fatto conoscere la realtà interna
a quelle mura tutt’altro che semivuote...
8
Ecco cosa ho scoperto
Ho scoperto con immenso piacere che molti ragazzi della nostra città frequentano assiduamente questo istituto. Saveriani e giovani animatori collaborano con l’obiettivo di offrire ai
ragazzi una formazione cristiana, spirituale e pratica, con attività di formazione missionaria,
discernimento vocazionale e, in
alcuni casi, dopo un’approfondita preparazione, un’esperienza in missione.
Formazione missionaria non
significa per forza partire. Ai ra-
gazzi è insegnato come mettersi in serena relazione con culture
diverse, e che ogni piccola attenzione verso il prossimo sofferente è già missione.
Anche discernimento vocazionale non significa che tutti devono diventare saveriani. La vocazione non è solo quella religiosa,
ma ciò che ognuno è chiamato a
fare nella propria vita. Dunque, il
cammino di discernimento vocazionale serve ai giovani per prendere consapevolezza di quale strada percorrere per esprimere appieno la propria formazione cristiana:
nel matrimonio, come laico missionario o come consacrato.
Persone dedite agli altri
La cosa che mi ha colpito in
particolare è la disponibilità ad
accogliere chiunque ne abbia bisogno e il profondo entusiasmo
che i missionari mettono nel dedicarsi agli altri, senza chiedere
SONIA CORSO
nulla in cambio. Sono persone
giovani e meno giovani, sempre
pronte a portare conforto spirituale, rendendosi disponibili
nell’ascoltare e a offrire un aiuto concreto.
Il centro saveriano di Macomer è il fulcro dell’attività missionaria in Sardegna, dove si
svolgono tutte le attività fondamentali: formazione missionaria,
discernimento vocazionale, esperienza in missione. Conoscere
una realtà così ricca è importante. Dimostra come sia possibile,
in un mondo dove regnano spesso egoismo e arroganza, trovare
persone che collaborano per servire il prossimo. Spero di poter
approfondire anch’io, in seguito,
i vari aspetti di questa realtà per
mostrare la ricchezza che io stes■
sa vi ho trovato.
Sono tanti i ragazzi e i giovani che frequentano la comunità saveriana
di Macomer; a loro diciamo: siete sempre i benevenuti!
quasi sempre in Sardegna, in modo particolare
a Cagliari, in mezzo ai
bambini di strada. Lei li
chiamava i “monelli di
Maria”. Si guadagnavano da vivere trasportando bagagli o pacchi, che
caricavano nella cesta
sulla testa. Per questo
erano conosciuti come
“is picciòccus de crobi”.
Di notte dormivano
nelle grotte della collina o sotto i portici dei
palazzi. Suor Giuseppina li radunava all’asilo
della Marina per dar Sotto il tipico “cappellone”, il simpatico volto di
loro un’istruzione reli- suor Giuseppina Nicoli (1863-1924), la vincenziana
giosa, per prepararli ai
proclamata beata a Cagliari il 3 febbraio
sacramenti con la dottrina cristiana, per insegnar loro affidate alla protezione di santa
a leggere e scrivere, a imparare Zita.
un mestiere.
Suor Giuseppina Nicoli si è
Oltre ai ragazzi di strada, s’in- consacrata a Dio per il servizio
teressava delle ragazze, venute ai poveri, mettendosi con spiriin città come donne di servizio, to evangelico al seguito di Geche riuniva in associazioni. Ac- sù Cristo nella comunità delle ficoglieva le giovani domestiche, glie della carità. È stata dichiaraprovenienti dai paesi di tutta la ta beata il 3 febbraio a Cagliari,
Sardegna per prestar servizio alla fine della missione popolapresso i signori della città. Le re, alla quale hanno partecipato
chiamava “zitine”, perché erano anche i missionari saveriani. ■
Ritiro spirituale di Quaresima
I missionari saveriani invitano tutte le delegate e gli amici a
due giornate di ritiro spirituale nello spirito della Quaresima
nella casa di Via Toscana n. 9 a Macomer
domenica 17 e lunedì 18 febbraio 2008
Per informazioni e conferma,
si può telefonare allo 0785 70120
IL COMMIATO A P. DORIO MASCIA
p. DINO MARCONI, sx
P. Dorio Mascia è deceduto alle
10,30 del 21 gennaio 2008 all’ospedale civile di Cagliari, all’età di 66
anni. Era stato ricoverato al pronto soccorso di Bosa nella notte del 3
dicembre e poi trasferito a Cagliari
per l’operazione della milza. Il diabete trascurato ha causato problemi alla suturazione della ferita fino
a causare un’emorragia che lo ha
portato al decesso.
Padre Dorio era entrato nella comunità saveriana di Desio come
“vocazione adulta” nel 1964, dopo
un’esperienza di lavoro come sarto. Ha studiato alle magistrali, come ha ricordato p. Pierluigi Felotti,
suo compagno di studi. È stato ordinato sacerdote a Sardara e poi è partito per il Congo, dove ha lavorato nelle missioni di Kasongo, Shabunda e Kigulube.
I funerali si sono svolti nella chiesa parrocchiale della Vergine Assunta di Sardara, alla presenza del vescovo di Ales Terralba, mons Giovanni Dettori. Ha presieduto il superiore dei saveriani in Italia p. Carlo Pozzobon. Hanno animato i canti il coro parrocchiale e i giovani
di Macomer che, al ritmo del tamburo, hanno cantato “Nzambe ee
Yamba ee Ma bonza na biso Nzamba - Signore, accogli le nostre offerte”.
In questa circostanza, il Signore accolga le sofferenze di un fratello deceduto per malattia, e il dolore dei suoi familiari e dei confratelli missionari. Il canto del “Santo zairese”, che accompagna le liturgie
africane celebrate anche da p. Dorio a Kasongo, Shabunda e Kigulube, ci ha ricordato la missione in Africa del nostro missionario.
Un forte vento di maestrale ci ha seguiti fino al cimitero, dove ci attendeva il pullman degli amici venuti da Macomer, dove p. Dorio ha
lavorato una decina d’anni, dopo il suo ritorno dall’Africa.
2008 FEBBRAIO
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
DIARIO DELLA COMUNITà
Meglio donare tutta la vita
Per annunciare il vangelo al mondo
hanno chiesto di preM isentarmi
a tutti voi, cari
amici e amiche di “Missionari
Saveriani”. Per chi frequenta la
nostra casa in via del Castellano non sono uno sconosciuto;
ma certo, per chi ci accompagna
attraverso questo nostro mensile
forse non sono così noto. Perciò,
eccomi!
Al santuario Virgen del Pilar
Il Creatore mi ha fatto vedere
la luce l’11 agosto 1969 a Tudela
de Navarra, la regione spagnola
che vide il natale del nostro patrono san Francesco Saverio.
Sono ultimo di sei figli e sono
uscito dal fonte battesimale con
il nome di Carlos.
A sette anni sono andato a Saragozza, dove si trova il santuario dedicato alla Virgen del Pilar.
Proprio in quel santuario per sei
anni ho prestato il mio servizio:
cantavo nelle celebrazioni liturgiche e aiutavo i bambini a salire
su una piccola scala perché potessero baciare il mantello della
statuetta della Vergine Maria.
In questo luogo il Signore
mi ha permesso di sviluppare
alcuni doni che mi aveva dato:
un discreto orecchio musicale e
la capacità di ascolto. Molti genitori, che fiduciosi portavano
i loro figli alla Vergine Maria,
condividevano con noi le loro
preoccupazioni e i motivi di ringraziamento. Inoltre, è stata la
prima esperienza fuori dal mio
piccolo mondo. A Saragozza,
insieme ad altri 29 ragazzi provenienti dal resto della Spagna,
ho conosciuto altre abitudini,
tradizioni ed espressioni lingui-
p. CARLOS AGUADO ORTA, sx
stiche. È stata una buona scuola
per l’apertura e per apprezzare le
ricchezze altrui.
“Perché solo tre anni?”
Mutata la voce bianca, sono
tornato nel mio paese, a Murchante. Ho lasciato gli studi e ho cominciato a lavorare. Ricordo con
piacere quei sette anni: in famiglia, mettevamo assieme il frutto
del nostro lavoro; in parrocchia è
maturata la mia fede; in paese mi
sono impegnato a migliorare un
po’ l’aspetto culturale.
È in quel momento che ho
concepito l’idea di mettermi al
servizio del vangelo. Sentivo la
voglia di comunicare la gioia, di
essere fratello di Gesù. Ho cominciato a frequentare un gruppo diocesano di laici missionari
con l’impegno di andare in mis-
Polverigi, comunità missionaria
Un aiuto per i pozzi del Bangladesh
S
crivo a nome dell’oratorio “Beato Frassati” di
Polverigi. Come comunità parrocchiale, crediamo che lo stile
missionario sia uno degli aspetti
centrali del nostro essere cristiani. Questo stile missionario non
è solo un modo diverso di guardare e sentire, ma deve essere
accompagnato da gesti concreti.
Per questo, ormai da quattro
anni, proponiamo il “Progetto
di solidarietà Polverigi”, che ci
accompagna per tutto l’anno catechistico. A novembre scorso,
padre Matteazzi e il novizio Andrea hanno presentato il progetto
per il 2008, promosso dall’oratorio in collaborazione con i missionari saveriani di Ancona. Il
tema di quest’anno è l’acqua; il
progetto riguarda la costruzione
8
di pozzi in Bangladesh.
Salvadanai da riempire
Con i ragazzi più grandi ci siamo informati sul tema dell’acqua: la mancanza di acqua e le
malattie, ad essa connesse, uccidono ogni anno 8 milioni di
persone. Il problema dell’acqua
è legato all’ingiustizia nella distribuzione delle ricchezze tra
nord e sud del mondo. In Africa,
ad esempio, ci sono Paesi dove
si consumano in media 5 litri
d’acqua a testa al giorno. In Italia ne consumiamo 300, e negli
Stati Uniti 500 litri!
Per realizzare il progetto, sono
stati consegnati 200 salvadanai
a tutti i bambini e ragazzi che
frequentano l’oratorio, alle loro
catechiste, alle associazioni e
P. Matteazzi e Andrea (di spalle, a sinistra) consegnano i salvadanai ai bambini
di Polverigi: ciascuno, nel suo piccolo, si sente responsabile del mondo
ANNA RITA
istituzioni di Polverigi. Questi
salvadanai, costruiti con scatole
di cartone dai bambini e ragazzi
durante le ore di attività, saranno
restituiti in occasione della festa
di chiusura dell’anno catechistico, con i risparmi che ognuno
avrà messo da parte, rinunciando
al superfluo. Così condividiamo
quello che abbiamo con chi è
schiacciato dall’ingiustizia.
Un paese solidale
Questo è l’insegnamento che
vogliamo trasmettere a tutti i
bambini e ragazzi, per far sì che
crescano con la consapevolezza
di essere fortunati a vivere in
questa parte del mondo, imparino ad apprezzare le cose di cui
disponiamo, acquistino maggiore sensibilità, amore e rispetto
verso gli altri, fino a sentirsi in
dovere di aiutare i più poveri.
Per raggiungere questo obiettivo è importante anche la collaborazione con le associazioni
e istituzioni. Infatti, il progetto è
stato spiegato a tutto il paese. I
ragazzi ne hanno parlato in famiglia, nell’ambito sportivo e
nelle feste paesane. I piccoli sono molto sensibili e apprendono
facilmente il valore della condivisione e del dono.
La nostra ricchezza è spesso costruita sull’ingiustizia che schiaccia il sud del mondo. Abbiamo il
dovere di restituire almeno qualcosa, per costruire un futuro di
■
pace e di giustizia per tutti.
Padre Carlos Aguado Orta (a sinistra), dopo una breve esperienza missionaria
in Burundi, è ora nella comunità saveriana di Ancona;
accanto a lui, il giovane novizio Javier, anch’egli spagnolo
sione, per tre anni.
A questo gruppo partecipava
anche un saveriano che mi invitò a una convivenza di Pasqua.
Durante quei giorni sono nati in
me degli interrogativi che non
mi davano pace: “Perché solo
tre anni di missione? Perché non
dare al vangelo tutta la mia vita?”. Allora, chiesi di poter far
parte della famiglia saveriana.
Le altre tappe poi si sono succedute rapidamente. La prima
esperienza di convivenza con i
missionari l’ho vissuta a Murcia, una città del sudest spagnolo. Dopo le prime difficoltà,
normali per uno che si inserisce
in una realtà sconosciuta, sono
rimasto affascinato dall’accoglienza spontanea e fraterna che
mi hanno riservato.
Consacrato alla missione
Poi ho studiato filosofia a Madrid. È stata una buona occasione per approfondire la mia per-
sonalità, in vista di una possibile
scelta per la vita religiosa e missionaria. Nel noviziato, vissuto
ad Ancona, ho deciso di consacrare la mia vita per annunciare
il vangelo a coloro che non lo
conoscono.
Insieme ad altri giovani confratelli, ho fatto la mia prima consacrazione missionaria nella Navarra, all’ombra del castello dov’era
nato il Saverio. La consacrazione
definitiva è avvenuta cinque anni
fa, dopo lo studio della teologia
nella casa madre di Parma. Dopo l’ordinazione presbiterale, ho
trascorso un anno e mezzo nella
missione del Burundi.
E ora, eccomi ad Ancona per
annunciare il vangelo, per comunicare le meraviglie che il Signore fa nei luoghi di missione, per
animare tanti altri a spendere la
vita al servizio di Cristo e della
sua missione, per far sì che tutti
gli uomini e le donne diventino
un solo popolo.
■
PADRE BARDELLI, IL PIACENTINO
M. STORGATO, sx
Devo presentarvi un
saveriano che non vuole presentarsi al pubblico. Lo faccio con poche
parole, anche perché lui
alle parole preferisce i
fatti.
