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® Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari Burundi Camerun CIAD Congo R. D. Mozambico Sierra Leone Bangladesh Filippine Giappone Indonesia Taiwan amazzonia BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore Responsabile: Domenico Milani Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2008 FEBBRAIO n. 2 Un compito importante La missione oggi ha bisogno del dialogo Missione è pace religiosa T ante notizie negli ultimi mesi ci hanno fatto credere che lo scontro tra mondo islamico e mondo occidentale fosse destinato a radicalizzarsi. Ma una è passata quasi sotto silenzio in mezzo all’assordante chiasso mediatico: uno scambio di lettere fra un gruppo di esponenti islamici e Benedetto XVI. Hanno iniziato 138 esponenti islamici di 43 nazionalità, persone di alto livello culturale, che il 13 ottobre 2007, nel corso del ramadan, il tempo sacro degli islamici, hanno indirizzato una lettera aperta al Papa e ai responsabili delle altre chiese cristiane nel mondo. Ad essa il Papa ha risposto alla fine di novembre con una lettera del card. Tarcisio Bertone, suo segretario di Stato. Segno di un clima nuovo Si è trattato di un fatto storico intervenuto in un momento in cui pareva che la chiesa cattolica, come le altre chiese, non riuscisse più a dialogare con l’islam, che da qualche tempo sta vivendo una stagione di una vivacità missionaria fuori del comune, suscitando apprensione e paura nel mondo cristiano. Era necessario riaprire il dialogo e riprendere a parlarsi per il bene della pace e del futuro dell’umanità, anche per evitare il pericolo di condannare con un giudizio sommario tutto l’islam, come se islamico fosse sempre e ovunque sinonimo di intollerante, fondamentalista e, in definitiva, terrorista. Il Papa attendeva questo momento e ha quindi accolto con favore questa lettera, segno di un nuovo clima. Rispetto e impegno Pur riconoscendo le differenze che tengono lontani i cristiani e gli islamici, Benedetto XVI afferma che “possiamo e dunque dobbiamo guardare a ciò che ci unisce, specialmente la fede nell’unico Dio e (...) il duplice comandamento di amare Dio e il prossimo”. I suoi interlocutori gli aveva- DONACI LA SAPIENZA DEL CUORE C’è gente che apprezza, ama e si compiace p. MARCELLO STORGATO, sx E ra capitato anche al Divin Maestro. Visitava i villaggi di Samaria e aveva mandato avanti due discepoli ad avvisare del suo arrivo. Ma gli abitanti non ne vollero sapere. “Facciamo venir giù il fuoco e li bruciamo vivi?”. Il Maestro Divino li rimprovera e si avvia verso un altro villaggio. Era il suo stile, e l’aveva insegnato anche ai suoi discepoli: “Se qualcuno non vi accoglie, scuotete la polvere dai vostri piedi...”. Conosciamo il “fattaccio” dell’università La Sapienza di Roma, in riferimento alla visita del Papa, che non vuole imporre la fede a nessuno, ma a cui nessuno dovrebbe vietare di parlare. I commenti sono già stati tanti. Preferisco dare eco a una testimonianza vera da parte di giovani, poveri di soldi ma pieni di fede e di voglia di viverla. Viene dall’ultimo paese di questo nostro mondo. Padre Rino, superiore generale dei saveriani, appena tornato dalla visita ai missionari in Sierra Leone, mi scrive da Roma: “Caro Marcello, nella missione di Kabala, dove lavorano p. Girolamo, p. Carlo e p. Michele, ho sentito una bella storia. I giovani hanno scritto al Papa per ringraziarlo...”. E mi manda la copia della lettera che dice: “Carissimo padre Benedetto, ogni lunedì ci riuniamo e dedichiamo la prima parte dell’incontro a riflettere, meditare e condividere i nostri pensieri, utilizzando i fogli che i missionari preparano per noi sulla base di ciò che tu scrivi e dici. Ci piace tanto e vogliamo ringraziarti e farti sapere che anche per noi le tue parole sono come la stella che ci guida a Gesù. Ci commuove soprattutto il modo con cui tu ci aiuti a comprendere la santa Eucaristia, il potente dono che continua nel mondo la trasformazione iniziata con Gesù quando era sulla croce. Cerchiamo di essere fedeli alla Messa, in modo che anche noi possiamo essere trasformati e diventare piccole stelle per tanti altri giovani che desiderano unirsi a noi in questa vita meravigliosa. Santo Padre, grazie! Noi preghiamo per te e chiediamo che anche tu preghi per noi e ci benedici. Con tutto il nostro amore, i giovani di Kabala”. Per formare i giovani, i mis- sionari scaricano da internet i discorsi che il Papa fa ai giovani, le interviste o le risposte alle domande; li stampano su foglietti, che i giovani leggono un po’ alla volta e li commentano, cercando riscontro nella loro vita. Scrive p. Carlo: “Noi non aggiungiamo commenti. Sono loro i protagonisti che ne scoprono i significati e se li comunicano. Riflettere sulle parole del Papa li aiuta a crescere. Sono rimasti colpiti in modo particolare dalla frase del Papa sull’Eucaristia: l’atto più rivoluzionario della storia”. Dal Vaticano è arrivata la risposta e la benedizione. A leggerla, è andato il vicario della diocesi di Makeni. È stato un incontro commovente. Conclude p. Rino: “Questa vicenda, di semplice gratitudine nello scrivere e di normale cortesia nel rispondere, è diventata un’occasione per tener vivo nei giovani il senso di appartenere alla chiesa”. Ancora una volta, il Signore del cielo e della terra ha nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le ha rivelate ai piccoli ■ (Luca 10,21). Abbonamento annuo € 8,00 Una copia € 0,80 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue p. Gabriele Ferrari, sx no scritto che “se i musulmani e i cristiani non sono in pace, il mondo non può esserlo”. Di qui la responsabilità di promuovere il dialogo perché, continua il Papa, non vogliamo cedere “alle pressioni negative che ci sono tra noi, ma affermare i valori del rispetto reciproco, della solidarietà e della pace (…). La vita di ogni essere umano è sacra e ci sono moltissimi spazi per agire insieme al servizio dei valori morali fondamentali”. È ora di dialogare su valori comuni, “sull’effettivo rispetto della dignità di ogni persona umana, sulla conoscenza oggettiva della religione dell’altro, sulla condivisione dell’esperienza religiosa e sull’impegno comune di promuovere il rispetto e l’accettazione reciproca tra le nuove generazioni”. Rilanciare l’ottimismo Non c’è che dire: è un’apertura di reciproco credito e di fiducia che può finalmente rilanciare con ottimismo un impegno che, solo qualche mese fa, dalla famosa conferenza di Ratisbona, sembrava non avere molto futuro. La posta in gioco, scrivono i firmatari della lettera al Papa, è molto alta: “Forse è in gioco la stessa sopravvivenza del mondo”. A quelli che ciononostante “provano piacere nel conflitto e nella distruzione o stimano che alla fine riusciranno a vincere” (chiara allusione al terrorismo islamico e alla guerra dichiarata contro di esso), gli estensori della lettera ri- spondono che se non viene fatto ogni sforzo per la pace “le nostre anime eterne sono in pericolo”. Benedetto XVI ha accolto questa richiesta di reciproco ascolto e si è dichiarato pronto a ricevere in Vaticano il primo firmatario della lettera, il principe giordano, Ghazi bin Muhammad bin Talal, e alcuni altri tra di essi, per continuare lo sforzo per il dialogo precisando i tempi e i temi da approfondire. Questa è la risposta che gli islamici si attendevano. Il dialogo di tutti noi Ma non basta che il dialogo si elabori nei palazzi della diplomazia o nelle università. Ci sono altri tre modi di dialogare, richiesti dalla globalizzazione che ha portato a casa di tutti noi questa nuova sfida: • il dialogo della vita, in cui le persone vivono lo spirito di apertura agli altri, condividendo le loro gioie e le loro sofferenze, i problemi e le preoccupazioni; • il dialogo dell’azione per un mondo più giusto, per uno sviluppo integrale e per la liberazione dei popoli; e infine • il dialogo dell’esperienza religiosa, in cui cristiani e musulmani condividono le ricchezze di ciascuna religione, per es. la preghiera e la contemplazione, la fede e la ricerca di Dio. Proprio questo è l’impegno missionario che anche il recente Capitolo generale ha chiesto a noi saveriani. E voi, amici, credete forse di esserne dispensati? ■ Missione è pace religiosa - Dio è pace. Le religioni devono aiutare i credenti a creare e vivere la pace. Nella foto, l’incontro di Istanbul: il Papa e il Muftì sono un buon esempio di missione nella pace. 2008 febbraio n. ANNO 61° 2 2 Che vita da superiore! 3 La Bibbia nel cuore e nelle mani 4/5 Incontro, dialogo e condivisione 6 Il vangelo della giustizia Missionari anche oggi, perché? Padre Corinaldesi: “Il mio amico dottor Parkinson” Parola di Dio: vita e missione della chiesa Il cardinale Aloísio Lorscheider 2008 FEBBRAIO m is s ion e e spirito L’icona della missione Il vangelo della giustizia Per essere perfetti come il Padre S ono ancora io, Matteo. Desidero spiegarvi la trama del vangelo che porta il mio nome. Seguitemi passo dopo passo. Il vangelo inizia con Giuseppe, l’uomo giusto che deve accogliere in casa Maria e il Figlio che portava in grembo. Così egli è diventato l’uomo della giustizia e nella sua casa è entrato “Emmanuele, Dio con noi”.1 Giuseppe rappresenta la nostra comunità, che doveva seguire con maggiore radicalità la giustizia evangelica in modo che potesse compiersi la promessa di Gesù: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.2 Per trasmettere questo messaggio abbiamo usato il simbolo numerico del “sette”, che nella nostra cultura significa perfezione. Così abbiamo disseminato nel nostro scritto 7 volte la parola “giustizia”. Infatti, la nostra narrazione su Gesù può ricevere il titolo di “vangelo della giustizia”. Le prime parole di Gesù nel nostro vangelo sono queste: “Lascia fare per ora, perchè con- viene che si compia ogni giustizia”.3 Gesù le pronuncia quando, mettendosi in fila con il popolo, va da Giovanni a farsi battezzare. Le prime parole sono importanti, perchè presentano la persona e indicano la linea maestra che guida e orienta la sua vita. Giovanni Battista è l’ultimo dei profeti; il profeta che fa da ponte fra il primo Testamento e il secondo Testamento. Egli si presenta come “voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!” (Isaia 40,3). Nel linguaggio profetico, “preparare la via e raddrizzare i sentieri” vuol dire compiere la giustizia per realizzare il Regno. Giovanni accetta di battezzare Gesù, riconoscendo in lui il Messia inviato a compiere tutta la giustizia. Quasi alla fine della nostra narrazione, riappare la parola “giustizia”. Ne parla ancora Gesù, in relazione a Giovanni Battista: “È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto”.4 Queste due frasi aprono e chiudono il discorso della nostra comunità sulla giustizia. Ma non tea FRiGERIO, mM si tratta di un semplice discorso; è un pensiero che percorre tutto il nostro vangelo. La giustizia deve divenire evento e pratica di vita che realizza il Regno e permette di entrare nel Regno. Giustizia dev’essere compiuta. Gli atteggiamenti giusti li incontriamo nel discorso della montagna. La fame e la sete, il pianto e l’umiliazione sono i frutti di una società che genera gli impoveriti. È una società ingiusta, che calunnia e ingiuria, perseguita i misericordiosi e i puri di cuore che non hanno ambizioni, ma s’impegnano a costruire la pace e a promuovere la vita.5 La giustizia è un cammino che deve essere percorso. Il percorso è spiegato nelle parabole che formano la struttura del nostro vangelo e invitano a discernere il progetto del maligno che semina zizzania in mezzo al grano.6 Ci sono i lupi fra i quali la comunità è inviata7, il servo iniquo8, il maggiordomo malvagio9, i vignaioli omicidi10. Ci sono coloro che hanno beni, ma non hanno tempo per partecipare al banchetto11. Infine ci sono il fico sterile che si è seccato12, la zizzania che deve essere raccolta e bruciata13, i pesci che devono essere separati14. I discepoli e le discepole di Gesù praticano una giustizia d’amore, e non legalista15, che li rende perfetti come il Padre16, e fa loro vendere tutto per cercare il suo regno17. Vendendo tutto, essi formano comunità che, a partire dai piccoli e poveri, vivono l’economia e la politica, l’esercizio del potere e la famiglia, stabilendo rapporti di rispetto e uguaglianza. Questo è il cammino della giustizia. Le nostre comunità, formate da persone umili e povere, hanno compreso che percorrendo questo cammino, attraverso il loro agire nella storia, avrebbero realizzato le meraviglie di Dio in favore della vita. In questo modo la comunità riesce a praticare una giustizia che supera l’osservanza della legge, cercando di imitare il Padre perfetto, che opera a favore della vita. Chi ricerca il Regno e la sua giustizia, è sempre vigile, perché sa che il maligno semina di nascosto, sa che lo sposo arriva di sorpresa, sa che il Figlio dell’uomo tornerà e dirà: “quello che avete fatto a uno di questi piccoli, lo avete fatto a me!”18. ■ PER CONTINUARE A RIFLETTERE • Quand’è che noi abbiamo “fame e sete di giustizia”? (Mt 5,6) • Esiste una giustizia legalista e una giustizia d’amore; quando avviene la prima e quando la seconda? (Mt 5,20) • Come è la giustizia che ci fa essere perfetti come il Padre? (Mt 6,1) • Quando il regno di Dio e la giustizia sono al primo posto nella nostra vita? (Mt 6,33) I riferimenti alla “giustizia” nel vangelo di Matteo: (1) 1,18-25; 5,3-10; (6) 13,25; (7) 10,16; (8) 18,32; (9) 24,48; (10) 21,39; (13) 13,40; (14) 13,47-48; (15) 5,20; (16) 6,1; (17) 6,33; (18) 25,40. (5) (2) 18,20; (3) 3,15; (4) 21,32; 22,5-6; (12) 21,18-20; (11) CARISMA è MISSIONE LA PAROLA DI DIO NELLE COSTITUZIONI p. ALFIERO CERESOLI, sx Non sembri strana la proposta di leggere con voi una parte delle Costituzioni dei saveriani. Anche l’Italia sta rileggendo le sue Costituzioni repubblicane, nel 60.mo dalla loro promulgazione. A 2 ottobre prossimo, ci sarà a Roma la XII assemblea generale del sinodo dei vescovi. Tratterà il tema: “La parola di Dio nella vita e nella missione della chiesa”. Proprio quest’anno noi saveriani ricordiamo anche un avvenimento significativo della nostra storia. Quasi negli stessi giorni in cui si celebrerà l’assemblea sinodale, noi celebreremo il giubileo d’argento delle nostre Costituzioni rinnovate secondo lo spirito del concilio Vaticano II. Il 24 agosto1983, infatti, il capitolo dei saveriani approvava le nuove Costituzioni che, dopo alcuni mesi, venivano confermate definitivamente dalla Santa Sede. Il lavoro è costato anni di fatica e di partecipazione da parte di tutti i saveriani sparsi per il mondo. Ma ne è valsa la pena. Rileggendo le Costituzioni anche oggi, dopo 25 anni, esse ci appaiono nuove, giovani, belle, capaci di trasmettere con limpidezza la spiritualità e il carisma del beato Conforti, che ce le aveva donate. Vi si scoprono ancor oggi le tre fedeltà di cui parlava p. Gabriele Ferrari nella sua presentazione: le nuove Costituzioni sono “fedeli al fondatore e alla sua ispirazione originale, fedeli alla chiesa e alla sua missione, fedeli al mondo e alle sue attese”. Nello splendido tessuto d’insieme, vi si scorgono perle particolarmente preziose. Uno di questi testi preziosi è il n. 44, quello che descrive la Parola di Dio nella vita e nella missione del missionario saveriano. Perché - mi sono domandato - non far conoscere questo testo anche ai nostri amici? Sono indicazioni di alta spiritualità missionaria. Mentre i vescovi, e con loro tutta la chiesa, si preparano a riflettere sulla Parola di Dio, noi andremo a rileggere quello che i saveriani hanno detto - e continuano a dire e a credere - sulla stessa Parola di Dio. Ecco cosa dice il n. 44: “Consapevoli che la Parola di Dio suscita la fede e convoca la chiesa, sentiamo necessità di ascoltarla, meditarla e pregarla ogni giorno sia personalmente che comunitariamente, per convertirci alla maniera di pensare e di agire di Dio, per annunciarla con franchezza e per leggere con i fratelli, in mezzo ai quali lavoriamo, i disegni di Dio negli avvenimenti della loro storia”. Si notino, già dalla prima lettura, i tre momenti dell’itinerario di spiritualità saveriana - ascoltare, meditare e pregare - e i tre obiettivi che la Parola ci aiuterà a raggiungere. Già la consapevolezza e la necessità di tutto questo è un programma di vita. Nei prossimi mesi ci proponiamo di rileggere questo breve “testo” e di fare qualche commento. Per ora gustiamoci il testo “sine glossa”, così come si legge nelle Costituzioni dei missionari saveriani. ■ La missione CHIAMA Missionari anche oggi, perché? C on noi Dio porta a compimento il suo progetto sull’umanità. Caro Andrea e giovani amici, mentre scrivo queste righe penso specialmente a voi. Mi aiuta la scelta che hanno fatto Fabien, René, Santos e Wagner, giovani teologi saveriani di Parma: dopo aver lasciato famiglia, lavoro e amici, hanno deciso di consacrarsi alla missione, per sempre. Il progetto di Dio, che in Gesù si è fatto carne e sangue, continua a compiersi attraverso i suoi discepoli. Ci sono tanti uomini e donne che vivono e portano nel mondo la sua luce e la sua parola, la sua forza e la sua consolazione. Nulla di più concreto per rispondere alla fame che ogni uomo sente nel profondo del proprio cuore. È lo stesso Signore Gesù che vuole raggiungere ogni epoca della storia e ogni luogo della terra, per arrivare a ogni persona. Ciò che è accaduto all’inizio della sua missione evangelizzatrice con i suoi amici Andrea e Giovanni, Giacomo e Simone e gli altri apostoli - cioè “mandati” - accade oggi con noi, quando siamo disposti a essere strumenti della sua presenza e della sua azione nel mondo. Per chi ha incontrato Cristo, è una chiamata “bella”, aperta a tutti i popoli. È vero, nel mondo ci sono problemi gravi. Ma è anche vero che l’umanità è avvolta dalla sim-patia di Dio. Per giungere al suo compimento, l’umanità ha bisogno della Buona Novella, p. siLVIO TURAZZI, sx di persone e comunità che possono esprimerla. “È importante scrive papa Ratzinger - che confluiscano all’umanità forze di riconciliazione e di pace, forze di amore e di giustizia”. È importante per il “bilancio” dell’umanità, che conosce tante violenze e ingiustizie. Chi ha conosciuto una grande verità e ha trovato una grande gioia, deve trasmetterla perché la grande Luce deve illuminare il mondo, la casa della famiglia umana. Ho visto tanta gioia in coloro che, ascoltando il vangelo, si sono sentiti amati e hanno donato la loro vita per gli altri. Ricordo a Goma (Congo RD) l’abbraccio di mamma Fraçoise, malata di Aids, capace di consolare gli altri malati. Ricordo la gioia e la fatica dei missionari, espressione del Risorto tra i poveri della periferia. Ricordo le piccole sorelle e tante altre donne, forza d’amore tra gli sfollati e i sofferenti della città. Sono segni umili e poveri di quella presenza che Gesù ha assicurato sino alla fine dei tempi. Missionari oggi, perché? Siamo insieme ai nostri popoli, la famiglia dei figli di Dio: ci apparteniamo. Le missioni sono una questione d’amore. C’è la Carta dei diritti umani, ed è stato un passo avanti identificarli (riconoscerli è più impegnativo!). Ma c’è soprattutto la realtà della comune appartenenza scritta nel nostro sangue, che ci chiama a rapporti “densi” di fraternità, rispetto e benevolenza. Sono comportamenti che aprono al dialogo e alla gratuità. Perché dopo tanti secoli ancora la missione? Perché ogni generazione è un nuovo inizio. La libertà dell’uomo è sempre nuova. Lo Spirito dona il vangelo vivo attraverso la comunità dei credenti, uomini e donne che, in un certo modo, continuano l’incarnazione. INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE Fabien, René, Santos e Wagner: lo Spirito continua a chiamare i discepoli Gli istituti di vita consacrata, fiorenti nei Paesi di missione, riscoprano la dimensione missionaria e siano generosi nel testimoniare e annunciare Cristo fino ai confini del mondo. Siamo contenti, noi che ci sentiamo vicini alla meta, di dire a te Andrea e a tutti i giovani: Non aver paura a scendere in campo. Non sei solo. Lo Spirito del Risorto, cammina davanti a te. Ti dona dei fratelli perché insieme possiate essere il segno di un ■ mondo nuovo. I disabili psichici non siano emarginati, ma rispettati e aiutati a vivere in modo degno la loro condizione fisica e sociale. Conforti: ”In tutto prendiamo ispirazione da Cristo”. 2008 FEBBRAIO V ITA SAV ERIANA Il mio amico “dottor Parkinson” Scrivere con un bambino sulle ginocchia sono venuto in ItaQ uando lia tre anni fa, vedendo che avevo poco tempo, qualcuno ha inventato gli incontri di gruppo: con i familiari, i parenti da parte di mamma, i compagni di seminario, i vicini della contrada... Confesso che l’esperienza mi è molto piaciuta. E adesso la imito con questa lettera collettiva. Infatti, non posso scrivere un messaggio personale a ciascuno. E allora cosa faccio, scelgo i più belli? Ma amici e parenti sono uno più bello dell’altro. Perciò eccomi qui, con questa lettera collettiva che ha tutta l’aria di un gesto impersonale, ma che è l’unico sistema di arrivare a tutti. parenti, e farmi vedere anch’io; poi torno nel Parà per il resto dei miei giorni... Ma un bel giorno è passato di qui il superiore, ha confabulato con il mio direttore e hanno concluso che ancora non sono uno straccio da buttar via. “Padre Daniel vuole che tu continui”, mi ha detto padre Pino Leoni. E chi sono io per rifiutare la possibilità di sentirmi ancora utile a qualcosa? E così i miei piani sono cambiati: niente Italia e niente Amazzonia (almeno per ora). “Cos’hai da lamentarti?”, mi consola padre Pino. “Ti neghiamo l’Amazzonia, ma ti diamo tutto il Brasile. Non ti basta?”. Non ti basta tutto il Brasile? Approfitto per dare qualche notizia. Sto bene, abbastanza da poter continuare il mio lavoro, che comporta viaggi continui e lunghi, visto che il Brasile è più grande dell’Europa di Schengen, che voi avete da poco inaugurato. Pensavo che la mia presenza a Brasilia, dove mi trovo da sei anni, fosse giunta al termine. Il mio amico inseparabile - parlo del “dottor Parkinson” - sta diventando sempre più esigente. Dal mio punto di vista, la situazione richiedeva un ritiro in buon ordine. Immaginavo di tornare in Amazzonia, dove sono rimasti il cuore e i sogni miei. E stavo già facendo i piani: finisco l’anno a Brasilia; approfitto per fare un salto in Italia per vedere amici e Il Brasile da domani in poi Il mio pellegrinaggio è ricominciato a gennaio. E sapete da dove? Proprio da Belém, la maggiore città dell’Amazzonia. Lì ho incontrato tutti gli animatori missionari e le animatrici della regione per... Già, per far cosa? In che consiste il mio lavoro? Per spiegarlo mi ci vuole un po’ di tempo. Ci provo; ma se avete fretta, andate subito al finale! Nel 2001, dopo 33 anni di vita in Amazzonia, il superiore mi disse: “Hanno bisogno di una mano nelle pontificie opere missionarie. È un’emergenza!”. Fu così che venni a Brasilia. Ma l’emergenza andò per le lunghe. Mi sono dedicato all’infanzia missionaria, e ora all’unione missionaria del clero, fondata un LAICATO SAVERIANO Con la lampada che brilla MASSIMILIANO D'AIUTO L’ascolto e la meditazione della Parola di Dio costituiscono un cardine portante nella vita di ogni cristiano. Questa è una verità che possiamo comprendere pienamente solo quando la sperimentiamo in modo personale e diretto. Io personalmente ne faccio esperienza da molti anni. E ne sono convinto ed entusiasta. A Salerno, da diversi anni, il quarto sabato di ogni mese, i laici saveriani vivono l’esperienza dell’ascolto e della condivisione della Parola. È un’esperienza che spesso sopraggiunge come un’oasi tra le preoccupazioni, la fretta e la routine della vita di ogni giorno. Non credo di sbagliare affermando che essa costituisce uno dei punti di forza, spiritualmente parlando, del laicato saveriano che vive nella zona del Salernitano. Ad accogliere la Parola è ogni mese una famiglia diversa del gruppo, la quale si preoccupa di creare un ambiente accogliente, che faciliti il più possibile il clima di ascolto, preghiera e condivisione. Generalmente scegliamo le letture proposte per la Messa della domenica successiva. Dopo aver ascoltato i testi biblici, rimaniamo in silenzio per riflettere e meditare sulla Parola di Dio. Poi ognuno condivide con gli altri ciò che ha intuito e provato nel suo animo. È in questo momento che i versetti biblici e i brani evangelici diventano vita concreta ed entrano nella dimensione del quotidiano; si dibattono con i problemi di ogni giorno e proiettano nuova luce; aprono al mondo e allargano gli orizzonti, fino a farci entrare in sintonia con le gioie e le sofferenze dei popoli vicini e lontani. Meditando il mistero di Cristo, trova senso e ragione tutta la nostra vita: il lavoro e la fatica, le gioie e le incertezze, la malattia e la debolezza umana. Le parole di ciascuno, e talvolta anche i suoi silenzi, sono un arricchimento per tutti gli altri che partecipano. Le orazioni spontanee e il “Padre nostro”, con cui concludiamo ogni incontro, creano un clima di forte unità e comunione, come solo la preghiera sa creare. In queste occasioni la Parola di Dio mi appare veramente come afferma san Pietro: “lampada che brilla in un luogo oscuro, in attesa che il giorno risplenda” (2 Pt 1,19). Dopo la Parola di Dio, condividiamo insieme anche il cibo e la gioia di stare insieme, in modo fraterno e familiare. Padre Savio Corinaldesi a Brasilia, con una famiglia italobrasiliana di passaggio; c’è anche la madre Alzira, che non si vede perché sta scattando... p. SAVIO CORINALDESI, sx secolo fa dal beato p. Manna con il forte appoggio del beato Conforti, per infondere la coscienza missionaria nei sacerdoti. Fino a ieri, il Brasile si considerava ed era considerato “paese di missione”, nonostante i suoi 500 anni di tradizione cristiana e la sua storia ricca di religiosità e di fede. Ultimamente però qualcosa si sta muovendo. E il mio lavoro consiste proprio in questo: ricordare ai responsabili delle comunità cristiane che è ora di passare dal prendere al dare, dal ricevere all’inviare. Così cominciano i guai... Mi piacerebbe scrivere di più, ma... vi ricordate del mio amico “dottor Parkinson”? Mi accompagna sempre, pieno di buona volontà. Quando mi metto a scri- CHE VITA DA SUPERIORE! A cavallo tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008, nel piccolo mondo saveriano si è verificata una strana congiuntura: il rinnovo dei superiori e consiglieri che guidano le comunità saveriane in varie nazioni. Dopo il Bangladesh e la Sierra Leone in dicembre, a gennaio è stato il turno di Camerun/Ciad, Brasile e Amazzonia. Poi toccherà a Colombia e Italia. In occasione delle assemblee elettive, partecipa qualcuno della Direzione generale di Roma, anche perché è l’occasione per incontrare tutti i confratelli che lavorano in una regione. Ma questa volta è proprio un... tour de force, come sembra insinuare in stile telegrafico il consigliere generale p. Carlo Girola dalla Sierra Leone: “Abbiamo appena finito la visita e l’assemblea. Tutto bene. Domani lasciamo Makeni. L’11 saremo a Roma. Ma il 15 si riparte per il Brasile! Così va la nuova vita...”