cupra 20 - I Musei Officine Creative

Transcript

cupra 20 - I Musei Officine Creative
CIVICA RACCOLTA
LUIGI BARTOLINI
Cupramontana 20
Numero
-
Numero Catalogo Sirpac
Titolo
Mazzetti di Viole (Altri titoli: Due mazzi di violette; I due mazzolini di viole)
Autore
Luigi Bartolini
Anno di realizzazione
1954
Riferimenti presenti
sull’opera
Iscrizione autografa a matita sul margine inferiore dell’incisione:”Mazzetti
di viole 3/30 Luigi Bartolini”
Incisione: al centro: “Bartolini 1954”
Collocazione nel Museo
-
Tipologia di opera
Incisione
Tecnica
Acquaforte
Misure
Mm 250 x 330; foglio, mm 340 X420
Soggetto
Natura morta
Descrizione dell'opera
Acquaforte raffigurante, in due riquadri rettangolari sovrapposti, due
mazzetti di viole, percepibili attraverso lo sfondo creato dall’artista, quasi un
fitto reticolato di segni da lui tracciato con l’energia che lo caratterizza. I
fiori vengono assorbiti dall’intensità dello sfondo fino a confondersi e ad
attenuare la loro identità.
Informazioni sull'artista
Luigi Bartolini nasce a Cupramontana l’8 febbraio del 1892 da Giuseppe e Vittoria Bonci.
L’arte entra subito a far parte del suo quotidiano grazie ad una famiglia che annovera nomi
come Elia Bonci, colto e apprezzato artista, insegnante, autore di libri ed articoli dedicati al
disegno e alla prospettiva. Ad incentivare ancora questo clima c’è la finezza dell’arte
pittorica a cui suo padre Giuseppe, colto insegnante elementare, si dedicava lasciando tracce
di buon livello nella sua Cupramontana.
Il mondo dell'arte, respirato già in casa in tutte le sue sfaccettature, lo induce a perseguire
gli studi prima a Jesi, dove consegue la licenza tecnica, e poi a Siena, dove si diploma in
composizione artistica.
Parte quindi alla volta di Roma per frequentare l’Istituto di Belle Arti e l’Accademia di
Spagna. Qui si iscrive all’Università, frequentando prima i corsi di lettere, poi quelli di
medicina, seguendo le lezioni di anatomia, storia dell'arte e letteratura. Di nuovo in
Toscana, questa volta a Firenze, segue i corsi di architettura, di anatomia e la scuola di nudo
all'Accademia, dove conosce, appassionandosene, le opere di Goya, Rembrandt e Fattori,
che diverranno suoi ispiratori.
Durante la Prima Guerra Mondiale combatté volontario come ufficiale di artiglieria sul
Carso, meritando la medaglia di bronzo al valor militare, sul Piave e in Cirenaica,
un’esperienza che trasfuse nelle pagine del romanzo “Il ritorno sul Carso”.
Insegnò disegno e arte a Pola, nell’odierna Croazia, tra 1926 e 1928. Tornato nelle Marche
con un lungo soggiorno ad Osimo che spesso è protagonista, come Cupramontana, nelle sue
incisioni, continuò la carriera di insegnante in varie scuole, passando spesso da una sede
all’altra in diverse regioni d’Italia.
Nel 1933 venne trasferito a Bari; in seguito a dissensi con il regime, gli fu ritirata da tessera
del Partito Nazionale Fascista, viene arrestato, rinchiuso nelle carceri di Ancona, e quindi
confinato a Montefusco (Avellino) e inviato qualche mese dopo come sorvegliato politico a
Merano, dove rimarrà fino al 1938.
L’affermazione come incisore viene nel 1924 con le mostra nella prestigiosa casa d’arte dei
fratelli Bragaglia e presso la Casa Palazzi di Roma con 70 acqueforti. La sua arte, e la
finezza delle sue incisioni, che mietevano premi nei maggiori concorsi ed esposizioni
artistiche dell’epoca, ne fanno, assieme a nomi come Morandi e Boccioni, un protagonista
indiscusso del Novecento italiano. Fu vincitore, nel 1932 a Firenze, alla Mostra del Bianco
e Nero agli Uffizi, condiviso con Morandi e Boccioni (alla memoria). Partecipò, sia come
incisore sia come pittore, a molte delle edizioni della Biennale di Venezia dal 1928 al 1962.
Nel 1942 gli fu conferito il premio per l’incisione come era successo appena dieci anni
prima a Firenze, dove, sempre per l’incisione ottenne il primo premio assoluto, un ex equo
con Giorgio Morandi, risultando ancora primo nel 1935 alla Quadriennale di Roma. Nel
1950 partecipa a Lugano alla Mostra Internazionale del Bianco e Nero e riceve uno dei nove
premi più significativi a livello internazionale insieme a Delvaux, Goerg, Kubin, Morandi,
Ernst, Prange,Rouault, Tytgat.