Piacentino del 1937,
saveriano dal 1962, prete dal 1965, p. Giuseppe
Bardelli è stato il “grande economo” in casa
madre dei saveriani a
Parma. Poi è stato rettore della comunità di San
Pietro in Vincoli a Raven- P. Giuseppe Bardelli da ottobre fa parte della comunità
na, dove mons. Conforti saveriana di Ancona; in posa, si appoggia all’amico Remo
era stato arcivescovo.
Il Conforti vi era giunto di notte, in treno e alla chetichella, il giorno prima dell’arrivo ufficiale, per evitare le contestazioni degli anticlericali... mangiapreti! Erano tempi difficili, anche per un vescovo
santo! Dopo due anni, problemi di salute l’avevano costretto a dare
le dimissioni e tornarsene a Parma, dove è stato vescovo amato e apprezzato da tutti.
Ebbene, padre Bardelli è riuscito a riportare le reliquie del beato
Conforti proprio lì, in quella diocesi che gli era stata descritta con
queste parole: “Ravenna è la tua Cina!”. Ma questa volta è stato un
vero tripudio: le folle, le autorità religiose e civili lo hanno accolto in
trionfo.
Chissà che padre Bardelli non riesca a rimettere in moto quelle stesse reliquie, stavolta in direzione della terra marchigiana, dove il Conforti stesso, nell’ottobre del 1925, aveva aperto la seconda “filiale”
dell’istituto saveriano a Poggio San Marcello (diocesi di Jesi), nella casa donata da mons. Costantino Bramati.
Un dettaglio è bene sapere di p. Bardelli: è un divoratore di gelati!
Nelle Marche, potrebbe scoprire qualche gusto tipico, non so... il gelato al carciofo!
2008 FEBBRAIO
PARMA
43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 990011 - Fax 0521 990002
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Per servire il mondo intero
Nuovi diaconi da Brasile, Congo e Messico
casa madre di Parma,
N ella
sabato 8 e domenica 9 di-
cembre la nostra famiglia saveriana ha vissuto due giorni di intensa gioia e di fraternità. Fabien,
René, Santos e Wagner hanno
emesso la professione religiosa
dei voti perpetui e sono stati ordinati diaconi da mons. Lino Pizzi, vescovo di Forlì - Bertinoro.
Questi quattro giovani saveriani hanno trascorso vari anni a Parma. Dopo aver imparato
la lingua italiana, hanno studiato
teologia e hanno fatto esperienza pastorale in varie parrocchie e
altre realtà sociali, per prepararsi
al sacerdozio missionario. Siamo
felici di presentarvi le loro emozioni e convinzioni missionarie.
Fabien: la fede dei genitori
Fabien Kalehezo T’chiribuka è
nato nel 1979 a Baraka, una piccola cittadina della repubblica
democratica del Congo. Fa parte
di una famiglia numerosa: nove
figli, tre maschi e sei femmine,
cresciuti in un clima di fede e di
educazione religiosa. I genitori
sono catechisti e responsabili di
comunità cristiane di base.
Dopo le scuole elementari Fabien si è trasferito a Bukavu,
ospite dei nonni e degli zii, ma
entra in crisi, come un po’ tutti gli adolescenti. L’incontro con
un missionario gesuita, disposto
ad ascoltarlo e ad accompagnarlo nell’orientamento della sua vita, l’ha aiutato a riprendersi. “Ho
capito che dovevo cominciare un
cammino personale di fede, fare esperienza di Cristo, pregare...
Pian piano è rinato in me il desiderio di consacrarmi a Dio, so-
DAVIDE LAI, sx
gno della mia infanzia”.
Le radici della vocazione missionaria di Fabien sono legate alla fede dei genitori e anche alle
testimonianze del suo parroco a
Fizi, don Elia Leita, delle suore
“piccole figlie” e di alcuni missionari saveriani che frequentavano la sua famiglia.
Nel 1998 comincia il suo cammino con i saveriani, fino ad arrivare a Parma per concludere gli
studi di teologia e prepararsi alla consacrazione definitiva a Dio
nel servizio alla missione. Durante gli studi, oltre a dare una
mano in alcune parrocchie della città, ha animato un gruppo
di sposi con la lectio divina, ha
collaborato nella pastorale giovanile della diocesi e nel gruppo
scuola, che propone e mette in
opera attività educative e ricrea-
Famiglia saveriana in festa
Missionari saveriani per tutta la vita
E
concludiamo la presentazione, raccontando qualcosa della storia di vita degli altri
due giovani saveriani che hanno
deciso di dedicare la propria vita
alla missione, secondo il carisma
e la spiritualità del beato Guido
Conforti.
Santos: per aiutare
gli indigeni
Anche Santos Hernandez Hernandez è messicano. È nato nel
1974 in una famiglia di agricoltori, nella parrocchia “saveriana”
di Santa Cruz. Perciò ha conosciuto i saveriani da bambino e
ha ammirato “la loro disponibilità ad aiutare gli indigeni”. Trascinato dalla loro testimonianza,
decide di “imparare qualcosa e
impegnarsi per la sua gente”.
Per pagarsi gli studi superiori,
lavora come commesso in un negozio di Città del Messico e come muratore a Guadalajara. Qui
ritrova il contatto con i saveriani
e li frequenta per un periodo di
8
discernimento vocazionale finché, a 23 anni, decide di diventare missionario.
Dopo gli studi di filosofia, nel
2002 i superiori lo assegnano a
Parma per studiare teologia. Ha
collaborato con i volontari del
“Pozzo di Sicar”, dove sono accolte le donne immigrate, e con
la cooperativa “La Bula”, per la
formazione di giovani disabili.
Sta trascorrendo un anno di pratica pastorale a Salerno, dedicandosi all’animazione giovanile
insieme a p. Alex Brai. È molto
contento di questa esperienza e
del carattere amichevole dei salernitani.
Wagner: per dare tutto
Wagner Rodrigues Pereira è
nato in Brasile nel 1977. Sua
madre è insegnante e il padre
è meccanico. La catechesi, cominciata in giovane età, gli ha
fatto conoscere l’amore di Dio e
ha suscitato in lui il desiderio di
aiutare gli altri.
D. LAI, sx
La chiamata si fa più chiara
quando incontra i seminaristi
e un giovane prete. Partecipa a
un’esperienza vocazionale in seminario ma, dice lui, “mi mancava qualcosa”. Nel 1996, anno in
cui il padre muore, uno studente
saveriano invita Wagner a un incontro vocazionale dei saveriani
a Londrina. Mentre approfondisce la sua vocazione, Wagner
termina gli studi superiori e si
prepara a quelli di filosofia. Nel
2002 diventa saveriano e viene
a Parma per studiare teologia e
prepararsi al sacerdozio.
Ha lavorato in alcune parrocchie cittadine e nell’animazione missionaria nelle scuole della città. In più, ha dato una mano
a p. Angelo Costalonga per archiviare le migliaia di fotografie
artistiche che p. Angelo ha scattato nelle missioni saveriane di
tutto il mondo. Wagner è ora a
Desio per esercitarsi nella pastorale giovanile, prima di diventa■
re sacerdote.
Nel santuario del beato Conforti a Parma, in abito giallo, i quattro diaconi appena
ordinati (da destra): Santos, Fabien, Wagner, René e mons. Lino Pizzi vescovo di Forlì
tive per la prevenzione del disagio negli adolescenti.
René: conoscere il cuore
René Casillas Barba è messicano, primo di sei figli, e ha 30
anni. Dai genitori e dai nonni ha
imparato il senso religioso della
vita. La sua infanzia scorre rapida e serena anche se il tempo
della scuola gli sembrava sempre troppo lento, perché allo studio preferiva lo svago con gli
amici.
Era chierichetto in parrocchia
e partecipava agli incontri vocazionali organizzati dal seminario
minore della sua diocesi. Terminate le scuole medie, decide di
entrare in seminario. Qui conosce il mondo della missione e si
butta nell’animazione missiona-
ria, fino a sentire una chiamata
“speciale”. Il seminario si rivela
presto un ambiente troppo “stretto” per realizzare il suo sogno.
Durante gli studi liceali, conosce vari missionari, tra cui i
saveriani. Dopo un campo estivo trascorso con loro, chiede di
poter far parte della famiglia saveriana. Nel 2003, dopo il noviziato, viene mandato a Parma
per proseguire gli studi, “con la
voglia di conoscere più da vicino, il cuore della nostra famiglia
missionaria”.
Anche lui ha collaborato in
due parrocchie della città e ha
partecipato a numerose iniziative
nel campo dell’evangelizzazione, della catechesi e della pasto■
rale sociale.
(continua a lato)
IL PRIMO NATALE IN AMAZZONIA
p. PAOLO ANDREOLLI, sx
Dall’Amazzonia ho pensato a voi tutti. Ho vissuto il mio primo Natale
in missione tra i cristiani delle isole e ho partecipato al Natale dei giovani:
la prima esperienza vissuta da solo in mezzo ai brasiliani. Non riesco ancora a parlare portoghese, ma ci siamo capiti, perché è l’amore che parla
e ci fa intendere. Ma sento la necessità di imparare bene la lingua.
È stato un bell’incontro ecclesiale: con il parroco e un’équipe di giovani siamo andati in una comunità distante due ore di barca. Abbiamo preparato la chiesa per la Messa di Natale; abbiamo pregato e
cantato, ci siamo scambiati i doni e abbiamo cenato insieme. Poi a letto... sull’amaca, nella barca del parroco, dondolati dalle onde!
Al mattino, mi sono svegliato con un po’ di mal di schiena: era la
prima volta che dormivo su un’amaca! Abbiamo accolto 200 giovani,
arrivati con le loro barchette dopo tre ore di remi sui fiumi, per partecipare alla Messa. Poi, è partita l’animazione con danze, canti e presentazione dei gruppi... che hanno coinvolto tutti, me compreso. Verso l’una, stanchi ma felici, i giovani sono ripartiti per tornare alle loro
case, sempre in barca.
Anche noi siamo ripartiti subito per un’altra comunità, a un’ora di
barca, per celebrare nuovamente il Natale. Abbiamo fatto un bagno
nel fiume per rinfrescarci e abbiamo celebrato la terza Messa solenne.
Dopo la cena e un po’ di festa, siamo ripartiti. Arrivati al porto, i
giovani mi hanno accompagnato fino a casa: non è sicuro camminare
da soli per le vie della città, alle 11 di sera!
Questo mio primo Natale in Brasile è stato molto intenso e bello.
Il giorno dopo, santo Stefano, l’ho dedicato alla “meditazione”, cioè
al santo riposo!
Sabato 8 dicembre nel santuario Conforti a Parma, i quattro giovani che hanno fatto la professione perpetua
dei voti missionari (da sinistra): Santos del Messico, Fabien del Congo RD, Wagner del Brasile, René del Messico
Padre Paolo Andreolli, al centro, con gli amici di Desio e p. Renato Trevisan,
durante il viaggio in Amazzonia dell’agosto 2005
2008 FEBBRAIO
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Un banco per la Sierra Leone
I bambini di Piacenza fanno... scuola
L
a scuola elementare “Caduti sul lavoro” di Piacenza, da qualche anno ha stretto
una sorta di “gemellaggio” con
la scuola “Saint Joseph” di Lungi - Masoila in Sierra Leone. È
stato p. Vittorio Bongiovanni
il primo saveriano a incontrare i piccoli amici piacentini e a
raccontare loro la situazione dei
bambini-soldato in Sierra Leone,
che egli aveva conosciuto personalmente. Da quell’incontro a
oggi, i momenti di contatto sono stati diversi.
Conoscersi per cambiare
Dirigenti, insegnanti e alunni
della scuola hanno sempre cercato di essere non solo caritatevoli, ma veri e propri amici che
desiderano affrontare un cammi-
no comune, che porti a un cambiamento nel modo di pensare di
tutti. La corrispondenza reale tra
i bambini della Sierra Leone e
quelli di Piacenza non è facile, e
non solo per difficoltà linguistiche. Ma a tutti piacerebbe che i
bambini potessero conoscere più
da vicino la realtà dei loro amici africani.
Anche se questo potrà risultare
difficile, tutti i componenti della
scuola di Piacenza si sono proposti di continuare nell’iniziativa, perché la conoscenza diretta di realtà diverse dalla propria
è il mezzo per raggiungere un
obiettivo: la capacità di rispettare e apprezzare gli altri, che
sembrano diversi da noi. In poche parole, il desiderio è quello
di cambiare le culture sbagliate
MARISTELLA BORLENGHI
che continuano a generare problemi per tutto il mondo.
Un mercatino per i banchi
Anche quest’anno, con il pieno appoggio del dirigente Graziano Sartori, gli alunni della
scuola “Caduti sul lavoro” hanno impegnato un po’ del proprio
tempo per preparare oggetti con
materiale riciclato da vendere ai
genitori e agli amici. Il 20 dicembre scorso c’è stata l’apertura di questo speciale mercatino.
Il ricavato, circa 2.300 euro,
come gli altri anni, è stato inviato
al vescovo Biguzzi per la scuola di Masoila. Più precisamente,
il ricavato servirà per acquistare
il materiale perché i ragazzi più
grandi possano costruire i banchi
per le loro aule. All’iniziativa ha
“Aiutiamo chi si aiuta”
Un messaggio di amore per tutti
Padre Vittorio, saveriano di
Bozzolo e da tanti anni in Sierra
Leone, ci ha scritto recentemente. Pubblichiamo il suo racconto, quasi un dono agli alunni e
genitori della scuola “Caduti sul
lavoro” che, guidati dagli insegnanti, hanno voluto diventare
amici di bambini che non conoscono, ma amano.