. Una vita da... superiore! ■ CAMERUN, CIAD: IL CORAGGIO Sono 48 i saveriani nelle due nazioni confinanti del Camerun e Ciad. Nell’assemblea di inizio gennaio, hanno parlato delle strategie da adottare nella missione, della formazione dei giovani saveriani, della gestione comunitaria dell’economia. Il nuovo superiore è il friulano p. Armando Coletto, in Camerun dal 1982; suo vice è p. Giuseppe Pulcini di Bergamo, missionario in Ciad dal 1985; consiglieri sono p. Oliviero Verzelletti vere, per esempio, lui si offre: “Ti do una mano”. E cominciano i guai: le due mani mie, più la mano sua sulla stessa tastiera, immaginate cosa viene fuori! È come se sedessi davanti al computer con un bambino di quattro anni sulle ginocchia: pesta i tasti a caso, mette le mani dove non deve, cancella quello che ho scritto, mi distrae continuamente... Il “dottor Parkinson” non è più un bambino, ma si compor- di Brescia, p. Paolo Tovo di Vicenza, e lo spagnolo p. Fernando García. “Dopo 25 anni dal nostro arrivo in Camerun e Ciad, sentiamo la necessità di rivedere le nostre strategie e priorità, perché le situazioni oggi sono sensibilmente cambiate. Dovremo prendere decisioni coraggiose. Ma il solo fatto di metterci in strada è già importante”. ■ ta come se lo fosse, pur avendo la rispettabile età di 253 anni (è nato in Inghilterra nel 1755). Allora anche il piacere di scrivere diventa fastidioso. Per fortuna, hanno inventato il computer che permette di correggere il testo, prima di stamparlo o spedirlo. Ecco le mie notizie. Ci metto accanto gli auguri per l’anno nuovo. E aggiungo una fotografia perché anche l’occhio vuole la sua parte. ■ La nuova direzione in nord Brasile, da sinistra: i padri Elia, Anzalone, Zon, Ruíz e Toledo passato”, ha commentato padre Murazzo. ■ BRASILE: VERSO LA MISSIONE AMAZZONIA: CON I POPOLI INDIO Dalla Sierra Leone, con una breve sosta a Roma, p. Benzoni e p. Girola, sono volati oltre l’Atlantico per visitare i 50 saveriani che lavorano nel sud del Brasile. Le distanze sono grandi: è come viaggiare in mezza Europa. “Nel pomeriggio di Natale abbiamo fatto visita ai nostri tre confratelli che riposano nel cimitero di Londrina: p.Rovedatti, p. Sincini e p. Cossu. È un modo per fare famiglia”, scrive p. Girola. Dal 7 all’11 gennaio tutti i saveriani si sono riuniti e hanno eletto la squadra che li guiderà nei prossimi anni: il molisano p.Giovanni Murazzo è stato confermato superiore; suo vice è il brasiliano p. Roberto da Silva; consiglieri sono il messicano p. Raffaele López, p. Claudio Marinoni di Cremona e p. Domenico Costella di Parma. “Ho ricordato il compianto p.Beduschi, il saveriano sempre pronto a ricominciare, perché il futuro è migliore di qualsiasi Anche i 39 saveriani dell’Amazzonia si sono trovati ad Abaetetuba dall’8 al 14 gennaio. “I punti in agenda erano molti e si è dovuto correre un po’. L’attenzione è andata soprattutto al nostro impegno con i popoli indio e all’animazione vocazionale”, scrive p.Leoni, il superiore uscente, che ha chiesto al nuovo superiore di dedicarsi proprio agli indio. A guidare i saveriani nel vasto territorio amazzonico ora sono 5 saveriani di 4 nazionalità: p. Meo Elia di Torino è il neo eletto superiore; lo spagnolo p. Adolfo Zon è il vice; p. Luigi Anzalone di Caltanissetta, il messicano p. Saúl Ruíz e il brasiliano p. Luis Toledo sono i consiglieri. “Padre Dante Mainini, con i suoi 90 anni, e due giovani arrivati da poco p. José Martín e p. Paolo Andreolli hanno dato al nostro incontro uno spirito fraterno e gioioso, tipicamente saveriano”, scrive p. Zurlo. ■ La nuova direzione in Camerun e Ciad, da sinistra: i padri Verzelletti, Tovo, García, Pulcini e Coletto La nuova direzione i padri Mar in sud Bra sile, da si inoni, Lóp nistra: ez, Murazz o, Da Silv a e Costel la 3 2008 FEBBRAIO LA VITa LA BIBBIA NEL CUORE E NELLE MANI p. MARCELLO STORGATO, sx Vivere la vita secondo la Parola del secondo capitolo dei Lineamenta, leggiamo A ll’inizio questa bella descrizione dell’atteggiamento che la chie- sa ha verso la Bibbia, e che ogni cristiano dovrebbe avere. È ripresa dal documento conciliare Dei Verbum. “Aderendo alla Parola, la comunità cristiana incontra la Sacra Scrittura. Nei Libri Sacri, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli e discorre con essi. La Scrittura sta quindi nel cuore e nelle mani della Chiesa come la «lettera che Dio ha inviato agli uomini» (s. Gregorio Magno), libro di vita, oggetto di profonda venerazione, analogamente al Corpo stesso di Cristo. In essa scopre qual è il piano di Dio su di sé, sul mondo degli uomini e delle cose. Perciò, insieme con la sacra Tradizione, la considera come la regola suprema della propria fede, la proclama con vigore e la incontra come cibo dell’anima e sorgente di vita spirituale. Dalla chiesa il cristiano riceve la Bibbia, con la chiesa la legge e ne condivide lo spirito e gli obiettivi, mirando così allo scopo supremo di ogni incontro con la Parola, come Gesù ci ha insegnato: il compimento della volontà di Dio in una vita di fede, di speranza, di carità nella sequela del Maestro”. PAROLA DI DIO: VITA E MISSIONE DELLA CHIESA so storico della lettera, ma è capace di leggere nello Spirito anche la lettera”. Nel Medio Evo, è famosa la lectio divina, utilizzata dai monaci nella loro preghiera e meditazione. La Bibbia ha ispirato le migliori opere artistiche ed era l’anima della religiosità popolare. Nell’età moderna, caratterizzata dallo spirito critico, dal progresso scientifico e dalla divisione tra le chiese, l’interpretazione della Bibbia è motivo di contrasti e suscita la ricerca di un rapporto più corretto tra Scrittura e Tradizione. Nell’epoca contemporanea, sotto l’impulso del Vaticano II, si è infine verificato un risveglio e un rinnovamento della sensibilità dei cristiani nei confronti della Parola per la vita della chiesa. Altrettanto interessante è vedere come la Bibbia è ricevuta e vissuta nei vari contesti geografici: “La Parola di Dio, grazie a un continuo contatto con la Bibbia, si diffonde ed evangelizza le diverse chiese nei cinque continenti e in esse si incultura progressivamente, diventando anima vivificante della fede di tanti popoli, fondamentale fattore di comunione nella chiesa, testimonianza dell’inesauribile ricchezza del suo mistero, permanente fonte di ispirazione e trasformazione delle culture e della società” (Lineamenta, 19). La lettura “spirituale” della Bibbia Afferma Benedetto XVI: “Mi sta molto a cuore che i teologi imparino a leggere e ad amare la Scrittura e di essa facciano anche una lettura spirituale, che non è una cosa esterna di carattere edificante, ma è invece un immergersi interiormente La stessa Parola, in secoli e luoghi diversi nella Parola. Mi sembra molto importante contribuire affinché È interessante notare come, nelle varie epoche della vita accanto all’esegesi storico-critica sia data un’introduzione alla della chiesa, la Parola è stata considerata, studiata e interpre- Scrittura viva come attuale Parola di Dio” (Lineamenta, 16). tata, per essere forza e nutrimento spirituale. Specialmente nel Perché questa insistenza sulla lettura spirituale? tempo dei “padri della chiesa”, la Scrittura è stata la sorgenGesù, rivelatore del Padre, non ci ha detto tutto. Aveva ante viva per la teologia, la spiritualità e l’attività pastorale. “I cora molte cose da dirci, ma non eravamo capaci di portarpadri sono i maestri insuperabili della lettura spirituale della ne il peso. “Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guideScrittura che, quando è genuina, non distrugge il sano sen- rà alla verità tutta intera e vi rivelerà le cose future” (Giov 16,12-15). È lo Spirito Santo che ci fa comprendere il vero senso della Scrittura, portandoci a incontrare Gesù, Parola di Dio. Perciò la Sacra Scrittura va letta e interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito con il quale è stata scritta. Il Lezionario, che usiamo per la Messa, afferma: “Perché la Parola di Dio operi nei cuori ciò che fa risuonare negli orecchi, si richiede l’azione dello Spirito Santo, che non solo previene, accompagna e prosegue l’azione liturgica, ma a ciascuno suggerisce nel cuore tutto ciò che nella proclamazione della Parola di Dio viene detto per l’intera assemblea dei fedeli. La comunità cristiana, quindi, si costruisce ogni giorno lasciandosi guidare dalla Parola di Dio, sotto l’azione dello Dalla chiesa il cristiano riceve la Bibbia, con la chiesa la legge e ne condivide lo spirito e gli obiettivi Spirito Santo, accogliendo il dono di illuminazione, di conversione e di consolazione che lo Spirito comunica tramite la Parola”. Ecco perché è importante, prima di leggere la Bibbia - anche in casa, indiLa chiesa confessa di essere continuamente chiamata e generata dalla Parola di Dio. vidualmente o in famiglia - che ci racPerciò per poterla proclamare con amore e vigore, si mette per prima e costantemente cogliamo in silenziosa preghiera allo in religioso ascolto di essa, ne è sorpresa e intimamente colpita, l’accoglie con fede umile Spirito, baciamo il sacro Libro come e fiduciosa, imitando Maria, che ascolta e pratica la Parola (cf. Lc 1,38), e che perciò il segno di amore e, magari, accendiamo Signore ha posta a modello della chiesa. (Lineamenta, n. 18) una candela, che ci richiami la presenNel cammino di penetrazione del mistero della Parola di Dio, Maria di Nazareth, a za dello Spirito che ci illumina. partire dall’annunciazione, rimane la maestra e la madre della chiesa e il modello viI sacerdoti, i catechisti, gli animatori vente di ogni incontro personale e comunitario con la Parola, che essa accoglie nella devono aiutare i fedeli a comprendere fede, medita, interiorizza e vive (cf. Lc 1,38; 2,19.51; At 17,11). Maria, infatti ascoltava sempre meglio cosa significhi “incone meditava le Scritture, legandole alle parole di Gesù e agli avvenimenti che veniva trare la Parola con la guida dello Spiriscoprendo nella sua storia. to, e quale atteggiamento debbano avere La Vergine Maria sa guardare attorno a sé e vive le urgenze del quotidiano, consaperché lo Spirito, che hanno ricevuto nel pevole che ciò che riceve come dono dal Figlio è un dono per tutti. Ella insegna a non battesimo, li ispiri in una fruttuosa letturimanere estranei spettatori di una Parola di vita, ma a diventare partecipi, lasciandosi ra spirituale della Bibbia. ■ condurre dallo Spirito Santo che abita nel credente. Ella magnifica il Signore scoprendo COME MARIA CHE ACCOGLIE LA PAROLA nella sua vita la misericordia di Dio, che la rende beata perché “ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45). Invita, inoltre, ogni credente a far proprie le parole di Gesù: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20, 29). Maria è l’immagine del vero orante della Parola, che sa custodire con amore la Parola di Dio, la mette in pratica con la carità, la conserva accesa come lampada dell’esistenza quotidiana. Dice sant’Ambrogio che ogni cristiano che crede concepisce e genera il Verbo di Dio. Se c’è una sola madre di Cristo secondo la carne, secondo la fede, invece, Cristo è il frutto di tutti. (Lineamenta, n. 12) Domande: Maria e la Parola di Dio Perché Maria è maestra e madre nell’ascolto della Parola di Dio? Come essa l’ha accolta e vissuta? Come Maria può essere modello del cristiano che ascolta, medita e vive la Parola di Dio? 4 Domande: La Parola di Dio e la vita del credente In che modo la Parola di Dio diventa alimento dei cristiani? Come è venerata e quale familiarità ha la Parola nella vita personale, familiare e comunitaria? Perché la ricerca dei beni materiali inceppa l’ascolto della Parola di Dio? Perché diversi cristiani si sentono indifferenti e freddi a riguardo della Bibbia? I VESCOVI DEL MONDO CONVOCATI DALLA BIBBIA pagine a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx 5 al 26 ottobre del 2008, i delegati da tutto il mondo cattolico si riuniranno in Vaticano per la XII assemblea del D alSinodo dei vescovi. Per tre settimane si occuperanno - mente e cuore - unicamente e interamente della Parola di Dio. Il tema del Sinodo, infatti, è questo: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della chiesa”. Sono quasi tentato di portare una piccola modifica, scrivendo così: “La Parola di Dio è la vita e la missione della chiesa”. È la verità. È anche l’augurio. La Parola non sia solo una componente - sia pur importante - nella sua vita e nella sua missione; ma davvero la nostra chiesa in tutto il mondo consideri la Parola di Dio come la sua vita e la sua missione. Cristo Gesù, unica Parola di Dio, infatti, è la vita della chiesa ed è l’unica sua missione. Dall’inizio la chiesa vive della Parola di Dio; dall’inizio la chiesa è in missione permanente per annunciare la Parola ai vicini e ai lontani. Attraverso le pagine del nostro mensile, desideriamo dare un piccolo contributo alla riflessione di tutta la chiesa, facendo agli amici lettori due proposte: 1. sollecitare nelle famiglie, nei gruppi e nelle comunità parrocchiali una riflessione approfondita sulla Parola, per verificare se e come essa guida la vita e sproni alla missione; 2. conoscere le esperienze delle chiese missionarie che, anche se giovani e povere, trovano nella Parola di Dio la sorgente della loro vita e la ragione della loro speranza. Pubblichiamo anche alcune delle domande fatte ai vescovi, affinché anche noi e le nostre comunità possiamo interrogarci e rispondere. Così anche noi ci mettiamo in cammino verso il Sinodo. Se poi i lettori desiderano farci conoscere ■ le loro risposte e le loro esperienze sulla Parola di Dio, saremo ben contenti di ospitarli. LA MISSIONE PAROLA DI DIO, DONO PER TUTTI Per essere fermento di fraternità C on l’apostolo Paolo possiamo affermare: “Guai alla chiesa se non predica il vangelo!” (cf 1Cor 9,16). Gesù ha annunciato al mondo il regno di Dio con le parole e le opere. Alla scuola del Maestro, la chiesa deve oggi cercare i modi più opportuni ed efficaci per fare lo stesso. Il Regno è il vangelo da predicare fino ai confini della terra. L’ascolto e l’annuncio sono la verifica di una fede autentica. Non si tratta, però, di far passare una semplice informazione, ma di mettersi al servizio del vangelo per il bene dell’umanità. Oggi questo servizio è ancora più urgente: vi sono tanti che non hanno mai ascoltato il vangelo, specie nei continenti di Africa e Asia; vi sono anche tanti che il vangelo l’hanno dimenticato; e tanti altri che sono in attesa dell’annuncio. Per svolgere bene questa missione, occorrono alcuni requisiti: la fiducia che la Parola riesce a trasformare il cuore di chi l’ascolta; testimoniare che la Parola è sorgente di conversione e di pace, di giustizia e di fraternità; il coraggio e l’umiltà, la coerenza e la cordialità di chi serve la Parola in mezzo agli uomini. Papa Benedetto collega l’annuncio con la carità: “Ricevendo la Parola di Dio, che è amore, ne consegue che non si può annunciare veramente la Parola senza praticare l’amore, senza esercitare la giustizia”. Anche sant’Agostino è molto attuale: “Chi crede di aver compreso le Scritture, o almeno una parte di esse, senza impegnarsi a costruire il duplice amore di Dio e del prossimo, dimostra di non averle ancora comprese”. Nonostante gli sforzi nella catechesi e nella predicazione e le molte pubblicazioni bibliche oggi disponibili, la maggioranza dei cristiani non ha ancora un contatto effettivo e personale con la Scrittura. Tanti altri che il contatto lo hanno, corrono il rischio di considerare la Bibbia come una devozione privata o un proprio punto di orgoglio, senza vera comunione con la chiesa. Foto archivio MS / M. Storgato La parOla UN DIO MUTO, UN UOMO SORDO? Solo chi ama riesce ad ascoltare bene D io si manifesta per stabilire un rapporto interpersonale di verità e di amore con ogni persona e con l’umanità, che egli ha creato. Dio parla. È bene saperlo. Immaginate un Dio muto: sarebbe come una statua perfetta, ma fredda. Dio invece parla. Ma non è un chiacchierone, né parla a vanvera. Dio parla perché ama. Parla a noi affinché possiamo riconoscere il suo amore e interesse per noi e corrispondiamo con altrettanto amore e interesse. Perciò ogni volta che leggiamo o ascoltiamo attentamente la Bibbia, il Signore ci invita a un rapporto interpersonale profondo e spirituale, sempre più intimo di comunione tra lui e noi, e anche tra di noi. In più noi sappiamo che la Parola è “efficace e compie ciò che afferma” (Ebrei 4,12). Perché questo avvenga e per provarci gusto, da parte nostra occorre la voglia di metterci in rapporto con Dio che parla. Immaginate un uomo sordo: quanto è difficile avere un rapporto! A volte ci capita di vivere con persone “sorde”, anche a noi care. no - la Parola di Dio intreccia la nostra storia umana, se non altro per continuare a dirci che Dio c’è e resta a nostra disposizione. Così la nostra storia di uomini e donne, di famiglie e di popoli, non è fatta solo di pensieri e di azioni umane, ma anche di una Parola che nella storia è diventata “Dio con noi”. Una parola o tante parole? La chiesa ha il compito di annunciare a se stessa e al mondo questa iniziativa imprevedibile di Dio: “Egli mandò il suo Figlio a dimorare tra noi e a illuminare il mondo, che egli ha creato” (cf Giov. 1,1-18). Scrive Origene: “La Parola di Dio non è una molteplicità di parole; non è molte parole, ma una sola Parola che abbraccia un gran numero di idee, e ciascuna idea è una parte della Parola nella sua totalità”. Afferma giustamente sant’Ireneo: “Cristo ci ha recato ogni novità portandoci se stesso”. In sé, egli ricapitola tutto ciò che Dio ha da dire all’umanità per sempre. Perciò anche noi dobbiamo fare lo sforzo di comprendere Gesù “secondo le Scritture”, ossia nella storia del popolo che Dio ha scelto e che ha atteso il Messia; nella storia della comunità cristiana che lo annuncia con la predicazione, lo medita nella Bibbia, lo ama nella vita; e anche nella storia di tutti i popoli e dell’umanità, nella diversità delle religioni e delle culture. Questa esigenza può sembrare un ostacolo per tanti cristiani che preferiscono leggere solo i vangeli o, al massimo, i libri del nuovo Testamento. Ma la conoscenza del Testamento antico resta importante per comprendere la Parola nuova e anche la Tradizione della chiesa e l’eredità religiosa dell’umanità. Si può dire che la Parola di Dio è come una sinfonia, suonata da molti strumenti. Dio, infatti, nel corso della lunga storia, parla in molti modi e con diversi annunciatori. Ognuno ha un suo posto e suono diverso che ha valore non tanto in sé, ma nell’insieme della sinfonia. E questa lunga storia continua ancora. ■ Non c’è peggior sordo di chi... Ma il peggio è quando uno ci sente, e fa le orecchie da mercante: “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!”. Capita a tutti noi - chi più chi meno - di non voler sentire Dio. Come per gli altri sensi, anche per l’udito, il cuore e la mente occorre l’igiene, per non contrarre malattie; occorre l’esercizio per affinarne l’uso. Ascolta meglio chi ama, chi si fida, chi apprezza e ammira. Questo è vero anche a livello della società e della storia umana. Nelle nostre culture occidentali, in modo particolare, ci sentiamo artefici e quasi padroni della nostra storia. Abbiamo difficoltà ad accettare che qualcuno interferisca con il nostro mondo, si intrufoli dentro e disturbi la nostra vita, senza che noi l’abbiamo cercato o desiderato. Anche di Dio dubitiamo o non desideriamo che egli faccia irruzioni nella nostra vita e venga a disturbarci. Eppure, il nostro Dio non può tacere: la sua è una Parola d’amico, sempre a nostro favore, anche quando ci rimprovera; rispetta sempre la nostra libertà. Per comprendere l’unica Parola che è Gesù, anche noi cristiani dobbiamo farci aiutare dalle Scritture Con questo metodo - lo vogliamo o Domande: Bibbia, Parola di Dio Perché oggi la Bibbia viene desiderata dai cristiani? Come contribuisce alla loro vita di fede? Come viene accolta tra gli uomini di cultura e nella scuola? La catechesi e la preghiera sono guidate dalla Parola di Dio? Quali sono i difetti più comuni? Come viene accolto l’Antico Testamento? Si può dire che la conoscenza e la lettura dei vangeli siano sufficienti? Quali sono oggi le “pagine difficili” della Bibbia? 2008 FEBBRAIO Parola e missione hanno un’unica sorte Per queste situazioni, anche la missione di testimoniare il vangelo al mondo di oggi rimane difficile e debole. Portare la Parola è una missione forte, che richiede una profonda e convinta sensibilità ecclesiale. Si può affermare che più la Parola di Dio è accolta nel cuore e nella vita dei credenti, più la missione diventa universale e più aumentano i missionari del vangelo in tutti gli ambienti di vita. Ed è vero anche il contrario. Un’altra grande difficoltà per la missione è la divisione tra le chiese cristiane, che permane nonostante i cent’anni di preghiera per l’unità. Quanto ci vorrà ancora? Tutti i cristiani sono uniti a Cristo Salvatore con il battesimo e la Parola di Dio. Ma le diverse Tradizioni ecclesiali ci mantengono “fratelli separati”. è sempre una grave contro-testimonianza, specialmente tra i popoli dove viene annunciato il vangelo. La Bibbia oggi è, grazie a Dio, il miglior luogo di incontro ecumenico per la preghiera e il dialogo tra le chiese. Lo riafferma ancora papa Benedetto: “L’ascolto della Parola di Dio è prioritario per il nostro impegno ecumenico. Non siamo infatti noi a fare o a organizzare l’unità della chiesa. La chiesa non fa se stessa e non vive di se stessa, ma della Parola creatrice di Dio. Ascoltare insieme la Parola e praticare la lectio divina; lasciarci sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce della Parola; superare la nostra sordità per quelle parole che non si accordano con i nostri pregiudizi e le nostre opinioni; ascoltare e studiare nella comunione dei credenti di tutti i tempi: tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l’unità della fede”. Il confronto con le religioni e le culture Compito della chiesa è portare il vangelo a ogni creatura (cf. Mc 16,15). Facendo questo, essa incontra i credenti di altre fedi e religioni, con i loro Libri sacri e il loro modo di conoscere e adorare Dio; incontra ovunque tante persone che sono alla ricerca o in attesa della “Buona Notizia”. Verso tutti la chiesa è debitrice del dono della Parola che salva. Nel confronto della Bibbia con i Testi sacri delle altre religioni, dobbiamo ricordare che per noi cristiani la Parola non è solo un Libro, ma è soprattutto Cristo, il Verbo fatto uomo. Occorre evitare gli accostamenti superficiali e i miscugli che deformano la verità. Ma c’è anche un’esigenza molto interessante e piena di sorprese per tutti: conoscere le religioni non cristiane e le rispettive culture, per discernere i semi del Verbo che vi sono presenti. Nel mondo attuale, poi, è importante insistere che ci mettiamo in ascolto del Dio della pace, per superare ogni forma di violenza e promuovere insieme la giustizia e la solidarietà. “Chi crede di aver compreso le Scritture, ma non s’impegna a costruire il duplice amore di Dio e del prossimo, dimostra di non averle ancora comprese” (Sant’Agostino) La Parola di Dio si incontra anche con le varie culture e filosofie di vita, a volte influenzate da tendenze secolaristiche o antireligiose, rilanciate anche dai mass-media. Per quanto sia difficile, il dialogo è ancora più necessario e stimolante. Nessuno può essere privato dell’annuncio della Parola di Dio che restituisce il senso a tutte le realtà umane. La Parola umile e potente La Parola di Dio, infatti, “chiede di entrare come fermento in un mondo pluralista e secolarizzato, negli areopaghi moderni dell’arte e della scienza, della politica e della comunicazione, portando la forza del vangelo nel cuore delle culture per purificarle, elevarle e renderle strumenti del regno di Dio. Non è una questione da affrontare con superficialità, ma con adeguata preparazione e grande fiducia, perché “nulla è impossibile a Dio”. “Elemento fondamentale per l’incontro dell’uomo con Dio è l’ascolto religioso. Si vive la vita secondo lo Spirito in proporzione alla capacità di fare spazio alla Parola, di far nascere il Verbo di Dio nel cuore dell’uomo. Infatti, non è l’uomo che può penetrare la Parola di Dio, ma solo la Parola può conquistarlo e convertirlo, facendogli scoprire le sue ricchezze e i suoi segreti e aprendogli orizzonti di senso, proposte di libertà e di piena maturazione umana”. (Lineamenta, 34) ■ Domande: La Parola di Dio in dialogo A quali sfide deve far fronte oggi l’annuncio della Parola di Dio? C’è dialogo ecumenico centrato sull’ascolto della Parola? La diversità di interpretazione è un ostacolo? Come incontrano la Parola di Dio i seguaci di altre religioni? C’è una Parola di Dio anche per chi non crede? LA PAROLA CRESCE, MA NON CORRE Dio, con somma bontà, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni”. Amico e Padre degli uomini, Dio parla ancora. In certo modo la rivelazione, che pure è conclusa, continua la sua comunicazione, per cui la Parola di Dio ci è sempre contemporanea e attuale. Anzi essa può manifestare ancora di più il suo apporto di luce e far aumentare la nostra comprensione. Ciò avviene perché il Padre, donando lo Spirito di Gesù alla chiesa, affida ad essa il tesoro della rivelazione, la rende destinataria e testimone privilegiata della Parola amorosa e salvifica di Dio. Per questa ragione nella chiesa la Parola non è deposito inerte, ma diventando regola suprema della sua fede e potenza di vita, progredisce con l’assistenza dello Spirito Santo e cresce con la riflessione e lo studio dei credenti, l’esperienza personale di vita spirituale e la predicazione dei vescovi. È evidente che prima missione della chiesa è di trasmettere la divina Parola a tutti gli uomini, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, secondo il comando di Gesù (cf. Mt 28,18-20). La storia attesta come ciò sia avvenuto e continui anche ora dopo tanti secoli, tra diversi ostacoli, ma anche con tanta vitalità e fecondità. (Lineamenta, 13) Oggi nel popolo di Dio si avverte sempre più fame e sete della Parola di Dio. È un bisogno vitale da non trascurare, perché è il Signore stesso che lo va provocando. E d’altra parte si nota con tristezza che non dovunque tale bisogno è sentito, perché la Parola di Dio corre poco e non è ancora adeguatamente favorito l’incontro con il Libro sacro. Aiutare i fedeli a capire cosa è la Bibbia, perché c’è, cosa dona alla fede, come si usa, è esigenza importante per la chiesa. (Lineamenta, 15) 5 2008 FEBBRAIO il mon d o in ca sa SUD/NORD NOTIZIE Dialogo con i nemici Ancora in bilico ● Kenya: soluzione lontana. Dopo gli scontri e le violenze interetniche del post elezioni (600 le vittime), il discusso e contestato nuovo governo si è insediato il 15 gennaio. Intanto la gente si sposta da una zona a un’altra nella quale vivono persone della propria etnia, con il rischio che si creino tante isole etniche. Si moltiplicano anche le iniziative di pace. Oltre alla giornata di preghiera del 20 gennaio scorso indetta dalla chiesa, i missionari comboniani con altri gruppi cristiani e alcuni leader musulmani hanno organizzato una manifestazione che si è tenuta nello “slum” di Koroghocho, uno dei luoghi più poveri di Nairobi. Il Kenya è balzato così sulle prime pagine dei mass media di tutto il mondo. Peccato, però, che la preoccupazione maggiore sia stata per i turisti stranieri in vacanza e meno per la popolazione in fuga dagli scontri. ● Congo: si parla di pace. Si sono svolti a Goma i negoziati per trovare la pace tra nord e sud della provincia del Kivu. All’incontro hanno preso parte delegati di governo, gruppi ribelli, funzionari internazionali e lea- pagina a cura di DIEGO PIOVANI Persone in fuga per gli scontri scoppiati dopo le elezioni a fine dicembre, in Kenya (foto Afp) ● Allah fa discutere. Il ministro per gli affari islamici della Malesia ha dichiarato che la parola “Allah” può essere usata solo dai musulmani. “L’uso della parola “Allah” da parte dei non musulmani fa crescere le tensioni e crea confusione tra i musulmani del Paese”. Vittima del provvedimento il settimanale cattolico malese Herald, che in precedenza aveva ricevuto una lettera dal governo in cui si rinnovava il permesso di pubblicazione “senza restrizioni”. Il periodico rivendica il diritto di chiamare Dio con il suo nome in lingua malese, “Allah” appunto. I cristiani arabi, infatti, hanno sempre chiamato Dio con il nome di “Allah”. Vietnam: cristiani discriminati. Per la comunità cristiana che vive sugli altipiani interni del Paese (“montagnards”), la libertà religiosa resta ancora un sogno. In particolare, le persecuzioni sono avvenute nel periodo natalizio in occasione delle celebrazioni liturgiche. Un giovane ha spiegato: “Quando cerchiamo lavoro non diciamo mai che siamo cristiani perché altrimenti non ci assumono. Il governo ha promesso tante volte che avrebbe rinnovato le leggi sulle attività religiose, ma per ora non ci sono novità”. In Vietnam i cristiani sono l’8% della popolazione. ● ● Nepal: Natale festa naziona- 6 le. I cristiani del Nepal potranno festeggiare in maniera pubblica il Natale. Il Parlamento, infatti, ha approvato quattro nuove feste nazionali di diverse mino- rappresentante della Santa Sede presso l’Onu, ha dichiarato: “Abbiamo insistito molto e continuiamo a farlo affinché il tema della pena di morte sia inserito in un quadro più ampio, di promozione e difesa della vita in tutte le sue fasi, in tutti i suoi momenti, dal concepimento al suo termine naturale”. Liberia: Taylor a processo. Dopo sei mesi di sosta, è ripreso all’Aja il processo dell’ex presidente della Liberia Charles Taylor, imputato per dieci anni di massacri in Sierra Leone durante il conflitto tra il 1991 e il 2001. Taylor è accusato di aver fornito armi ai ribelli sierraleonesi in cambio di diamanti puri e preziosi; contro di lui ci sono undici capi d’imputazione per crimini di guerra e crimini contro l’umanità (uccisioni sommarie, mutilazioni, violenze contro le donne, arruolamento di bambini soldato). È la prima volta che un ex capo di Stato africano viene processato. La sentenza è prevista nel 2009 e le persone chiamate a testimoniare sono 144. ■ ● Pena di morte: gioco di squadra. Per il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, la risoluzione non vincolante per una moratoria mondiale sulla pena di morte è “un passo coraggioso compiuto con l’appoggio di diverse regioni del mondo”. L’Italia e l’Unione europea, infatti, sono