Bartolini costruisce la sua carriera in totale autonomia: le sue riflessioni, la sua
rielaborazione artistica riescono a plasmare incisioni che riabbracciano il naturalismo con
una molteplicità di paesaggi rurali e figure femminili carpite nelle pose più quotidiane e
rilassate; la sua Cupramontana, l’Eremo dei Frati Bianchi, dove andava spesso a passeggiare
e a cui è dedicata una raccolta di poesie ed una famosa acquaforte, le colline marchigiane,
sono impressi nelle sue opere tanto da fargli guadagnare il titolo di “padre del paesaggio
marchigiano”.
La scelta dell’acquaforte, adottata sin dalle primissime produzioni e mai abbandonata, è lo
specchio di un temperamento risoluto; la forza che richiede l’incisione, l’assalire la lastra,
trattarla con gli acidi quasi violentandola come lui steso afferma, fa parte del suo modo di
addentare la vita, ma da questa violenza nasce il disegno che rivela la sua grande sensibilità
e tenerezza per il mondo naturale e per le sfumature delle emozioni umane.
Di Bartolini restano anche tanti disegni, di cui egli diceva “…è più difficile fare un buon
disegno che un buon quadro. Un disegno è come un cuore messo a nudo o è come un rivo
d'acqua dove traspare il fondo. Il colore è invece come una mutanda per signora che ha da
coprire qualche bruttura”.
Meno numerosa, ma sempre intrisa dei temi cari all'artista cuprese è la pittura, così come
scriveva Lionello Venturi nel 1945: "Ora è certo che Bartolini è sempre lui, inconfondibile,
quando scrive o incide o dipinge. Muta linguaggio, niente altro. E a chi dicesse ch'egli è
padrone della parola e della linea, ma non del colore, gli risponderei che occorre tener
conto di una situazione di fatto che pure è evidente. A modo suo, a forza d'istinto e, di
genio, attraverso difficoltà d'ogni genere, egli è riuscito a dipingere in un modo che è «di
punta» nella tradizione internazionale. Ha scoperto da sé, si può dire, la più avanzata delle
tendenze pittoriche attuali".
Accanto alle incisioni, la pittura, i disegni, non abbandona mai la scrittura e la sua penna
critica osserva e svela difetti e ipocrisia della società italiana, mentre i suoi romanzi e le sue
raccolte di poesie "alternano lo stile narrativo all’elegiaco …. La prosa di Bartolini, come
il virtuosismo nell’impiego del Bulino, sebbene l’artista rivendichi la sua natura di pittore
ed artista “compiuto” può sembrare a volte troppo immediata, mentre la realtà riflette con
limpidezza il senso ora ingenuo ora tragico che della vita ha il solitario artista che impiega
un linguaggio controllatissimo, distribuito su un fondo dialettale".
Bartolini, infatti, ha sempre portato avanti parallelamente la scrittura e l’arte figurativa
come un tutt’uno che definisce la sua policroma personalità: due mezzi espressivi necessari
e intrecciati l’uno all’altro che gli permettevano di esprimere la ricchezza della sua persona.
Così come nell’arte figurativa esprimeva tutta la sua forza e la sua delicatezza, anche nella
poesia ".... il Bartolini rientra nella famiglia degli scrittori indipendenti, non legati a
scuole, non soggetti a impedimenti ideologici; sta con Comisso, ma forse Bartolini appare
più libero. … Bartolini, che naturalmente aveva fatto le sue brave letture, al momento di
prendere la penna, si dimenticava di tutto e si abbandonava al suo estro. Evidentemente
questo comportava un certo disordine e il rifiuto di una disposizione interiore: gli bastava
credere nelle sue prime impressioni e, su un piano più alto, lottare con un materiale molto
difficile, quale è quello offerto dalla vita non ancora depositata e codificata. L'indipendenza
in fondo sposava la libertà; a costo di ripetersi o di cadere in momenti di stanca, Bartolini
procedeva impavidamente verso i suoi richiami interiori. Se si guarda bene, il suo scopo
era di fondersi nel sangue stesso della vita e di rimettere tutte le carte in grembo alla
natura ...".
Numerosi i suoi romanzi, che scrisse ininterrottamente fino alla morte, alcuni dei quali
rimasti ancor oggi inediti; ricordiamo: “Follonica ed altri 14 capitoli di umore amoroso” del
1940, “Il cane scontento ed altri racconti” del 1941, “Vita di Anna Stikler - racconti e
acqueforti” del 1942, “Ragazza caduta in città” del 1945, “Castelli romani” del 1955, “Le
acque del Basento” del 1960, “L'antro di Capelvenere” del 1962, e il suo romanzo più
conosciuto “Ladri di biciclette”, pubblicato per la prima volta a Roma da Polin nel 1946,
che diede lo spunto narrativo ed il titolo all’omonimo celeberrimo film di Vittorio De Sica,
capolavoro del cinema neorealista, vincitore del premio Oscar del 1950 come miglior film
straniero.