G
razie a Dio, la pioggia è
arrivata come una manna
dal cielo. In 27 anni d’Africa non
avevo mai assistito a una stagione così secca. Quasi tutti i pozzi
erano asciutti, anche quello della
missione. E la gente, soprattutto le
mamme, andavano in cerca d’acqua, camminando per chilometri.
Alcune bambine hanno perso la
scuola: le mamme le mandavano
a cercare acqua. E l’acqua che
trovavano non era sempre pura.
Così parecchi si sono presi la feb-
8
bre tifoidale. Quanto è prezioso il
dono dell’acqua!
Il lavoro e i giovani ribelli
Un altro grosso problema sono
i tanti giovani disoccupati. Cercano lavoro ma non c’è. Padre
Antonio ha organizzato un progetto agricolo proprio per dare
lavoro a chi lo cerca. Nella missione c’è un pezzo di terra non
coltivato, vasto come 40 campi
da pallone; 120 uomini hanno
accettato di lavorarlo. Hanno noleggiato due trattori, hanno arato e hanno seminato 40 sacchi di
riso. Se il raccolto sarà buono ci
daranno 140 sacchi di riso, che
conserveremo per la prossima
semina. Tutto il resto sarà loro.
Li aiutiamo, a condizione che
loro aiutino se stessi”.
A Natale non ci siamo domandati dove potevamo andare
a fare lo shopping, ma abbiamo
Giovani della Sierra Leone lavorano i campi di riso per produrre cibo
per le loro famiglie (foto A. Costalonga)
p. VITTORIO BONGIOVANNI, sx
riflettuto sul significato di questa
festa. Abbiamo organizzato un
incontro di giovani: erano più di
400; tra loro, c’erano anche alcuni ex-ribelli. È venuto fuori un
bel messaggio. Ve lo voglio far
conoscere, non perché tra voi ci
siano dei ribelli, ma perché c’è
bisogno di sapere che l’amore
del Signore è attuale per tutti,
sempre e ovunque.
Ecco il messaggio d’amore
“Di solito si insegna che il Signore premia i buoni e castiga i
malvagi. Il messaggio del Natale
è che il Signore comunica il suo
amore a tutti, senza distinzioni.
Dice Gesù che il Padre celeste
«è benevolo anche verso gli ingrati e i malvagi» (Luca 6,35).
L’amore di Dio non dipende dal
comportamento dell’uomo. Dio
non concede il suo amore e il
suo perdono agli uomini perché
questi lo meritano, ma perché ne
hanno bisogno. Noi non meritiamo l’amore di Dio; ma lo accogliamo, come espressione gratuita e generosa della sua infinita
misericordia”.
Erano tutti contenti per questo
messaggio di gioia! È stato accolto davvero come la “bella notizia” annunciata dall’angelo ai
pastori. Quella “bella notizia” è
ancora oggi nell’aria, così come
l’augurio emerso dall’incontro
dei giovani: “Aiutiamoci a raddrizzare le orecchie per sentirci
ancora dire che il Signore ci vuole bene”. Lui si serve di tutti per
dircelo, anche di ex-ribelli. ■
aderito anche l’associazione di genitori “Anna
Frank” di Piacenza, che
da qualche tempo collabora con le scuole
della città.
“Lontani,
ma tutti uguali”
Un’altra iniziativa è
stata la pubblicazione
di un calendario per il
2008 che ha per tema:
“Così lontani... così vicini, ma tutti uguali”.
Il calendario è composto dalle fotografie che
nel corso degli anni sono arrivate direttamente dalla Sierra Leone e
che testimoniano la storia dell’amicizia con i La “pubblicità” del mercatino che la scuola “Caduti
missionari saveriani e i sul lavoro” di Piacenza ha organizzato per Natale
bambini della Sierra Le- 2007, a sostegno dei bambini della Sierra Leone
one. Le fotografie sono
state commentate, mese per me- i bambini di una scuola africana che è molto diversa dalla nose, dagli alunni della scuola.
stra: non ci sono banchi né seEcco alcuni dei loro pensieri.
Gennaio: p. Vittorio Bongio- die per tutti, non hanno matite
vanni è un saveriano. È stato in e quaderni e soprattutto non c’è
Sierra Leone, dove ha raccol- l’acqua. Con i soldi ricavati da
to i bambini soldato e ha da- un nostro mercatino di Natale,
to loro la possibilità di ritorna- siamo riusciti a far costruire un
re a vivere giocando e andan- pozzo proprio per quella scuola.
do a scuola, come è diritto di Così i nostri amici africani hanogni bambino. È venuto nella no potuto avere anche loro l’acnostra scuola a raccontarci la qua a scuola.
Dicembre: Dicembre è il mese
sua esperienza.
Giugno: “Tela tenki tela, tel in cui noi facciamo il mercatino
papa God tenki!”. È il ritornel- di Natale. Realizziamo tanti oglo di un’allegra canzone che ci getti diversi e li vendiamo. Con
hanno insegnato Ivan e Simo- i soldi che guadagniamo possiana, due volontari che si sono re- mo regalare anche a voi un po’
■
cati in Sierra Leone. La cantano del nostro Natale.
BENVENUTO, MONS. AMBROSIO
A febbraio mons. Gianni Ambrosio, già assistente generale dell’università cattolica di Piacenza, ha fatto
il suo ingresso in diocesi, nuovo vescovo della chiesa di Piacenza-Bobbio. I missionari saveriani, a nome
di tutti i lettori di questo mensile,
desiderano esprimere il loro sincero e caloroso “Benvenuto nel nome
del Signore!”.
Mons. Ambrosio, in un’intervista
al settimanale diocesano “Il nuovo
giornale”, ha detto: “Ho trovato
persone accoglienti e disponibili,
Piacenza è una realtà bella. All’inizio credo che la cosa più importante sia ascoltare e osservare. Vorrei
cercare di cogliere le vie per poter
risolvere i problemi. Desidero essere
positivo e sereno, perché questo è il
nostro tempo e la nostra storia e in
questo tempo, oggi, c’è l’azione di
Dio. Credo che insieme, con serenità
Il nuovo vescovo di Piacenza-Bobbio
ed entusiasmo, si possa camminare
mons. Gianni Ambrosio,
a cui diamo il “Benvenuto!”
verso quella meta che tutti gli uomini cercano: la felicità che riempie
il cuore. Con l’aiuto dall’Alto questo desiderio viene accolto e pienamente realizzato”.
Noi l’accompagneremo, con la preghiera e con l’impegno, affinché
crescano comunità capaci di vivere la fede nel proprio ambiente, ma
con lo sguardo fisso sull’intera umanità. La chiesa piacentina, con la
sua guida, continui a generare figlie e figli pronti a partire per annunciare il vangelo di Gesù.
Ringraziamo lo Spirito del Risorto per averci donato lei come pastore e guida, mentre chiediamo la sua paterna benedizione.
i Missionari Saveriani 2008 FEBBRAIO
PIEMONTE
e liguria
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Per servire il mondo intero
Nuovi diaconi da Brasile, Congo e Messico
casa madre di Parma,
N ella
sabato 8 e domenica 9 di-
cembre la nostra famiglia saveriana ha vissuto due giorni di intensa gioia e di fraternità. Fabien,
René, Santos e Wagner hanno
emesso la professione religiosa
dei voti perpetui e sono stati ordinati diaconi da mons. Lino Pizzi, vescovo di Forlì - Bertinoro.
Questi quattro giovani saveriani hanno trascorso vari anni a Parma. Dopo aver imparato
la lingua italiana, hanno studiato
teologia e hanno fatto esperienza pastorale in varie parrocchie e
altre realtà sociali, per prepararsi
al sacerdozio missionario. Siamo
felici di presentarvi le loro emozioni e convinzioni missionarie.
Fabien: la fede dei genitori
Fabien Kalehezo T’chiribuka è
nato nel 1979 a Baraka, una piccola cittadina della repubblica
democratica del Congo. Fa parte
di una famiglia numerosa: nove
figli, tre maschi e sei femmine,
cresciuti in un clima di fede e di
educazione religiosa. I genitori
sono catechisti e responsabili di
comunità cristiane di base.
Dopo le scuole elementari Fabien si è trasferito a Bukavu,
ospite dei nonni e degli zii, ma
entra in crisi, come un po’ tutti gli adolescenti. L’incontro con
un missionario gesuita, disposto
ad ascoltarlo e ad accompagnarlo nell’orientamento della sua vita, l’ha aiutato a riprendersi. “Ho
capito che dovevo cominciare un
cammino personale di fede, fare esperienza di Cristo, pregare...
Pian piano è rinato in me il desiderio di consacrarmi a Dio, so-
DAVIDE LAI, sx
gno della mia infanzia”.
Le radici della vocazione missionaria di Fabien sono legate alla fede dei genitori e anche alle
testimonianze del suo parroco a
Fizi, don Elia Leita, delle suore
“piccole figlie” e di alcuni missionari saveriani che frequentavano la sua famiglia.
Nel 1998 comincia il suo cammino con i saveriani, fino ad arrivare a Parma per concludere gli
studi di teologia e prepararsi alla consacrazione definitiva a Dio
nel servizio alla missione. Durante gli studi, oltre a dare una
mano in alcune parrocchie della città, ha animato un gruppo
di sposi con la lectio divina, ha
collaborato nella pastorale giovanile della diocesi e nel gruppo
scuola, che propone e mette in
opera attività educative e ricrea-
Famiglia saveriana in festa
Missionari saveriani per tutta la vita
E
concludiamo la presentazione, raccontando qualcosa della storia di vita degli altri
due giovani saveriani che hanno
deciso di dedicare la propria vita
alla missione, secondo il carisma
e la spiritualità del beato Guido
Conforti.
Santos: per aiutare
gli indigeni
Anche Santos Hernandez Hernandez è messicano. È nato nel
1974 in una famiglia di agricoltori, nella parrocchia “saveriana”
di Santa Cruz. Perciò ha conosciuto i saveriani da bambino e
ha ammirato “la loro disponibilità ad aiutare gli indigeni”. Trascinato dalla loro testimonianza,
decide di “imparare qualcosa e
impegnarsi per la sua gente”.
Per pagarsi gli studi superiori,
lavora come commesso in un negozio di Città del Messico e come muratore a Guadalajara. Qui
ritrova il contatto con i saveriani
e li frequenta per un periodo di
8
discernimento vocazionale finché, a 23 anni, decide di diventare missionario.
Dopo gli studi di filosofia, nel
2002 i superiori lo assegnano a
Parma per studiare teologia. Ha
collaborato con i volontari del
“Pozzo di Sicar”, dove sono accolte le donne immigrate, e con
la cooperativa “La Bula”, per la
formazione di giovani disabili.
Sta trascorrendo un anno di pratica pastorale a Salerno, dedicandosi all’animazione giovanile
insieme a p. Alex Brai. È molto
contento di questa esperienza e
del carattere amichevole dei salernitani.
Wagner: per dare tutto
Wagner Rodrigues Pereira è
nato in Brasile nel 1977. Sua
madre è insegnante e il padre
è meccanico. La catechesi, cominciata in giovane età, gli ha
fatto conoscere l’amore di Dio e
ha suscitato in lui il desiderio di
aiutare gli altri.
D. LAI, sx
La chiamata si fa più chiara
quando incontra i seminaristi
e un giovane prete. Partecipa a
un’esperienza vocazionale in seminario ma, dice lui, “mi mancava qualcosa”. Nel 1996, anno in
cui il padre muore, uno studente
saveriano invita Wagner a un incontro vocazionale dei saveriani
a Londrina. Mentre approfondisce la sua vocazione, Wagner
termina gli studi superiori e si
prepara a quelli di filosofia. Nel
2002 diventa saveriano e viene
a Parma per studiare teologia e
prepararsi al sacerdozio.
Ha lavorato in alcune parrocchie cittadine e nell’animazione missionaria nelle scuole della città. In più, ha dato una mano
a p. Angelo Costalonga per archiviare le migliaia di fotografie
artistiche che p. Angelo ha scattato nelle missioni saveriane di
tutto il mondo. Wagner è ora a
Desio per esercitarsi nella pastorale giovanile, prima di diventa■
re sacerdote.
Nel santuario del beato Conforti a Parma, in abito giallo, i quattro diaconi appena
ordinati (da destra): Santos, Fabien, Wagner, René e mons. Lino Pizzi vescovo di Forlì
tive per la prevenzione del disagio negli adolescenti.
René: conoscere il cuore
René Casillas Barba è messicano, primo di sei figli, e ha 30
anni. Dai genitori e dai nonni ha
imparato il senso religioso della
vita. La sua infanzia scorre rapida e serena anche se il tempo
della scuola gli sembrava sempre troppo lento, perché allo studio preferiva lo svago con gli
amici.
Era chierichetto in parrocchia
e partecipava agli incontri vocazionali organizzati dal seminario
minore della sua diocesi. Terminate le scuole medie, decide di
entrare in seminario. Qui conosce il mondo della missione e si
butta nell’animazione missiona-
ria, fino a sentire una chiamata
“speciale”. Il seminario si rivela
presto un ambiente troppo “stretto” per realizzare il suo sogno.
Durante gli studi liceali, conosce vari missionari, tra cui i
saveriani. Dopo un campo estivo trascorso con loro, chiede di
poter far parte della famiglia saveriana. Nel 2003, dopo il noviziato, viene mandato a Parma
per proseguire gli studi, “con la
voglia di conoscere più da vicino, il cuore della nostra famiglia
missionaria”.
Anche lui ha collaborato in
due parrocchie della città e ha
partecipato a numerose iniziative
nel campo dell’evangelizzazione, della catechesi e della pasto■
rale sociale.