riuscite a coinvolgere con successo numerosi paesi del sud del mondo, smontando la tesi che la moratoria fosse un’iniziativa “neocolonialista”. La risoluzione ha avuto 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astensioni; tra i voti contrari quelli di Stati Uniti, Iran e Cina. Nel 1994 erano 97 gli stati che applicavano la pena di morte, oggi sono 49. Mons. Celestino Migliore, ● der religiosi. Tra i temi affrontati: il ruolo delle milizie locali e straniere, il controllo dei confini e delle armi, lo sfruttamento delle risorse minerarie. I vescovi, prima dell’inizio dei negoziati, hanno scritto un memorandum rivolto ai partecipanti. “Il controllo degli spazi dove si trovano le risorse naturali è una delle principali cause degli scontri nel Kivu. La guerra diventa un paravento per coprire il saccheggio di pirocloro, coltan, oro, diamante, cassiterite e petrolio”. Per questo motivo, la comunità internazionale è stata esortata a controllare le compagnie multinazionali che sfruttano le ricchezze del Paese. Nel prossimo numero aggiorna- menti sulle conclusioni dei negoziati. ■ Giustizia senza morte ● Cina: primo statuto dei lavoratori. È entrata in vigore dal 1° gennaio una nuova legge per il miglioramento delle condizioni di lavoro di molti cinesi, una sorta di “statuto dei lavoratori” che non ha precedenti nella storia del paese. Nei 98 articoli del provvedimento legislativo si stabiliscono nuove regole per assicurare ai lavoratori maggiori sicurezze economiche e sociali. D’ora in avanti, chiunque avrà trascorso almeno 10 anni all’interno di una azienda avrà diritto a firmare un contratto che lo garantirà MISSIONI NOTIZIE Diritti in altalena da eventuali licenziamenti senza giusta causa. Le aziende dovranno contribuire direttamente alle spese per la sicurezza sociale e saranno tenute a rispettare determinati criteri di retribuzione. È il primo sforzo concreto messo finalmente in atto dal governo per la protezione dei diritti dei lavoratori, ma la strada è ancora molto lunga... ranze religiose o etniche presenti nel Paese. Il vicario apostolico del Nepal, mons. Sharma, ha dichiarato: “Finalmente il governo ha riconosciuto i cristiani e il contributo che la chiesa cattolica dà al Paese; la speranza è che siano riconosciuti come giorni festivi anche il venerdì santo e la Pasqua”. Più difficile per la domenica, perché in Nepal il giorno festivo è il sabato. Il parlamento provvisorio, inoltre, ha approvato una mozione che accelera la transizione del Paese verso l’istituzione di uno stato repubblicano e che, di fatto, mette fine alla monarchia. Il Nepal diventerà una Repubblica federale subito dopo l’insediamento dell’assemblea costituente. Carta dei musulmani. Oltre 400 organizzazioni islamiche d’Europa hanno sottoscritto un documento importante. Si tratta della “Carta dei musulmani in Europa” in cui si chiede il riconoscimento dei musulmani come comunità religiosa europea, si condanna il terrorismo e la jihad e si invita al rispetto delle altre religioni, dei diritti umani e dell’uguaglianza tra uomo e donna. Il consiglio delle conferenze episcopali europee ha definito la Carta un “primo passo”, anche perché usa termini generosi, ma ancora imprecisi. ■ ● Cambiare rotta! ● Indonesia: il ruolo della chie- sa. In Indonesia il dialogo interreligioso funziona e dà frutti, come ricorda il gesuita p. Ignazio Ismartono, vicepresidente della Commissione per il dialogo interreligioso. “Come cristiani, cerchiamo sempre di intessere buone relazioni con i musulmani e di promuovere manifestazioni e campagne comuni. La chiesa (i cattolici sono 6 milioni) è tenuta in grande considerazione dalla gente perché fa molto nel campo dell’istruzione e della sanità. Queste opere sono molto apprezzate soprattutto nelle aree rurali, dove spesso non vi sono altre strutture statali. I vescovi stanno costituendo la Caritas indonesiana chiamata Karina”. India: riesplode la violenza. Tra il 24 e il 27 dicembre si sono verificati scontri fra cristiani e indù nello Stato di Orissa, nell’India orientale. Il bilancio è di almeno 4 vittime e numerosi feriti; sono state anche incendiate e distrutte 95 chiese. Il 10 gennaio, circa 10.000 persone hanno marciato per protestare contro gli attacchi di Natale e chiedere giustizia per le vittime. ■ ● Una storia speciale ● Il cardinale Aloísio Lorschei- der. Il 23 dicembre a Porto Alegre è morto all’età di 83 anni il MESSAGGI DALLE CHIESE INCONTRO, DIALOGO E CONDIVISIONE mons. MAROUN LAHHAM Pubblichiamo parte della relazione che il vescovo di Tunisi, mons. Maroun Lahham, ha tenuto a Mazara del Vallo sul tema, “Cristiani e musulmani: quale possibile condivisione?”. La principale sfida comune è accettare l’altro così com’è, senza violenza né disprezzo, e senza dover nascondere la differenza. Questo permette di scoprire che le diverse appartenenze religiose e culturali possono essere complementari, anziché contraddittorie. Il primo passo verso una possibile condivisione con l’Islam, che ritengo possibile, è il dialogo. Ma già prima della condivisione e del dialogo, c’è l’incontro, lo scoprire la presenza dell’altro: il dialogo autentico è frutto dell’incontro che si fa parola. Ci sono incontri che non sbocciano sulla parola, perché non sentono il bisogno di essere esplicitati. È il caso di molti dialoghi fra cristiani e musulmani nel mondo arabo: una specie di modus vivendi ereditato da lunghi secoli che fa vivere insieme senza un dialogo esplicito e profondo. La condivisione non può essere altro che un dialogo di pura testimonianza. Per evitare gravi malintesi e dolorose delusioni bisogna stabilire una certa intesa preliminare sul significato della condivisione: è necessario sapere perché si intraprende il dialogo, che cosa ci si aspetta, quali sono gli scopi che ci si prefigge, quali sono le sue possibilità ma anche i suoi limiti, quali sono le soluzioni in caso di vicoli ciechi o di fallimenti. Un accordo su tutti questi aspetti non è scontato, mentre il dialogocondivisione ha il dovere di rispettare le differenze irriducibili fra religioni. Altri terreni di condivisione possono essere la preghiera, la fede vissuta nella vita concreta e l’impegno per la giustizia. cardinale Lorscheider, arcivescovo emerito di Aparecida. Appartenente all’ordine francescano, si laurea in teologia dogmatica a Roma e insegna all’Antonianum. Con la sua cultura e le sue doti di spiritualità si guadagna la stima di superiori e allievi. Nominato vescovo, mons. Aloísio torna in Brasile come pastore della diocesi di Sant’Angelo. Instancabile e sempre in movimento, nel contatto umano con il clero e i fedeli brilla la sua straordinaria personalità. Aveva una grande capacità organizzativa, grazie alla qua- le la diocesi trae beneficio. Nel 1973, Paolo VI lo promuove alla sede di Fortaleza e tre anni dopo lo crea cardinale. Nel 1995 Giovanni Paolo II lo trasferisce nell’arcidiocesi di Aparecida. “Il cardinale Lorscheider - ha detto mons. Wilges - ha amato i poveri perché in essi ha visto Gesù Cristo sofferente, ha confortato e consolato gli afflitti. È stato mite, un uomo senza odio e senza vendetta, ma con tanta fame e sete di giustizia. La sua vita è stata un dono di Dio alla chiesa e ■ al Brasile”. Invitiamo i nostri lettori, dotati di computer e internet, a consultare la MISNA (Agenzia missionaria di informazione mondiale) per allargare la mente al mondo intero e, in particolare, al mondo missionario. Ogni giorno, MISNA riporta notizie di quelle parti del pianeta troppo spesso dimenticate dal resto dei mezzi di comunicazione. Metti il sito tra i tuoi “preferiti”: www.misna.org 2008 FEBBRAIO DIA L O G O E SO LIDARIETÀ lettere al direttore p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale L'APPUNTAMENTO CON L'ANIMA Caro direttore, da vari anni utilizzo il piccolo libretto preparato dai missionari per l’Avvento e la Quaresima. Lo aspetto ogni volta e non potrei farne a meno. Lo trovo utile per raccogliermi un po’ in preghiera, nel silenzio della sera, prima di coricarmi. Avere un libretto preparato apposta mi è di grande aiuto; altrimenti è facile che la pigrizia trovi la scusa per saltare questo appuntamento serale con la mia anima. Vorrei, tuttavia, fare un appunto e non ne abbia a male se le dico che ultimamente il libretto non si presenta bene come era negli anni passati. Non so perché, ma il tipo dei caratteri e il colore utilizzato (preferisco il nero!)... non mi aiutano a leggere e pregare come vorrei. Può fare qualcosa perché venga migliorato? La sostanza è quella che conta, ma anche l’apparenza ha il suo valore. La ringrazio. Teresa, E-mail Cara Teresa, grazie per avermi scritto su cose che, a prima vista, non sembrerebbero importanti. Ma... anche l’occhio vuole la sua parte! Sono importanti i suggerimenti dei lettori e, come lei scrive, “anche l’apparenza ha il suo valore”. Se il contenuto vale, ma è trasmesso male, allora tutto ci rimette. Farò presente al direttore dell’EMI, la casa editrice degli istituti missionari, le difficoltà e le proposte da lei fatte. Sono certo che ne terrà conto per migliorare la veste tipografica del libretto che lei utilizza e apprezza. Anche io apprezzo molto che lei senta il bisogno di un “appuntamento quotidiano con la sua anima”. La nostra vita è talmente frenetica e disturbata da tante faccende che diventa difficile rallentare, frenare, fermarsi: per raccogliersi in preghiera, staccare le spine e collegarci con Dio e con l’umanità, nell’intimo di noi stessi. Eppure è davvero importante utilizzare le “piazzole di sosta”, disseminate lungo la strada della vita, prima di essere talmente stanchi o distratti da provocare un incidente, con conseguenze più o meno gravi per noi e per gli altri. Sui grandi pannelli di segnalazione collocati lungo le nostre autostrade leggiamo: “Se sei stanco, non rischiare. Fermati alla stazione di servizio”. Vale anche per la stanchezza spirituale: fermarsi, riposarsi e fare rifornimento, utilizzando il telefono verde con i numeri del silenzio, dell’ascolto, della preghiera. La Quaresima è un tempo molto importante per tutti noi che cerchiamo di vivere la vita cristiana il meglio che possiamo. È un’occasione da non perdere! Non solo individualmente, ma anche come famiglia. So che molte famiglie - genitori, figli e nipotini - utilizzano il libretto preparato dai missionari per raccogliersi ogni sera a pregare insieme. Mi diceva un papà: “È fatto bene ed è breve; partecipano anche i giovani, a una condizione: ma solo 4 minuti, eh papà!”. Quattro minuti di prezioso collegamento, a costo zero. Facciamolo tutti, ogni sera. Le linee non andranno in tilt! p. Marcello, sx STRUMENTI D'ANIMAZIONE PER VIVERE BENE LA QUARESIMA Anche quest’anno, i missionari hanno preparato due sussidi utili per vivere bene la Quaresima e la Pasqua con la mente e il cuore orientati alla missione di Cristo e della chiesa nel mondo. Per le nostre famiglie proponiamo Dalla cenere al fuoco 130 pagine, euro 2,30 Ogni giorno siamo invitati a trascorrere alcuni minuti per meditare, ascoltare, pregare. Ci accompagna il missionario p. Teresino Serra, con brevi riflessioni quotidiane. Da Pasqua a Pentecoste, la riflessione diventa settimanale, come preparazione alla domenica. Per i nostri ragazzi proponiamo La strada I MISSIONARI SCRIVONO Sulle spalle, cinquant'anni di missione in Indonesia Mando la foto dei nostri tre “eroi” in grande compagnia. La foto è stata scattata nella casa del noviziato saveriano a Jakarta, il 10 dicembre 2007, per i 50 anni “indonesiani” di p. Aniceto Morini di Bagnolo in Piano (RE), p. Silvano Laurenzi di Castel S. Croce di Rotella (AP) e p. Aldo La Ruffa di Tropea (CZ). I tre missionari sono infatti partiti dall’Italia per l’Indonesia il 21 novembre 1957. P. Laurenzi è responsabile, assieme a p. Franesco Marini e p. Bruno Orrù, della parrocchia S. Matteo nel quartiere di Bintaro a Jakarta. Mentre p. La Ruffa è direttore dell’ospedale “Yos Sudarso” a Padang, nell’isola di Sumatra. Per festeggiare, abbiamo celebrato l’Eucaristia nella stanza di p. Aniceto, con tanta sua gioia. Padre Aniceto, infatti, in seguito a un’emorragia cerebrale, da vari mesi è semi paralizzato, ma è molto felice quando riusciamo a capirci e ha grande desiderio di essere tenuto aggiornato su quanto avviene nella chiesa e nel mondo. È qui con noi e gode tutti i momenti di Indonesia: 50 anni di vita missionaria di p. Aniceto Morini, vicinanza e amicizia che posp. Silvano Laurenzi e p. Aldo La Ruffa. Con loro, siamo regalargli, e lo facciamo i novizi indonesiani e p. Daniele Cambielli (al centro) ben volentieri. Anche p. Francesco Marini è venuto a visitarlo. Gli ha espresso il desiderio di ricevere visite e notizie dagli amici e gli ha confidato, “aspetto che venga il Signore”. Poi, con molta delicatezza, gli ha detto: “è già un po’ che sei qui; se vuoi andare, va’ pure”. Tre infermiere a turno si prendono cura di lui giorno e notte, e a noi sembra che stia recuperando, anche se lentamente. p. Daniele Cambielli, sx - Indonesia Padre Tomé è ancora in attesa che il cuoricino... Avrei voluto inviarvi i saluti dal Burundi. Ma il cuore “rattoppato” batte per qualche giorno di più... Intanto, mando ai nostri fratelli poveri dell’Africa il vostro “dono”, prezioso come quello dei pastori di Betlemme. È un dono atteso, anche perché in questi ultimi tempi sono stati duramente provati dalle piogge torrenziali e da una tromba d’aria che ha portato via i tetti delle casupole. Tra i poveri, i primi sono i 1.400 orfani, sempre in aumento a causa di malattie e miseria; i 700 malati e anziani; le vedove e i prigionieri, anche loro tanti, che aiutiamo come possiamo. Per tutti - loro, voi e noi - l’anno nuovo sia un anno di speranza e di pace. p. Ernesto Tomé, sx - Italia In Congo, padre Campagnolo vive “anni belli” Come ormai da quattro anni, ho vissuto il Natale a Kasongo, una cittadina con una piccola comunità cristiana, in mezzo a una popolazione musulmana che condivide con noi la festa cristiana, con gioia e fraternità. Ormai mi sono abituato a questo ambiente. Per 33 anni sono vissuto nella foresta tra la popolazione di etnia lega. Il Natale di allora era pieno di folle, canti e danze a non finire. Gesù discendeva ogni volta richiamato da quella gioia e portava serenità e fratellanza e, nei tempi bui della guerra, luce e pace. Ma anche qui Gesù è sceso, per la gioia di un piccolo gregge che lo invoca e gli rende testimonianza. Quest’anno è il mio 36mo anno in Congo. Nel mio comune d’origine, a Cassola, mi hanno dato una medaglia. Li ringrazio. Con il 2008 ormai gli anni sono 66. Ma, mio Dio, sono anni belli… anche grazie a voi, alla vostra amicizia, ai buoni sentimenti che avete e mi comunicate! p. Marco Campagnolo, sx - Congo RD solidarietÀ “GRAZIE!” PER IL DONO DELL'ACQUA Dopo anni di attesa, finalmente il 22 dicembre 2007 è stato ufficialmente inaugurato l’acquedotto di Luvungi, con la preghiera ecumenica e la benedizione del vescovo. Dal grande serbatoio di distribuzione 130 metri cubi - l’acqua arriva ai vari quartieri della cittadina congolese che conta più di 40mila abitanti. La gente è felicissima, soprattutto le donne che non devono più fare chilometri di strada ogni giorno per attingere acqua. I lavori per 12 chilometri di acquedotto interrato e per la rete di distribuzione lunga 43 chilometri, sono stati completati in 12 mesi, sotto l’attenta ed esperta sorvegliana del saveriano fratel Lucio Gregato, originario di Vedelago di Treviso. Padre Gianni Pedrotti, a nome di tutta la popolazione di Luvungi, ringrazia i lettori di “Missionari Saveriani”, che hanno generosamente contribuito con € 97.000 alla realizzazione del progetto. Un bel gesto di fraternità solidale! 16 pagine, euro 1,00 È come fare un viaggio in bicicletta. A ogni tappa, il giovane ciclista si trova davanti a un bivio e deve scegliere bene per arrivare alla Pasqua. piccoli progetti 8/2007 - CONGO Kasongo, piccole case di Dio Nella regione congolese di Kasongo, in mezzo alla popolazione musulmana discendente dai mercanti arabi di avorio e schiavi, vivono 30 piccole comunità cristiane. Una chiesetta diventa segno del vangelo e del regno di Dio. I villaggi sono 30 e ogni chiesetta richiede 5.000 euro. • Responsabili del progetto sono i saveriani di Ngene-Kasongo. • •• 7/2007 - MOZAMBICO Chiesette di villaggio In Mozambico sorgono molte nuove comunità cristiane. Come chiesa hanno una capanna fatta di pali e paglia. Al costo di 5.000 euro per chiesetta, le comunità potrebbero costruire un luogo più decoroso e stabile. Possiamo dare un mano a fornire cemento e lamiere. • Responsabili del progetto sono i saveriani in Mozambico e p. Bruno Boschetti. Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta direttamente al C/c.p. 00204438, intestato a: Procura delle Missioni Saveriane, Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA Per più copie, sconti speciali (da concordare al telefono) Richiedere a: • Libreria dei popoli, Brescia - Tel. 030 3772780 int. 2; Fax 030 3772781; E-mail: [email protected] • Emi Bologna - Fax: 051 327552; E-mail: [email protected] oppure bonifico bancario su C/c 000072443526 CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43100 Parma IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526 Fratel Lucio Gregato al serbatoio di raccolta per l’acquedotto di Luvungi, in Congo Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie. 2008 FEBBRAIO ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 La Parola di Dio trasforma i cuori La testimonianza dei poveri della Colombia I l tema principale scelto da “Missionari Saveriani” per l’anno 2008 è “la Parola di Dio”, cioè la centralità della Parola di Dio nella chiesa e nella missione. Questo argomento mi ha fatto subito pensare alla straordinaria esperienza che la missione in Colombia mi ha donato. Dalla teoria alla... pratica La Parola di Dio è il centro della vita di ogni cristiano e della chiesa: è la verità. L’ho sempre creduta e non l’ho mai messa in discussione. Ma solo la missione mi ha permesso di passare dalla teoria alla pratica. Infatti, vivere questa dimensione in un ambiente di tranquillità e di benessere è una cosa; provarla in mezzo alla miseria, alla violenza e all’incertezza del futuro, è tutta un’altra cosa. Non voglio fare paragoni o confronti, ma essere cristiani autentici in certe situazioni è una testimonianza davvero “edificante”. Sono stati i cristiani di Aguablanca, periferia degradata della città di Cali, dove da più di vent’anni lavorano i saveriani, a farmi toccare con mano come la Parola trasformi i cuori. Questo cambiamento è stato per me il vero miracolo dello Spirito. Andare di casa in casa Appena arrivati, ci siamo accorti di essere capitati in una delle periferie più degradate del mondo. La chiesa era assente, non solo perché non c’era un posto dove riunire la gente, ma perché la zona era abbandonata sia dalle istituzioni ecclesiali sia da quelle civili. Abbiamo cercato di riunire le famiglie per pregare, ma ci siamo accorti della loro “incolpevole ignoranza” sulla Parola di Dio. Così è iniziato un lungo cammino di evangelizzazione biblica. Un po’ alla volta sono nati i primi gruppi di ascolto della Parola, con incontri settimanali fatti nelle case della gente. Andare da loro è stata una scelta vincente. All’inizio si vergognavano di p. LEONARDO RAFFAINI, sx farci vedere le loro povere case. Ma poi, visto che noi eravamo felici di stare sotto i loro tetti scalcinati, invitarci in casa è diventato per loro un orgoglio. Difficoltà e soddisfazioni Gli ostacoli, specialmente all’inizio, non sono mancati. I gruppi, ad esempio, nascevano e morivano in pochi mesi. Per fortuna, la costanza è stata premiata. Un’altra difficoltà è stata quella di far comprendere a chi era analfabeta o quasi il valore e il significato della bibbia. Facendo tesoro del lavoro già svolto da altri missionari attraverso il metodo “vedere, giudicare, agire”, un po’ alla volta anche noi siamo diventati esperti nella lettura popolare della bibbia. Si parte dall’esperienza, dalla realtà della vita con i suoi problemi, per rileggerla alla luce della Parola di Dio. Poi si cercano le conseguenze pratiche per il nostro vivere quotidiano. Questa è la via maestra. Da Marcia di pace da Seriate a Bergamo alta 8 I miracoli della Parola Ma ciò che più mi ha colpito in quegli anni sono stati i miracoli realizzati. Ecco qualche esempio. A un papà avevano ammazzato il figlio. Accecato dall’odio, cercava l’assassino per vendicarsi. Dopo anni di ricerca l’aveva trovato, ma nel frattempo era entrato in un gruppo di ascolto della Parola. Dalla vendetta, quel papà era riuscito a passare al perdono. Alcuni poveri, nonostante le ristrettezze economiche, riuscivano a privarsi del necessario per dar da mangiare a chi era più povero di loro, attraverso “la pentola comunitaria”. Una famiglia numerosa ha ceduto i letti a una famiglia sfollata a causa della guerriglia, dormendo in terra per vari giorni. Questi sono i miracoli della Parola che trasforma i cuori. Quella Parola è uguale per tutti, anche per noi: è lo stesso Cristo che ci parla. Ciò che ho condiviso con voi in queste righe non vuole “santificare” nessuno. È solo una testimonianza che mi è servita molto per il mio cammino di fede. Spero lo sia anche per voi che leggete. Il segreto per raggiungere la meta è ascoltare la Parola e interiorizzarla, come faceva Maria, Madre del Verbo. ■ Presso la casa dei missionari saveriani di Alzano Lombardo, in via Ponchielli, 4 p. L. RAFFAINI, sx mino nella chiesa di sant’Anna a Bergamo, abbiamo ascoltato parte della gente si preparava a la voce di una teologa musulmatrascorrere in famiglia o con gli na e di una scrittrice ebrea. Eraamici l’arrivo del 2008, uno spano voci diverse per cultura e reruto gruppo di persone, imbaligione, ma come noi che marcuccate, si avvicinava alla belciavamo, anch’esse manifestavala chiesa dell’architetto Botta in no che la pace nasce dal cuore quel di Seriate. Cosa sono andi ognuno, dallo sguardo verso date a fare in chiesa? Un’ora di gli altri. E gli altri erano coloro preghiera ecumenica per la pache si fermavano a guardarci, o ce. È il modo scelto da loro per ci salutavano dalle vetrate dei riradunarsi come fratelli attorno a storanti della città alta, senza caGesù, la vera pace, e vivere un pire il perché di tanta gente che San Silvestro diverso. cammina: giovani, anziani, gente di ogni età. Sottovoce, senza slogan Ma la cosa più significatiCosì è cominciata la 40.ma va, almeno per me, è stato veSperanza che si fa certezza marcia della pace, che da quatDurante una pausa del cam- dere famiglie intere con i papà tro decenni caratterizza che portavano sulle spalla notte del 31 dicembre le i loro piccoli e le mamin questo angolo della me che tenevano per mabergamasca. Quest’anno no i più grandicelli. Quei partecipanti erano tresto davvero mi ha riemmila, tutti con l’intenpito il cuore di gioia e di zione di dire, senza grivera speranza. dare, che la pace nasce È vero che la famiglia è da Cristo e può albergare in crisi a livello educativo, nel cuore di ogni credenma finché ci sono famiglie te che è disposto a esseal completo che la notte re costruttore di pace. Indi capodanno fanno una fatti, la pace resta solo marcia per la pace, pregaquando la si costruisce. no, ascoltano e camminaDa tanti anni non marno insieme..., allora la paciavo più, dopo l’euforia Meglio che imprecare contro il buio è accendere una luce ce ha ancora una speranza ■ degli anni ’70, quando di diventare realtà. (foto Beppe Bedolis / Eco di Bergamo) si marciava contro tutto e contro tutti. Dopo una lunga pausa, come missionario in Colombia, eccomi di nuovo in prima fila, stavolta per percorrere un pezzo di strada con fratelli e sorelle, senza gridare contro nessuno, ma riflettendo su quello che posso e desidero fare per conservare e donare pace. Quanta differenza da allora! Oggi si cammina in un clima di serenità, il parlottio quasi sotto voce, ognuno cercando di entrare con rispetto nell’esperienza di chi ci sta accanto e non si conosce. quei gruppi di ascolto della Parola sono nate delle belle comunità di base, che portano avanti tutte le attività della vita ecclesiale e sociale. IN PREGHIERA CON I MISSIONARI C'ero anch'io quella notte del 31 dicemA lbre,tramonto quando la maggior Sul prato verde, donne colombiane leggono e meditano la Parola di Dio; anche Gesù aveva detto alla gente di sedere sul prato... Adorazione eucaristica Giovedì 21 febbraio ore 20,30 Messa missionaria Martedì 4 marzo alle 15 LA GRAZIA DI TORNARE IN BRASILE p. SANDRO ZANCHI, sx Sto scrivendo queste poche righe alla vigilia dell’Epifania, che per noi missionari ha un significato speciale: è la festa della luce di Gesù, che si manifesta a tutta l’umanità. I magi che si recano alla culla di Gesù sono per noi il simbolo dell’uomo in ricerca; rappresentano tutti i popoli che cercano un segno, un senso, una luce per capire il perché della vita. Ho trascorso undici anni in Inghilterra, dove sono entrato a contatto con una cultura differente da quella mediterranea. Lavorando tra i ragazzi di strada, come cappellano nelle prigioni, con i barboni sotto i ponti di Londra e nel movimento Pax Christi, ho cercato che tutti potessero adorare il Signore Padre Alessandro Zanchi, saveriano e offrire a lui i doni ricevuti. bergamasco di Nembro, da fine Il Signore è il polo d’attrazione e il gennaio è in Brasile significato di ogni vita umana. Il missionario non fa altro che testimoniare questa realtà in ogni cultura, consapevole di dover dare agli altri ciò che lui ha gratuitamente ricevuto. Ora sto partendo per il Brasile. Questo mi riempie di gioia, anche per un altro motivo. Il 2008 è l’anno del mio 25.mo di sacerdozio, e celebrarlo là per me è una grazia, perché proprio in Brasile ho fatto la mia prima esperienza di missione. Ricordatemi nelle vostre preghiere e accompagnatemi anche voi nella missione. Il Bambino pacifico ha sconvolto i potenti e ha confortato i poveri. Possa anch’io stare sempre dalla sua parte. Ringrazio la mia famiglia saveriana e tutte le persone che ho conosciuto: saranno sempre presenti nel mio cuore e nelle mie preghiere. 2008 FEBBRAIO BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Incontro interreligioso a Chiari Tè, couscous ed esperienza religiosa C i sono cose che ci vengono rivelate solo quando lasciamo le nostre paure e ci apriamo all’ascolto, alla comprensione e all’incontro con gli altri. Siamo tutti diversi, e ognuno ha qualcosa da donare. Così è avvenuto sabato primo dicembre, a Chiari. Ospiti dell’associazione marocchina “Futuro”, ci siamo ritrovati in 25 donne e uomini, cristiani e musulmani, per condividere le nostre esperienze personali di fede. Siamo stati accolti con una tazza di tè e un posto a sedere, intorno al grande tavolo al centro della sala. Le donne musulmane sedevano vicine tra loro e alcune avevano in braccio il proprio bimbo. L’esperienza ha preso avvio in un clima di curiosità e di profonda attenzione. Come vivere la pace Ogni partecipante si è presentato e ha manifestato le proprie aspettative; poi è iniziato il confronto esperienziale. Per esprimerci potevamo scegliere, oltre alla parola, anche altri linguaggi: il disegno, il collage, la rappresentazione o messa in scena di comportamenti e sensazioni. Per tutti è stato emozionante constatare che, al di là dei diversi GIOVANNI BRICCHETTI simboli o rituali di ogni gruppo religioso, è emersa una profonda sintonia su alcuni concetti fondamentali dell’esperienza spirituale di ognuno. Ad esempio, il rapporto con l’altro, in quanto prossimo, fratello e diverso, in un’ottica di tolleranza e di integrazione. La percezione della pace, desiderata e coltivata nell’esperienza di ognuno, è stata rappresentata da tutti come concreta ricerca di giustizia, uguaglianza e solidarietà. Alcuni cattolici hanno espresso il desiderio di comprendere attraverso quali modalità i musulmani desiderino costruire la Alcuni cristiani e musulmani partecipanti agli incontri del gruppo bresciano della Conferenza mondiale religioni per la pace (WCRP) Il Burundi sta meglio, ma... “Continuo a lavorare con fiducia” Padre Pierino è ben conosciuto dai nostri lettori. Saveriano bresciano, è stato superiore in Camerun e Ciad; poi è tornato in Burundi, dove segue i giovani che desiderano diventare saveriani e svolgere la missione fuori dal proprio paese. C ari amici, sento il dovere di ringraziarvi per il vostro sostegno e per la preghiera. Sto bene e continuo con gioia e fiducia il mio lavoro missionario. All’inizio di questo nuovo anno che il Signore ci concede di vivere, ci auguriamo un impegno costante di tutti per fare in modo che tutta l’umanità possa sentirsi e vivere come una sola famiglia. 