Il suo talento letterario è riconosciuto con il Premio Marzotto nel 1954 per la letteratura che
gli viene consegnato in ex aequo con Dino Buzzati per la raccolta di poesie “Ombre fra le
metope”.
Non mancano, anzi sono altrettanto corposi, articoli e saggi pubblicati da riviste e giornali
tra cui dal 1929 una collaborazione con il marchigiano Corriere Adriatico che si protrarrà a
lungo.
Bartolini muore a Roma il 16 maggio del 1963, e tra il 1965 e il 1966 la IX Quadriennale di
Roma gli dedica una retrospettiva.
Ad oggi, i nuclei più consistenti delle opere di Luigi Bartolini rimasti nelle Marche sono
quello concesso in comodato d’uso da Celso Canonico al comune di Osimo, costituito da 24
opere conservate presso il Museo Civico di Palazzo Campana, e quello donato all’avvocato
Livio Gagliardini, cuprese come Bartolini, al comune di Cupramontana che consiste in 27
opere grafiche, le quali assieme ad altre tre già di proprietà dello stesso comune
costituiscono la civica raccolta Bartolini, situata al piano terra di Palazzo Leoni a
Cupramontana.
Il comune di Cupramontana conserva anche opere letterarie di Luigi Bartolini, e il suo
cavalletto da pittore donati dalla figlia Luciana che ha anche regalato un raro dipinto ad olio
raffigurante dei "Ciclamini" alla scuola di Cupramontana intitolata proprio a Luigi
Bartolini.
Proprietà
Bibliografia di riferimento
Comune di Cupramontana (Donazione Gagliardini)
Lionello Venturi, Luigi Bartolini in “Mercurio” n° 13, 1945 e ristampa Bucciarellli
Editore, 1957, Ancona;
Luigi Bartolini, “L’Antro di Capelvenere” con sette acqueforti originali, a cura dell’Istituto
del Libro, Urbino, 1962
Luigi Bartolini, L’Eremo dei Frati bianchi. Con quattro incisioni originali, Bucciarelli
Editore, Ancona, 1963;
Marco Valsecchi, Luigi Bartolini. 70 disegni, Cerastico Editore, Milano, 1964;
Carlo Antognini, Scrittori marchigiani del Novecento, Bagaloni Editore, Ancona, 1971;
Luciano Troisio, Luigi Bartolini. L'amoroso detective, Bagaloni Editore, Ancona, 1979,
Carlo Antognini, Francesco Vincitorio, Luigi Bartolini, catalogo della mostra Marche
Arte ’74, Edizioni L’Astrogallo, Ancona, 1974;
Luigi Bartolini, Ladri di biciclette, a cura di Valerio Volpini, Edizione Oscar Mondadori,
Milano, 1988;
Giuseppe Appella, Vanni Scheiwiller, Luigi Bartolini 1892-1963, catalogo della mostra,
Palazzo Ricci Macerata, De Luca Editore, 1989, Roma;
Armando Ginesi, La grafica d’Arte nelle Marche, Ancona 1992;
Carlo Bo, Bartolini ribelle e poeta in “Dalla traccia al segno”, De Luca Editore, Ancona,
1994;
Goffredo Fofi, Strade maestre. Ritratti di scrittori italiani, Donzelli Editore, 1996, Roma;
Luigi Ficacci, Luigi Bartolini alla Calcografia, catalogo della mostra alla Calcografia
Nazionale, De Luca Editore, Roma,1997;
Luigi Bartolini, Ladri di biciclette, a cura di Giorgio Zampa, Il Lavoro Editoriale,
Ancona, 1999;
Riccardo Ceccarelli, Luigi Bartolini e la sua terra, catalogo della mostra antologica,
Cupramontana, 2003;
Fabio Ciceroni e Ezio Bartocci, Amore di Marca, Quaderni Consiglio Regionale Marche,
2013.
Luigi Bartolini, Ragionamento sopra le mie acqueforti. L’opera è stata usata anche nella
presentazione della mostra presso la Galleria Don Chisciotte di Roma in occasione di una
personale nel giugno del 1975.
Luigi Bartolini a Cupramontana, a cura di Riccardo Ceccarelli, Cupramontana, 2010.
Catalogo Luigi Bartolini, a cura di Ivana Lorenzini, edito in occasione dell’inaugurazione
della sezione dedicata all’artista nel 2003 presso il Museo civico di Osimo.
Conversazioni con Luigi Bartolini , Gagliardini Livio, Cupramontana 2003.
Note
Immagine n°
CUPRA 20
Miniatura immagine
Anna Chiara Broggi
Daniela Donninelli