(continua a lato)
IL PRIMO NATALE IN AMAZZONIA
p. PAOLO ANDREOLLI, sx
Dall’Amazzonia ho pensato a voi tutti. Ho vissuto il mio primo Natale
in missione tra i cristiani delle isole e ho partecipato al Natale dei giovani:
la prima esperienza vissuta da solo in mezzo ai brasiliani. Non riesco ancora a parlare portoghese, ma ci siamo capiti, perché è l’amore che parla
e ci fa intendere. Ma sento la necessità di imparare bene la lingua.
È stato un bell’incontro ecclesiale: con il parroco e un’équipe di giovani siamo andati in una comunità distante due ore di barca. Abbiamo preparato la chiesa per la Messa di Natale; abbiamo pregato e
cantato, ci siamo scambiati i doni e abbiamo cenato insieme. Poi a letto... sull’amaca, nella barca del parroco, dondolati dalle onde!
Al mattino, mi sono svegliato con un po’ di mal di schiena: era la
prima volta che dormivo su un’amaca! Abbiamo accolto 200 giovani,
arrivati con le loro barchette dopo tre ore di remi sui fiumi, per partecipare alla Messa. Poi, è partita l’animazione con danze, canti e presentazione dei gruppi... che hanno coinvolto tutti, me compreso. Verso l’una, stanchi ma felici, i giovani sono ripartiti per tornare alle loro
case, sempre in barca.
Anche noi siamo ripartiti subito per un’altra comunità, a un’ora di
barca, per celebrare nuovamente il Natale. Abbiamo fatto un bagno
nel fiume per rinfrescarci e abbiamo celebrato la terza Messa solenne.
Dopo la cena e un po’ di festa, siamo ripartiti. Arrivati al porto, i
giovani mi hanno accompagnato fino a casa: non è sicuro camminare
da soli per le vie della città, alle 11 di sera!
Questo mio primo Natale in Brasile è stato molto intenso e bello.
Il giorno dopo, santo Stefano, l’ho dedicato alla “meditazione”, cioè
al santo riposo!
Sabato 8 dicembre nel santuario Conforti a Parma, i quattro giovani che hanno fatto la professione perpetua
dei voti missionari (da sinistra): Santos del Messico, Fabien del Congo RD, Wagner del Brasile, René del Messico
Padre Paolo Andreolli, al centro, con gli amici di Desio e p. Renato Trevisan,
durante il viaggio in Amazzonia dell’agosto 2005
2008 FEBBRAIO
PUGLIA
74020 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
Dio mi è sempre stato vicino
Padre Carlo Primosig è arrivato nella comunità saveriana
di Taranto prima di Natale. Gli
diamo il nostro fraterno benvenuto. Si presenta a tutti gli amici, raccontando qualcosa della sua avventurosa vita missionaria.
stato davvero buono
D ioconè me!
Mi ha dato tutto
il necessario e molto di più. Non
so se sono un bic­chiere grande
o piccolo. Ma so che Dio lo ha
riempi­to completamente: mi ha
dato il massimo. Né posso dire
che se Dio mi avesse dato questa o quell’altra cosa, avrei potuto dare di più o fare meglio. Se
non ho fat­to il mio dovere o non
ho corrisposto alla sua grazia, la
colpa è solo mia.
Devo ringrazia­re il Signore
per tante cose: la vita, la vocazione, la missione in Africa, il
tempo passato a Parma, presso la
procura delle missioni in contatto diretto con le difficoltà quoti-
diane dei missionari... Ringrazio
Dio anche per i tanti amici che
mi ha dato, in Italia e all’estero.
Sono amici veri, che non solo mi
invitano a cena, ma apprezzano
e condividono l’ideale missionario. Sono tutti doni di Dio.
Prete da 40 anni
Ma più numerose sono le cose
per le quali devo chiedere perdono. L’ho fatto tante volte e Dio
mi ha sempre perdonato, mi ha
voluto davvero bene. Non mi
ha mai abbandonato. Mi è stato
sempre vicino, anche quando io
non sapevo o non volevo. Gesù è
stato solidale con me, ha pagato
per me, ha saldato il mio debito.
Sono stato ordinato sacerdote
nel 1967, insieme ad altri 30 giovani saveriani, tutti scel­ti e amati da Dio. Oggi siamo rimasti 22:
cinque hanno scelto un’altra strada e tre sono morti. Uno di loro,
sicuramente il migliore, è morto
martire in Bu­rundi per aver detto la verità dal pulpito, rimpro-
p. CARLO PRIMOSIG, sx
verando i militari di aver compiuto un massacro. Sapeva che la
sua vita era in pericolo, ma è rimasto al suo posto. È il martire
p. Ottorino Maule, di Gambellara (Vicenza).
Quel giorno a Bukavu...
Tante volte mi sono accorto che Dio mi era vicino. Quando ero a Bukavu, in Congo, volevamo ce­lebrare una Messa in
suffragio delle tante vittime innocenti uccise, morte in prigione o semplicemente fat­te scomparire. La cattedrale era circon­
data da soldati che impedivano
alla gen­te di avvicinarsi e ai sacerdoti di entrare, dicendo che
non era domenica e quindi non
c’era la Messa.
Siamo potuti entrare in chiesa da una porta laterale. Eravamo solo sacerdoti, alcu­ne suore e qualche catechista. Stavamo
per cominciare la Messa, quando sono entrati i soldati armati e
ci hanno fatto uscire, indossan-
L'ANGOLO DEL SILENZIO / 15
Le farfalle e la candela
Quando si vuol godere tutto subito
una volta due farfalC' erano
le che, nel loro primo gior-
no di vita, si godevano lo spazio
azzurro in piena libertà. Volarono fino a sera, e avrebbero voluto
continuare a volare, il buio le costrinse a rifugiarsi su un albero.
Sotto l’albero, a notte fonda, arrivarono anche dei viandanti per riposare alla luce di una candela.
Una delle farfalle, vinta dalla
tentazione di volare, vista la luce
si tuffò giù a volteggiare attorno
alla candela. L’altra farfalla resistette alla tentazione e avvertiva
la compagna dicendo: “Torna su,
prima che la fiamma ti bruci le
ali. Le tue ali sono fatte per la luce del sole. Quella candela è una
trappola per te: ritorna!”.
La farfalla temeraria, inebriata dal volare, non volle ascoltare
i buoni consigli dell’amica. Ma
mentre volteggiava pazza attorno alla candela sfidando la fiamma, cadde vittima del fuoco, con
le ali accese da un’improvvisa
fiammata. Perse le ali e finì miseramente a terra, nella polvere.
8
L’amara lezione:
imparare dagli sbagli
Al mattino, appena si fece luce, l’amica illesa si calò
angosciata presso la sorella
dalle ali bruciate per confortarla. Purtroppo era già morta. Anzi, trovò le formiche del vicinato che le stavano già celebrando
il funerale... Terrorizzata, fuggì
via e si posò a piangere sui petali di un girasole.
Ancora in lacrime, sopra la
foglia accanto scorse la presenza di una neonata farfallina che
si stava scaldando al sole con le
ali ancora umide. Era appena
uscita dalla crisalide. La farfalla in lutto, pensando ai pericoli che la neonata avrebbe potuto
incontrare da grande, volle darle
dei consigli:
p. A. BERTON, sx
“Ama la luce e goditi la vita, ma attenta che sei fatta solo per volare alla luce del sole. Non aver paura: vola e goditi il cielo. Le ali sono la tua libertà. Ma non tutte le luci sono
le stesse. Di notte, riposa. Non
cedere alla tentazione della luce
di candela né della lampada ad
olio. Non essere ingenua! Ho visto una farfalla volteggiare nella
notte attorno a una luce di candela: si è bruciata le ali, e senza
ali, si è bruciata anche la sua libertà. Non fare l’ingenua! Non
vendere la tua libertà per due secondi d’illusione”.
In conclusione, voglio dire...
La felicità non viene mai da
piaceri soddisfatti, ma da doveri compiuti. E allora ti dico: Resisti alla tentazione della notte. Aspetta il tuo tempo.
Attendi paziente il tuo mattino,
prima di cogliere il tuo paradiso. Esso giungerà puntuale. Come il sole che sorge a far crescere sempre di più lo spazio
della tua felicità!
Ricorda l’avvertimento di Gesù: “Siate semplici come la colomba, ma siate furbi come il
serpente! Che ti giova goderti il
mondo intero, se poi perdi la tua
■
anima?”.
Padre Carlo Primosig, friulano di nascita, da dicembre è il nuovo “acquisto”
della comunità saveriana di Lama-Taranto: benvenuto!
do i paramenti sacer­dotali. Con
i fuci­li puntati, ci hanno fatto sedere per terra davanti la chiesa,
vietandoci di parlare o muoverci.
Siamo rimasti così due ore, ma
eravamo tranquilli, senza paura.
Più forte di bombe e schegge
Anche durante il bombarda­
mento della città di Bukavu,
nell’ottobre del 1996, Dio ci è
stato vicino. Era notte fonda ed
ero steso vestito sul letto. In una
mano avevo la corona del rosario e nell’altra la tor­cia elettrica,
perché era saltata la luce. Sentivo lo scop­pio delle bombe molto vicine; erano bombe speciali
che scoppiavano a qualche decina di metri dal suo­lo proiettando
le schegge verso terra. Sentivo il
rumore dei frammenti che cadevano sul tetto di lamiera della no-
stra casa. Ma non provavo paura,
ero tranquillo; non pensavo neppure di poter essere colpito.
Al mattino, ancora con il buio,
mi sono alzato per accompagnare alcune suore e novizie all’aeroporto. Solo al mio ritorno ho
visto i buchi prodotti dalle bombe sul tetto del nostro ufficio, sul
portone d’ingresso e sul muro di
cinta. Solo allora mi sono reso
conto di come la morte ci fosse passata vicina. Eravamo una
trentina di saveriani, cacciati via
dalle missioni occupate dai ribelli. Bastavano pochi metri e
sarebbe stata una strage. Allora i
superiori ci hanno consigliato di
tornare in Italia. Ho obbedito, e
qui sono rimasto. E ora sono felice di essere nella comunità saveriana di Taranto, per continuare la mia vita missionaria.
■
BUSIMBA, VILLAGGIO DEI LEBBROSI!
p. C. PRIMOSIG, sx
Domenica 27 gennaio abbiamo celebrato la
giornata mondiale contro
la lebbra, voluta dal grande apostolo dei lebbrosi,
Raoul Follereau. Anche la
bibbia parla di lebbra e ci
presenta due casi di lebbrosi guariti in modo miracoloso. Il lebbroso Naaman nell’antico testamento e i dieci lebbrosi nel
vangelo.
Naaman, il generale della Siria lebbroso, abituato
a comandare, pensava che
il profeta Eliseo avrebbe agito con la stessa vanità dei potenti. I suoi
servi lo hanno “sgonfiato”: lascia da parte il suo orgoglio ferito e obbedisce. Così ottiene la guarigione e la salvezza.
Nel vangelo, dieci lebbrosi chiedono a Gesù di essere guariti. Tutti e
dieci vengono mandati dai sacerdoti. Tutti e dieci guariscono, mentre
vanno a mostrarsi ai sacerdoti, come aveva detto loro Gesù. Ma uno
solo, quando si è visto guarito, ha capito che c’era qualcosa di nuovo.
È tornato indietro, ha creduto in Cristo e ha ottenuto la salvezza.
Quando ero in Zaire, nella missione di Fizi, ho conosciuto la piaga
della lebbra. Busimba era un villaggio abitato da lebbrosi. Avevano la
cosiddetta “lebbra secca”, che non produce piaghe, ma rende insensibili le estremità delle mani e dei piedi. A causa di questa insensibilità, ci si ferisce senza rendersene conto e, un po’ alla volta, si perdono
le dita delle mani e dei piedi.
Desidero fare con voi una riflessione. La lebbra è una malattia tanto orribile quanto facile da curare. Bastano due sulfoni la settimana:
una cura che costa meno di 10 euro l’anno. Come mai questa tragica
realtà ancora oggi, nella nostra società che ha vinto tante malattie,
colpisce milioni di persone al mondo?
foto Carlesso
Sono felice di essere tra voi
2008 FEBBRAIO
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
Messina, centro... senza frontiere
Il “cantiere della speranza” per il Bangladesh
saputo della terribile
A ppena
catastrofe che ancora una
volta ha colpito il Bangladesh e
la sua popolazione, il centro di
mondialità “Senza frontiere” ha
deciso di rispondere all’appello
lanciato da tante organizzazioni
e di trovare un modo per sostenere le situazioni di emergenza.
Nord e sud si incontrano
Il centro si trova a Messina ed
è nato nel 2003 dal desiderio di
aiutare ad allargare gli orizzonti della nostra gente sulla realtà
del mondo intero e di dare voce a chi non ha voce. Pertanto
si propone come prima missione quella di sensibilizzare e informare su tematiche che riguardano il divario tra nord e sud, la
globalizazzione, la pace e i rapporti interculturali.
Per realizzare questi obiettivi,
organizziamo laboratori e periodi formativi sia per studenti universitari sia per educatori, incontri e dibattiti, cineforum e attività
nelle scuole, servizio per la consultazione di testi e riviste e altri
eventi culturali.
Addobbi natalizi “riciclati”
Quest’anno, tra i nuovi progetti, il centro ha deciso di avviare
un’iniziativa chiamata “cantiere della speranza”. Tale progetto prevede mensilmente la realizzazione di un’attività (vendita benefica, cene, diffusione
di agende missionarie eccetera) per sostenere, di volta in vol-
JOSEPHINE RUNCI
ta, un progetto missionario. Si
chiama “cantiere” perché chiunque voglia, può contribuire manualmente a sostenere i progetti,
dando così un barlume di “speranza” a chi non ne ha.