8 Molte, troppe armi in giro Tutti coloro che hanno vissuto gli anni della guerra in Burundi, sono unanimi nell’affermare che la situazione attuale è molto migliore: non c’è paragone! Ora la guerra è terminata. Ma nonostante l’arrivo della democrazia dall’agosto del 2005, le armi leggere che circolano nel paese sono ancora molte, troppe. Sono usate da bande armate e gruppi vari per rubare, oppure da ex militari e ribelli che, tornati a casa dalla guerra, non trovano p. PIERINO ZONI, sx Giovani per la missione A ottobre abbiamo iniziato l’anno scolastico, pastorale e comunitario. Sono arrivati altri nove giovani burundesi che sono interessati a conoscere più in profondità la nostra vita missionaria saveriana. Hanno già il diploma di maturità classica o tecnica e iniziano un percorso di almeno nove anni: quattro in Burundi, per completare gli studi di filosofia; un primo salto fuori del Burundi, fino a Kinshasa capitale del Congo per fare il noviziato; altri quattro anni in una delle nostre “teologie internazionali” per prepararsi al sacerdozio. La complessità della situazione in cui siamo chiamati a vivere e a lavorare come missionari, richiede a noi tutti grande disponibilità e una formazione solida. Per quanto riguarda l’accoglienza delle vocazioni saveriani in Burundi, siamo ancora agli inizi; ma sono certo che anche questa chiesa, povera di risorse ma ricca di forze giovanili, riuscirà a donare missionari buoni e preparati per evangelizAnche i giovani burundesi desiderano diventare save- zare questo nostro mon■ do. riani; li seguono p. Pierino Zoni e p. Giovanni Carrara un lavoro soddisfacente e redditizio, oppure anche da ragazzi disorientati e psicologicamente provati dalle atrocità vissute. Così aumenta la violenza, la criminalità, la corruzione e si rallenta ulteriormente il processo di pace e di sviluppo necessario affinché questo Paese diventi veramente democratico. La stragrande maggioranza della popolazione è ancora molto povera. Il cammino di ricostruzione morale, sociale e materiale richiede tempi lunghi e la fiducia reciproca; soprattutto, richiede la collaborazione di tutti. pace. La risposta avuta è quella che “chi vive autenticamente secondo il corano non può concepire forme di violenza”. Il paradiso delle mamme Ci siamo confrontati anche sulla realtà femminile all’interno del proprio gruppo religioso. Sono emerse percezioni simili: tutte, le une e le altre, sono determinate nell’affermare la propria presenza e partecipazione attiva all’interno delle proprie comunità e società. Le donne musulmane, in particolare, hanno cercato di far capire ai cattolici che, al di là del velo, spesso non si sentono colte dal mondo occidentale per ciò che esse sono. Hanno affermato che svolgono un ruolo centrale all’interno della famiglia musulmana. Il cartellone da loro presentato era titolato da una frase del corano: “Il paradiso sotto i piedi delle mamme”. Ovvero, attraverso la sua maternità la donna ha la possibilità di essere ancor più vicina a Dio e, almeno in parte, viatico per l’uomo nel suo cammino religioso. Il momento della preghiera è stato rispettoso e intensamente spirituale. I due gruppi hanno pregato secondo la propria tradizione in due momenti consecutivi, rimanendo in ascolto, quan- do è stato il momento dell’altro gruppo. La convivialità e la cucina marocchina hanno fatto il resto. Dopo il tradizionale couscous, sono stati messi in tavola i tradizionali dolci marocchini, tutti deliziosi. Chi non vuole fermarsi… La prossima volta toccherà a noi cattolici ospitare e cucinare… Sarà un’altra bella occasione per incontrarci e celebrare insieme le convinzioni della propria fede. Rifletteremo sulla nostra “relazione personale con Dio”. Speriamo che all’incontro partecipino anche i sikh. Per le scuole, è stato messo a punto il progetto chiamato “I colori delle religioni”, finanziato dalla fondazione Comunità bresciana. Il 18 dicembre si è svolto il laboratorio interreligioso tra alunni sikh, cristiani e musulmani della scuola edile di Mompiano. Il cammino continua ed è aperto a chi non vuole fermarsi. Per informazioni è possibile contattare Giovanni Brichetti (333 9529206), oppure Francesco Capretti ([email protected]), membri del gruppo bresciano della Conferenza mondiale religioni per la pace (WCRP), che si raduna presso i missionari saveriani in ■ Via Piamarta 9, Brescia. Sarà una gita favolosa! Domenica 18 maggio sulle vie degli antichi Burchielli veneziani del ‘700 Navigheremo tra le Ville Venete della Riviera del Brenta e visiteremo la “Pisani”, con dipinti di Tiepolo, Mantegna e Correggio, e sculture del Bonazza. Le iscrizioni sono possibili fino al 27 aprile, telefonando a 030.377.27.80 (Sonia) dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 18 CINA, SULLA STRADA DEL DIALOGO p. ANGELO LAZZAROTTO, sx Padre Lazzarotto, missionario del Pime ed esperto della Cina, è stato ospite dei saveriani a Brescia. Pubblichiamo una piccola parte della sua conferenza. La Cina ha fatto enormi progressi, ma le contraddizioni e i problemi sono tutt’altro che risolti, a cominciare dal divario fra i nuovi ricchi e le masse di contadini che vivono nelle zone più interne. In questo Paese dal doppio volto vive anche la comunità cristiana, fra timori e speranze che non possono cancelPadre Lazzarotto, lare le sofferenze e le persecuzioni subite missionario del Pime, nel secolo scorso. Mao Zedong, preso il esperto della chiesa in Cina potere, aveva espulso tutti i missionari stranieri e imposto un ferreo controllo sulle religioni. Finirono così in carcere numerosi vescovi, sacerdoti, religiose e laici cattolici cinesi. Grazie a questi testimoni del vangelo, veri “martiri del secolo XX” come li chiamava Giovanni Paolo II - abbiamo oggi 13 milioni di cattolici e 1.700 sacerdoti. È un fatto davvero eccezionale, se si considera che il regime comunista in Cina continua ancora oggi a impostare la formazione della gioventù sui principi del materialismo e dell’ateismo. Il 30 giugno scorso, Benedetto XVI ha scritto una lettera ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della chiesa cattolica in Cina. Il Papa si rivolge anche alle autorità di questa grande nazione con rispetto e volontà di dialogo. È un avvenimanto che fa ben sperare. Anche noi, accogliendo l’invito del Papa, uniamoci in preghiera ai cristiani della Cina che il 24 maggio si recano in pellegrinaggio al santuario di Maria Ausiliatrice, sulla collina di Sheshan vicino a Shanghai. 2008 FEBBRAIO CAGLIARI 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 340 0840200 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Suora dei “piccioccus” di Cagliari La vincenziana Giuseppina Nicoli è beata P er alcuni mesi, ogni mattina alle sette, sono andato a celebrare la Messa nella cappella dell’asilo della Marina a Stampace. Tutti i giorni, passavo davanti alla lapide della tomba di suor Nicoli, suora della carità, senza leggerne il nome. Salutavo le suore presenti e non prestavo attenzione alla scritta coperta da un vasetto di fiori sul muro della parete. “Qui ove soavi effuse ai piedi di Gesù e della sua Immacolata Madre gli irrefrenabili slanci d’amor di Dio e i tesori attinse di ardente carità del suo bel cuore materno, riposa suor Giuseppina Nicoli, nella pace dei giusti”. Le suore “cappellone” A volte ci accade di vivere nelle case dei santi e camminare sugli stessi pavimenti senza saperlo, come nella cappella dove trovava la sorgente del suo amore per Dio e per i poveri suor Giuseppina. L’annuncio della sua beatificazione e il dono della sua biografia da parte della superiora dell’asilo mi hanno fatto conoscere la vita di questa suora, attiva nel quartiere Stampace del porto di Cagliari. Le suore vincenziane erano note come “suore cappellone”, per il copricapo bianco, a larghe tese spioventi, rigidamente inamidate. Hanno anche un altro nome più significativo: “angeli degli ospedali”. Nel seguire il loro calendario liturgico, mi ha stupito il ricordo delle loro martiri durante la rivoluzione francese. Il furore dei giacobini si era accanito anche contro le suore di san Vincenzo. Chi sono: un po’ di storia Infatti, “monsieur Vincent”, come lo chiamavano i parigini, ha iniziato la carità sociale e politica dei tempi moderni, 374 anni fa, con la fondazione delle p. DINO MARCONI, sx figlie della carità, una nuova forma di vita religiosa femminile: “Avranno per monastero la casa dei malati, per cella una camera d’affitto, per cappella la chiesa della parrocchia, per chiostro le vie della città e le sale degli ospedali, per clausura l’obbedienza, per grata il timor di Dio, e per velo la modestia”. Queste parole sono state riprese anche da Victor Hugo nel suo romanzo “I miserabili”, proprio quando parla delle suore vincenziane. È noto anche il consiglio dato da Vincenzo de’ Paoli al cardinale Mazzarino, dopo che in un giorno aveva sfamato duemila persone con la mensa pubblica. Preoccupato per i danni della guerra civile, corse a cavallo dal cardinale e gli disse: “Monsignore, andatevene; sacrificatevi per il bene della Francia”. “Monelli di Maria” e “zitine” Suor Giuseppina ha lavorato La grande missione cittadina In pieno svolgimento l’anno mariano primo centenario della N elpromulgazione del decreto 8 un’iniziativa nata dalle “sentinelle del mattino”, un gruppo di giovani dai 18 ai 35 anni che, su invito di Giovanni Paolo II, hanno deciso di mettersi in gioco per testimoniare la propria fede cristiana. All’iniziativa hanno partecipato anche i saveriani della Sardegna p. Roberto Salvadori, p. Pierluigi Felotti, p. Alex Brai, che lavora con i giovani di Salerno; e le saveriane Piera, Olivia e Lidia, che è venuta apposta da Milano. p. D. MARCONI, sx conclusa il 3 febbraio sul piazzale dei Centomila, davanti alche dichiara la Madonna di Bola scalinata del santuario della naria “speciale patrona di tutta la Madonna di Bonaria, con la beSardegna”, è stato creato il logo atificazione di suor Giuseppina “Ecce Sardinia Mater tua - SarNicoli, delle figlie della caridegna, ecco tua Madre”. È il mestà, nativa di Casatisma (Pavia), saggio che ci accompagna duranma cagliaritana per vocazione e te l’anno mariano, iniziato il 13 missione. settembre 2007. Lo stemma uffiNostro compagno di viaggio ciale raffigura la Vergine che, suldurante l’anno mariano è anche le onde del mare, va nuovamenil beato Nicola da Gesturi, di te incontro al popolo sardo, come cui ricorre il cinquantesimo delavvenne la prima volta nel 1370. la morte. È ancora vivo il suo ricordo, quando girava per le straDue beati per compagni Una luce nella notte La missione cittadina si è de cittadine durante i bombardaDal 20 gennaio al 3 menti del 1943, per aiutare febbraio, si è svolta la e soccorrere le persone nelmissione cittadina, che ha le case devastate dalle bomcoinvolto più di 50 parbe. Quest’anno possiamo rocchie di Cagliari, Mondavvero cantare lo spiritual serrato, Quartu S. Elena, “Camminiamo sulle straQuartucciu, Selargius. de che han percorso i sanPer i giovani di Cagliati tuoi...”. ri è stata anche organizL’anno mariano si concluzata l’esperienza speciale derà a settembre con la visidi “una luce nella notte”. ta di Benedetto XVI al sanLa chiesa di sant’Antonio tuario della Madonna di Boè rimasta aperta la notte naria. “O Maria, Madre di di domenica 23 dicembre Gesù, da sempre ti amiamo per accogliere tutti coloro e ti veneriamo. Da cento anche sentivano il desiderio ni sei la patrona della Sardedi un incontro personale gna e dal colle di Bonaria hai con Gesù vivente, o permoltiplicato grazie e favori. ché invitati dai loro coConcedici di disporci bene a Logo ufficiale del centenario (1908 - 2008) realizzato etanei che incontravano da Andrea Maria Silanos; lo stemma ufficiale dell’anno questo tempo di grazia. Apri nelle vie adiacenti. i nostri cuori alla vera conmariano raffigura la Vergine che sulle onde del mare va incontro al popolo sardo, come avvenne nel 1370 ■ “Una luce nella notte” è versione. Amen”. quasi sempre in Sardegna, in modo particolare a Cagliari, in mezzo ai bambini di strada. Lei li chiamava i “monelli di Maria”. Si guadagnavano da vivere trasportando bagagli o pacchi, che caricavano nella cesta sulla testa. Per questo erano conosciuti come “is picciòccus de crobi”. Di notte dormivano nelle grotte della collina o sotto i portici dei palazzi. Suor Giuseppina li radunava all’asilo della Marina per dar Sotto il tipico “cappellone”, il simpatico volto di loro un’istruzione reli- suor Giuseppina Nicoli (1863-1924), la vincenziana giosa, per prepararli ai proclamata beata a Cagliari il 3 febbraio sacramenti con la dottrina cristiana, per insegnar loro affidate alla protezione di santa a leggere e scrivere, a imparare Zita. un mestiere. Suor Giuseppina Nicoli si è Oltre ai ragazzi di strada, s’in- consacrata a Dio per il servizio teressava delle ragazze, venute ai poveri, mettendosi con spiriin città come donne di servizio, to evangelico al seguito di Geche riuniva in associazioni. Ac- sù Cristo nella comunità delle ficoglieva le giovani domestiche, glie della carità. È stata dichiaraprovenienti dai paesi di tutta la ta beata il 3 febbraio a Cagliari, Sardegna per prestar servizio alla fine della missione popolapresso i signori della città. Le re, alla quale hanno partecipato chiamava “zitine”, perché erano anche i missionari saveriani. ■ Ritiro spirituale di Quaresima I missionari saveriani invitano tutte le delegate e gli amici a due giornate di ritiro spirituale nello spirito della Quaresima nella casa di Via Sulcis n. 1 a Cagliari domenica 10 e lunedì 11 febbraio 2008 Per informazioni e conferma, si può telefonare a p. Dino (340 0840200) IL COMMIATO A P. DORIO MASCIA p. DINO MARCONI, sx P. Dorio Mascia è deceduto alle 10,30 del 21 gennaio 2008 all’ospedale civile di Cagliari, all’età di 66 anni. Era stato ricoverato al pronto soccorso di Bosa nella notte del 3 dicembre e poi trasferito a Cagliari per l’operazione della milza. Il diabete trascurato ha causato problemi alla suturazione della ferita fino a causare un’emorragia che lo ha portato al decesso. Padre Dorio era entrato nella comunità saveriana di Desio come “vocazione adulta” nel 1964, dopo un’esperienza di lavoro come sarto. Ha studiato alle magistrali, come ha ricordato p. Pierluigi Felotti, suo compagno di studi. È stato ordinato sacerdote a Sardara e poi è partito per il Congo, dove ha lavorato nelle missioni di Kasongo, Shabunda e Kigulube. I funerali si sono svolti nella chiesa parrocchiale della Vergine Assunta di Sardara, alla presenza del vescovo di Ales Terralba, mons Giovanni Dettori. Ha presieduto il superiore dei saveriani in Italia p. Carlo Pozzobon. Hanno animato i canti il coro parrocchiale e i giovani di Macomer che, al ritmo del tamburo, hanno cantato “Nzambe ee Yamba ee Ma bonza na biso Nzamba - Signore, accogli le nostre offerte”. In questa circostanza, il Signore accolga le sofferenze di un fratello deceduto per malattia, e il dolore dei suoi familiari e dei confratelli missionari. Il canto del “Santo zairese”, che accompagna le liturgie africane celebrate anche da p. Dorio a Kasongo, Shabunda e Kigulube, ci ha ricordato la missione in Africa del nostro missionario. Un forte vento di maestrale ci ha seguiti fino al cimitero, dove ci attendeva il pullman degli amici venuti da Macomer, dove p. Dorio ha lavorato una decina d’anni, dopo il suo ritorno dall’Africa. 2008 FEBBRAIO CREMONA 26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81 Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260 Raddoppiamo i nostri sforzi Per un mondo con meno affamati L a comunità dei missionari saveriani di Cremona rilancia nel periodo della quaresima e del tempo pasquale l’iniziativa contro la terribile ingiustizia della fame che minaccia quasi 860 milioni di persone. Eppure, il mondo occidentale ha raggiunto una ricchezza mai vista prima e un benessere crescente, grazie al progresso scientifico, tecnico e industriale. Condivisione ed equità Domenica 23 settembre, papa Benedetto XVI da Castel Gandolfo ha invitato i cristiani a “riflettere sul giusto uso dei beni terreni e sul modo migliore di utilizzare il denaro e le ricchezze materiali, ovvero quello di condividerli con i poveri. Il denaro non è disonesto in sé, ma più di ogni altra cosa può chiudere l’uomo in un cieco egoismo”. Si tratta dunque di fare una sorta di “conversione” dei beni economici. Invece di usarli solo per interesse proprio, occorre pensare anche alle necessità dei poveri, imitando Cristo che “da ricco che era si fece povero per arricchire noi con la sua povertà”, come afferma l’apostolo Paolo (2 Cor 8,9). Il Papa ha invitato a riflettere sul tema della ricchezza e della povertà, anche su scala mondiale, in cui si confrontano due logiche economiche: quella del profitto e quella di un’equa distribuzione dei beni. Queste due logiche non sono in contraddizione l’una con l’altra, purché il loro rapporto sia bene ordinato. La via maestra della carità “L’emergenza della fame e l’emergenza ecologica denunciano con crescente evidenza che la logica del profitto, se prevalente, p. SANDRO PARMIGGIANI, sx incrementa la sproporzione tra i ricchi e i poveri e provoca un rovinoso sfruttamento del pianeta. Quando, invece, prevale la logica della condivisione e della solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo equo e sostenibile”. Il Papa ha anche ricordato Maria che nel Magnificat proclama: “Il Signore ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i ricchi a mani vuote” (Lc 1,53). La Madonna ci aiuti a usare con saggezza evangelica, cioè con generosa solidarietà, i beni terreni e ispiri ai governanti e agli economisti strategie lungimiranti che favoriscano l’autentico progresso di tutti i popoli. L’iniziativa dei missionari saveriani di Cremona vuole essere una modesta, ma entusiastica risposta alle parole del Santo Padre e al suo magistero così Bilancio della mostra a Cremona Piccoli e grandi entusiasti di “Giocafricando” S i è conclusa il 21 dicembre la mostra “Giocafricando”, organizzata presso i missionari saveriani, con il patrocinio della provincia e del comune di Cremona, inaugurata il 6 dicembre con la conferenza “Giochi e giocattoli: passaporto per l’intercultura” tenuta da Luciana Pederzoli, collaboratrice di Cem Mondialtà. Il bilancio dell’iniziativa è sicuramente molto positivo. Numerose sono state le scolaresche e i gruppi parrocchiali che hanno visitato l’esposizione di giocattoli e strumenti musicali provenienti dall’Africa e realizzati con materiali poveri e di recupero. Hanno visitato la mostra 970 alunni, soprattutto delle elementari e delle medie; ma anche bambini della scuola materna e giovani delle superiori. Contando anche gli adulti, sono stati più di 1.200 i visitatori. Hanno costruito i giocattoli Tra coloro che hanno visitato la mostra nella casa dei saveriani, c’è stato un grande interesse anche nella partecipazione dei laboratori, tanto che oltre alle classi elementari, anche alcune classi delle medie hanno chiesto di imparare a costruire giocattoli con materiali di riciclo. Molto interesse ha suscitato anche la testimonianza del missionario p. Dante, che ha raccontato le esperienze dei 6 saveriani cremonesi in Brasile, Bangladesh, Indonesia, Burundi e Sierra Leone. Per dare un segno di continuità nello studio di questi temi e I bambini sono stati i protagonisti della mostra: hanno partecipato con entusiasmo e hanno costruito giocattoli che hanno portato a casa. (foto di L. Pederzoli) 8 SILVIA BOSIO nell’amicizia con i missionari, a tutti i visitatori è stato fatto dono del calendario saveriano e di biglie colorate, donate dal Consorzio recupero vetro. Le insegnanti hanno ricevuto le schede didattiche sul gioco nel mondo. Nelle scuole e negli oratori, insegnanti e animatori hanno aiutato i ragazzi a riflettere sui temi della mondialità e delle culture, sull’importanza del giocattolo manufatto e degli strumenti musicali africani. Grazie ai giovani e volontari “Un grande apporto all’esito della mostra “Giocafricando” è venuto dai giovani, da alcune maestre e da altri volontari che si sono messi al lavoro per organizzare, divulgare, allestire la mostra, ne sono stati le guide, hanno orientato i laboratori, hanno dato voce ed entusiasmo all’iniziativa” - così ha spiegato padre Dante Volpini, rettore della comunità saveriana a Cremona. “Ringrazio le giovani guide che hanno accolto i visitatori con simpatia e hanno presentato con competenza i meravigliosi giocattoli dei bambini africani. Ringrazio Non solo noi di Cremona e i suoi volontari; Insieme si può di Belluno che ci ha prestato la mostra; la provincia e il comune, le insegnanti e i sacerdoti, che hanno dimostrato interesse all’iniziativa”. ■ Giovani della Sierra Leone lavorano i campi di riso per produrre cibo per le loro famiglie (foto A. Costalonga) luminoso e semplice, che vuole aiutare il mondo a trovare la via maestra della carità. “Aiutiamo chi si aiuta” Padre Vittorio Bongiovanni, saveriano di Bozzolo e da tanti anni in Sierra Leone, ci racconta cosa fanno i missionari per aiutare le popolazioni povere. Lo ringraziamo per la sua testimonianza. “Grazie a Dio, la pioggia è arrivata come una manna dal cielo. Quest’anno la secca si è fatta sentire di brutto. In 27 anni d’Africa non avevo mai assistito a una stagione così secca. Quasi tutti i pozzi erano asciutti, anche quello della missione. La gente, soprattutto le bambine, andavano in cerca d’acqua, camminando per chilometri. E l’acqua che trovavano non era sempre pura. Così parecchi si sono presi la febbre tifoidale. Quanto è prezioso il dono dell’acqua! Un altro grosso problema sono i tanti giovani disoccupati. Cercano lavoro ma non c’è. Padre Antonio ha organizzato un progetto agricolo proprio per dare lavoro a chi lo cerca. Nella missione c’è un pezzo di terra non coltivato, vasto come 40 campi da pallone; 120 uomini hanno accettato di lavorarlo. Hanno noleggiato due trattori, hanno arato e hanno seminato 40 sacchi di riso. Se il raccolto sarà buono ci daranno 140 sacchi di riso, che conserveremo per la prossima semina. Tutto il resto sarà loro. Li aiutiamo, a condizione che loro aiutino se stessi”. ■ Una bella panoramica dei giochi africani in mostra dai saveriani di Cremona in dicembre. (foto di L. Pederzoli) Hanno visitato la mostra “Giocafricando” le scolaresche di Monteverdi, Vida, Capra Plasio, Stradivari, Media Campi, Manzoni, Colombo Aporti, Casalmorano, Bozzolo, Acquanegra, Paderno, Soresina; e i gruppi parrocchiali di S. Michele, S. Sebastiano, S. Francesco, Beata Vergine, Boschetto, Cambonino, Bonemerse, Vescovato, Grontardo NON HO TEMPO PER ANNOIARMI p. VITTORIO BONGIOVANNI, sx Cari amici, vi scrivo dalla Sierra Leone e vi mando tanti saluti caldi, e soprattutto umidi. Infatti qui adesso siamo nella stagione delle piogge, e piove davvero. In questa stagione sto organizzando vari corsi di formazione e approfondimento per i nostri catechisti e per i capi delle comunità cristiane. Siccome le strade diventano impossibili da percorrere per la pioggia e il fango, allora ospitiamo queste persone qui nella missione, dove teniamo i corsi di aggiornamento. Sono cose importanti, perché più noi conosciamo i valori della nostra fede, più l’amiamo e più la diffondiamo. Quest’anno ad agosto, in Sierra Leone Padre Vittorio Bongiovanni, avremo le elezioni per il nuovo presidensaveriano di Bozzolo, in Sierra Leone da 27 anni te. Tutti sperano e pregano affinché siano elezioni pacifiche. La gente non ne vuole più sapere della guerra. L’abbiamo avuta per undici anni, ed è più che abbastanza. Ne stiamo ancora pagando le tragiche conseguenze. Qui c’è tanto da fare. Non ho tempo per annoiarmi. Il Signore ci dà una gioia profonda quando mettiamo a sua disposizione il meglio di noi stessi. E questo vale anche per Cremona e per Mantova; vale per tutto il mondo. Basta che mettiamo da parte un po’ di tempo per leggere, riflettere, pregare e capire che il Signore ci vuole tanto bene ed è misericordioso con ciascuno di noi. Vi sono vicino nel Signore. 2008 FEBBRAIO DESIO 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Per servire il mondo intero Nuovi diaconi da Brasile, Congo e Messico casa madre di Parma, N ella sabato 8 e domenica 9 di- cembre la nostra famiglia saveriana ha vissuto due giorni di intensa gioia e di fraternità. Fabien, René, Santos e Wagner hanno emesso la professione religiosa dei voti perpetui e sono stati ordinati diaconi da mons. Lino Pizzi, vescovo di Forlì - Bertinoro. Questi quattro giovani saveriani hanno trascorso vari anni a Parma. Dopo aver imparato la lingua italiana, hanno studiato teologia e hanno fatto esperienza pastorale in varie parrocchie e altre realtà sociali, per prepararsi al sacerdozio missionario. Siamo felici di presentarvi le loro emozioni e convinzioni missionarie. Fabien: la fede dei genitori Fabien Kalehezo T’chiribuka è nato nel 1979 a Baraka, una piccola cittadina della repubblica democratica del Congo. Fa parte di una famiglia numerosa: nove figli, tre maschi e sei femmine, cresciuti in un clima di fede e di educazione religiosa. I genitori sono catechisti e responsabili di comunità cristiane di base. Dopo le scuole elementari Fabien si è trasferito a Bukavu, ospite dei nonni e degli zii, ma entra in crisi, come un po’ tutti gli adolescenti. L’incontro con un missionario gesuita, disposto ad ascoltarlo e ad accompagnarlo nell’orientamento della sua vita, l’ha aiutato a riprendersi. “Ho capito che dovevo cominciare un cammino personale di fede, fare esperienza di Cristo, pregare... Pian piano è rinato in me il desiderio di consacrarmi a Dio, so- DAVIDE LAI, sx gno della mia infanzia”. Le radici della vocazione missionaria di Fabien sono legate alla fede dei genitori e anche alle testimonianze del suo parroco a Fizi, don Elia Leita, delle suore “piccole figlie” e di alcuni missionari saveriani che frequentavano la sua famiglia. Nel 1998 comincia il suo cammino con i saveriani, fino ad arrivare a Parma per concludere gli studi di teologia e prepararsi alla consacrazione definitiva a Dio nel servizio alla missione. Durante gli studi, oltre a dare una mano in alcune parrocchie della città, ha animato un gruppo di sposi con la lectio divina, ha collaborato nella pastorale giovanile della diocesi e nel gruppo scuola, che propone e mette in opera attività educative e ricrea- Famiglia saveriana in festa Missionari saveriani per tutta la vita E concludiamo la presentazione, raccontando qualcosa della storia di vita degli altri due giovani saveriani che hanno deciso di dedicare la propria vita alla missione, secondo il carisma e la spiritualità del beato Guido Conforti. Santos: per aiutare gli indigeni Anche Santos Hernandez Hernandez è messicano. È nato nel 1974 in una famiglia di agricoltori, nella parrocchia “saveriana” di Santa Cruz. Perciò ha conosciuto i saveriani da bambino e ha ammirato “la loro disponibilità ad aiutare gli indigeni”. Trascinato dalla loro testimonianza, decide di “imparare qualcosa e impegnarsi per la sua gente”. Per pagarsi gli studi superiori, lavora come commesso in un negozio di Città del Messico e come muratore a Guadalajara. Qui ritrova il contatto con i saveriani e li frequenta per un periodo di 8 discernimento vocazionale finché, a 23 anni, decide di diventare missionario. Dopo gli studi di filosofia, nel 2002 i superiori lo assegnano a Parma per studiare teologia. Ha collaborato con i volontari del “Pozzo di Sicar”, dove sono accolte le donne immigrate, e con la cooperativa “La Bula”, per la formazione di giovani disabili. Sta trascorrendo un anno di pratica pastorale a Salerno, dedicandosi all’animazione giovanile insieme a p. Alex Brai. È molto contento di questa esperienza e del carattere amichevole dei salernitani. Wagner: per dare tutto Wagner Rodrigues Pereira è nato in Brasile nel 1977. Sua madre è insegnante e il padre è meccanico. La catechesi, cominciata in giovane età, gli ha fatto conoscere l’amore di Dio e ha suscitato in lui il desiderio di aiutare gli altri. D. LAI, sx La chiamata si fa più chiara quando incontra i seminaristi e un giovane prete. Partecipa a un’esperienza vocazionale in seminario ma, dice lui, “mi mancava qualcosa”. Nel 1996, anno in cui il padre muore, uno studente saveriano invita Wagner a un incontro vocazionale dei saveriani a Londrina. Mentre approfondisce la sua vocazione, Wagner termina gli studi superiori e si prepara a quelli di filosofia. Nel 2002 diventa saveriano e viene a Parma per studiare teologia e prepararsi al sacerdozio. Ha lavorato in alcune parrocchie cittadine e nell’animazione missionaria nelle scuole della città. In più, ha dato una mano a p. Angelo Costalonga per archiviare le migliaia di fotografie artistiche che p. Angelo ha scattato nelle missioni saveriane di tutto il mondo. Wagner è ora a Desio per esercitarsi nella pastorale giovanile, prima di diventa■ re sacerdote. Nel santuario del beato Conforti a Parma, in abito giallo, i quattro diaconi appena ordinati (da destra): Santos, Fabien, Wagner, René e mons. Lino