In occasione del santo Natale
i giovani collaboratori e altri volontari del centro hanno pensato
di realizzare degli addobbi natalizi creati con materiali riciclati
o presenti in natura, e anche altri
materiali di esubero gentilmente
donati da varie persone. Con impegno e volontà abbiamo alacremente lavorato alcuni giorni per
poi vendere tali addobbi (palline,
candeline segnaposto, ghirlande
e presepi) in un centro commerciale della nostra città di Messina, il 24 novembre tutto il giorno
Josephine è una collaboratrice del centro di mondialità “Senza Frontiere” di Messina. Vuole condividere con tutti i lettori
del mensile “Missionari Saveriani” alcune loro iniziative e attività. Ci farebbe piacere che anche altri gruppi e associazioni del
territorio raccontassero le loro iniziative. L’informazione crea
entusiasmo e suscita altre idee da condividere. È così che cresce nel mondo la “buona notizia”! Potete inviare i vostri racconti a p. Mario Guerra, all’indirizzo dei saveriani di Gallico Superiore. Grazie.
dal mattino alla sera.
Un aiuto per il Bangladesh
All’inizio è stato difficile coinvolgere la clientela del centro
commerciale, attratta e distratta
dai tanti “balocchi” che proponevano le vetrine dei negozi. Alla fine, però, l’iniziativa del centro “Senza frontiere” ha avuto un
buon riscontro, sia per quanto riguarda l’opera di sensibilizzazione sia per quanto riguarda l’esito
economico dell’operazione.
Stanchi ma felici, siamo tornati a casa con la consapevolezza di esserci impegnati ad aiutare
qualche fratello e sorella del Ban-
gladesh. Abbiamo subito inviato
la somma raccolta alla “Procura
delle missioni saveriane”, con sede a Parma, perché è il modo più
celere e sicuro per far pervenire
gli aiuti a chi ha più bisogno.
Il “cantiere della speranza” non
si arresta e continua la sua attività. Per essere aggiornati sulle varie iniziative è utile visitare il sito
■
www.senzafrontiere.info
Nota Bene: Provate ad entrare nel sito web, ne vale la pena!
Troverete tante buone iniziative
e idee per mettersi in contatto,
chiedere, sapere e fare cose interessanti (ndr).
A Gallico dieci coppie in festa
Le nozze calabresi e le nozze africane
festa della Sacra FamiN ella
glia, è stata davvero appro-
priata la serata culturale al parco
della mondialità, organizzata
proprio per onorare la ricorrenza
di 50 anni di vita matrimoniale
di una rappresentanza di vecchi
amici.
Dieci coppie - non più giovani ma arzille - hanno ricordato
alla numerosa platea, autorità
cittadine e religiose incluse, la
cultura e le tradizioni della vita
matrimoniale calabrese dei loro
bei tempi. La gioiosa celebrazione è continuata in sala con
canti, musica d’epoca, poesie e
risonanze dei festeggiati. C’era
proprio tutto per tornare a casa
felici e... migliori!
Il matrimonio in Africa
La festa è stata anche l’occasione per conoscere altre culture.
Dopo l’introduzione dell’organizzatore, il sig. Carmelo Polito,
il missionario p. Mario Guerra
ha presentato le tradizioni e le
cerimonie matrimoniali nella
cultura africana.
Si tratta di un cerimoniale
ricco di elementi: la promessa di unione permanente nella prosperità e nelle avversità
e il consenso reciproco sono
espressi chiaramente dai due
giovani davanti agli anziani
delle due famiglie. Gli anziani,
infatti, sono i garanti degli impegni presi dai giovani contraenti e sono molto attivi in caso
p. MARIO GUERRA, sx
di crisi matrimoniale.
La partecipazione degli anziani
evoca la presenza degli antenati
e di Dio, sorgenti di benedizioni
sulla nuova coppia. Il legame è
sigillato dall’unione delle mani
di tutti con quelle della giovane
coppia e, a turno, ogni anziano
rivolge preghiere a Dio per chiedere prosperità e lunga vita.
È sorprendente come, in una
cultura completamente estranea
a quella cristiana, siano stati inclusi ed evidenziati gli elementi
che noi riteniamo essenziali al
sacramento del matrimonio: il
consenso libero pubblicamente
espresso dai contraenti e la durata dell’unione per tutta la vita!
■
Due momenti della festa
per i 50 anni di matrimonio
di dieci coppie di amici,
che si è tenuta nel parco
della mondialità a Gallico:
a fianco, una coppia
di “giovincelli” si scatena
nelle danze e nei canti!
Le coppie d'oro
hanno anche ascoltato
il racconto delle tradizioni
matrimoniali africane
da p. Mario Guerra.
8
Il logo del centro di mondialità “Senza frontiere” di Messina
e quello del “Cantiere della speranza”
IL VECCHIO E IL BAMBINO
Un vecchio e un bambino, presi per mano,
andarono insieme incontro alla sera;
la polvere rossa si alzava lontano
e il sole brillava di luce non vera.
L’immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l’occhio d’un uomo poteva guardare
e tutto d’intorno non c’era nessuno:
solo il tetro contorno di torri di fumo...
I due camminavano, il giorno cadeva,
il vecchio parlava e piano piangeva:
con l’anima assente, con gli occhi bagnati,
seguiva il ricordo di miti passati...
I vecchi subiscono le ingiurie degli anni,
non sanno distinguere il vero dai sogni,
i vecchi non sanno nel loro pensiero,
distinguer nei sogni il falso dal vero.
Il vecchio diceva guardando lontano:
“Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori;
e in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano gli alberi e tutto era verde,
cadeva la pioggia, segnavano i soli
il ritmo dell’uomo e delle stagioni”.
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste;
e poi disse al vecchio con voce sognante:
“Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!”
2008 FEBBRAIO
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
Montopoli chiama il Burundi
Nel nome di p. Fiore D'Alessandri
Da Montopoli di Sabina, in
provincia di Rieti, il presidente di
“Mani aperte”, l’associazione in
memoria di p. Fiore D’Alessandri,
ci informa sulle ultime attività.
L
a 16.ma edizione dell’annuale convegno di preghiera e riflessione sulle missioni africane, che dal 1992 organizziamo in ricordo del compianto e
amato missionario saveriano padre Fiore D’Alessandri, si è svolta sabato 20 ottobre 2007 a San
Valentino nell’ex seminario.
Al convegno, organizzato
dall’associazione “Mani aperte”, hanno partecipato circa 60
persone. Dopo la preghiera del
mattino, la giornata è continuata
con due tavole rotonde sui temi
interessanti: “Africa, fame di pane. Fame di Dio?”, ed “Europa,
sazia di pane. Sazia di Dio?”.
Hanno partecipato al dibattito
il burundese don Methodio, docente all’ateneo salesiano, il dott.
Umberto Paniccia esperto in co-
ALVARO TOMASSETTI
municazione e p. Leandro Fanlo
parroco a Roma. I presenti hanno
gradito molto che nel programma siano stati inseriti temi di alto livello culturale e hanno seguito con attenzione e interesse il dibattito, contribuendo alla discussione con domande e interventi.
Un impegno che si rinnova
Al termine della mattinata, il
vescovo mons. Lino Fumagalli, ha celebrato la Messa e ci ha
esortato a proseguire nella me-
Al convegno in memoria di p. Fiore D’Alessandri, i partecipanti alla santa Messa presieduta dal vescovo
mons. Lino Fumagalli, nella chiesa di San Valentino (RI)
L'ANGOLO DEL SILENZIO / 15
Le farfalle e la candela
Quando si vuol godere tutto subito
una volta due farfalC' erano
le che, nel loro primo gior-
no di vita, si godevano lo spazio
azzurro in piena libertà. Volarono fino a sera, e avrebbero voluto
continuare a volare, il buio le costrinse a rifugiarsi su un albero.
Sotto l’albero, a notte fonda, arrivarono anche dei viandanti per riposare alla luce di una candela.
Una delle farfalle, vinta dalla
tentazione di volare, vista la luce
si tuffò giù a volteggiare attorno
alla candela. L’altra farfalla resistette alla tentazione e avvertiva
la compagna dicendo: “Torna su,
prima che la fiamma ti bruci le
ali. Le tue ali sono fatte per la luce del sole. Quella candela è una
trappola per te: ritorna!”.
La farfalla temeraria, inebriata dal volare, non volle ascoltare i buoni consigli dell’amica.
Ma mentre volteggiava pazza
attorno alla candela sfidando la
fiamma, cadde vittima del fuoco, con le ali accese da un’improvvisa fiammata. Perse le ali
e finì miseramente a terra, nella polvere.
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L’amara lezione:
imparare dagli sbagli
Al mattino, appena si fece luce, l’amica illesa si calò ango-
sciata presso la sorella dalle ali
bruciate per confortarla. Purtroppo era già morta. Anzi, trovò le formiche del vicinato che
le stavano già celebrando il funerale... Terrorizzata, fuggì via e
si posò a piangere sui petali di
un girasole.
Ancora in lacrime, sopra la
foglia accanto scorse la presenza di una neonata farfallina che
si stava scaldando al sole con le
ali ancora umide. Era appena
uscita dalla crisalide. La farfalla in lutto, pensando ai pericoli che la neonata avrebbe potuto
incontrare da grande, volle darle
dei consigli:
“Ama la luce e goditi la vi-
p. A. BERTON, sx
ta, ma attenta che sei fatta solo per volare alla luce del sole. Non aver paura: vola e goditi il cielo. Le ali sono la tua libertà. Ma non tutte le luci sono
le stesse. Di notte, riposa. Non
cedere alla tentazione della luce
di candela né della lampada ad
olio. Non essere ingenua! Ho visto una farfalla volteggiare nella
notte attorno a una luce di candela: si è bruciata le ali, e senza
ali, si è bruciata anche la sua libertà. Non fare l’ingenua! Non
vendere la tua libertà per due secondi d’illusione”.
In conclusione, voglio dire...
La felicità non viene mai da
piaceri soddisfatti, ma da doveri compiuti. E allora ti dico: Resisti alla tentazione della notte. Aspetta il tuo tempo.
Attendi paziente il tuo mattino,
prima di cogliere il tuo paradiso. Esso giungerà puntuale. Come il sole che sorge a far crescere sempre di più lo spazio
della tua felicità!
Ricorda l’avvertimento di Gesù: “Siate semplici come la colomba, ma siate furbi come il
serpente! Che ti giova goderti il
mondo intero, se poi perdi la tua
■
anima?”.
ritoria opera a
di padre Fiore.
favore dei fraIl vescovo ritelli bisognosi
corda così il
dell’Africa, semissionario:
guendo l’esem“Padre Fiore
pio di padre Fioamava tutti, ma
re e invitandoci a
aveva scelto di
essere chiesa pardedicare la sua
tecipe e attiva anvita al bene dei
che nelle proprie
più diseredati
comunità parroced emarginati,
chiali.
cioè ai batwa,
Nel pomerigetnia del Bugio, don Carmelo Il simpatico volto di p. Fiore D’Ales- rundi apparenCristiano ha pretata ai pigmei.
sandri, come tutti lo ricordano a
sentato la “Lucet- Montopoli di Sabina e in Burundi Anche a nome
ta del mattino”, il
dei batwa di
nono opuscolo da lui preparato Karama nella parrocchia di Gicon i pensieri di padre Fiore. Ha sanze, vi ringrazio per le case
poi commentato l’omelia “Sulla che ci state aiutando a costrumissione del Saverio nelle Indie ire e per la scolarizzazione dei
orientali”, che padre Fiore, allo- nostri ragazzi”. Anche recenra novizio, ebbe l’onore di tene- temente, “Mani aperte” ha inre ai novizi saveriani in San Pie- viato 9.000 euro in Burundi per
tro in Vincoli (Ravenna), il 3 di- continuare i lavori.
cembre del 1964.
La giornata si è chiusa con La grande fiera di Colonnetta
l’impegno a proseguire l’opera
Anche nel pieno dell’estadi aiuto ai fratelli burundesi della te, l’associazione “Mani aperdiocesi di Muyinga e a tener vivo te” aveva proposto un’interesil ricordo del compianto missio- sante serata di solidarietà, dunario compaesano, sepolto nella rante la grande “fiera” che i remissione di Gisanze, in Burundi.
sidenti di Colonnetta organizzano ogni anno. In una tenda del
Il “grazie” del vescovo
grande campo, mons. Lino FuIl vescovo di Muyinga, mons. magalli e padre Marcello StorJoachim, che è già venuto a gato hanno parlato ai numeroMontopoli per conoscere la ter- si partecipanti della solidarietà
ra d’origine di padre Fiore e lo missionaria che deve caratterizscorso anno aveva partecipato al zare tutti i cristiani.
convegno di Fara Sabina, ha voÈ stata anche l’occasione per
luto essere presente con un suo mostrare al pubblico le immagini
“messaggio” indirizzato ai par- delle casette che “Mani aperte”
tecipanti al convegno. Il suo pri- sta costruendo in Burundi per le
mo saluto l’ha rivolto al vesco- famiglie povere dei pigmei. Sono
vo della Sabina mons. Fumagal- case molto semplici, ma decoroli, apprezzando la sua presenza se. I pigmei si mantengono con
accanto all’associazione “Mani la caccia, ma sono anche esperti
aperte”. Ha salutato i sacerdoti “vasai”: lavorando la creta, creae i laici per il bene che fanno per no vasellame utile alla vita quo■
tenere viva la memoria e l’opera tidiana degli africani.
IL PRIMO NATALE IN AMAZZONIA
p. PAOLO ANDREOLLI, sx
Dall’Amazzonia ho pensato a voi tutti. Ho vissuto il mio primo Natale
in missione tra i cristiani delle isole e ho partecipato al Natale dei giovani:
la prima esperienza vissuta da solo in mezzo ai brasiliani. Non riesco ancora a parlare portoghese, ma ci siamo capiti, perché è l’amore che parla
e ci fa intendere. Ma sento la necessità di imparare bene la lingua.
È stato un bell’incontro ecclesiale: con il parroco e un’équipe di giovani siamo andati in una comunità distante due ore di barca. Abbiamo preparato la chiesa per la Messa di Natale; abbiamo pregato e
cantato, ci siamo scambiati i doni e abbiamo cenato insieme. Poi a letto... sull’amaca, nella barca del parroco, dondolati dalle onde!
Al mattino, mi sono svegliato con un po’ di mal di schiena: era la
prima volta che dormivo su un’amaca! Abbiamo accolto 200 giovani,
arrivati con le loro barchette dopo tre ore di remi sui fiumi, per partecipare alla Messa. Poi, è partita l’animazione con danze, canti e presentazione dei gruppi... che hanno coinvolto tutti, me compreso. Verso l’una, stanchi ma felici, i giovani sono ripartiti per tornare alle loro
case, sempre in barca.
Anche noi siamo ripartiti subito per un’altra comunità, a un’ora di
barca, per celebrare nuovamente il Natale. Abbiamo fatto un bagno
nel fiume per rinfrescarci e abbiamo celebrato la terza Messa solenne.
Dopo la cena e un po’ di festa, siamo ripartiti. Arrivati al porto, i
giovani mi hanno accompagnato fino a casa: non è sicuro camminare
da soli per le vie della città, alle 11 di sera!
Questo mio primo Natale in Brasile è stato molto intenso e bello.
Il giorno dopo, santo Stefano, l’ho dedicato alla “meditazione”, cioè
al santo riposo!
2008 FEBBRAIO
ROMAGNA
48020 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
Fare del mondo una sola famiglia
Festa del Saverio con i sacerdoti della Romagna p. A. CLEMENTINI, sx
C
ome molti di voi sanno, il
3 dicembre è la festa di S.
Francesco Saverio (chi non si fida può controllare guardando
sul nostro calendario). Si celebra anche la giornata di spiritualità missionaria per i sacerdoti. Per l’occasione, missionari e preti diocesani si incontrano presso i saveriani di S. Pietro
in Vincoli.
Anche questa volta ci hanno
onorato della loro presenza i nostri tre vescovi: mons. Lino Pizzi
di Forlì, mons. Tommaso Girelli di Imola, mons. Claudio Stagni di Faenza. Hanno partecipato un’ottantina di sacerdoti delle
diocesi di Ravenna, Forlì, Imola,
Faenza, Cesena e Rimini.
Anche se ogni anno il programma della giornata è più o
meno lo stesso, tuttavia l’incontro tra i partecipanti ha ogni volta un sapore nuovo. Nelle tre sezioni di questa pagina trovate tre
voci diverse, ma concordi. Vogliamo far giungere anche a voi,
I saveriani della comunità di S. Pietro in Vincoli rinnovano
la loro consacrazione alla missione
cari lettori, l’eco di una giornata
che ci auguriamo continui a essere un punto di riferimento per
molti.
Il “ripartire” del
beato Conforti 
Il superiore dei saveriani in
Italia, p. Carlo Pozzobon, intrattenendo gli ospiti nel salone prima della Messa, ha presentato i
saveriani del 2007, giunti a quota 900, di cui 300 non italiani.
Non ha mai nominato S. Francesco Saverio, anche se era bene in
vista dietro le bandiere delle 17
nazioni nel mondo dove lavorano i saveriani.
Ha puntato tutto sul beato
Conforti che, ispirandosi al Saverio, volle plasmare la sua congregazione con una spiritualità
particolare. Partendo da lontano,
ha individuato nel profeta Isaia e
nell’apostolo Paolo le icone originali della spiritualità missionaria. Il loro andare per portare
l’annuncio si è tramutato nel ripartire del Conforti. Una caratteristica che l’ha contraddistin-
Illuminiamo la via del vangelo
La festa di S. Francesco Saverio / 2
l’incontro nella saD opo
la delle conferenze, mis-
sionari e sacerdoti si sono riuniti in chiesa per la grande concelebrazione insieme ai vescovi.
Nell’omelia, mons. Pizzi ha toccato i punti essenziali della missione, a partire da Gesù. Dopo
averli tenuti con sé per tre anni e
averli istruiti, Gesù manda i suoi
apostoli nel mondo a predicare
il suo vangelo. Dal cielo, invia
su di loro lo Spirito Santo, che li
ha resi coraggiosi nel predicare e
compiere prodigi.
Nella sua vita apostolica, Gesù ha più volte manifestato la decisione di voler raggiungere tutti
i villaggi, anche quando la gen-
te avrebbe voluto trattenerlo più
a lungo per gustare la sua compagnia. Altrettanto ha fatto san
Paolo, che alla predicazione del
vangelo ha dedicato tutta la vita,
con quel suo grido: “guai a me
se non evangelizzo!”.
Anche noi abbiamo
un compito da svolgere
Così ha fatto anche san Francesco Saverio, che viaggia continuamente per far conoscere Gesù
Salvatore ai popoli dell’India, della Malesia e del Giappone, finché
la morte non lo ha fermato alle
porte della Cina. E mentre era impegnato a evangelizzare e a battezzare, trovava il tempo per fare
p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx
animazione missionaria per lettera, scuotendo i cristiani dell’Europa e invitando specialmente i
giovani ad aprirsi alla missione.
“Mi è piaciuto - ha confidato
il vescovo - sentire che i saveriani, anche nelle missioni, lasciano ad altri le chiese già formate per andare a fondarne di nuove. Dobbiamo sentire anche noi
l’appello missionario a testimoniare Cristo davanti a tutti, con la
predicazione e con la fedeltà alla
nostra fede. Anche noi abbiamo
il compito di illuminare la strada agli uomini e alle donne ancora lontani dal vangelo, per suscitare in loro il desiderio di conoscere e seguire Gesù”.
■
Padre Carlo Pozzobon, superiore dei saveriani in Italia, parla del beato Conforti
vicino al quadro del Saverio, che non sembra averne a male; vescovi e sacerdoti
mostrano interesse alle parole sulla spiritualità del beato arcivescovo di Ravenna
to in tutte le tappe della sua vita,
spesso difficili, davanti al Crocifisso: fanciullo, seminarista, sacerdote, vescovo, fondatore.
È urgente aprirsi al mondo
Nella Lettera Testamento che
il beato Conforti ha lasciato ai
suoi missionari, appare evidente che la caratteristica del “ripartire” è il risultato di tre virtù.
Lo spirito di fede che fa vedere
Dio, cercare Dio, amare Dio in
tutto, aumentando il desiderio di
propagare ovunque il suo regno.
Lo spirito di obbedienza pronto,
generoso, costante. Lo spirito di
amore intenso per la congrega-
UN'AMICIZIA CHE SI RAFFORZA
UN SEMINARISTA
Dopo quanto è stato raccontato in questa pagina, mi piace ricordare qui la giornata del 22 novembre scorso, quando don Alvaro Marabini è stato nostro ospite con alcuni seminaristi. Uno di loro ci ha scritto le sue impressioni. È la prova che non è difficile passare dai desideri ai fatti.
 
Ogni anno, il seminario di Ravenna-Cervia programma dei ritiri mensili per i seminaristi. Tappa fissa per almeno due di questi appuntamenti è l’accogliente casa dei saveriani di San Pietro in Vincoli.
Negli anni, si è creato un bel legame di affetto e di amicizia fra i missionari e noi, che ha anche rivitalizzato e rinvigorito la “radice comune” fra il seminario e i saveriani. Il beato Guido Conforti, infatti, arcivescovo di Ravenna dal 1902 al 1904, è il fondatore dei saveriani.
Attualmente siamo sedici seminaristi: otto frequentano il corso di
studi teologici a Bologna, tre il corso di filosofia a Ravenna, tre sono
già in servizio nelle parrocchie e due sono ancora nel seminario minore. Dieci sono italiani e sei vengono dall’estero: Cuba, Guinea, Nigeria, Portogallo, Romania. Il ritrovarci insieme per il servizio della chiesa di Ravenna-Cervia dimostra quanto sia universale - cioè, cattolica
- la chiesa che Cristo desidera. Sosteneteci con la preghiera e con l’affetto. Grazie!
Don Alvaro Marabini
con un gruppo
internazionale di seminaristi
di Ravenna-Cervia
8
Alla festa del Saverio 2007: i tre vescovi, i sacerdoti e i saveriani della Romagna, insieme per una chiesa missionaria
zione e per i confratelli.
Di fronte ai quasi quattro miliardi di persone che oggi ancora non credono in Gesù Cristo,
anche i sacerdoti diocesani devono sentirsi aperti al mondo a
360 gradi. Oggi non basta raccontare Cristo, ma occorre testimoniarlo assieme alla propria
comunità, sentendo nell’animo il
grido di san Paolo, che Conforti
ha dato come motto ai saveriani:
“la carità di Cristo ci spinge”. È
la sintesi dello spirito che ha animato i primi cristiani e che, anche oggi, deve plasmare il volto
della chiesa perché sia creduta
dal mondo.
■
2008 FEBBRAIO
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
Bibbia e Corano a confronto
Un convegno all’università di Salerno
di dicembre, presA ll’inizio
so la facoltà di Scienze po-
litiche dell’università di Salerno,
si è tenuto un incontro di grande
attualità. Il prof. Francesco Zannini, esperto di esegesi coranica, ha parlato di “Bibbia e Corano: libri sacri e religioni a confronto”.
Il suo intervento ha messo in
luce i punti di contatto e di divergenza tra la Bibbia e il Corano, i
testi fondamentali delle tre religioni monoteistiche: guidaismo,
cristianesimo e islam. Entrambi sono considerati “libri sacri”
perché di ispirazione divina. Sono quindi testi autorevoli di riferimento per le tre comunità di
credenti.
Libri simili e diversi
Il nome stesso manifesta una
diversità: “Bibbia” è il nome
greco per libri scritti; “Corano”
vuol dire lettura dalla memoria
o proclamazione in assemblea.
Nella cultura greco-romana e
occidentale il testo scritto è uno
strumento per apprendere; nella
cultura semitica il libro serve per
ricordare. Ancora oggi, ebrei e
musulmani imparano a memoria
il testo sacro.
La Bibbia cristiana, tra antico
e nuovo testamento, è composta
di 73 libri che narrano la rivelazione di Dio a molte persone vissute nell’arco di circa 12 secoli.
Il Corano è costituito di un solo
libro, con 114 sure o capitoli, rivelato al solo profeta Maometto
tra il 610 e il 632 dC. In ambedue i libri sacri troviamo storie,
racconti, testi profetici e giuridici, inni eccetera.
I libri della Bibbia sono sistemati in un ordine logico - cronologico della storia della salvezza,
senza però seguire la data della
loro composizione. Le sure del
Corano sono sistemate secondo
la lunghezza: dalla più lunga alla
più breve. Al di là di queste dif-
GRAZIELLA PASSARO
ferenze strutturali, è il concetto
stesso di “rivelazione” che non
coincide nelle due religioni.
Come si rivela Dio?
Per l’islam la parola di Allah è
conservata in cielo su una tavoletta, ed è discesa verso l’umanità con la mediazione dell’angelo
Gabriele. È una, e mai diversa.
Dio aveva già fatto ad Abramo
la rivelazione tutta intera, ma nei
secoli gli uomini non sono stati fedeli e l’hanno corrotta. Per
questo, Dio l’ha ancora rivelata
ai profeti e ai messaggeri; infine,
l’ha rivelata tutta intera a Maometto per l’ultima volta. Dopo di
lui non ci può essere altro profeta. Secondo l’islam, Allah è
estraneo dal mondo e non partecipa agli eventi della storia.
Per il cristianesimo, Dio ha
fatto e fa la storia con l’uomo.
Interviene nella storia con la sua
alleanza e la sua fedeltà, nonostante l’infedeltà umana. In Ge-
Come abbiamo passato l’ultima notte
A
San Silvestro con gli amici
Un capodanno certamente originale, almeno per la comunità
saveriana di Salerno. Tanti sono
stati gli invitati a questa festa: i
8
giovani che frequentano la comunità, le famiglie che volevano
passare un capodanno diverso, e
soprattutto gli ospiti d’onore.
Alle 21 e 30, come previsto,
è iniziato il cenone. Grazie alla
disponibilità di tanti giovani, i
non “motorizzati” sono stati accompagnati per arrivare puntuali
all’appuntamento. Fino alle 23
e 30 abbiamo mangiato, chiacchierato, cantato e ballato. Oltre
ai missionari saveriani, anche
due preti si sono seduti a tavola
per passare l’ultimo dell’anno in
compagnia: il parroco di Caprecano-Fusura don Antonio Romano, e don Biagio vicario foraneo
di Baronissi.
Verso le 23 e 30, altri amici
ci hanno raggiunto per salutare
il nuovo anno insieme a noi. A
Dai saveriani di Salerno il 2008 è iniziato con una grande festa;
ospiti d’onore, i “dimenticati” della società
sù Cristo, poi, Dio si è incarnato, offrendo la sua vita per la salvezza dell’uomo.
Secondo la fede cristiana, Dio
si rivela a noi in modo graduale, rispettando i tempi dell’uomo. Anche la rivelazione definitiva di Gesù lascia aperta un’ulteriore piena conoscenza di Dio,
che sarà possibile solo con la sua
seconda venuta, quando potremo
vedere Dio “faccia a faccia”. Il
Dio cristiano, quindi, continua a
rivelarsi all’umanità.
Conoscere prima di dialogare
Dalle parole del prof. Zannini,
una cosa è chiara. Le diversità di
Chi ben comincia...
lcune volte durante l’anno,
come a Natale e Pasqua, a
capodanno e ferragosto, si è soliti trascorrere la giornata con le
persone più care e vicine, con i
familiari o gli amici più intimi.