Pizzi vescovo di Forlì tive per la prevenzione del disagio negli adolescenti. René: conoscere il cuore René Casillas Barba è messicano, primo di sei figli, e ha 30 anni. Dai genitori e dai nonni ha imparato il senso religioso della vita. La sua infanzia scorre rapida e serena anche se il tempo della scuola gli sembrava sempre troppo lento, perché allo studio preferiva lo svago con gli amici. Era chierichetto in parrocchia e partecipava agli incontri vocazionali organizzati dal seminario minore della sua diocesi. Terminate le scuole medie, decide di entrare in seminario. Qui conosce il mondo della missione e si butta nell’animazione missiona- ria, fino a sentire una chiamata “speciale”. Il seminario si rivela presto un ambiente troppo “stretto” per realizzare il suo sogno. Durante gli studi liceali, conosce vari missionari, tra cui i saveriani. Dopo un campo estivo trascorso con loro, chiede di poter far parte della famiglia saveriana. Nel 2003, dopo il noviziato, viene mandato a Parma per proseguire gli studi, “con la voglia di conoscere più da vicino, il cuore della nostra famiglia missionaria”. Anche lui ha collaborato in due parrocchie della città e ha partecipato a numerose iniziative nel campo dell’evangelizzazione, della catechesi e della pasto■ rale sociale. (continua a lato) IL PRIMO NATALE IN AMAZZONIA p. PAOLO ANDREOLLI, sx Dall’Amazzonia ho pensato a voi tutti. Ho vissuto il mio primo Natale in missione tra i cristiani delle isole e ho partecipato al Natale dei giovani: la prima esperienza vissuta da solo in mezzo ai brasiliani. Non riesco ancora a parlare portoghese, ma ci siamo capiti, perché è l’amore che parla e ci fa intendere. Ma sento la necessità di imparare bene la lingua. È stato un bell’incontro ecclesiale: con il parroco e un’équipe di giovani siamo andati in una comunità distante due ore di barca. Abbiamo preparato la chiesa per la Messa di Natale; abbiamo pregato e cantato, ci siamo scambiati i doni e abbiamo cenato insieme. Poi a letto... sull’amaca, nella barca del parroco, dondolati dalle onde! Al mattino, mi sono svegliato con un po’ di mal di schiena: era la prima volta che dormivo su un’amaca! Abbiamo accolto 200 giovani, arrivati con le loro barchette dopo tre ore di remi sui fiumi, per partecipare alla Messa. Poi, è partita l’animazione con danze, canti e presentazione dei gruppi... che hanno coinvolto tutti, me compreso. Verso l’una, stanchi ma felici, i giovani sono ripartiti per tornare alle loro case, sempre in barca. Anche noi siamo ripartiti subito per un’altra comunità, a un’ora di barca, per celebrare nuovamente il Natale. Abbiamo fatto un bagno nel fiume per rinfrescarci e abbiamo celebrato la terza Messa solenne. Dopo la cena e un po’ di festa, siamo ripartiti. Arrivati al porto, i giovani mi hanno accompagnato fino a casa: non è sicuro camminare da soli per le vie della città, alle 11 di sera! Questo mio primo Natale in Brasile è stato molto intenso e bello. Il giorno dopo, santo Stefano, l’ho dedicato alla “meditazione”, cioè al santo riposo! Sabato 8 dicembre nel santuario Conforti a Parma, i quattro giovani che hanno fatto la professione perpetua dei voti missionari (da sinistra): Santos del Messico, Fabien del Congo RD, Wagner del Brasile, René del Messico Padre Paolo Andreolli, al centro, con gli amici di Desio e p. Renato Trevisan, durante il viaggio in Amazzonia dell’agosto 2005 2008 FEBBRAIO FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - Fax 0432 44185 E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 Lo sguardo sull'Asia / 1 In Giappone, tra i fiori di ciliegio I n Giappone, seconda potenza mondiale, si sta bene. Non ci sono problemi; puoi avere di tutto. Ma manca una cosa importante: annunciare Gesù Cristo. Ci troviamo in una società che non è cristiana e noi cerchiamo di fare proprio questo: annunciare Gesù Cristo. Se non lo facessimo, saremmo solo un’organizzazione filantropica. L’annuncio di Gesù Salvatore I papi affermano che l’Asia è il futuro dell’umanità e della chiesa. Infatti l’Asia sta diventando il polo economico e politico del mondo. C’è una teoria, secondo la quale l’economia segue il percorso del sole. Un tempo il sole splendeva sull’Europa, poi si è spostato in America; adesso è sul Giappone e arriverà in Cina e in India. Fra 12 anni le prime città del mondo saranno asiatiche. Noi come chiesa dobbiamo es- se presenti a questo cambiamento perché abbiamo da donare un tesoro grande: Gesù Salvatore. Il cristianesimo stenta a entrare in Asia, pur essendovi nato. Forse stenta perché, almeno in Giappone, appare ancora come una religione occidentale. È arrivato da appena 300 anni, mentre il buddhismo è presente da 1.300 anni. Ma coloro che si convertono si sentono p. TIZIANO TOSOLINI, sx bene, hanno l’impressione di essere a casa loro. L’universalità che il cristianesimo annuncia colpisce in profondità l’animo giapponese. La cultura deve aprirsi C’è una sfida da affrontare. Per la prima volta nella storia del Giappone, i cristiani cattolici hanno superato il milione. Ma 600mila sono brasiliani, peruviani, cileni... che vengono a lavorare. Oggi la chiesa giapponese ha aperto le porte: si celebra la Messa in portoghese e spagnolo. Continuando Il sorriso è sempre stato una carat- questo moteristica di p. Tiziano, e capiamo vimento, i il perché: basta guardare il sorriso giapponesi della mamma! potrebbero Lo sguardo sull'Asia / 2 Con i “fuori casta” del Bangladesh L avorare in Bangladesh non è semplice per noi missionari, nati e cresciuti in un contesto europeo. Convivere con la cultura asiatica e in particolare con quella bengalese, vuol dire tornare ad essere bambini. È tutto un mondo da scoprire e da imparare. Ma è nel nome del Signore che sono qui. È lui che mi ha inviato e per questo cerco ogni giorno di porre in lui la mia totale fiducia. È l’unica ragione da cui ricevo forza ed entusiasmo per amare questa terra e questa gente. 8 to, ma grazie agli aiuti, tutto è tornato nella normalità. Si fa per dire, perché i poveri sono tanti e, come ha detto Gesù, “li avrete sempre con voi”. Diffondiamo i valori cristiani Ogni giorno mi alzo pensando cosa posso fare per i poveri della nostra missione, che sono l’80% delle famiglie. Cerco a tutti costi di evitare la semplice elemosina, per non creare dipendenza. Ma non è semplice, perché per loro non c’è lavoro. Sono fuori-casta, “intoccabili”, e non possono salire ai “gradini” superiori della società. Essendo rifiutati, dobbiamo aiutarli, dando loro il rispetto che ogni persona umana merita. Cerchiamo di diffondere i va- Due fratelli di Adorgnano sono missionari saveriani: p. Fabrizio vive a Taipei e p. Tiziano vive in Giappone. Tiziano è ora in Italia per tenere un corso di antropologia culturale nel seminario teologico interdiocesano di Reggio Emilia, dove studiano anche gli studenti saveriani di Parma. È un tipo simpatico e ti mette subito a tuo agio quando lo incontri. Sereno e spigliato nel parlare, ma profondo nel contenuto. Entusiasta della sua vocazione missionaria, scoppia di stupore quando comunica che una conversione in Giappone ti fa sperimentare per davvero la paternità spirituale. Parlando con lui sono riuscito a cogliere alcune riflessioni che mi sembrano utili e interessanti per tutti. p. Domenico Meneguzzi, sx dire che le loro tradizioni sono diverse. I brasiliani danzano in chiesa; i giapponesi neppure se lo sognano: non si può cambiare nulla di quello che la tradizione ha loro dato. Noi suggeriamo che bisogna aprirsi, perché c’è una dimensione universale del cristianesimo. Non si tratta di perdere la propria particolarità, ma neppure di rivendicarla a spada tratta. Arricchire la persona Noi europei puntiamo alla felicità come obiettivo da raggiungere a tutti i costi, per cui davanti alla sofferenza, spesso ce la prendiamo con Dio. In Giappone, invece, quando capita una sciagura, un terremoto (e ne vengono tanti!) e la gente viene mandata a vivere per un po’ di tempo nelle palestre, è rassegna- ta. Il giapponese sa che la vita è sofferenza. Non inveisce contro il destino o contro la divinità. Interpreta la vita in un altro modo. I giapponesi vivono il momento presente; “l’adesso” è importante per loro. La missione cerca di andare al cuore delle persone. Il popolo giapponese ha una profonda spiritualità. A loro piace molto sentirsi dire, “Dio ti ama”. Un Dio che ti abbraccia, che ti dona la salvezza gratuitamente è certamente tanto diverso dalla dottrina buddhista, dove tu devi liberarti con tutta la fatica che questo comporta. Insomma noi facciamo il possibile perché queste persone si innamorino di Dio che è già innamorato di loro. Noi missionari non andiamo a distruggere una cultura, ma ad arricchire la persona. ■ p. DANIELE TARGA, sx lori cristiani di pace, giustizia, amore e rispetto, al di là della loro appartenenza etnica o di gruppo. Ma questa missione è ancora agli inizi. Solo Dio sa quando tutto questo si realizzerà. Medito spesso le parole del martire mons. Romero: “Non scoraggiamoci, anche quando l’orizzonte della storia sembra oscurarsi e chiudersi”. Occhi, orecchie e cuore Prego con le parole del filosofo Dussel: “Signore, aprimi gli occhi per vedere la sofferenza che mi circonda; aprimi le orecchie per sentire il pianto; ma soprattutto, Per i poveri non c’è tregua muovi il mio cuore per pentirmi Come sapete, negli ultimi sei della mia debolezza e non nasconmesi del 2007 il Bangladesh ha dermi mai da te. Aiutami a esserti dovuto soffrire molto a causa fedele nella solidarietà con dell’alluvione estiva e poi coloro che subiscono indel ciclone che si è abbatgiustizie in questo mondo. tuto violentemente nella Aiutami a essere un disceregione meridionale in polo fedele nella costruzionovembre. Come sempre, ne del tuo regno”. i poveri hanno pagato le Vi chiedo di essere a più terribili conseguenze. noi vicini con la vostra Ma grazie al Signore, con preghiera e la carità, affini vostri aiuti e con quelli ché possiamo sentirci tutti internazionali, si è potuto parte di una sola famiglia, evitare epidemie e disagi dove l’amore per i povemortali per i sopravvissuti. ri sia sempre presente nelLa mia missione, in le nostre scelte di vita, per entrambi i casi, è stata appena sfiorata. Qualche In Bangladesh, la gente si è messa al lavoro per rimediare costruire il regno di Dio alle conseguenze del ciclone Sidr (foto AP) ■ nel mondo. piccolo problema c’è sta- Ecco il gruppone degli “amici” (ci sono anche le “ex cuoche”): sorridenti per la foto, ma anche perché con i saveriani si trovano bene, e noi pure con loro: una bella coincidenza! AMICI, MA ANCHE DI PIù p. D. MENEGUZZI, sx Gli amici sono importanti, specialmente quelli veri, quelli che sanno starti vicino soprattutto nei momenti difficili. Ai missionari non mancano amici vicini e lontani, di qua e di là dell’oceano. Siamo fatti per andare incontro a tutti, specialmente a quelli che magari la società non tiene in grande considerazione. La nostra casa viene visitata da tante persone che poi Una buona cuoca rende una comunità religiosa diventano amici cercando di serena e contenta; Elisa e Silvia ci trattano con dar vita a un rapporto sincero i fiocchi: grazie, e continuate così! e profondo. Tra queste persone, alcune meritano una particolare attenzione, perché sono più che semplici amici. Non sappiamo neppure bene come chiamarli: amici importanti, amici per la pelle, amici indimenticabili... Si tratta di persone che ci danno una mano nella gestione della casa. Passano da noi alcune ore durante la settimana, soprattutto per il servizio di portineria, per accogliere bene chi viene a trovarci. È una cosa importante! Lavorano spontaneamente, senza nessun guadagno. Quello che più sorprende è che sono fedeli e vengono volentieri. Per questo, ultimamente, ci siamo incontrati in un clima di festa proprio per manifestare loro la nostra gratitudine e il nostro affetto. Anche le due signore che lavorano part-time, la cuoca e la guardarobiera, sono persone amiche. Grazie a tutte queste persone, noi missionari possiamo dedicarci ad altre attività, al ministero o alle visite dei familiari dei nostri missionari friulani. 2008 FEBBRAIO MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Suora dei “piccioccus” di Cagliari La vincenziana Giuseppina Nicoli è beata P er alcuni mesi, ogni mattina alle sette, sono andato a celebrare la Messa nella cappella dell’asilo della Marina a Stampace. Tutti i giorni, passavo davanti alla lapide della tomba di suor Nicoli, suora della carità, senza leggerne il nome. Salutavo le suore presenti e non prestavo attenzione alla scritta coperta da un vasetto di fiori sul muro della parete. “Qui ove soavi effuse ai piedi di Gesù e della sua Immacolata Madre gli irrefrenabili slanci d’amor di Dio e i tesori attinse di ardente carità del suo bel cuore materno, riposa suor Giuseppina Nicoli, nella pace dei giusti”. Le suore “cappellone” A volte ci accade di vivere nelle case dei santi e camminare sugli stessi pavimenti senza saperlo, come nella cappella dove trovava la sorgente del suo amore per Dio e per i poveri suor Giuseppina. L’annuncio della sua beatificazione e il dono della sua biografia da parte della superiora dell’asilo mi hanno fatto conoscere la vita di questa suora, attiva nel quartiere Stampace del porto di Cagliari. Le suore vincenziane erano note come “suore cappellone”, per il copricapo bianco, a larghe tese spioventi, rigidamente inamidate. Hanno anche un altro nome più significativo: “angeli degli ospedali”. Nel seguire il loro calendario liturgico, mi ha stupito il ricordo delle loro martiri durante la rivoluzione francese. Il furore dei giacobini si era accanito anche contro le suore di san Vincenzo. Chi sono: un po’ di storia Infatti, “monsieur Vincent”, come lo chiamavano i parigini, ha iniziato la carità sociale e politica dei tempi moderni, 374 anni fa, con la fondazione delle p. DINO MARCONI, sx figlie della carità, una nuova forma di vita religiosa femminile: “Avranno per monastero la casa dei malati, per cella una camera d’affitto, per cappella la chiesa della parrocchia, per chiostro le vie della città e le sale degli ospedali, per clausura l’obbedienza, per grata il timor di Dio, e per velo la modestia”. Queste parole sono state riprese anche da Victor Hugo nel suo romanzo “I miserabili”, proprio quando parla delle suore vincenziane. È noto anche il consiglio dato da Vincenzo de’ Paoli al cardinale Mazzarino, dopo che in un giorno aveva sfamato duemila persone con la mensa pubblica. Preoccupato per i danni della guerra civile, corse a cavallo dal cardinale e gli disse: “Monsignore, andatevene; sacrificatevi per il bene della Francia”. “Monelli di Maria” e “zitine” Suor Giuseppina ha lavorato Guardare dentro e scoprire... I saveriani di Macomer visti da fuori Sonia Corso ha scritto questo articolo per il giornalino “Progressolidale” di Macomer. Lo pubblichiamo volentieri. è presente nella nostra cittadina una realtà a molti sconosciuta, quella dei missionari saveriani. Conosciamo tutti la struttura che li ospita e chissà quanti di noi, passandoci davanti, si chiedono a cosa serva un edificio così grande e apparentemente semivuoto. Una domanda che mi sono posta anch’io per tanti anni, senza mai prendermi la briga di andare a vedere. Di recente ho incontrato alcune persone che mi hanno fatto conoscere la realtà interna a quelle mura tutt’altro che semivuote... 8 Ecco cosa ho scoperto Ho scoperto con immenso piacere che molti ragazzi della nostra città frequentano assiduamente questo istituto. Saveriani e giovani animatori collaborano con l’obiettivo di offrire ai ragazzi una formazione cristiana, spirituale e pratica, con attività di formazione missionaria, discernimento vocazionale e, in alcuni casi, dopo un’approfondita preparazione, un’esperienza in missione. Formazione missionaria non significa per forza partire. Ai ra- gazzi è insegnato come mettersi in serena relazione con culture diverse, e che ogni piccola attenzione verso il prossimo sofferente è già missione. Anche discernimento vocazionale non significa che tutti devono diventare saveriani. La vocazione non è solo quella religiosa, ma ciò che ognuno è chiamato a fare nella propria vita. Dunque, il cammino di discernimento vocazionale serve ai giovani per prendere consapevolezza di quale strada percorrere per esprimere appieno la propria formazione cristiana: nel matrimonio, come laico missionario o come consacrato. Persone dedite agli altri La cosa che mi ha colpito in particolare è la disponibilità ad accogliere chiunque ne abbia bisogno e il profondo entusiasmo che i missionari mettono nel dedicarsi agli altri, senza chiedere SONIA CORSO nulla in cambio. Sono persone giovani e meno giovani, sempre pronte a portare conforto spirituale, rendendosi disponibili nell’ascoltare e a offrire un aiuto concreto. Il centro saveriano di Macomer è il fulcro dell’attività missionaria in Sardegna, dove si svolgono tutte le attività fondamentali: formazione missionaria, discernimento vocazionale, esperienza in missione. Conoscere una realtà così ricca è importante. Dimostra come sia possibile, in un mondo dove regnano spesso egoismo e arroganza, trovare persone che collaborano per servire il prossimo. Spero di poter approfondire anch’io, in seguito, i vari aspetti di questa realtà per mostrare la ricchezza che io stes■ sa vi ho trovato. Sono tanti i ragazzi e i giovani che frequentano la comunità saveriana di Macomer; a loro diciamo: siete sempre i benevenuti! quasi sempre in Sardegna, in modo particolare a Cagliari, in mezzo ai bambini di strada. Lei li chiamava i “monelli di Maria”. Si guadagnavano da vivere trasportando bagagli o pacchi, che caricavano nella cesta sulla testa. Per questo erano conosciuti come “is picciòccus de crobi”. Di notte dormivano nelle grotte della collina o sotto i portici dei palazzi. Suor Giuseppina li radunava all’asilo della Marina per dar Sotto il tipico “cappellone”, il simpatico volto di loro un’istruzione reli- suor Giuseppina Nicoli (1863-1924), la vincenziana giosa, per prepararli ai proclamata beata a Cagliari il 3 febbraio sacramenti con la dottrina cristiana, per insegnar loro affidate alla protezione di santa a leggere e scrivere, a imparare Zita. un mestiere. Suor Giuseppina Nicoli si è Oltre ai ragazzi di strada, s’in- consacrata a Dio per il servizio teressava delle ragazze, venute ai poveri, mettendosi con spiriin città come donne di servizio, to evangelico al seguito di Geche riuniva in associazioni. Ac- sù Cristo nella comunità delle ficoglieva le giovani domestiche, glie della carità. È stata dichiaraprovenienti dai paesi di tutta la ta beata il 3 febbraio a Cagliari, Sardegna per prestar servizio alla fine della missione popolapresso i signori della città. Le re, alla quale hanno partecipato chiamava “zitine”, perché erano anche i missionari saveriani. ■ Ritiro spirituale di Quaresima I missionari saveriani invitano tutte le delegate e gli amici a due giornate di ritiro spirituale nello spirito della Quaresima nella casa di Via Toscana n. 9 a Macomer domenica 17 e lunedì 18 febbraio 2008 Per informazioni e conferma, si può telefonare allo 0785 70120 IL COMMIATO A P. DORIO MASCIA p. DINO MARCONI, sx P. Dorio Mascia è deceduto alle 10,30 del 21 gennaio 2008 all’ospedale civile di Cagliari, all’età di 66 anni. Era stato ricoverato al pronto soccorso di Bosa nella notte del 3 dicembre e poi trasferito a Cagliari per l’operazione della milza. Il diabete trascurato ha causato problemi alla suturazione della ferita fino a causare un’emorragia che lo ha portato al decesso. Padre Dorio era entrato nella comunità saveriana di Desio come “vocazione adulta” nel 1964, dopo un’esperienza di lavoro come sarto. Ha studiato alle magistrali, come ha ricordato p. Pierluigi Felotti, suo compagno di studi. È stato ordinato sacerdote a Sardara e poi è partito per il Congo, dove ha lavorato nelle missioni di Kasongo, Shabunda e Kigulube. I funerali si sono svolti nella chiesa parrocchiale della Vergine Assunta di Sardara, alla presenza del vescovo di Ales Terralba, mons Giovanni Dettori. Ha presieduto il superiore dei saveriani in Italia p. Carlo Pozzobon. Hanno animato i canti il coro parrocchiale e i giovani di Macomer che, al ritmo del tamburo, hanno cantato “Nzambe ee Yamba ee Ma bonza na biso Nzamba - Signore, accogli le nostre offerte”. In questa circostanza, il Signore accolga le sofferenze di un fratello deceduto per malattia, e il dolore dei suoi familiari e dei confratelli missionari. Il canto del “Santo zairese”, che accompagna le liturgie africane celebrate anche da p. Dorio a Kasongo, Shabunda e Kigulube, ci ha ricordato la missione in Africa del nostro missionario. Un forte vento di maestrale ci ha seguiti fino al cimitero, dove ci attendeva il pullman degli amici venuti da Macomer, dove p. Dorio ha lavorato una decina d’anni, dopo il suo ritorno dall’Africa. 2008 FEBBRAIO MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 DIARIO DELLA COMUNITà Meglio donare tutta la vita Per annunciare il vangelo al mondo hanno chiesto di preM isentarmi a tutti voi, cari amici e amiche di “Missionari Saveriani”. Per chi frequenta la nostra casa in via del Castellano non sono uno sconosciuto; ma certo, per chi ci accompagna attraverso questo nostro mensile forse non sono così noto. Perciò, eccomi! Al santuario Virgen del Pilar Il Creatore mi ha fatto vedere la luce l’11 agosto 1969 a Tudela de Navarra, la regione spagnola che vide il natale del nostro patrono san Francesco Saverio. Sono ultimo di sei figli e sono uscito dal fonte battesimale con il nome di Carlos. A sette anni sono andato a Saragozza, dove si trova il santuario dedicato alla Virgen del Pilar. Proprio in quel santuario per sei anni ho prestato il mio servizio: cantavo nelle celebrazioni liturgiche e aiutavo i bambini a salire su una piccola scala perché potessero baciare il mantello della statuetta della Vergine Maria. In questo luogo il Signore mi ha permesso di sviluppare alcuni doni che mi aveva dato: un discreto orecchio musicale e la capacità di ascolto. Molti genitori, che fiduciosi portavano i loro figli alla Vergine Maria, condividevano con noi le loro preoccupazioni e i motivi di ringraziamento. Inoltre, è stata la prima esperienza fuori dal mio piccolo mondo. A Saragozza, insieme ad altri 29 ragazzi provenienti dal resto della Spagna, ho conosciuto altre abitudini, tradizioni ed espressioni lingui- p. CARLOS AGUADO ORTA, sx stiche. È stata una buona scuola per l’apertura e per apprezzare le ricchezze altrui. “Perché solo tre anni?” Mutata la voce bianca, sono tornato nel mio paese, a Murchante. Ho lasciato gli studi e ho cominciato a lavorare. Ricordo con piacere quei sette anni: in famiglia, mettevamo assieme il frutto del nostro lavoro; in parrocchia è maturata la mia fede; in paese mi sono impegnato a migliorare un po’ l’aspetto culturale. È in quel momento che ho concepito l’idea di mettermi al servizio del vangelo. Sentivo la voglia di comunicare la gioia, di essere fratello di Gesù. Ho cominciato a frequentare un gruppo diocesano di laici missionari con l’impegno di andare in mis- Polverigi, comunità missionaria Un aiuto per i pozzi del Bangladesh S crivo a nome dell’oratorio “Beato Frassati” di Polverigi. Come comunità parrocchiale, crediamo che lo stile missionario sia uno degli aspetti centrali del nostro essere cristiani. Questo stile missionario non è solo un modo diverso di guardare e sentire, ma deve essere accompagnato da gesti concreti. Per questo, ormai da quattro anni, proponiamo il “Progetto di solidarietà Polverigi”, che ci accompagna per tutto l’anno catechistico. A novembre scorso, padre Matteazzi e il novizio Andrea hanno presentato il progetto per il 2008, promosso dall’oratorio in collaborazione con i missionari saveriani di Ancona. Il tema di quest’anno è l’acqua; il progetto riguarda la costruzione 8 di pozzi in Bangladesh. Salvadanai da riempire Con i ragazzi più grandi ci siamo informati sul tema dell’acqua: la mancanza di acqua e le malattie, ad essa connesse, uccidono ogni anno 8 milioni di persone. Il problema dell’acqua è legato all’ingiustizia nella distribuzione delle ricchezze tra nord e sud del mondo. In Africa, ad esempio, ci sono Paesi dove si consumano in media 5 litri d’acqua a testa al giorno. In Italia ne consumiamo 300, e negli Stati Uniti 500 litri! Per realizzare il progetto, sono stati consegnati 200 salvadanai a tutti i bambini e ragazzi che frequentano l’oratorio, alle loro catechiste, alle associazioni e P. Matteazzi e Andrea (di spalle, a sinistra) consegnano i salvadanai ai bambini di Polverigi: ciascuno, nel suo piccolo, si sente responsabile del mondo ANNA RITA istituzioni di Polverigi. Questi salvadanai, costruiti con scatole di cartone dai bambini e ragazzi durante le ore di attività, saranno restituiti in occasione della festa di chiusura dell’anno catechistico, con i risparmi che ognuno avrà messo da parte, rinunciando al superfluo. Così condividiamo quello che abbiamo con chi è schiacciato dall’ingiustizia. Un paese solidale Questo è l’insegnamento che vogliamo trasmettere a tutti i bambini e ragazzi, per far sì che crescano con la consapevolezza di essere fortunati a vivere in questa parte del mondo, imparino ad apprezzare le cose di cui disponiamo, acquistino maggiore sensibilità, amore e rispetto verso gli altri, fino a sentirsi in dovere di aiutare i più poveri. Per raggiungere questo obiettivo è importante anche la collaborazione con le associazioni e istituzioni. Infatti, il progetto è stato spiegato a tutto il paese. I ragazzi ne hanno parlato in famiglia, nell’ambito sportivo e nelle feste paesane. I piccoli sono molto sensibili e apprendono facilmente il valore della condivisione e del dono. La nostra ricchezza è spesso costruita sull’ingiustizia che schiaccia il sud del mondo. Abbiamo il dovere di restituire almeno qualcosa, per costruire un futuro di ■ pace e di giustizia per tutti. Padre Carlos Aguado Orta (a sinistra), dopo una breve esperienza missionaria in Burundi, è ora nella comunità saveriana di Ancona; accanto a lui, il giovane novizio Javier, anch’egli spagnolo sione, per tre anni. A questo gruppo partecipava anche un saveriano che mi invitò a una convivenza di Pasqua. Durante quei giorni sono nati in me degli interrogativi che non mi davano pace: “Perché solo tre anni di missione? Perché non dare al vangelo tutta la mia vita?”. Allora, chiesi di poter far parte della famiglia saveriana. Le altre tappe poi si sono succedute rapidamente. La prima esperienza di convivenza con i missionari l’ho vissuta a Murcia, una città del sudest spagnolo. Dopo le prime difficoltà, normali per uno che si inserisce in una realtà sconosciuta, sono rimasto affascinato dall’accoglienza spontanea e fraterna che mi hanno riservato. Consacrato alla missione Poi ho studiato filosofia a Madrid. È stata una buona occasione per approfondire la mia per- sonalità, in vista di una possibile scelta per la vita religiosa e missionaria. Nel noviziato, vissuto ad Ancona, ho deciso di consacrare la mia vita per annunciare il vangelo a coloro che non lo conoscono. Insieme ad altri giovani confratelli, ho fatto la mia prima consacrazione missionaria nella Navarra, all’ombra del castello dov’era nato il Saverio. La consacrazione definitiva è avvenuta cinque anni fa, dopo lo studio della teologia nella casa madre di Parma. Dopo l’ordinazione presbiterale, ho trascorso un anno e mezzo nella missione del Burundi. E ora, eccomi ad Ancona per annunciare il vangelo, per comunicare le meraviglie che il Signore fa nei luoghi di missione, per animare tanti altri a spendere la vita al servizio di Cristo e della sua missione, per far sì che tutti gli uomini e le donne diventino un solo popolo. ■ PADRE BARDELLI, IL PIACENTINO M. STORGATO, sx Devo presentarvi un saveriano che non vuole presentarsi al pubblico. Lo faccio con poche parole, anche perché lui alle parole preferisce i fatti. Piacentino del 1937, saveriano dal 1962, prete dal 1965, p. Giuseppe Bardelli è stato il “grande economo” in casa madre dei saveriani a Parma. Poi è stato rettore della comunità di San Pietro in Vincoli a Raven- P. Giuseppe Bardelli da ottobre fa parte della comunità na, dove mons. Conforti saveriana di Ancona; in posa, si appoggia all’amico Remo era stato arcivescovo. Il Conforti vi era giunto di notte, in treno e alla chetichella, il giorno prima dell’arrivo ufficiale, per evitare le contestazioni degli anticlericali... mangiapreti! Erano tempi difficili, anche per un vescovo santo! Dopo due anni, problemi di salute l’avevano costretto a dare le dimissioni e tornarsene a Parma, dove è stato vescovo amato e apprezzato da tutti. Ebbene, padre Bardelli è riuscito a riportare le reliquie del beato Conforti proprio lì, in quella diocesi che gli era stata descritta con queste parole: “Ravenna è la tua Cina!”. Ma questa volta è stato un vero tripudio: le folle, le autorità religiose e civili lo hanno accolto in trionfo. Chissà che padre Bardelli non riesca a rimettere in moto quelle stesse reliquie, stavolta in direzione della terra marchigiana, dove il Conforti stesso, nell’ottobre del 1925, aveva aperto la seconda “filiale” dell’istituto saveriano a Poggio San Marcello (diocesi di Jesi), nella casa donata da mons. Costantino Bramati. Un dettaglio è bene sapere di p. Bardelli: è un divoratore di gelati! Nelle Marche, potrebbe scoprire qualche gusto tipico, non so... il gelato al carciofo! 2008 FEBBRAIO PARMA 43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 990011 - Fax 0521 990002 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Per servire il mondo intero Nuovi diaconi da Brasile, Congo e Messico casa madre di Parma, N ella sabato 8 e domenica 9 di- cembre la nostra famiglia saveriana ha vissuto due giorni di intensa gioia e di fraternità. Fabien, René, Santos e Wagner hanno emesso la professione religiosa dei voti perpetui e sono stati ordinati diaconi da mons. Lino Pizzi, vescovo di Forlì - Bertinoro. Questi quattro giovani saveriani hanno trascorso vari anni a Parma. Dopo aver imparato la lingua italiana, hanno studiato teologia e hanno fatto esperienza pastorale in varie parrocchie e altre realtà sociali, per prepararsi al sacerdozio missionario. Siamo felici di presentarvi le loro emozioni e convinzioni missionarie. Fabien: la fede dei genitori Fabien Kalehezo T’chiribuka è nato nel 1979 a Baraka, una piccola cittadina della repubblica democratica del Congo. Fa parte di una famiglia numerosa: nove figli, tre maschi e sei femmine, cresciuti in un clima di fede e di educazione religiosa. I genitori sono catechisti e responsabili di comunità cristiane di base. Dopo le scuole elementari Fabien si è trasferito a Bukavu, ospite dei nonni e degli zii, ma entra in crisi, come un po’ tutti gli adolescenti. L’incontro con un missionario gesuita, disposto ad ascoltarlo e ad accompagnarlo nell’orientamento della sua vita, l’ha aiutato a riprendersi. “Ho capito che dovevo cominciare un cammino personale di fede, fare esperienza di Cristo, pregare... Pian piano è rinato in me il desiderio di consacrarmi a Dio, so- DAVIDE LAI, sx gno della mia infanzia”. Le radici della vocazione missionaria di Fabien sono legate alla fede dei genitori e anche alle testimonianze del suo parroco a Fizi, don Elia Leita, delle suore “piccole figlie” e di alcuni missionari saveriani che frequentavano la sua famiglia. Nel 1998 comincia il suo cammino con i saveriani, fino ad arrivare a Parma per concludere gli studi di teologia e prepararsi alla consacrazione definitiva a Dio nel servizio alla missione. Durante gli studi, oltre a dare una mano in alcune parrocchie della città, ha animato un gruppo di sposi con la lectio divina, ha collaborato nella pastorale giovanile della diocesi e nel gruppo scuola, che propone e mette in opera attività educative e ricrea- Famiglia saveriana in festa Missionari saveriani per tutta la vita E concludiamo la presentazione, raccontando qualcosa della storia di vita degli altri due giovani saveriani che hanno deciso di dedicare la propria vita alla missione, secondo il carisma e la spiritualità del beato Guido Conforti. Santos: per aiutare gli indigeni Anche Santos Hernandez Hernandez è messicano. È nato nel 1974 in una famiglia di agricoltori, nella parrocchia “saveriana” di Santa Cruz. Perciò ha conosciuto i saveriani da bambino e ha ammirato “la loro disponibilità ad aiutare gli indigeni”. Trascinato dalla loro testimonianza, decide di “imparare qualcosa e impegnarsi per la sua gente”. Per pagarsi gli studi superiori, lavora come commesso in un negozio di Città del Messico e come muratore a Guadalajara. Qui ritrova il contatto con i saveriani e li frequenta per un periodo di 8 discernimento vocazionale finché, a 23 anni, decide di diventare missionario. Dopo gli studi di filosofia, nel 2002 i superiori lo assegnano a Parma per studiare teologia. Ha collaborato con i volontari del “Pozzo di Sicar”, dove sono accolte le donne immigrate, e con la cooperativa “La Bula”, per la formazione di giovani disabili. Sta trascorrendo un anno di pratica pastorale a Salerno, dedicandosi all’animazione giovanile insieme a p. Alex Brai. È molto contento di questa esperienza e del carattere amichevole dei salernitani. Wagner: per dare tutto Wagner Rodrigues Pereira è nato in Brasile nel 1977. Sua madre è insegnante e il padre è meccanico. La catechesi, cominciata in giovane età, gli ha fatto conoscere l’amore di Dio e ha suscitato in lui il desiderio di aiutare gli altri. D. LAI, sx La chiamata si fa più chiara quando incontra i seminaristi e un giovane prete. Partecipa a un’esperienza vocazionale in seminario ma, dice lui, “mi mancava qualcosa”. Nel 1996, anno in cui il padre muore, uno studente saveriano invita Wagner a un incontro vocazionale dei saveriani a Londrina. Mentre approfondisce la sua vocazione, Wagner termina gli studi superiori e si prepara a quelli di filosofia. Nel 2002 diventa saveriano e viene a Parma per studiare teologia e prepararsi al sacerdozio. Ha lavorato in alcune parrocchie cittadine e nell’animazione missionaria nelle scuole della città. In più, ha dato una mano a p. Angelo Costalonga per archiviare le migliaia di fotografie artistiche che p. Angelo ha scattato nelle missioni saveriane di tutto il mondo. Wagner è ora a Desio per esercitarsi nella pastorale giovanile, prima di diventa■ re sacerdote. Nel santuario del beato Conforti a Parma, in abito giallo, i quattro diaconi appena ordinati (da destra): Santos, Fabien, Wagner, René e mons. Lino Pizzi vescovo di Forlì tive per la prevenzione del disagio negli adolescenti. René: conoscere il cuore René Casillas Barba è messicano, primo di sei figli, e ha 30 anni. Dai genitori e dai nonni ha imparato il senso religioso della vita. La sua infanzia scorre rapida e serena anche se il tempo della scuola gli sembrava sempre troppo lento, perché allo studio preferiva lo svago con gli amici. Era chierichetto in parrocchia e partecipava agli incontri vocazionali organizzati dal seminario minore della sua diocesi. Terminate le scuole medie, decide di entrare in seminario. Qui conosce il mondo della missione e si butta nell’animazione missiona- ria, fino a sentire una chiamata “speciale”. Il seminario si rivela presto un ambiente troppo “stretto” per realizzare il suo sogno. Durante gli studi liceali, conosce vari missionari, tra cui i saveriani. Dopo un campo estivo trascorso con loro, chiede di poter far parte della famiglia saveriana. Nel 2003, dopo il noviziato, viene mandato a Parma per proseguire gli studi, “con la voglia di conoscere più da vicino, il cuore della nostra famiglia missionaria”. Anche lui ha collaborato in due parrocchie della città e ha partecipato a numerose iniziative nel campo dell’evangelizzazione, della catechesi e della pasto■ rale sociale. (continua a lato) IL PRIMO NATALE IN AMAZZONIA p. PAOLO ANDREOLLI, sx Dall’Amazzonia ho pensato a voi tutti. Ho vissuto il mio primo Natale in missione tra i cristiani delle isole e ho partecipato al Natale dei giovani: la prima esperienza vissuta da solo in mezzo ai brasiliani. Non riesco ancora a parlare portoghese, ma ci siamo capiti, perché è l’amore che parla e ci fa intendere. Ma sento la necessità di imparare bene la lingua. È stato un bell’incontro ecclesiale: con il parroco e un’équipe di giovani siamo andati in una comunità distante due ore di barca. Abbiamo preparato la chiesa per la Messa di Natale; abbiamo pregato e cantato, ci siamo scambiati i doni e abbiamo cenato insieme. Poi a letto... sull’amaca, nella barca del parroco, dondolati dalle onde! Al mattino, mi sono svegliato con un po’ di mal di schiena: era la prima volta che dormivo su un’amaca! Abbiamo accolto 200 giovani, arrivati con le loro barchette dopo tre ore di remi sui fiumi, per partecipare alla Messa. Poi, è partita l’animazione con danze, canti e presentazione dei gruppi... che hanno coinvolto tutti, me compreso. Verso l’una, stanchi ma felici, i giovani sono ripartiti per tornare alle loro case, sempre in barca. Anche noi siamo ripartiti subito per un’altra comunità, a un’ora di barca, per celebrare nuovamente il Natale. Abbiamo fatto un bagno nel fiume per rinfrescarci e abbiamo celebrato la terza Messa solenne. Dopo la cena e un po’ di festa, siamo ripartiti. Arrivati al porto, i giovani mi hanno accompagnato fino a casa: non è sicuro camminare da soli per le vie della città, alle 11 di sera! Questo mio primo Natale in Brasile è stato molto intenso e bello. Il giorno dopo, santo Stefano, l’ho dedicato alla “meditazione”, cioè al santo riposo! Sabato 8 dicembre nel santuario Conforti a Parma, i quattro giovani che hanno fatto la professione perpetua dei voti missionari (da sinistra): Santos del Messico, Fabien del Congo RD, Wagner del Brasile, René del Messico Padre Paolo Andreolli, al centro, con gli amici di Desio e p. Renato Trevisan, durante il viaggio in Amazzonia dell’agosto 2005 2008 FEBBRAIO PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Un banco per la Sierra Leone I bambini di Piacenza fanno... scuola L a scuola elementare “Caduti sul lavoro” di Piacenza, da qualche anno ha stretto una sorta di “gemellaggio” con la scuola “Saint Joseph” di Lungi - Masoila in Sierra Leone. È stato p. Vittorio Bongiovanni il primo saveriano a incontrare i piccoli amici piacentini e a raccontare loro la situazione dei bambini-soldato in Sierra Leone, che egli aveva conosciuto personalmente. Da quell’incontro a oggi, i momenti di contatto sono stati diversi. Conoscersi per cambiare Dirigenti, insegnanti e alunni della scuola hanno sempre cercato di essere non solo caritatevoli, ma veri e propri amici che desiderano affrontare un cammi- no comune, che porti a un cambiamento nel modo di pensare di tutti. La corrispondenza reale tra i bambini della Sierra Leone e quelli di Piacenza non è facile, e non solo per difficoltà linguistiche. Ma a tutti piacerebbe che i bambini potessero conoscere più da vicino la realtà dei loro amici africani. Anche se questo potrà risultare difficile, tutti i componenti della scuola di Piacenza si sono proposti di continuare nell’iniziativa, perché la conoscenza diretta di realtà diverse dalla propria è il mezzo per raggiungere un obiettivo: la capacità di rispettare e apprezzare gli altri, che sembrano diversi da noi. In poche parole, il desiderio è quello di cambiare le culture sbagliate MARISTELLA BORLENGHI che continuano a generare problemi per tutto il mondo. Un mercatino per i banchi Anche quest’anno, con il pieno appoggio del dirigente Graziano Sartori, gli alunni della scuola “Caduti sul lavoro” hanno impegnato un po’ del proprio tempo per preparare oggetti con materiale riciclato da vendere ai genitori e agli amici. Il 20 dicembre scorso c’è stata l’apertura di questo speciale mercatino. Il ricavato, circa 2.300 euro, come gli altri anni, è stato inviato al vescovo Biguzzi per la scuola di Masoila. Più precisamente, il ricavato servirà per acquistare il materiale perché i ragazzi più grandi possano costruire i banchi per le loro aule. All’iniziativa ha “Aiutiamo chi si aiuta” Un messaggio di amore per tutti Padre Vittorio, saveriano di Bozzolo e da tanti anni in Sierra Leone, ci ha scritto recentemente. Pubblichiamo il suo racconto, quasi un dono agli alunni e genitori della scuola “Caduti sul lavoro” che, guidati dagli insegnanti, hanno voluto diventare amici di bambini che non conoscono, ma amano. G razie a Dio, la pioggia è arrivata come una manna dal cielo. In 27 anni d’Africa non avevo mai assistito a una stagione così secca. Quasi tutti i pozzi erano asciutti, anche quello della missione. E la gente, soprattutto le mamme, andavano in cerca d’acqua, camminando per chilometri. Alcune bambine hanno perso la scuola: le mamme le mandavano a cercare acqua. E l’acqua che trovavano non era sempre pura. Così parecchi si sono presi la feb- 8 bre tifoidale. Quanto è prezioso il dono dell’acqua! Il lavoro e i giovani ribelli Un altro grosso problema sono i tanti giovani disoccupati. Cercano lavoro ma non c’è. Padre Antonio ha organizzato un progetto agricolo proprio per dare lavoro a chi lo cerca. Nella missione c’è un pezzo di terra non coltivato, vasto come 40 campi da pallone; 120 uomini hanno accettato di lavorarlo. Hanno noleggiato due trattori, hanno arato e hanno seminato 40 sacchi di riso. Se il raccolto sarà buono ci daranno 140 sacchi di riso, che conserveremo per la prossima semina. Tutto il resto sarà loro. Li aiutiamo, a condizione che loro aiutino se stessi”. A Natale non ci siamo domandati dove potevamo andare a fare lo shopping, ma abbiamo Giovani della Sierra Leone lavorano i campi di riso per produrre cibo per le loro famiglie (foto A. Costalonga) p. VITTORIO BONGIOVANNI, sx riflettuto sul significato di questa festa. Abbiamo organizzato un incontro di giovani: erano più di 400; tra loro, c’erano anche alcuni ex-ribelli. È venuto fuori un bel messaggio. Ve lo voglio far conoscere, non perché tra voi ci siano dei ribelli, ma perché c’è bisogno di sapere che l’amore del Signore è attuale per tutti, sempre e ovunque. Ecco il messaggio d’amore “Di solito si insegna che il Signore premia i buoni e castiga i malvagi. Il messaggio del Natale è che il Signore comunica il suo amore a tutti, senza distinzioni. Dice Gesù che il Padre celeste «è benevolo anche verso gli ingrati e i malvagi» (Luca 6,35). L’amore di Dio non dipende dal comportamento dell’uomo. Dio non concede il suo amore e il suo perdono agli uomini perché questi lo meritano, ma perché ne hanno bisogno. Noi non meritiamo l’amore di Dio; ma lo accogliamo, come espressione gratuita e generosa della sua infinita misericordia”. Erano tutti contenti per questo messaggio di gioia! È stato accolto davvero come la “bella notizia” annunciata dall’angelo ai pastori. Quella “bella notizia” è ancora oggi nell’aria, così come l’augurio emerso dall’incontro dei giovani: “Aiutiamoci a raddrizzare le orecchie per sentirci ancora dire che il Signore ci vuole bene”. Lui si serve di tutti per dircelo, anche di ex-ribelli. ■ aderito anche l’associazione di genitori “Anna Frank” di Piacenza, che da qualche tempo collabora con le scuole della città. “Lontani, ma tutti uguali” Un’altra iniziativa è stata la pubblicazione di un calendario per il 2008 che ha per tema: “Così lontani... così vicini, ma tutti uguali”. Il calendario è composto dalle fotografie che nel corso degli anni sono arrivate direttamente dalla Sierra Leone e che testimoniano la storia dell’amicizia con i La “pubblicità” del mercatino che la scuola “Caduti missionari saveriani e i sul lavoro” di Piacenza ha organizzato per Natale bambini della Sierra Le- 2007, a sostegno dei bambini della Sierra Leone one. Le fotografie sono state commentate, mese per me- i bambini di una scuola africana che è molto diversa dalla nose, dagli alunni della scuola. stra: non ci sono banchi né seEcco alcuni dei loro pensieri. Gennaio: p. Vittorio Bongio- die per tutti, non hanno matite vanni è un saveriano. È stato in e quaderni e soprattutto non c’è Sierra Leone, dove ha raccol- l’acqua. Con i soldi ricavati da to i bambini soldato e ha da- un nostro mercatino di Natale, to loro la possibilità di ritorna- siamo riusciti a far costruire un re a vivere giocando e andan- pozzo proprio per quella scuola. do a scuola, come è diritto di Così i nostri amici africani hanogni bambino. È venuto nella no potuto avere anche loro l’acnostra scuola a raccontarci la qua a scuola. Dicembre: Dicembre è il mese sua esperienza. Giugno: “Tela tenki tela, tel in cui noi facciamo il mercatino papa God tenki!”. È il ritornel- di Natale. Realizziamo tanti oglo di un’allegra canzone che ci getti diversi e li vendiamo. Con hanno insegnato Ivan e Simo- i soldi che guadagniamo possiana, due volontari che si sono re- mo regalare anche a voi un po’ ■ cati in Sierra Leone. La cantano del nostro Natale. BENVENUTO, MONS. AMBROSIO A febbraio mons. Gianni Ambrosio, già assistente generale dell’università cattolica di Piacenza, ha fatto il suo ingresso in diocesi, nuovo vescovo della chiesa di Piacenza-Bobbio. I missionari saveriani, a nome di tutti i lettori di questo mensile, desiderano esprimere il loro sincero e caloroso “Benvenuto nel nome del Signore!”. Mons. Ambrosio, in un’intervista al settimanale diocesano “Il nuovo giornale”, ha detto: “Ho trovato persone accoglienti e disponibili, Piacenza è una realtà bella. All’inizio credo che la cosa più importante sia ascoltare e osservare. Vorrei cercare di cogliere le vie per poter risolvere i problemi. Desidero essere positivo e sereno, perché questo è il nostro tempo e la nostra storia e in questo tempo, oggi, c’è l’azione di Dio. Credo che insieme, con serenità Il nuovo vescovo di Piacenza-Bobbio ed entusiasmo, si possa camminare mons. Gianni Ambrosio, a cui diamo il “Benvenuto!” verso quella meta che tutti gli uomini cercano: la felicità che riempie il cuore. Con l’aiuto dall’Alto questo desiderio viene accolto e pienamente realizzato”. Noi l’accompagneremo, con la preghiera e con l’impegno, affinché crescano comunità capaci di vivere la fede nel proprio ambiente, ma con lo sguardo fisso sull’intera umanità. La chiesa piacentina, con la sua guida, continui a generare figlie e figli pronti a partire per annunciare il vangelo di Gesù. Ringraziamo lo Spirito del Risorto per averci donato lei come pastore e guida, mentre chiediamo la sua paterna benedizione. i Missionari Saveriani 2008 FEBBRAIO PIEMONTE e liguria 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Per servire il mondo intero Nuovi diaconi da Brasile, Congo e Messico casa madre di Parma, N ella sabato 8 e domenica 9 di- cembre la nostra famiglia saveriana ha vissuto due giorni di intensa gioia e di fraternità. Fabien, René, Santos e Wagner hanno emesso la professione religiosa dei voti perpetui e sono stati ordinati diaconi da mons. Lino Pizzi, vescovo di Forlì - Bertinoro. Questi quattro giovani saveriani hanno trascorso vari anni a Parma. Dopo aver imparato la lingua italiana, hanno studiato teologia e hanno fatto esperienza pastorale in varie parrocchie e altre realtà sociali, per prepararsi al sacerdozio missionario. Siamo felici di presentarvi le loro emozioni e convinzioni missionarie. Fabien: la fede dei genitori Fabien Kalehezo T’chiribuka è nato nel 1979 a Baraka, una piccola cittadina della repubblica democratica del Congo. Fa parte di una famiglia numerosa: nove figli, tre maschi e sei femmine, cresciuti in un clima di fede e di educazione religiosa. I genitori sono catechisti e responsabili di comunità cristiane di base. Dopo le scuole elementari Fabien si è trasferito a Bukavu, ospite dei nonni e degli zii, ma entra in crisi, come un po’ tutti gli adolescenti. L’incontro con un missionario gesuita, disposto ad ascoltarlo e ad accompagnarlo nell’orientamento della sua vita, l’ha aiutato a riprendersi. “Ho capito che dovevo cominciare un cammino personale di fede, fare esperienza di Cristo, pregare... Pian piano è rinato in me il desiderio di consacrarmi a Dio, so- DAVIDE LAI, sx gno della mia infanzia”. Le radici della vocazione missionaria di Fabien sono legate alla fede dei genitori e anche alle testimonianze del suo parroco a Fizi, don Elia Leita, delle suore “piccole figlie” e di alcuni missionari saveriani che frequentavano la sua famiglia. Nel 1998 comincia il suo cammino con i saveriani, fino ad arrivare a Parma per concludere gli studi di teologia e prepararsi alla consacrazione definitiva a Dio nel servizio alla missione. Durante gli studi, oltre a dare una mano in alcune parrocchie della città, ha animato un gruppo di sposi con la lectio divina, ha collaborato nella pastorale giovanile della diocesi e nel gruppo scuola, che propone e mette in opera attività educative e ricrea- Famiglia saveriana in festa Missionari saveriani per tutta la vita E concludiamo la presentazione, raccontando qualcosa della storia di vita degli altri due giovani saveriani che hanno deciso di dedicare la propria vita alla missione, secondo il carisma e la spiritualità del beato Guido Conforti. Santos: per aiutare gli indigeni Anche Santos Hernandez Hernandez è messicano. È nato nel 1974 in una famiglia di agricoltori, nella parrocchia “saveriana” di Santa Cruz. Perciò ha conosciuto i saveriani da bambino e ha ammirato “la loro disponibilità ad aiutare gli indigeni”. Trascinato dalla loro testimonianza, decide di “imparare qualcosa e impegnarsi per la sua gente”. Per pagarsi gli studi superiori, lavora come commesso in un negozio di Città del Messico e come muratore a Guadalajara. Qui ritrova il contatto con i saveriani e li frequenta per un periodo di 8 discernimento vocazionale finché, a 23 anni, decide di diventare missionario. Dopo gli studi di filosofia, nel 2002 i superiori lo assegnano a Parma per studiare teologia. Ha collaborato con i volontari del “Pozzo di Sicar”, dove sono accolte le donne immigrate, e con la cooperativa “La Bula”, per la formazione di giovani disabili. Sta trascorrendo un anno di pratica pastorale a Salerno, dedicandosi all’animazione giovanile insieme a p. Alex Brai. È molto contento di questa esperienza e del carattere amichevole dei salernitani. Wagner: per dare tutto Wagner Rodrigues Pereira è nato in Brasile nel 1977. Sua madre è insegnante e il padre è meccanico. La catechesi, cominciata in giovane età, gli ha fatto conoscere l’amore di Dio e ha suscitato in lui il desiderio di aiutare gli altri. D. LAI, sx La chiamata si fa più chiara quando incontra i seminaristi e un giovane prete. Partecipa a un’esperienza vocazionale in seminario ma, dice lui, “mi mancava qualcosa”. Nel 1996, anno in cui il padre muore, uno studente saveriano invita Wagner a un incontro vocazionale dei saveriani a Londrina. Mentre approfondisce la sua vocazione, Wagner termina gli studi superiori e si prepara a quelli di filosofia. Nel 2002 diventa saveriano e viene a Parma per studiare teologia e prepararsi al sacerdozio. Ha lavorato in alcune parrocchie cittadine e nell’animazione missionaria nelle scuole della città. In più, ha dato una mano a p. Angelo Costalonga per archiviare le migliaia di fotografie artistiche che p. Angelo ha scattato nelle missioni saveriane di tutto il mondo. Wagner è ora a Desio per esercitarsi nella pastorale giovanile, prima di diventa■ re sacerdote. Nel santuario del beato Conforti a Parma, in abito giallo, i quattro diaconi appena ordinati (da destra): Santos, Fabien, Wagner, René e mons. Lino Pizzi vescovo di Forlì tive per la prevenzione del disagio negli adolescenti. René: conoscere il cuore René Casillas Barba è messicano, primo di sei figli, e ha 30 anni. Dai genitori e dai nonni ha imparato il senso religioso della vita. La sua infanzia scorre rapida e serena anche se il tempo della scuola gli sembrava sempre troppo lento, perché allo studio preferiva lo svago con gli amici. Era chierichetto in parrocchia e partecipava agli incontri vocazionali organizzati dal seminario minore della sua diocesi. Terminate le scuole medie, decide di entrare in seminario. Qui conosce il mondo della missione e si butta nell’animazione missiona- ria, fino a sentire una chiamata “speciale”. Il seminario si rivela presto un ambiente troppo “stretto” per realizzare il suo sogno. Durante gli studi liceali, conosce vari missionari, tra cui i saveriani. Dopo un campo estivo trascorso con loro, chiede di poter far parte della famiglia saveriana. Nel 2003, dopo il noviziato, viene mandato a Parma per proseguire gli studi, “con la voglia di conoscere più da vicino, il cuore della nostra famiglia missionaria”. Anche lui ha collaborato in due parrocchie della città e ha partecipato a numerose iniziative nel campo dell’evangelizzazione, della catechesi e della pasto■ rale sociale. (continua a lato) IL PRIMO NATALE IN AMAZZONIA p. PAOLO ANDREOLLI, sx Dall’Amazzonia ho pensato a voi tutti. Ho vissuto il mio primo Natale in missione tra i cristiani delle isole e ho partecipato al Natale dei giovani: la prima esperienza vissuta da solo in mezzo ai brasiliani. Non riesco ancora a parlare portoghese, ma ci siamo capiti, perché è l’amore che parla e ci fa intendere. Ma sento la necessità di imparare bene la lingua. È stato un bell’incontro ecclesiale: con il parroco e un’équipe di giovani siamo andati in una comunità distante due ore di barca. Abbiamo preparato la chiesa per la Messa di Natale; abbiamo pregato e cantato, ci siamo scambiati i doni e abbiamo cenato insieme. Poi a letto... sull’amaca, nella barca del parroco, dondolati dalle onde! Al mattino, mi sono svegliato con un po’ di mal di schiena: era la prima volta che dormivo su un’amaca! Abbiamo accolto 200 giovani, arrivati con le loro barchette dopo tre ore di remi sui fiumi, per partecipare alla Messa. Poi, è partita l’animazione con danze, canti e presentazione dei gruppi... che hanno coinvolto tutti, me compreso. Verso l’una, stanchi ma felici, i giovani sono ripartiti per tornare alle loro case, sempre in barca. Anche noi siamo ripartiti subito per un’altra comunità, a un’ora di barca, per celebrare nuovamente il Natale. Abbiamo fatto un bagno nel fiume per rinfrescarci e abbiamo celebrato la terza Messa solenne. Dopo la cena e un po’ di festa, siamo ripartiti. Arrivati al porto, i giovani mi hanno accompagnato fino a casa: non è sicuro camminare da soli per le vie della città, alle 11 di sera! Questo mio primo Natale in Brasile è stato molto intenso e bello. Il giorno dopo, santo Stefano, l’ho dedicato alla “meditazione”, cioè al santo riposo! Sabato 8 dicembre nel santuario Conforti a Parma, i quattro giovani che hanno fatto la professione perpetua dei voti missionari (da sinistra): Santos del Messico, Fabien del Congo RD, Wagner del Brasile, René del Messico Padre Paolo Andreolli, al centro, con gli amici di Desio e p. Renato Trevisan, durante il viaggio in Amazzonia dell’agosto 2005 2008 FEBBRAIO PUGLIA 74020 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 Dio mi è sempre stato vicino Padre Carlo Primosig è arrivato nella comunità saveriana di Taranto prima di Natale. Gli diamo il nostro fraterno benvenuto. Si presenta a tutti gli amici, raccontando qualcosa della sua avventurosa vita missionaria. stato davvero buono D ioconè me! Mi ha dato tutto il necessario e molto di più. Non so se sono un bicchiere grande o piccolo. Ma so che Dio lo ha riempito completamente: mi ha dato il massimo. Né posso dire che se Dio mi avesse dato questa o quell’altra cosa, avrei potuto dare di più o fare meglio. Se non ho fatto il mio dovere o non ho corrisposto alla sua grazia, la colpa è solo mia. Devo ringraziare il Signore per tante cose: la vita, la vocazione, la missione in Africa, il tempo passato a Parma, presso la procura delle missioni in contatto diretto con le difficoltà quoti- diane dei missionari... Ringrazio Dio anche per i tanti amici che mi ha dato, in Italia e all’estero. Sono amici veri, che non solo mi invitano a cena, ma apprezzano e condividono l’ideale missionario. Sono tutti doni di Dio. Prete da 40 anni Ma più numerose sono le cose per le quali devo chiedere perdono. L’ho fatto tante volte e Dio mi ha sempre perdonato, mi ha voluto davvero bene. Non mi ha mai abbandonato. Mi è stato sempre vicino, anche quando io non sapevo o non volevo. Gesù è stato solidale con me, ha pagato per me, ha saldato il mio debito. Sono stato ordinato sacerdote nel 1967, insieme ad altri 30 giovani saveriani, tutti scelti e amati da Dio. Oggi siamo rimasti 22: cinque hanno scelto un’altra strada e tre sono morti. Uno di loro, sicuramente il migliore, è morto martire in Burundi per aver detto la verità dal pulpito, rimpro- p. CARLO PRIMOSIG, sx verando i militari di aver compiuto un massacro. Sapeva che la sua vita era in pericolo, ma è rimasto al suo posto. È il martire p. Ottorino Maule, di Gambellara (Vicenza). Quel giorno a Bukavu... Tante volte mi sono accorto che Dio mi era vicino. Quando ero a Bukavu, in Congo, volevamo celebrare una Messa in suffragio delle tante vittime innocenti uccise, morte in prigione o semplicemente fatte scomparire. La cattedrale era circon data da soldati che impedivano alla gente di avvicinarsi e ai sacerdoti di entrare, dicendo che non era domenica e quindi non c’era la Messa. Siamo potuti entrare in chiesa da una porta laterale. Eravamo solo sacerdoti, alcune suore e qualche catechista. Stavamo per cominciare la Messa, quando sono entrati i soldati armati e ci hanno fatto uscire, indossan- L'ANGOLO DEL SILENZIO / 15 Le farfalle e la candela Quando si vuol godere tutto subito una volta due farfalC' erano le che, nel loro primo gior- no di vita, si godevano lo spazio azzurro in piena libertà. Volarono fino a sera, e avrebbero voluto continuare a volare, il buio le costrinse a rifugiarsi su un albero. Sotto l’albero, a notte fonda, arrivarono anche dei viandanti per riposare alla luce di una candela. Una delle farfalle, vinta dalla tentazione di volare, vista la luce si tuffò giù a volteggiare attorno alla candela. L’altra farfalla resistette alla tentazione e avvertiva la compagna dicendo: “Torna su, prima che la fiamma ti bruci le ali. Le tue ali sono fatte per la luce del sole. Quella candela è una trappola per te: ritorna!”