Per il capodanno di quest’anno abbiamo pensato di rispettare questa tradizione, ma con un
particolare diverso. Le nostre
persone più care sono diventate coloro che la società mette
all’ultimo posto: gli amici della
stazione e gli amici di alcune comunità composte da stranieri di
varie nazionalità.
Il prof. Francesco Zannini, relatore all’università di Salerno sul tema
“Bibbia e Corano”, si intrattiene con il saveriano p. Stefano Berton
p. ALEX BRAI, sx
contenuti e modi di intendere la
rivelazione e il testo sacro sono
grandi. Ma ci sono anche molti punti comuni. Resta aperta la
possibilità di un dialogo interreligioso, che permette di scavalcare i limiti e lavorare insieme,
promuovendo l’amore di Dio e
delle creature.
Dalle domande degli studenti
si è percepita la scarsa conoscenza tanto della religione cristiana
quanto delle altre religioni. Qui
sta il vero pericolo: che ci confrontiamo con gli altri a partire
dai propri pregiudizi, e questo
ci impedisce di conoscerci e di
camminare insieme.
■
INSIEME SI PUò, SE...
mezzanotte in punto abbiamo
stappato gli spumanti per brindare al nuovo anno.
I giovanissimi di Salerno
Fuochi, balli e preghiere
Dopo gli auguri, siamo usciti tutti fuori per vedere i fuochi
d’artificio. Poi siamo rientrati
per fare quattro balli insieme.
Alle due del mattino, con una
quarantina di persone rimaste,
siamo andati in chiesa per lodare
il Signore e ringraziarlo del nuovo anno ormai iniziato.
Finita la preghiera, non ci siamo salutati. Nonostante le poche
forze e il tanto sonno, abbiamo
atteso le 4 del mattino, per terminare il nostro capodanno con
la celebrazione dell’Eucaristia.
Se dovessi dire cosa mi è rimasto più impresso di questa
esperienza... notturna, direi
questo: vedere giovani, fidanzati
e famiglie passare uno dei giorni
più caratteristici di tutto l’anno
in compagnia di persone che occupano gli ultimi posti nei nostri
interessi. È stata la testimonianza
più bella e più evangelica, forse,
dell’anno che è passato.
Insomma, credo proprio che sia
un’esperienza da ripetere, ma non
solo alla fine dell’anno. Lo dice
il proverbio antico: “Chi ben comincia è a metà dell’opera!”. C’è
quindi almeno metà dell’opera da
completare, amando e accoglien■
do i nostri fratelli.
A Natale si formulano tanti buoni propositi, che però richiedono
impegno e costanza, ponendoci dinanzi a scelte importanti. Il 27 dicembre, quaranta ragazzi provenienti da varie parrocchie della diocesi, si sono dati appuntamento presso la casa saveriana di Salerno, per
parlare e riflettere sulle scelte da fare come “cristiani”.
Abramo, Maria Madre di Gesù, Pietro e tanti altri, hanno saputo
pronunciare il proprio “sì”, fidandosi di Dio. Sul loro esempio e guidati dalla Parola di Dio, anche i giovanissimi del gruppo “Missione nel
cuore” hanno pronunciato il loro “sì” alla pace, all’annuncio della Parola, all’accoglienza e al rispetto dei fratelli, all’impegno premuroso
verso chi è accanto.
I ragazzi hanno tirato fuori molti spunti di riflessione negli allegri
dibattiti della giornata. Sono emerse anche le difficoltà che si incontrano quando non vogliamo essere complici, quando non vogliamo
seguire la legge del più forte...
I laboratori e i giochi di squadra hanno focalizzato l’attenzione sul
valore delle scelte che nella vita siamo chiamati a fare, per diventare
testimoni dell’amore di Dio.
Dopo questa giornata di riflessione, siamo più convinti che insieme
si può pregare, lodare e far festa; insieme si può confrontarsi e crescere; insieme si può dar voce a sogni e speranze; insieme si può costruire un domani migliore.
MARTA CHIARADONNA
Alcuni giovanissimi del gruppo “Missione
nel cuore”, impegnati nell’incontro del 27
dicembre scorso, dai saveriani di Salerno
2008 FEBBRAIO
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
E-mail: [email protected]
C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6
TAVERNERIO
Grazie a tutti per averci scelto...
Uno sguardo tra passato e presente
2007 è entrato nel pasL' anno
sato con tutto il bagaglio di
bene e di male che ci ha lasciato
in eredità. Politici, storici, esperti, ricchi e poveri, hanno fatto il
loro bilancio consuntivo, che dicono sia sempre in rosso, e preparato il preventivo, anche questo
sempre più magro. Tutti lamentano una situazione di crisi: si spende meno, si mangia peggio! Colpa del petrolio e delle guerre.
Ma che cosa hanno a che fare
le guerre e il petrolio con le liti in famiglia, con i divorzi, con
le spese per avvocati e giudici, a
causa di matrimoni che vanno a
rotoli e di genitori che si dividono i figli come se fossero merce
di scambio?
Le televisioni si sforzano, ingannando, di presentarci la soddisfazione di una società sempre
più a-morale, che mette Cristo
alla porta. È la società dei grandi sprechi, dei lussuosi regali e
dei viaggi sempre più costosi in
paesi esotici. Preferisco il Natale
dei pastori che tornarono gioiosi
alle loro case, lodando Dio.
I conti in casa nostra
Cari amici lettori, chiedo scusa
per lo sfogo iniziale. Ma troppo
spesso vedo persone che escludono Dio dalla propria vita e che
pensano di bastare a se stesse. Ecco perché, per riflettere sui problemi del nostro tempo, di spiritualità e di tanto altro ancora, la
casa dei saveriani di Tavernerio è
sempre a vostra disposizione.
Nel 2007, al Centro di spiritualità missionaria sono passate circa ottomila persone. Tra
gli altri, abbiamo avuto il piacere di ospitare gruppi diocesani - la Commissione famiglia,
la Caritas, il Centro missionario
-, programmazioni parrocchiali,
esercizi e ritiri spirituali, gruppi
di preghiera, Capitoli provinciali e generali di congregazioni religiose, formazione permanente
p. FRANCO BERTAZZA, sx
per missionari saveriani e sacerdoti diocesani.
Sappiate che...
La casa saveriana di Tavernerio dispone di 48 camere con bagno, 25 delle quali doppie, per
un totale di 73 posti letto. Ci sono tre sale per conferenze: una
da 180 posti, un’altra da 60 e
un’altra ancora da 50 posti a sedere. Le aule per i lavori di gruppo sono due, così come le cappelle per le celebrazioni liturgiche e la preghiera.
Il tutto è immerso in un parco stupendo, dove poter riposare
all’ombra di grandi piante o svolgere un po’ di sana attività motoria in piena libertà. Del resto
si dice... “mens sana in corpore
sano”. Ricordiamo, inoltre, che
i saveriani che vivono nella casa
sono sempre a disposizione per
conferenze, incontri e confessioni. Insomma, venite, vedete e
■
gioite!
La facciata della casa dei saveriani a Tavernerio e l’esterno
della chiesetta di sant’Anna, con l’entrata da via Urago e l’ampio parcheggio, che si prolunga anche al lato est della casa.
L’ampia sala di accoglienza, a piano terra: spazio utile per
conversare e leggere, tenendo sempre davanti il bel globo
dipinto dall’artista saveriano p. Costalonga.
La panoramica... continua
Visita virtuale della casa
La più piccola delle tre
sale per conferenze;
la più grande può
ospitare fino a
180 partecipanti.
L’interno della cappella “Beato Conforti”, al quarto piano:
un luogo raccolto, che ti fa sentire più vicino al cielo.
ECCO COME RAGGIUNGERCI
p. F. BERTAZZA, sx
Arrivare alla casa saveriana di
Tavernerio non è difficile. Ecco
alcune indicazioni di percorso.
L’interno della chiesetta di sant’Anna,
a piano terra: semplice ma accogliente
per la Messa, l’adorazione
e la meditazione.
Per autostrada da Milano:
uscita a “Como sud”, seguire le
indicazioni “Bergamo-Lecco”.
Giunti a Tavernerio, senza entrare nel paese, al semaforo di
fronte al supermercato Standa,
prendere a destra via Urago; a
200 metri, trovate l’ingresso dei
missionari saveriani.
Una veduta parziale
del parco, davanti la casa,
verso la valle con la
veduta di Tavernerio;
il parco si estende
anche al lato e sul retro,
verso il Montorfano,
con la statua della
Madonna missionaria.
8
Per strada normale, venendo da Bergamo o Lecco: seguire
sempre per Como senza entrare in Tavernerio. In cima al rettilineo, dopo la Standa, girare il
rondò e tornare indietro fino al
semaforo di fronte al supermercato Standa. Prendere a destra e seguire come sopra.
Per ferrovia: scendere alla stazione “Como S. Giovanni”, prendere il bus n° 4 o 7, scendere in piazza Amendola; qui prendere la corriera “Como-Bergamo” e scendere alla fermata “Tavernerio semaforo”, prendere a destra via Urago, a 200 metri circa, al numero 15, c’è
l’ingresso della casa dei saveriani.
Buon viaggio a tutti, siete sempre i benvenuti!
2008 FEBBRAIO
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362
Così saluto l’amico Graziano
è vissuto, vive e vivrà nel cuore di molti
I
l nostro grande amico Graziano Molon ci ha lasciati,
scivolando via in silenzio nelle
braccia del Signore. È una grande
e dolorosa perdita per la sua famiglia, e anche per noi missionari saveriani. Egli lascia una lunga
scia di amicizie e di contatti.
Missionario nello spirito
Graziano Molon, nato a Castello D’Arzignano il 29 agosto
del 1928, era entrato come allievo missionario nella nostra casa
di Vicenza nel 1945, all’età di 17
anni, sotto la guida del servo di
Dio p. Pietro Uccelli. Ho incontrato Graziano nella nostra casa di Grumone (CR), al ginnasio superiore.
Ero allora un giovane padre
assistente e ricordo che Graziano, di qualche anno più anziano dei compagni, spiccava per
la sua generosità. Era sempre disponibile a prestare il suo aiuto,
specie se costava fatica, come
scaricare il camioncino colmo di
sacchetti di frumento o di grano,
raccolti nelle giornate missionarie; oppure quando il lavoro pesante era dovuto ai sacchi di farina per il pane.
Un incidente stradale, in cui
persero la vita entrambi i genitori,
interruppe il suo volo verso la consacrazione religiosa, giunto ormai
alla meta. Tutto il peso della famiglia si riversò su di lui. Ma Graziano seppe dominare gli eventi con
il suo spirito, illuminando con tutta la sua vita l’ideale che non aveva potuto raggiungere.
Lavorerà anche dal cielo
Dopo la sua morte, abbiamo
raccolto il pensiero di un suo
grande amico, p. Marcello Zurlo,
saveriano di Cittadella e attualmente missionario a Belém, in
Brasile. Così, ha scritto ai familiari: “Graziano non è morto, vive nel nostro spirito; vive la vita
completa nella casa del Padre; vive con i suoi genitori morti tragicamente nella curva di Arzigna-
p. GIOVANNI ZALTRON, sx
no; vive con i suoi amici missionari; vive con me qui in Amazzonia, che lui sognava senza aver
mai avuto l’occasione di vederla; vive sorridendo, perché chiamato a realizzare nel progetto di
Dio un’altra missione. Forse sarà
quella di difenderci dalle nostre
piccolezze e di ottenerci le grazie
più belle da Dio, nostro Padre.
Lo farà in silenzio, senza apparire. Ma è lui che agisce, è lui
che continua ad amarci, più di
quando si trovava in questa terra,
perché l’amore ora non ha più limiti. Ha lavorato tanto nella sua
vita; continuerà a lavorare in cielo. Ci sono ancora tante cose da
fare per migliorare la nostra esistenza. Carissimi, io vi accompagnerò da qui con la mia gente sempre sensibile, pregherò per
voi. Le vostre lacrime siano segno di amore rinnovato”.
L’amicizia
non s’interrompe
I missionari saveriani di Vi-
Il pieno alla mostra dei presepi
Collaborando in tanti, si fa molto di più
A
volte, le case dei religiosi
sono attorniate da un’atmosfera di isolamento. Forse con il
pretesto della... santità, i laici non
vi possono accedere facilmente.
Ma per manifestare un carisma
è importante che i laici vengano,
vedano e partecipino. La mostra
dei presepi missionari ha offerto
anche questa opportunità.
I quasi 20mila visitatori che
l’hanno ammirata, oltre ai presepi
da tutto il mondo, hanno potuto
vedere anche il lavoro di sinergia
tra missionari consacrati e laici,
con lo stesso desiderio di aiutare le missioni. Grandi risultati si
raggiungono quando c’è la collaborazione tra forze diverse che
formano l’unico popolo di Dio.
Mani che danno e ricevono
Un altro elemento è appar-
8
so chiaro: la collaborazione tra
l’istituto saveriano e la diocesi
di Vicenza. Erano stati preparati dei presepi fatti dai “bambini
di strada” del Brasile. Al fianco
della capanna c’era un pozzo,
che serviva da salvadanaio, da
consegnare il giorno dell’Epifania per i bambini della Cina.
Al centro catechistico l’idea è
piaciuta, e ci ha suggerito che il
prossimo anno questa iniziativa
per i bambini venga preparata
prima, in modo che tutte le parrocchie possano usufruirne. Il
lavoro fatto insieme frutta molto
più del lavoro individuale.
Al successo della mostra ha
contribuito anche la collaborazione tra vari gruppi missionari
della diocesi. Durante l’estate
avevamo ricevuto da un grosso
supermercato tanto materiale
La mostra dei presepi è piaciuta a tutti, grandi e piccini, nonni e... nipotini
p. LUCIANO BICEGO, sx
natalizio per pesche e lotterie.
Per noi era troppo. Perciò abbiamo condiviso con alcuni gruppi
missionari quello che abbiamo
ricevuto.