. La farfalla temeraria, inebriata dal volare, non volle ascoltare i buoni consigli dell’amica. Ma mentre volteggiava pazza attorno alla candela sfidando la fiamma, cadde vittima del fuoco, con le ali accese da un’improvvisa fiammata. Perse le ali e finì miseramente a terra, nella polvere. 8 L’amara lezione: imparare dagli sbagli Al mattino, appena si fece luce, l’amica illesa si calò angosciata presso la sorella dalle ali bruciate per confortarla. Purtroppo era già morta. Anzi, trovò le formiche del vicinato che le stavano già celebrando il funerale... Terrorizzata, fuggì via e si posò a piangere sui petali di un girasole. Ancora in lacrime, sopra la foglia accanto scorse la presenza di una neonata farfallina che si stava scaldando al sole con le ali ancora umide. Era appena uscita dalla crisalide. La farfalla in lutto, pensando ai pericoli che la neonata avrebbe potuto incontrare da grande, volle darle dei consigli: p. A. BERTON, sx “Ama la luce e goditi la vita, ma attenta che sei fatta solo per volare alla luce del sole. Non aver paura: vola e goditi il cielo. Le ali sono la tua libertà. Ma non tutte le luci sono le stesse. Di notte, riposa. Non cedere alla tentazione della luce di candela né della lampada ad olio. Non essere ingenua! Ho visto una farfalla volteggiare nella notte attorno a una luce di candela: si è bruciata le ali, e senza ali, si è bruciata anche la sua libertà. Non fare l’ingenua! Non vendere la tua libertà per due secondi d’illusione”. In conclusione, voglio dire... La felicità non viene mai da piaceri soddisfatti, ma da doveri compiuti. E allora ti dico: Resisti alla tentazione della notte. Aspetta il tuo tempo. Attendi paziente il tuo mattino, prima di cogliere il tuo paradiso. Esso giungerà puntuale. Come il sole che sorge a far crescere sempre di più lo spazio della tua felicità! Ricorda l’avvertimento di Gesù: “Siate semplici come la colomba, ma siate furbi come il serpente! Che ti giova goderti il mondo intero, se poi perdi la tua ■ anima?”. Padre Carlo Primosig, friulano di nascita, da dicembre è il nuovo “acquisto” della comunità saveriana di Lama-Taranto: benvenuto! do i paramenti sacerdotali. Con i fucili puntati, ci hanno fatto sedere per terra davanti la chiesa, vietandoci di parlare o muoverci. Siamo rimasti così due ore, ma eravamo tranquilli, senza paura. Più forte di bombe e schegge Anche durante il bombarda mento della città di Bukavu, nell’ottobre del 1996, Dio ci è stato vicino. Era notte fonda ed ero steso vestito sul letto. In una mano avevo la corona del rosario e nell’altra la torcia elettrica, perché era saltata la luce. Sentivo lo scoppio delle bombe molto vicine; erano bombe speciali che scoppiavano a qualche decina di metri dal suolo proiettando le schegge verso terra. Sentivo il rumore dei frammenti che cadevano sul tetto di lamiera della no- stra casa. Ma non provavo paura, ero tranquillo; non pensavo neppure di poter essere colpito. Al mattino, ancora con il buio, mi sono alzato per accompagnare alcune suore e novizie all’aeroporto. Solo al mio ritorno ho visto i buchi prodotti dalle bombe sul tetto del nostro ufficio, sul portone d’ingresso e sul muro di cinta. Solo allora mi sono reso conto di come la morte ci fosse passata vicina. Eravamo una trentina di saveriani, cacciati via dalle missioni occupate dai ribelli. Bastavano pochi metri e sarebbe stata una strage. Allora i superiori ci hanno consigliato di tornare in Italia. Ho obbedito, e qui sono rimasto. E ora sono felice di essere nella comunità saveriana di Taranto, per continuare la mia vita missionaria. ■ BUSIMBA, VILLAGGIO DEI LEBBROSI! p. C. PRIMOSIG, sx Domenica 27 gennaio abbiamo celebrato la giornata mondiale contro la lebbra, voluta dal grande apostolo dei lebbrosi, Raoul Follereau. Anche la bibbia parla di lebbra e ci presenta due casi di lebbrosi guariti in modo miracoloso. Il lebbroso Naaman nell’antico testamento e i dieci lebbrosi nel vangelo. Naaman, il generale della Siria lebbroso, abituato a comandare, pensava che il profeta Eliseo avrebbe agito con la stessa vanità dei potenti. I suoi servi lo hanno “sgonfiato”: lascia da parte il suo orgoglio ferito e obbedisce. Così ottiene la guarigione e la salvezza. Nel vangelo, dieci lebbrosi chiedono a Gesù di essere guariti. Tutti e dieci vengono mandati dai sacerdoti. Tutti e dieci guariscono, mentre vanno a mostrarsi ai sacerdoti, come aveva detto loro Gesù. Ma uno solo, quando si è visto guarito, ha capito che c’era qualcosa di nuovo. È tornato indietro, ha creduto in Cristo e ha ottenuto la salvezza. Quando ero in Zaire, nella missione di Fizi, ho conosciuto la piaga della lebbra. Busimba era un villaggio abitato da lebbrosi. Avevano la cosiddetta “lebbra secca”, che non produce piaghe, ma rende insensibili le estremità delle mani e dei piedi. A causa di questa insensibilità, ci si ferisce senza rendersene conto e, un po’ alla volta, si perdono le dita delle mani e dei piedi. Desidero fare con voi una riflessione. La lebbra è una malattia tanto orribile quanto facile da curare. Bastano due sulfoni la settimana: una cura che costa meno di 10 euro l’anno. Come mai questa tragica realtà ancora oggi, nella nostra società che ha vinto tante malattie, colpisce milioni di persone al mondo? foto Carlesso Sono felice di essere tra voi 2008 FEBBRAIO REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 Messina, centro... senza frontiere Il “cantiere della speranza” per il Bangladesh saputo della terribile A ppena catastrofe che ancora una volta ha colpito il Bangladesh e la sua popolazione, il centro di mondialità “Senza frontiere” ha deciso di rispondere all’appello lanciato da tante organizzazioni e di trovare un modo per sostenere le situazioni di emergenza. Nord e sud si incontrano Il centro si trova a Messina ed è nato nel 2003 dal desiderio di aiutare ad allargare gli orizzonti della nostra gente sulla realtà del mondo intero e di dare voce a chi non ha voce. Pertanto si propone come prima missione quella di sensibilizzare e informare su tematiche che riguardano il divario tra nord e sud, la globalizazzione, la pace e i rapporti interculturali. Per realizzare questi obiettivi, organizziamo laboratori e periodi formativi sia per studenti universitari sia per educatori, incontri e dibattiti, cineforum e attività nelle scuole, servizio per la consultazione di testi e riviste e altri eventi culturali. Addobbi natalizi “riciclati” Quest’anno, tra i nuovi progetti, il centro ha deciso di avviare un’iniziativa chiamata “cantiere della speranza”. Tale progetto prevede mensilmente la realizzazione di un’attività (vendita benefica, cene, diffusione di agende missionarie eccetera) per sostenere, di volta in vol- JOSEPHINE RUNCI ta, un progetto missionario. Si chiama “cantiere” perché chiunque voglia, può contribuire manualmente a sostenere i progetti, dando così un barlume di “speranza” a chi non ne ha. In occasione del santo Natale i giovani collaboratori e altri volontari del centro hanno pensato di realizzare degli addobbi natalizi creati con materiali riciclati o presenti in natura, e anche altri materiali di esubero gentilmente donati da varie persone. Con impegno e volontà abbiamo alacremente lavorato alcuni giorni per poi vendere tali addobbi (palline, candeline segnaposto, ghirlande e presepi) in un centro commerciale della nostra città di Messina, il 24 novembre tutto il giorno Josephine è una collaboratrice del centro di mondialità “Senza Frontiere” di Messina. Vuole condividere con tutti i lettori del mensile “Missionari Saveriani” alcune loro iniziative e attività. Ci farebbe piacere che anche altri gruppi e associazioni del territorio raccontassero le loro iniziative. L’informazione crea entusiasmo e suscita altre idee da condividere. È così che cresce nel mondo la “buona notizia”! Potete inviare i vostri racconti a p. Mario Guerra, all’indirizzo dei saveriani di Gallico Superiore. Grazie. dal mattino alla sera. Un aiuto per il Bangladesh All’inizio è stato difficile coinvolgere la clientela del centro commerciale, attratta e distratta dai tanti “balocchi” che proponevano le vetrine dei negozi. Alla fine, però, l’iniziativa del centro “Senza frontiere” ha avuto un buon riscontro, sia per quanto riguarda l’opera di sensibilizzazione sia per quanto riguarda l’esito economico dell’operazione. Stanchi ma felici, siamo tornati a casa con la consapevolezza di esserci impegnati ad aiutare qualche fratello e sorella del Ban- gladesh. Abbiamo subito inviato la somma raccolta alla “Procura delle missioni saveriane”, con sede a Parma, perché è il modo più celere e sicuro per far pervenire gli aiuti a chi ha più bisogno. Il “cantiere della speranza” non si arresta e continua la sua attività. Per essere aggiornati sulle varie iniziative è utile visitare il sito ■ www.senzafrontiere.info Nota Bene: Provate ad entrare nel sito web, ne vale la pena! Troverete tante buone iniziative e idee per mettersi in contatto, chiedere, sapere e fare cose interessanti (ndr). A Gallico dieci coppie in festa Le nozze calabresi e le nozze africane festa della Sacra FamiN ella glia, è stata davvero appro- priata la serata culturale al parco della mondialità, organizzata proprio per onorare la ricorrenza di 50 anni di vita matrimoniale di una rappresentanza di vecchi amici. Dieci coppie - non più giovani ma arzille - hanno ricordato alla numerosa platea, autorità cittadine e religiose incluse, la cultura e le tradizioni della vita matrimoniale calabrese dei loro bei tempi. La gioiosa celebrazione è continuata in sala con canti, musica d’epoca, poesie e risonanze dei festeggiati. C’era proprio tutto per tornare a casa felici e... migliori! Il matrimonio in Africa La festa è stata anche l’occasione per conoscere altre culture. Dopo l’introduzione dell’organizzatore, il sig. Carmelo Polito, il missionario p. Mario Guerra ha presentato le tradizioni e le cerimonie matrimoniali nella cultura africana. Si tratta di un cerimoniale ricco di elementi: la promessa di unione permanente nella prosperità e nelle avversità e il consenso reciproco sono espressi chiaramente dai due giovani davanti agli anziani delle due famiglie. Gli anziani, infatti, sono i garanti degli impegni presi dai giovani contraenti e sono molto attivi in caso p. MARIO GUERRA, sx di crisi matrimoniale. La partecipazione degli anziani evoca la presenza degli antenati e di Dio, sorgenti di benedizioni sulla nuova coppia. Il legame è sigillato dall’unione delle mani di tutti con quelle della giovane coppia e, a turno, ogni anziano rivolge preghiere a Dio per chiedere prosperità e lunga vita. È sorprendente come, in una cultura completamente estranea a quella cristiana, siano stati inclusi ed evidenziati gli elementi che noi riteniamo essenziali al sacramento del matrimonio: il consenso libero pubblicamente espresso dai contraenti e la durata dell’unione per tutta la vita! ■ Due momenti della festa per i 50 anni di matrimonio di dieci coppie di amici, che si è tenuta nel parco della mondialità a Gallico: a fianco, una coppia di “giovincelli” si scatena nelle danze e nei canti! Le coppie d'oro hanno anche ascoltato il racconto delle tradizioni matrimoniali africane da p. Mario Guerra. 8 Il logo del centro di mondialità “Senza frontiere” di Messina e quello del “Cantiere della speranza” IL VECCHIO E IL BAMBINO Un vecchio e un bambino, presi per mano, andarono insieme incontro alla sera; la polvere rossa si alzava lontano e il sole brillava di luce non vera. L’immensa pianura sembrava arrivare fin dove l’occhio d’un uomo poteva guardare e tutto d’intorno non c’era nessuno: solo il tetro contorno di torri di fumo... I due camminavano, il giorno cadeva, il vecchio parlava e piano piangeva: con l’anima assente, con gli occhi bagnati, seguiva il ricordo di miti passati... I vecchi subiscono le ingiurie degli anni, non sanno distinguere il vero dai sogni, i vecchi non sanno nel loro pensiero, distinguer nei sogni il falso dal vero. Il vecchio diceva guardando lontano: “Immagina questo coperto di grano, immagina i frutti e immagina i fiori e pensa alle voci e pensa ai colori; e in questa pianura, fin dove si perde, crescevano gli alberi e tutto era verde, cadeva la pioggia, segnavano i soli il ritmo dell’uomo e delle stagioni”. Il bimbo ristette, lo sguardo era triste, e gli occhi guardavano cose mai viste; e poi disse al vecchio con voce sognante: “Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!” 2008 FEBBRAIO ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 Montopoli chiama il Burundi Nel nome di p. Fiore D'Alessandri Da Montopoli di Sabina, in provincia di Rieti, il presidente di “Mani aperte”, l’associazione in memoria di p. Fiore D’Alessandri, ci informa sulle ultime attività. L a 16.ma edizione dell’annuale convegno di preghiera e riflessione sulle missioni africane, che dal 1992 organizziamo in ricordo del compianto e amato missionario saveriano padre Fiore D’Alessandri, si è svolta sabato 20 ottobre 2007 a San Valentino nell’ex seminario. Al convegno, organizzato dall’associazione “Mani aperte”, hanno partecipato circa 60 persone. Dopo la preghiera del mattino, la giornata è continuata con due tavole rotonde sui temi interessanti: “Africa, fame di pane. Fame di Dio?”, ed “Europa, sazia di pane. Sazia di Dio?”. Hanno partecipato al dibattito il burundese don Methodio, docente all’ateneo salesiano, il dott. Umberto Paniccia esperto in co- ALVARO TOMASSETTI municazione e p. Leandro Fanlo parroco a Roma. I presenti hanno gradito molto che nel programma siano stati inseriti temi di alto livello culturale e hanno seguito con attenzione e interesse il dibattito, contribuendo alla discussione con domande e interventi. Un impegno che si rinnova Al termine della mattinata, il vescovo mons. Lino Fumagalli, ha celebrato la Messa e ci ha esortato a proseguire nella me- Al convegno in memoria di p. Fiore D’Alessandri, i partecipanti alla santa Messa presieduta dal vescovo mons. Lino Fumagalli, nella chiesa di San Valentino (RI) L'ANGOLO DEL SILENZIO / 15 Le farfalle e la candela Quando si vuol godere tutto subito una volta due farfalC' erano le che, nel loro primo gior- no di vita, si godevano lo spazio azzurro in piena libertà. Volarono fino a sera, e avrebbero voluto continuare a volare, il buio le costrinse a rifugiarsi su un albero. Sotto l’albero, a notte fonda, arrivarono anche dei viandanti per riposare alla luce di una candela. Una delle farfalle, vinta dalla tentazione di volare, vista la luce si tuffò giù a volteggiare attorno alla candela. L’altra farfalla resistette alla tentazione e avvertiva la compagna dicendo: “Torna su, prima che la fiamma ti bruci le ali. Le tue ali sono fatte per la luce del sole. Quella candela è una trappola per te: ritorna!”. La farfalla temeraria, inebriata dal volare, non volle ascoltare i buoni consigli dell’amica. Ma mentre volteggiava pazza attorno alla candela sfidando la fiamma, cadde vittima del fuoco, con le ali accese da un’improvvisa fiammata. Perse le ali e finì miseramente a terra, nella polvere. 8 L’amara lezione: imparare dagli sbagli Al mattino, appena si fece luce, l’amica illesa si calò ango- sciata presso la sorella dalle ali bruciate per confortarla. Purtroppo era già morta. Anzi, trovò le formiche del vicinato che le stavano già celebrando il funerale... Terrorizzata, fuggì via e si posò a piangere sui petali di un girasole. Ancora in lacrime, sopra la foglia accanto scorse la presenza di una neonata farfallina che si stava scaldando al sole con le ali ancora umide. Era appena uscita dalla crisalide. La farfalla in lutto, pensando ai pericoli che la neonata avrebbe potuto incontrare da grande, volle darle dei consigli: “Ama la luce e goditi la vi- p. A. BERTON, sx ta, ma attenta che sei fatta solo per volare alla luce del sole. Non aver paura: vola e goditi il cielo. Le ali sono la tua libertà. Ma non tutte le luci sono le stesse. Di notte, riposa. Non cedere alla tentazione della luce di candela né della lampada ad olio. Non essere ingenua! Ho visto una farfalla volteggiare nella notte attorno a una luce di candela: si è bruciata le ali, e senza ali, si è bruciata anche la sua libertà. Non fare l’ingenua! Non vendere la tua libertà per due secondi d’illusione”. In conclusione, voglio dire... La felicità non viene mai da piaceri soddisfatti, ma da doveri compiuti. E allora ti dico: Resisti alla tentazione della notte. Aspetta il tuo tempo. Attendi paziente il tuo mattino, prima di cogliere il tuo paradiso. Esso giungerà puntuale. Come il sole che sorge a far crescere sempre di più lo spazio della tua felicità! Ricorda l’avvertimento di Gesù: “Siate semplici come la colomba, ma siate furbi come il serpente! Che ti giova goderti il mondo intero, se poi perdi la tua ■ anima?”. ritoria opera a di padre Fiore. favore dei fraIl vescovo ritelli bisognosi corda così il dell’Africa, semissionario: guendo l’esem“Padre Fiore pio di padre Fioamava tutti, ma re e invitandoci a aveva scelto di essere chiesa pardedicare la sua tecipe e attiva anvita al bene dei che nelle proprie più diseredati comunità parroced emarginati, chiali. cioè ai batwa, Nel pomerigetnia del Bugio, don Carmelo Il simpatico volto di p. Fiore D’Ales- rundi apparenCristiano ha pretata ai pigmei. sandri, come tutti lo ricordano a sentato la “Lucet- Montopoli di Sabina e in Burundi Anche a nome ta del mattino”, il dei batwa di nono opuscolo da lui preparato Karama nella parrocchia di Gicon i pensieri di padre Fiore. Ha sanze, vi ringrazio per le case poi commentato l’omelia “Sulla che ci state aiutando a costrumissione del Saverio nelle Indie ire e per la scolarizzazione dei orientali”, che padre Fiore, allo- nostri ragazzi”. Anche recenra novizio, ebbe l’onore di tene- temente, “Mani aperte” ha inre ai novizi saveriani in San Pie- viato 9.000 euro in Burundi per tro in Vincoli (Ravenna), il 3 di- continuare i lavori. cembre del 1964. La giornata si è chiusa con La grande fiera di Colonnetta l’impegno a proseguire l’opera Anche nel pieno dell’estadi aiuto ai fratelli burundesi della te, l’associazione “Mani aperdiocesi di Muyinga e a tener vivo te” aveva proposto un’interesil ricordo del compianto missio- sante serata di solidarietà, dunario compaesano, sepolto nella rante la grande “fiera” che i remissione di Gisanze, in Burundi. sidenti di Colonnetta organizzano ogni anno. In una tenda del Il “grazie” del vescovo grande campo, mons. Lino FuIl vescovo di Muyinga, mons. magalli e padre Marcello StorJoachim, che è già venuto a gato hanno parlato ai numeroMontopoli per conoscere la ter- si partecipanti della solidarietà ra d’origine di padre Fiore e lo missionaria che deve caratterizscorso anno aveva partecipato al zare tutti i cristiani. convegno di Fara Sabina, ha voÈ stata anche l’occasione per luto essere presente con un suo mostrare al pubblico le immagini “messaggio” indirizzato ai par- delle casette che “Mani aperte” tecipanti al convegno. Il suo pri- sta costruendo in Burundi per le mo saluto l’ha rivolto al vesco- famiglie povere dei pigmei. Sono vo della Sabina mons. Fumagal- case molto semplici, ma decoroli, apprezzando la sua presenza se. I pigmei si mantengono con accanto all’associazione “Mani la caccia, ma sono anche esperti aperte”. Ha salutato i sacerdoti “vasai”: lavorando la creta, creae i laici per il bene che fanno per no vasellame utile alla vita quo■ tenere viva la memoria e l’opera tidiana degli africani. IL PRIMO NATALE IN AMAZZONIA p. PAOLO ANDREOLLI, sx Dall’Amazzonia ho pensato a voi tutti. Ho vissuto il mio primo Natale in missione tra i cristiani delle isole e ho partecipato al Natale dei giovani: la prima esperienza vissuta da solo in mezzo ai brasiliani. Non riesco ancora a parlare portoghese, ma ci siamo capiti, perché è l’amore che parla e ci fa intendere. Ma sento la necessità di imparare bene la lingua. È stato un bell’incontro ecclesiale: con il parroco e un’équipe di giovani siamo andati in una comunità distante due ore di barca. Abbiamo preparato la chiesa per la Messa di Natale; abbiamo pregato e cantato, ci siamo scambiati i doni e abbiamo cenato insieme. Poi a letto... sull’amaca, nella barca del parroco, dondolati dalle onde! Al mattino, mi sono svegliato con un po’ di mal di schiena: era la prima volta che dormivo su un’amaca! Abbiamo accolto 200 giovani, arrivati con le loro barchette dopo tre ore di remi sui fiumi, per partecipare alla Messa. Poi, è partita l’animazione con danze, canti e presentazione dei gruppi... che hanno coinvolto tutti, me compreso. Verso l’una, stanchi ma felici, i giovani sono ripartiti per tornare alle loro case, sempre in barca. Anche noi siamo ripartiti subito per un’altra comunità, a un’ora di barca, per celebrare nuovamente il Natale. Abbiamo fatto un bagno nel fiume per rinfrescarci e abbiamo celebrato la terza Messa solenne. Dopo la cena e un po’ di festa, siamo ripartiti. Arrivati al porto, i giovani mi hanno accompagnato fino a casa: non è sicuro camminare da soli per le vie della città, alle 11 di sera! Questo mio primo Natale in Brasile è stato molto intenso e bello. Il giorno dopo, santo Stefano, l’ho dedicato alla “meditazione”, cioè al santo riposo! 2008 FEBBRAIO ROMAGNA 48020 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Fare del mondo una sola famiglia Festa del Saverio con i sacerdoti della Romagna p. A. CLEMENTINI, sx C ome molti di voi sanno, il 3 dicembre è la festa di S. Francesco Saverio (chi non si fida può controllare guardando sul nostro calendario). Si celebra anche la giornata di spiritualità missionaria per i sacerdoti. Per l’occasione, missionari e preti diocesani si incontrano presso i saveriani di S. Pietro in Vincoli. Anche questa volta ci hanno onorato della loro presenza i nostri tre vescovi: mons. Lino Pizzi di Forlì, mons. Tommaso Girelli di Imola, mons. Claudio Stagni di Faenza. Hanno partecipato un’ottantina di sacerdoti delle diocesi di Ravenna, Forlì, Imola, Faenza, Cesena e Rimini. Anche se ogni anno il programma della giornata è più o meno lo stesso, tuttavia l’incontro tra i partecipanti ha ogni volta un sapore nuovo. Nelle tre sezioni di questa pagina trovate tre voci diverse, ma concordi. Vogliamo far giungere anche a voi, I saveriani della comunità di S. Pietro in Vincoli rinnovano la loro consacrazione alla missione cari lettori, l’eco di una giornata che ci auguriamo continui a essere un punto di riferimento per molti. Il “ripartire” del beato Conforti Il superiore dei saveriani in Italia, p. Carlo Pozzobon, intrattenendo gli ospiti nel salone prima della Messa, ha presentato i saveriani del 2007, giunti a quota 900, di cui 300 non italiani. Non ha mai nominato S. Francesco Saverio, anche se era bene in vista dietro le bandiere delle 17 nazioni nel mondo dove lavorano i saveriani. Ha puntato tutto sul beato Conforti che, ispirandosi al Saverio, volle plasmare la sua congregazione con una spiritualità particolare. Partendo da lontano, ha individuato nel profeta Isaia e nell’apostolo Paolo le icone originali della spiritualità missionaria. Il loro andare per portare l’annuncio si è tramutato nel ripartire del Conforti. Una caratteristica che l’ha contraddistin- Illuminiamo la via del vangelo La festa di S. Francesco Saverio / 2 l’incontro nella saD opo la delle conferenze, mis- sionari e sacerdoti si sono riuniti in chiesa per la grande concelebrazione insieme ai vescovi. Nell’omelia, mons. Pizzi ha toccato i punti essenziali della missione, a partire da Gesù. Dopo averli tenuti con sé per tre anni e averli istruiti, Gesù manda i suoi apostoli nel mondo a predicare il suo vangelo. Dal cielo, invia su di loro lo Spirito Santo, che li ha resi coraggiosi nel predicare e compiere prodigi. Nella sua vita apostolica, Gesù ha più volte manifestato la decisione di voler raggiungere tutti i villaggi, anche quando la gen- te avrebbe voluto trattenerlo più a lungo per gustare la sua compagnia. Altrettanto ha fatto san Paolo, che alla predicazione del vangelo ha dedicato tutta la vita, con quel suo grido: “guai a me se non evangelizzo!”. Anche noi abbiamo un compito da svolgere Così ha fatto anche san Francesco Saverio, che viaggia continuamente per far conoscere Gesù Salvatore ai popoli dell’India, della Malesia e del Giappone, finché la morte non lo ha fermato alle porte della Cina. E mentre era impegnato a evangelizzare e a battezzare, trovava il tempo per fare p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx animazione missionaria per lettera, scuotendo i cristiani dell’Europa e invitando specialmente i giovani ad aprirsi alla missione. “Mi è piaciuto - ha confidato il vescovo - sentire che i saveriani, anche nelle missioni, lasciano ad altri le chiese già formate per andare a fondarne di nuove. Dobbiamo sentire anche noi l’appello missionario a testimoniare Cristo davanti a tutti, con la predicazione e con la fedeltà alla nostra fede. Anche noi abbiamo il compito di illuminare la strada agli uomini e alle donne ancora lontani dal vangelo, per suscitare in loro il desiderio di conoscere e seguire Gesù”. ■ Padre Carlo Pozzobon, superiore dei saveriani in Italia, parla del beato Conforti vicino al quadro del Saverio, che non sembra averne a male; vescovi e sacerdoti mostrano interesse alle parole sulla spiritualità del beato arcivescovo di Ravenna to in tutte le tappe della sua vita, spesso difficili, davanti al Crocifisso: fanciullo, seminarista, sacerdote, vescovo, fondatore. È urgente aprirsi al mondo Nella Lettera Testamento che il beato Conforti ha lasciato ai suoi missionari, appare evidente che la caratteristica del “ripartire” è il risultato di tre virtù. Lo spirito di fede che fa vedere Dio, cercare Dio, amare Dio in tutto, aumentando il desiderio di propagare ovunque il suo regno. Lo spirito di obbedienza pronto, generoso, costante. Lo spirito di amore intenso per la congrega- UN'AMICIZIA CHE SI RAFFORZA UN SEMINARISTA Dopo quanto è stato raccontato in questa pagina, mi piace ricordare qui la giornata del 22 novembre scorso, quando don Alvaro Marabini è stato nostro ospite con alcuni seminaristi. Uno di loro ci ha scritto le sue impressioni. È la prova che non è difficile passare dai desideri ai fatti. Ogni anno, il seminario di Ravenna-Cervia programma dei ritiri mensili per i seminaristi. Tappa fissa per almeno due di questi appuntamenti è l’accogliente casa dei saveriani di San Pietro in Vincoli. Negli anni, si è creato un bel legame di affetto e di amicizia fra i missionari e noi, che ha anche rivitalizzato e rinvigorito la “radice comune” fra il seminario e i saveriani. Il beato Guido Conforti, infatti, arcivescovo di Ravenna dal 1902 al 1904, è il fondatore dei saveriani. Attualmente siamo sedici seminaristi: otto frequentano il corso di studi teologici a Bologna, tre il corso di filosofia a Ravenna, tre sono già in servizio nelle parrocchie e due sono ancora nel seminario minore. Dieci sono italiani e sei vengono dall’estero: Cuba, Guinea, Nigeria, Portogallo, Romania. Il ritrovarci insieme per il servizio della chiesa di Ravenna-Cervia dimostra quanto sia universale - cioè, cattolica - la chiesa che Cristo desidera. Sosteneteci con la preghiera e con l’affetto. Grazie! Don Alvaro Marabini con un gruppo internazionale di seminaristi di Ravenna-Cervia 8 Alla festa del Saverio 2007: i tre vescovi, i sacerdoti e i saveriani della Romagna, insieme per una chiesa missionaria zione e per i confratelli. Di fronte ai quasi quattro miliardi di persone che oggi ancora non credono in Gesù Cristo, anche i sacerdoti diocesani devono sentirsi aperti al mondo a 360 gradi. Oggi non basta raccontare Cristo, ma occorre testimoniarlo assieme alla propria comunità, sentendo nell’animo il grido di san Paolo, che Conforti ha dato come motto ai saveriani: “la carità di Cristo ci spinge”. È la sintesi dello spirito che ha animato i primi cristiani e che, anche oggi, deve plasmare il volto della chiesa perché sia creduta dal mondo. ■ 2008 FEBBRAIO SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 Bibbia e Corano a confronto Un convegno all’università di Salerno di dicembre, presA ll’inizio so la facoltà di Scienze po- litiche dell’università di Salerno, si è tenuto un incontro di grande attualità. Il prof. Francesco Zannini, esperto di esegesi coranica, ha parlato di “Bibbia e Corano: libri sacri e religioni a confronto”. Il suo intervento ha messo in luce i punti di contatto e di divergenza tra la Bibbia e il Corano, i testi fondamentali delle tre religioni monoteistiche: guidaismo, cristianesimo e islam. Entrambi sono considerati “libri sacri” perché di ispirazione divina. Sono quindi testi autorevoli di riferimento per le tre comunità di credenti. Libri simili e diversi Il nome stesso manifesta una diversità: “Bibbia” è il nome greco per libri scritti; “Corano” vuol dire lettura dalla memoria o proclamazione in assemblea. Nella cultura greco-romana e occidentale il testo scritto è uno strumento per apprendere; nella cultura semitica il libro serve per ricordare. Ancora oggi, ebrei e musulmani imparano a memoria il testo sacro. La Bibbia cristiana, tra antico e nuovo testamento, è composta di 73 libri che narrano la rivelazione di Dio a molte persone vissute nell’arco di circa 12 secoli. Il Corano è costituito di un solo libro, con 114 sure o capitoli, rivelato al solo profeta Maometto tra il 610 e il 632 dC. In ambedue i libri sacri troviamo storie, racconti, testi profetici e giuridici, inni eccetera. I libri della Bibbia sono sistemati in un ordine logico - cronologico della storia della salvezza, senza però seguire la data della loro composizione. Le sure del Corano sono sistemate secondo la lunghezza: dalla più lunga alla più breve. Al di là di queste dif- GRAZIELLA PASSARO ferenze strutturali, è il concetto stesso di “rivelazione” che non coincide nelle due religioni. Come si rivela Dio? Per l’islam la parola di Allah è conservata in cielo su una tavoletta, ed è discesa verso l’umanità con la mediazione dell’angelo Gabriele. È una, e mai diversa. Dio aveva già fatto ad Abramo la rivelazione tutta intera, ma nei secoli gli uomini non sono stati fedeli e l’hanno corrotta. Per questo, Dio l’ha ancora rivelata ai profeti e ai messaggeri; infine, l’ha rivelata tutta intera a Maometto per l’ultima volta. Dopo di lui non ci può essere altro profeta. Secondo l’islam, Allah è estraneo dal mondo e non partecipa agli eventi della storia. Per il cristianesimo, Dio ha fatto e fa la storia con l’uomo. Interviene nella storia con la sua alleanza e la sua fedeltà, nonostante l’infedeltà umana. In Ge- Come abbiamo passato l’ultima notte A San Silvestro con gli amici Un capodanno certamente originale, almeno per la comunità saveriana di Salerno. Tanti sono stati gli invitati a questa festa: i 8 giovani che frequentano la comunità, le famiglie che volevano passare un capodanno diverso, e soprattutto gli ospiti d’onore. Alle 21 e 30, come previsto, è iniziato il cenone. Grazie alla disponibilità di tanti giovani, i non “motorizzati” sono stati accompagnati per arrivare puntuali all’appuntamento. Fino alle 23 e 30 abbiamo mangiato, chiacchierato, cantato e ballato. Oltre ai missionari saveriani, anche due preti si sono seduti a tavola per passare l’ultimo dell’anno in compagnia: il parroco di Caprecano-Fusura don Antonio Romano, e don Biagio vicario foraneo di Baronissi. Verso le 23 e 30, altri amici ci hanno raggiunto per salutare il nuovo anno insieme a noi. A Dai saveriani di Salerno il 2008 è iniziato con una grande festa; ospiti d’onore, i “dimenticati” della società sù Cristo, poi, Dio si è incarnato, offrendo la sua vita per la salvezza dell’uomo. Secondo la fede cristiana, Dio si rivela a noi in modo graduale, rispettando i tempi dell’uomo. Anche la rivelazione definitiva di Gesù lascia aperta un’ulteriore piena conoscenza di Dio, che sarà possibile solo con la sua seconda venuta, quando potremo vedere Dio “faccia a faccia”. Il Dio cristiano, quindi, continua a rivelarsi all’umanità. Conoscere prima di dialogare Dalle parole del prof. Zannini, una cosa è chiara. Le diversità di Chi ben comincia... lcune volte durante l’anno, come a Natale e Pasqua, a capodanno e ferragosto, si è soliti trascorrere la giornata con le persone più care e vicine, con i familiari o gli amici più intimi. Per il capodanno di quest’anno abbiamo pensato di rispettare questa tradizione, ma con un particolare diverso. Le nostre persone più care sono diventate coloro che la società mette all’ultimo posto: gli amici della stazione e gli amici di alcune comunità composte da stranieri di varie nazionalità. Il prof. Francesco Zannini, relatore all’università di Salerno sul tema “Bibbia e Corano”, si intrattiene con il saveriano p. Stefano Berton p. ALEX BRAI, sx contenuti e modi di intendere la rivelazione e il testo sacro sono grandi. Ma ci sono anche molti punti comuni. Resta aperta la possibilità di un dialogo interreligioso, che permette di scavalcare i limiti e lavorare insieme, promuovendo l’amore di Dio e delle creature. Dalle domande degli studenti si è percepita la scarsa conoscenza tanto della religione cristiana quanto delle altre religioni. Qui sta il vero pericolo: che ci confrontiamo con gli altri a partire dai propri pregiudizi, e questo ci impedisce di conoscerci e di camminare insieme. ■ INSIEME SI PUò, SE... mezzanotte in punto abbiamo stappato gli spumanti per brindare al nuovo anno. I giovanissimi di Salerno Fuochi, balli e preghiere Dopo gli auguri, siamo usciti tutti fuori per vedere i fuochi d’artificio. Poi siamo rientrati per fare quattro balli insieme. Alle due del mattino, con una quarantina di persone rimaste, siamo andati in chiesa per lodare il Signore e ringraziarlo del nuovo anno ormai iniziato. Finita la preghiera, non ci siamo salutati. Nonostante le poche forze e il tanto sonno, abbiamo atteso le 4 del mattino, per terminare il nostro capodanno con la celebrazione dell’Eucaristia. Se dovessi dire cosa mi è rimasto più impresso di questa esperienza... notturna, direi questo: vedere giovani, fidanzati e famiglie passare uno dei giorni più caratteristici di tutto l’anno in compagnia di persone che occupano gli ultimi posti nei nostri interessi. È stata la testimonianza più bella e più evangelica, forse, dell’anno che è passato. Insomma, credo proprio che sia un’esperienza da ripetere, ma non solo alla fine dell’anno. Lo dice il proverbio antico: “Chi ben comincia è a metà dell’opera!”. C’è quindi almeno metà dell’opera da completare, amando e accoglien■ do i nostri fratelli. A Natale si formulano tanti buoni propositi, che però richiedono impegno e costanza, ponendoci dinanzi a scelte importanti. Il 27 dicembre, quaranta ragazzi provenienti da varie parrocchie della diocesi, si sono dati appuntamento presso la casa saveriana di Salerno, per parlare e riflettere sulle scelte da fare come “cristiani”. Abramo, Maria Madre di Gesù, Pietro e tanti altri, hanno saputo pronunciare il proprio “sì”, fidandosi di Dio. Sul loro esempio e guidati dalla Parola di Dio, anche i giovanissimi del gruppo “Missione nel cuore” hanno pronunciato il loro “sì” alla pace, all’annuncio della Parola, all’accoglienza e al rispetto dei fratelli, all’impegno premuroso verso chi è accanto. I ragazzi hanno tirato fuori molti spunti di riflessione negli allegri dibattiti della giornata. Sono emerse anche le difficoltà che si incontrano quando non vogliamo essere complici, quando non vogliamo seguire la legge del più forte... I laboratori e i giochi di squadra hanno focalizzato l’attenzione sul valore delle scelte che nella vita siamo chiamati a fare, per diventare testimoni dell’amore di Dio. Dopo questa giornata di riflessione, siamo più convinti che insieme si può pregare, lodare e far festa; insieme si può confrontarsi e crescere; insieme si può dar voce a sogni e speranze; insieme si può costruire un domani migliore. MARTA CHIARADONNA Alcuni giovanissimi del gruppo “Missione nel cuore”, impegnati nell’incontro del 27 dicembre scorso, dai saveriani di Salerno 2008 FEBBRAIO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO Grazie a tutti per averci scelto... Uno sguardo tra passato e presente 2007 è entrato nel pasL' anno sato con tutto il bagaglio di bene e di male che ci ha lasciato in eredità. Politici, storici, esperti, ricchi e poveri, hanno fatto il loro bilancio consuntivo, che dicono sia sempre in rosso, e preparato il preventivo, anche questo sempre più magro. Tutti lamentano una situazione di crisi: si spende meno, si mangia peggio! Colpa del petrolio e delle guerre. Ma che cosa hanno a che fare le guerre e il petrolio con le liti in famiglia, con i divorzi, con le spese per avvocati e giudici, a causa di matrimoni che vanno a rotoli e di genitori che si dividono i figli come se fossero merce di scambio? Le televisioni si sforzano, ingannando, di presentarci la soddisfazione di una società sempre più a-morale, che mette Cristo alla porta. È la società dei grandi sprechi, dei lussuosi regali e dei viaggi sempre più costosi in paesi esotici. Preferisco il Natale dei pastori che tornarono gioiosi alle loro case, lodando Dio. I conti in casa nostra Cari amici lettori, chiedo scusa per lo sfogo iniziale. Ma troppo spesso vedo persone che escludono Dio dalla propria vita e che pensano di bastare a se stesse. Ecco perché, per riflettere sui problemi del nostro tempo, di spiritualità e di tanto altro ancora, la casa dei saveriani di Tavernerio è sempre a vostra disposizione. Nel 2007, al Centro di spiritualità missionaria sono passate circa ottomila persone. Tra gli altri, abbiamo avuto il piacere di ospitare gruppi diocesani - la Commissione famiglia, la Caritas, il Centro missionario -, programmazioni parrocchiali, esercizi e ritiri spirituali, gruppi di preghiera, Capitoli provinciali e generali di congregazioni religiose, formazione permanente p. FRANCO BERTAZZA, sx per missionari saveriani e sacerdoti diocesani. Sappiate che... La casa saveriana di Tavernerio dispone di 48 camere con bagno, 25 delle quali doppie, per un totale di 73 posti letto. Ci sono tre sale per conferenze: una da 180 posti, un’altra da 60 e un’altra ancora da 50 posti a sedere. Le aule per i lavori di gruppo sono due, così come le cappelle per le celebrazioni liturgiche e la preghiera. Il tutto è immerso in un parco stupendo, dove poter riposare all’ombra di grandi piante o svolgere un po’ di sana attività motoria in piena libertà. Del resto si dice... “mens sana in corpore sano”. Ricordiamo, inoltre, che i saveriani che vivono nella casa sono sempre a disposizione per conferenze, incontri e confessioni. Insomma, venite, vedete e ■ gioite! La facciata della casa dei saveriani a Tavernerio e l’esterno della chiesetta di sant’Anna, con l’entrata da via Urago e l’ampio parcheggio, che si prolunga anche al lato est della casa. L’ampia sala di accoglienza, a piano terra: spazio utile per conversare e leggere, tenendo sempre davanti il bel globo dipinto dall’artista saveriano p. Costalonga. La panoramica... continua Visita virtuale della casa La più piccola delle tre sale per conferenze; la più grande può ospitare fino a 180 partecipanti. L’interno della cappella “Beato Conforti”, al quarto piano: un luogo raccolto, che ti fa sentire più vicino al cielo. ECCO COME RAGGIUNGERCI p. F. BERTAZZA, sx Arrivare alla casa saveriana di Tavernerio non è difficile. Ecco alcune indicazioni di percorso. L’interno della chiesetta di sant’Anna, a piano terra: semplice ma accogliente per la Messa, l’adorazione e la meditazione. Per autostrada da Milano: uscita a “Como sud”, seguire le indicazioni “Bergamo-Lecco”. Giunti a Tavernerio, senza entrare nel paese, al semaforo di fronte al supermercato Standa, prendere a destra via Urago; a 200 metri, trovate l’ingresso dei missionari saveriani. Una veduta parziale del parco, davanti la casa, verso la valle con la veduta di Tavernerio; il parco si estende anche al lato e sul retro, verso il Montorfano, con la statua della Madonna missionaria. 8 Per strada normale, venendo da Bergamo o Lecco: seguire sempre per Como senza entrare in Tavernerio. In cima al rettilineo, dopo la Standa, girare il rondò e tornare indietro fino al semaforo di fronte al supermercato Standa. Prendere a destra e seguire come sopra. Per ferrovia: scendere alla stazione “Como S. Giovanni”, prendere il bus n° 4 o 7, scendere in piazza Amendola; qui prendere la corriera “Como-Bergamo” e scendere alla fermata “Tavernerio semaforo”, prendere a destra via Urago, a 200 metri circa, al numero 15, c’è l’ingresso della casa dei saveriani. Buon viaggio a tutti, siete sempre i benvenuti! 2008 FEBBRAIO VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 Così saluto l’amico Graziano è vissuto, vive e vivrà nel cuore di molti I l nostro grande amico Graziano Molon ci ha lasciati, scivolando via in silenzio nelle braccia del Signore. È una grande e dolorosa perdita per la sua famiglia, e anche per noi missionari saveriani. Egli lascia una lunga scia di amicizie e di contatti. Missionario nello spirito Graziano Molon, nato a Castello D’Arzignano il 29 agosto del 1928, era entrato come allievo missionario nella nostra casa di Vicenza nel 1945, all’età di 17 anni, sotto la guida del servo di Dio p. Pietro Uccelli. Ho incontrato Graziano nella nostra casa di Grumone (CR), al ginnasio superiore. Ero allora un giovane padre assistente e ricordo che Graziano, di qualche anno più anziano dei compagni, spiccava per la sua generosità. Era sempre disponibile a prestare il suo aiuto, specie se costava fatica, come scaricare il camioncino colmo di sacchetti di frumento o di grano, raccolti nelle giornate missionarie; oppure quando il lavoro pesante era dovuto ai sacchi di farina per il pane. Un incidente stradale, in cui persero la vita entrambi i genitori, interruppe il suo volo verso la consacrazione religiosa, giunto ormai alla meta. Tutto il peso della famiglia si riversò su di lui. Ma Graziano seppe dominare gli eventi con il suo spirito, illuminando con tutta la sua vita l’ideale che non aveva potuto raggiungere. Lavorerà anche dal cielo Dopo la sua morte, abbiamo raccolto il pensiero di un suo grande amico, p. Marcello Zurlo, saveriano di Cittadella e attualmente missionario a Belém, in Brasile. Così, ha scritto ai familiari: “Graziano non è morto, vive nel nostro spirito; vive la vita completa nella casa del Padre; vive con i suoi genitori morti tragicamente nella curva di Arzigna- p. GIOVANNI ZALTRON, sx no; vive con i suoi amici missionari; vive con me qui in Amazzonia, che lui sognava senza aver mai avuto l’occasione di vederla; vive sorridendo, perché chiamato a realizzare nel progetto di Dio un’altra missione. Forse sarà quella di difenderci dalle nostre piccolezze e di ottenerci le grazie più belle da Dio, nostro Padre. Lo farà in silenzio, senza apparire. Ma è lui che agisce, è lui che continua ad amarci, più di quando si trovava in questa terra, perché l’amore ora non ha più limiti. Ha lavorato tanto nella sua vita; continuerà a lavorare in cielo. Ci sono ancora tante cose da fare per migliorare la nostra esistenza. Carissimi, io vi accompagnerò da qui con la mia gente sempre sensibile, pregherò per voi. Le vostre lacrime siano segno di amore rinnovato”. L’amicizia non s’interrompe I missionari saveriani di Vi- Il pieno alla mostra dei presepi Collaborando in tanti, si fa molto di più A volte, le case dei religiosi sono attorniate da un’atmosfera di isolamento. Forse con il pretesto della... santità, i laici non vi possono accedere facilmente. Ma per manifestare un carisma è importante che i laici vengano, vedano e partecipino. La mostra dei presepi missionari ha offerto anche questa opportunità. I quasi 20mila visitatori che l’hanno ammirata, oltre ai presepi da tutto il mondo, hanno potuto vedere anche il lavoro di sinergia tra missionari consacrati e laici, con lo stesso desiderio di aiutare le missioni. Grandi risultati si raggiungono quando c’è la collaborazione tra forze diverse che formano l’unico popolo di Dio. Mani che danno e ricevono Un altro elemento è appar- 8 so chiaro: la collaborazione tra l’istituto saveriano e la diocesi di Vicenza. Erano stati preparati dei presepi fatti dai “bambini di strada” del Brasile. Al fianco della capanna c’era un pozzo, che serviva da salvadanaio, da consegnare il giorno dell’Epifania per i bambini della Cina. Al centro catechistico l’idea è piaciuta, e ci ha suggerito che il prossimo anno questa iniziativa per i bambini venga preparata prima, in modo che tutte le parrocchie possano usufruirne. Il lavoro fatto insieme frutta molto più del lavoro individuale. Al successo della mostra ha contribuito anche la collaborazione tra vari gruppi missionari della diocesi. Durante l’estate avevamo ricevuto da un grosso supermercato tanto materiale La mostra dei presepi è piaciuta a tutti, grandi e piccini, nonni e... nipotini p. LUCIANO BICEGO, sx natalizio per pesche e lotterie. Per noi era troppo. Perciò abbiamo condiviso con alcuni gruppi missionari quello che abbiamo ricevuto. Qualche giorno fa un gruppo missionario ha donato una somma in denaro dicendo: “il ricavato di quest’anno attraverso il mercatino è stato abbondante. Vogliamo condividere con voi quello che abbiamo ricevuto in più”. Condividendo, stiamo tutti meglio! Cosa dicono i visitatori Ecco alcune impressioni scritte sul registro dei visitatori, all’uscita dalla mostra: • “Questa mostra vi ha fatto conoscere molto in diocesi e ha dato un volto nuovo alla vostra casa”. • “I presepi sono molto belli e originali. Mi hanno aiutato a scoprire come vedono Gesù i diversi paesi del mondo”. • “Grazie! Ci avete dato la possibilità di ricordare quanto prezioso e importante sia il Natale di Gesù, ancor più quando è visto con i mille colori del mondo”. • “I presepi sono attraenti, ma soprattutto convincenti”. • “È stato come vivere un attimo di splendida pace tra i popoli del mondo, considerando le differenze come un’enorme ricchezza per ■ tutti”. cenza desiderano esprimere a Graziano tutta la loro riconoscenza per quello che ci ha donato, per l’esempio della sua vita di cristiano, illuminata dall’ideale missionario custodito nell’intimo. Siamo riconoscenti a Graziano per il grande affetto che ci ha dimostrato con la sua presenza nelle nostre ricorrenze, con la sua casa sempre aperta e ospitale, per i suoi generosi interventi. Graziano vivrà ancora nei nostri rapporti di amicizia con la sposa Antonietta e tutta la famiglia. ■ Graziano Molon, ha vissuto intensamente la missione, nella responsabilità di condurre la famiglia, accettando il misterioso piano della Provvidenza I MARTEDì DELLA MISSIONE Alle 20.30 dai Saveriani, in viale Trento 119, a Vicenza. • 12 febbraio - Lectio: “L’Eucaristia fonte e modello della comunità cristiana”. Relatore: don Dario Vivian • 26 febbraio - Conferenza: “Fame e abbondanza nel mondo e le esigenze dell’Eucaristia”. Relatore: p. Alex Zanotelli • 4 marzo - Lectio: “Carismi e ministeri nella comunità di Corinto”. Relatore: don Dario Vivian È importante che la nostra riflessione sulle situazioni dell’umanità continui, lasciandoci illuminare e guidare dalla Parola di Dio. Gli incontri del “martedì” sono una grande opportunità. Invitiamo tutti ad approfittarne. SALUTO MIA MAMMA TERESINA p. SILVANO GARELLO, sx La signora Cariolato Teresina vedova Garello, di Cereda di Cornedo (VI), è deceduta in casa del figlio Olinto il 9 gennaio scorso, all’età di 95 anni. Il figlio p. Silvano, missionario in Bangladesh, ha inviato una lettera - messaggio per lei. Carissima Mamma Teresina, eccomi qui, spiritualmente presente al tuo funerale. L’ultima volta che ci siamo salutati, assieme a Olinto e Gabriele, abbiamo recitato con te l’Ave Maria. La Madonna che amavi tanto ti ha preso in consegna, quando Dio ha voluto che tu chiudessi gli occhi a questo mondo per aprirli al cielo. Quando al mattino ti vedevo seduta accanto alla finestra della cucina con in mano il tuo libretto delle preghiere, mi sembrava che tu già gustassi la compagnia del cielo. Il Signore ha voluto tenerti a lungo in mezzo a noi, tanto che ormai ci eravamo lusingati di poter festeggiare i tuoi cent’anni. Ci hai insegnato a vivere ogni giorno nella riconoscenza verso Dio, ricambiandolo con una vita laboriosa e sorridente. Insegnaci ancora il tuo sorriso, che hai imparato dalla Madonna della neve alla “Madonnetta”, che ha raccolto le tue confidenze e le tue suppliche; da Teresina del Bambin Gesù, patrona delle missioni; da Francesco d’Assisi, che ti ha associata al terz’ordine ed è diventato tuo maestro di povertà. Dalla casa del Padre di tutti, nella compagnia dei santi e delle sante del paradiso, prega per noi. Ogni distacco è stato per te un nuovo aggancio al cielo. Lo sia anche per noi, mentre continuiamo il nostro pellegrinaggio su questa terra. La signora Teresina Garello mentre festeggia il 95.mo compleanno in famiglia, insieme ai figli Gabriele e Olinto, nipoti e pronipoti 2008 FEBBRAIO ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 Ricordiamo p. Sergio Tonetto La vita accanto ai senza terra del Brasile funerale di p. Sergio ToA lnetto, il patriarca Angelo Scola ha pronunciato queste parole: “Guardiamoci bene dal dimenticare il grido di giustizia, di bontà e il dono di sé che questo missionario ci ha lasciato”. Padre Sergio aveva 61 anni ed era il sesto di sette figli, tra cui suor Gemma e due missionari, p. Sisto cappuccino e don Luigi diocesano. Alla Messa di commiato, a Passerella di Jesolo (Venezia), erano presenti due cardinali patriarchi, due vescovi, 80 sacerdoti e tantissima gente. Sempre in prima linea Terminato il ginnasio nel seminario di Venezia era entrato dai saveriani ed era stato ordinato sacerdote nel 1973. In Brasile dal 1977, aveva guidato per dieci anni la parrocchia di Moju in Amazzonia. Negli ultimi vent’anni aveva partecipato alla commissione “pastorale della terra”, l’organismo della Con- ferenza episcopale brasiliana a favore dei braccianti e dei contadini “sem terra”, che cercano un terreno da coltivare in proprio. Per redimerli, ha pensato di organizzare bene le sue catechesi, con l’aiuto di suore e laici. Ha poi cercato aiuti materiali con gruppi di sostegno italiani e internazionali. Nel settembre del 2000, aveva scritto un p. FRANCO LIZZIT, sx “Appello per appoggiare il grido degli esclusi”, che in Brasile ha raccolto 6 milioni di firme per la cancellazione del debito estero. Non ha temuto le minacce dei potenti latifondisti, ma specialmente ha fatto di tutte quelle persone la “sua famiglia”. A favore dei diritti umani Mantenendo sempre il suo impegno sociale e religioso, p. Sergio nel 1998 era stato “incardinato” nel clero della diocesi brasiliana di Goiàs e infine, dall’anno scorso era divenuto sacerdote diocesano del patriarcato di Venezia. Il 10 dicembre 2007, l’ordine degli avvocati del Brasile gli aveva assegnato un riconoscimento: un diploma in diritti umani, “per la sua dedizione e il suo lavoro a favore Il volto gioioso di p. Sergio Tonetto mentre abbraccia dei diritti umani”. una ragazza brasiliana alla cerimonia Nel giugno scordi consegna dei diplomi scolastici La parola di Dio tutti i giorni Cristiani d'ogni età s'incontrano L a Parola di Dio ha grande importanza nell’esperienza pastorale della chiesa intera. Anche in Italia, molte comunità cristiane si impegnano a vivere e diffondere la Parola di Dio. Anche nel territorio del vicariato della Castellana (diocesi di Venezia), nel quale è inserita la comunità saveriana di Zelarino, abbiamo cercato qualche esperienza significativa, che possa servire di stimolo e confronto. Un confronto con il vangelo Abbiamo scoperto che le parrocchie di Asseggiano, Chirignago, Gazzera, Santa Lucia, Trivignano e Zelarino, sono riunite in commissioni per la pastorale sociale e il lavoro, la giustizia e la pace, la salvaguardia del creato. Cristiani di varie età hanno 8 sentito la necessità di incontrarsi, spinti dal desiderio di confrontare, attraverso il vangelo, la loro etica nella vita di tutti i giorni. Dal vangelo, infatti, nasce la dottrina sociale della chiesa. Sono gruppi attivi già dal 1996, e si propongono di continuare l’opera di testimonianza perché la dottrina sociale della chiesa sia accolta nelle parrocchie ed entri nella catechesi dei bambini e degli adulti, e nei gruppi di ascolto. Intendono far sapere che la luce e la carità del vangelo sono da applicare nel quotidiano e quindi nella vita sociale, nel lavoro, nei problemi di ogni giorno. La vita è una continua ricerca della pace, che passa attraverso la giustizia e ha cura dell’ambiente in cui viviamo. Anche le comunità brasiliane, dove ha speso la sua vita missionaria p. Sergio Tonetto, trovano la forza della speranza nella Parola di Dio e nella dottrina sociale della chiesa p. AMEDEO GHIZZO, sx A scuola di politica vera Questi gruppi si propongono anche di imparare che, attraverso il dialogo e l’ascolto - valutando le differenze, rispettando le diversità, superando le ideologie e gli integralismi - si può giungere a livelli più alti nell’intendere la politica con la “P” maiuscola. Le commissioni, inoltre, nel corso degli anni si sono adoperate per l’assistenza ai giovani in cerca di primo impiego e dell’inserimento lavorativo di quegli stranieri con usi e costumi diversi, favorendone l’integrazione. Attualmente, sono impegnate in un progetto di integrazione nel quale cercano di coinvolgere i gruppi famiglia. Non è facile inserire nella catechesi tradizionale, già molto ricca di valori, l’esigenza di concretizzare ogni giorno l’amore di Cristo. La parola “politica” fa paura, forse perché la confondiamo con “partito”. Sicuramente, la simpatia per questo o quel partito va lasciata fuori dalla catechesi, ma educare alla politica nell’amore di Cristo che cerca la pace nella giustizia, è un cammino da percorrere. Fa parte del ■ nostro “essere cristiani”. (continua nel riquadro) L’ultima foto insieme della grande famiglia Tonetto so era rientrato in Italia per curarsi. È stato seguito dall’affetto dei suoi familiari e dalla fraterna visita di tanti saveriani, compagni di classe o di missione. Padre Savio Corinaldesi, saveriano marchigiano e incaricato dell’animazione missionaria in Brasile, gli scriveva: “Tutto il Brasile è in preghiera per te”. La gente gli voleva bene Dopo la sua morte, i messaggi di cordoglio sono stati numerosi. Dal Brasile si sono stretti intorno alla famiglia i saveriani del Parà e tutti gli amici di p. Sergio. “Da quando è arrivata la notizia, la sua casa ad Ananindeua è un via vai di persone che vengono a piangere la dolorosa perdita; vengono a cercare una parola di conforto e a ricordare i tanti momenti vissuti insieme. Mentre voi celebrate il funerale, noi stiamo facendo una grande celebrazione con i lavoratori, i saveriani, le comunità di base e i rappresentanti dei “sem terra” e dei movimenti popolari. Sarà difficile continuare il cammino senza i suoi saggi consigli, le sue intuizioni certe, le sue idee appassionate, le sue azioni radicali, senza la sua figura allegra, ottimista, simpatica e luminosa”. Consigliere di famiglia Anche Dorival, figlio un sindacalista ucciso e grande amico di p. Sergio, ha inviato una lettera: “Dopo la morte di mio padre, lui è stato il consigliere di famiglia. Per questo la notizia ci ha fatto sentire un grande vuoto. Siamo grati a voi, familiari di p. Sergio, per averci permesso di vivere insieme a lui, una persona di molta grinta, convinto della sua missione in questa terra brasiliana”. Il fratello p. Sisto ha scritto: “Da quando chiesi a Sergio se gradiva una visita di confratelli saveriani, è stato un susseguirsi di graditissimi incontri. Padre Sergio è andato così riscoprendo le sue radici saveriane, che ha sempre portato nel cuore”. ■ UN PROGRAMMA IMPEGNATIVO p. A. GHIZZO, sx Quest’anno, le commissioni pastorali del vicariato della Castellana sono impegnate in incontri che hanno per tema “la creazione e l’uomo d’oggi”, partendo dal libro della Genesi. Meditando i suoi racconti, la Genesi offre la possibilità di esplorare l’avventura che ogni persona affronta nella sua esistenza di ogni tempo. Sono stati proposti sette percorsi di indagine, con particolare attenzione al vissuto familiare: • Dio e Adamo. Riflessione sull’esperienza del “nostro” potere e di come lo esercitiamo in casa, al lavoro, in ogni ambito della nostra vita, in relazione al creato, nei rapporti interpersonali, di gruppo, nella società, nella chiesa di oggi. • ll serpente. Il sospetto verso l’altro e il desiderio senza limiti sono due atteggiamenti che si nascondono in ogni persona umana. Verifichiamolo nelle nostre relazioni. • Caino e Abele. La radice della violenza è la paura dell’altro e la gelosia che stronca ogni relazione. Sappiamo riconoscere le violenze d’oggi? Come possiamo affrontarle, in modo non-violento? • Le Genealogie. La nostra società è più facilmente orientata verso il futuro e dimentica il nostro passato. Eppure, il senso del vivere si basa nella memoria. Come possiamo valorizzarla? • Il Diluvio. Matura in questa esperienza la scoperta che non sarà la violenza a vincere la violenza. • La Torre di Babele. Tra globalizzazione e particolarismi siamo alla ricerca di un equilibrio che parta dalla nostra vita quotidiana. • Da Sem ad Abram. Dal desiderio senza limiti alla rinuncia del controllo sulla propria vita. Verso quale modello ci stiamo orientando o stiamo percorrendo?