Qualche giorno fa un gruppo
missionario ha donato una somma in denaro dicendo: “il ricavato
di quest’anno attraverso il mercatino è stato abbondante. Vogliamo
condividere con voi quello che
abbiamo ricevuto in più”. Condividendo, stiamo tutti meglio!
Cosa dicono i visitatori
Ecco alcune impressioni
scritte sul registro dei visitatori,
all’uscita dalla mostra:
• “Questa mostra vi ha fatto conoscere molto in diocesi e ha
dato un volto nuovo alla vostra
casa”.
• “I presepi sono molto belli e
originali. Mi hanno aiutato a
scoprire come vedono Gesù i diversi paesi del mondo”.
• “Grazie! Ci avete dato la possibilità di ricordare quanto prezioso e importante sia il Natale di
Gesù, ancor più quando è visto
con i mille colori del mondo”.
• “I presepi sono attraenti, ma
soprattutto convincenti”.
• “È stato come vivere un attimo
di splendida pace tra i popoli del
mondo, considerando le differenze come un’enorme ricchezza per
■
tutti”.
cenza desiderano esprimere a
Graziano tutta la loro riconoscenza per quello che ci ha donato, per l’esempio della sua vita
di cristiano, illuminata dall’ideale missionario custodito nell’intimo. Siamo riconoscenti a Graziano per il grande affetto che ci
ha dimostrato con la sua presenza nelle nostre ricorrenze, con la
sua casa sempre aperta e ospitale, per i suoi generosi interventi.
Graziano vivrà ancora nei nostri rapporti di amicizia con la
sposa Antonietta e tutta la famiglia.
■
Graziano Molon, ha vissuto intensamente la missione, nella responsabilità
di condurre la famiglia, accettando
il misterioso piano della Provvidenza
I MARTEDì DELLA MISSIONE
Alle 20.30 dai Saveriani, in viale Trento 119, a Vicenza.
• 12 febbraio - Lectio: “L’Eucaristia fonte e modello della comunità cristiana”. Relatore: don Dario Vivian
• 26 febbraio - Conferenza: “Fame e abbondanza nel mondo e
le esigenze dell’Eucaristia”. Relatore: p. Alex Zanotelli
• 4 marzo - Lectio: “Carismi e ministeri nella comunità di Corinto”. Relatore: don Dario Vivian
È importante che la nostra riflessione sulle situazioni
dell’umanità continui, lasciandoci illuminare e guidare dalla
Parola di Dio. Gli incontri del “martedì” sono una grande opportunità. Invitiamo tutti ad approfittarne.
SALUTO MIA MAMMA TERESINA
p. SILVANO GARELLO, sx
La signora Cariolato Teresina vedova Garello, di Cereda di Cornedo
(VI), è deceduta in casa del figlio Olinto il 9 gennaio scorso, all’età di
95 anni. Il figlio p. Silvano, missionario in Bangladesh, ha inviato una
lettera - messaggio per lei.
Carissima Mamma Teresina, eccomi qui, spiritualmente presente al
tuo funerale. L’ultima volta che ci siamo salutati, assieme a Olinto e
Gabriele, abbiamo recitato con te l’Ave Maria. La Madonna che amavi
tanto ti ha preso in consegna, quando Dio ha voluto che tu chiudessi
gli occhi a questo mondo per aprirli al cielo.
Quando al mattino ti vedevo seduta accanto alla finestra della cucina con in mano il tuo libretto delle preghiere, mi sembrava che tu
già gustassi la compagnia del cielo. Il Signore ha voluto tenerti a lungo in mezzo a noi, tanto che ormai ci eravamo lusingati di poter festeggiare i tuoi cent’anni.
Ci hai insegnato a vivere ogni giorno nella riconoscenza verso Dio,
ricambiandolo con una vita laboriosa e sorridente. Insegnaci ancora il
tuo sorriso, che hai imparato dalla Madonna della neve alla “Madonnetta”, che ha raccolto le tue confidenze e le tue suppliche; da Teresina del Bambin Gesù, patrona delle missioni; da Francesco d’Assisi, che
ti ha associata al terz’ordine ed è diventato tuo maestro di povertà.
Dalla casa del Padre di tutti, nella compagnia dei santi e delle sante del paradiso, prega per noi. Ogni distacco è stato per te un nuovo
aggancio al cielo. Lo sia anche per noi, mentre continuiamo il nostro
pellegrinaggio su questa terra.
La signora Teresina Garello mentre festeggia il 95.mo compleanno in famiglia,
insieme ai figli Gabriele e Olinto, nipoti e pronipoti
2008 FEBBRAIO
ZELARINO
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Ricordiamo p. Sergio Tonetto
La vita accanto ai senza terra del Brasile
funerale di p. Sergio ToA lnetto,
il patriarca Angelo
Scola ha pronunciato queste parole: “Guardiamoci bene dal dimenticare il grido di giustizia, di
bontà e il dono di sé che questo
missionario ci ha lasciato”.
Padre Sergio aveva 61 anni
ed era il sesto di sette figli, tra
cui suor Gemma e due missionari, p. Sisto cappuccino e don
Luigi diocesano. Alla Messa di
commiato, a Passerella di Jesolo (Venezia), erano presenti due
cardinali patriarchi, due vescovi,
80 sacerdoti e tantissima gente.
Sempre in prima linea
Terminato il ginnasio nel seminario di Venezia era entrato
dai saveriani ed era stato ordinato sacerdote nel 1973. In Brasile dal 1977, aveva guidato per
dieci anni la parrocchia di Moju
in Amazzonia. Negli ultimi
vent’anni aveva partecipato alla
commissione “pastorale della
terra”, l’organismo della Con-
ferenza episcopale brasiliana a
favore dei braccianti e dei contadini “sem terra”, che cercano un
terreno da coltivare in proprio.
Per redimerli, ha pensato di
organizzare bene le sue catechesi, con l’aiuto di suore e laici.
Ha poi cercato aiuti materiali
con gruppi di sostegno italiani
e internazionali. Nel settembre del 2000, aveva scritto un
p. FRANCO LIZZIT, sx
“Appello per appoggiare il grido
degli esclusi”, che in Brasile ha
raccolto 6 milioni di firme per la
cancellazione del debito estero.
Non ha temuto le minacce dei
potenti latifondisti, ma specialmente ha fatto di tutte quelle
persone la “sua famiglia”.
A favore dei diritti umani
Mantenendo sempre il suo
impegno sociale e religioso, p.
Sergio nel 1998 era stato “incardinato” nel clero della diocesi
brasiliana di Goiàs e infine,
dall’anno scorso era divenuto sacerdote diocesano del
patriarcato di Venezia.
Il 10 dicembre 2007, l’ordine degli avvocati del
Brasile gli aveva assegnato un riconoscimento: un diploma
in diritti umani, “per
la sua dedizione e il
suo lavoro a favore
Il volto gioioso di p. Sergio Tonetto mentre abbraccia
dei diritti umani”.
una ragazza brasiliana alla cerimonia
Nel giugno scordi consegna dei diplomi scolastici
La parola di Dio tutti i giorni
Cristiani d'ogni età s'incontrano
L
a Parola di Dio ha grande
importanza nell’esperienza pastorale della chiesa intera.
Anche in Italia, molte comunità cristiane si impegnano a vivere e diffondere la Parola di Dio.
Anche nel territorio del vicariato
della Castellana (diocesi di Venezia), nel quale è inserita la comunità saveriana di Zelarino, abbiamo cercato qualche esperienza significativa, che possa servire di stimolo e confronto.
Un confronto con il vangelo
Abbiamo scoperto che le parrocchie di Asseggiano, Chirignago, Gazzera, Santa Lucia, Trivignano e Zelarino, sono riunite
in commissioni per la pastorale
sociale e il lavoro, la giustizia e
la pace, la salvaguardia del creato. Cristiani di varie età hanno
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sentito la necessità di incontrarsi, spinti dal desiderio di confrontare, attraverso il vangelo, la
loro etica nella vita di tutti i giorni. Dal vangelo, infatti, nasce la
dottrina sociale della chiesa.
Sono gruppi attivi già dal
1996, e si propongono di continuare l’opera di testimonianza
perché la dottrina sociale della chiesa sia accolta nelle parrocchie ed entri nella catechesi dei bambini e degli adulti, e
nei gruppi di ascolto. Intendono
far sapere che la luce e la carità del vangelo sono da applicare nel quotidiano e quindi nella
vita sociale, nel lavoro, nei problemi di ogni giorno. La vita è
una continua ricerca della pace,
che passa attraverso la giustizia
e ha cura dell’ambiente in cui viviamo.
Anche le comunità brasiliane, dove ha speso la
sua vita missionaria p. Sergio Tonetto, trovano
la forza della speranza nella Parola di Dio e
nella dottrina sociale della chiesa
p. AMEDEO GHIZZO, sx
A scuola di politica vera
Questi gruppi si propongono
anche di imparare che, attraverso il dialogo e l’ascolto - valutando le differenze, rispettando
le diversità, superando le ideologie e gli integralismi - si può
giungere a livelli più alti nell’intendere la politica con la “P”
maiuscola.
Le commissioni, inoltre, nel
corso degli anni si sono adoperate per l’assistenza ai giovani in
cerca di primo impiego e dell’inserimento lavorativo di quegli
stranieri con usi e costumi diversi, favorendone l’integrazione. Attualmente, sono impegnate in un progetto di integrazione
nel quale cercano di coinvolgere
i gruppi famiglia.
Non è facile inserire nella catechesi tradizionale, già molto ricca di valori, l’esigenza di
concretizzare ogni giorno l’amore di Cristo. La parola “politica”
fa paura, forse perché la confondiamo con “partito”. Sicuramente, la simpatia per questo o quel
partito va lasciata fuori dalla catechesi, ma educare alla politica
nell’amore di Cristo che cerca la
pace nella giustizia, è un cammino da percorrere. Fa parte del
■
nostro “essere cristiani”.
(continua nel riquadro)
L’ultima foto insieme della grande famiglia Tonetto
so era rientrato in Italia per
curarsi. È stato seguito dall’affetto dei suoi familiari e dalla
fraterna visita di tanti saveriani,
compagni di classe o di missione. Padre Savio Corinaldesi,
saveriano marchigiano e incaricato dell’animazione missionaria in Brasile, gli scriveva:
“Tutto il Brasile è in preghiera
per te”.
La gente gli voleva bene
Dopo la sua morte, i messaggi
di cordoglio sono stati numerosi.
Dal Brasile si sono stretti intorno
alla famiglia i saveriani del Parà
e tutti gli amici di p. Sergio.
“Da quando è arrivata la notizia, la sua casa ad Ananindeua è un via vai di persone che
vengono a piangere la dolorosa
perdita; vengono a cercare una
parola di conforto e a ricordare
i tanti momenti vissuti insieme.
Mentre voi celebrate il funerale,
noi stiamo facendo una grande
celebrazione con i lavoratori, i
saveriani, le comunità di base e
i rappresentanti dei “sem terra”
e dei movimenti popolari. Sarà
difficile continuare il cammino
senza i suoi saggi consigli, le sue
intuizioni certe, le sue idee appassionate, le sue azioni radicali,
senza la sua figura allegra, ottimista, simpatica e luminosa”.
Consigliere di famiglia
Anche Dorival, figlio un sindacalista ucciso e grande amico
di p. Sergio, ha inviato una lettera: “Dopo la morte di mio padre, lui è stato il consigliere di
famiglia. Per questo la notizia ci
ha fatto sentire un grande vuoto.
Siamo grati a voi, familiari di p.
Sergio, per averci permesso di
vivere insieme a lui, una persona di molta grinta, convinto della
sua missione in questa terra brasiliana”.
Il fratello p. Sisto ha scritto:
“Da quando chiesi a Sergio se
gradiva una visita di confratelli
saveriani, è stato un susseguirsi di graditissimi incontri. Padre
Sergio è andato così riscoprendo
le sue radici saveriane, che ha
sempre portato nel cuore”. ■
UN PROGRAMMA IMPEGNATIVO
p. A. GHIZZO, sx
Quest’anno, le commissioni pastorali del vicariato della Castellana
sono impegnate in incontri che hanno per tema “la creazione e l’uomo d’oggi”, partendo dal libro della Genesi. Meditando i suoi racconti, la Genesi offre la possibilità di esplorare l’avventura che ogni persona affronta nella sua esistenza di ogni tempo.
Sono stati proposti sette percorsi di indagine, con particolare attenzione al vissuto familiare:
• Dio e Adamo. Riflessione sull’esperienza del “nostro” potere e di come lo esercitiamo in casa, al lavoro, in ogni ambito della nostra vita,
in relazione al creato, nei rapporti interpersonali, di gruppo, nella
società, nella chiesa di oggi.
• ll serpente. Il sospetto verso l’altro e il desiderio senza limiti sono
due atteggiamenti che si nascondono in ogni persona umana. Verifichiamolo nelle nostre relazioni.
• Caino e Abele. La radice della violenza è la paura dell’altro e la gelosia che stronca ogni relazione. Sappiamo riconoscere le violenze
d’oggi? Come possiamo affrontarle, in modo non-violento?
• Le Genealogie. La nostra società è più facilmente orientata verso il
futuro e dimentica il nostro passato. Eppure, il senso del vivere si basa nella memoria. Come possiamo valorizzarla?
• Il Diluvio. Matura in questa esperienza la scoperta che non sarà la
violenza a vincere la violenza.
• La Torre di Babele. Tra globalizzazione e particolarismi siamo alla ricerca di un equilibrio che parta dalla nostra vita quotidiana.
• Da Sem ad Abram. Dal desiderio senza limiti alla rinuncia del controllo sulla propria vita. Verso quale modello ci stiamo orientando o
stiamo percorrendo?